Ricerca per Volume

NONA SERIE

AVVERTENZA

adriatica, al quale pertanto si è dato, nella selezione del materiale, uno spazio adeguato anche se non del tutto corrispondente, proporzionalmente, alla larga massa di documentazione esistente.

2. -L'opera di riordinamento e di restauro per l'intero Archivio di Gabinetto del Ministro dal 1923 al 1943, cui si è fatto cenno nell'Avvertenza al volume precedente, permette di precisare che anche i fondi archivistici relativi al materiale compreso in questo volume sono sostanzialmente integri, con l'eccezione della posizione L 11/12 dell'Archivio ordinario di Gabinetto, che contiene la corrispondenza concernente i rapporti politici con gli Stati esteri. Ma non si tratta di una lacuna grave, poiché la documentazione su alcune delle questioni rilevanti sopra ricordate, in particolare i rapporti con la Francia e con la Croazia, era conservata nell'Archivio dell'Ufficio Armistizio-Pace del Gabinetto, il cosiddetto Gab AP. le cui carte, ora anch'esse riordinate, non avevano sofferto, come è invece accaduto ad altre serie dell'Archivio di Gabinetto, per gli eventi bellici. La raccolta della corrispondenza telegrafica ordinaria e segreta, rimasta del tutto integra, ha consentito poi di reperire i documenti essenzali che probabilmente componevano i fascicoli non più esistenti della posizione L 11/12. 3. -I documenti pubblicati provengono dai seguenti fondi dell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri: a) Archivio del Gabinetto del Ministro, sia della sezione ordinaria che di quella segreta; b) Archivio segreto dell'Ufficio di Coordinamento del Gabinetto; c) Archivio dell'Ufficio Armistizio-Pace del Gabinetto; d) Archivio degli Affari Politici; e) Archivio degli Affari Commerciali; f) Raccolta dei telegrammi della serie ordinaria (R. e P. R) e della serie segreta (S.N.D.). L'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito -il cui direttore, generale Pierluigi Bertinaria, ringrazio per la collaborazione prestata -ha fornito in copie dattiloscritte alcuni verbali di incontri di natura politico-militare. e si è indicata ogni volta in nota la loro provenienza.

Una parte di questo materiale aveva visto la luce precedentemente nelle seguenti pubblicazioni non ufficiali:

- Hitler e Mussolini: Lettere e documenti, a cura di V. Zincone, Milano, Rizzoli, 1946;

-L'Europa verso la catastrofe: 184 colloqui ... verbalizzati da Galeazzo Ciano

Verona, Mondadori, 1948; nonché nelle memorie di DINo ALFIERI, Due dittatori di fronte, Milano, Rizzoli, 1948, e RENATO BovA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, Roma, Ruffolo, 1949, e nell'articolo di MARIO TosCANO, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica nel 1941 visto dalla nostra ambasciata a Mosca, in «Nuova Antologia», vol. 484°

(gennaio-aprile 1962), pp. 446-462.

Di ciò si è data indicazione nelle note, facendo risaltare, quando esistevano, le differenze con gli originali qui utilizzati, mentre sono state trascurate altre pubblicazioni minori, e i molti studi che hanno riportato brani dei documenti ora pubblicati in questo volume. Nessun riferimento è stato fatto ai paralleli documenti tedeschi (Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. XII e XIII), salvo che nel caso di rinvio ad essi per qualche speelfico documento (come nel caso del verbale sui colloqui avuti a Roma da von Ribbentrop il 13 maggio 1941, di cui non risulta essere stato fatto il verbale italiano) essendo tale raccolta ben nota come pure nota è la sua complementarietà con quella italiana per molti argomenti.

4. Nella preparazione di questo volume sono stato validamente aiutato per la ricerca del materiale dalla dott. Micaela Di Gennaro e dal dott. Andrea Edoardo Visone, al quale si deve anche la preparazione dei documenti per la stampa, la redazione dell'indice-sommario e della tavola metodica. La dott. Emma Ghisalberti ha poi rivisto il dattiloscritto. La compilazione dell'indice dei nomi è stata opera della sig.ra Fiorella Giordano. A tutti il mio più sentito e cordiale ringraziamento.

PIETRO PASTORELLI


DOCUMENTI
1

S -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

1

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 3536/442 R. Bucarest, 24 aprile 1941, ore 12,20 (per. ore 15,15).

Mio telegramma n. 441 (1).

Generale Antonescu fattomi oggi pervenire memorandum punto di vista della Romania su nuovo assetto politico Balcani che trasmetto per corriere in partenza oggi (2) e intanto qui riassumo: Romania ha offerto lealmente appoggio economico a azione italiana e tedesca; si è assunta interamente responsabilità offrire suo territorio come base operazioni armata tedesca nei Balcani, ciò che ha avuto notevole influenza su atteggiamento Bulgaria e Unghe·ria e ha favorito fine questione jugoslava e pressione su Turchia; ha costituito fianco sin~stro difen&ivo e di copertura per permettere libero sviluppo operazioni militari nei Balcani.

Governo romeno non ha creduto sino ad ora di dover chiedere cessione territoriale non avendo avuto occasione di combattere.

Ora però non può restare •impassibile di fronte a cambiamenti territoriali effettuati in favore di quei Paesi che, pur avendo avuto già con accordo della GermaiJJia e Italia nuovi territori a danno della Romania, hanno seguito politica ai cui confronti quella romena ha avuto per contro prevalsa lealtà dei rischi e ... (3) sicuro della dignità.

Dato cambiamenti territoriali previsti produrrebbero conseguenze politiche che intaccherebbero suoi interessi vitaH, internazionali e interni, Governo romeno ritiene suo dovere far conoscere suo punto di vista come segue:

l) Da più di un secolo Bulgaria si è sforzata ingrandire suoi territori con aiuto Russia. Anche Dobrugia romena è stata separata per costituire ponte di unione con grande massa slava.

Dopo la distruzione Jugoslavia, popolazioni serbe sottomesse sovranità latina

o croata, graviteranno verso Sofia. Romania ritiene che non sia nell'interesse equiHbrio balcanico che Bulgaria divenga troppo potente e domini slavi dei Balcani specialmente poi data facilità sua unione con Russia.

2) Ulteriore aumento Ungheria e Bulgaria oltre a quelli g1a ottenuti a danno frontiera Romania, altererebbe equilibrio tra tali tre Stati a svantaggio di quest'ultimo.

3) Tale situazione savebbe tanto più ingiusta dal punto di vista etnico in quanto Banato, quadrilatero, Transilvania e regione del Tinos a Bitolj sono tutti romeni.

Memorandum ricorda alcuni precedenti storici di tali regioni e conclude questa parte rilevando cambiamenti territoriali progettati in favore della Bulgaria costituirebbero misconoscimento diritto di 600 mila macedo-romeni.

In campo interno, memorandum fa presente come posizione Governo del Generale Antonescu, sempre leale verso Duce e politica Asse e che ha affermato più volte alla Nazione romena sua ferma convinzione in giustizia del Duce e Fuehrer, resterebbe seriamente scossa qualora Bulgaria e Ungheria fossero nuovamente aiutate da Potenze Asse a ingrandirsi con pregiudizio della Romania, la quale sin dal 1940 offre territorio, base militare, copertura verso est senza ottenere che diminuzione territoriale del suo suolo. Quali possibili soluzioni memorandum indica:

l) Revisione tutte frontiere sud est europeo dato avvenuti mutamenti radicali nella politica in conseguenza nuovi eventi Balcani. 2) Banato serbo alla Romania. 3) Macedonia libera oppure territorio romeno macedone dal Timok sino alla Tessaglia con dominio e con sovranità su territori dal Timok a Salonicco.

A tale proposito ricorda come Generale Antonescu abbia avuto onore intrattenersi con Duce circa ricostruzione ponte politico razza romana tra Adriatico e Danubio.

Romania intende poi rivendicave suoi diritti su quadrilatero.

Proposito prega poi V. E. voler fargli pervenire notizie circa presumiblli trattative diplomatiche in corso, esprime speranza che possano aver luogo dei negoziati diretti a Roma dove Ministro Mihail Antonescu potrebbe recarsi a tale scopo.

Memorandum conclude facendo presente speranza ehe Duce non vorrà prendere decisioni definitive senza tener conto interessi romeni, che potrebbero essere esposti personalmente da Generale Antonescu qualora situazione rendesse possibile suo viaggio a Roma (1).

(l) -Vedi serie IX, v0l. VI, D. 970. (2) -Non si pubblica. (3) -Nota dc,ll'Ufficio Cifra: «Manca».
2

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 3572/301 R. Madrid, 24 aprile 1941, ore 20,30 (per. ore 14,30 del 25).

Vostro n. 280 (2). In complesso non riterrei esista ancora evoluzione nella posizione assunta dalla Spagna a Bordighera. Ieri ho nuovamente parlato con Serrano sull'argomento.

Egli mi ha anzi tutto ripetuto quanto esposto nel miei telegrammi 031 e 032 (1) ossia:

1) unanime desiderio entrare in guerra per Gibilterra e Marocco;

2) scelta momento secondo formula Duce;

3) chiede dare guerra in Spagna carattere di «guerra spagnola~ e non [quello] di guerra dell'Asse.

Nel proseguo della conversazione Serrano mi ha poi detto esplicitamente che se Germania forzasse frontiera Pirenei per attraversare Spagna certo questa non potrebbe opporvisi data superior,ità Asse ma che in tal caso Germania dovrebbe assumersi la responsabilità e conseguenze suo atto di forza.

Se invece Asse vorrà ottenere volontaria adesione di questo Paese esso dovrà in antecedenza stabilire compensi interessati.

Nulla dunque di mutato nel pensiero di Serrano. È tuttav:ia mia impressione che se avvenimenti dovessero incalzare o se Inghilterra dovesse tentare diversivi Portogallo o Marocco, Spagna si deciderà sia pure dopo aver naturalmente tentato ottenere non quanto richiesto nella lista presentata a suo tempo per viveri e riforilllmenti quanto piuttosto precisazioni noto articolo 5 Protocollo di Hendaye (2). Ho infatti registrato crescente timore Serrano che vittorie Asse sopravanzino intervento della Spagna in modo che questa non possa tempestivamente partecipare conflitto e aver quella parte attiva che solo potrebbe darle diritto territo~i cui aspira.

(l) -Antuso rispose con T. r. 101/202 R. del 25 aprile, ore 23,30 quanto segue: «Questfoni di cui Vostri telegrammi n. 441 e 442 stanno formando oggetto di esame, naturalmente d'accordo con Reich. Essendo stato segnalato che codesto corrispondente Stefani nonché qualche ufficiale loro attenzione su necessità mantenere in proposito 11 maggior riserbo ». (2) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 966.
3

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 3625/166 R. Bagdad, 24 aprile 1941, ore 22 (per. ore 21 del 25).

Telegramma di V. E. 94 e mio telegramma n. 162 (3). Primo Ministro ha oggi precisato che immediato aiuto finanziario occorrente al Governo iracheno -nel caso di rottura con l'Ighilterra -è dii tre milioni (dico tre milioni) di dinari iracheni pari a sterline ... (4). Nel fissare tale fabbisogno è stato principalmente tenuto presente:

1) fortissima decurtazione gettito doganale -che rappresenta 65 % entrate dello Stato -per effettiva sospensione tramco coi paesi controllati dagli inglesi e blocco porto Bassora, cessazione introiti ve·rsamenti compagnie inglesi petroli;

2) considerevole aumento spese per condotta operazioni belliche e per sovvenzioni alle tribù che -secondo il piano predisposto -dovrebbero dare una forza almeno doppia degli attuali effe·ttivi esercito regolare.

b) -l'inizio della pubblicaztone sui principali quotidiani di Sofia di articoli editoriali aventi per scopo di mostrare l'opportunità di futuri ottimi rapporti tra Bulgaria ed Albania ed il riconoscimento da parte bulgara delle aspirazioni nazionali albanesi sull'Epiro e sul Kossovese.

Tutto ciò non toglie, naturalmente, che il programma bulgaro per una annessione dell'intera Macedonia occidentale, compresa la città di Ochrida, resti immutato e fermo. All'Albania, Kossovese ed Epiro, e, se vuole, anche Novi Pasar, ma alla Bulgaria tutta la Macedonia. Così, a esempio, il giornale Zora, il cui direttore, Krapceff, è tra i macedoni più attivi, anche nel suo editoriale odierno, nel quale accenna ad una futura grande Albania amica della Bulgaria, ribadisce in chiare parole l diritti bulgari su Ochrida e Struga. Così come, nel numero di ieri, esso non aveva mancato di pubblicare il testo di un cosidetto Accordo intervenuto nei 1920 tra i gruppi rivoluzionari macedoni e quelli albanesi per una lotta comune intesa ad un comune fine, e che fissava, con l'approvazione, si aggiunge, del Ministro Plenipotenziario italiano Castoldi, i confini della futura Albania e della futura Macedonia bulgara. Testo che, per opportuna conoscenza, trasmetto qui unito (1).

I tedeschi, in tale tema, tacciono ma, come ho sopra accennato, fanno comprendere che essi, in definitiva, nulla hanno in contrario per una assegnazione integrale della Macedonia ex-jugoslava alla amica e «fedele» Bulgaria. Il mio collega von Richthofen si è ieri espresso con me nel senso che in fondo sarebbe assolutamente spiacevole ed inopportuno «turbare » l'attuale ottima situazione tra l'Asse e la Bulgaria per una piccola questione quale quella di Ochrida, la quale ha però, per il suo alto valore sentimentale e storico, un'importanza molto grande agli occhi di tutti i Bulgari (mi permetto, dn proposito, attirare l'attenzione sul mio telespresso di ieri n. 1584/496 che riproduce articoli della stampa bulgara) (2). Ragionamento che mi ha spinto a telegrafare oggi all'E. V. (mio telegramma n. 380) (2) nel senso che, qualora una decisione dell'assegnazione dell'intera Macedonia alla Bulgaria dovesse effettivamente essere presa, toccherebbe proprio a noi, Italia, valorizzarla agli occhi dei Bulgari, per non correre il rischio di fare la parte dei nolenti costretti a cedere alle eventuali richieste di Berlino. Meglio varcare n fosso e fare comprendere in chiare parole ai Bulgari come n raggiungimento del sogno macedone bulgaro sia stato reso possibne proprio per l'amicizia regnante tra Roma e Sofia. E cosi, qualora, cosa che assolutamente ignoro, si dovesse venire ad una assegnazione di Ochrida alla Bulgaria, mi permetterei suggerire che essa, proprio per quei valori storici e sentimentali ai quali ho accennato, avvenisse in un quadro puramente italiano con qualche atto formale che facesse apparire agli occhi di tutti i Bulgari l'alta importanza ed il profondo signlftcato del generoso atto compiuto da Roma.

Ho scritto tutto ciò per indicare, per sommi capi, la situazione dei rapporti bulgaro-albanesi quale vista da Sofia. Aggiungo, a conclusione, che, per mia locale norma di linguaggio, e, sopratutto, per mia conoscenza personale, riterrei opportuno che mi venissero indicate quali siano effettivamente le

(l} Vedi allegato. {2) Non pubblicato.

nostre idee ed i nostri programmi in tema di aspirazioni nazionali albanesi ed in tema di assegnazione della Macedonia alla Bulgaria. E ringrazio per quanto mi si vorrà comunicare in proposito 0).

ALLEGATO

PROTOCOLLO FIRMATO TRA MACEDONI E ALBANESI CON LA COLLABORAZIONE DEL MINISTRO PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA CASTOLDI E DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ALBANESE VANGHELLI:

l) L'organizzazione rivoluzionaria macedone e quella albanese si pongono per compito di lottare per la libertà della Macedonia nelle sue frontiere etnografiche e geografiche e per la libertà degli albanesi nel Kossovese e nella Ciamuria.

2) La frontiera tra l'Albania e la Macedonia sarà sul Kanianin, quota 500, passerà per Sciar (montagna) e raggiungerà l'attuale confine serbo-albanese (1920).

3) Le città Ochrida, Struga e Ressen come puramente bulgare, rimangono nel. confini della Macedonia bulgara.

4) La città Debar rimane inclusa in uno dei due paesi, dopo il plebiscito.

f.to: per i macedonl. -Protogheroff e Atanassoff

per gli albanesi -Hassan bey Prishtina,

-Hoggia Kadri,

-Pedri Piiani,

-Sei!l Flamassi.

Il protocollo è stato firmato a Tirana nel mese di novembre del 1920.

(l) -Vedi serle IX, vol. VI, D. 925 e 926. (2) -Vedi serle IX, vol. V, D. 780. (3) -Ved !serle IX, vol. VI, DD. 879 e 969. (4) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».
5

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 3537/281-282 R. Budapest, 25 aprile 1941, ore 1,10.

Ministro d'Ungheria a Berlino, sua ultima venuta qui di cui al mio telegramma n. 272 (3) aveva fra altro riferito generico desiderio espresso dal Fiihrer Incontrarsi col Reggente d'Ungheria, al che questi aveva replicato esser disposto qualunque momento recarsi da luL

Tale risposta comunicata Ftihrer dal Ministro Stoyai suo ritorno in Germania, ha provocato immediato invito portato personalmente da medesimo, rientrato appositamente iersera Budapest.

Reggente d'Ungheria è partito stamane per aereo accompagnato da questo Ministro di Germania contemporaneamente avvisato, da Ministro d'Ungheria Berlino e un ufficiale ordinanza.

Incontro ha avuto luogo Quartiere Generale tedesco a circa un'ora di automobile da Vienna, sul treno speciale Flihrer ove Reggente Horthy e seguito ~ono stati trattenuti colazione.

Riteneva però nuove assicurazioni fossero state date da parte tedesca circa rivendicazioni ungheresi compresa Banato. Mi ha detto che Reggente viagg·o di ritorno manifestavasi estremamente soddisfatto incontro.

(281) Mio telegramma n. 279 (2).

(l) -Non risulta che da Roma siano state inviate istruzioni. (2) -Con T. 3534/279 R. del 24 aprile, non pubblicato, Talamo aveva comunicato quanto segue:«Reggente Horthy, accompagnato da mio collega tedesco, si è recato stamane via aerea in Germania dove si è incontrato col FUhrer. Reggente Horthy e Erdmannsdorff sono rientrati Budapest stasera ore 19. Vedrò domani mio collega germanico e riferirò». (3) -Vedi serle IX, vol. VI. D. 973.

(282) Nel darmi anzidetta particolarità mio collega tedesco che ho visto stasera mi ha detto, anche stante assenza Ribbentrop indisposto, non essere al corrente sostanziali colloqui avvenuti senza tf1Stimoni tra Flihrer e Reggente Horthy.

6

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 25 aprile 1941.

!eli sera alle ore 22,30 l'Ambasciatore Alfteri mi ha telefonato da Berlino pregandomi di far pervenire a Postumia all'Ecc. il Ministro il seguente suo fonogramma:

«Urgente per il Ministro Ciano.

In questo momento (ore 22) il Ministro Ribbentrop mi fa sapere di avere oggi stesso trasmesso a PAVELIÉ una comunicazione nella quale, dicendosi al corrente del prossimo incontro Ciano-PAVELIÉ e pur precisando che la Germania intende limanere al di fuori delle trattative inerenti ai problemi che interessano direttamente Italia e Croazia, aggiunge che 11 Governo del Reich sarebbe lieto del raggiungimento di un tale accordo».

Ho comunicato il fonogramma alle ore 22,50 al Prefetto di Trieste, 11 quale mi ha assicurato che l'avrebbe recapitato di persona quPsta mattina all'Eccellenza il Ministro a Postumia (1).

7

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 3573/628 R. Berlino, 25 aprile 1941, ore 20,35.

Per l'Eccellenza il Ministro.

In relazione comunicazione telefonica di V. E. circa proposta da parte del Duce che noto incontro avesse luogo alla metà della settimana prossima, il Filhrer ringrazia vivamente il Duce, ma fa presente che, essendo obbligato a

ritornare prossimamente a Berlino (H giorno non mi è stato precisato), è spiacente di non poter dare subito una risposta precisa aderente alla data proposta o suggerendone altra.

. Non appena rientrato a Berlino Fiihrer si farà premura di mettersi in rapporto col Duce per accordarsi circa data dell'incontro al quale egli tiene moltissimo.

(l) Un'annotazione mat•ginale dice: «Visto dal Duce». Dell'incontro che ebbe con Pavellé a Lubiana il 25 aprile, Ciano non redasse un verbale. Si vedano però le precise note inserite nel suo Diario alla st<>ssa data.

8

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 3616/604 R. Washington, 25 aprile 1941, ore 21,30 (per. ore 9,30 del 26).

In odierna conferenza stampa Roosevelt ha escluso momentaneamente (mio telegramma 585) (l) che il Governo degli Stati Uniti abbia intenzione effettuare convogli per trasporti diretti verso isole br,itanniche. Questa volta però presidente si è deciso a fare distinzione fra «convogli» e «perlustrazioni » affermando che queste ultime sono già in atto in Atlantico entro 1000 miglia dalla costa e verranno intensificate ed estese.

Nella stessa conferenza Presidente ha attaccato vivacemente Lindbergh deplorandone mancanza fede in causa democrazia nel cui successo ha dichiarato credere fermamente affermando che per essa Stati Uniti sono disposti lottare.

Ha infine espresso dubbio che forze Asse possano trovarsi attualmente in qualche località Groenlandia affermando che in tal caso Stati Uniti d'America non mancherebbero agire. Richiesto di preCisazioni al riguardo ha declinato darle.

Tali dichiarazioni sembrano avere principalmente portata propagandista e dirette sia a sondare reazione pubblica sia preparare atmosfera anche al discorso politico che Presidente pronuncerà 27 corrente occasione commemorazione Wilson.

9

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 13820/114 P. R. Roma, 25 aprile 1941, ore 23,30.

Vostro 200 (2).

Nafta è destinata R. Marina e contratto potrebbe essere firmato da R. Marina o da a'ltro ente secondo gradimento codeste Autorità per eventuale mascheramento fornitura.

Domanda nafta non era collegata con precedente nostra proposta scambio mercurio, ma daremmo volentieri mercurio a condizioni di cui mio 97 (l) in cambio nafta.

Cercate ottenere predetta fornitura che interessa molto nostra Marina.

(l) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 971. (2) -Vedi serie IX, vol. VI. D. 974.
10

IL CONSOLE GENERALE A SPALATO, ARDUINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 3611/5 R. Spalato, 26 aprile 1941, ore 0,01 (per. ore 11).

L'arrivo qui di una cinquantina di tedeschi appartenenti ad organizzazioni giovanili ha dato luogo ieri nel pomeriggio ad un'artificiosa manifestazione filogermanica inscenata dagli ustasci e dai frankovei, il cui vero scopo era quello di protestare indirettamente contro la cosidetta manomissione dei diritti sovrani dello Stato indipendente croato dopo la presa di possesso da parte nostra dell'ex Espositura e degli altri principali organi della pubbiica amministrazione.

Certo numero di giovani esaltati con H segno svastica all'occhiello hanno lungamente applaudito sulla riva gli ospiti, mentre signore e signorine offrivano loro fiori e incessanti Ievavansi dalla folla grida «Heil Hitler».

Si deve al contegno calmo e dignitoso nostre truppe se non si è verificato nessun incidente e se dimostrazione che aveva schietto carattere provocatorio ha fallito suo scopo. Ciò ha servito tuttavia per rivelare in pieno qual è oggi Io stato d'animo di gran parte della popolazione a noi irrimediabilmente ostile: stato d'animo di cui approfittano infami mestatori e agenti propaganda nemica ancora qui annidati.

Di fronte resistenza passiva se non proprio a vero atteggiamento ostruzionistico da parte degli ustasci, locale Comando è venuto nella determinazione sciogliere questo Corpo, mentre ha ancora più accentrato sue mani servizi polizia finora esercitati collaborazione gendarmeria croata. La consegna dei prigionieri serbi e delle armi procede sempre eccessivamente lenta ed è per questo motivo che il Generale Zingales ha disposto come misura rappresaglia internamento non solo dei militari nazionalità serba ma anche di quella croata che in un primo tempo erano stati rimandati loro case. Ciò ha provocato una ondata di risentimento che ha avuto suo sfogo nella manifestazione germanofila surriferita e in due tendenziosi appelli popolazione lanciati per megafono da Torre dell'orologio in Piazza dei Signori incoraggianti resistenza.

La situazione appare pertanto alquanto tesa anche in relazione ordini emanati di non esporre più bandiere croate e -ormai crollata ultima illusione -la città vive atmosfera depressione e incertezza, mentre si accentua sempre più collasso autorità regime paveliciano.

Come contrappeso misure rigore Comando Capo armata ha occupato immediatamente Istituzione Carità e con larga distribuzione viveri, migliora funzionamento cucine economiche.

lO

Stamane poi presente sottoscritto il Generale Zingales ha ricevuto il Vescovo di Spalato e lo ha pregato spiegare tutta la sua a,lta autorità morale per sedare animi e ricondurre tranquillità e fiducia nella popolazione in vista di quella normalizzazione della situazione che è intendimento del Generale raggiungere al più presto e con ogni mezzo.

(l) Non pubblicato.

11

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 3687/605 R. Washtngton, 26 aprile 1941, ore 21,41 (per. ore 11,30 del 27).

Mio telegramma n. 604 (1).

Stampa commenta con favore dichiarazioni Roosevelt di ieri rilevando come Governo non intenda ancora procedere a «convogliamento» di navi britanniche nella persuasione che «perlustrazione» larga zona atlantico possa essere sufficiente complemento del sistema protettivo impiegato da Inghilterra e da Canadà.

A quanto pare perlustrazione acque oceaniche da parte unità navali e aeree degli Stati Uniti continuerebbe avere soltanto scopo di segnalazione a inglesi presenza e posizioni unità nemiche rimando esclusa un'attiva partecipazione americana ad azioni protettive. Commenti membri Congresso vanno da un'approvazione incondizionata della politica del PresLdente a cr~tica più acerba anche da parte di elementi noti per loro simpatie a politica aiuti, il che rispecchia un amoramento tendenze contrarie intervento che si sono venute manifestando in questi ultimi tempi e di cui ho segnalato più importanti e interessanti manifestazioni.

Tale stato di cose mi induce sottoporre opportunità che nel presente momento stampa, pur continuando attaccare politica guerrafondaia e suoi accoliti (ebrei Frankfurter e Morgenthau, rispettivamente giudice Corte Suprema e Segretario Tesoro Federale Stati Uniti, Knox Ministro della Marina e Stimson Ministro della Guerra) nonché minoranza bellicista alleata ad interessi angloebraici (alta Banca New York e grande industria connessa con preparazione Paese), eviti invece di fare i nomi e tanto meno elogiare esponenti tendenze 1solazioniste e neutraliste per evitare che essi vengano «diffamati» con accusa di collusione con Asse (come Presidente ha fatto ieri per Lindbergh) o addirittura di tradimento, insistendo invece su chiara volontà grandissima maggioranza popolo americano di rimanere fuori del conflitto, su assoluta assenza mire aggressive o di sentimenti di ostilità nei confronti degli Stati Uniti, assenza di cui è stata sumciente prova mancata reazione Asse alle gravi ripetute provocazioni del Presidente Roosevelt.

Potrebbesi mettere anche in rilievo come Presidente nella sua opera diuturna di falsificazione e nei suoi gesti inconsulti sia stato ispirato non soltanto da intento di contagiare suo fazioso odio a popolo americano per fargli smarrire senso realtà e giusta tesi avvenimenti europei, ma anche da chiaro intento provocare qualche reazione dell'Asse che gli permettesse di presentare a masse americane Italia e Germania come aggressori dgli Stati Uniti.

Inoltre potrebbero venire svolti concetti che se guerra è destinata a prolungarsi con sterili sacrifici dai popoli deU'Impero britannico e inutile distruzione di vite e di ricchezze, ciò devesi solo a politica Roosevelt, sostenitore e incitatore della follia di Churchill, politica che è destinata a rendere soltanto più completo e più irreparabile crollo Impero britannico ed a ritardare ed a rendere più difficile ripresa dei rapporti normali tra America e Europa.

(l) Vedi D. 8.

12

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1197/541. Roma, 26 aprile 1941 (per. il 27).

È stato riferito in linea fiduciaria che Ia minaccia di un bombardamento di Roma e della Città del Vaticano, che gli inglesi, precostituendosi un alibi, vorrebbero sin d'ora attribuire all'Italia, ha trovato qualche credito in alcuni ambienti Vatican!, specie stranieri, destando una certa apprensione.

In proposito posso riferire soltanto che il Cardinale Segretario di Stato, ·interrogato dal Pontefice in merito all'ipotesi avanzata dagli Inglesi, ha risposto precisamente così: «Non ci crederei neanche se lo vedessi».

13

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

T. S.N. Roma, 27 aprile 1941, ore 2.

Ambasciatore von Mackensen mi rimette Vostro messaggio (l) circa costituzione nuovo Governo greco proposto dal Generale Tsolakoglu. Sono completamente d'accordo con Voi nel considerare che la costituzione di un nuovo Governo favorevole all'Asse è utile e facilita lo svolgimento delle cose. Mando quindi a Larissa il Generale Ferrera e il Ministro Anfuso. Desidero aggiungere che la funzione del nuovo governo deve significare l'applicazione delle clausole dell'armistizio colle necessarie occupazioni territoriali che garantiscono l'Asse da qualsiasi sorpresa futura.

(l) Di tale messaggio, comunicato oralmente da von Mackensen, non si è trovata traccia in Archivio Storico del Ministero. Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, series D, vol. XII, D. 410.

14

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 3673/3 R. Zagabria, 27 aprile 1941, ore 14 (per. ore 17,25).

Rientrati da Lubiana Dr. PAVELIÉ e suoi collaboratori siedono quasi ininterrottamente fino tarda notte in Consiglio dei Ministri. Risultami argomenti discussi essere seguenti:

l) questione dinastica che non potrebbe essere definita subito perché, in omaggio tradizione croata, assunzione al Trono è prerogativa popolare; pertanto essa dovrebbesi subordinare formazione Camera Corporazioni e Mestieri e voto assemblea;

2) aspirazione nazionale croata in Dalmazia che trova intransigenti sostenitori tra alcuni membri Gabinetto;

3) possibilità altre soluzioni per cui Gabinetto sembra orientarsi verso rinvio delimitazione confini tutta zona dalmatica dopo definita questione Dinastia cui soluzione verrebbe quanto possibile accele·rata.

Tra una riunione e l'altra PAVELIÉ ha voluto vedermi pregandomi informare

V. E. che egli «si è messo subito al lavoro e che attende molto fiducioso approvazione minimum richieste da lui presentate Lubiana secondo tracciato riportato su carta in possesso V. E.». Gli ho ricordato che a Lubiana V. E. non gli aveva dato affidamenti circa accettazione linea di confine da lui proposta. PAVELIÉ mi ha inoltre comunicato che Gabinetto approva in linea di massima noto schema trattato, salvo alcune modifiche che egli si riserva sottoporre Governo italiano. A questo proposito mi ha detto aver ieri tardo pomeriggio data notizia contenuto detto schema a Comandante truppe germaniche occupazione per mezzo suo Ministro Forze Armate.

Stamane PAVELIÉ mi ha telefonato per dirmi che riunioni Gabinetto continue·ranno quest'oggi e che spera poter in serata ragguagUarmi circa eventuali risultati raggiunti (1).

15

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R.S.N.D. 3686/291 R. Budapest, 27 aprile 1941, ore 19,23 (per. ore 21,45).

Mio telegramma n. 262 (2).

Presidente del Consiglio mi ha detto oggi che effettivamente egli sta considerando possibilità far oggetto transazione con Stato croato parte meridionale distretto Mura precisamente regione detta Isola del Mura già citata, tra i fiumi Mura e Drava.

Mentre la parte settentrionale compresa tra il fiume Mura e la frontiera ungherese sarebbe di popolazione prevalentemente magiara, regione meridionale presenterebbe popolazione prevalentemente croata.

Al fine superare opposizione interna Presidente del Consiglio preoccupasi in sede eventuale transazione salvaguardare principi diritti storici magiari, e penserebbe pertanto proporre Governo croato formula giuridica implicante speciale delega dell'Ungheria alla Croazia poteri sovrani sulla detta regione. Inoltre riserverebbesi chiedere controllo ungherese linea fino ad oggi attraversante per circa 43 km. regione stessa, e amministrazione mista ferrovia frontiera ungherese Zagabria-Fiume: ciò per garantire indisturbato accesso ungherese in Adriatico A tale scopo come segnalato è già designata Delegazione commerciale ungherese che dovrà recarsi trattare Zagabria.

Tali progetti Presidente del Consiglio mi ha detto anticiparmi in via confidenziaie dovendo anzitutto tener presente da una parte opposizione interna e, d'altra parte, possibili irrigidimenti croati che ostacolassero accettazione formule transazione.

Sostanza per altro pensiero Presidente del Consiglio, a parte necessità concordare con Stato croato numerose questioni particolari e tecniche, è ferma volontà fondare con Stato croato rapporti intima risorta amicizia che stabiliscano reale comunità interessi materiale e politico fra Budapest e Zagabria.

Non ho mancato far sentire Presidente del Consiglio presenza e peso Italia nella organizzazione problemi nuovo Stato croato, specie poi per quelli riflettenti questioni gravitazione economica Adriatico. Il Presidente del Consiglio mi ha fatto comprendere suo desiderio interessare opportunamente Roma, e anche dare eventuali trattative ritmo possibilmente accelerato per evitare con trascorrere del tempo complicare problemi.

(l) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risultano ulteriori comunicazioni In proposito. (2) -Riferimento errato: deve trattarsi, con ogni probabilità, del 252 per Il quale vedi serle IX, vol. VI, D. 905.
16

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1699/196-197 R. Buenos Aires, 27 aprile 1941, ore 20,07 (per. ore 5,15 del 28). Mio telegramma n. 190 (1).

Negoziati itala-argentini per acquisto di alcune nostre navi, che stavano attraversando fasi di sosta causa nota opposizione Governo britannico a libera navigazione, sono entrati ieri l'altro improvvisamente in una fase di quasi precipitosa ripresa. Sta di fatto che nel pomeriggio di ieri l'altro Addetto Navale è stato invitato personalmente da Ministro della Marina prendere contatti sera stessa con Ammiraglio Stewart, Presidente Commissione Consultiva tonnellaggio, per sollecita soluzione detti negoziati. A colloquio preliminare di iersera, presente anche Consigliere Commerciale, ha seguito ieri un colloquio; è risultato quanto segue:

l) che Governo Argentino rimane «fermo » nel proposito di acquistare maggior numero possibile di navi italiane e nel più breve termine possibile;

2) che Governo argentino ha deciso di acquistare navi per proprio conto e non mediante un Ente o Consorzio da costituirsi espressamente;

3) che pagamento navi potrebbe essere effettuato mediante merci, apertura di c·redito e in parte eventualmente anche in valuta;

4) che potrebbe adottarsi come determinante indicativa ai fini scelta navi (anche nel nostro interesse) attuale loro ubicazione di rifugio in modo che a Argentina fossero cedute quelle ancorate estuario Rio de La Plata per le quali probabilità partenze si riducono minimo, causa sorveglianza britannica.

Ammiraglio Stewart ha pregato insistentemente fare presente R. Governo

che, per necessità imperiose risentite da Argentina per acquisto nostre navi,

occorre fargli conoscere con la più cortese urgenza prezzo navi e condizioni di

pagamento affinché negoziati. possano immediatamente concretarsi cono stesso e

concludersi.

Riferimento contenuto telegramma predetto ritengo necessario sottomettere seguenti considerazioni: Non vi è dubbio che improvvisa precipitazione negoziati sia essenzialmente dovuta pressione S.U.A. su Governo argentino di fronte posizione assunta da quest'ultimo in seno al Comitato Washington circa note proposte Uruguay. Pressione stessa è automaticamente sostenuta da situazione economica Argentina aggravata da necessità tonnellaggio, per potere collocare estero forti saldi disponibili sua produzione agro-pecuarta. Sta di fatto che nella mattinata del giorno in cui Addetto Navale è stato invitato da Ministro della Marina (mio telegramma numero precedente) (1), Vice Presidente Repubblica ha convocato Consiglio dei Ministri per approntare in pieno e in modo più che apparente questione « creazione Marina Mercantile sulla base immediata acquisto navi straniere qui -rifugiate>>. Mi risulta che stesso giorno, subito dopo Consiglio dei Ministri, Ambasciatore degl S.U.A. ebbe 'lungo colloquio con Ministro delle Finanze in presenza Direttore Import and Export Bank di New York (qui di passaggio) circa questione prestito 110 milioni di dollari. In sostanza Governo Argentino, per poter mantenere sua proclamata posizione contraria adozione di provvedimenti coercitivi e unilaterali circa navi rifugiate, è costretto a fornire S.U.A prova tangibile di non potersi ritirare da detta sua posizione perché Italia si è impegnata a venderle alcune sue navi sotto condizione sine qua non che essa non avrebbe adottato provvedimenti unilaterali e coercitivi. Aggiunge che oltre alle pressioni americane si fa sempre forte pressione interna. Come ho già riferito, un deputato (Fassi) ha presentato giorni or sono al Parlamento un progetto di legge per autorizzare potere esecutivo a espropriare «tutte le navi qui rifugiate per conseguente pubblica utilità». Conclusione o fallimento negoziati per vendita di alcune nostre navi ci pone pertanto di fronte seguente dilemma che credo mio dovere sottomettere a V. E.

Per caso in cui non (dico non) si addivenisse conclusione, si delineano fin da ora seguenti prospettive:

a) eventuale (quasi certa) emanazione da parte del Governo Argentino di provvedimenti unilaterali e coercitivi per espropriazione di tutte (dico tutte)

6 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

manico da lunga data, di dirgli come tale soluzione mi sembrasse per lo meno superflua poiché, dato il carattere di sconfitta totale che ha avuto l'epilogo della guerra contro la Grecia, una occupazione pura e semplice così come è avvenuto in Polonia sarebbe stata la soluzione più conveniente.

Ma è ormai evidente che le istruzioni di Berlino le quali sono riflesse da questi organi periferici civili e militari mirano a risparmiare i greci e a preservare quanto è possibile l'unità nazionale e etnica. Mentre perciò mi sono permesso di esprimere delle riserve di carattere generale al Benzler, mi permetto subordinatamente di proporre che la eventuale questione delle nostre rivendicazioni territoriali venga da Voi trattata personalmente a Berlino contemporaneamente alla composizione del nuovo Governo.

Parto comunque per Atene insieme al Generale Scuero alle ore 17 di oggi.

ALLEGATO

SCHEMA DI PROTOCOLLO

Tra il Governo tedesco rappresentato dal Ministro Benzler ed il R. Governo italiano rappresentato dal Ministro Filippo Anfuso da una parte ed il Generale Tsolakoglu già comandante delle Armate greche in Epiro e in Macedonia si è convenuto quanto segue:

l) Il Generale Tsolakoglu si è offerto di formare un Governo greco in Atene che eserciterà il potere assolutamente al di fuori da quella che è stata fino ad ora la costituzione del paese.

Il nuovo Governo si costituirà come il solo Governo legale in Grecia.

I Governi d'Italia e di Germania hanno preso conoscenza di quanto sopra e si sono dichiarati d'accordo sulle condizioni sopra riportate.

Il nuovo Governo sarà cosi composto:

. . . . . . . . . . . . . • . • . . . . . . • • . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . • . . • • . . . . . . . . . . . . . . . . . (l)

Esso si impegna a provvedere a ristabilire l'ordine e la tranquillità e specialmente ad impedire azioni isolate di forze armate greche contro le forze delle Potenze dell'Asse.

2) Il nuovo Governo si terrà in stretto contatto per quanto concerne le questioni politiche coi Governi dell'Asse e si impegna ad abolire la costituzione in vigore ed a statuire una nuova costituzione.

Il nuovo Governo si impegna a rispettare quanto è stabilito nei patti di capitolazione.

(l) Non pubblicato; ma vedi serle IX, vol.VI, DD. 710 e 824.

(l) Non pubblicato.

18

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO, DE FERRARIIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 28 aprile 1941.

Alla comunicazione telefonica da parte del Ministro Anfuso (2), il barone Torella, che è stato con Anfuso a Salonicco e che lo raggiungerà domani ad Atene, ha fatto seguire la seguente informazione:

l) Circa la composizione del nuovo Governo, nessun nome è finora definitivo. Il Generale Tsolakoglu ha fatto alcuni nominativi che sarebbero a suo

avviso adatti per entrare nel nuovo Governo e che gli avrebbero già dichiarato di essere disposti a parteciparvi. Essi sono:

Generale Demestichas, che comandava il 1• Corpo d'Armata;

Generale Bachos, che comandava il 2° Corpo d'Armata;

Generale Marku, che comandava la 6a Divisione;

Generale Vrachnos, che comandava la P Divisione;

Generale Metaxas, che comandava la 16a Divisione.

Il Generale Tsolakoglu si sarebbe comunque impegnato ad escludere dal nuovo Governo uomini appartenenti alla vecchia classe politica e personalità aventi un qualunque rilievo politico.

Il Governo tedesco mostra particolare urgenza nel definire la cosa e vorrebbe procedere all'insediamento del nuovo Governo questa sera stessa o al più tardi domani.

Da rilevare tuttavia che parecchi dei Generali predetti hanno combattuto contro di noi sul fronte albanese.

2) Sarebbe stato accettato in linea di massima il principio della liberazione di tutti i prigionieri di guena.

3) Anfuso aveva proposto l'inserimento al paragrafo 2 dello schema di Protocollo di una clausola del seguente tenore: «Il nuovo Governo agirà per il ristabilimento in Europa del nuovo ordine stabilito dalle Potenze dell'Asse».

Oppure, alternativamente, «Per quello che concerne i confini dello Stato ellenico, il nuovo Governo ellenico si intenderà direttamente con i Governi delle Potenze dell'Asse».

Come è detto nel Fonogramma, Anfuso non ha creduto opportuno fare dell'inserimento di questa clausola una condizione sine qua non per l'adesione italiana alla formazione del nuovo Governo ellenico. Pertanto, tranne contrarie istruzioni di V. E., egli parteciperebbe, con il rappresentante germanico, all'insediamento del nuovo Governo e alla firma del Protocollo.

4) Anfuso riterrebbe opportuno trattenersi ad Atene un giorno di più e rientrerebbe, tranne impreviste circostanze, dopodomani.

(l) -Vedi D. 18. (2) -Vedi D. 17.
19

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 3749/041 R. Madrid, 28 aprile 1941 (per. il 30).

Mio telegramma per corriere n. 036 (1).

Sia a questo collega tedesco che a me, Serrano ha fatto ulteriori precisazioni sulla sua recente conversazione con Weddell, Ambasciatore degli Stati

Uniti a Madrid, precisazioni che, in parte vengono a modificare le comunicazioni che anteriormente ci aveva fatto.

Le cose sarebbero andate così: all'inizio del colloquio Weddell mostrava a Serrano una lettera sulla cui busta erano incollati un francobollo spagnuolo ed un francobollo tedesco (la lettera proveniva da Irùn e la svista era stata commessa probabilmente da un ufficiale tedesco colà di passaggio), e, con tono aspro ed insolente, gli domandava «se la Spagna già fosse sottoposta alla sovranità german:ca >>. Serrano si sentì profondamente offeso e adirato; a stento riusci a dominarsi e a rispondere freddamente a Weddell «che senza dover disturbare lui, Ministro degli Esteri, c'erano al Ministero segretari in numero sufficiente per chiedere spiegazioni su una faccenda assolutamente priva di senso e di importanza». Di fronte a tale reazione Weddell cambiava allora dl tono e senza più insistere sull'argomento consegnava a Serrano una seconda lettera dichiarando che essa era del suo Presidente.

La lettera altro non conteneva se non una copia dattilografata del discorso pronunciato da Roosevelt il 15 marzo (l), Weddell aggiungeva di avere avuto incarico dal Presidente di attirare l'attenzione del Governo spagnuolo su tale discorso e «di d;_chiarare nel modo più formale che gli Stati Uniti erano fermamente decisi sostenere Inghilterra anche se questa fosse stata cacciata dalla sua isola». Al che Serrano rispondeva come già ho riferito, che cioè «Spagna avrebbe seguito politica dettata dai suoi vitali interessi e che non era affatto disposta a subire intimidazioni o pressioni di sorta».

Nel raccontare! quanto era avvenuto tra lui e Ambasciatore America, Serrano si mostrava ancora una volta estremamente irritato e indignato sia per tono -impresso da Weddel alla conversazione, sia per fatto che questa Ambasciata degli Stati Uniti, a mezzo dei Consolati dipendenti, ha fatto diffondere notizia passo suaccennato.

(l) Vedi serle IX, vol. VI, D. 961.

20

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 3753/1139/0112 R. Lisbona, 28 aprile 1941 (per. il 30).

Si è svolta oggi la grande manifestazione che il popolo portoghese ha tributato a Salazar e che è riuscita imponente. Essa è stata voluta dal regime per dimostrare al mondo la quasi totale adesione del Portogallo all'opera del suo Capo, e per reagire contro i tentativi ultimamente fatti dalla propaganda e dal servizio segreto britannico di creare scissioni e favorire occulte manovre nel paese {2).

È indubitato che il signor Salazar ha dato una larga misura delle sue qualità come amministratore e riformatore. Ma dal punto di vista della politica estera Salazar resta, a mio avviso, una grande incognita, nel senso che egU non ha avuto ancora occasione di provare le sue qualità di uomo di stato.

Finora è stato certo molto difficile per lui barcamenarsi in una politica di neutralità irta dì scogli, tener testa alle pressioni dì un alleato esigente, non alienarsi le simpatie delle Potenze vittoriose dell'Asse. Ma bisogna anche riconoscere che se codeste sono state difficoltà che chiamerei dì <<procedura corrente», esse non hanno richiesto né eccesso di responsabilità né esercizio del genio politico. Il signor Salazar è riuscito ad operare grosse riforme nel suo Paese: ha equi:librato un bilancio fallimentare portandolo non solo al pareggio ma all'avanzo; ha sopratutto restituito la calma, l'ordine, la disciplina ad un popolo disordinato, triste, povero, malato di rivoluzionismo cronico. Ma la misura di se stesso come Uomo dì Stato egli non l'ha ancora data e la Storia sì incaricherà presto di metterlo alla prova. Il momento in cui sarà necessario prendere una decisione dì carattere impegnativo e decisivo per la vita del suo Paese si avvicina a grandi passi. Il Portogallo non può illudersi che in questa revisione generale dei valori e dalle posizioni europee esso possa restare atastado --come si ama dire qui -cioè in disparte, ad osservare il formarsi di un nuovo mondo, senza parteciparvì. Fìnoggi si sono colti qui molti utili dallo stato dì neutralità: ma gli eventi galoppano; nessuno sì illude neppure a Lisbona che sì possa, senza correre l'alea di rischi e di sacrifici, sfruttare unicamente il favore della posizione geografica e della privilegiata situazione politica e giuocare sulla alleanza e sull'amicizia indefinitamente. La tesi che il signor Salazar ha esposto avant'ìeri a Nicolas Franco (vedi mio telegramma per corriere n. 1138/0111 del 26 corrente) (l) che la neutralità del Portogallo possa avere reso e renda dei grossi servizi anche all'Asse non è dubbia. Finora questa terra neutrale ci ha consentito non solo di mantenere aperte le vie di comunicazione e ì contatti con le Americhe ma ci ha permesso di rifornirei, sebbene modestamente, dì alcune materie prime, e ci ha permesso di continuare l'osservazione diretta sull'Inghilterra. Ma verrà e forse prestissimo il momento in cui gli Stati Maggiori considereranno necessario chiudere questo ultimo sbocco aperto sull'Atlantico che se serve a noi, serve anche ai nostri nemici. E allora Salazar dovrà dare la misura del suo valore dì uomo politico e sì troverà di fronte all'ora più << grave » di tutta la sua carriera di statista, poiché -a parte l'epoca della guerra di Spagna in cui egli assunse con coraggio notevole le sue responsabilità -ore

difficili nel senso internazionale della parole egli ne ha vissute ben poche.

La domanda che si pongono molti è sapere che cosa farà Sa1azar dì fronte all'invito che presto o tardi gli verrà posto dalle Potenze dell'Asse di prendere posizione.

Ho riferito sull'opinione espressami al riguardo da questo Ambasciatore di Spagna Franco, al quale ho chiaramente rivolto il quesito. Salazar ha finora dato prova di senso pratico e di realismo politico. Ma saprà egli nell'ora delle decisioni storiche essere all'altezza della fama che si è acquistato come riformatore ed amministratore? È questo un interrogativo al quale potranno rispondere solo i fatti. Ritengo tuttavia che l'orientamento definitivo della politica di Salazar, già tendenzialmente molto più vicino a noi che ai nostri avversari, potrà essere facilitato grandemente quaiora il corso degli eventi possa svolgersi nel modo indicato nel mio telegramma per corriere n. 953/090 del 16 aprile u.s. (2).

(l) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 732. (2) -Vedi serle IX, vol. VI, D. 976. (1) -Non pubblicato. (2) -Vedi serle IX, vol. VI, D. 918.
21

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Berlino, 28 aprile 1941.

Un aspetto particolarmente interessante dell'odierna situazione in Germania è costituito dal fatto che le attuali vittorie tedesche non hanno suscitato nel pubblico berlinese quell'entusiasmo che si sarebbe potuto prevedere.

Ho cercato di rendermi conto delle ragioni psicologiche che non hanno creato, neppure in questa circostanza, nessuna atmosfera di speciale entusiasmo; e, sulle risposte che ho avuto da qualche personalità tedesca, credo di poter dire che ciò è conseguenza del troppo fulmineo svolgersi degli avvenimenti.

L'opinione pubblica non ha avuto forse materialmente il tempo di rendersi ancora conto della portata dei successi militari. Infatti, quando ci si congratula con i tedeschi si sentono parole di compiacimento, nelle quali parole è la ,registrazione del grandioso successo, ma non vi è la precisa valutazione dei vari elementi che hanno determinato una così rapida conquista.

Obbedendo a superiori direttive, la stampa germanica aveva, in coincidenza con il principio di questa offensiva, iniziato una propaganda diretta a mettere in rilievo le difficoltà del terreno, per preparare l'opinione pubblica ad un lungo svolgersi di operazioni. Ma soprattutto si è verificato in questa occasione quanto sia vero che ogni conquista, per essere apprezzata nel suo giusto valore, deve essere il risultato di un lungo sforzo eroico. Il popolo non ama le conquiste facili.

Ed ecco perché, sotto questo riflesso, viene sempre più accentuandosi, allargandosi ed approfondendosi il riconoscimento dell'eroica resistenza da parte italiana.

È un motivo ormai entrato nello spirito dei tedeschi e che seguita ad essere sviluppato nella stampa locale e nelle conversazioni con personalità del regime e del Governo. Sempre più esplicite sono le dichiarazioni di esaltazione del Duce, la cui incroUabile fede e la cui indomabile volontà trovano in questi giorni una nuova e cosi luminosa conferma.

Se è possibile accennare per iscritto a sfumature, si direbbe quasi che i tedeschi, nell'attuale situazione, apprezzino maggiormente il valore delle nostre conquiste e delle nostre avanzate in Dalmazia ed in Grecia in confronto con le rapide e facili vittorie tedesche. Ieri sera al Teatro dell'Opera, prima che si aprisse il sipario sulla rappresentazione del Falstaff, sono stati eseguiti gli inni tedeschi; e poiché io ho creduto che ciò fosse fatto in occasione delle così importanti conquiste in Grecia, ho dato, io stesso il segnale degli applausi, che per verità sono stati scarsi e deboli. E quando tra le personalità che erano nel palco centrale io ho chiaramente manifestato la mia meraviglia nel constatare che il pubblico non avesse fatto nessuna eco speciale ana esecuzione degli inni in coincidenza con fortunati avvenimenti militari, ho constatato una atmosfera di ordinaria amministrazione. (Dopo gli inni tedeschi sono stati eseguiti gli inni italiani, perché si trattava dell'ultima rappresentazione, di chiusura, della

settimana lirica; e devo dire che gli inni italiani sono stati molto più calorosamente applauditi che non quelli tedeschi).

Dopo ,lo spettacolo e dietro suo invito, sono stato in casa di Goebbels. Credevo d1 trovarlo pieno di euforia, dinamico più che mai animato di vivacità polemica contro l'Inghilterra. Ho invece trovato inaspettatamente un Goebbels tranquillo, starei per dire un po' assente, il quale alle mie espressioni di rallegramento rispondeva con frasi nelle quali mancava il contenuto di un'intima convinzione.

Quando il camerata Guarneri -riprendendo una mia frase -gli ha chiesto la sua opinione circa la possibilità che la guerra finisca entro l'anno, Goebbels ha evitato di rispondere. E forse questa incertezza sulla durata della guerra è un'altra delle ragioni per cui il popolo tedesco conserva un atteggiamento non particolarmente entusiasta anche di fronte ai grandi recenti successi militari che considera non determinanti ai fini della più rapida conclusione della guerra (1).

22

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Zagabria, 28 aprile 1941.

Dopo aver sentito il Consiglio dei Ministri ed il Consiglio dello Stato, ho l'onore di portare a Vostra conoscenza quanto segue: l) H popolo croato ha deciso di offrire la Corona di Zvonimiro del Regno di Croazia ad un Principe della Casa di Savoia;

Il) l'offerta sarà solennemente fatta da me Poglavnik dell'Indipendente Stato di Croazia e da una Delegazione di esponenti della Nazione Croata alla Maestà del Re Imperatore, Capo della Casa di Savoia, affinché si benigni designare il Principe che vorrà ascendere al trono di Croazia.

III) tale offerta potrà avvenire nel giorno che vorrete fissare a partire dal 6 maggio prossimo venturo.

23

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Zagabria, 28 aprile 1941.

Vi sarò grato se vorrete cortesemente infm:mare il Governo del Reich del contenuto della mia lettera diretta al Duce in data odierna (2), concernente l'offerta della Corona di Croazia ad un Principe della Casa di Savoia.

Attendo di conoscere la data che sarà fissata per un nuovo incontro con

V. E. per concordare la delimitazione dei confini tra il Regno d'Italia e lo Stato Indipendente di Croazia.

A questo proposito tengo a dirVi, che consapevole delle aspirazioni dell'Italia e delle sue esigenze strategiche, le richieste da me presentate alla V. E. nell'incontro dì Lubìana del 25 corrente potrebbero subire le seguenti variazioni:

l) la linea da me tracciata sulla carta in possesso di V. E. potrebbe essere eventualmente corretta in modo che una o due isole di quelle che avrebbero dovuto essere attribuite alla Croazia, andrebbero assegnate all'Italia, sempre se di importanza strategica, purché non si tratti di isole strettamente ed economicamente legate alla costa;

2) alla stessa linea potrebbero essere eventualmente apportate alcune correzioni tenendo conto dei reciproci interessi economici ed etnici dell'Italia e della Croazia.

(l) -Il documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 22.
24

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 12366/210 P. R. Mosca, 29 aprile 1941, ore 21 (per. ore 2,15 del 30).

Mio telegramma n. 200 (1). Commissario per Commercio estero mi ha dichiarato stamane che Governo sovietico accetta in linea di massima nostro progetto come base di discussione per accordo commerciale e che sarà lieto ricevere delegazione italiana.

In via preliminare e a titolo indicativo Commissario ha però tenuto a fare subito seguenti osservazioni sulle due liste allegate a protocollo per i contingenti: l 0 ) U.R.S.S. non è in grado fornire metalli non ferrosi né ferro ed acciaio legati né ghisa da fusione; 2°) potrà fornire minerale di manganese e platino ma in misura inferiore a quella indicata; 3°) quantitativo di mazut non potrà superare 200.000 tonnellate; 4°) U.R.S.S. è interessata principalmente a macchine utensili e materiale elettrico; 5°) potrà essere interessata a mercurio e cuscinetti a sfera ma in misura inferiore; 6°) potrebbe considerare lana artificiale ma non seta artificiale; 7°) nessun interesse per macchine contabili, macchine da cucire, zolfo, pellicole, limoni.

Commissario è pronto iniziare trattative appena giungerà nostra delegazione.

Gli ho domandato se vedeva possibilità discutere subito eventuale scambio mazut con prodotti italiani. Mi ha risposto essere preferibile trattare mazut dopo l'apertura negoziati per accordo commerciale.

(l) Vedi serie IX, vOl. VI, D. 974.

25

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, MACKENSEN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 29 aprile 1941.

Ministro Plenipotenziario Benzler telegrafa da Salonicco quanto segue: «l) Le trattative con Tsolakoglu e la Delegazione italiana causa maltempo, hanno potuto cominciare soltanto oggi mattina ore 11. Sulle proclamazioni in base al progetto di Berlino tanto presso i greci quanto presso gli italiani esiste consenso. Per il protocollo sono per ora previste soltanto tre cifre. Cifra l) contiene l'impegno di ·ristabilire la tranquillità e l'ordine di tralasciare qualsiasi azione bellica contro truppe delle potenze dell'Asse. Cifra 2) suona come segue: "Il nuovo Governo condurrà la sua politica nella più stretta intesa con le potenze dell'Asse. Esso si obbliga di abbandonare la finora esistente costituzione e di dar la forma alla nuova costituzione in modo da tenere conto di queste condizioni. Esso collaborerà lealmente al nuovo ordinamento dell'Europa progettato dalle potenze dell'Asse ". Cifra 3) prevede la leale esecuzione dei trattati di capitolazione. Con Delegazione italiana esiste accordo sul protocollo, il Generale greco finora non è ancora informato. Difficoltà può fare soltanto l'obbligo di collaborare al nuovo ordinamento dell'Europa che potrebbe essere interpretato dai greci come impegno di cedere parti di territorio. Da parte italiana in un primo tempo si chiese un esplicito impegno di riconoscere i cambiamenti di frontiera domandati dalle potenze dell'Asse, cosicché ciò è già una formula di compromesso, su che gli italiani vogliono ancora chiedere :istruzioni al loro Governo. Ho desistito quindi dal menzionare. in queste c:rcostanze, il nuovo ordinamento dell'Europa nell::J. proclamazione.

Il) Tutti i partecipanti alle trattative si recano in volo aggi, ore 17, ad Atene. Soltanto colà dovrà parlarsi della composizione del Governo. Gli italiani all'uopo non hanno fatto finora proposte concrete».

26. IL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. U. PER CORRIERE 3839/2997 R. Lione, 29 aprile 1941 (per il 2 maggio).

Miei telegrammi n. 11 del 23 aprile (1), e 12 del 24 aprile (2).

Al viaggio a Parigi di Darlan era stato attribuito un carattere di particolare importanza e le corrispondenze ufficiose da Vichy avevano chiaramente lasciato

Intendere la possibilità che questa volta i contatti di Darlan con l'Ambasciatore Abetz avrebbero potuto avere come risultato un deciso ·ritorno alla politica di Montoire. Darlan non si incontrò a Parigi con Abetz, che era stato trattenuto a Berlino, ed ha avuto nel suo soggiorno brevissimo solamente dei colloqui con De Brinon.

Una nota ufficiosa del 26 aprile ha poi commentato il ritorno di Darlan a Vichy, dichiarando che il soggiorno parigino dell'Ammiraglio, contrariamente alle «voci diffuse» aveva avuto carattere di ordinaria amministrazione, come del resto era previsto.

A tutt'oggi non mi è riuscito di raccogliere informazioni attendibili sui motivi che hanno provocato le informazioni contraddittorie fornite nel corso di pochi giorni alla stampa della Francia non occupata dal Segretariato Generale delle Informazioni.

Mi risulta però in modo preciso, che al principio della scorsa settimana, dagli ambienti collaborazionisti di Parigi siano state fatte importanti pressioni per indurre Vichy ad un mutamento di rotta (mio telegramma 12 del 24 aprile), e mi risulta altresì che lo stesso Lavai è giunto da Parigi a Vichy il 23 aprile per un soggiorno di 24 ore. Ho avuto altresì la conferma che anche presso il Maresciallo cominciano a sorgere degli ambienti collaborazionisti, i quali lo spingerebbero a fare al più presto delle aperture più o meno indirette per conoscere le condizioni alle quali l'Italia e la Germania sarebbero disposte ad addivenire ad un componimento, dato che il prolungarsi dell'attuale situazione statica porterebbe alla totale eliminazione della Francia come fattore di politica.

Questi ambienti sarebbero decisamente avversati dai circoli militari e dalla Legione dei Combattenti che fa capo al Generale Laure.

(l) -Vedl serie IX, vol. VI, D. 975. (2) -T. per corrlerP 3613/12/24 R., non pubblicato: riferiva circa ll probabile contenuto dei colloqui di Darlan a Parigi.
27

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

Washington, 30 aprile 1941, ore 10,24 (per. ore 12,15).

Mio telegramma n. 605 (1).

Dimissioni Lindbergh da Colonnello Riserva Aeronautica (grado cui aviatore reduce da trasvolata Atlantica venne elevato nel 1927) costituisce sensazionale sviluppo conflitto delle tendenze isolazioniste e interventiste che recenti avvenimenti europei hanno riacceso con particolare violenza polemiche.

Lettera dimissioni diretta a Presidente Roosevelt da Lindbergh afferma incompatibilità sua posizione di ufficiale della riserva con recenti ingiuriosi apprezzamenti del Presidente nei suoi riguardi. Ad essa stampa odierna dà massimo rilievo e stessi giornali più ostili alla posizione assunta da Lindbergh in rela

zione alla politica estera degli Stati Uniti non possono non constatarne dignitosa fermezza.

Da registrare inoltre che adesione Lindbergh a ~America First Committee » ha dato nuovo impulso a tale associazione isolazionista la cui sezione di New York ha raccolto dopo grande pubblica manifestazione 23 corrente (mio telegramma n. 594) (1) circa 10.000 nuove adesioni e che notevole successo hanno avuto varie riunioni indette da Comitato stesso in questi giorni in varie città del Medio Ovest nelle quali hanno parlato, riscuotendo calorosi consensi di larghi uditori senatore Wheeler, Cilark e Nye.

Lo stesso Lindbergh prenderà parola in due riunioni che avranno luogo il 2 e 10 maggio p.v. a St. Louis e a Minneapolis.

A tale proposito è da notare che non si esclude che dimissioni Lindbergh possano essere state motivate, oltre che da giusta reazione controffensiva commenti nei suoi riguardi del Presidente Roosevelt, anche da preoccupazioni che il Presidente potesse, richiamandolo in servizio attivo, far tacere la voce isolazionista che senza dubbio è la più ascoltata.

Rinnovata attività neutralista non ha mancato naturalmente di turbare esponenti questi ambienti filo-britannici ed in prima linea Presidente Roosevelt e suo Governo i quali (allo scopo evidente evitare che campagna contro intervento possa finire col farsi strada nella massa senza dubbio colpita dagli sviluppi militari del conflitto) sono partiti all'attacco anche se Presidente Roosevelt avrebbe -se ne avesse avuta possibilità di scelta -preferito evitare di dare nuova esca a polemiche in questo momento.

A discorsi Hull e Knox hanno così fatto seguito discorso Bullitt e alle dichiarazioni Rockefeller (Chase National Bank) hanno fatto seguito quelle di Lamout (Banca Morgan), mentre porta-voci anglo-ebraici fra i quali Lippmann e Dorothy Thompson cominciano a dare segni di impazienza per quello che essi definiscono mezze misure e addirittura inazione da parte del Governo.

(l) Vedi D. 11.

28

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 12466/659 P. R. Berlino, 30 aprile 1941, ore 21,30.

Per Ministro Ciano.

Oggi sono stato a colazione dal Grande Ammiraglio Raeder. Durante la conversazione che ne è seguita egli non ha affatto parlato di sbarco, ma ha espresso la sua convinzione che America non entrerà in guerra e che opinione pubblica inglese, in seguito all'eftlcacia del blocco, finirà per esercitare un'azione sul Governo, costringendosi a farsi iniziatore di una pace di compromesso (2).

(l) -Non pubblicato. (2) -Il documento reca Il visto d! Mussollnl.
29

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELEFONO 3772/2 (l). Atene, 30 aprile 1941, ore ... (2).

Ho firmato stamane testo italiano e greco del protocollo segreto relativo alla composizione del cosidetto nuovo Governo ellenico.

Il testo tedesco era stato firmato Ieri sera.

Il testo che Vi consegnerò domani non differisce molto dallo schema che Vi ho comunicato preliminarmente.

Dietro istruzioni di Berlino sono stat1 lnclusl nel Gabinetto tre elementi borghesi, faticosamente pescati da Benzler all'ultima ora. Sono tre poveri diavoli che hanno formulato qualche riserva sull'avvenire territoriale della Grecia ma ai quali è stato risposto che la questione sarebbe stata discussa alla fine della guerra, e che comunque essa non era di nostra competenza.

Ad altre insistenze e richieste di spiegazione dello stesso carattere il Delegato tedesco ha cortesemente ma fermamente risposto che la Grecia doveva considerarsi territorio occupato ed ha fatto intendere che una mancata composizione del nuovo Governo avrebbe significato per la Grecia la pura e semplice occupazione militare da parte delle Potenze dell'Asse.

In assenza dei Delegati greci non ho mancato di far presente a varie riprese come questa mi sembrasse la sola soluzione possibile. Al che H Delegato germanico ha replicato che gli intendimenti del Fuehrer erano precisi ed erano stati reiterati telegraficamente da Ribbentrop. Governo ellenico è al più presto, sul tipo di quello norvegese, soluzione più che possibile collaboraz:onista, fermo restando il principio dell'occupazione militare. Con tale soluzione il Governo germanico concede alla Grecia non il trattamento delle nazioni nemiche del Reich (Serbia, Polonia) ma di quelle che per imprescindibili ragioni politiche e strategiche è stato costretto ad occupare (Norvegia, Olanda). Tratta. mento preferenziale e che la Grecia certo non merita anche perché lo stato d'animo della popolazione è di averla scampata bella e di essersi sottratta miracolosamente alla occupazione italiana. Lo stato d'animo non dico di collaborazione ma di indulgenza verso la Grecia è facilmente visibile nel tratto esterno che offre la capitale, nelle vie animatissime, nella perfetta disciplina della popolazione che osserva dal tavolo dei caffè levantini il metodico svolgersi del turismo militare germanico.

Ho circolato in uniforme e in borghese per le strade di Atene insieme agli ufficiali della Delegazione. Mi sono recato anche ai Pireo ove ho osservato i vasti danni prodotti dai bombardamenti tedeschi e italiani.

L'atteggiamento della popolazione verso di noi si traduce in occhiate di odio rapidamente mutate in una indifferenza sorniona. Le truppe mobilitate che affollano le strade in condizioni pietose salutano l'antico avversario e in complesso il contegno dei militari è meno ostile di quello dei borghesi. I gen

darmi sono numerosi e collaborano in grande armonia con le truppe germaniche. Ancora armati sono gli euzoni che fungono di guardia ai pochi edifici civili lasciati ai greci dai tedeschi. Occorre che le nostre truppe, il cui ingresso in Atene è annunziato soltanto per la Rivista militare che il Maresciallo List passerà il 3 maggio alle ore 9, siano qui presto numerose e in perfetto ordine.

Soltanto così e attraverso una intesa cordiale dei Comandi militari italiano e germanico si potrà dare l'impronta della occupazione italiana a questo paese e cancellarne la protervia, protervia che è destinata a scomparire non appena si faranno sentire le gravi difficoltà economiche che si accompagnano alla occupazione e si aggiungeranno alle numerose già esistenti.

Mi riservo di riferirVi verbalmente, Eccellenza, circa le varie questioni che sorgeranno dalla nostra occupazione e soprattutto sulla necessità che l'Attica venga, magari in un secondo tempo, lasciata alla sola occupazione italiana. Desidero solo aggiungere che ho molto insistito perché vengano tolti i denti al famigerato giornalismo ellenico anglofilo e diffamatore.

Quattro giornali, i peggiori, sono stati soppressi, di tre è stato cambiato il personale, una censura è stata istituita ed ho pregato che a suo tempo vi partecipi anche un rappresentante italiano.

Circa gli uomini del passato regime che sono tornati in grande maggioranza in Atene mi riservo di riferirVi verbalmente.

(l) -Telefonato attraverso la Luogotenenza in Tirana. (2) -Manca l'ir.ctlcazlone dell'ora.
30

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FONOGRAMMA 3. Atene, 30 aprile 1941.

Stamane sono stato a far visita al Maresciallo List, che mi ha ricevuto nella sua stanza di lavoro all'ultimo piano dell'Albergo Grande Bretagne, dalla quale si gode la vista dell'Acropoli, su cui sventola la bandiera del Reich accanto a quella greca.

L'accoglienza del Maresciallo, al quale ho presentato il personale della Delegazione che mi aveva accompagnato, e la conversazione che ho avuto con lui sono state molto cordiali.

Per quanto riguarda la situazione militare il Maresciallo, che è stato ieri a Corinto, mi ha detto che le truppe germaniche sono ormai nella parte meridionale del Peloponneso alle calcagne degli inglesi in rotta e che la campagna di Grecia può per conseguenza considerarsi al suo termine nel continente. Come è noto, l'armata greca del Peloponneso ha deposto le armi. Nelle ultime azioni sono stati fatti circa 7.000 prigionieri inglesi e il Maresciallo spera che l'azione di inseguimento e di rastrellamento in corso aumenti notevolmente questo numero nei prossimi giorni.

Alle mie felicitazioni per lo svolgimento e l'esito della campagna il Maresciallo List ha risposto attribuendone il merito anzitutto allo spirito di sacrificio delle truppe che hanno superato ostacoli e difficoltà di ogni specie e sopportato privazioni durissime nel corso delle operazioni. È stato un grande sforzo (die grosse Anstrengung) ha concluso, al quale hanno partecipato particolarmente le truppe alpine.

Il Maresciallo ha esaltato in termini calorosi il nostro contributo alla vittoria, dichiarando che il suo compito è stato grandemente facilitato dall'esercito italiano che aveva impegnato la quasi totalità dell'esercito greco.

Ha dichiarato d'essere molto lieto del prossimo arrivo delle truppe italiane e di desiderare vivamente la loro collaborazione nella occupazione e nel controllo di Atene.

Il Maresciallo considera la situazione interna della Grecia non troppo rassicurante. La sua impressione sullo stato d'animo della popolazione, il cui contegno verso le truppe tedesche, molto riservato, non sembra riflettere sentimenti amichevoli, coincide con quello che ho riferito col mio telegramma n. 2 (1). Perciò egli aveva messo ieri sera in stato d'allarme una divisione corazzata per tenerla pronta ad ogni eventualità nel caso che il nuovo Governo non avesse potuto essere costituito.

Mi ha detto poi di avere rinviato la grande rivista, che doveva aver luogo a Atene il primo maggio, per avere il tempo di riunire le truppe destinate a parteciparvi. Egli dispone ora di [ ?].000 (2) uomini nella capitale e nei suoi dintorni. Intende, colle truppe che farà affluire, formare intorno a Atene una cinta di sicurezza, lasciando neHa città pochissime forze, il minimo necessario per il funzionamento dei servizi. Egli stesso lascerà fin da domani Atene, trasferendosi col suo Quartier Generale dall'Albergo Grande Bretagne, sua sede provvisoria, e già sede del Comando inglese, a Kafissia a 14 Km. da Atene.

La nostra colonna motorizzata di circa 2.000 uomini che aveva raggiunto Larissa il 27 corrente, e giungerà ad Atene per partecipare alla rivista del 3 maggio, verrebbe poi mandata, secondo le indicazioni date ai nostri uffici di intendenza che l'hanno preceduta, a una ventina di Km. dalla capitale, nella zona di Liopesi ad oriente dell'Imetto.

Il Maresciallo List, nell'esprimere la sua riconoscenza per la nostra collabOl·azione, sulla quale ha detto di fare grande assegnamento anche in avvenire, mi ha pregato di far pervenire al Duce, al quale desidera essere ricordato, l'espressione dei suoi sentimenti di profonda devozione.

31

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 3770/4 R. (3). Atene, 30 aprile 1941, ore... (4).

Il Governo del Reich ha richiamato a Berlino il suo Ministro ad Atene ed ha nominato un rappresentante del Ministero degli Affari Esteri per la

Grecia nella persona del Ministro Altenburg, che è già arrivato nella capitale greca.

Riservandomi di riferire più ampiamente a voce, facc·o presente fin da ora la necessità che anche noi inviamo al più presto ad Atene un funzionario di grado corrispondente che dovrebbe essere persona nuova all'ambiente greco.

Il provvedimento si impone d'urgenza per far cessare lo stato di abbandono in cui si trova la Legazione e per provvedere, con l'aiuto del Console che dovrebbe anche essere mandato subito, alla tutela dei numerosi connazionali già internati, bisognosi di aiuto e degli albanesi che si affollano per l'intera giornata davanti alla Legazione ed in parte vi passano anche la notte.

(l) -Vedi D. 29. (2) -Clfra non legglblle. (3) -Telefonato attraverso la Luogotenenza di Tlrana. (4) -Manca l'lndlcazlone dell'ora.
32

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO, DE FERRARIIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 30 aprile 1941.

L'Eccellenza Ammiraglio Riccardi è stato subito messo al corrente circa le soluzioni del problema dalmata come esposte dall'Incaricato d'Affari a Zagabria, Comm. Casertano. Il Sottosegretario di Stato per la Marina ha confermato che le concessioni massime che essa ritiene possano farsi ai croati sono le seguenti:

lo -a sud di Fiume il tratto di coste che costituivano il litorale croato tra Cerkeneniza e Lisarika;

2° -il tratto di coste che comprende la foce della Narenta e che è compreso tra Makararska a nord e Slano a sud, esclusa però la penisola di Sabbioncello.

Tutte le itole, il tratto costiero tra Lisarika e Makararska e i !tratto costiero fra Siano e il confine col Montenegro dovrebbero essere assegnati all'Italia.

La necessità del nostro possesso di Ragusa risulta dal fatto che Ragusa e Cattaro formano un insieme indissolubile. Cattaro ha spiccate caratteristiche militari ma è sprovvisto totalmente di mezzi per risolvere i problemi logistici e non ha alcuna attrezzatura capace di facilitare i movimenti di truppe e di materiali. Lo Stato Maggiore della Marina ha sempre avuto coscienza di questo stato di cose e difatti nelle sue monografie ha ben messo in chiaro che soltanto il sistema Ragusa-Gravosa offre quelle ampie possibilità per rendere spediti, rapidi ed efficienti i grandi movimenti logistici.

Proprio in questi giorni la veridicità di queste affermazioni viene dimostrata dal fatto che il porto di Gravosa è stato ritenuto come l'unico della parte sud dell'Adriatico per l'imbarco di divisioni tedesche che lasciano il territorio

7 -Documenti !liplomatid -Serle IX-Vol. VII

balcanico. Pertanto Ragusa rappresent~ il completamento indispensabile per il potenziamento completo della base navale di Cattaro come già noi esperimentammo in Tirreno nei riguardi di Spezia e di Genova.

33

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ

L. P. (1). [Roma], 30 aprile 1941.

Ricevo la vostra lettera (2) e prendo visione delle importanti storiche co

municazioni che mi fate. Sua Maestà il Re d'Italia accoglie la vostra offerta

circa la corona del risorto Regno di Croazia a un Principe di Casa Savoia e

ha designato S.A R. il Duca di Spoleto.

Nell'attesa definiremo i nostri accordi di natura politica e quelli confinari. Il dott. Casertano è da me incaricato di condurre le negoziazioni ed ha avuto le necessarie istruzioni. Ho la certezza che la vostra politica aprirà, per la nuova Croazia, un periodo felice della sua storia. Potete contare sempre sull'amicizia dell'Italia e sulla mia personale.

34

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ (3)

L. P. l/1756. Roma, 30 aprile 1941.

Il Duce con la Sua lettera ln data odierna (4) Vi ha comunicato l'accettazione da parte di Sua Maestà dell'offerta della Corona di Croazia ad un Principe di Casa Savoia.

Desidero subito dirVi quanto io sia lieto di questa decisione che costituisce il migliore auspicio alla definizione degli accordi che stabiliranno fra l'Italia e la Croazia stretti e fecondi legami.

Mi sarà molto gradito incontrarVi quanto prima, non appena il dott. Casertano avrà terminato con Voi i negoziati relativi al Trattato e alla determinazione dei confini.

Il Governo del Reich è stato da me informato dell'accettazione della Corona di Croazia da parte di Sua Maestà. della designazione dell'Altezza Reale il Duca di Spoleto, nonché delle conversazioni attualmente in corso.

(l) -Minuta autografa. (2) -Vedi D. 23. (3) -Ed. In !.'Europa verso la catastrofe, clt., pp. 656-657. (4) -Vedi D. 33.
35

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. 3853/178 R. Bagdad, 1° maggio 1941, ore 7,35 (per. ore 12,10).

Sbarco a Bassora degli altri 3000 uomini, malgrado proteste e avvertimento contrario, ha acuito situazione già molto tesa. Comunicato ufficiale diramato pomeriggio di oggi (mio telegramma

n. 177) (l) documento grave in se stesso, è stato interpretato alla radio Bagdad nel senso Gran Bretagna col suo comportamento ha praticamente denunciato trattato di alleanza con Iraq.

Nella giornata di oggi Governo Iraq ha preso seguenti altre misure militari: mobilitazione della classe 1916; occupazione con reparti esercito pozzi petroliferi Mossul e Kirkuk e raffineria Kanikin; completo accerchiamento base aerea britannica di Habbania ed interdizione ai piloti inglesi di levarsi in volo; passaggio all'amministrazione militare delle ferrovie, telegrafi e telefoni.

Da due giorni non vi sono più contatti Governo e ambasciata Inghilterra. Tutti i consiglieri e funzionari britannici dei vari Ministeri e branche amministrazioni statali ed ingegneri Compagnia Petrolifera hanno lasciato rispettivi servizi di loro iniziativa. Continua esodo sudditi inglesi. Alcuni hanno trovato ospitalità Legazione Statl Uniti. In città notasi molta eccitazione. Odio contro inglesi potrebbe anche esplodere in manifestazioni violente (2).

36

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. 3847/179 R. Bagdad, 1° maggio 1941, ore 0,07

(per. ore 13,10 del 2).

Mio telegramma n. 178 (3).

Primo Ministro ha chiesto vedermi stasera.

Egli mi ha informato degli sviluppi avutisi oggi nella situazione politicomilitare, sviluppi imposti dall'azione britannica e che portano ormai Iraq sulla soglia di un conflitto armato.

Gailani mi ha dettato seguente comunicaz' one per Governi di Roma e Berlino:

0 ) -Governo Iraq si è deciso a prendere categorica posizione nei riguardi Gran Bretagna fidando nell'assistenza da parte dei Governi Asse, quale è stata ribadita nella dichiaraz:one fatta dalla Radio araba di Berlino il 29 e 30 corrente;

2°) -Primo Ministro fa formale richiesta di assistenza. Chiede in particolare: che siano subito inviate negli aeroporti Iraq le squadrigl:e aeroplani richieste (mio telegramma n. 165) (l); che si dia subito corso all'aiuto finanziario (mio telegramma 166) (2); che sia inviata Bagdad una Missione militare per cooperare con lo Stato Maggiore lracheno;

3°) -È ormai inteso che con arrivo dei primi aiuti verranno ipso facto riprese relazioni diplomat:che con la Germania. Ministro di Germania potrebbe qui arrivare via aerea;

4°) -Ove assistenza dell'Asse non potesse completarsi con urgenza che la situazione esige, Primo Ministro prega esserne informato senza indugio perché il Governo possa cercare guadagnare tempo con atteggiamenti concilianti, sebbene Governo inglese mostri interesse forzare situazione per arrivare presto occupazione Paese.

Il Mufti, presente al colloquio, mi ha pregato informare che l'entrata in azione dell'assistenza Asse all'Iraq sarebbe accompagnata da movimenti rivoluzionari in Palestina e Transgiordania, movimenti che sarebbero aiutati attivamente dall'Esercito iracheno (3).

(l) -Il comunicato. riportato nel T. 3829/177 R. del 30 aprile era il seguente «Governo Iraq aveva in passato manifestato sua premura dare esecuzione disposizione trattato anglo-lrachenoconsentendo che alcune forze britanniche sbarcassero Bassora per transito Iraq. Ma l'insistenza da parte britannica nel c0ntravvenire a quanto concordato ha costretto Go·•erno adottare le misure necessarie per Eaivaguardare l diritti del Paese. Popolo è invitato mantenersi calmo e avere fiducia nella g!ust1zia della sua causa». (2) -Rltrasmesso a BPrlino con T. s. n. d. per telescr. 14777/560 P. R. del 3 maggio, ore 21. con l'aggiunta della seguente istruzione: «Pregasl portare quanto precede a conoscenza di codesto Governo. Questa ambasciata tedesca già informata». (3) -Vedi D. 35.
37

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 3878/0166 R. Budapest, 1° maggio 1941 (per il 3).

Mio 232 (4) e mio telespresso n. 1955/768 del 28 corrente (5).

Ministro sovietico di ritorno da Mosca è venuto trovarmi. Mi ha detto sua andata Mosca, che aveva a suo tempo sollevato non pochi commenti, sarebbe stata provocata esclusivamente da chiamata confer:re. Inoltre avrebbe approfittato suo soggiorno per prendere qualche giorno di riposo, in tutto quindici giorni, lasciando indi in patria propria famiglia per esigenze studio figlioli.

Mi ha fortemente smentito suo viaggio implichi qualsiasi significato politico, soggiungendomi che a parte dichiarazione rapporti ungaro-jugoslavi,

provocata peraltro da passo Ministro d'Ungheria Mosca, relazioni sovietiche con Ungheria sono e permangono meglio che normali.

Circa avvenimenti jugoslavi mi ha detto che per quanto a Mosca si sarebbe desiderato preservare pace balcanica, riconoscevasi Jugoslavia erasi ciecamente precipitata nel baratro.

Circa situazione generale come vista a Mosca mi ha detto si è ivi singolarmente soddisfatti accordo con Giappone a seguito del quale sovieti trovansi ormai garantiti su due fronti e a loro volta garantiscono situazione su due fronti. Mi ha accennato come ciò dimostrerebbe intenzioni pacifiche e collaboraz·.onistiche Governo sovietico e mi ha soggiunto accenno che potrebbe far presumere non esclusa adesione sovietica Tripartito ad analogo accordo a quattro. In proposito si è per altro richiamato recente articolo Pravda contro atteggiamento stampa nord-americana e britannica in occasione accordo nipposovietico, sottolineandone commento che riferendosi precedenti possibilità sovieti stipulare consimile accordo, preciserebbe che « a quel momento » Governo sovietico non «aveva>> creduto di farlo.

Mi ha detto aver visto Visinski che sarebbesi minutamente informato suoi rapporti con rappresentanze estere in sede, ricordandogli particolarmente tener presente rapporti «specialissimi» Unione Sovietica con German·a. Da sue parole desumo impressione che egli vorrebbe dare esistenza particolari accordi .germano-sovietici.

Si è meco espresso in senso fortemente antibr.:tannico, parlandomi Inghilterra come «avversario tradizionale» Russia e dicendomi posizione Ambasciatore britannico Mosca sarebbe molto mediocre.

Circa Legazione di Jugoslavia Mosca mi ha detto era al momento sua partenza ancora in sede ma che a Mosca non avrebbesi intenzione fare «come in Inghilterra collezione rappresentanze Stati scaduti».

Circa rapporti turco-sovietici mi ha detto permarrebbero «né caldi né freddi per quanto in Turchia si vorrebbero fare apparire molto caldi».

Nondimeno mi ha r!petuto non si crede a Mosca prossima fine conflitto.

Rilevo ancora una volta accenno ripetutomi in corso conversazione, analogamente a quanto già da me riferito con mio telegramma n. 219 (l) del 7 aprile, possibilità patto non aggressione, tipo quello recente jugoslavo-sovietico, fra Unione Sovietica e Stati Uniti.

(l) -T. s. n. d. 3625/165 R. del 24 aprile, non pubblicato, con il quale Gabbrielll comunicava gli elementi fornit.l dallo Stato Maggiore irachcno per una cooperazione dell'aviazione dell'Asse con l'esercito dell'Iraq. (2) -Vedi D. 3. (3) -Ritrasmesso a Berlino (T. s. n. d. 14776/661 P. R. del 3 maggio, ore 18,30) con l'aggiunta della seguente i&truzlonP: << Pregasl portare quanto precede a conoscenza ùl codesto Governo. Questa ambasciata tede~ca già ir.formata ». (4) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 882. (5) -Non rinvenuto.
38

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 1° maggio 1941. Del rapporto accluso (2) ne farai - naturalmente -l'uso ch e riterra i op portuno.

Nello scriverlo, e nel decidermi ad inviarlo, io sono stato animato e consigliato dai seguenti presupposti:

1°) Dopo il convegno di Vienna (l), tu sei fatalmente impegnato ed esposto, di fronte all'opinione pubblica italiana, per tutto quanto si riferisce alla realizzazione delle nostre aspirazioni. Poiché l'impostazione è stata fatta da te (ed il tuo nome è irrimediabilmente legato a queste vicende) bisogna che tutto si concluda nel miglior modo.

2°) Qui si cerca di insabbiare, indebolire gli accordi di massima di Vienna, ed evitare -comunque -che siano migliorati e perfezionati. Si fa sapere che tu ti sei dichiarato soddisfatto al cento per cento e ci si serve di questa dichiarazione tua per stendere olio, dare assicurazioni vaghe, guadagnar tempo, e

intanto --creare situazioni di fatto.

3°) Anche se in questi giorni sono di cattivo umore non vedo molto chiaro in questa faccenda, non voglio fare il pessimista; ma intendo suonare il campanello di allarme.

4°) Se, a Vienna, tu avessi potuto parlare e trattare direttamente con Hitler, avresti rapidamente e definitivamente concluso. Ma ti posso confermare che il tuo collega re dal suo punto di vista non posso dargli torto) cerca di sabotare. Ieri avendo chiesto udienza anche per avere notizia della faccenda di Florina, mi ha fatto chiedere -cosa assolutamente nuova -l'oggetto della visita. Evidentemente, cerca di evitare discussioni anche perché saprà che io ho in questi giorni assunto posizione molto chiara e precisa.

5°) In questo stato di cose, bisogna proprio che tu persuada il Duce ad agire personalmente sul Fiihrer: è l'occasione buona che in questo momento bisogna ... (2) è soprattutto per questo che ti mando il rapporto: affinché tu ne possa efficacemente parlare. Allo stato degli atti la chiave della situazione è il Fiihrer. Bisogna agire su di lui, anche per sventare un'intesa diretta a smontare ed attenuare le sue buone disposizioni verso il Duce e verso l'Italia (sono venuto a sapere che Schmidt nelle ... (2) si comporta ... (2) che la conclusione sarà ottima e che questi nostri amici di Roma ... (2) come un paiolo.

Se ripenso al passato, ti assicuro che mi bruciano le mani.

C'è a Berlino Barelli: e puoi immaginarti l'amicizia con cui ti ricordiamo.

La sua visita è stata utile.

Inutile che io ti ripeta che sono ai tuoi ordini: e che ... (2). Per tua tranquillità voglio dirti che le mie precise impressioni contenute nel promemoria sono cond~vise da tutti i funzionari dell'Ambasciata: Teucci compreso. Ti sarà molto grato se da un funzionario del Gabinetto mi facessi tenere sommariamente informato del risultato delle trattative con la Croazia e con la Grecia.

(lJ Vedi serle IX, vol. VI, D. 967.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 39.

(2) Parole lllegg!blli perché !l documento è molto deteriorato.

39

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

R. S. S. N. Berlino, 1° maggio 1941 (2).

La situazione che si sviluppa in questi giorni è per noi straordinariamente importante. Primo, perché avviene la impostazione -quindi il principio della soluzione -dei problemi inerenti alle nostre richieste ed aUe nostre r:vendicazioni nazionali. Secondo, perché attraverso il modo, l'ambiente e l'atmosfera in cui tali rivcndicazioni ci sono riconosciute -facilitandone o complicandone il conseguimento -si può in modo preciso collaudare e controllare -per adesso e per il futuro -il grado e l'effettiva consistenza dell'amicizia della Germania verso l'Ital!a.

Dopo le reciproche dichiarazioni di amicizia, lealtà, collaborazione, ecc.; dopo gli espliciti autorevoli riconoscimenti del valore e del-l'eroismo dei nostri soldati e dell'apporto italiano; è questa la prima volta che i due paesi si guardano effettivamente negli occhi e -superando resistenze e difficoltà -devono avere il coraggio di trovare un leale accordo. Il motore dell'Asse è oggi sul banco di prova: se da tale prova l'Italia esce soddisfatta, la saldezza dell'Asse può sfidare tranquillamente il tempo e le future vicende; ma se ciò non avviene (bisogna che la Germania se ne renda conto, nel suo stesso interesse) deriveranno complicazioni e debolezze.

Sulla base di informazioni avute, di constatazioni fatte e di sintomi percepiti, ritengo opportuno individuare l'odierna situazione, piuttosto che in un rapporto particolareggiato. nelle seguenti precise indicazioni che sono sfrondate di ogni contorno e che m'rano a rilevare imparzialmente la situazione nella sua realtà.

L'impressione negativa del primo colloquio di Vienna -che si era attenuata e migliorata nel colloquio e nei contatti successivi di V. E. col Ministro Ribbentrop -si è in me rafforzata.

Indipendentemente dagli inconvenienti -alcuni veramente gravi -che si sono verificati durante lo svolgersi delle operazioni e che possono, in parte, essere spiegati (non giustificati) dal desiderio dei comandanti di unità e reparti tedeschi di arrivare il più avanti possibile, occupando zone e posizioni che dovevano essere lasciate a noi; dal non funzionamento delle comunicazioni telefoniche; da uno slegamento verificatosi fra i vari organi di collegamento italiani e tedeschi a causa del rapido sviluppo delle operazioni; sta di fatto che gli accordi precedentemente stabiliti dai due Stati Maggiori non sono stati rispettati da parte tedesca, almeno nel loro spirito (basti il richiamo al ritiro delle nostre truppe dalla zona a nord di Lubiana; alla marcia forzata del reggimento personale di Hitler per arrivare a Gianina; alla vicenda della capitolazione dell'armata greca senza consultazione e concorso della parte italiana;

nonché al tentativo tedesco di occupare Cattaro e Ragusa, tentativo fallito per l'imprevisto rapido congiungersi delle nostre colonne).

Nell'incontro di Vienna (l), dove evidentemente si era sperato di non trovare V. E. così pronto e così ben preparato a reagire di fronte agli studi particolareggiati tedeschi sulle varie carte preparate da lunga mano, si è cercato di immobilizzare la libertà d'a:.~ione dell'Italia con la formula di stabilire i nuovi confini della Croazia attraverso trattative dirette, sapendosi perfettamente che tale modo di procedere sarebbe stato fonte di lunghe e d'ftìcili discussioni che fatalmente creeranno uno stato di tensione fra i due paesi.

PAVELIÉ, di fronte al suo popolo, avrebbe potuto facilmente accettare una soluzione voluta dall'Asse, ma aderirà con gravi difficoltà ad accordi che tolgono alla Croazia parte del suo territorio.

Se la Germania non ha ritenuto che i confini fossero fissati d'autorità dalle Potenze dell'Asse, sarebbe stato assai meglio per l'Italia assumere direttamente il patronato del nuovo stato croato stabilendo, essa stessa, d'imperio, i nuovi confini della Dalmazia italiana.

Nasce così il dubbio fondato che la Germania, favorendo la creaz!one di una grande Croazia e trincerandosi dietro la formula dei rapporti diretti fra Italia e Croazia, lasci a noi ls parte più odiosa incoraggiando la Croazia alla resistenza.

In seguito a ciò la Croazia dovrà essere grata alla Germania per tutto quello che già ha ottenuto ed otterrà, mentre dovrà serbar rancore all'Italia per le sue aspirazioni non soddisfatte.

La Germania, che ha l'occupazione militare del paese, svolge già -se non esteriormente, in profondità -la sua politica, per cui la Croazia fatalmente finirà per cadere in un non lontano avvenire nell'orbita tedesca.

(È interessante leggere l'intervista del Vice-Capo dello Stato croato e Ministro della guerra Kvaternik -[allegata) qui in sunto (2).

Cade qui opportuno di ricordare con quanta sollecita comprensione i tedeschi abbiano ascoltato le richieste ungheresi e croate di avere uno sbocco al mare, dimenticando che essi sono entrati in guerra con la Polonia per togliere il suo collegamento al mare. Né il problema della nazionalità può essere preso come elemento determinante, dopo che da parte tedesca è stata occupata la Polonia e la Cecoslovacchia e stabilito il protettorato sulla Slovacchia.

Non credo che nel convegno di Vienna sia stato preso nessun preciso accordo circa la realizzazione delle rivendicazioni italiane: mentre le aspirazioni ungheresi e bulgare hanno trovata larga soddisfazione al di fuori e (per i bulgari, che hanno ricevuto molto di più delle loro massime aspirazioni) in contrasto con diretti e vitali interessi italiani.

Poiché le aspirazioni italiane avrebbero dovuto essere soddisfatte con precedenza su tutte le altre, è necessario ed urgente che siano presi con la Germania precisi accordi, documentati in iscritto e sostenuti da carte geografiche, anche per evitare in seguito discussioni incresciose, come quella della occupazione di Florina da parte delle truppe bulgare.

È necessario ed urgente --ripeto -che sia stabilito ben chiaro come gli interessi italiani non possano essere posposti agli interessi di altri piccoli paesi, i quali non hanno portato nessun attivo contributo alle azioni militari. L'Italia, che ha sopportato cosi dure prove e che in questo momento sacrifica alla causa dell'Asse un impero (che, dopo guerra, dovrà essere riconquistato con gravi sacrifici), ha ben diritto di non vedere discusse o contrastate le sue aspirazioni. E d'altra parte la Germania deve convincersi che è suo massimo interesse -per la continuazione della guerra --di avere una Italia soddisfatta e pienamente fiduciosa nell'alleata.

Infatti la Germania, contornata da soli nemici, avrà bisogno, per conservare la pace e garantire il nuovo ordine, della stretta collaborazione dell'Italia.

Il Fiihrer si rende perfetamente conto di tali verità e necessità, che coincidono col suo dich'arato desiderio di dare piena soddisfazione al Duce e alla Italia fascista. Ma nell'ambiente dirigente germanico gli intendimenti del Fiihrer possono subire -per un esagerato senso di germanesimo e per l'abituale mancanza di moderazione --deformazioni che allontanano l'attuazione concreta della sua volontà. Gli organi esecutivi sono in questo momento talmente presi da una febbre di espansione e di dominio, che forzano spesso la mano agli organi dirigenti.

Risponde pertanto ad un supremo interesse e ad una inderogabile necessità che, in occasione del prossimo incontro. il Duce, trattando d:rettamente e personalmente con il Fiihrer, illustri i problemi italiani e chieda in moclo preciso la loro piena soddisfazione. Occorre inoltre che siano ch:aramente fissati per iscritto gli accordi intervenuti e le linee di demarcazione; perché tutto cioò che rimane nel vago, nell'impreciso e che sia rinviato al futuro, g:oca fatalmente e gravemente contro i nostri interessi.

Nei rapporti con personalità del Governo e del Regime, la mia linea di condotta è ispirata, con assoluta fermezza, ai criteri che ho sopra esposti: anche perché i tedeschi amano che si parli franco e chiaro ed in forma definitiva. Ma poiché io non voglio prendere iniziative che possano comunque interferire sulla azione di V. E., la mia opera può in qualche modo essere utile solamente se in accompagnamento a direttive precise ed a precise prese di posizione di Roma.

La presente nota può sembrare pessimistica, ma non lo è. Il senso di cameratismo e di amicizia con cui ho stabilito i miei rapporti con i gerarchi tedeschi, non mi impediscono affatto di rendermi conto della realtà delle cose, ma mi impongono, anzi, il dovere di parlare con l'assoluta sincerità che il momento richiede per evitare. nell'interesse dei due paesi, che si creino incomprensioni ed equivoci (l).

(l) -Alcuni brani di questo rapporto sono editi in D. ALFIERI, Due dittatori di fronte, Milano, Rizzoli, 1948, pp. 160-161. (2) -Manca l'indicazione dPlla data d'arrivo. (l) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 967. (2) -Non rinvenuto.
40

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 3852/180 R. Bagdad, 2 m.aggio 1941, ore 12,10 (per. ore 16).

Miei telegrammi 178 e 179 (2).

Stamane aerei inglesi ad ondate hanno cominciato bombardamento forze irachene che circondano campo di aviazione dl Habbanya. Tale campo di aviazione è ormai reso inutilizzabile da tale bombardamento e da incendi provocati dagli iracheni. Primo Ministro e Ministro Affari Esteri mi comunicano in questo momento che, in seguito aggressione, Iraq si considera in stato di guerra con Inghilterra.

Gailani fa presente come arrivo forze aree Asse sia della più estrema urgenza e come ogni ritardo anche di poche ore possa pregiudicare situazione militare Iraq, e permettere agli inglesi di prendere altre iniziative che rendano impossibile atterraggio forze aree dell'Asse in campi di aviazione attualmente in mano Iraq.

A Bassora fino a questo momento nulla di nuovo. Iracheni intendono mantenersi sulla difensiva sperando essere in grado contenere per ora almeno eventuale attacco inglese. Ambasciata Inghilterra lascia stasera Bagdad O).

(l) -Il presente rapporto reca il visto di Mussollnl. (2) -Vedi DD. 35 e 36.
41

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 3863/183 R. Bagdad, 2 maggio 1941, ore 15,10 (per. ore 24).

Iersera Mellini Ponce ha consegnato Segretario Mufti lettera affidatagli dall'Ambasciata di Germania ad Angora e diretta da Weizacker al Mufti, contenente un messaggio che il Fiihrer ha indirizzato al Mufti e agli Arabi. Trasmetto per corrlere odierno traduzione tale messaggio che è già noto a codesto Ministero.

Stasera inoltre verranno consegnate al Mufti due cassette contenenti sterline oro, apparecchio radio trasmittente e speciale cifrario per comunicazioni dirette del Mufti con Berlino. Tale materiale è stato pure consegnato a Mellini ad Angora dall'Ambasc;ata di Germania.

In risposta al messaggio di cui sopra Mufti prega far pervenire al Ministero degli Affari Esteri del Reich seguente comunicazione: «Ringrazio l'E. V. per Vostra lettera. Governo Iraq considera riprese relazioni diplomat;che con la Germania.

Stamane aeroplani inglesi hanno attaccato esercito iracheno.

Ambasciatore d'Inghilterra ha fatto distribuire manifesto contro Governo Iraq che definisce venduto all'Italia e alla Germania. Egli riceverà oggi passaporto.

Preghiamo accelerare invio aiuti richiestivi.

Nuovi forti contingenti britannici sono in viaggio dalle Indie verso Bassora ».

(l) Ritrasmesso a Berlino con T. per telescr. 14778/659 P. R. del 3 maggio, ore 18, con l'aggiunta della seru<>nt~ istrt:zione: << Pregasi portare quanto precede a conoscenza di codesto Governo. Qt;es;;a an1basciata tedesca già informata».

42

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. S. N. Berlino, 2 maggio 1941 (1).

Ho avuto oggi con Goebbels un lungo ed esauriente colloquio che, .per gli argomenti toccati e per l'assoluta reciproca franchezza e sincerità usate, è riuscito estremamente interessante.

Più che una conversazione, è stata una vera e propria discussione che in alcuni momenti ha assunto toni di .particolare vivacità.

Dopo avere esaur:to la trattazione di alcuni problemi di ufficio, sui quali ho avuto -come sempre -la sua pronta adesione, l'ho espressamente prevenuto che intendevo parlargli a cuore aperto di alcune mie preoccupazioni circa i rapporti di amicizia dei nostri due paesi, in diretto riferimento alle asp:razioni italiane. E gli ho ampiamente e chiaramente esposto ed illustrato il contenuto del mio rapporto di ieri (2). fissandomi sopratutto su tre punti principali:

-Legittimità delle aspirazioni italiane che devono essere rapidamente soddisfa t te;

-Il dovere da parte della Germania di dimostrare comprensione verso tali aspirazioni e di adoperarsi attivamente per la loro più sollecita realizzazione.

-Ciò costituirà in Italia il più efficace elemento di propaganda e di simpatia verso la Germania. Diversamente i rapporti di amicizia fra i nostri due paesi ne rimarranno fatalmente un poco indeboliti e ne risulterà quindi compromessa la saldezza dell'Asse, con pregiudizio della stessa Germania che non avrà più la completa fiducia dell'Italia e che si troverà quindi sempre più isolata. Ho concluso illustrando il concetto che i due paesi hanno reciprocamente bisogno uno dell'altro.

Goebbels mi ha dato una duplice risposta.

-Ha detto che se intendevo accennare alle vicende di carattere militare dalle quali è risultato il non rispetto degli accordi preventivamente presi dal due Stati Maggiori, dovevo tener presente che ciò si può tanto più facilmente giustificare se si pensa che unità di uno stesso esercito (fanteria, artiglieria, pionieri, truppe d'assalto, ecc.) si trovano spesso in gara per un esagerato spirito di corpo ed occupano posizioni che a loro non sono assegnate.

-Goebbels mi ha poi assicurato di avere l'assoluta convinzione che le rivendicazioni italiane saranno certamente soddisfatte. Ha rilevato che l'odierna situazione è piuttosto complicata; che essa è ancora ·in fase di sviluppo. Ha aggiunto che alla fine della guerra vi saranno molti più territori di quelli che

non vi siano attualmente, destinati ad essere ripartiti tra Italia e Germania. Ed ha concluso che a suo avv:so le mie preoccupazioni non avevano ragione di essere. anche perché «non sono ancora pronte nel paniere le uova da spartire».

Ho potuto facilmente replicare a Goebbels che la impostazione che già si sta dando ad alcuni problemi e ad alcune situazioni. compromette e pregiudica quella soluzione rapida e totalitaria che l'Italia si attendeva.

R'ferendomi specificamente alla Dalmazia, ho dichiarato che non mi rendevo conto perché, invece di lasciare ai due paesi di trattare direttamente per trovare un accordo, non fosse stato l'Asse a stabilire di autorità i confini; ciò che avrebbe suscitato in Italia una esplosione di entusiasmo in cui vi sarebbe stata una nota di marcata simpatia per la Germania.

Dopo aver accennato al trattamento di particolare favore che viene fatto ad alcuni piccoli paesi, per esempio alla Bulgaria, ho concluso rilevando che in tutto ciò vi era non solo una questione sostanziale, ma anche una questione di forma, nel senso che io ero convinto che a questo primo collaudo dell'Asse, la Germania avrebbe prontamente risposto venendo subito e attivamente incontro alle nostre asp'razioni. E poiché egli aveva parlato di uova, ho ricordato il detto popolare italiano «meglio un uovo oggi che una gallina domani».

Goebbels, che aveva ascoltato attentamente le mie osservazioni, ha finito per dichiarare che le trovava giuste e che avevo ragione. Ma. dopo un momento di raccoglimento, ha avuto una vivace ripresa polemica; ed ha a sua volta controreplicato, basandosi sui due seguenti elementi.

-L'assoluta lealtà del Fiihrer verso il Duce e la sua più volte dichiarata e sincera amicizia verso l'Italia. «Potete Voi citarmi un solo esempio, una sola occasione, un gesto od una parola. in cui la lealtà del Fiihrer verso il Duce e verso l'Italia fascista non sia stata piena ed assoluta? Nessuno più di me -egli ha proseguito -può dichiararvi e assicurarvi che questi sentimenti del Fiihrer corrispondono alla sua precisa volontà di dar piena soddisfazione al Duce ed all'Italia».

-Necessità per la Germania di non assumere, in questo momento, un atteggiamento troppo duro e troppo forte nei confronti dell'Europa. La Germania, che è vincitrice su tutta la linea, non vuole dare l'impressione che, valendosi unicamente del diritto del più forte. si addivenga a una immediata spartizione mentre ancora sono in corso di sviluppo le operazioni. Conformemente alle dichiarazioni fatte dal suo Capo, la Germania ha evidentemente preferito che, se non altro per salvare la forma, si facessero tentativi di accordo diretto. Se, nel caso Croazia-Italia, tale accordo non interverrà. sarà certamente l'Asse a stabilirlo di autorità.

Quando io ho accennato al trattamento riservato alla Bulgaria, Goebbels mi ha lasciato capire che di tale trattamento la Germania si sarebbe già pentita.

Goebbels ha infine concluso che, se sono giuste le aspirazioni e le aspetta

tive del popolo italiano, bisogna però che noi cl rendiamo conto della situazione

psicologica in cui si viene a trovare il popolo tedesco, che vedrà a malincuore

anche se ciò è strettamente necessario -che le truppe tedesche abbandonino

zone e pos:zioni cosi brillantemente conquistate.

Da questo colloquio risulta: l) che è necessario, secondo quanto ho avuto l'onore di esporre nel mio rapporti di ieri, di agire direttamente e personalmente sul Fiihrer;

2) che la Germania si rende ora perfettamente conto della situazione particolarmente delicata in cui si viene a trovare per avere occupato così vaste zone d'Europa e che com:ncia a capire che il nuovo ordine europeo, oltre che sulla forza, deve essere basato su principi di giustizia e di convivenza (l).

(l) Manca l'lndlc~.zlon<' ddla data d'arrivo.

(2) Vedi D. 39.

43

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 2944/1095. Berna, 2 maggio 1941 (per. il 6).

La reazione della stampa italiana e il radiodiscorso di E. M. Gray hanno prodotto qui una profonda impressione: paura e rimorsi, sia presso il governo federale sia negli altri circoli politici e giornalistici, temendo seriamente molti che l'attacco della nostra stampa fosse preludio a un attacco politico e magari militare da parte dell'Asse, sentendo tutti o quasi tutti che la responsabilità stava tutta da parte svizzera. Un commento di Megerle nella Borsenzeitung ha aumentato la penosa impressione e la paura. Il governo ha fatto venire a Berna i ministri di Roma e di Berlino per essere informato della situazione. Il presidente della Confederazione. Wetter, mi ha parlato due volte, rammaricandosi sempre che si fosse venuto a un urto così forte (2): riconosceva gli errori e i torti dell'Agenzia Telegrafica Svizzera, della stampa e di una parte del pubblico, asseriva però che la nostra reaz:one era stata troppo forte e che preso in blocco il popolo svizzero è amico dell'Italia. Gli ho risposto che un'azione può essere calcolata, una reazione no, specialmente in un popolo in guerra, che ha mostrato molta pazienza ed è suscettibilissimo del suo onore, e sensibilissimo in tutto quanto concerne il suo Esercito; in quanto a quei sentimenti del popolo, mi dispiaceva di non vederli espressi in nessun modo. Il presidente Wetter era rattristato perché Gray aveva attaccato anche il governo elvetico: gli ho fatto osservare che il governo, più volte avvertito del male che si commetteva, non aveva mostrato prima l'energia che voleva mostrare oggi e che non era colpa nostra se si era avuta la convinzione che il governo stesso mostrasse un'eccessiva tolleranza per l'anarchia della stampa tutta anglofila e soprattutto per l'Agenzia Telegrafica Svizzera, che, come ho detto all'an. Celio, sembra più potente del governo stesso. Com'era possibile che fossero sfuggiti al governo federale i ditirambi della stampa per la Grecia e per la Serbia, e che non ne avesse compreso le tristi conseguenze politiche? Anche il ministro di Germania ha fortemente protestato. Il presidente Wetter mi ha assicurato che il Consiglio federale

si rende conto della situazione, che si intende cambiar rotta e che egli stesso ha preso in mano l'inch:esta contro l'Agenzia Telegrafica Svizzera, con l'intento di rendere impossibili nell'avvenire le falsificazioni contro cui abbiamo protestato. Ho creduto assicurarlo che apprezzeremo quanto il Consiglio federale vorrà fare, ma ho soggiunto che i guasti operati dagli svizzeri nell'opinione pubblica italiana a loro danno erano così gravi che ci vorrà molto più lavoro di quanto egli credeva per ripararli.

Giorni sono, il Consiglio federale ha convocato direttori e redattori dei principali giornali e il Pilet-Golaz ha parlato a essi molto energicamente, rilevando i pericoli nei quali gli errori della stampa avevano gettato il paese e rilevando soprattutto il dovere che avrebbero avuto di rispettare l'Italia e di compensare con favorevoli sentimenti quanto essa aveva fatto per la Svizzera durante la guerra. Ha protestato un socialista appoggiato da qualche ultrademocratico reclamando libertà di giudiz:o per la stampa, ma in generale ha colpito i giornalisti l'esser messi direttamente davanti alla loro grave responsabilità.

Intanto da alcuni giorni la stampa fa sforzi visibili per prendere un atteggiamento più neutrale: non arr1va però ad atteggiamenti favorevoli. L'Agenzia della Stampa media (Mittelpresse) si è messa a disposizione della Legazione e ha pubblicato un articolo sul valore che ha l'Italia per la Svizzera, articolo riprodotto da molti giornali e commentato anche da uomini polit'ci importanti, come il Gut. Alcuni quotidiani hanno scritto di loro iniziativa -proprio alcuni dei più responsabili, come il Journal de Genève -sulla necessità di non turbare con notizie false o con inopportuni commenti le relazioni con l'Italia. Il carico di coscienza e l'impaurimento hanno avuto effetto. Ma già altre volte sono stati espressi i buoni propositi che si risentono questi giorni e poi l'istinto democratico ha ripreso il sopravvento. Bisognerà quindi attendere per giudicare il valore delle intenzioni attuali, che possono essere sincere, ma insufficienti presso il Consiglio federale (capace solo di parlare e fidente solo nella sua parola) e non sono sincere e perciò forse provvisorie nella stampa, credula che pochi articoli possano ammansire l'opinione pubbl:ca italiana.

(l) -Il presente rapporto recn il visto di Mussolini. (2) -Si riferisce alla nota di protesta presentata il 7 aprile dalla legazione d'Italia al Dipartimento politico federale svizzero (una precedente nota verbale era già stata presentata il 21 marzo) contro le «notizie false e indegne della situazione delle truppe italiane in Abissinia» divulgate dall'Agenzia telegrafica svizzera.
44

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. PER TELESCR. 12691/690 P. R. Berlino, 3 maggio 1941, ore 14,30.

Personale per l'Eccellenza il Ministro.

Ho visto il Ministro von Ribbentrop. Nulla osta in via di principio alla occupazione militare da parte di truppe italiane del territorio fino alla frontiera segnata con la linea di color bleu chiaro quale risulta dalla carta consegnata a

V. E. a Vienna. Il Ministro Ribbentrop ha fatto però presente che, essendo presumibilmente tale zona occupata da truppe tedesche, egli desidera mettersi preventivamente d'accordo con lo Stato Maggiore germanico perché siano impartiti gli opportuni ordini. Per questo si è riservato darmi una precisa risposta entro uno o due giorni (1).

Per Florina non ho potuto avere nessuna risposta definitiva.

Circa noto incontro Ribbentrop mi ha detto di non potere per ora farmi alcuna comunicazione essendo il Fiihrer ancora molto impegnato per tre o quattro giorni. Anche domani infatti vi sarà una importante manifestazione che è tenuta molto segreta ma che ritengo si concreterà in un grande discorso del Fiihrer (2).

45

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 3932/191 R. Bagdad, 3 maggio 1941, ore 16,40 (per. ore 7,05 del 4).

Gailani e Sciabandar, segnalando quanto già mi avevano caldamente raccomandato ieri mattina (3) nel comunicarmi inizio ostilità da parte inglese hanno stamane fatto presente urgenza avere notizie circa aiuti che Asse è pronto dare loro e sulla estrema necessità di una immediata manifestazione sia pure tangibile della volontà Asse appoggiare loro azione. Il fatto nuovo dell'avvenuta presa di posizione di questo Governo -che è seguito dall'intero Paese -rappresenta, secondo loro, adempimento di tutte le condizioni per ottenere aiuti richiesti. Essi attendono ora arrivo forze aeree itala-tedesche oltre per immediata necessità militare anche per poter mostrare al popolo iracheno, che lo spera, di avere a suo lato le invincibili potenze Asse e di non trovarsi solo di fronte Inghilterra; loro azione fiancheggiatrice gioverà anche direttamente all'Italia e alla Germania non fosse altro impedendo al comune nemico la formazione di una linea di resistenza e di rifornimento ad oriente dell'Egitto. In tali condizioni ritengo urgente ora -mentre la situazione di Gailani si presenta solida ed il Paese è pieno di entusiasmo e di slancio -poter dare al più presto rassicuranti informazioni.

Il solo annunzio degli aiuti predisposti, s a pure in forma generica per ovvie precauzioni di carattere militare, avrebbe certo in questo momento ripercussioni non solo in Iraq ma nell'intero mondo nazionalista arabo.

Il ritardo invece nel rassicurare questo Governo potrebbe in prosieguo di tempo determinare un raffreddamento nello slancio ed entusiasmo dell'esercito e del popolo e mettere il Governo in serio imbarazzo con nostro evidente pregiudizio.

Ciò tanto più qualora le buone notizie della giornata di ieri (primo bollettino di guerra iracheno annunzia che 26 apparecchi inglesi sono stati abbattuti

-o distrutti ad Habbanya) dovessero essere seguite da altre meno confortanti.

Superfluo prospettare che, qualora forze aeree tedesche dovessero atterrare in Iraq, anche presenza di solo qualche aereo italiano gioverebbe immensamente al nostro fine nel mondo arabo e non lascierebbe sfuggire dalle nostre mani il frutto della lungimirante politica del Governo fascista nei paesi arabi (l).

(l) -Vedl D. 51. (2) -Il pr~sente tl·lcgramma è stato vistato da Mussollni e da Ciano. (3) -Vedl D. 40.
46

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. RR. S. N. D. 3970/216 R. Mosca, 3 maggio 1941, ore 20,20 (per. ore 5 del 5).

Mio collega tedesco tornato a Mosca pr:ma visita di due settimane in Germania mi ha detto che alla vigilia della sua partenza da Berlino è stato ricevuto dal Fuehrer. Questi gli avrebbe fra l'altro dichiarato che Germania non ha intenzione attaccare U.R.S.S. ma che Stato Maggiore tedesco deve prendere tutte necessarie misure di precauzione contro qualsiasi eventualità.

Fuehrer ha dato tuttavia alcune istruzioni che gli permettono prendere iniziative per chiarire situazione con questo Governo.

Sebbene mostrasse di non vedere alcuna seria ragione d: rottura Ambasciatore di Germania mi è sembrato preoccupato circa futuro sviluppo delle relazioni tedesco-sovietiche le quali rimangono alquanto incerte e potrebbero sboccare in una crisi perico:osa qualora tardasse a verificarsi necessaria chiarificazione dell'atmosfera resa oscura persistente rumore di imminente conflitto che sembra originato anche da fonte tedesca.

47

IL CONSOLE GENERALE A BERLINO, RENZETTI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Roma, 3 maggio 1941.

L'Eccellenza Ciano mi ha rivolto delle domande alle quali non mi sembra di aver dato delle risposte esaurienti. Rimedio ora con quanto ho scritto nei foglietti allegati.

Ti prego di volermi scusare il disturbo...

ALLEGATO

Roma, 3 maggio 1941

Le masse tedesche disilluse già nello scorso anno, nutrono molto scetticismo sul

rapido concludersi del conflitto. Nella loro maggioranza sperano o credono nella vittoria

finale, hanno il terrore di un nuovo inverno di guerra anche perché temono nuove e più

forti privazioni, bombardamenti aerei più intensi.

Molte personalità sono del parere che il conflitto non potrà terminare nell'anno,

ma non escludono però la possibilità di un collasso inglese nei prossimi mesi. Altri

invece ritengono per fermo alla fine della guerra nel corrente anno; segnalo ad esempio

che in alcuni ambienti del ministero esteri, qualche giorno prima del trattato con la ex

Jugoslavia, si affermava essere all'alba della pace!

Hitler nei mesi scorsi, ha fatto comprendere a più di uno, di ritenere per certa una decisione nell'anno. A me ebbe a dire solo quanto ho riferito nel mio rapporto del 3 aprile scorso. (l)

Una personalità da curare mi sembrerebbe sia il Ministro Hess, la cui posizione, negli ultimi mesi, si è rafforzata. Hess mi sembra ben disposto verso l'Italia. Altre personalità da non trascurare, a mio subordinato giudizio, Lutze (previde che gli iugoslavi non avrebbero tenuto fede al Patto, non ha maicreduto alla fine rapida della guerra, non nutre simpatie per i metodi di Himmler, ed è ben visto nell'esercito), il generale Epp preinsediato ministro delle colonie e Kerrl, che da Ministro della religione vorrebbe diventare ministro della giustizia.

Tutti i tedeschi sono convinti della esistenza di una profonda e sincera amicizia fra il Duce e Hitler. Amici dell'Italia si augurano gli incontri tra i due Capi siano più soventi.

Il Ministro Darré desidererebbe trovarsi col Ministro Tassinari per discutere i problemi della alimentazione; Goring vorrebbe incontrarsi con il Duce e con il generalE> Pricolo.

(l) -Ritrasmcsso a Berlino (T. s. n. d. 15069/678 P. R. del 6 maggio, ore 5,30) con l'aggiunta della seguente ir,tru>.ioroe: « Pregasi portare quanto precede a conoscenza di codesto Governo. Questa ambasciata teclP<ca già informata». (2) -Ed. parzialmente in M. ToscANO, L'inte1·vento dell'Italia contro l'Unione Sovietica nel 1941 visto dalla nostra ambasciata a Mosca, in <<Nuova Antologia >>, vol. 484 (gennaio-aprile 1962), p. 300.
48

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 3964/22 R. Zagabria, 4 maggio 1941, ore 2 (per. ore 13).

Negoziazioni svolgonsi da tre giorni tanto piano, che mi fanno prevedere difficile e quasi impossibile raggiungere l'accordo per italiani. Non ho ancora trattato concessione sindaco croato città secondo le istruzioni Duce. Poiché ritengo che motivi situazione interna adottati per non aderire nostra richiesta non abbiano valido fondamento ma siano argomento per protrarre negoziazioni sino ad ottenere nostra rinuncia, manterrò domani rigido atteggiamento proponendo per ultimo formula autorità cittadine croate ad eccezione amministrazioni giustizia tribunali misti. Ho pregato dr. PAVELIÉ porre termine alle troppe consultazioni con suoi collaboratori e con gli stessi elementi dalmati che gli stanno intorno; gli ho chiesto dedicare giornata domani definire con me sostanza trattato che egli nuovamente voleva sottoporre a Commissione giuristi in quanto riguarda garanzia, Unione Doganale e controllo militare.

8 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

PAVELIÉ mi ha informato che questo Ministro di Germania ha avanzato richiesta largo tratto territorio Zemun dove vorrebbesi trasferire Capitale Serbia; ha soggiunto che prestigio suo Governo sarà indebolito da questo nuovo colpo.

(l) Non pubblicato.

49

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4007/261-262-263 R. Tokio, 4 maggio 1941, ore 8,40 (per. ore 18,30).

Per. S. E. il Ministro.

l o -Impegno delle due parti di non ricorrere alla guerra di loro iniziativa pur conservando libera propria politica;

2° -Stati Uniti raccomanderebbero pace a Chung King sulla base dei noti tre principi evasivi di Konoye e su quelli più recentemente enunciati dal Governo giapponese per questione cinese;

3° -Due Paesi normalizzerebbero ed intensificherebbero loro rapporti e scambi economici, collaborando per assicurare rifornimento materie prime nei Mari del Sud;

4° -Governo americano riconoscerebbe Manciukuò e Giappone accetterebbe garantire insieme Stati Uniti d'America integrità Filippine.

(261) Matsuoka ha dato oggi a me ed a questo mio collega di Germania seguente notizia con preghiera di comunicarla ai nostri Governi, per loro informazioni strettamente confidenziali. Essa sarebbe nota soltanto ad un ristretto numero di persone sia a Washington che a Tokio, che questo stesso Ambasciatore degli Stati Uniti non ne sarebbe al corrente e che conviene pertanto che la cosa rimanga per il momento segreta. Il 16 aprile e cioè quando Matsuoka era ancora in viaggio per Mosca e Tokio, Ambasciatore del Giappone Nomura ha comunicato telegraficamente qui un progetto formulato da Roosevelt per un accordo nipponlco-americano avente scopo porre relazione fra i due Paesi sopra una base di amicizia, assicurando pace nel Pacifico e prevenire estensione guerra Estremo Oriente:

(262) Proposta Roosevelt è in questi giorni esame fra i principali membri del Gabinetto Konoye e Matsuoka riesce con molta difficoltà a parare attacchi dei sostenitori di una accettazione sollecita del progetto stesso, avversari personali di Matsuoka ma soprattutto partigiani di una intesa utile praticamente ed immediata con Washington. Attacchi sono forti ed ove Matsuoka non riesca a manovrare abilmente non è detto che egli non possa anche trovarsi costretto alle dimissioni. Sul momento egli cerca di prendere tempo e starebbe studiando possibilità di avanzare idea, come controproposta, di un patto di neutralità nippo-americano sul tipo di quello nippo-russo, ma con esplicita riserva degli obblighi derivanti al Giappone dal Patto Trlpartito. Matsuoka confida che in questo momento per lui assai difficile non gli verrà meno l'appoggio e la fiducia personale che gli è stata assicurata durante le sue recenti visite a Roma e Berlino. Egli considera che un patto di neutralità quale egli si proporrebbe di formulare rafforzerebbe situazione creata dal Tripartito. Già anticipato le mie personali impressioni circa pericoli di una trattativa che, mentre da Washington viene proposta con scopi contingenti anche troppo evidenti, potrebbe ledere spirito e lettera del Tripartito e portare praticamente ad una rinunzia da parte del Giappone, contro vantaggi economici momentanei e nascere disaccordi, alla speciale situazione che è nel programma nipponico sulla base dello stesso Triparttto in Asia Orientale e particolarmente in Cina. Matsuoka è in difficoltà specialmente perché si rende conto di tale pericolo. Intanto lancerà stasera a nome Ura un messaggio per Hull per far pazientare Washington. Ne riassumo con telegramma successivo parte sostanziale. Avverto che codesta Ambasciata del Giappone non (dico non) è al corrente della questione.

(263) Messaggio Matsuoka per Hull si inizia giustificando ritardo col quale potrà rispondere alla proposta di Washington per varie circostanze pratiche e soprattutto per il ponderato esame che esige la materia. Aggiunge che ritiene utile intanto prospettare alcune osservazioni da lui fatte durante il suo recente viaggio in Europa, che sono seguenti: «I Capi dei Governi italiano e tedesco sono decisi a rifiutare pace negoziata. Essi esigono capitolazione. Considerano guerra già vinta allo stato delle cose attuale. Colla espulsione delle truppe britanniche dai Balcani non vi è più un solo soldato inglese sul cont"nente europeo mentre Russia sovietica adduce rifornimenti Potenze Asse Roma e Berlino di ciò di cui abbisogna. Capi dei Governi Asse Roma-Berlino ritengono che intervento Stati Uniti d'America non muterebbe esito finale guerra pur riconoscendo che la protrarrebbe». Quali che siano al riguardo opinioni Governo americano Matsuoka considera sempre utile che a Washington si sappia come si pensa dall'altra parte. Mentre si riserva naturalmente parere su questo punto, conferma sua convinzione ripetutamente espressa che intervento americano condurrebbe a crollare civiltà moderna. La chiave per impedire simile deprecato evento è nelle mani del Presidente degli Stati Uniti. Matsuoka conclude dichiarando «non esservi bisogno di aggiungere che Giappone non può e non vuole fare nulla che possa minimamente influire sfavorevolmente sulla posizione della Germania e dell'Italia alle quali esso è legato da vincoli d'onore quale firmatario del Patto Tripartito ». Esprime fiducia che simile premessa da parte Giappone incontrerà certamente piena comprensione di Hull.

50

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, FORNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. 3691/9/4 R. Atene, 4 maggio 1941, ore 10,40 (per. ore 14,30).

Mio telegramma n. 3 (1).

Altenburg mi ha detto che Luvaris insiste dimissioni e che con lui si sono

aggiunti anche Ministri Logothetopoulos e Hagimihali. Evidentemente si tende

in tal modo esercitare pressione su autorità tedesche offrendo dimissioni che,

se rese di pubblica ragione, sarebbero interpretate come un insuccesso.

E da parte tedesca si comincia a ricredersi su opportunità creazione Go

verno.

(l) T. 3904/3 R. del 3 maggio, ore 20,40, non pubblicato; riferiva circa il rifuito di prestare giuramento del ministro dell'Istruzione, Luvaris.

51

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 12814/697 P. R. Berlino, 4 maggio 1941, ore 11,30.

Per Ministro Ciano.

Ribbentrop mi comunica (l) che essendosi messo subito in rapporto con Alto Comando tedesco è lieto di confermare che nel settore sud truppe italiane possono procedere all'occupazione del territorio fino alla linea blu chiaro e precisamente nel tratto compreso fra Tetovo e Struga. Per quanto invece riguarda il settore più a nord Ribbentrop avanza il vivo desiderio e la precisa richiesta che l'occupazione si limiti per adesso fino alla linea di demarcazione già stabilita direttamente fra i due Alti Comandi, linea compresa nel tratto fra Skoplje e Mitrovitza. Ciò è giustificato dal fatto che l'Alto Comando tedesco ha necessità di servirsi ancora per poco tempo di quella linea ferroviaria (2).

52

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO, SERRANO SUER (3)

L. P. 1/01834. Roma, 4 maggio 1941.

Di ritorno a Roma dopo aver partecipato per alcuni mesi alle operazioni

aeree sul fronte greco, desidero inviarti un cordiale saluto.

Ho seguito e seguo con vivo interesse l'opera che tu svolgi per il rinnovamento del tuo Paese. Il tuo ultimo discorso è stato una potente affermazione ed ha avuto larga eco: il Duce, che lo ha letto con grande attenzione, lo ha approvato nei più lusinghieri termini. La tua intransigenza nel rivendicare i diritti della Falange risponde appieno alla concezione rivoluzionaria mussoliniana. E come certo ricorderai, il Duce ti disse che anche per la Spagna era necessario un << 3 gennaio~. dopo di che potrete anche voi, come nel 1925 fu fatto in Italia, adottare quella linea di azione politica che fu sintetizzata nella formula «tutto il potere a tutto il Fascismo ~. Nessuno più di Te, così legato al Caudillo da vincoli di tanto intima devozione, e che tanto hai fatto e sof

ferto per il movimento, nessuno può rendersi migliore interprete e realizzatore

di questa necessità della rivoluzione falangista.

Ho ammirato anche l'energia con cui Tu hai rivendicato alla Spagna il diritto d'azione nel campo internazionale e hai fatto pubblicamente conoscere il tuo pensiero verso le demoplutocrazie. Ciò va molto bene. Tu sai quanto il Duce e l'Italia siano stati e siano rispettosi della assoluta indipendenza della Spagna nel decidere circa il suo atteggiamento nel conflitto. Voi soli potete giudicare quanto conviene fare per il bene del Vostro Paese e quando conviene farlo. Ma è certo che la Spagna non può avere altro posto se non a fianco dell'Italia e della Germania, e che gli eventi passati come quelli futuri sono destinati a rendere sempre più intima ed operante questa unione. Nella sicura vittoria degli Stati Totalitari sta il nuovo grande destino della Spagna.

Spero, caro Ramon, di aver un giorno non lontano l'opportunità ed il piacere di trovarmi ancora con te. Tu sai quanto la Tua compagnia e la nostra amicizia mi siano care (l) .

(l) -Vedi D. 44. (2) -Il presente telegramma reca il visto di Mussol!n!. (3) -Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 658-659.
53

IL SENATORE DUDAN, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO. Roma, 4 maggio 1941.

È da cinque giorni che al Senato del Regno e per Roma circolano con insistenza voci -si dice provenienti da ambienti del Ministero Esteri -affermanti che tra Roma e Zagabria (quasi fossero due fattori equipollenti) si svolgono trattative circa la delimitazione del futuro possesso italiano in Dalmazia; fino a ieri, si diceva, Zagabria ci concedeva in terraferma la parte assegnataci nel Patto di Londra del 1915; oggi sarebbe arrivata a concederci anche Traù, ma per mandato; e la «battaglia» ora si svolgerebbe intorno a Spalato; e così via ...

Da parte mia non ho creduto e non credo alla serietà di tali trattative, anche se -per qualche commedia diplomatica -se ne fingesse lo svolgimento, perché:

l) il giorno che si proclama l'annessione all'Italia di Lubiana «etnicamente compatta slovena » nessuno può pensare alla rinuncia non di Spalato

o di Ragusa, ma nemmeno di una borgata interna della Dalmazia la quale dal 1880 ebbe ininterrottamente da secoli interamente italiane le amministrazioni provinciale e comunali;

2) oggi noi abbiamo dal nostro alleato -lo ha detto Hitler pure or ora nel suo discorso al Reichstag -assolutamente carta bianca per la delimita

zione del nostro confine adriatico; come giustificheremmo noi oggi la pm piccola rinuncia, se demmo la croce addosso agli Orlando, Nitti e Giolitti, che avevano contro di loro alleati e non alleati?

3) E ciò avverrebbe proprio, mentre Germania, Bulgaria, Russia e Ungheria si prendono tutto quel che vogliono e la stessa Croazia arriva a prendersi tutta la Bosnia-Erzegovina, non interamente croata, estesa e ricca oltre ogni sogno croato?

4) Non è serio supporre che i croati irredentisti (e ce ne saranno sempre dall'Istria, dal Fiumano e dalla Dalmazia, anche intorno a PAVELIÉ) ci diventeranno amici per un paio di porti concessi loro in Dalmazia; bisogna tener presente che di <<profughi irredentisti croati fiumani e istriani » pullulano le classi dirigenti delle maggiori città in Croazia e fino ad ieri a Zagabria si pubblica [va] il giornale più feroce antitaliano !stria. Dovremmo avere ancora padroni in qualche porto del nostro Adriatico questi irredentisti antitaliani, che non nascondono le loro speranze nella vittoria dell'Inghilterra e degli S.U.A.? Che pochi giorni prima della nostra occupazione, a Spalato Almissa e Sebenico, hanno compiuto atti di sabotaggio con bombe esplosive e incendiarie contro le navi nostre e germaniche? Che oggi anche traverso i loro correligionari politici «jugoslavi» in America ripetono -per mezzo le radio americane e inglesi -tali loro speranze e incitano a nuovi atti di sabotaggio?

5) La posizione di PAVELIÉ -oggi italofilo -non è molto sicura né può essere eterna in Croazia; ed è prevedi bile che la Croazia finisca un giorno con subire anche politicamente l'influsso germanico, come oggi lo subisce quasi interamente nel campo economico; di modo che i due porti in Dalmazia, invece di darci l'amicizia dei croati, servirebbero all'economia germanica già oggi, e in seguito anche alla politica germanica nell'Adriatico; in altri termini: la Croazia con gli eventuali suoi porti in Adriatico ridiverrà quello che già fu dal XV secolo, punta avanzata Austriaca-Germanica in Adriatico; impediamolo, finché possiamo.

6) La Germania ha acquistato quasi tutte le r:cchezze minerarie, forestali, industriali in Croazia; [. . .] dice che uomini politici tedeschi fra cui Goering (che più volte soggiornò a Ragusa), abbiano acquistato o stiano acquistando ville a Ragusa e dintorni come avevano fatto prima anche gli inglesi.

7) II Governo di PAVELIÉ ha mandato a Berlino come suo Ministro plenipotenziario un dalmata di Spalato, il dott. Benzon (evidente famiglia italiana: sua madre una Benvenuti era italianissima, così pure suo bisnonno Vincenzo; suo padre faceva il croato perché Professore austriaco).

8) I rinunciatari Giolitti e Sforza pretesero di aver sacrificato la Dalmazia per salvare la vigilantissima Fiume e i confini militari di Trieste e dell'Istria; sono certo che non si vorrà il bis in idem.

9) Infine ogni mutilazione della Dalmazia perpetuerebbe in Italia l'irredentismo per la Dalmazia mutilata.

Mi permetto di dire al Duce tutto ciò, perché nella divulgazione delle surriferite voci di rinuncie è evidente un disfattismo atto ad abbassare gli entusiasmi della Nazione ed a colpire il Fascismo e il Duce. Mi permetto di allegare copia di un mio articolo (1), che tratta di questo argomento.

(l) Dopo aver riletto la lettera dattiloscritta, Ciano vi aggiunse a mano la seguente postllla:"Vedo le recenti manifest.az~oni della politica francese e meritano molta attenzione: la Francia è nuovamente In cerca di espedienti che possano mlgllorarne la posizione. Ma è chiaro che Il suo gtoco può ess<·re dannoso per tutti e soprattutto per la Spagna».

54

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 12905/26 P. R. Zagabria, 5 maggio 1941, ore 0,30 (per. ore 4,40).

Dottor PAVELIÉ prega V. E. voler sottoporre al Duce seguente telegramma:

<<Vostro Incaricato di Affari Dottor Casertano mi ha detto che istruzioni da Voi ricevute (2) escludono possibilità rinuncia Spalato e mi ha illustrato motivi nazionali ideologici e fascisti che impediscono farlo.

Abbiamo raggiunto accordo confini salvo riserve da parte croata per Arbe e distretto Delnice Cirquenizza e Novi ovest Fiume.

Per Spalato dottor Casertano propone seguente soluzione che però deve essere sottoposta Vostro accoglimento: la città limitatamente al centro e sobborghi all'Italia che, riconoscendo prevalenza etnica croata, concede allo Stato indipendente di Croazia amministrazione comunale ... (3) indagini polizia e gestione finanziaria croate; giustizia verrebbe amministrata per la minoranza italiana, da Tribunali Misti croato e italiano. Apposita Commissione regolerà quanto sopra. Bandiera italiana avrà accanto bandiera croata. Altra convenzione regolerà insegnamento lingua, storia, letteratura italiane a Spalato come in tutta la Dalmazia croata. Permettomi farVi presente che pur non respingendo tale proposta nella quale riconosco sforzo buona volontà Vostro Incaricato [di Affari] mi rivolgo alla comprensione di magnanimo Condottiero, che tanto avete fatto per l'indipendenza mia Patria e molto siete disposto ancora a fare, per chiederVi considerare situazione giovanJssimo Stato ed esaminare un'altra proposta che io sottometto a Voi e cui accoglimento susciterebbe massimo consenso ammirazione per Voi e maggiore gratitudine tutto il popolo croato. Iio so Duce che bandiera italiana che raccolse il corpo di un Vostro purissimo eroe Giovanni Randaccio fu dal Poeta d'Annunzio custodita per donarla

a Spalato il giorno fosse divenuta italiana, che alla bandiera fu tolto ora è poco il lutto in occasione della occupazione della città da parte delle truppe italiane. So, che quella bandiera sventola ora su castello di Spalato ed è questa una gioia che per lunghi anni avete atteso ed avete meritata.

Ma dal momento che l'offerta della Corona di Zvonimiro è stata accettata da

S. M. il Re d'Italia che ha designato come fondatore della nuova dinastia croata

S.A.R. il Duca di Spoleto, io credo che bandiera di Randaccio potrebbe con gesto grandemente simbolico e ... (4), dono della città di Spalato che Voi gli fareste e

che egli riceverebbe da Voi come un bene inalienabile feudo della Corona. Se mi sarà consentito di vederVi, per esporVi la situazione generale che mi sta tanto a cuore, Vi illustrerò anche proposta che ho sopra accennato lasciando a Voi decidere e assicurandoVi che Vostra risposta concluderà negoziazione relativa confini. PAVELIÉ ».

Nel trasmettere comunicazione PAVELIÉ, testualmente informò che il documento corretto suo pugno e firmato trovasi miei mani. Credo che egli sarebbe lusingato se della sua simbolica proposta qualche cosa almeno rimanesse nella decisione che vorrà prendere Duce.

Per quanto riguarda riserve fatte da lui per Arbe e distretti Ovest Fiume faccio presente che ho chiesto anche questi ultimi, che non erano compresi nella linea rossa tracciata nella carta consegnatami da V. E., per avere possibilità ottenere soltanto Arbe... nella risposta che verrà data pregherei far cenno Arbe italiana e cessione distretti.

Permane irrisolutezza per termine «unione doganale» al quale PAVELIÉ vorrebbe sostituire altra parola meno impegnativa, mentre ritiene accettabile clausole garanzia e militari (l).

(l) Allegato al documento vi sono tre colonne di bozze dalle quali pe1·ò non risulta In qualegiornale dovevano essere p·.1bbl1cate.

(2) Vedi 0. CIANO, Diario, clt., p. 506.

(3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Tre gruppi errati». (4) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Dieci gruppi saltati».
55

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 118/121 R. Roma, 5 maggio 1941, ore 2,15.

Vostro n. 166 (2).

Governo italiano ha deciso in massima concedere Governo Iraq una prima apertura di credito che rappresenterà un prestito da regolarsi a suo tempo in base ad accordi da stabilirsi.

Considerata impossibilità procurarsi ingenti quantitativi di dinari iracheni, appare necessario inviare costì a mezzo corriere speciale somma occorrente in altra valuta. Telegrafate se possano invlarsi sterline carta. In caso negativo indica te se si desiderino dollari americani in biglietti ovvero oro monetario ( 3).

56

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 12922/701 P. R. Berlino, 5 maggio 1941, ore 12,30.

Per Ministro Ciano.

Problema trasporti risultami costituire massimo ostacolo regolare decorso forniture all'Italia dalla Germania e dai paesi occupati e controllati dal Reich.

Ho motivo di ritenere che fra breve in dipendenza nuove necessità carattere militare difficoltà predette si aggraveranno in misura superiore ad ogni previsione. In vista di ciò ritengo opportuno realizzare con urgenza contatti di carattere permanente con Berlino fra nostre ferrovie e quelle tedesche affiancando opera Consigliere commerciale con funzionario ferrovie già pratico ambiente. Prego telegrafarmi vostre decisioni (1).

(l) -Il presente telegramma reca il visto di Mussolini. Per la risposta di Ciano vedi D. 63. (2) -Vedi D. 3. (3) -Per la risposta di Gabbrielli vedi D. 57.
57

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4039/203 R. Bagdad, 5 maggio 1941, ore 23,20 (per. ore 7,10 del 6).

Telegramma di V. E. n. 121 (2).

Ho comunicato Gailani decisione in massima adottata R. Governo per il noto prestito Governo Iraq. Notizia ha molto confortato Primo Ministro che non ha mancato di considerarla come primo tangibile segno concreto solidarietà da parte dell'Italia. Egli ha pregato far pervenire V.E. suoi più vivi ringraziamenti. Circa valuta da mandare qui per corriere mi ha detto che sterline carta non possono essere utilizzate se non per quantitativo molto limitato; dollari carta sarebbero parzialmente accettabili ma, almeno per una parte della somma, è indispensabile invio di oro monetato. Telegraferò comunque al ministro Iraq a Roma mettersi a disposizione di codesto Ministero per modalità firma del relativo accordo.

Non c'è bisogno aggiungere come stia a cuore di questo Governo potere contare sulla apertura di credito e sull'invio delle valute il più urgentemente possibile.

58

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 13482/977 P. R. Berna, 5 maggio 1941, ore 24 (per. ore 6del 6).

Ho parlato oggi con Consigliere I<,ederale Pilet Golaz circa mancata risposta affermativa nelle trattative per il conto due del clearing. Mi ha detto che non avevano accettato nostra domanda perché non potevano dare l'impressione di cedere sotto la pressione di una campagna di stampa quale s'era avuta in Italia contro la Svizzera. Gli ho risposto che cosi a un errore veniva aggiunto un altro errore, a un malcontento un altro malcontento e che avrebbe fatto meglio, dopo tanti mesi di trattative, darci soddisfazione. Pilet Golaz mi ha dichiarato che credeva le trattative non interrotte. Gli ho fatto sapere che Masi

ss

era partito e che R. Governo avrebbe oggi conosciuto il rifiuto svizzero del che

Pilet mi è sembrato imbarazzato. Il Ministro di Germania poco informato sulle

trattative economiche tedesco-svizzere esclude però che svizzeri (come fatto pre

paratorio a soluzione) abbiano vincolato concessione credito a una regolazione

della questione dei certificati controllo esportazione. Gli svizzeri dichiarano che

loro industrie non potrebbero fornire se non in parecchi anni merce equiva

lente al centinaio di milioni (sarebbe circa mezzo miliardo) che Germania chiede

in conto separato simile al nostro, e ha vincolato concessione credito a forni

tura carbone ferro merci giacenti in vari paesi occupati. Questione dei certificati

citati sarebbe quindi del tutto secondaria.

Prego comunicare immediatamente questo anche a Masi.

(l) -Ciano rispose col". T. s. n. d. 15251/690 P. R. del 6 maggio, ore 23, quanto segue: «Avvaletevi ing. Vanni che avrete cura preavvertire direttamente essendo egli in grado di dare al Consigliere Commercia!P. tutte le Informazioni necessarie e occorrendo dl procurarsele rapidamente». (2) -Vedl D. 55.
59

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 4030/15/11 R. Zagabria, 5 maggio 1941 (per. il 6).

Sono stato informato da buona fonte che Macek, il quale trovasi come è noto in campagna a una trentina di chilometri dalla città, viene frequentemente avvicinato da agenti propaganda straniera.

Notizia mi è stata confermata da questo Ministero Interno che non ha saputo precisarmi se trattasi di agenti Intelligence Service o altra nazionalità. In proposito risulterebbe a detto Ministero che Macek avrebbe detto ad un ufficiale tedesco che passa va per caso nei pressi sua casa di campagna e che lo interrogava in merito suo atteggiamento di fronte situazione interna quanto segue:

«Sono sicuro che attuale governo croato è sulla buona strada. Esso potrà uscire consolidato se le notizie che si attendono circa stabilimento relazioni con grandi Potenze Asse saranno tali da recare sicuri e concreti vantaggi soprattutto economici al popolo croato. Sotto aspetto politico tutto dipenderà dalla definizione confini coll'Italia, Serbia, Ungheria e soprattutto da quello che sarà deciso per la Dalmazia».

Seguaci Macek, specialmente se appartenenti ad ambienti colti, hanno frequenti contatti con alcuni esponenti questo Governo; in particolar modo col Ministro Forze Armate Generale Kvaternik e col Ministro Budak dell'Educazione Nazionale. Tali contatti vengono spiegati, come mi ha detto il Dottor PAVELIÉ che ho intrattenuto in merito -con l'opportunità di attrarli nell'orbita attuale regime, dando ad essi impieghi e qualche volta posti comando di second'ordine.

Dottor PAVELIÉ mi è apparso tuttavia preoccupato per la frequenza con cui si verificano incontri tra seguaci Macek ed i due Ministri sopranominati, specialmente perché non sempre egli ne é stato informato. A proposito del Ministro Budak mi ha detto che va accorgendosi <<trattarsi soprattutto di uno scrittore, che non rivela accorgimento politico e che dimostra a volte leggerezza e impulsività».

Del generale Kvaternik mi ha detto che è « troppo buono e che ritenendo

che anche gli altri lo siano può farsi abbindolare».

In altri termini questi due fedeli compagni di PAVELIÉ nel tempo della cospi

razione, non dimostrano, oggi che sono ad alti posti di responsabilità politica,

di essere all'altezza della situazione. Per Budak non c'è molto da preoccuparsi se

egli limiterà la sua attività al campo assegnatogli dell'educazione nazionale; per

Kvaternik invece la cosa è più grave non soltanto perché ha nelle mani le

forze armate, ma anche perché è stato lui a proclamare il governo rivoluzionario

e lo Stato libero di Croazia.

PAVELIÉ mi è parso alquanto sfiduciato, forse più del necessario. Egli rivela

animo tentennante e impressionabile; dà molto peso ai legami personali e

spende tutta la sua energia nel lavoro (qualche volta anche inutile per le troppe

consultazioni con uomini di scarsa importanza) tanto da non trovarne più per le

decisioni e allora ricorre e forme astratte, allontana gli occhi dalla realtà oppure

vede ingigantite le ombre ed adotta provvedimenti temporeggiatori.

60

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Zagabria, 5 maggio 1941.

Il Dottor Casertano mi ha comunicato questa mattina che avete accolto la

mia domanda di vedervi in uno dei prossimi giorni (1).

Vi ringraz~o dal profondo del cuore, lieto di ricevere direttamente i Vostri consigli, e sono sicuro che quanto Vi dirò sulla situazione generale avrà interesse, anche per Voi, e Vi darà ancora una prova della mia lealtà verso di Voi.

È mio desiderio che la Delegazione Croata che mi accompagnerà poi a Roma per l'offerta ufficiale della Corona a Sua Maestà e per assistere alla firma degli Accordi politici e confinari comprenda anche i rappresentanti delle diverse regioni, e mi occorre qualche giorno ancora per organizzare questo.

Vi prego perciò di rimandare questa manifestazione al giorno che stabiliremo assieme nell'imminente incontro.

61

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Zagabria, 5 maggio 1941.

Molto Vi ringrazio per l'interessamento che avete preso per fare accogliere il mio desiderio di vedere il Duce.

Vl prego di decidere Voi il giorno e il luogo del colloquio.

Sarà grande onore per me di poter rivedere il Duce e Voi.

Con rinnovato sentimento di profonda stima e amicizia.

(l) Vedl D. 54

62

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI

T. 120/127 R. Roma, 6 maggio 1941, ore 3.

Vostro 196 e seguenti (1).

Confermate codesto Governo che siamo disposti trattare su basi, condizioni e modalità che sono attualmente allo studio da parte nostri organi competenti e che vi saranno appena possibile telegrafati. Sottolineate che teniamo cioè naturalmente fede a quanto fu già a suo tempo comunicato a codesto Governo. Se trattative al riguardo non hanno sinora corso, ciò non è, come codesto Governo sa, attribuibile in alcun modo a noi, bensì ad esigenze e pretese britanniche, giudicate costì inaccettabili. Della nostra decisione di massima, codesto Governo potrà intanto avvalersi per arginare senz'altro pressioni nord-americane, giudicate costì improvvisamente irresistibili. Ricordate assicurazioni formalmente ed esplicitamente dateVi anche in recentissime occasioni dagli organi responsabili della Repubblica circa il proposito argentino di rispettare il nostro naviglio che ha trovato rifugio in codesti porti e le ovvie norme internazionali che lo proteggono. Converrà aggiungere che tale proposito costituisce per noi una prova del positivo atteggiamento co::;truttivo adottato dal Governo di Buenos Aires per il dopo-guerra, atteggiamento che, se mantenuto, avrà la sua indubbia risonanza nella politica commerciale post-bellica nostra e del continente europeo controllato dall'Asse nei confronti argentini. Necessità contingenti non dovrebbero prevalere su ben altrimenti imperiose esigenze del dopo-guerra.

63.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO

T. s. N. n. 15193/20 P. R. Roma, 6 maggio 1941, ore 6,30.

Personale per Casertano.

Vostro telegramma n. 26 (2). Comunicazione del dr. PAVELIÉ è stata letta col maggior interesse dal Duce, il quale è lieto dl incontrarsi col Poglavnik.

Quanto al contenuto della proposta di PAVELIÉ vorrete comunicargli che formula da voi suggerita per Spalato rappresenta una soluzione assolutamente minima che non ci consente nessuna ulteriore concessione. È superfluo ricordarvi motivi storici, politici e militari che stanno a fondamento del possesso italiano di Spalato e che non trovano certo riscontro nei titoli croati su queste città. D'altra parte, sp:rlto di amicizia e liberalità col quale intendiamo impostare

sin da ora i nostri rapporti con la Croazia è ancora provato dalla decisione che potete comunicare a PAVELIÉ -di rinunziare ai distretti di Delnice Cirquenizza e Novi, ferma restando bene inteso l'assegnazione dell'isola di Arbe all'Italia.

Ci attendiamo ora da PAVELIÉ adeguata comprensione nell'approvazione del Trattato italo-croato che dovrà assicurare ai rapporti tra i due Paesi quella base di effettiva concreta collaborazione che è nei desideri e negli interessi comuni.

(l) -Vedi D. 16. (2) -Vedi D. 54.
64

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4063/214 R. Bagdad, 6 maggio 1941, ore 21,35 (per. ore 3,45 del 7).

Precedenza assoluta.

Primo Ministro mi ha convocato massima urgenza e mi ha pregato trasmettere seguente messaggio personale per V. E.:

«Un centinaio aerei inglesi hanno sottoposto continuato intenso bombardamento forze Iraq ad Habbania. Artiglieria Iraq resa inservibile. Forze inglesi hanno travolto linea e con carri armati sotto protezione aerea avanzano direzione Bagdad combattendo contro forze Iraq. Comando predispone in fretta seconda linea difesa Eufrate ma teme che se aerei inglesi potranno continuare loro attività indisturbata impossibile arrestare avanzata inglese. Intanto aerei inglesi bombardato Bagdad praticamente indifesa. Mancato arrivo anche di solo pochi aeroplani amici potrebbe provocare demoralizzazione collasso esercito».

Ho assicurato Primo ministro che avrei immediatamente trasmesso suo messaggio a V. E.; non ho mancato tuttavia, per non creare pericolo illusione, di fare una netta riserva sulla possibilità effettuazione richiesto invio. Mi permetto aggiungere che considero situazione estremamente grave (1).

65

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 25/19. Zagabria, 6 maggio 1941. (2)

I motivi per cui il dott. PAVELIÉ ha chiesto di avere un colloquio col Duce sono, da quanto egli mi ha detto e da altri elementi che ho potuto raccogliere di ordine interno e di ordine internazionale.

Quella che PAVELIÉ definisce c situazione generale» nella lettera inviata al Duce il 5 corrente (3), è propriamente la sua posizione personale, di fronte: P) alla Croazia; 2°) alla Italia; 3°) alla Germania.

All'interno egli non si sente affatto sicuro, perché la lunga assenza dal suo Paese non gli ha permesso di avere molti e diretti contatti, e tanto meno di essere aggiornato sulla realtà politica, economica e sociale della Croazia. Egli si è accorto di questo, e ha voluto sin dai primi giorni della conquista del potere ricevere tutti quelli che chiedevano di vederlo, chiamare a sé uomini dalle provincie (Dalmazia compresa) per rendersi subito conto della situazione. Ma mentre si sobbarcava ad un enorme lavoro, si avvedeva che, più di lui, alcuni suoi collaboratori nel Governo erano in grado di intendersi tra loro e con gli altri sul terreno squisitamente politico, non soltanto interno, favoriti dal fatto che, quando egli era esule, essi stavano in patria a far politica.

Le incertezze e le resistenze che PAVELIÉ ha dimostrato nel corso delle negoziazioni con l'Italia si spiegano in gran parte per un senso di disagio e quasi di inferiorità che egli prova nei riguardi di certi suoi collaboratori, che egli considera più introdotti e più pronti di lui. Avverti quindi il bisogno di consultarli, e di sentire gli esponenti di gruppi e di categorie, o di interessi e aspirazioni regionali. Di qui la sua durezza ad accogliere le nostre richieste, per non veder compromessa la collaborazione dei militari (clausole militari del trattato), dei finanzieri (clausole doganali e valutarie) e dei nazionalisti che -com'è noto -si battevano in Croazia per l'indipendenza anche al tempo della Jugoslavia (accordo confinario).

La posizione di PAVELIÉ di fronte all'Italia era chiara, né egli poteva farne mistero. Venne a trovarsi perciò nella condizione penosa di dover mostrarsi, nel suo ambiente, intransigente e oltranzista. Aggiungasi che i nazionalisti furono subito alleati coi militari a pretendere l'indipendenza nei settori economici e arrendevolezza alla Germania piuttosto che all'Italia.

PAVELIÉ, che ha temperamento complesso e non direi fortemente realistico, attraversa una crisi interiore dalla quale ho potuto intuire che egli pensa di uscire travolto se le cose rimarranno al punto in cui sono e se gli interessi tedeschi continueranno a giuocare sulla situazione interna.

La forza non può venir gli che dall'Italia, ed è per questo che egli desidera: 0 ) liberarsi dall'incubo tedesco, cominciando dal veder partire dal suo paese le truppe germaniche di occupazione, 2°) rafforzare il suo esercito e, sopratutto, la sua milizia, 3°) veder rifiorire i traffici, dando ad essi un respiro che la Croazia non ha mai conosciuto e che oggi può avere portando liberamente i suoi prodotti all'Adria tic o.

Già una settimana fa egli mi chiese di dargli assicurazione che non ci sarebbe stata da parte germanica nessuna sorpresa che potesse modificare lo stato di piena indipendenza riconosciuta dalla Croazia, e che l'Italia ottenesse per lui una conferma delle buone intenzioni del Reich.

Ora mi pare che vorrebbe far cessare ogni attività tenebrosa della quale avverte il pericolo, e che finirebbe per allearsi con le forze interne a lui contrarie.

È probabile perciò che PAVELIÉ domandi al Duce di intervenire presso il Fuhrer direttamente per ottenere che la Germania si disinteressi in questo delicato momento della Croazia.

(l) -Ritrasmesso a Berlino (T. s. n. d. 15403/697 P. R. del 7 maggio, ore 17,45) con l'aggiunta della seguente istruzione: «Pregasi "QOrtare quanto segue a conoscenza di codesto Governo. Questa ambasciata tedesca gia informata ». (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (3) -Vedi D. 60.
66

IL CONSOLE GENERALE A SPALATO, ARDUINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4073/17 R. Spalato, 7 maggio 1941, ore 1,35 (per. ore 7).

L'mcorporamento della provincia di Lubiana al Regno d'Italia pur con lo speciale ordinamento autonomo concessole, ha provocato qui profonda impressione e ha costituito un nuovo salutare motivo per coloro che ancora si cullano in fantastiche illusioni circa la sorte riservata alla Dalmazia e più precisamente alla città di Spalato. A torto o a ragione l'opinione pubblica indica la data nove maggio come quella che consacrerà l'evento atteso con tanta leg1ttima ansietà da tutti gli italiani: l'annessione della Dalmazia. Continua intanto in forma lenta ma progressiva l'adattamento della popolazione al nuovo stato delle cose. I più irriducibili avversari sono sempre i paveliciani locali più esaltati che ci accusano, né più né meno di tradimento. Seguono quelli macekiani che si sono sempre distinti per la loro programmatica avversione all'Italia e che spodestati dalle loro posizioni di comando, privati dei loro impieghi e prebende, incerti del loro avvenire, deprecano l'annessione. Non pochi invece sono anche fra macekiani di una certa cultura e posizione sociale, coloro che accetterebbero volentieri la nostra dominazione pur di non ricadere nelle mani dei paveliciani dopo la brutta esperienza fatta nel breve periodo fra il crollo dello stato jugoslavo e l'ingresso a Spalato delle nostre truppe di occupazione. Orientati verso di noi sempre più decisamente per opportunismo e per paura appaiono essere i serbi ortodossi e jugoslavi o filo fino a ieri oggetto spietata persecuzione degli ustasci. La massa in genere subisce gli avvenimenti e desidera soltanto che venga risolto al più presto il problema fondamentale del momento, quello cioè della alimentazione specie nelle isole letteralmente affamate.

Come indice della migliorata situazione politica generale, va registrato intanto il prolungamento del coprifuoco fino alle ore 22 a datare da oggi, provvedimento accolto con soddisfazione dall'intera cittadinanza. Altro provvedimento che invocasi è quello di una moratoria simile a quella introdotta nelle regioni occupate della Slovenia.

67

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. R. 4083/223 R. Mosca, 7 maggio 1941, ore 13,07 (per. ore 17).

Assunzione da parte di Stalin della Presidenza del Consiglio dei Commissari del Popolo non rappresenta mutamento sostanziale in quanto che Stalin già esercitava di fatto suprema direzione della politica interna dell'U.R.S.S.

Avvenimento è tuttavia molto sintomatico e può significare che dirigenti sovietici sentono gravità del momento internazionale e prevedono forse necessità per U.R.S.S. di prendere decisioni di notevole importanza.

(l) Ed. in M. ToscANo, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, cit., p. 300.

68

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 4084/720 R. Berlino, 7 maggio 1941, ore 14.

Telegramma ministeriale n. 539 (1).

A parte contatti avuti con Bose da Giuriati, il quale ha inviato riguardo codesto Ministero rapporto n. 7353 del 16 aprile scorso (2), avuto anche io occasione intrattenere lungamente col Bose sui problemi dell'India e sulla collaborazione fra nazionalismo indiano e potenze Asse.

Il 30 aprile Bose è stato ricevuto da Ribbentrop il quale desidera rivederlo fra qualche giorno sicché prolungherà permanenza Berlino. Sottosegretario di Stato Woermann, che per incarico Ribbentrop mantiene relazioni Bose, mi ha consegnato in via riservata copia memorandum da quest'ultimo preparato e che non trasmetto perché già allegato al rapporto Giuriati.

Ribbentrop, pur non avendo ancora presa precisa posizione, ha detto aver avuto del Bose buona impressione. Uflìci Ministero degli Affari Esteri non sono però favorevoli programma da lui esposto, soprattutto quanto riguarda costituzione Berlino. Governo India libera, e ciò in considerazione ripercussioni che potrebbe avere presso altri raggruppamenti esistenti in India. Si sarebbe piuttosto inclini aiutare Bose in una azione sollevamento e di sabotaggio da svolgere nell'India stessa.

Mi risulta che Ribbentrop sta esaminando opportunità comune dichiarazione potenze Asse in favore indipendenza dell'India sulla base di quanto è stato fatto per i paesi arabi. In considerazione però grande importanza tale presa posizione, essa è ancora oggetto di particolare studio, data complicata vasta ripecussione che potrebbe avere.

Continuo seguire attività Bose e mi riservo informare V. E. sul suo programma viaggio in Italia (3).

69

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4193/208 R. Kabul, 7 maggio 1941, ore 14,10 (per. ore 17,20 dell'B).

Miei telegrammi 200 e 201 (4).

Primo rapporto sul lavoro organizzazioni Bose mi ha fatto impressione

ottima. Riferirà appena possibile dettagliatamente sul lavoro fatto fra i Moh

mand e Bajour; anche se previs·oni sono ottimiste lavoro è ben impiantato. È

anche importante che sia riuscito ottenere collaborazione fachiro d'Ipi. Al suo

prossimo viaggio a Kabul, Segretario riferirà sul lavoro svolto fra gli Afridi

che è appena iniziato. Esattezza informaz:oni datemi circa frontiera, che sono

in grado di controllare, è in certo modo garanzia informazioni date sul par

tito radicale dell'India. Per quanto riguarda spionaggio e sabotaggio ho dato

istruzioni di carattere generale; se vi sono punti di interesse particolare prego

telegrafarmi. È necessario Bose risponda al più presto possibile e dia qualche

notizia su quanto ha concluso con Governo italiano e germanico. Gli inglesi

ed i suoi nemici politici fanno correre voci allarmistiche in proposito. Per man

tener entusiasmo buona volontà occorre far conoscere sia pure in forma gene

rale che le speranze Bose non sono state deluse.

Per quanto riguarda frontiera occorre tener presente che il lavoro organizzazione Bose è basato su presupposto che al momento opportuno denaro necessario sarà dato da noi. Preventivo della spesa rimane quello di cui al mio rapporto 36 del 9 aprile Cl). Poiché invi o denaro richiede tempo è mio dovere far presente che se non si provvede a tempo tutto il lavoro è fatica sprecata e dopo una delusione ricominciare lavoro è molto più difficile.

Informo di quanto precede mio collega di Germania; sarà opportuno infor

marne Governo germanico.

(l) -Con. T. s. n. d. 12889/539 P. R. del 18 aprile, ore 18,40, non pubblicato. Anfuso aveva Inviato ad Alfieri le seguenti lstruzionl: « Pregasl telegrafare se Bose ha preso contatto con Giurati e quanto sia stato concordato per sua venuta In Italla ». (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 172. (4) -T. s. n. d. 4072/200-201 R. del 6 maggio, ore 11,20. non pubbl!cato; trasmetteva il resoconto fatto dal segretario Rahmat Khan per Bose sul lavoro svolto In India durante la sua assenza.
70

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 4089/722 R. Berlino, 7 maggio 1941, ore 18,30.

Per il Ministro Ciano.

In questi circoli politici vengono date al discorso del Ftihrer (2), fra le altre, le seguenti interpretazioni:

l) Le esplicite dichiarazioni di riconoscimento delle previs:oni del Duce sulla disfatta greca e del contributo dell'Italia hanno indirettamente sminuito i successi militari tedeschi.

Ciò ha creato in qualche ambiente un senso di disappunto e accenni di malumore. Sono state date ciò nonostante direttive agli organi del Partito e della propaganda mettere in rilievo e di illustrare contributo italiano;

2) Nella frase che l'anno in corso segnerà il trionfo della rivoluzione nazional-socialista, si vuole trovare conferma del proposito di liquidare in una data imprecisata, ma che si ritiene non lontan'ssima, la situazione con la Russia.

9 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

Taìe liquidazione avrebbe lo scopo politico di abbattere il bolscevismo e quello militare di dirigersi su Odessa per sviluppare p·ù facilmente l'azione decisiva contro l'Impero inglese con l'azione tedesca contro la Russia, che servirebbe anche a convincere o costringere la Turchia ad entrare nell'orbita dell'Asse, e che coinciderebbe CO!l una analoga azione del Giappone. R'ferisco quanto sopra come indice che il problema russo è quello che attualmente molto occupa questi ambienti: ma non ho ancora sufficienti elementi per accertare le reali e precise intenzioni del governo del Reich al riguardo (l).

(l) -Non pubblicato. (2) -Hitler aveva parlato al Relchstag il 4 maggio.
71

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4210/683 R. Washington, 8 maggio 1941, ore 21,40 (per. ore 10,30 del 9).

Mio telegramma n. 669 (2). Reazione a discorso radiodiffuso 6 corr. del Ministro della Guerra Stimson continua ricevere massima attenzione da parte di questa stampa ed in seno a Congresso esso ha infatti segnato a tutt'oggi pronunciamento più estremist:camente interventista che sia mai stato fatto da membro questo Governo, e circostanza che Casa Bianca abbia ammesso che esso aveva avuto preventiva sanzione presidenziale, lo ha particolarmente valorizzato.

Ma se stampa e ambienti interventismo continuano ad esaltare dichiarazione Stimson come s'ntomo che Presidente (pur sembrando ritenere secondo le sue stesse parole, che «convogliamento significa sperare e che sperare significa guerra») sarebbe ormai deciso a fare convogliare da Marina degli S.U.A. rifornimenti diretti a Gran Bretagna, non mancano coloro i quali condannano attacco lanciato da Stimson contemporaneamente contro Asse e a:appone rilevando estrema gravità sue parole.

In realtà sembra peraltro doversi ancora ritenere che Presidente, pur essendo indubbiamente sempre più orientato verso una piena collaborazione anglo-americana, che, qualora resistenza britannica si prolungasse, non potrebbe non giungere ad una aperta partecipazione degli S.U.A. al conflitto, sia tuttora preoccupato da tre fattori e cioè:

l) da gravità situazione militare britannica e da potenziale accerchiamento degli S.U.A.;

2) da lentezza dei progressi che viene facendo organizzazione industriale americana verso quella produzione in massa di mezzi bellici che dovrebbe finire per assicurare vittoria a democrazia;

3) da apatia verificatasi questa opinione pubbl:ca che se anche sembra essere fatalisticamente rassegnata ad essere trascinata in guerra da politica

rooseveltiana continua a appare ad essa, sopratutto nel medio ovest, ostinata resistenza passiva, ciò che spiega come Governo tenti aver ragione di tale atteggiamento mediante attuale intensa campagna propagandistica.

Ed è nel [contesto] di tale campagna condotta da membri del Governo americano, dagli esponenti più accesi della corrente estremista anti totalitaria della sinistra del partito democratico, nonché da coalizione d'interessi capitalistici filo-britann:ci, di cui Willkie si è fatto banditore, che si sono ora inseriti senza ormai più alcun ritegno Ambasciatore d'Inghilterra Halifax e suo fido Sir Gerald Campbell iniziando un vero e proprio giro di conferenze di propaganda attraverso il Paese.

(l) -n presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -T. 4150/669 R. del 7 maggio, ore 18,40, non pubblicato; riferiva che l'assistente Sottosegretario di Stato aveva dichiarato all'ambasciatore di Spagna che la politica di aiuti all'Inghilterra avrebbe finito con Il costringe1·e le potenze dell'Asse a dichiarare guerra aglt Stati Uniti.
72

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 15626 P. R. Roma, 8 maggio 1941.

Vi accludo una carta sulla quale sono stati riportati i confini quali risultano dal documento siglato ieri Cl). Confermo che Curzola deve rimanere all'Italia. Per quanto riguarda linea del fiume Kerka a Spalato, data mancanza precisazioni, ci siamo attenuti a criteri approssimativi tenendo conto interesse includere miniere a nord-est di Sebenico nonché sistema ferroviario che fa capo a Sebenico e a Spalato e comprendendo impianti elettrici di Iesenizza limitrofi a Spalato. R. Marina sostiene che per proteggere porto Spalato linea confine deve passare sulla cresta del massiccio Mozor.

73

IL CONSOLE GENERALE A SPALATO, ARDUINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. 001. Spalato, 8 maggio 1941 (per. il 13).

Dopo oltre quindici giorni di mia permanenza a Spalato, con le nuove attribuzioni conferitemi, ritengo giunto il momento di <<fare il punto » sulla situa

Non ci sonc verbali dtl c0lloqui di Monfalcone, ma si veda CIANO, Diario, cit., 7 maggio 1941.

zione quale ho trovata al mio arrivo e quale è venuta a poco per volta sviluppandosi, come in forma sommar~a ma per quanto possibile aderente alla realtà ho avuto l'onore di prospettare a V. E. nei miei varii telegrammi inviati a codesto Superiore R. Ministero.

Comincerò coll'accennare a:Io stato d'animo che ho constatato arrivando qui nei confronti delle nostre truppe d'occupazione. Esse per la maggior parte della popolazione, quella più sana, più amante dell'ordine e della tranquillità, più estranea alla politica, hanno rappresentato veramente una liberazione da un incubo, giacché ben scarsa era ed è tuttora la fiducia negli esponenti paveliciani che senza alcuna preparazione, con ben scarso credito e con una vasta dose di faciloneria hanno assunto il potere nelle drammatiche giornate che hanno seguito lo sfacelo dell'esercito serbo e segnato il crollo della Jugoslavia. È bensì vero che, come facevo notare in uno dei miei primi telegrammi, alcuni degli elementi migliori dei paveliciani stessi che si possono contare sulle dita e qualche nota personalità del partito macekiano hanno cercato d'infrenare gli eccessi specie da parte degli ustasci, d'impedire lo sfogo di brutali vendette, d'incamminare la nuova amministrazione sorta alla meglio sulla falsariga di quella del passato regime, ma il caos nei primi giorni, sotto la minaccia di nuovi bombardamenti, con le truppe di occupazione alle porte di casa, con le difficoltà dei rifornimenti e la paralisi quasi generale dei servizi pubblici, è stato enorme ed è perciò soprattutto che il nostro eserc~to è stato accolto se non con entusiasmo, almeno con un senso quasi generale di sollievo. Aggiungasi a ciò il mirabile comportamento delle nostre truppe che oggi, a venticinque giorni dall'ingresso in Spalato del Corpo Autotrasportato del Generale Zingales, è rimasto tale da imporsi al rispetto e alla intima seppure non confessata ammirazione di tutti i cittadini onesti cui l'odio e la passione politica non facciano benda.

Ma il motivo fondamentaie della buona accogiienza riservata ai nostri soldati non soltanto da parte dei paveliciani in nome delle loro simpatie nei confronti delle Potenze dell'Asse e del loro programma ideologico che li pone al fianco dei fascisti e dei nazisti, fra gli antesignani cioè di quell'« ordine nuovo» che Mussolini e Hitier stanno forgiando in Europa e nel mondo, ma anche da parte dei macekiani e degli stessi nazionalisti jugoslavi e serbofili va ricercato principalmente nella illusione che tutti più o meno, dal personaggio più in vista all'ultimo uomo della strada, hanno avuta e coltivata nel segreto del loro cuore che la nostra non fosse altro che un'occupazione militare provvisor:a, che le sorti della Dalmazia non fossero ancora compromesse e che in ogni modo Spalato sarebbe rimasta croata. È così che sì spiega l'imbandieramento generale di tutta questa zona coi colori croati, dalle città della costa all'ultimo villaggio sparso nei monti, allorché si presentarono i nostri soldati, quasi a ricordare loro elle qui non erano che degli ospiti, mentre alle loro orecchie risuonavano le strofe dell'inno nazionale «Nasa Ljepa » e venivano particolarmente scandite le frasi: « Ova njie talianska zemlja a!i hrvatska » (questa non è terra italiana, ma bensì croata).

Nei colloqui che fin dal primo giorno del mio arrivo qui, il 20 aprile u.s., io ebbi con l'avv. Rodolfo Pederin, l'Ammiraglio Tjanié e il Dott. Franceschi, fiduciarii del Dott. Edo Bulat nominato dal Dott. Ante Paveìié quale suo pienipotenziario per la Dalmazia, r:trassi la persuasione che tale fosse il pensiero dominante in tutti gli ambienti ufficiali locali e tale la convinzione della massima parte della popolazione, indipendentemente dall'appartenenza a questo

o a quel partito. È comprensibile pertanto il profondo accorato senso di delusione verificatosi in tutti gli strati sociali di fronte ai fatti nuovi che a partire dal 21 aprile hanno chiaramente dimostrato anche a chi non voleva vedere che la realtà era ben altra. Li citerò per ordine di successione.

Nella fausta ricorrenza del Natale di Roma, alle ore 18 del giorno 21, avvP.nlva la presa di possesso da parte del Dott. Athos Bartolucci, Federale di Zara, nominato R. Commissario Civile per la Dalmaz·a, della sede della ex Espositura del Banato di Croazia, roccaforte dei paveliciani. Il Dott. Edo Bulat rifiutavasi di firmare il verbale di consegna e alle sue proteste l'ex deputato nazionale croato Dott. Giuseppe Berkovié, uno degli elementi macekiani accostatisi ai paveliciani dopo il noto proclama «in articulo mortis » del Dott. Vladko Macek, univa l'espressione sdegnosa della cittadinanza di Spalato per la <<forma violenta,, in cui tale presa di possesso erasi verificata. Il giorno dopo l'Amministrazione municipale, con alìa testa il Dott. Bruno Nardelli, dava ostentatamente le sue dimissioni in massa per atto di solidarietà nei confronti del Bulat. E l'atteggiamento dei paveliciani locali da più o meno favorevole diveniva da allora ambiguo se non proprio apertamente ostile. Il Bulat partiva improvvisamente alla volta di Zagabria per rendere edotto della situazione il Dott. Ante PAVELIÉ. La sua casa e il suo ufficio venivano perquisiti in seguito ad una denunzia che egli avesse sottratto fondi dell'Amm'nistrazione pubblica e ricettasse armi che, a vero dire. non furono trovate. La questione della consegna delle armi e dei militari serbi di religione ortodossa si era venuta intanto sempre più acunendo. Nonostante le promesse fatte in presenza de !sottoscritto dai summenzionati fiduciari di PAVELIÉ all'Eccellenza Generale Zingales, ben scarso era il numero dei militari consegnati o costituitisi ai nostri corpi e assai scarso pure il numero delle armi spontaneamente consegnate. Sulla base d'indicazioni confidenziali, gran quantità di fucili, rivoltelle, fucili mitragliatori, cartucce e munizioni venivano scoperte in diversi punti della città e in differenti località della periferia. Ciò p:ovocava, come misura di reazione, l'ordine di deportazione a Fiume dei militari croati che fino allora erano stati rimandati liberamente alle loro case e gettava in tutte le famiglie un'ondata di costernazione e di timore.

Ma non per questo si affievoliva l'opera nefanda dei mestatori e sobillatori, con a capo molti di queg1i stessi u.stasci che in un primo momento avevano affiancate le nostre truppe nel non facile compito della protezione dell'ordine pubblico. Ven;va così inscenata il 24 apriìe la buffonesca manifestazione filogermanica, oggetto del mio telegramma n. 5 (1), e venivano ad 8.rte diffuse, specialmente fra il popolino. voci dell'imminente m·rivo a Spalato di reparti dell'esercito tedesco che avrebbero assunto il controllo della città, mettendo a posto gli ital'ani.

Giovanotti e ragazze, ostentando sul petto l'emblema della <: Zvastica », si abbandonavano sulla Riva ad una insincera ed artificiosa manifestazione di

simpatia all'indirizzo di alcun; tedeschi appartenenti alla «Hitler jugend >> qui di passaggio e acclamavano in forma inusitata e scomposta il Ftihrer. C'è chi ha voluto in seguito scagionare i paveliciani dall'accusa d.l avere organizzata tale inconsulta e ridicola manifestazione, il cui senso non era sfuggito a nessuno, attribuendone l'iniziaLva ad elementi « frankiani », notoriamente favorevoll alla Germania, e a qualche macekiano desideroso di creare imbarazzi ai nuovi inesperti e maldestri reggitori della cosa pubblica. Ma a smentire tale asserzione basti ricordare che pochi giorni prima, il 20 aprile, in occasione del genetliaco di Hitler, una solenne cerimonia in suo onore aveva luogo nella cattedrale di San Doimo, con intervento di tutte le Autorità, del Clero, delle organizzazioni giovanili e di part:to, larga rappresentanza di quelli che avrebbero dovuto essere i quadri del «nuovo esercito croato », scolaresche ed enorme massa di pubblico, mentre la città era tutta una bandiera croata con qualche bandiera germanica esposta qua e là e pochissime, giusto per convenienza, bandiere italiane.

Poiché frattanto nella zona circostante Zara, d'ordine delle Autorità militari, le bandiere croate erano state progressivamente tolte, lo stesso provvedimento venne qui adottato dal Generale Zingales: e questo fu il terzo colpo più duro inferto alla protervia avversaria c il primo tang:bile segno della nostra decisa volontà di dominazione. Contemporaneamente avveniva lo scioglimento del corpo degli ustasci. Era infatti durato anche troppo l'equivoco di questa organizzazione armata, invisa al massimo grado alla popolazione, rea ai suoi occhi degli eccessi compiuti nel breve periodo intercorso fra il crollo dello Stato jugoslavo e l'ingresso delle nostre truppe di occupazione, duplicato inutile e pericoloso di una polizia che veniva per forza di cose assorbita ormai dai nostri organi di controllo. Non mancarono naturalmente le lagnanze più vive e le proteste di quello sparuto gruppo di paveliciani che ancora si illudevano di detenere il potere e attendevano di giorno in giorno qualche messianico cambiamento di situazione. I più turbolenti venivano arrestati, mentre altri collaboratori più in vista del Bulat partivano alla chetichella per Zagabria senza più farsi rivedere. Ormai con tali misure noi avevamo preso stabilmente posizione col consenso, non dichiarato esplicitamente, ma pur chiaro, della parte migliore e più sana della cittadinanza, desiderosa di tranquillità e di pace e ormai rassegnata al nuovo ordine di cose.

Veniva intanto spiegata prima dal Generale Francesco Zingales, poi dall'Eccellenza Generale Renzo Dalmazzo, insediatosi il l'' maggio nelle sue alte funzioni di Comandante della zona di occupazione della Dalmazia, una intensa e proficua azione di accaparramento degli elementi più in vista locali non soltanto allo scopo di pacificare gli animi, di creare un sempre maggior senso di distensione generale, di estendere e migliorare sempre più i rapporti fra le Autorità occupanti e la popolazione, ma allo scopo altresì di gettare le basi di una futura utile e quanto mai necessaria collaborazione in vista di quell'evento che ogni cuore di italiano auspica e che per molti segni appare essere ognor più vicino: e cioè l'annessione della Dalmazia al Regno d'Italia dopo il già avvenuto incorporamento della provincia di Lubiana che tanta impressione ha suscitato in questi ambienti, come facevo rilevare in uno dei miei ultimi telegrammi.

Con quali occhi sarà visto qui tale evento che sembra già quasi. di respirare nell'aria? n:rei cosa non conforme al vero se affermassi che sarà accolto con soddisfazione.

La maggioranza della popolazione (è doveroso riconoscerlo) non ci ama. È ancora sbalordita da quanto è avvenuto, tanto sbalordita quanto lo sono gli stessi nostri connazionali di ieri che hanno visto di colpo, come per effetto di una bacchetta magica, tradotto in realtà, quando ormai avevano perso definitivamente ogni speranza, il loro sogno di tanti anni, nutrito silenziosamente e dolorosamente nell'intimo del loro animo. Ormai però tutti qui si sono convinti che l'ineluttabile sta per realizzarsi e con quella muta e pratica rassegnazione che ha caratterizzato già il rapido adattamento al regime di occupazione straniero di altri popoli tanto superiori per cultura, livello di vita, tradizioni nazionali, facoltà di recupero, ecc. ecc. al popolo jugoslavo, anche qui la maggioranza si va «bon gré mal gré » assuefando a quello che da molti indici si desume potrà essere domani il destino di questa terra. L'interessante è uscire presto da questa situazione transitoria, piena d'incertezza, che alimenta ogni genere di voci anche le più strampalate, che fomenta tante illusioni e che tiene gli animi depressi in un'attesa che col trascorrere di ogni giorno si fa sempre più ossessionante e spasmodica.

Di questo si sono resi portavoce presso di me personal'tà locali appartenenti ai partiti più diversi e rappresentanti larghi strati sociali della popolazione. Ho potuto così « classificare » (mi sia concesso l'uso di questo termine) le varie tendenze nei nostri riguardi nel delicato momento che attraversiamo. I paveliciani più esaltati (come facevo presente nel mio telegramma n. 17) (l) ci sono apertamente ostili: ci accusano di «tradimento», perché secondo loro noi, dopo avere beneficato della strada apertaci dai paveliciani stessi, li avremmo oggi abbandonati in asso. Essi ci buttano sul volto il loro passato di assoluta dedizione alla causa delle Potenze dell'Asse, il carattere ideologico della loro rivoluzione che tanto si accosta a quello delle Rivoluzioni fascista e nazista; ci ricordano gli insulti, le condanne, le sofferenze c i sacrifici di ogni genere affrontati e sopportatl sotto i passati regimi pur di affermare le loro idee; insistono soprattutto sul contributo che il movimento degli u.~tasci ha apportato alla rapida avanzata delle nostre truppe promuovendo sedizioni e ammutinamenti nell'esercito jugoslavo, impedendo la distruzione dei ponti, dei. viadotti ferroviari, delle gallerie, delle fabbriehe, ecc., consegnando insomma al nostro esercito le città intatte ed epurate nell'amministrazione di tutti gli elementi noti per i loro sentimenti anglofili. antiitaliani e bellicisti. Essi dicono che mai si sarebbero attesa tanta «nera ingratitudine» da parte dell'Italia e nella loro esasperazione si rivolgono con occhi teneri, con una segreta nebulosa speranza, alla Germania. È fra questi che debbono essere ricercati gli istigatori principali, se non proprio coloro che hanno promosso, la manifestazione filogermanica del 24 aprile e che hanno sparso ad arte fra il popolino la notizia del prossimo arrivo qui di reparti tedeschi.

Ma, a vero dire, ci sono anche paveliciani assennati, ragionevoli, coi piedi sul terreno della realtà, che si rendono conto delle nostre «rivendicazioni »,

che comprendono che in fondo in fendo lo Stato ind·pendente croato è un «dono» di Mussolini e di Hitler al Dott. Ante PAVELIÉ. e che questo Stato non potrà vivere se non a prezzo della migliore armonia coi suoi due grandi vicini, il cui accordo in ogni questione, compresa quella spinosa della Dalmazia, è stato, è e sarà sempre pienamente fiducioso e completo. Ed è su queste persone che il sottoscritto, il quale in passato ha mantenuto un contegno ispirato alla maggiore riserva nei confronti dei pavelìciani in genere per ovvie ragloni di correttezza professionale, oggi cerca di far leva per accaparrare in quanto possibile la fiducia e il consentimento delle masse e soprattutto della gioventù più idealista e propensa ai facili entusiasmi, fra cui le nuove idee hanno trovato il maggior numero di proseliti. Una cons'mile azione, con molto tatto e avvalendosi di preesistenti più nutriti rapporti, svolge a Sebenico il Cav. Fabiani che mi ha fra l'altro rimesso ieri il significativo documento qui accluso in copia (l), consegnatogli personalmente dal sig. Davide Sincié, uno dei principali organizzatori del movimento degli ustasci in quel distretto.

Quanto ai macekiani che, com'è noto, costituiscono ancor oggi -non astante tutte le delusioni subite dal r>;iorno dell'avvento al potere del Dott. Vladko Macek in virtù del famoso accordo (« sporazum ») del 26 agosto 1939 alle ultime vicende in cui la Croazia è stata trascinata e travolta dai compari di Belgrado -la stragrande maggioranza delle popolazioni di questa regione, il loro atteggiamento appare essere nel complesso di attesa ra~segnata. Ci sono naturalmente quelli che parlano di una <<situazione provvisoria», di una << triste parentesi» che la definitiva vittoria britannica cancellerà al massimo fra un anno e sono quelli che in ogni epoca sono stati i più inguaribili e accaniti nostri avversari e che dallo scoppio delle ostilità costituivano il nucleo principale degli anglofili e dei bellicisti locali. Ma il resto dei macekiani si mostra più che altro preoccupato della situazione materiale, della posizione che ognuno aveva e che cerca di conservare con ogni mezzo. Affiorano tutti gli egoismi, si manifestano tutti gli istinti di conservazione; i più scaltri si fanno avanti; è una ressa di gente che si è scoperta improvvisamente un'anima, una mentalità, una tradizione, un passato italianissimi. Qualche volta viene da ridere. se non si fosse presi da un certo senso di disgusto. Nel fondo questa gente ha una sola grande paura: quella che tornino a comandare i paveliciani e che si ripetano le gesta degli ustasci.

E in questo timore che fa sopportare con rassegnazione la presenza delle truppe italiane -unica garanzia di vero ordine interno e di progresso sicuro del paese -sono affratellati i peggiori nemici di ieri, i macekiani da una parte e i serbofili e jugoslavofili dall'altra nelle loro varie sfumature: stojadinoviciani, democratici, nazionalisti, ecc. ecc. È curioso notare come molti di questi individui, fino a ieri così baldanzosi e sicuri della compattezza e dell'avvenire della Jugoslavia (artificiosa ed effimera costruzione di Versaglìa creata in odio alla Germania e soprattutto all'Italia e miseramente caduta sotto il peso delle sue colpe e dei suoi compromessi), oggi si richiamano a una lontana ideologia, a un vecchio programma di lotta comune contro la Duplice Monarchia quando il partito degli «autonomisti» (italiani), di cui l'ultimo campione fu il «mira

bile Podestà» Dott. Antonio Bajamonti, faceva lega con i serbi e serbofili per combattere la nefanda opera snazionalizzatrice dell'Austria e la «calata» dei morlacchi verso quelle sponde dell'Adriatico su cui Roma prima, Venezia poi avevano impresso l'incancellabile segno della nostra super'ore civiltà. I tempi sono troppo mutati perché oggi, dopo le amare esperienze fatte durante oltre vent'anni, sia più possibile una stretta solidarietà fra italiani e slavi propriamente detti come all'epoca di Bajamonti. E po'ché in certi nostri ambienti, per ragioni di opportunismo tattico, per costituire. forse, nella nostra reale deficienza numerica un fronte unico da contrapporre alla massa dei croati, questa serbofilia sembra affiorare di nuovo, è mio dovere segnalarne i pericoli affinché da parte delle supreme Autorità preposte al governo della Dalmazia non si cada in errori di valutazione più che facili e comprensibili in una zona di struttura così complessa, com'è questa, e ci si incammini invece con risoluzione e fermezza su quella via di una graduale completa << normalizzazione », i cui capisaldi, a remissivo giudizio del sottoscritto, dovrebbero essere i seguenti: maggior senso di fiduc:a negli esponenti più equilibrati e saggi dell'attuale Governo di Zagabria, una certa diffidenza, non scevra da spirito di comprensione per alcuni casi particolari, nei riguardi dei serbi e degli jugoslavofUi, correttezza di rapporti. rigidità di amministrazione. ben intesa sollecitudine, specialmente nei confronti delle classi meno agiate. verso la popolazione locale in genere.

(l) Il documento, siglato da Mussolini e da Ante PAVELIÉ a Monfalcone il 7 maggio 1941. contenente le basi dell'accordo confinarlo era il seguente: «Vengono posti sotto sovranità Italia distretti Castua Sussak, Cabar, Isole Veglia e Arbe, ed lsolette v!clniorl sino alla altezza di Iablanazzo, tutte le isole davanti a Zara, il retroterra di Zara dalla punta Prevlaca sino a raggiungere il Canale della Morlacca seguendo il tracciato interno compreso il mare di Novogradska,continuando dalla sponda superiore detto mare con una linea Interna che abbraccia Bukovlzza e, raggiunto il corso del Kerka, scende lungo il fiume e comprende tutto il territorio Sebenico e Trau comprende inoltre le isole di Tirona e Solta, Lissa, Bisevo, S. Andrea, Pomo e altre minori; la città di Spalato compresi l sobborghi, escluse le isole di Brazza, Lesina, comprese le isole di Curzola e Meleda. Per la città di Spalato e sobborghi verrà stipulata apposita Convenzione relativa all'ordinamento amministrativo. Il distretto comprendente le Bocche di Cattaro. Delimitazione confine, secondo tracciato unita carta, sarà effettuata da apposite Commissioni militari italiana e croata nominate allo scopo>>.

(l) Non putbllcato.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

74

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. Lisbona, 8 maggto 1941.

La Baronessa von Rheinbaben, consorte di un antico Segretario di Stato del Reich, ha ripetuto confidenzialmente, a Gerbore una dichiarazione fatta, nella intimità, dal Fuhrer alla di lei madre, che -essendo stata tra i primi «contribuenti» al movimento nazionalsocialista --gode oggi della di lui amicizia.

Nei giorni dell'offensiva inglese in Cirenaica, la signora aveva pronunciato qualche parola che il Fiihrer dovè interpretare come critica o a noi poco favorevole, perché, interrompendola, esclamò con grande vivacità: « Mai la Germania dovrà dimenticare quello che deve all'Italia ed a Mussolini, Dobbiamo a loro se abbiamo potuto militar'zzare la Renania, annettere l'Austria e liquidare la Cecoslovacchia. L'Italia ha vincolato le divisioni francesi sulle Alpi, permettendoci di battere la Francia ed oggi sostiene il peso dell'intera flotta britannica. Spenderei l'ultima mia risorsa se dovesse servire a difendere l'Italia di Mussolini».

Quanto sopra ho creduto opportuno segnalarti qualora tu ritenga sia il caso di far conoscere questi nobili sentimenti del Fuhrer all'Ecc. il Ministro 0).

(1) II presf·nte d(•cnmEnto è stato viRtato da MusBolini.

75

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4255/232 R. Bagdad, 9 maggio 1941, ore 20,35 (per. ore 11,30 dell'11).

Notiziario militare.

Aerei inglesi sorvolato anche oggi Bagdad lanciando soliti manifesti. Numerosi aerei inglesi varie ondate bombardato Rutba appoggiando attacco colonne motorizzate provenienti da Transgiordania. Inglesi respinti con difficoltà. Situazione militare considerata grave [anche dal d'Adda e s·monJ qualora non giungano solleciti aiuti. Stato Maggiore Iraq starebbe studiando opportunità ritirare urgenza da Rutba e da altre posizioni avanzate forze regolari per sottrarle attacchi inglesi ripiegandole a oriente dell'Eufrate per continuare soltanto guerriglia di esercito e tribù. In tal caso prevedesi inglesi occuperebbero Rutba, donde manderebbero rinforzi ad Habbania e quindi Bagdad sarebbe direttamente minacciata.

Notiziario politico.

Violenti attacchi Rutba ed assenza qualsiasi notizia su aiuti Asse hanno provocato grave apprensione che minaccia estendersi da circoli governativi e militari anche alla popolazione. Circoli militari cominciano manifestare malcontento per silenzio Asse: informazioni su data ed entità eventuale arrivo aerei amici servirebbero adeguatamente Stato Maggiore in modo da risparmiare forze per riconquistare posizioni perdute non appena aiuti giungessero. Certezza che aiuto verrà farebbe accettare do1orosa eventualità dover cedere Bagdad. Governo e Muft\ temono che Paese -se non rassicurato --di fronte a inevitabili ritirate e rovesci possa accusarli di tradimento. Minaccioso telegramma di Eden in chiaro a Cornwallis nel quale minaccia attaccare Iraq_. se non cede, con concentramento tutte le forze imperiali disponibili ha prodotto grande impressione.

76

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 4169/272 R. Tokio, 9 maggio 1941, ore 20,45 (per. ore 20 del 10).

Miei telegrammi n. 261, 262 e 263 (1). Hull ha fatto ripetutamente sollecitare a mezzo Ambasciatore del Giappone a Washington risposta immediata alla sua proposta.

Matsuoka ritiene non poter ulteriormente tardare a darla, molto più che pressioni si fanno intorno a lui sempre più forti. Ciò stante si propone inviare entro domani istruzioni a Nomura di comunicare a Hull che per poter considerare proposte americane devesi richiedere come condizione preliminare che rimangano fermi due punti:

l) impegno degli S.U.A. di non partecipare al conflitto europeo;

2) impegno di agire perché possa essere liquidata situazione attuale fra Giappone e Chung-King con esclusione mediazione americana.

Dal canto suo Matsuoka si dich'arerebbe disposto ad accettare idea di una garanzia comune delle Filippine. Egli sembra ritenere che con ciò Giappone non si precluderebbe libertà di azione in Pacifico, che è evidente mira di Washington.

Ha tenuto confermarmi oggi stesso che egli nulla farà che possa comunque essere sfavorevolmente considerato a Roma ed a Berlino o che possa comunque ledere Patto Tripartito. Questo mio Collega di Germania ha telegrafato a Berlino per avere possibilmente entro domani un cenno del pensiero del Governo del Reich in argomento.

Risposta Matsuoka appare tale da presentare scarsa probabilità di una discussione fruttuosa con Washington; almeno nella forma e nella fase attuale. D'altra parte può servire a Matsuoka per uscire dagli imbarazzi interni. Il che è indubbiamente per parte nostra desiderabile per non correre rischio di dover qui fronteggiare altri uomini ed altre situazioni.

(l) Vedi D. 49.

77

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4221/356 R. Madrid, 9 maggio 1941, ore 22,20 (per. ore 5,15 del 10).

Ho consegnato oggi Serrano lettera (l) di cui foglio 1/01835 giunto ieri 8 corrente.

Serrano mi ha pregato esprimerVi suoi vivissimi sentimenti riconoscenza per missiva che tanto più gradita gli giunge in quest'ora per lui di profonda amarezza. Vostre parole che sono coraggio e fede lo incitano lottare per causa Falange che è anche causa Fascismo. Lontana gli appare eventualità per Spagna di un «3 gennaio», ma egli ritiene che incalzanti avvenimenti daranno Falange quel potere per cui ha sempre combattuto. Suo programma è contenuto discorso 2 maggio e vi manterrà fede convinto che solo cosi potrà realizzare bene Paese.

Riguardo attuale politica francese mi ha ripetuto quanto ho accennato nel mio rapporto n. 1057 (2) aggiungendo averne con esattezza parlato con questo Ambasciatore di Germania.

Circa entrata Spagna conflitto ha confermato quanto mi aveva dichiarato nel nostro colloquio. «Se Spagna non entra in guerra fra due mesi essa perderà definitivamente occasione far valere suoi diritti (mio rapporto sopracitato) ».

Riguardo politica interna, secondo le istruzioni di cui al telegramma di V. E.

n. 276 (l), ho chiesto ancora se egli non fosse convinto che accordo con generali avrebbe portato quella pace che alla vigilia storici avvenimenti è più che mai necessaria. Serrano ha senz'altro dichiarato che ciò era indispensabile e ha passato rassegna varie personalità militari (riferlrò per rapporto) concludendo che soluzione migliore gli pareva consistere nella formazione specie triunvirato, ossia con lui agli Esteri, il Generale Aranda Min'stero Lavoro, e il Generale Asensio o il Generale Isaoz alla Guerra. Già egli starebbe lavorando in tal senso e già in proposito avrebbe iniziato conversazioni con Franco.

(l) -Vedi D. 52. (2) -Non rinvenuto.
78

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4222/357 R. Madrid, 9 maggio 1941, ore 23,20 (per. ore 5,15 dellO}.

Miei telegrammi 354 e 355 (2).

Nel colloquio di stamane (3) con Serrano ho fatti miei i quesiti posti da Berlino a questo Addetto Militare tedesco anche perché questo Ambasciatore di Germania, che non ha occasione vedere Ministro degli Affari Esteri pr:ma lunedì, me ne aveva pregato.

Serrano mi ha risposto che se Portogallo fosse attaccato, Spagna sarebbe subito intervenuta militarmente, a suo avviso. Spagna e Portogallo sarebbero in grado resistere pressione truppe ang1o-americane anche per durata due mesi.

79

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 9 maggio 1941.

Il Duce, cui ho sottoposto l'unito rapporto (4) della conversazione di Confalonieri col Dottor Ménétrel, Capo della Segreteria del Maresciallo Pétain, mi ha detto che alle aperture fatte dal Ménétrel può rispondersi nei seguenti termini:

rlspettivan1ente eire~"-le voci di un'imrninente occupazione anglo-americana delle Azzorre e circa

un telegramma ricevuto da!ì'addeito militare tedesco da Berlino nel quale gli si domandava p2r quanto tempo le truppe spagnole e portoghesi sarebbero state in grado di resistere alla pressione

delle truppe inglesi.

«Le richieste italiane verso la Francia sono le seguenti:

l) Nizzardo, che rivend'chiamo per ragioni storiche, geografiche e nazionali. Il confine dovrà essere portato al Varo. Siamo disposti a concedere 11 diritto di opzione per i francesi che vorranno restare tali.

2) Corsica. cui ci danno diritto i medes·mi titoli per quali rivendichiamo il Nizzardo. Anche per i corsi diritto di opzione.

3) Gibuti (Costa Francese dei Somali), che non può essere ormai avulsa dal sistema imper'ale italiano, ma nel cui porto siamo disposti a concedere alla Francia le agevo!azioni necessarie per i suoi bisogni coloniali.

4) Tunisia, ove l'Italia dovrà sostituirsi alla Francia dal punto di vista politico, poiché sono gli italiani che hanno creato la Tunisia. L'Italia assicurerà in Tunisia la pacifica convivenza e l'attività economica delle due popolazioni.

Non intendiamo rivendicare la Savoia.

Se la Francia pagherà all'Italia questo suo debito il Duce è disposto a restaurare una collaboraz·.one sostanziale e feconda con la Francia tanto sul terreno economico che su quello politico onde consentire D.lla Francia di riprendere il posto che deve avere per la stabilità europea.

Se viceversa tali questioni non verranno risolte, la collaborazione francoitaliana sarà assolutamente impossibile. Non solo, ma il dissidio sboccherà presto o tardi in una soluzione di forza».

ALLEGATO

COLLOQUIO DEL DELEGATO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA A LIONE, CONFALONIERI, CON IL CAPO DELLA SEGRETERIA DEL MARESCIALLO PÉTAIN, MÉNÉTREL.

APPUNTO. Lione, 3 maggio 1941.

Il dottor Ménétrel mi ha detto che aveva richiesto l'approvazione del Maresciallo per incontrarsi con me a Lione e che questi non solo lo aveva autori7.zato, ma anche incaricato di dirmi «che egli teneva particolarmente che il colloquio avesse luogo».

Il mio interlocutore ha aggiunto di avere ricevuto di'ti Capo Stato istruzioni di esprimersi nei seguenti termini: «Dite che io sono perfettamente conscio del conto aperto fra l'Italia e la Francia e non intendo menomamente sottrarmi, anche se come ho motivo di ritenere, questo conto sarà duro. Solamente desidererei essere informato delle decisioni del Duce, per il q,uele nutro da moltissimo tempo i sentimenti che lui sa, al di fuori dei canali normali».

Nell'ulteriore corso della conversazione il mio interlocutore mi ha detto che il Maresciallo desidererebbe essere assicurato che «dopo aver pagato il conto con l'Italia», la Francia verrà aiutata da noi a riprendere un posto degno nell'ordine nuovo. Il dottor Ménétrel ha commentato quanto il Maresciallo lo aveva incaricato di esprimere, affermando che Pétain era tanto più convinto della necessità di sostenere i predetti sacrifi-::i a favore dell'Italia, quanto più riteneva che dopo questi, la collaborazione fra i due paesi avrebbe potuto essere posta su di un terreno fattivo specialmente nel bacino mediterraneo.

Ho risposto al dottor Ménétrel che avrei reso conto del colloquio con un pro-memoria diretto al gabinetto dell'Eccellenza il Ministro.

Ho aggiunto, a . titolo personalissimo, che pure ignorando nel modo più assoluto gli intendimenti del Duce nei riguardi della politica verso la Francia, avevo motivo di ritenere, che da parte italiana si sarebbe desiderato, prima di tutto, di avere la certezza che il Maresciallo era in grado di agire e decidere anche in eventuale contrasto col direttorio militare.

Il dottoro Ménétrel mi h~~ risposto che su questo punto poteva fornirmi formali ::~ssicurazioni, aggiungendo che quando il Maresciallo assumeva un atteggiamento, nessuna forza estranea era capace di fargli mutare avviso. Mi ha citato come esempio l'affare Lava!.

Ho attiràto inoltre l'attenzione del dottor Ménétrel sulla convenienza francese a sbarazzare il campo di tutte quelle svariate difficoltà che le varie amministrazioni, malgrado il regime armistiziale, sollevano giornaìmente specialmente in materia di trattamento riservato agli italiani abitanti in Franica libera. Il dottor Ménétrel ha risposto di conoscere perfettamente l'atteggiamento delle predette amministrazioni, di condividere pienamente tale opporlunità e mi ha pregato d'informarlo direttamente tutte le volte che lo avessi ritenuto necessario sugli ostacoli sollevati indicando eventualmente anche il nome degli autori degli imbarazzi.

Egli mi ha poi detto che il Maresciallo lo aveva autorizzato di prendere contatto ogni quindici giorni con me a Lione, pe tenere un collegamento ufficioso ed ha espresso la speranza a nome del suo Capo, di poter conoscere abbastanza rapidamente il tenore dell'accoglienza che il Governo italiano riservava alla summenzionata apertura.

Il dottor Ménétrel mi ha pregato infine di chiedere il più assoluto riserbo da parte italiana su quanto precede, dato che il Maresciallo non aveva ritenuto opportuno di darne notizia nemmeno all'ammiraglio Darlan.

Ménétrel mi ha anche informato che il Maresciallo era deciso a tener fede agli impegni assunti con la Germania a Montoire per la collaborazione, che riteneva non solo possibile, ma capace di risultati fecondi in materia di completamento industriale ed economico e specialmente necessaria per i dipaltimenti dell'est.

Egli sarebbe invece restio ad una collaborazione in materia culturale dato che sei ando lui, questa anziché appianare ìe radicali divergenze esistenti fra lo spirito germanico e quello francese, n0n avrebbe fatto altro che aumentare il secolare stato d'incomprensione. (l)

(l) -Vedi serie JX, vol. VI, D. 955. (2) -T. 4181/354 R. e T. s. n. d. 4180/355 R .. entrambi del 9 maggio, non pubblicati; r!ferivano

(3) Vedi D. 77.

(4) VPd: ~1lr~ato,

80

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 4342/129/05 R. Cettigne, [9] maggio 1941 (per. il 13).

Autorità militare italiana durante primi giorni occupaz: one Montenegro aveva costituito Comitato Amministrativo composto numerose personalità locali. Detto Comitato cui erano devoluti ampi poteri civili, aveva assunto praticamente funzioni Governo provvisorio. Data composizione pletorica detto Comitato e ampiezza sue attribuzioni, ho ritenuto necessario ordinarne scioglimento a seguito assunzione poteri civili da parte mia.

Al Comitato ho sostituito una consulta composta per ora cinque soli membri che sono Popovic levo, Ivanovic Mihail, Vucinic Duscian, Plamenaz Petar, Don Martinovic Simo.

In dipendenza accennato provvedimento tutte le amministrazioni regionali provinciali e comunali vengono a trovarsi dipendenza questo Commissariato. Molti funzionari ex governo Jugoslavo hanno già prestato giuramento fedeltà governo italiano e oggi occasione ricorrenza Fondazione Impero Capi servizi Amministrazione ex Banoviana sono venuti presso di me per rendere omaggio Duce Fondatore Impero.

(l) Il documer:to è vistato da Mussolinl.

81

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

R. S. S. N. Berlino, 9 maggio 1941 (2).

Può esere interessante r:Jevare l'impressione prodotta dal discorso del 4 maggio del FUhrer (3) nell'opinione pubblica interna. Quando esso fu annunciato, anzitutto, sorsero nel popolo precise previsioni, tanto diffuse che è stato facile raccoglierle. La gente credeva che Hitler avrebbe proclamato senz'altro la campagna contro la Russia sovietica. L'attesa di un simile avvenimento è talmente palese, nel popolo, e ricorre così frequentemente negli accenni di circoli non prettamente ufficiali, ma attigui ad essi, che ci si domanda se i tedeschi, abituati prima ad agire che a parlare, non alimentino a bella posta tali voci, perché esse vengano registrate dagli ambienti stran:eri e, giungendo fino ai dirigenti sovietici, influiscano a determinare in questi un atteggiamento corrivo ai desideri del Reich. Il forte numero dei soldati germanici schierati alle frontiere russe e la crescente cordia~ità con la Finlandia, di cui ho segnalato nelle rassegne stampa dei giorni scorsi alcune manifestazioni esteriori, sono in ogni modo elementi di fatto che inducono a considerare come aperto, anche se più

o meno acuto, un problema russo-germanico.

Su tale problema nel mese di settembre dell'anno passato ho inviato un lungo circonstanziato rapporto (4) nel quale individuavo e precisavo le ragioni per cui consideravo che la situazione si veniva fatalmente sviluppando ed incamminando verso la sua conclusione. Quando ciò si verificherà? Per adesso non è dato di rispondere.

Ma a parte le considerazioni preLminari accennate più sopra, che ho creduto di dover esporre come una caratteristica tipica dell'opinione pubblica tedesca in questo momento, devo constatare che l'ultimo discorso del FUhrer, certo meno importante dei precedenti, ma di essi molto più preciso e real:stico, ha suscitato nel popolo tedesco un senso che non è di sollievo. La deduzione più comune è st;:tta che il discorso rappresenta un correttivo ad altre manifestazioni hitleriane, nel senso che appare da esso come non soltanto non si preveda una rap~da fine della guerra, ma anche come sia necessario affrontare altri sacrifici per vincerla.

Saranno chiamate ad affrontare tali sacrifici, in prima linea le donne. È noto che tutte le giovani sono obbligate, in Germania, a compiere un anno di prestazioni manuali -qualunque sia la loro classe sociale -nelle famiglie dove vi siano bambini, o nei laboratori o nei campi. L'ultima leva per questo servizio ha reclutato 300.000 ragazze. Su questo argomento ho già riferito nel mio precedente rapporto (5). Ma sono in grado di dare ulteriori notizie. Di tanto in tanto la polizia esegue un controllo nei pubblici ritrovi, e le donne che li frequentano e che non possono provare di svolgere un'occupazione fissa, ricevono il

giorno seguente un fog:io di reclutam:.:ilto da parte dell'Ufficio del Lavoro. Lo stesso avviene per le giovan: che rimangono senza impiego, o elle cerchino di cambiar mestiere. Lo stesso si verifica per le donne che svolgano mansioni non ritenute, in tempo di guerra, indispensabili. Recentemente sono stati chiusi alcuni saloni di bellezza e, secondo quanto mi è stato detto, ~5.000 ragazze addette all'industria cosmetica sono state passate alle fabbriche di armamenti. Ciò capita anche a donne sposate senza figli, o che abbiano il marito in guerra. I figli sono affidati, mentre esse lavorano, agli asli o all'aiuto obbligatorio CKinderbeihilfe) cui sono tenuti gli altri casigliani. Si può prevedere che fra poco la quasi totalità delle donne abili al lavoro, in Germania, saranno impegnate in esso. Per la maggior parte, lavoro manuale.

Si è insistito a descrivere tale fenomeno, perché esso dimostra, anzitutto, quale enorme bisogno di mano d'opera vi sia in Germania, dove si calcola che 12 milioni di uomini siano reclutati per le forze armate o per le organizzazioni paramilitari CTodt, Arbeitsdienst, ecc.).

È vero che il popolo germanico ama l'organizzazione, è paziente nella sua disciplina. Ma esso stesso incom·ncia ormai a risentire il peso di questa organizzazione, portata in guerra nno all'estremo. Essa gli assicura, sì, tutto o quasi il necessario, specialmente dal punto di vista alimentare, ma gli toglie tutto o quasi il superfuo, cioè gli mortifica ogni desiderio, ogni grazia, ogni fantasia. Nulla si può comperare, ormai, senza una tessera; né un fazzoletto, nè una cravatta: chi è autorizzato a comperare un paio di scarpe, riceve nel negozio un numero progressivo, attendendo poi, data la mancanza di personale, che arrivi il suo turno di essere servito Dopo di che, accetta la forma e la qualità che gli vengono offerte. Leto se ha trovato la sua misura e non è quindi obbligato a rimettersi in fila in un altro negozio. La scarsità è di tutto, dalle penne stilografiche agli orologi da polso. Anche all'infuori dei generi di prima necessità, si pensi elle per avere una bottiglia di vino o di birra il cittadino deve raccomandarsi al negoziante e non può averne più di una. Anche quanto non è regolato con le tessere, insomma, è razionato praticamente. Non si esagera sulla difficoltà di acquistare un bottone, un paio di lacci da scarpe, un sigaro, mentre le sigarette san vendute da tre a cinque alla volta e, per averle, occorre mettersi in fila e attendere lungamente il turno.

Tutto ciò non può non stancare, alla lunga, anche un popolo disciplinato come questo. Può andare avanti per un po', ma non all'infinito, senza incidere sul morale della popolazione E. sopratutto, dev'essere giustificato costantemente dal successo bellico. Per questo Hitler evita il rischio. Egli sa di avere un magnifico esercito Ce veramente, i soldati sono di ottimo umore, stanno volentieri nelle zone occupate, ben nutriti e provveduti di tutto), ma più volte ha proclamato come il pericolo sia stato, nella passata guerra, sul fronte interno, e come appunto questo non abbia resistito.

Siamo ben lontani da una siffatta ipotesi, e onestamente non si potrebbe registrare, in Germania, un solo sintomo di disfattismo o anche solo di cedimento. L'atmosfera è tuttavia pesante, in questa pr:mavera nella quale permangono finora il freddo e le intemperie. Non vi è entusiasmo, nella popolazione, e appena una vibrazione si è potuta registrare, dopo il successo rapidissimo della campagna balcanica. Non vi è, come non vi è mai stato, od:o contro il

nemico, neppure quando questo disturba il riposo notturno e minaccia dall'alto la vita dei cittadini. I giornali insistono troppo sul successo degli attacchi aerei contro l'Inghilterra perché la popolazione civile non ritenga giustificata la rappresaglia. Vi è un interesse sempre minore per gli eventi bellici e si può notare, quando nei pubblici locali viene radiotrasmesso il bollettino di guerra, come la gente lo ascolti distrattamente.

Una sola domanda e un solo voto affiorano dovunque: che la guerra finisca presto. Quali conquiste si potrebbero ancora desiderare -si chiede l'uomo della strada -e, comunque, a che cosa potrebbero esse portare? Il discorso di Hitler non ha risposto a tal'i interrogativi, ma ha ribadito la necessità di continuare ancora a combattere e a lavorare. Esso non ha scosso la popolazione nella sua tranquilla, paziente, rassegnata obbedienza, consolidata dalla fiducia che i successi militari hanno corroborato: è una massa conscia del dovere di resistere, ma sempre meno suscettibile, invece, a elementi non propizi.

Alla fine di queste rapide impressioni panoramiche della vita in Germania, devo rilevare l'ammirazione forse involontaria che la popolazione tedesca prova per la nostra serenità. Il duro collaudo che abbiamo sostenuto durante gli ultimi cinque mesi e la nostra non mai smentita fiducia e sicurezza nella vittoriosa conclusione, sicurezza che, quasi misteriosamente trasmessaci dal Duce, abbiamo ln ogni modo propagata, ha finito per impressionare e convincere i tedeschi.

Le varie e molteplici iniziative che io vengo svolgendo in ogni settore-dalla stagione del Teatro Reale all'Opernhaus alle visite negli ospedali, alle grandi adunate per i lavoratori italiani, alla partecipazione ad importanti manifestazioni culturali -hanno creato un'atmosfera che dovrebbe sempre più convincere i dirigenti tedeschi di quanto aiuto morale, oltre che politico, possa riuscire l'amicizia con l'Ita;lia e di come possano integrarsi a vicenda le qualità delle due

diverse razze (l).

(l) -Ed. In DINO ALF!FRI. Due dittatori di fronte, Milano, Rizzoli, 1948, pp. 175-178. (2) -Manca l'Indicazione della data d'arrivo. (3) -Vedi D. 70 (4) -Non rinvenuto, ma vedi serle IX, vol. V, D. 600. (5) -Non rintracciato.
82

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4312/691 R. Washington, 10 maggio 1941, ore 23,50 (per. ore 17,30 dell'11).

Nel tentativo di convincere l'opinione pubblica americana della necessità assoluta di una collaborazione aerea navale anglo-americana diretta ad assicurare più frequenti rifornimenti, qualunque possano essere i rischi che tale collaborazione comporta, propaganda interventista ufficiale è entrata in una nuova e più intensa fase. Di questa propaganda manifestazione pr,incipale è naturalmente una intensiva campagna di stampa e di radio diretta a porre al popolo il dilemma di vedere crollare resistenza britannica (con conseguente sconfitta morale ed isolamento degli Stati Uniti e quindi oltreché minaccia sicurezza anche inevitabile abbassamento tenore di vita e sconvolgimento sociale) ovvero di assi

lO -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

curare a Gran Bretagna possibilità di resistere ulteriormente in modo che conflitto possa trasformarsi in guerra di attrito nella quale risorse americane non mancherebbero di prevalere.

Numerosi sono anche i discorsi e le dichiarazioni che gli esponenti governativi sono venuti in questi giorni facendo, per invocare apertamente quei convogli ai quali Roosevelt ha finora sempre negato di volere ricorrere.

Sono di ieri discorso del Vice Presidente Wallace che ha impostato problema intervento americano come alternativa tra «guerra o sch.avitù »; dichiarazioni del Segretario di Stato Hull, che hanno proclamato che «sicurezza emisfero reclama resistenza ovunque essa sia più efficace »; discorso Ammiraglio Andrews, che ha sostenuto ineluttabilità intervento americano e quindi inutilità procrastinare convogli; e finalmente affermazioni della stessa consorte del Presidente giunta a negare che Roosevelt abbia in campagna elettorale preso alcun impegno di non condurre Paese in guerra.

Particolare importante in tale ordine di manifestazioni appare discorso pronunciato dal Senatore democratico Guffey intimo del Presidente degli S.U., il quale nell'evidente intento di sondare Congresso e di propagandare opinione pubblica, ha sviluppato concetto che gli S.U.A. non debbano lasciarsi mtimidire da nemici nella questione dei convogli i quali, vitali per l'Inghilterra, non rappresenterebbero ancora necessariamente la guerra per gli S.U.A. anche se essi dovessero dar luogo a qualche azione isolata. \

Da reazioni a tale martellamento propagandistico, impostato sulla necessità di convogli presentati come misura che gli S.U.A. devono prendere «anche a rischio della guerra», Presidente evidentemente si ripromette anche di meglio giudicare quale consistenza possano avere in Paese ed in Congresso quelle forze che ancora si oppongono all'abbandono da attuale semi-belligeranza da parte degli S.U.A.

(l) Il presente rapporto è stato vlstato da Mussollnl.

83

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. s. 59/51. Zagabria, 10 maggio 1941.

Riferim. a telegr. p. corr. 8 corr. n. 15626 (1).

A seguito della comunicazione telefonica di stamane, ti rimetto il testo dei protocolli (2) relativi alla Dalmatienne e alla Società Carbonifera di Monte Promina, protocolli che dovrebbero essere firmati il 18 p.v. a Roma.

Qualora tu ritenga sia più opportuno che si proceda a uno scambio di note tra l'Eccellenza Ciano e il dott. PAVELIÉ, potrai valerti dello schema che unisco, e basterà che tu faccia redigere la nota del nostro Ministro, alla quale il dott. PAVELIÉ risponde.

Ti sarò grato se mi farai sapere se dovrò venire a Roma con un paio di giorni di anticipo sul 18, per concordare con i tuoi uffici quanto vi è ancora da preparare, tenendo conto degli ultimi ritocchi che potranno eventualmente essere apportati all'accordo confinario.

Non ti nascondo, a questo proposito, che il solo accenno di nuove nostre richieste, come quella per esempio relativa alla «linea dal fiume Kerka a Spalato» e quella della «linea da Cavtat a Dobricevo » (Bocche di Cattaro) suscita qui stupore perché tutto si ritiene ormai definito con l'incontro di Monfalcone, dove fu tra l'altro siglata una carta recante un tracciato che il dottor PAVELIÉ si affrettò a segnare e che temo non concordi pienamente col foglio, pure siglato, che è in possesso dell'Eccellenza il Ministro. Quella carta rimase nelle mani del dott. PAVELIÉ stesso, il quale evita in tutti i modi di mostrarmela.

Aggiungo che egli mi ha pure avanzate nuove insistenti richieste:

l) per Porto Re, motivando con la necessità di disporre di due nuovi nodi stradali e del porticciuolo;

2) per un tratto di territorio sloveno che forma cuneo alla frontiera della Croazia ed è abitato da «croati bianchi>> (richiesta già avanzata a Monfalcone).

Penso che ormai non dovrebbe più trattarsi di modificare gli accordi confinari, e per evitare la sorpresa di rinvii nella data fissata, sarebbe bene limitare le nostre richieste a rettifiche di dettaglio, che potranno essere apportate in sede di delimitazione di confini.

Per Gurzola ho vibrato il colpo, e non mollo più. Ti prego, se credi, di portare a conoscenza dell'Eccellenza il Ministro quanto ti ho scritto.

(l) -Vedi D. 72. (2) -Non si pubbllca1:1o.
84

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4403/273 R. Tokio, 11 maggio 1941, ore 10,40 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 272 (1).

Matsuoka nuovamente sollecitato ieri da Nomura ha fatto sapere che attende di conoscere pensiero governi alleati Asse per formulare sua risposta. Dato che Nomura ha fatto presente che della risposta di Matsuoka Roosevelt terrà conto nell'intonazione discorso che si propone tenere 14 corrente, mio collega di Germania sollecita stasera da Berlino risultato consultazioni Governi Asse. Appare infatti opportuno che risposta Matsuoka giunga a Washington prima del discorso del Presidente della Repubblica per non offrirgli pretesto di dichiarazioni che possano aumentare in Giappone nei riguardi di Matsuoka ostilità dei molti sostenitori di una politica diversa dall'attuale.

(l) Vedi D. 76.

85

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 125/149 R. Roma, 11 maggio 1941, ore 18,30.

Potete comunicare verbalmente a Gailani in via del tutto segreta che sono

in corso urgenti concrete misure per invio costì aerei italiani con armi e muni

zioni a bordo.

Non è possibile-né appare d'altra parte conveniente -fornire precisazioni.

Comunque valetevi suddetta informazione per sostenere morale Gailani (1).

86

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 4295/61 R. Zagabria, 11 maggio 1941, ore 20 (per. ore 4,46 del 12).

Nel corso colloquio avuto col dottor PAVELIÉ egli mi ha intrattenuto ampiamente su richiesta Porto Re. Mi ha ricordato che durante conversazioni Monfalcone egli domandò al Duce Buccari ritenuto porto necessario alla Croazia anche perché permetterebbe meglio servire traffici marittimi in collegamento con Fiume e Spalato per affluenza prodotti provenienti da Croazia, Ungheria e altri Stati danubiani. Ha aggiunto che non insistette allora considerare ragioni storiche militari impresa Buccari che il Duce richiamò alla sua memoria. Concessione Porto Re che ha minore importanza sarebbe per lui soddisfacente ove comprendesse anche breve tratto territorio con due nodi stradali che assicurerebbero affluenza mare.

Avevo durante precedenti colloqui accennato a quanto prospettatomi nel telegramma ultimo 15626 in data 8 corrente (2). Per Curzola si mostrò quasi rassegnato dicendomi soltanto che avremmo dovuto riparlarne, cosa che ho fatto oggi ed ho impressione che egli voglia negoziarla. Infatti ha ripreso motivo rivendicazione Slovena confine che incuneasi territorio croato ed è abitata, mi ha detto, da croati bianchi. Per le nostre richieste «linea del Kerka e Spalato comprendente massiccio Mosor e linea da Cavtat a Dobricevo si è mostrato sorpreso, specialmente per la... (3) frontiera si è riferito alla carta in suo possesso che fu siglata a Monfalcone e mi ha chiesto se la Commissione per la delimitazione confini avrebbe iniziato lavori prima giornata 18. Se questo è, come mi è parso, suo desiderio, non credo che ci convenga accoglierlo. Comunque dovremmo evitare che egli ci riservi la sorpresa di rinvii sulla data Lssata per la firma accordi e offerta Corona.

Domani vedrò nuovamente PAVELIÉ. Svolgerò azione serrata per quanto vi

sarà consentito.

Mi rendo conto però, allo stato attuale delle cose, che le nostre richieste in

discussione dovrebbero l:mitarsi a lievi rettifiche da ottenere con qualche van

taggio in sede delimitazione confini snbito dopo giorno 18 (1).

(l) -Gaooneli rispose con T. s. n. d. 14191/250 P. R. del 12 maggio, ore 23, quanto segue: «Gailanl ha appreso con emozione e sommo conforto la comunicazione verbale del contenuto del telegramma sopracltato da me fattogli. Egli mi ha incaricato trasmettere 1 suoi commossi ringraziamenti al R. Governo ed in particolare all'E.V.». (2) -Vedi D. 72. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra «Il gruppo potrebbe dare: "riserva" o "vecchia" o "linea (generale)"».
87

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, FORNARI, AL MINISTHO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 4333/015 R. Atene, 11 maggio 1941 (per. il 13).

Per iniziativa di questo Ministro delle Finanze, e dell'Economia Nazionale, Hadjimihali, che conoscevo in precedenza, ho avuto oggi un primo contatto personale con questo Ministro Presidente Generale Tsolakoglu.

Questi mi ha pregato innanzi tutto di trasmettere al Duce il suo leale saluto di soldato e di ripetergli il suo desiderio di collaborare strettamente con i Governi dell'Asse, sul cui appoggio spera di poter contare. Gli ho detto che non avrei mancato di farmi interprete dei suoi sentimenti.

Ho creduto poi opportuno prendere lo spunto dalle sue dichiarazioni per attirare la sua attenzione sull'ingenua manovra che si sta tentando nella stampa e nell'opinione pubblica con il mettere in stato di accusa morale il passato regime ellenico per non avere evitato la seconda guerra (quella con la Germania) -mio rapporto n. 20/11 in data 4 maggio corr. -(2) come se l'aver voluto quella con l'Italia non avesse rappresentato il primo fatale errore dei dirigenti greci

Mi ha risposto essere suo fermo intendimento di non permettere tale manovra, dovuta ad elementi ancora attaccati ad una mentalità sorpassata. Chiede soltanto un po' di tempo e un po' di fiducia per rasserenare l'atmosfera che è sua volontà veder tornare limpida con l'Italia come con la Germania. Qualche gene·roso gesto da parte nostra che egli non mancherebbe di valorizzare opportunamente, lo aiuterebbe di fronte all'opinione pubblica in questo suo intendimento. Questo potrebbe essere, ad esempio, rappresentato dalla liberazione dei prigion'eri greci in nostro possesso, da eventuali dichiarazioni delle nostre disposizioni nei riguardi del popolo greco ecc. Aveva avuto notizia e molto apprezzato il perfetto comportamento delle nostre autorità di occupazione nell'isola di Sira e non avrebbe mancato di trovare l'occasione per renderlo di pubblica ragione.

Nel corso della conversazione ho avuto inoltre modo di far intendere al Generale Tsolakoglu (come ero rimasto d'accordo col Ministro Altenburg) che doveva rimanere ben chiaro anche di fronte all'opinione pubblica che gli arresti di membri dell'antico governo (mio telegramma per corriere n. 09 del 7 maggio corrente (3), non erano stati in alcun modo desiderati e tanto meno dettati dal

l'Asse, che desiderava anzi vedere evitata qualunque misura estrema nei loro riguardi. II Ministro Presidente mi ha assicurato avrebbe trovato modo di chiarire anche pubblicamente la cosa: ha aggiunto essere intenzione del Governo di non infierire in alcun modo contro chi è accusato solo per ragioni politiche, ma di esere giustamente severo verso chi ha abusato del pubblico denaro. Durante tutta la conversazione il Generale Tsolakoglu ha tenuto ad usare un tono di marcata cordialità.

(l) -Ciano rispose con T. s. n. d. 16327/50 P. R. del 14 maggio, ore 19,40 quanto segue: «Fermo restando nostro possesso di Porto Re e di Curzola tutte le altre questioni relative confini saranno risolte da Commisr.ione per delimitazione frontiere •· (2) -Non pubblicato. (3) -T. Per corriere 4564/09 non pubblicato, con il quale Fornari comunicava l'elenco dei ministri ed ex f1.tilZionari arrestati.
88

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 4300/62 R. Zagabria, 12 maggio 1941, ore 0,10 (per. ore 5).

Situazione interna leggermente migliorata soprattutto a causa voci già diffuse in alcuni ambienti, anche popolari, restaurazione monarchica. PAVELIÉ ne è lieto. Da parte di elementi politici estranei o di recente avvicinatisi al Governo si rileva che questo m'glioramento conferma debolezza posizione personale PAVELIÉ che solamente avvento Monarchia potrà rafforzare. (Ritengo anche perciò essere nostro essenziale interesse rimanere fermi sulla data stabilita per gli impegni che saranno perfezionati a Roma). Permane lavorio agenti stranieri e diffidenza elementi già appartenenti Partito Rurale Macekiano. Clero sostanzialmente riservato attende conclusioni accordi col Governo PAVELIÉ, benché Vescovo e qualche prelato mostrino incondizionatamente adesione. Si spera in un ulteriore miglioramento situazione quando fra due o tre giorni sarà data notizia ufficiale restaurazione monarchia e saranno ultimati lavori in corso per delimitazione confine tedesco-sloveno che qui si ritiene sarà pressoché riallacciato su precedente confine amministrativo Banato Croazia.

89

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. S. N. D. 126/237 R. Roma, 12 maggio 1941, ore 3.

Precedenza assoluta.

Codesto Ambasciatore di Germania riceve stanotte dal suo Governo testo istruzioni circa atteggiamento Governo del Reich in merito risposta MatsuokaHull (1). Presi ordini dal Duce siete autorizzato ad associarvi completamente al passo che egli compirà presso Governo giapponese. Consultatevi poi con Ott sull'opportunità invitare Governo g:apponese a dare preliminare conoscenza a Voi ed a lui della risposta che Governo giapponese darà a Washington.

(l) Vedi DD. 49, 76 e 84.

90

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 4313/278 R. Tokio, 12 maggio 1941, ore 9,37 (per. ore 16,45).

Vostro 237 (1).

Comunicazioni Governo tedesco sono giunte stamane a questo Ambasciatore di Germania, ma, a causa di una interruzione delle comunicazioni radio con Berlino, in un testo incompleto. Ciò nonostante Ott ha preso occasione per fare ogni possibile pressione su Matsuoka perché si astenesse dal rispondere a Hull fino ad... (2) esame del testo integrale delle comunicazioni stesse. Sicuro di interpretare vostre intenzioni, e richiestone da Ott, lo avevo autorizzato a parlare anche a nome mio. Matsuoka gli ha detto di essere informato da personalità americana che è al Governo e col quale ha amicizia personale che imminenti dichiarazioni di Roosevelt potrebbero essere particolarmente gravi, specialmente nella materia dei convogli, e che una pronta e soddisfacente risposta giapponese potrebbe forse indurlo a pJù miti consigli. Governo giapponese aveva ciò nonostante deciso inevocabilmente di dare immediate istruzioni a Nomura, che erano già in partenza, e che questi comunicherà a Hull prevedibilmente domani mattina 13 corr. Si è d'.chiarato dolente di non potere accogliere richiesta data gravità circostanza. Secondo che eravamo rimasti d'accordo. Ott ha chiesto a Matsuoka che Governi dell'Asse avessero comunicazione esatta di tali istruzioni; a prova della piena lealtà con la quale egli si accingeva a trattare con Washington Matsuoka ha acconsentito. Lo vedrò stanotte insieme a mio collega Germania.

Telegraferò ulteriormente (3).

91

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 4315/279 R. Tokio, 12 maggio 1941, ore 12,50 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 278 ( 4).

Con mio collega di Germania ho veduto Matsuolm a Chung King. Gli abbiamo dato lettura del testo integrale della comunicazione giunta da Berlino. In relazione a tale comunicazione abbiamo riservato giudizio dei Governi dell'Asse circa istruzioni già inviate a Nomura delle quali abbiamo avuto preliminari informazioni. Ne avremo domani mattina testo controllato che telegraferò. Matsuoka ha dichiarato di aver dovuto agire come fatto per assoluta necessità della situazione interna ed al solo scopo di iniziare dei negoziati che impedissero a Roosevelt

di aver pretesto di iniziative pericolose. Cl ha assicurato che ci avrebbe tenuto al corrente del corso dei negoziati stessi e che comunque prima di concludere avrebbe chiesto parere dei Governi dell'Asse.

(l) -Vedi D. 89. (2) -Gruppo indeclfrato. (3) -Vedi D. 91. (4) -Vedi D. 90
92

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. per corriere 16098 P. R. Roma, 12 maggio 1941, ore 19,45.

Il Direttore Generale AMMI ha riferito al R. Incaricato d'affari in Atene che da parte Autorità tedesche si è già acquistata con contratti quinquennali rinnovabili la quasi totalità produzione greca minerali cromo e piriti. Inoltre tutti produttori magnesite sono stati convocati per il 6 corrente, per stipulare analoghi contratti. Stesso procedimento sarebbe in corso per minerali ferro e prodotti minori.

Il R. Incaricato d'affari ha interessato subito quel rappresentante tedesco facendo presente interesse italiano partecipare acquisti di cui si tratta e con contratti diretti o con accordi che ripartiscono produz:one fra i due Paesi. Ha inoltre opportunamente accennato opportunità dare impressione condiscendenza tra i due Paesi anche in relazione prestigio Asse in Grecia. Fornari ha trovato molta comprensione presso Altenburg. Questi ha però affermato che incaricati acquisti assicurano avere dirette istruzioni da Berlino. Ha detto che avrebbe prospettato telegraficamente questione suo Ministero e ne avrebbe intrattenuto stesso tempo anche Maresciallo List. Vi prego di parlare con Ribbentrop della questione ponendo in rilievo come questo « accaparramento » da parte ditte e privati tedeschi delle principali attività economiche dei paesi da noi vinti non è certamente in armonia con quella collaborazione che anche in questo campo, così vitale per ogni paese, deve esistere fra Roma e Berlino.

Fate anche rilevare come tali contratti a lunga scadenza incideranno note

volmente sui futuri scambi itala-greci e quindi è opportuno astenersi dallo sti

pularli.

93

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 13996/65 P. R. Zagabria, 13 maggio 1941, ore 4 (per. ore 10,40).

Come avevo annunziato nel rapporto n. 62 in data di ieri (l) ho ripreso oggi col dottor PAVELIÉ argomento confinario. Egli mi ha ascoltato con nervosità e quindi impallidendo mi ha detto « Italia può anche annettersi tutta la Dalmazia ma non pretendere che sia io a cederla rimanendo al Governo contro volontà popolo. Il mio affetto per l'Italia costituisce già un atto di accusa miei

avversari politici e la propaganda che si va facendo nelle campagne mi definisce traditore come se volessi consegnare il mio paese all'Italia». Ho creduto limitarmi ad insistere soltanto per Curzola dato che telegramma di V. E. in data 8 corrente n. 15626 (l) conteneva istruzioni in tal senso PAVELIÉ mi ha allora mostrato grosso fascicolo con documentazione etnica dell'isola sottolineando statistiche 23 mila abitanti tutti croati, posizione geografica legata a Sabbioncello con la quale ha comune vita economica. Ha perciò escluso poter aderire richiesta.

Per Bocche di Cattaro mi ha detto non può fare concessioni territoriali che superino limiti distretto; esigenze militari potranno trovare soluzione nella clausola militare art. 3 trattato. Lo ~>tesso articolo soddisfa altre esigenze militari retroterra Sebenico e Spalato.

Domani pomeriggio rivedrò dottor PAVELIÉ. Se non riceverò istruzioni in contrario da V. E. rimarrò fermo seguente linea di condotta:

1o -respingerò definiti v~mente sua richiesta Porto Re se non concede Curzola;

2° -chiederò che questione dettagli relativi rettifica venga demandata alla Commissione delimitazione t:onftni (2).

(l) Vedi D. 88.

94

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4365/284-285-286 R. Tokio, 13 maggio 1941, ore 9,50 (per. ore 19,30).

Trascrivo qui appresso traduzione dall'originale inglese, testo controllato e comunicatomi del progetto giapponese per accordo nlppo-americano che è stato telegrafato ieri a Nomura Washington: «Animato dal desiderio di ristabilire loro tradizionale amicizia, Governo giapponese e Stati Uniti d'America si accingono a negoziare un'accordo generale allo scopo assicurare, mediante un comune sforzo, una pace giusta nel vivo interesse di arrestare così tragico dramma che minaccia civiltà:

l o -Concetti del Giappone e degli Stati Uniti d'America circa relazione internazionale e carattere delle Nazioni.

Governo giapponese e Stati Uniti d'America si riconoscono reciprocamente come egualmente Stati Sovrani e Potenze contigue nel Pacifico.

Ambedue Governi affermano che loro politiche nazionali sono unanimamente dirette a stabilire pace duratura ed inizio nuova era di mutua fiducia, e cooperazione tra i rispettivi popoli.

Ambedue Governi dichiarano essere loro tradizionale ed attuale concetto e convinzione che Nazioni e razze costituiscono, come i membri di una famiglia

mondiale, sola comunità, con uguali diritti e responsabilità per ciascuno, con mutui interessi regolabili nelle vie pacifiche e dirette a persegure il loro benessere morale e fisico, che essi devono difendere per quanto le concerne come devono non distruggerle nei riguardi altrui. Non si farà luogo quindi né ad apprensioni né a sfruttamenti di popoli inferiori.

Ambedue Governi sono fermamente decisi che rispettivi tradizionali concetti circa carattere delle Nazioni e principi morali di ordine sociale e di vita nazionale che ne consegue continuino ad essere salvaguardati e non vengano modificati da idee o ideologie straniere contrarie a tali concetti e principi morali.

Scopo comune ambedue Governi raggiungere pace mondiale, essi uniranno loro sforzo per prevenire estensione guerra europea e per ristabilire prontamente pace.

Governo giapponese dichiara scopo Patto Tripartito era ed è difensivo ed inteso prevenire partecipazione guerra europea delle Nazioni attualmente non coinvoltevi.

Governo giapponese dichiara è fuori questione che obbligo assistenza militare in base patto Tripartito si applica nel caso previsto dall'articolo 3 del Patto stesso.

Essendo basata sull'odio della guerra, atteggiamento degli Stati Uniti d'America verso guerra europea è e continuerà ad essere determinato soltanto ed esclusivamente da considerazione della loro difesa protettiva e del proprio benessere e sicurezza. Governo americano dichiara che esso non ricorre e non ricorrerà ad alcuna misura aggressiva diretta ad assistere uno Stato contro un'altro.

3° -Affare cinese.

Sulla base dei tre principi enunciati nella dichiarazione Principe Konoye, dei principi enunciati nel Trattato concluso col Governo di Nankino in relazione anzidetta dichiarazione, deUa dichiarazione comune del Giappone, Manciukuò e Cina e altresì ìn connessione con politica giapponese di amicizia e buon vicinato nei riguardi Cina, Governo americano inviterà Chang-Kai-Shek a negoziare pace con il Giappone.

Quando fosse raggiunta intesa frai due Governi, Giappone e Stati Uniti d'America si daranno reciprocamente assicurazione di fornirsi mutuamente quelle merci che fossero rispettivamente disponibili o richieste dalle due parti. Ambedue Governi prenderanno misure necessarte per ristabilimento normali relazioni traffici quali esistevano già in base trattato di commercio e navigazione tra i due Paesi.

5° -Attività economiche dei due Stati nella zona di sud-ovest del Pacifico.

A -Governo giapponese e Stati Uniti d'America garantiscono congiuntamente le isole Filippine a cond1zione che queste mantengano neutralità permanente ed accordino ai nazionali giapponesi trattamento uguale a quello del cittadini del Commonwealth.

B -Sarà accordato amichevole considerazione immigrazione giapponese negli Stati Uniti d'America. Immigranti giapponesi saranno trattati senza discriminazione sopra piede eguaglianza altre Nazioni».

(284) Mio telegramma n. 279 (3).

(1) -Vedi D. 72. (2) -Il presente telegramma reca 11 visto di Mussol!n!. (3) -Vedi D. 91.

(285) 2° -Atteggiamento ambedue Governi nei riguardi guerra europea.

(286) 4° Commercio tra i due Paesi.

95

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 4345/772 R. Berlino, 13 maggio 1941, ore 16,30.

La scomparsa dalla Germania di Hess (l) ha provocato vivissima impressione in questi ambienti ufficiali e grande interesse in questa opinione pubblica. Naturalmente mentre i primi sono riservatissimi e rifiutano per ora recisamente ogni particolare, la seconda è in preda alle voci più svariate, alimentate dalle radio trasmissioni da Londra rap~damente diffusesi, come avviene in casi analoghi, nonostante i divieti d'ascolto. D'altra parte notizia ufficiale, redatta con certa reticenza, si presentava alle più diverse ipotesi. Sta di fatto che pubblico non può non rilevare stranezza delle allucinazioni e della crisi spirituale da cui sarebbe stato colpito Ministro Hess. Il 4 corrente egli aveva partecipato seduta Reichstag e durante discorsi Goering alla apertura e alla chiusura della seduta stessa sedeva accanto al Flihrer, nel ··posto spettantegli come sostituto di Hitler e come designato dopo Goering, a raccogliere successione Capo dello Stato, del Governo e del Partito.

l o corrente Hess aveva presenziato festa del lavoro nelle officine aeronautiche Messerschimdt di Augusta, consegnando premi in nome di Hitler a una sezione fascista di azienda modello e diploma di «Pioniere del Lavoro» a Messerschimdt... (2). In tale circostanza Hess aveva pronunciato lungo discorso, terminato con parole « andiamo incontro decisione militare e per essa anche economia tedesca compie suo massimo sforzo>>. Nulla indicava quindi, nelle ultime manifestazioni di Hess, che egli fosse affetto da grave turbamento mentale.

È interessante rilevare che secondo notizia ufficiale si è alzato in volo da Augusta, sede appunto delle officine Messerschimdt. Pilota di guerra, Hess aveva più volte compiuto voli, fino a qualche anno fa, ma Hitler gli aveva effettivamente proibito tale attività sportiva, in considerazione delle sue condizioni fisiche. Nella guerra mondiale, infatti, Hess era stato tre volte ferito fra cui una volta gravemente a un polmone; un'altra ferita al cranio aveva riportato durante colpo di stato tentato dai nazionalsocialisti a Monaco nel 1923. Quarantenne. Hess è nato ad Alessandria d'Egitto dove era emigrato suo bis

nonno, ed è rimasto in Egitto fino all'età di 14 anni. Fra i gerarchi attuali era il più vecchio compagno del Fiihrer avendo aderito al Partito Nazista fin dal 1920. Acquistò fiducia di Hitler, con cui divise anche prigionia nella fortezza di Landsberg, ne era divenuto segretario particolare fin dal 1923 ed era stato nominato sostituto del Ftihrer stesso nel 1933. Parla perfettamente l'inglese e negli ambienti politici Hess non è mal stato considerato esponente di una determinata corrente o iniziatore di speciali fazioni, dentro il complesso del Partito Nazista. Partecipava anche poco alla vita politica statale, dedicandosi soprattutto a quella del Partito.

Egli risiedeva quasi sempre in una villa alla periferia di Monaco di Baviera, colla moglie e i figli. Persona chiusa poco socievole, di poca iniziativa, Hess prendeva raramente la parola, e usava leggere i suoi discorsi, fatti sempre per circostanze solenni.

Egli non verrà sostituito nella carica di vice-capo-partito e di rappresentante del Fiihrer. Viene creata una Cancelleria di Partito diretta dal Reichsleiter Martin Bormann, persona che da tempo viaggia costantemente col Fiihrer e che già rivestiva funzioni di suo segretario particolare per quanto riguardava gli affari Partito Nazional Socialista. La scomparsa di Hess apre tuttavia qualche delicato problema nelle gerarchie naziste, data la situazione predominante in cui egli era stato messo e l'influenza che possono ora acquistare altri dirigenti delle varie organizzazioni nazionalsocialiste. Intanto apprendo che stamane Goebbels è partito in volo per Berchtesgaden, dove il Ftihrer si trova tuttora.

(l) -Il 12 maggio alle ore 20,45 Alfieri aveva telegrafato (T. u. u. s. n. d. 20154/764 P. G.) quanto segue: «Apprendo In questo momento che 11 Ministro Rodolfo Hess è tragicamente perito in aereo». (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Seguono alcuni gruppi indecifrabili>>.
96

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 4352/775 R. Berlino, 13 maggio 1941, ore 21,20

Mio telegramma n. 772 (1).

In relazione al caso Hess, tenuto conto che nel colloquio di Roma (2) saranno forniti elementi e spiegazioni che qui, almeno per il momento, vengono circondati dalla più rigorosa e assoluta segretezza, mi limito ad indicare le reazioni di questa opinione pubblica.

L'impressione e l'emozione prodotta dall'avvenimento, anziché diminuire, continua ad aumentare. Il secondo comunicato, in luogo di portare elementi di chiarificazione, ha provocato invece maggiore disorientamento.

Il senso di delusione creato da quella parte del discorso del Ftihrer, che non solo lasciava prevedere prominente un dilungarsi della guerra, ma accennava chiaramente alla necessità di fare altri duri sacrifici, si era già sviluppato come inizio di crisi a seguito dei commenti dei giornali tendenti a preparare la popolazione alle nuove prospettive di guerra.

La fuga di Hess ha trovato opinione pubblica in un momento di depressione e ha provocato clamoroso acuirsi della crisi stessa. Situazione si presenta delicata poiché momento si presta favorevole al riaffiorare di latenti dissapori tra forze armate partito e Governo.

Pur non sopravalutando avvenimento e pur reagendo al senso di vivo malumore oggi largamente diffuso, non si deve disconoscere gravità del caso Hess sia per sue ripercussioni nella compagine interna che per quell che ne deriveranno all'estero.

(l) -Vedi D. 95. (2) -Del colloqui avuti a Roma da R!bbentrop con Mussollnl e Ciano 11 14 maggio non esiste un verbale Italiano ma vedi CIANO, Diario, clt., p. 406, e per: verball tedeschi Documents on Germar Foreign Policy, 1918·1945 ser!es D. vol. XII, D. 511, 513.
97

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI

L. s. 1/01882 Roma, 13 maggio 1941.

Strettamente personale.

Il tuo rapporto del 3 maggio (l) relativo alle dichiarazioni che ti ha fatto il dott. Ménétrel, Capo della Segreteria del Maresciallo Pétain, è stato qui letto con attenzione.

D'ordine superiore, ti trasmetto, con l'appunto qui unito, un pro-memoria contenente il pensiero del Governo Fascista sui problemi sollevati dal Sig. Ménétrel. Il pro-memoria ha carattlere di riservata informazione e ti viene trasmesso per tua opportuna conoscenza e norma di linguaggio.

Pur astenendoti dal prenderne tu stesso l'iniziativa, potrai, presentandosene l'occasione, esprimerti verso il Sig. Ménétrel con i concetti e i termini del promemoria. Manterrai naturalmente alle tue affermazioni carattere generico e non impegnativo.

98

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 4359/68 R. Zagabria, 14 maggio 1941, ore 1 (per. ore 7).

Oggi non ho visto PAVELIÉ che già ieri era sofferente a causa eccessivo lavoro e ha limitato attività durantle questa giornata, dedicandosi soprattutto conclusione accordo confinario con Germania per la Slovenia. Firma acco·rdo ha avuto luogo stamane con grande solennità e scambio discorsi tra questo Ministro di Germania Kasche, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri e Poglavnik. Si è inneggiato all'amicizia tedesco croata e si è espressa da parre

croata soddisfazione che a un solo mese dal riconoscimento nuovo Stato si è concluso primo regolamento confini. Delimitazione seguirà subito e prevedesi che sarà completato da ·accordo economico lasciando per ora confine doganale a Maribor.

Vedrò PAVELIÉ domani mattina ore 10 riprendendo negoziazioni. Tratterò

anche questione centrali idroelettriche ed impianti Dalmatienne di cui al telegramma di V. E. n. 39 (1). In merito ho già due volte intrattenuto Poglavnik che non ancora ha aderito scambio lettere.

Circa lavori commissione militare delimitazione nostri confini proporrei, subordinatamente istruzioni di V. E. che attenderò domani, stabilire sino da ora che eventuali rettifiche saranno (per evitare litigiose nuove trattative) limitate ad indispensabili necessità accessi stradali e comunicazioni, nonché esigenze economiche comuni strettamente comprese nel tratto confinario.

99.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4372/287 R. Tokio, 14 maggio 1941, ore 12,04 (per. ore 21,30).

Mio telegramma n. 279 (2).

Matsuoka mi comunica testo seguente messaggio che, in seguito colloquio avuto con lui ieri notte insieme all'Ambasciatore di Germania, ha inviato oggi a Washington per Hull:

«Per quanto realmente non lo stimi necessario, tuttavia, per non lasciar adito a qualsiasi malinteso, desidero porre in evidenza in queste circostanze quanto appresso:

Deve essere risultato chiaramente, da quanto io ho spesso motivato pubblicamente ed altrimenti, che mia decisione di dare seguito a conversazione fra V. E. e Nomura e di iniziare negoziati attuali partiva dalla premessa che

S.U.A. non entrerebbero nella guerra europea e che Governo americano sarebbe d'accordo di consigliare Chang-Kai-Shek che entrasse in dirette trattative con Giappone per concludere pace tra Giappone e Cina quanto prima possibile.

Senza dubbio deve essere detto chiaramente fin dall'inizio che il Giappone non intenderebbe né intendeva, in base ad altre premesse, giungere ad una intesa quale è quella che è scopo degli attuali negoziati~.

(l) Vedi D. 79.

100

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4444/290 R. Tokio, 14 maggio 1941, ore 8,30 (per. ore 18).

Mio telegramma n. 287 (3).

Messaggio Matsuoka a Washington contiene accenno particolarmente significativo per dare chiave situazione attuale: quel che si riferisce alle conver

sazioni Hull-Nomura che hanno portato ai negoziati in corso. Nomura è infatti andato a Washington come esponente delle idee della Marina, di notevole parte dell'Esercito impelagato nella campagna cinese, di tutti gli ambienti d'affari, desiderosi di sistemare utilmente relazioni nippo-americane e specialmente di evitare un conflitto cui paese non è preparato né economicamente né spiritualmente. Nomura è uomo che ha un passato politico e che conta avere un avvenire al quale è da molte parti incoraggiato. Ha evidentemente agito a Washington secondo proprio programma, tenendo un conto molto relativo della politica di Matsuoka e del Patto Tripartito, al quale Marina e Finanza hanno accordato fin dall'inizio scarsa simpatia per rischi che comportava specialmente nei riguardi americani. Matsuoka ha sempre contato invece di far del Tripartito sua principale base partenza eventuali negoziati coll'America, da condurre prudentemente e con massimo profitto secondo criteri e metodo personale. Manovra che è stata posta in atto da Washington contro tale suo programma e durante suo viaggio in Europa lo ha invece costretto, colla sanzione imperiale ad accettare entro termini perentori, sotto la pressione di grave situazione interna, semplice esame di un progetto d'accordo formulato in seguito conversazioni Hull-Nomura. Testo contro progetto giapponese che ho comunicato con mio telegramma n. 284 (l) non è che un tentativo di Matsuoka di riprendere direzione delle trattative, ma risente in molte sue parti -come ad esempio nell'ultimo capoverso del punto l o -marca di origine. Anche punto terzo circa questione cinese è troppo vago per interessi giapponesi. Sembra peraltro che in un protocollo segreto sarà convenuto cessazione aiuti americani a Chang-Kai-Shek in caso di rifiuto da parte di questi di concludere pace e probabilmente come contro partita giapponese dovrà dare garanzie· per interessi americani in Cina.

Matsuoka conta molto sopra propria abilità di negoziatore e continua a reiterare sua assoluta decisione di rimanere fedele agli impegni personalmente assunti verso i governi alleati. Egli è tuttavia in situazione molto difficile. D'altra parte occorre considerare che una sua sostituzione non appare possibile senza un rovesciamento se non formale certo sostanziale progetto del Tripartito.

(l) -T. 16050/39 P.R. del 12 maggio, ore 23, non pubblicato: dava Istruzioni circa Il riconoscimento della proprietà Italiana di tutti gli Impianti della Dalmatlenne. (2) -Vedi D. 91. (3) -Vedi D. 99.
101

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 14 maggio 1941.

Casertano telefona alle 12,45 che: l) PAVELIÉ chiede per Curzola un regolamento speciale analogo a quello concordato per Spalato;

2) Insiste per Porto Re, affermando che a Monfalcone la cosa non sollevò obiezioni da parte nostra;

3) Per la «Dalmatienne ~ e relativi interessi dell'I.R.I. Casertano avrebbe concordato uno scambio di lettere basato sulla formula della «unità economica della Dalmazia ~. che verrebbe giudicata vantaggiosa anche da parte dei rappresentanti dell'I.R.I. attualmente a Zagabria.

Proponendosi di definire in giornata questi accordi e dovendo conferire con PAVELIÉ alle ore 18, Casertano sarebbe grato di ricevere tempestive istruzioni sui punti anzidetti e sugli altri argomenti che hanno formato oggetto del suo telegramma n. 65 (1), qui allegato (2).

(l) Vedi D. 94.

102

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (3)

T. R. 4423/234 R. Mosca, 14 maggio 1941, ore 14,20 (per. ore 21).

Mi risulta che negli ambienti sovietici corre voce di una prossima caduta del Commissario per la Difesa Maresciallo Timochenko e di possibile arresto fra alti ufficiali dell'Armata rossa. Ove tale rumore risultasse fondato se ne dovrebbe dedurre esistenza di forti divergenze di vedute fra dirigenti del Kremlino e dirigenti militari in relazione con condotta della politica estera sovietica.

Negli ultimi mesi eventualità di un conflitto con Germania è stata apertamente discussa: [negli] ambienti militari (specialmente fra ufficiali truppa) dove corrente dominante sarebbe in favore di una resistenza contro eventuali pretese tedesche. Invece nelle sfere governative specie dopo assunzione di Stalin alla Presidenza del Consiglio si sono recentemente notati vari sintomi che denotano chiaramente tendenza per politica di compromesso verso Berlino.

103

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4445/257 R. Bagdad, 14 maggio 1941, ore 14,30 (per. ore 19 del 15).

Sono ora in grado di riferire, per averli avuti in via confidenziale da fonte sicura, dettagli retroscena che aveva provocato allarme e depressione di questi ambienti governativi rispecchiati nei telegrammi dei giorni scorsi di questa Legazione e culminati il 9 corrente (mio telegramma n. 232) (4).

Ministro Iraq ad Angora, nel trasmettere proposta buoni uffici da parte della Turchia, aveva telegrafato a questo Governo di aver trovato all'Ambasciata di Germania in Angora molta incertezza, se non scetticismo, circa possibile invio di aiuti da parte dell'Asse.

Situazione è peggiorata dopo arrivo ad Ankara in data dell'S corrente del Ministro della Guerra iracheno Nagi Sciawkat ed il fratello di Gailani, in seguito a conversazioni con quell'Incaricato d'Affari di Germania, ha telegrafato qui loro netto concorde avviso che Asse non era in grado, secondo quanto avevano desunto dalle indicazioni di Kroll, di mandare tempestivi aiuti e che fosse meglio accettare «ragionevoli» proposte dell'Inghilterra che essi inoltravano.

Tali consigli, e da tali fonti, hanno allarmato vari... (l) che hanno prospettato a Rascid Gailani ed al Mufti timore che Iraq potesse essere abbandonato dall'Asse e l'opportunità prendere in considerazione condizioni inglesi. Fortunatamente i primi sintomi dell'interessamento dell'Asse (mio telegramma n. 229) (2), giungere dei primi aerei e, molto più tempestivo arrivo del telegramma V. E. n. 149 (3) con il quale si annunziava in via segreta a Gailani essere in corso urgenti misure per invio di aerei italiani con armi e munizioni, hanno permesso al Primo Ministro ed al Mufti rassicurare gli altri Capi responsabili. Oggi infatti spira grande ottimismo ed è confermata decisione resistere ad ogni costo in attesa degli aiuti sperati.

Sarebbe opportuno forse nostra Ambasciata Angora e quella Germania prendessero contatto con quel Ministro Iraq e con Ministro della Guerra iracheno per rassicurarli e sottrarli alle pressioni che, come è noto, sono esercitate indirettamente su di loro da quell'Ambasciatore d'Inghilterra e direttamente da quegli ambienti turchi.

(1) -Vedi D. 93. (2) -In calce al documento c'è, la seguente annotazione. « Parlato con Casertano il 14 alle 14 >>; e due «si» figurano accanto ai punti 1o e 2o. Successivamente Ciano con T. s.n.d. 16644/56 P.R. del 15 maggio 1941. ore 23 comunicò a Casertano «Conforme accettazione richiesta croate Porto Re. Resta inteso che Curzola che rimane a no! riceverà analogo regimeamministrativo d! Spalato». (3) -Ed. in M. ToscANO, L'intervento dell'Itrùia contro l'Unione Sovietica, cit., p. 301. (4) -Vedi D. 75.
104

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4456/716 R. Washington, 14 maggio 1941, ore 21,30 (per. ore 9,40 del 15).

Al Dipartimento di Stato si è tenuto stanotte a ripetere anche a me in occasione di una mia visita, dichiarazioni simili a quelle fatte a questo Ambasciatore di Spagna (mio telegramma 669) (4).

Consigliere politico del Dipartimento di Stato, signor Dunn, mi ha infatti affermato che politica degli S.U.A. è stata chiaramente fissata con passaggio da parte del Congresso del « Lease Lend bill » e che quindi questo Governo intende continuare decisamente nella sua politica dei massimi aiuti all'Inghil

11 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

terra, il che finirà col portare fatalmente partecipazione americana al conflitto e ciò anche a prescindere dal fatto se i convogli si effettueranno o meno.

Secondo mio interlocutore partecipazione americana al conflitto (che avverrebbe senza dichiarazione di guerra) sarebbe destinata a prolungare conflitto stesso per periodo di tempo tanto lungo da «comprendere anche nuova generaz~one ».

Ho risposto essere mia impressione che il Governo degli S.U.A. non si renda conto della situazione perché, anche volendo ammettere che partecipazione americana possa prolungare conflitto, essa non potrà comunque cambiarne sorte cosicché non riuscivo a rendermi conto di una politica dest_nata a produrre unicamente maggior distruzione di vite e di ricchezze.

Dichiarazioni Dunn da me non provocate -anche perché ormai da lungo tempo qualsiasi richiesta di informazioni e di chiarimenti presso Dipartimento di Stato è divenuta quasi impossibile -rientrano evidentemente nel tentativo intimidatorio che questo Governo va conducendo a favore dell'Inghilterra tanto a Washington quanto a mezzo delle proprie rappresentanze diplomatiche all'estero.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «manca». (2) -Non rinvenuto. (3) -Vedi D. 85. (4) -Vedi D. 71, nota 2.
105

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, FORNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4442/54-55 R. Atene, 14 maggio 1941, ore 23.

l) Truppe italiane violando protocollo di capitolazione avrebbero varcato linea di demarcazione tra zone occupazione tedesca e italiana.

2) In isole Santa Maura, Zante e Paros Autorità locali sarebbero state destituite e banche chiuse.

3) In territori occupaz~one italiana è fatto obbligo accettare moneta italiana e lira viene quotata sedici dracme.

4) Bandiera greca è stata ammainata in territori da noi occupati.

Memorandum prosegue protestando contro tali misure che non permetterebbero al Governo greco ottemperare sua missione e sarebbero contrarie noto protocollo Atene.

l) Dopo occupazione Navarrino vennero perquisiti bagagli della quinta divisione cretese che si stavano imbarcando per il Peloponneso.

2) Truppe italiane avrebbero requisito viveri e provviste che erano state forniti truppe greche da truppe tedesche. Memorandum continua pregando vengano date istruzioni per evitare ripetersi tali fatti e per restituzione viveri e bestiame sequestrato; conclude rilevando che «pos:zione Governo ellenico diventa sempre più difficile a causa di questi atti».

Memorandum dello stesso tenore sono stati consegnati anche a Altenburg, il quale ha fatto rilevare che il R. Commissario italiano era più competente per dare loro seguito.

Da parte mia ho naturalmente evitato anche di conservarne ricevuta.

Mentre mi riservo inviare testi Memorandum con il primo corriere e rimango in attesa di istruzioni circa eventuale seguito da darvi, osservo che cosiddetto Governo ellenico tenta di esercitare pressioni minacciando velatamente sue dimissioni e di creare equivoci mettendo comportamento italiano in stato di accusa di fronte a Berlino (1).

(54) Questo Governo mi ha fatto rimettere memorandum in cui afferma che:

(55) Governo ellenico mi ha fatto success:vamente rimettere un secondo memorandum in cui afferma che:

106

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 14 maogio 1941.

Ti accludo un rapporto riassuntivo (2) di impressioni e di notizie; rapporto che, per il suo contenuto, raccomando di tenere il più possibile segreto per evitare che frasi, giudizi ed impressioni che io ho riportato a solo scopo informativo, possano essere riportate e diversamente interpretate.

Negli ambienti dell'Auswartiges Amt si dice -e riferisco a titolo di cronaca la diceria -che con la scomparsa di Hess l'influenza del Partito subirà una notevole scossa. Ne viene rafforzata di conseguenza la posizione politica della Wehrmacht e quindi di Goering, rafforzamento che non potrà non ripercuotersi sfavorevolmente nei confronti di Ribbentrop, i cui rapporti con Goering non sono eccessivamente cordiali (specie dopo Monaco 1938) e che era d'altronde molto legato con Hess.

Assai notata la presenza contemporanea a Berchtesgaden di Goering e di Goebbels. Si mormora già della possibilità che i due uomini riallaccino l'antica amicizia, il che porterebbe al un notevoilssimo rafforzamento della posizione di Goebbels, la quale ha subito negli ultimi anni le note forti scosse.

Ad ogni modo tutto quanto è avvenuto ci fa buon gioco anche perché, sotto certi aspetti, equilibra la situazione. Nei tuoi confronti qui tutto molto bene: arrivano dall'Italia notizie sul tuo dinamismo. La nave torna a filare -come prevedevamo con pieno vento in poppa!

(l) -Ciano rispose con T. 17257/61 P. R. del 21 maggio, ore 5: «Non è il caso di dare memorandum alcun seguito di Codesto Governo». (2) -Vedi D. 107.
107

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO

R. S. S. N. Berlino, 14 maggio 1941.

La grande e potente Germania, nonostante la sua formidabile organizzazione capillare, che la tiene come in una morsa di ferro, nonostante la disciplina rigida che dovrebbe validamente difenderla da ogni possibilità di incrinature interne, nonostante 1 suoi clamorosi recenti successi, viene improvvisamente a trovarsi nel mezzo di una crisi di cui non si possono prevedere gli sviluppi e le conseguenze e che investe in pieno anche Hitler, creandogli difficoltà ed impopolarità.

Premesso che non ho potuto sapere assolutamente nulla sulle effettive vicende della fuga di Hess -e perché vi è la consegna di un silenzio ermetico da parte di tutti i più alti gerarchi, e perché la verità vera per un certo periodo di tempo non sarà nota che a pochissime persone -ritengo opportuno riassumere affrettatamente alcune mie impressioni anche se esse sono evidentemente superate dai colloqui che ieri ed oggi Ribbentrop ha avuto a Roma, colloqui che hanno edotto il Duce sul punto di vista ufficiale e su taluni aspetti importanti dell'attuale situazione.

La fuga di Rodolfo Hess in Inghilterra ha provocato in tutte le classi del popolo germanico una impressione che non è esagerato chiamare enorme. Hess era il più vecchio compagno del Fiihrer. Egli lo seguiva dal 1920, aveva partecipato al Putsch di Monaco del 1923, lo aveva accompagnato ed aveva diviso con lui la prigion"a. Dal popolo era considerato uno dei rari «puri» del partito. Hess non si è mai fatto vedere in brillanti uniformi piene di decorazioni e di ordini cavallereschi come molti dei suoi colleghi. Portava la semplice e modesta camicia bruna della vigilia rivoluzionaria, sulla quale brillavano solamente il distintivo d'oro del partito e la croce di ferro. Anche durante l'ultimo discorso pronunciato da Hitler egli siedeva accanto a lui distinto dagli altri per la semplicità del suo vestire.

L'affetto e la considerazione dimostratagli da Hitler trovano la loro base sopratutto nel fatto che il Fiihrer, idealista, fanatico, staccato dai normali piaceri terrestri e mondani, sentiva in Hess un uomo della sua razza e della sua stessa natura. Il fatto che lo avesse nominato suo rappresentante e suo successore era attribuito non solo alle capacità di Hess, ma anche alla circostanza che egli per Hitler rappresentava il continuatore morale di tutto il modo di essere e del modo di agire dell'0dierno Capo della Germania nazional-socialista. Ed è appunto per questo che la sua improvvisa scomparsa ha creato una emozione vivissima.

Di carattere chiuso e meditativo, Hess non era considerato negli ambienti politici come una personalità di primo piano. La sua attività si limitava alla sfera della vita interna del Partito che seguiva con metodica esattezza senza rappresentare in esso alcuna particolare corrente.

Le sue capacità intellettuali, certo non eccelse, più che concretarsi in un sforzo pratico costruttivo di vasta portata politica, si esaurivano in meditazioni

forse scarsamente conclusive e tlp'che delle molte mentalità tedesche portate al

nebuloso misticismo ed al teosofismo.

Forse per questa sua serietà di costumi e di vita nonché per una palese

ritrosia a porsi in primo piano, Hess era in fondo, se non proprio amato, indub

biamente molto stimato dalla popolaz'one ed è in proposito significativo un

commento alla sua scomparsa ieri sfuggito ad una popolana: «Abbiamo perso

l'unico gerarca sul conto del qua,le non si potevano raccontare storielle ».

È certo che la scomparsa di nessun altro uomo del nazional-socialismo

all'infuori di Goering poteva provocare una sensazione simile.

La sorte ha voluto che non più tardi della scorsa settimana tutte le « Wochenschau » (filmi luce) di tutte le sale cinematografiche del Reich abbiano riprodotta la cerimonia della consegna a Messerschmitt, ad Ohenosorge e ad Amman del titolo di Pionieri del Lavoro. Tale consegna è stata effettuata da Hess personalmente, il quale in questa occasione ha pronunciato pure un breve discorso. I milioni di frequentatori giornalieri del cinematografo hanno quindi ancora precisa davanti agli occhi la sua immagine, sentono ancora nelle orecchie le sue parole, vedono l'ex-capo del partito nazista con i suoi occhi da inspirato, i suoi movimenti semplici e composti, il suo sorriso un pò infantile.

Il tono sibillino del primo comunicato ha provocato nel pubblico l'immediata impressione che con esso si volesse nascondere qualche cosa di misterioso e di grave.

·All'ipotesi avanzata e cioè che Hess fosse soggetto da tempo ad una malattia nervosa e che in conseguenza di essa egli avesse compiuto un qualche gesto insano, nessuno evidentemente dapprima ha prestato fede. Si è anzi commentata ironicamente l'ipotesi nel senso seguente: È per lo meno singolare che si continuasse a mantenere alla testa del Partito e nella posizione di successore del Fiihrer, probabile Capo della nazione tedesca, una persona colpita da alienazione mentale.

Fin dal primo momento l'opinione pubblica ha pensato che Hess fosse stato assassinato oppure fosse in Gran Bretagna per evitare un grave pericolo. Le diffusioni della radio inglese raccolte ad onta del divieto d'ascolto nella mattinata di ieri, hanno confermato l'esattezza della seconda ipotesi. Il secondo comunicato è stato più infelice del primo; non ha fatto che aumentare il disorientamento e lo sbandamento dell'opinione pubblica. Ritengo, allo stato attuale delle cose, dovermi limitare a ripetere le ipotesi che sull'avvenimento vengono il più frequentemente formulate:

l) Hess sarebbe fuggito per sottrarsi alla fine di Rohm, il dissidente capo delle S. A., ucciso il 30 giugno 1934 per ordine del Fiihrer. I dissensi fra le varie tendenze in seno al partito nazista si sarebbero in questi ultimi tempi acuiti al punto da rendere inevitabile una crisi violenta. Tali dissenzi avrebbero avuto per base sopratutto la crescente influenza dell'Esercito nella vita politica del paese, influenza che le correnti facenti capo a Ley od a Himmler avrebbero voluto ad ogni costo ostacolare. Opponendosi a tale punto di vista, Hess avrebbe sentito imminente un colpo dei suoi avversari e quindi la necessità di porsi in fuga.

2) Hess si sarebbe allontanato perché avrebbe avuto modo di rendersi conto che il paese non poteva più oltre sopportare la guerra mentre tutto stava ad indicare che il conflitto si sarebbe prolungato e che i sacrifici imposti al popolo germanico sarebbero stati ancora maggiori. Il discorso del Fiihrer del 4 corrente, confermando questa credenza, avrebbe provocato fra le masse una forte reazione negativa, deluso dalla linea di politica adottata, Hess avrebbe deciso di staccarsi da essa con un atto clamoroso.

3) Un'ipotesi che viene affacciata fra il popolo e trova buon numero di sostenitori, afferma che Hess si sarebbe convinto della ingiustizia della causa germanica e della necessità di palesare con un gesto la necessità di riparare ai torti commessi.

4) L'ipotesi che tuttavia, respinta in un primo istante, viene poco a poco ad imporsi per forza di ragionamento, è quella che più si avvicina alla formulazione um.ciale:

Hess, in altre parole, sarebbe effettivamente un l:lluso. Tipica mentalità germanica, le cui tendenze romantiche erano state finora dominate dalla forza del solito realismo hitleriano, Rudolf Hess si sarebbe poco a poco, sotto l'impulso di correnti mistiche, sottratto al predominio spirituale del suo capo fino a perdere la fede nei metodi politici da lui seguiti. Hess attraverso i gangli del partito sentiva la guerra, sentiva quanto essa andasse gradualmente pesando sulle masse, le quali si vedevano quotidianamente aumentare gravami e disagi. Ad ogni campagna vinta, egli doveva sentire diminuire l'entusiasmo per la vittoria e aumentare i timori per il lungo cammino che restava ancora da fare. Hess aveva la sensazione, d'altra parte, che occorresse far qualche cosa per impedire la distruzione del mondo europeo di cui faceva tuttavia parte la Gran Bretagna la cui resistenza suscitava in lui una strana ammirazione. Ad un certo punto egli avrebbe finito per credere meno alla forza del Fiihrer che alla possibilità di una chiarificazione fra Germania e Inghilterra mediante una azione sua personale ed ha voluto tentare la cosa.

Per quanto a noi latini tale concezione possa sembrare assurda, essa lo appare assai meno a chi anche un poco soltanto conosca la complessa anima tedesca facilmente aperta agli squilibri ed a manifestazioni irrazionali; e pertanto ritengo che la ipotesi ora formulata non sia da scartarsi a priori.

Hess non era uomo da tradire la sua fede: lo stanno a dimostrare il suo passato di guerra, di rivoluzionario, la sua lunga severa fedeltà al Fiihrer. Solo la certezza che occorresse fare qualche cosa di nuovo e di inatteso al di là del piano normale della politica di Hitler, possono averlo spinto a questo passo.

Si tratta, come dianzi ho accennato, di pure e semplici ipotesi che ho qui elencate raccogliendole fra quelle avanzate dalle masse e nell'opinione degli ambienti responsabili, ipotesi che vanno considerate tuttavia come elementi di fatto per un giudizio complessivo sulla situazione.

Ciò su cui debbo per contro fin d'ora formulare un personale giudizio, è sulle ripercussioni che il caso Hess sembra destinato ad esercitare sulla situazione politica interna germanica e .cm quella internazionale.

Negli ambienti responsabili di Berlino questo avvenimento è considerato poco meno che una battaglia perduta. Il danno che esso provocherà nel campo internazionale sarà sopratutto nel fatto che potrà fornire utillssimi elementi alla propaganda avversaria in prima linea per sostenere che gravi crepe si delineano nell'edificio del nazionalsocialismo, crepe che si allargheranno quanto più la resistenza potrà esser prolungata.

Nel campo interno l'impressione provocata dal caso Hess è stata, ben si può affermare, enorme. Mai come ieri Berlino è apparsa animata ed eccitata. I venditori ambulanti di giornruli sono stati presi d'assaito e le edizioni di giornali pomeridiani si sono rapidamente esaurite, cosa che non si era verificata nei giorni delle grandi offensive e delle strepitose vittorie. Negli ambienti responsabili era facilissimamente riconoscibile un profondo abbattimento; nelle masse una curiosità eccitata ed anche, in un certo senso e dentro certi limiti, divertita.

Dopo aver riassunto ed illustrato le ipotesi che hanno trovato nel pubblico e nei circoli politici maggiore accoglienza, devo ritornare sulla grave preoccupazione che domina le alte gerarchie. Tale preoccupazoine è sostenuta dalla reazione che il fatto ha avuto e certamente continuerà ad avere all'interno; dal vasto e utilissimo uso che la propaganda anglosassone non mancherà di farne; dal dubbio di ciò che egli può avere portato con sè e per ciò che potrà dire o svelare.

Per questo governo, che ha posto come base fondamentale del suo agire in ogni campo il silenzio ed il segreto, la fuga di Hess rappresenta, oltre che un danno morale, anche un danno pratico gravissimo, perché si ha la sensazione che improvvisamente tutta la macchina statale si sia arrestata. Quali, infatti, i gangli di tutta l'organizzazione germanica che sono già a conoscenza del nemico e quali non ancora sono stati svelati? È un problema che continuerà ad angosciare per parecchi mesi ancora le sfere dirigenti.

.1\d evitare che la preoccupazione che Hess avesse a svelare anche dei segreti militari potesse impadronirsi del popolo tedesco, si è ben pensato di includere nel secondo comunicato quella frase ove viene detto che Hess si occupava esclusivamente (ausshliesslich) delle cose riguardanti il partito, comunicando così tra le righe che egli non poteva essere al corrente di segreti militari.

Un'altra frase che per la sua composizione è sembrata qui assai nuova è la frase con cui si conclude il secondo comunicato: «La guerra verrà condotta sino al momento in cui i governanti inglesi o saranno precipitati o saranno disposti a fare la pace. (Bis die britischen Machthaber gesturzt bezw. friedensbereit sind).

Si era infatti, dice il popolino, finora sempre parlato di schiacciare Churchill e non di trattare la pace con lui. Giusta od ingiusta, questa osservazione critica è se non altro una altra prova dello stato d'animo attuale. Si dice poi che per Hess, idealista convinto H quale basava la sua concezione di vita sulla lotta anticomunista, il patto con la Russia sia stato un colpo gravissimo e che non estraneo alla sua « fuga » potrebbe essere appunto un ulteriore progettato avvicinamento tra i:l nazionalsocialismo e il comunismo, concretantesi in una strettissima collaborazione militare!

L'uomo della strada osserva inoltre: se è vero che da anni soffriva di salute e che negli ultimi tempi, come dice il secondo comunicato, egli frequentava assiduamente mediums, astrologhi, ecc., cosa che non è possibile sia sfuggita

alla polizia di Himmler, come mai non si è provvisto a farlo sorvegliare più strettamente? e sopratutto come mai non si è provvisto a levargli la direzione del Partito, che rappresenta il cuore della nazione?

Tale è lo stato d'animo oggi unimamente diffuso in Germania, stato d'animo da cui derivano incognite ed interrogativi ai quali non è dato per ora di rispondere.

Ed è per noi italiani, che durante i mesi invernali abbiamo sopportato i più duri colpi del destino con quella calma che ci veniva dalla cieca fiducia nel Duce e dalla volontà e dalla certezza di vittoria che Egli ha saputo trasfondere in tutti, una causa di sorpresa ed anche di orgoglio il vedere come questo popolo cosi forte e cosi potente quando si tratta di dare duri colpi, sia invece tanto debole quando si tratta di incassarli.

Si ha cosi un'altra clamorosa dimostrazione che il metodo germanico di portare l'organizzazione fin quasi all'esasperazione presenta gravi lacune e costituisce, quasi, la materiale impossibilità di far fronte al manifestarsi di nuove situazioni o di nuovi avvenimenti che non siano stati previsti.

Certamente, la Germania supererà questa crisi; ma è un altro dei casi in cui essa, la Germania, ha bisogno dell'Italia (1).

108

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. 4429/73 R. Zagabria, 15 maggio 1941, ore 1 (per. ore 6).

Riferimento telegramma V. E. in data 13 corrente (2). Non essendo stato possibile far accettare impegno espresso per Dalmatienne a questo Governo, mi sono ieri consultato con direttore generale I.R.I. qui presente, e abbiamo riesaminata questione da un punto di vista generale comprensivo tutti i nostri interessi economici in Dalmazia relativamente scambi con immediato retroterra affinché essi trovassero tutela in un accordo che sarebbe firmato a Roma contemporaneamente accordo confinario. Dottor Menichella redatto schema accordo dal quale riassumo contenuto punti:

0 ) Italia dichiara volere sviluppare industria Dalmazia e dal suo canto Croazia dichiara di volei' favorire tale sviluppo mediante libero afflusso in Dalmazia materie prime e prodotti agricoli, senza dazio da entrambe le parti e senza aggravare condizioni fiscaU preesistenti, con tendenza costituire pareg

_, gio fra le importazioni esportazioni territori da·lmatici con il retroterra;

2°) Croazia concede preferenza all'Italia ricerche e sfruttamenti minerari, idroelettrici, agricoli e boschivi retroterra Dalmazia qualora ciò interessi industrie italiane attuali o future dalmate;

3°) Viene quindi regolato accordo riguardante Dalmazia con formula generica secondo quale successione nei diritti jugoslavi verso le aziende cui sono interessatarie capita:li francesi ed inglesi spetta a ItaUa o Croazia secondo la sovranità rispettiva territoriale, quando però (come nel caso Dalmatienne) attività industriale svolgesi su entrambi territori, successione spetta, non potendosi suddividere, soltanto Italia per ovvie ragioni prestigio bellico.

Tentativo costituire unione doganale e pareggio monetario fra tutta la Dalmazia e territorio limitrofo, qualora fosse accettato, potrebbe costituire base logica per riprendere al più presto o quando da parte italiana si ritenesse opportuno, nostra originale tesi circa unione doganale totalitaria e valutaria. Comunque esso darebbe unità economica alla Dalmazia legandovi suo retroterra.

PAVELIÉ ha oggi ricevuto dottor Menichella ed ha annunziato che terremo domani riunione con suoi esperti sua presenza per discutere progetto. È confermato arrivo Clodius domani mattina che, mi ha detto PAVELIÉ, verrebbe a negoziare accordo economico larga portata. Gli ho suggerito temporeggiare mediante commissione economica.

Per il caso che si presentasse opportunità siglare qui documenti che poi sarebbero perfezionati e firmati Roma, attendo approvazione V. E.

(l) -Questo ra.pporto fu trasmesso da Ciano a Mussollnl con il seguente biglietto autografo: << 15 maggio 1P4l. Duce, mi permetto lnviartl un rapporto di Alfieri sul caso Hess, che, se pure non contienA elementi nuovi, è nel suo complesso assai interessante». (2) -Vedi D. 98, nota l.
109

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N.D. 4432/378 R. Madrid, 15 maggio 1941, ore 2,30 (per. ore 5,10).

Mio rapporto n. 1113 del 12 corrente (1).

Serrano ha detto a questo mio collega Germania ed a me di aver presentato stamane con una lunga lettera esplicativa le sue dimissioni al generalissimo. Egli non sa se tali dimissioni verranno accettate ed avrà ancora stanotte un colloquio col Caudillo al quale ripeterà a voce i motivi del suo atto. Nel colloquio, qualora Franco domandi che le dimissioni siano ritirate, egli proporrà (mio telegramma 356 (2) e mio succitato rapporto) che venga nominato alla guerra il Generale Mufioz Grandes, ed al !ovaro il Generale Aranda. Solo a questa condizione egli potrà restare al Governo.

Circa i motivi esposti nella suindicata lettera Serrano ha detto il principale è quello che egli non intende fare il giuoco degli ing1esi. La crisi, secondo lui, sarebbe infatti provocata dall'Ambasciatore Inghilterra, Samuel Hoare il quale giocando persino carta monarchica per aumentare nel paese lotte e discordia,

continua a fare pressioni sul Generalissimo a mezzo personalità monarchiche e filo-inglesi per convincerle sostituire Serrano con un Generaie in qualità di Ministro degli Affari Esteri.

Ha poi affermato essere lui autore articolo apparso stamane in Arriba contro Hoare e [diplomatici] britannici (mio telegramma n. 377) (l) e ha aggiunto che ne scriverà domani altro più violento in cui espone necessità espellere senz'altro Hoare quale perturbatore ordine pubblico (2).

(1) -Non rluvenuto. (2) -Vedi D. 77.
110

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4462/293 R. Tokio, 15 maggio 1941, ore 9 (per. ore 18).

Mio telegramma n. 290 (3).

Matsuoka mi fa informare che [Ambasciatore degli Stati Uniti] e Ambasciastore d'Inghilterra sono stati ieri separatamente da lui per chiedergli quale sarebbe atteggiamento giapponese in caso di attuazione da parte dell'America del sistema dei convogli.

Matsuoka ha risposto che qualora tale misura venisse concordemente riconosciuta dai tre Governi alleati come tale da rientrare anche indirettamente nel caso previsto aH'articolo 3 del Patto Tripartito, Giappone manterrebbe senz'altro suoi impegni. A conferma di tale risposta di Matsuoka starebbe una lettera di Grew che oggi Matsuoka ha fatto leggere a questo Ambasciatore di Germania, nella quale si accenna alla grave portata delle dichiarazioni fattegli ieri da questo Ministro degli Affari Esteri.

111

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4498/78 R. Helsinki, 15 maggio 1941, ore 13.03 (per. ore 20,35).

Da tempo arriva notevole quantità materiale di guerra proveniente da Germania via Svezia.

Trattasi materiale, sopratutto cannoni, linea Maginot.

Esso viene impiegato per fortificare linee difensive finlandesi verso frontiera russa.

Quasi tutte industrie belliche finlandesi sono ora dirette da tecnici tedeschi. Varie riunioni di dirigenti militari hanno avuto recentemente luogo presenza delegati del Reich.

Da fonte bene informata si afferma che, ove German!a attaccasse U.R.S.S. su altre frontiere, Governo finlandese si sarebbe impegnato prendere iniziativa guerra su questa frontiera in collaborazione con truppe tedesche.

(l) -T. 4421/377 R. del 14 maggio, ore 21,10, non pubblicato: riferiva circa l'attacco del giornale Arriba contro i metodi della diplomazia inglese. (2) -Con successivo telegramma dello stesso giorno Lequio comunicò (T. s. n. d. 4482/386 R. delle ore 22,30, che dopo !l colloquio con Franco le dimissioni di Serrano sembravano per Il momento allontanate. (3) -Vedi D. 100.
112

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 4463/789 R. Berlino, 15 maggio 1941, ore 18,50.

Secondo quanto mi comunica questo Ministero Affari Esteri, nella conferenza stampa a Roma dei giornalisti tedeschi del 10 corr. è stato in via confidenziale comunicato che era da attendersi da parte italiana delle misure di rappresaglia contro cittadini americani residenti in Italia per le misure adottate negli S.U.A. contro equipaggi italiani.

Si gradirebbe qui avere urgenza qualche cortese chiarimento al riguardo e sapere se opinione del Governo italiano, comunicata qualche tempo fa, ha subito in seguito accaduto qualche modificazione.

Non mi è stato detto ma mi è sembrato comprendere che si gradirebbe di adottare su tale questione una comune linea di condotta verso 'l'America.

La circolare del Ministero Giustizia americano che invitava i tribunali chiamati a giudicare gli equipaggi italiani e tedeschi a condannare per sabotaggio i capitani a sette anni ed i marinai a cinque anni di carcere, ha suscitato nel Ministro Ribbentrop e nei funzionari Ministero degli Affari Esteri viva irritazione.

Mentre procedono i lavori di indagine per stabilire rappresaglie che da parte tedesca si potrebbero eventualmente adottare, non si è però fino ad ora presa su tale delicato problema nessuna decisione (1).

113

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 14484/785 P. R. Berlino, 15 maggio 1941, ore 20.

Telegramma Ministeriale per corriere 16098 del 12 corrente (2).

Per quanto riguarda acquisti da fare sul mercato greco Auswaertiges Amt ha già dato, in data di ieri, istruzioni alla propria Ambasciata a Roma per mettersi in contatto con codesto Ministero.

(l} Per la risposta di Ciano vedi D. 149.

Da parte tedesca verrà proposto che sia, sia da parte loro come da parte nostra, sospeso ogni acquisto e ogni contratto in Grecia e che le personalità commerciali dei due Paesi che si trovano attualmente in tale Paese rientrino in Patria, per rimandare la trattazione di tutto l'insieme del problema al Comitato governativo che si dovrà riunire a Berlino il 3 giugno prossimo.

II Ministro Clodius, che si trova oggi a Zagabria, farà con ogni probabilità, prima di rientrare a Berlino, una breve visita a Roma per regolare l'urgente questione della nafta.

(2) Vedi D. 92.

114

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4483/76 R. Zagabria, 15 maggio 1941, ore 23 (per. ore 8 del 16).

Fatti nuovi intervenuti nella situazione interna sono di ordine negativo e positivo:

l) positiva può considerarsi sospensione temporanea lavorio agenti stranieri seguito arrivo Clodius (1), per cui ogni azione pare venga almeno per il momento rinviata, nella speranza favorevole conclusione trattative economiche;

2) positivo è anche immediato effetto rigore polizia che, se pure ha prodotto un certo ristagno nella vita di questa capitale, ha avuto efficace ripercussione ed è servito di monito;

3) negativo è, da informazioni di cattolici, atteggiamento riservato clero e specialmente parroci campagna che si è accentuato con talora manifesta riprovazione per gli aspri provvedimenti restrittivi che hanno colpito ebrei e stessi cattolici ritenuti avversari Regime;

4) influisce in senso negativo pressione proveniente dai croati Dalmazia aperti sostenitori opportunità che prevalgano interessi tedeschi. Per quanto riguarda la situazione è da evitare autorità militare e civile quella regione lascino liberamente partire per questa capitale, o comunque per interno Croazia, persone croate che non ci risulta siano favorevoli a noi. Arrivi sono stati pressoché ininterrotti sino ieri; una delegazione dalmati durante tutta la giornata insistito per essere ricevuta da PAVELIÉ, che ha alla fine incaricato Ministro Interno ascoltare loro desiderata.

Tanto più é opportuno evitare arrivi politici, ecclesiastici e postulanti dalmati, in quanto Governo sembra deciso non lasciarsi ormai più influenzare. ed anche perché qualche esponente dalmata dotato di equilibrio va mostrando ragionevolezza e rassegnata comprensione.

Iersera in sedute Consiglio di Stato e Consiglio dei Ministri ha avuto luogo proclamazione restaurata Corona Zvonimiro. Oggi ne verrà dato annunzio al popolo a mezzo radio e stampa.

(l) Con T. u. 4382/70 R. del 14 maggio, ore 14,45, Casertano aveva comunicato quanto segue: « Pavellé mi ha detto che gli è stato annunciato per domani arrivo delegazione economica tedesca che sarà presieduta probab!lmente da Clodlus ».

115

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 4524/051 R. Madrid, 15 maggio 1941 (per. il 17).

Riassumo per sommi capi una lunga conversazione che ho avuto con Miguel Primo de Rivera sull'attuale momento politico della Spagna.

l) Miguel mi ha mostrato la lettera da lui diretta al Caudillo per accompagnare le sue dimissioni e per spie~arne i motivi. È una lettera chiara, leale, dura. La Falange, dice Miguel nella lettera, dal giorno in cui il Generale Mufioz Grande ne lasciò la direzione, si è trovata disorientata, priva di coesione, di disc1plina, vuota di contenuto. Il Vice Segretario Gamero, oggi anche egli dimissionario, era pieno di ottime intenzioni, ma non aveva prestigio non essendo stato combattente, e per di più era troppo teorico e privo di spirito pratico. La Giunta Politica non ha mai funzionato e il Consejo Nacional è stato riunito una sola volta per ascoltare la lettura della Ley del Frente de Juventudes. Lo spirito di sacrif.icio che José Antonio esigeva dai falangisti oggi è ben lontano dalla gioventù spagnola e difficile sarà di ottenerlo nuovamente.

La lettera è stata accolta dal Generalissimo senza disdegno ma è costata a Miguel la carica di Segretario Generale della Falange. A tale posto è stato infatti nominato Arese (la nomina non è ancora ufficiale) e quando questi lealmente diceva a Franco che l'unico adatto a dirigere la Falange era Miguel per il suo ascendente sulle masse, per le simpatie che gode nell'Esercito come figlio del Generale Primo de Rivera, e all'estero, il Caudillo rispondeva che era stata sua intenzione di procedere alla nomina, ma che, dopo la lettera ricevuta che rasentava per le sue dure frasi l'indisciplina, egli non poteva più farlo.

Per Miguel la nomina di Arese è buona sotto ogni aspetto. Arese è vecchio falangista, energico, avveduto, saprà farsi rispettare ed amare. Certo meglio sarebbe stato un Generale Aranda, un Generale Asensio, un Generale Mufioz Grandes con cui si sarebbe potuta finalmente avere la desiderata fusione tra Esercito e Falange. Ad ogni modo, ha aggiunto Miguel, gli uomini valgono poco se non si cambia il metodo. E il metodo non si muterà finché il Caudillo non «senta » veramente la Falange e non la consideri necessaria per rialzare la Spagna dal marasma sociale ed economico in cui si trova da decenni.

2) Dimissioni di Pilar Primo de Rivera. -Per solidarietà ha anch'essa dimissionato ma probabilmente cederà alle insistenze del Caudillo che non desidera che essa si allontani in questo momento particolarmente difficile per la politica interna ed estera della Spagna dalla direzione della Falange femminile. Le dimissioni di Miguel sono invece irrevocabili. Egli ha voluto con esse separare ogni sua responsabilità da quelle del Governo in cui non desidera tornare altro che il giorno in cui la Falange non sar:l. più opposta all'Esercito.

3) Crisi. -È avvenuta per la nomina di Galarza agli Interni (1). Galarza non gode le simpatie, e neppure la fiducia né dell'Esercito né della Falange. Quando si trovava in carcere durante il movimento nazionale commise delle bassezze verso i Rossi che egli, Miguel, fratello dei martiri José Antonio e Fernando, non può dimenticare e perdonare. Inoltre Galarza, per la sua mentalità, è un uomo che avrebbe potuto avere un dicastero 25 anni or sono, non adesso. Egli infatti tenderà ad instaurare una politica di assopimento delle masse, di cristallizzazione delle situazioni, politica che oggi non è possibile. Il tempo non si ferma. La guerra è ovunque, le riforme sociali ed economiche sono necessarie, indispensabili se non si vuole che la Spagna cada nell'eterna alternativa, o la caserma o il monastero, o l'esercito o i gesuiti.

Serrano ha dato le dimissioni ma egli crede che resterà agli Esteri purché il Caudillo gli dia un minimo di soddisfazione, ossia conceda due Ministeri al Generali Mufioz Grandes e Aranda (mio telegramma n. 378) (2) o a due falangisti di provata fede.

Se quest'ultima ipotesi si realizzasse Miguel sarebbe contento di avere dato le dimissioni e provocato, sia pure per una minima parte, la crisi che ha portato finalmente alla nomina di un Segretario Generale della Falange che ne era priva da un anno, e immesso due falangisti nella compagine ministeriale.

Egli sperava che il Generale Mufioz Grandes venisse nominato alla Guerra al posto di Varela. Quest'ultimo è un valoroso, ha due «laureadas », ha mostrato capacità di stratega nella presa di Madrid, ma è monarchico, è filo-inglese, è anti-falangista. Purtroppo gode la piena fiducia di Franco e sarà difficile defenestrarlo.

Serrano gli ha mostrato la lettera che Voi, Eccellenza, gli avete fatto pervenire giorni or sono (3). Tale missiva, egli mi ha detto non avrebbe potuto giungere più opportunamente. È il fraterno consiglio, l'avveduto ammonimento. Se la Falange non avrà presto il suo «3 gennaio» dovrà rassegnarsi alla vita stentata ed alla morte. Tuttavia, mi ha confidato Miguel, la lettera ancora non è stata mostrata a Franco. Perché'? Perché Serrano con il suo carattere sospettoso, diffidente, teme che le frasi dell'Eccellenza il Conte Ciano, elogiative nei suoi riguardi, possano destare le gelosie del capo. Egli spera tuttavia che Serrano finirà per lasciarsi convincere e che la lettera verrà fatta vedere al Caudillo. Egli spera anche che essa verrà pubblicata in un giorno non lontano ed allora tutta la Falange saprà ancora una volta cosa la Spagna debba al Fascismo.

4) Guerra. -La guerra è inevitabile. Per questo la Spagna non può concedersi il «lusso» della discordia. I tedeschi sono a Irùn, gli inglesi a Gibilterra, gli americani, potenzialmente, già si trovano nelle Azzorre. La Spagna

deve dunque prepararsi a supplire alle sue deficienze gli armamenti con la didisciplina. Se l'estate passasse senza che la Spagna entri nel conflitto essa perderà una occasione che difficilmente potrà ripresentarsi nel corso della Storia.

5) Francia e Germania. -Gli ambienti falangisti e politici sono vivamente impressionati per la politica di Vichy e di Berlino vedendo con questo in pericolo le loro aspirazioni sul Marocco. La Spagna non può, anche per questo, che appoggiarsi all'Italia e molto si spera nell'opera di persuasione del Duce.

6) Monarchia. -Miguel è monarchico per tradizione e idealità. Ma questo non è il momento di realizzare una trasformazione della costituzione dello Stato. La Monarchia oggi in Spagna appoggiata dalla propaganda britannica fallirebbe come tutti i regimi sostenuti dall'Inghilterra in questi ultimi anni: Benes a Praga, Pietro II a Belgrado, Giorgio ad Atene, Carol a Bucarest, ecc.

(l) -T. s. n. d. 4074/345 R. del 6 maggio, ore 23,30, pubbllcato. (2) -Vedi D. 109. (3) -Vedi D. 52.
116

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4503/198 R. Cettigne, 16 maggio 1941, ore 12,30 (per. ore 20).

Questa mattina alle ore 9 proveniente da Tirana è qui giunto Sua Maestà Re Imperatore. Nonostante la visita non avesse carattere ufficiale e fosse stata preannunziata solo quarantottore prima la manifestazione cui ha dato luogo è stata imponente e tanto più significativa per la sua spontaneità. Tutto il popolo di Cettigne come già aveva fatto quello di Podgoritza e Rieka si è riversato sulle vie ricoperte di tricolori e di bandiere nazionali Montenegrine ed ha tributato all'ospite Augusto ripetute dimostrazioni di fedeltà alla Sua Casa, a quella dei Petrovic, all'Italia Fascista liberatrice, al Duce, all'esercito, al Conte Ciano. Sua Maestà ha passato in rassegna un battaglione Camice Nere ed un gruppo di artiglieria someggiata della divisione Messina compiacendosi col Generale Tucci per il magnifico comportamento delle truppe. Nella residenza Sua Maestà ha poi ricevuto ill Capo della Chiesa Montenegrina, i componenti della Consulta, il Podestà di Cettigne e numerosi esponenti del paese.

L'ex Ministro Popovic Membro della Consulta ha rivolto a Sua Maestà il seguente indirizzo: « Sire, noi montenegrini che un mese fa accogliemmo con commosso entusiasmo le vostre eroiche truppe liberatrici, ci sentiamo oggi fieri ed orgogliosi di potere accogliere la Maestà Vostra, il Re Imperatore e vi auguriamo il benvenuto. Non è la prima volta che Cettigne riceve il sommo onore di una Vostra visita, i montenegrini ben lo ricordano ·e ciò traspare dal loro odierno entusiasmo. Il popolo montenegrino attraverso le sofferenze dei due scorsi decenni, ha conservato profonda la venerazione verso la Maestà Vostra e vivo l'affetto per il generoso e glorioso popolo italiano. Incompleta sarebbe la espressione dell'amore di noi montenegrini verso la Maestà Vostra e verso la gloriosa Casa di Savoia, se non si celebrasse la sublimità dei sacri legami che uniscono voi con la nostra gloriosa dinastia, attraverso la persona della Regina Imperiale Elena verso la quale l'amore de'i montenegrini è illimitato e che insieme con Vostra Maestà partecipa allo splendore del trono della città imperiale ed eterna. Il popolo montenegrino non trova parole per esprimervi la sua profonda gratitudine per avere realizzato le sue aspirazioni, permettendo la rinasclta del Montenegro. Evviva il Re Imperatore Evviva la Regina Imperatrice Evviva il Duce creatore geniale dell'Impero evviva le vittoriose armate d'Italia evviva l'Impero Fascista».

Ho poi presentato a Sua Maestà i funzionari del Commissariato. Dopo rapido giro per vie della città Sua Maestà si è recato all'ex Palazzo Reale oggi museo nazionale montenegrino ove si è a lungo trattenuto mostrando più vivo interesse alla cospicua raccolta di fotografie di documenti e di cimeli della Casa Petrovic. Si è recato poi alla Cattedrale ortodossa ove ha reso omaggio alle tombe dei Principi della Dinastia Petrovic. Salutato di nuovo da travolgenti manifestazioni popolari Sua Maestà ha lasciato Cettigne alle ore undici.

117

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4508/81 R. Zagabria, 16 maggio 1941, ore 17,35 (per ore 0,10 del 17).

Seguito mio telegramma n. 73 (1).

Dottore PAVELIÉ ha oggi esaminato progetto accordo economico per la Dalmazia, manifestando sua adesione ai principi cui esso è ispirato e dimostrandosi convinto che da unità economica trarrebbe benessere tutta la Dalmazia; ha aggiunto che negozierà accordo nel quadro articolo 4 trattato non appena situazione generale suo paese gli permetterà, fra una o due settimane, di prendere netta posizione; mi ha fatto capire che non può in questo momento affrontare questioni economiche per una decisione, senza pregiudicare proprio atteggiamento nei confronti tedeschi. Sua linea di condotta è perciò temporeggiare. Nostro tentativo per una Unione doganale, anche parziale, ha se non altro avuto valore di assaggio e ha posto in termini chiari ragioni che re~dono per noi problematica ogni trattativa egoista. Perplessità questi ambienti nei nostri riguardi deriva dal timore di urtare interessi o anche soltanto suscettibilità germanica, tanto più che vi sono segni manifesti premura tedesca per le risorse questo paese. Occorre perciò dissipare tali prevenzioni parlandone chiaramente a PAVELIÉ durante suo soggiorno Roma. Dal canto nostro, mentre dovremmo far funzionare al più tardi a Roma commissione presieduta da articolo 4 trattato, crederei opportuno venisse spianata la via ai suoi lavori con una intesa di massima con Berlino, possibilmente inviando alcuni esponenti stessa commissione incaricati definire rispettivo campo di azione. Direttore Generale I.R.I. rient'ra Roma stasera dopo avere avuto tre colloqui con PAVELIÉ e suoi esperti è del mio stesso avviso.

(l) Vedi D. 108.

118

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 14644/82 P.R. Zagabria, 16 maggio 1941, ore 17,35 (per. ore 21).

Negoziazioni connnarie concluse oggi, secondo le ultime istruzioni di V. E. ultimo telegramma relativo Porto Re n. 56 (1). Per quanto riguarda confine Bocca di Cattaro ho ottenuto che, oltre a'l distretto Cattaro venga posto sotto la sovranità dell'Italia anche striscia litorale sud Ragusa a partire da un punto intermedio tra Cavtat e Vitalijna. Da questo punto linea sale con un tracciato che comprende Monte Oiren, secondo esigenze rappresentate da nostri esperti militari.

Ho inoltre ottenuto, negoziando come contropartita di Porto Re, alla cui richiesta ero autorizzato aderire, un tratto distretto Delnice definito da una linea che lascia in territorio croato località Loque. Maggiore Cuneo, partito oggi, è latore carta aggiornata e testo trattato confini definitivi, siglato stamane da PAVELIÉ.

Per quanto riguarda zona confine Slovenia abitata da croati bianchi ho adottato linea di condotta escludere ogni possibilità aderire richiesta. PAVELIÉ spera ottenere almeno rettifica in sede limitazione confine e forse ripromettesi riparlarne al Duce.

119

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4531/388 R. Madrid, 16 maggio 1941, ore 18,45 (per. ore 20,30 del 18).

Mio telegramma n. 386 (2). Serrano mi ha detto non avere l'intenzione per il momento insistere sue dimissioni avendo Generalissimo Franco promesso nomina Seg,retario Generale Falange (Arrese), Capo Milizia e di ammettere due falangisti nel Governo e precisamente Dicasteri Lavoro e Agricoltura. Altra soddisfazione che gli verrebbe data è allontanamento Ministro delle Finanze, Larraz, che l'ha personalmente contrastato nella politica economica e di Partito. Alle Finanze passerà attuale Ministro dell'Agricoltura Benjumea.

Serrano considera tali cambiamenti come primo passo di Franco verso una sistemazione falangista del Governo. Ha ripetuto a riguardo quanto ha già avuto occasione dirmi più volte che cioè sistemazione definitiva si potrà avere solamente con l'allontanamento Generale Varela dalla Guerra e con immissione nel Governo di generali falangisti come Aranda, Asensio, Mufioz Grandes.

12 ~ Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

(l) -Vedi D. 101, nota 3. (2) -Vedi D. 109, nota 2.
120

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 4579/021 R. Atene, 16 maggio 1941 (per. il 18).

Non essendomi stato possibile di comunicare telegraficamente con Roma sino a questo momento a causa di un guasto all'apparecchio radiotelegrafico di questa Legazione, affido il presente dispaccio al Colonnello Casero, che giungerà a Roma nella giornata di domani.

Giunto ieri mattina ad Atene, dopo i primi contatti con Fornari e con i funzionari e gli ufficiali italiani qui in servizo, mi sono recato a far visita al Ministro Altenburg, il quale ha assunto, com'è noto a V. E., la denominazione di « Plenipotenziario del Reich per la Grecia».

Ho per parte mia informato il Ministro Altenburg che assumevo, per incarico del Duce, analoga qualifica e analoghe funzioni per l'Italia. Egli ne ha preso senz'altro atto e si è dichiarato d'accordo.

Passando poi a parlare della situazione in Grecia, Altenburg, pur premettendo non avere notizie precise circa gli ulteriori spostamenti delle reciproche zone di occupazione, mi ha detto di ritenere che la nostra occupazione verrà progressivamente allargata, restando però sotto occupazione germanica Salonicco e la Capitale.

Per quanto concerne la sistemazione del territorio occupato, egli mi ha detto che l'occupazione dovrel.Jbe avere carattere puramente militare. Il Governo del Gen. Tsolakoglu dovrebbe pertanto esercitare i poteri civili con 1'« appoggio» dei plenipotenziari tedesco ed italiano, ma attraverso l'organizzazione statale greca che continuerebbe pertanto a funzionare regolarmente con Ia limitazione che per i mutamenti di persone che rivestano carattere politico occorrerà il nulla osta dei due plenipotenziari. Altenburg ha aggiunto che egli intende mantenersi in stretto contatto con me ed agire congiuntamente presso Tsolakoglu, che egli afferma essere bene intenzionato e disposto a seguire docilmente le nostre direttive.

Il mio collega germanico ha poi ribadito tali concetti stamane quando è venuto a restituirmi la visita, e mi ha domandato se avessi già preso contatto col Presidente dei Consiglio.

Altenburg mi ha infine intrattenuto della difficile situazione alimentare del Paese e particolarmente della capitale, alla quale il Comando germanico fa fronte temporaneamente con viveri catturati agli inglesi, ma che presto verrà ad aggravarsi, ed ha auspicato una soluzione comune per le zone di occupazione italiana e tedesca.

Mi sono quindi recato a far visita al Maresciallo List, col quale ho avuto un colloquio molto cordiale. Anche da tale conversazione ho riportato impressione sostanzialmente analoga.

Ho infine avuto occasione di intrattenermi con un segretario di legazione germanico, che mi ha accompagnato alla residenza del Maresciallo, situata nei dintorni di Atene. Parlandomi della qualifica assunta dal Ministro Altenburg,

112 mi ha detto che tale qualifica corrisponde a quella assunta in precedenza dal rappresentante del Reich in Danimarca e mi ha altresì accennato all'eventualità che il governo di Tsolakoglu possa venire riconosciuto dalle potenze amiche, in contrasto col Governo greco di Creta.

Da questi miei primi colloqui ho riportato la precisa impressione che la linea di condotta dì queste Autorità germaniche e le loro intenzioni circa l'avvenire almeno immediato della Grecia permangono senza alcun mutamento quali sono state indicate dal Ministro Anfuso nei suoi telegrammi da Atene (l) durante la sua recente missione in Grecia e condivido per parte mia pienamente le sue considerazioni al riguardo.

Si vuole in sostanza riservare alla Grecia un trattamento particolarmente benevolo in confronto agli altri paesi vinti e occupati, un trattamento cioè tipo Danimarca o al massimo Norvegia, sia pure ammettendo in questo caso la presenza e l'azione parallela dei due plenipotenziari, italiano e tedesco. L'attuale situazione di fatto mette peraltro natura,lmente i poteri effettivi nelle mani dell'autorità germanica, e nemmeno l'eventualità di una nostra occupazione anche quasi totale muterà completamente la situazione se Atene, sede del Governo e di tutte le attività principali intellettuali ed economiche rimarrà sotto occupazione tedesca, continuando ad essere la capitale di fatto oltre che di nome.

Ho peraltro riportato anche l'impressione che tale situazione di cose, se forse· non vi è del tutto estraneo il temperamento personale di qualche alto ufficiale o funzionario e il filo-grecismo di qualche collaboratore rimasto qui da prima della guerra, è però dovuto ad istruzioni o almeno ad approvazioni del Governo di Berlino, e non potrebbe pertanto essere eventualmente modificato che mediante intesa fra i due Governi.

Se infatti l'estensione della nostra occupazione militare sposterà molto sensibilmente la situazione a nostro favore, è evidente che soltanto attraverso l'occupazione di Atene, le decisioni circa l'azione del Governo e circa la sua stessa sopravvivenza, nonché circa la permanenza in Atene del Corpo diplomatico estero, sarebbero praticamente nelle nostre mani. Subordinamente poi a tale ipotesi più favorevole, avrebbe indubbiamente grande importanza anche soltanto una specie di occupazione mista che ci consentirebbe fra l'altro di controllare, congiuntamente con l'autorità tedesca, la polizia ateniese e la gendarmeria; attualmente alle dipendenze del Comando tedesco.

Qualunque per altro sia per essere l'ulteriore svolgersi degli avvenimenti, la situazione di fatto indubbiamente richiede che si dia inizio, senza alcun indugio e con la massima energia, ad ogni opportuna azione a difesa e ad affermazione dei nostri interessi sia politici che economici almeno là dove ciò sia ancora possibile di fronte al noto accaparramento di molte importanti aziende già avvenuto da parte germanica.

E poiché --mancandoci i mezzi materiali forniti dall'occupazione militare -le disposizioni e le misure che si rendano a volta a volta necessarie possono essere prese soltanto dal Comando tedesco e dal Governo greco, tale attività comporta inevitabilmente, alìo stato delle cose, frequenti contatti e ad

una specie di collaborazione con quest'ultima nell'ambito dell'azione comune da svolgersi col plenipotenziario del Reich.

Pregherei pertanto V. E. volermi compiacere comunicarmi se approva che mi attenga -almeno in via provvisoria e in attesa di eventuale e desiderabile evoluzione della situazione -a tale linea di condotta, restando comunque inteso che, non mancherei in tal caso di comportarmi col Gen. Tsolakoglu e coi suoi collaboratori come con amministratori temporanei designati dalle potenze vincitrici, evitando ogni atteggiamento che possa comunque compromettere decisioni in altro senso anche in prossimo avvenire.

Resto in attesa di cortese risposta telegrafica (l).

(l) Vedi DD. 29, 30, 31.

121

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. S. N. D. PER CORRIERE 4769/1416/0140 R. Lisbona, 16 maggio 1941 (per. il 22).

Questo Ministro di Germania parte domani per Berlino dove va a conferire col suo Governo. È stato ieri da Salazar. Il barone Huene mi ha detto che nei sette anni che è stato qui non ha mai visto Salazar -che è per natura chiuso, tendenzialmente triste e riservato -così aperto, sereno e fiducioso.

Il Presidente ha ripetuto a Huene che egli non aveva motivi di preoccupazione circa la situazione attuale del Portogallo e dei territori adiacenti. Naturalmente, dati gli imprevisti della guerra, essa poteva mutare anche assai rapidamente. Ma in previsione di questo egli aveva preso tutte le misure militari più opportune e di fronte alle minacce di certa stampa e alle pretese di certi uomini politici imprudenti si era deciso perfino a mandare alle Azzorre buona parte della difesa antiaerea che si trovava prima sul territorio metropolitano.

Anche per quanto concerne la Spagna egli aveva l'impressione che vi fosse una maggiore serenità da parte degli uomini politici spagnoli nei confronti del suo paese. «Naturalmente -ha precisato Salazar -vi sono gli scatti di Serrano Sufier di cui bisogna tener conto. Io credo però che il Ministro degli Esteri spagnolo farebbe bene ad occuparsi delle relazioni dei nostri due paesi nel quadro del nostro patto d'amicizia e di non aggressione sul quale potremmo fondare la nostra collaborazione assai strettamente».

Il barone Huene mi ha mostrato poi un telegramma di Stohorer al suo Governo nel quale l'Ambasciatore scrive che a Madrid si considera la situazione del Portogallo con preoccupazione perché si pensa alla possibilità d'un colpo di mano contro il suo territorio e di un possibile rovesciamento del Go· verno di Salazar.

p. -36.

Naturalmente -secondo conclude Stohorer --a Madrid si pensa che solo le divisioni tedesche potrebbero evitare questa eventualità. «A Madrid -ha detto Huene -si considera sempre con un certo nervosismo la situazione portoghese che qui si giudica con maggior calma».

Ho detto ad Huene che dividevo il suo parere. A mio avviso nessuno può evitare che una minaccia potenziale sulle Azzorre e sulle isole del Capo Verde esista. Una eventuale azione preventiva dell'Asse sulle basi continentali portoghesi farebbe precipitare tale minaccia. Noi dovevamo agire in modo che fosse lo stesso Governo portoghese, nel caso in cui una minaccia britannica divenisse concreta, a fare appello alle nostre forze. A sventare i pericoli contro le basi continentali portoghesi mi sembrano più che sufficienti le divisioni tedesehe stazionanti alla frontiera franco-spagnola. Gli inglesi con le esperienze che avevano fatto in altri settori non si sarebbero nuovamente posti sul continente di fronte alle divisioni motorizzate dell'Asse, a meno che le circostanze non mutassero completamente l'equilibrio delle forze in presenza.

Mi era stato riferito da buona fonte che a Salazar una personalità portoghese in vista aveva posto il quesito se -qualora una minaccia americana sulle Azzorre si fosse concretata -egli avrebbe chiesto aH'Inghilterra d'intervenire, sulla base del trattato d'alleanza anglo-lusitano. Salazar aveva risposto che gli americani avrebbero fatto il colpo, se vi si decidevano, d'accordo con l'Inghilterra e che quindi in tal caso non gli sarebbe rimasta altra via aperta che quella di chiedere l'assistenza dell'Asse.

Per essere meglio fissato su questa voce della quale non poteva garantire l'autenticità ma che mi sembrava molto interessante avevo posto il quesito ieri sera stessa al signor Sampayo il quale mi aveva risposto che <l'Inghilterra era tenuta ad aiutare il Portogallo nel caso in cui fosse aggredito -ma egli voleva escludere comunque una simile ipotesi perché finora non vi erano stati indizi tali da fargliela ritenere come possibile.

Avendo insistito su che cosa avrebbe fatto il Portogallo qualora l'Inghilterra si fosse associata all'America -com'era ovvio -in un occupazione delle isole, Sampayo -di cui sono note l'estrema prudenza e riservatezza -mi aveva risposto che in base al trattato con la Spagna il Governo portoghese si sarebbe consultato col Governo di Madrid per le eventuali misure da prendere.

Gli avevo per mio conto aggiunto che una consultazione con Ia Spagna nelle circostanze attuali sarebbe stata la prudente e intelligente premessa per una consultazione con Berlino e Roma. Al che Sampayo aveva risposto con un sorriso senza naturalmente compromettersi in una questione di evidente ed estrema delicatezza. Comunque la mia suggestione era stata ben chiara e avanzata in una conversazione politica svoltasi tutta in un tono di estrema cordialità.

Naturalmente una simile procedura parte da ipotesi che vanno sempre più concretandosi, e cioè dall'idea che gli anglo-americani, convinti che il sistema insulare del centro e nord Atlantico costituisce una base di primordiale valore offensivo e difensivo, si decidano a passar sopra agli affidamenti e garanzie finora dati e procedano ad una occupazione degli arcipelaghi col pretesto specioso di evitare che essi cadano nelle mani dell'asse. E già i sintomi di una tale campagna sono chiarissimi. Da vari mesi mi sono permesso d'insistere nel segnalarvi il grave pericolo che a mio avviso minaccia le coste atlantiche del Marocco e dell'Africa Occidentale francese. Io credo che se gli anglo-americani si decideranno all'azione essi tenteranno occupazioni più o meno simultanee del sistema insulare e delle basi atlantiche dell'Africa Occidentale.

La nuova fase dei rapporti franco-tedeschi potrà offrire ampia giustificazione ad operazioni militari preventive. Anche nei confronti portoghesi -malgrado le recenti assicurazioni fornite da questo Ministro d'America qui e dal Governo di Washington a quel Ministro del Portogallo -gli anglo-americani potranno sempre trovare motivi per giustificare che i nuovi imprevisti sviluppi della situazione politico-militare li obbligano a passare all'azione e a prendere misure di sicurezza preventiva.

Devo segnalare che il discorso del senatore Popper e gli articoli della stampa americana hanno prodotto qui non solo viva impressione ma creato anche un fermento di netta marca antiamericana. Una qualsiasi azione degli anglo-americani contro le isole portoghesi determinerebbe perciò reazioni vivaci che aiuterebbero questo Governo a prendere quella posizione netta e categorica che potrebbe portarlo dai piano della secolare alleanza a schierarsi decisamente contro l'Inghilterra.

Vi ho già altre volte prospettato la delicatezza della posizione di questo Governo e l'opportunità che occorra favorire nei modi appropriati l'evoluzione del suo atteggiamento fissato da precedenti storici e da considerazioni prudenziali. Naturalmente questa specie di grande procedura che mi permetto preconizzare si riferisce a un determinato sviluppo della situazione politico-militare e perderebbe ogni valore qualora gli Stati Maggiori dell'Asse considerassero che le esigenze militari ne richiedano un'altra assai più rapida e speditiva.

(l) -Ciano rispose con T. 17234/59 P. R. del 21 maggio, ore 5: «Approvo linea di condotta proposta con vostro telecorrlere n. 021 del 16 corrente». (2) -Ed., parzialmente, In R. BovA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, Roma, Ruffolo, 1949,
122

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. S. N. Berlino, 16 maggio 1941.

A cinque giorni di distanza dal primo annuncio della fuga di Hess, nessun nuovo elemento è sopravvenuto per dare un orientamento all'opinione pubblica.

Il silenzio ed il segreto permangono in tutto il loro caratteristico rigore che viene esercitato sotto il rigido controllo della polizia segreta. Attraverso confidenze di carattere assolutamente personale, che con estrema difficoltà sono riuscito ad ottenere da altissime personalità, ho potuto avere queste nuove indicazioni.

Hess ha preparato il suo piano da lungo tempo con una meticolosità sorprendente e con un'incredibile finzione. Ciò risulta dalla lunghissima lettera che egli ha scritto per il Ftihrer (sono circa venti pagine dattilografate), lettera nella quale egli spiega ed illustra il suo punto di vista, che è il punto di vista di un fanatico il qua,le ha creduto di immolarsi nell'interesse della sua patria e per la superiore causa dell'umanità.

A quanto risulta, nonostante gli arresti eseguiti, non vi dovrebbero essere complici materiali, in quanto quei pochi che si sono prestati a metterlo in ;:ondizione di attuare il suo progetto, lo avrebbero fatto in assoluta buona fede. Non bisogna dimenticare che per la sua alta carica egli poteva eccezionalmente ottenere cose che a chiunque altro erano negate.

Così pure Hess non ha portato con sé -come in un primo momento si temeva -documenti di carattere militare, ma semplicemente una elencazione di indicazioni e di elementi relativi, per esempio, allo scarsissimo risultato dei bombardamenti inglesi in Germania e alle larghe possibilità di armamento, di rifornimento e di munizionamento che il Reich ha anche per il futuro.

Le alte personalità con cui sono stato in contatto pretendono che sia assolutamente da escludersi una qualunque forma di tradimento verso ,la Germania e verso il Fiihrer; e che si tratti semplicemente di un organismo malato in cui una grande idea fissa ha potuto determinare così fantasiose decisioni.

Volendo cercare di precisare e volgarizzare il giudizio e l'interpretazione che della fuga di Hess le predette personalità mi hanno dato, si tratta di un tipico caso di fatalismo e di fanatismo. Quel fatalismo che, approfondendo le radici nella saga germanica e pervadendo in grado minore o maggiore tutta la filosofia tedesca, dà la spiegazione del neopaganesimo nazista, secondo cui l'uomo è un portatore di divinità ed uno strumento di una provvidenza non superiore, ma incarnatasi in lui. Quel fanatismo che, portando al parossismo tali teorie, giustifica per esse ogni azione e la pone in subordine al destino e al di là della morale comune.

Bisogna un po' salire a quest'atmosfera per cercare di comprendere il lato umano del caso Hess e per rendersi conto come la parola d'ordine sia di considerarlo un esaltato e non un traditore.

Sotto questo aspetto neppure il famoso Capitano Rohm era un traditore. Egli credeva di dover salvare la rivoluzione nazista, aveva anche manifestato a Hitler questa intenzione, si proponeva di riconsegnargli il regime dopo averlo epurato a modo suo.

Trasportata la vicenda di Rohm in campo bellico, internazionale, ecco che si possono trovare dei riferimenti e dei raffronti col caso Hess.

Molti pensano che Hess avesse esposto a Hitler il suo convincimento di giungere a una intesa fra le razze germaniche (c'è anche un discorso del FUhrer, pronunciato l'anno passato, che sto facendo cercare, in cui egli parla del popolo britannico come appartenente alla razza germanica) ed escludono che, data la rigida sorveglianza esercitata dalla Gestapo, Hess avesse potuto corrispondere col Duca di Hamilton all'insaputa del suo Capo.

Anche ammettendo ciò, rimarrebbe da vedere quanti altri, senza essere complici materiali della fuga, fossero al corrente di tali tendenze e se insomma il piano di Hess rispondesse ad un orientamento del partito nazionalsocialista, orientamento che ha creduto di dover interpretare fino all'estremo.

Questo dubbio può servire a spiegare l'immediata convocazione dei gerarchi nazisti subito ordinata da Hitler a Berchtesgaden; e la loro «possente manifestazione al Fiihrer, sorretta da una risoluta volontà di vittoria ~. come si è espresso il comunicato. Comunicato che da un punto di vista esterno si dovrebbe considerare un pleonasma, non potendosi e non dovendosi ammettere un dubbio esistente nelle file naziste circa la compatta volontà di combattere fino al raggiungimento della vittoria.

Ma il popolo, la grande massa del popolo, non è assolutamente al corrente di queste interpretazioni e giustificazioni un po' trascendentali, che non potrebbe comprendere e che rifuggono comunque dalla sua anima semplice.

Pertanto il popolo rimane disorientato e perplesso. Ho già fatto presente nel mio precedente rapporto (l) come Hess fosse generalmente amato per la sua correttezza della sua vita privata, per la modestia dei suoi atteggiamenti; e come -essendo note la fiducia, l'amicizia e la simpatia che Hitler aveva per lui -fosse considerato come n migliore suo interprete della concezione della vita. Si sapeva che Hess viveva nell'atmosfera spirituale del Fiihrer; si sapeva che tutti e due soffrivano pa.rticolarmente d'insonnia, che tutti e due solevano consultare magnetizzatori, astrologhi, ecc.

Di qui la perplessità e il disorientamento dell'opinione pubblica. Di qui la crisi che investe anche Hitler. Perché, se dai giornali cinesonori sono stati subito tolti gli episodi che mostravano Hess durante la distribuzione dei premi del lavoro nelle officine Messerschmitt di Augusta e della riunione al Reichstag del 4 maggio, l'immagine di Hess è ancora nella retina degli occhi dei milioni di spettatori che negli ultimi giorni avevano frequentato i cinematografi; e d'altronde i settimanali illustrati del mercoledì non hanno fatto a tempo a eliminare fotografie che, riprodotte in milioni e milioni di copie, seguitano a circolare in tutta la Germania.

Nella mente e negli occhi di tutti i tedeschi le due figure, quella di Hitler e quella di Hess, sono troppo spiritualmente e materialmente accostate perché la grave disgrazia -come qui si vuoi definirla -di Hess non investa e non indebolisca la figura di Hitler.

Come ho già detto nel mio precedente rapporto, la Germania supererà certamente questa crisi, di cui però non si possono ancora prevedere le conseguenze e gli sviluppi nelle diverse forze contrastanti e nelle diverse correnti di partito e di governo, correnti che fanno capo alle note personalità più in vista.

La crisi sarà superata anche perché si pensa qui che gli sviluppi degli avvenimenti internazionali possano creare un efficace diversivo per l'opinione pubblica tedesca.

Ma intanto, in questa situaz:one di disorientamento e di depressione, le nostre azioni sono in grande rialzo. E sia tacitamente che con sottintesi e con chiari riferimenti, nell'opinione pubblica tedesca e in quella internazionale -quella cioè degli ambienti diplomatici con cui ìn questi giorni io ho frequenti contatti -viene per uno spontaneo e naturale confronto esaltata la possente figura del Duce: e si mette in rilievo il suo non mai smentito equilibrio; la sua formidabile volontà; la sua straordinaria forza fisica; la sua prontezza di decisione; il suo senso di attaccamento alla famiglia; le sue inesauribili possibilità di accostarsi ad ogni manifestazione della vita per essere uomo fra gli uo

mini, che trae da sé, ed unicamente da sé, l'ispirazione per le sue decisioni che -come l fatti mostrano -sono sempre decisioni fortunate e gloriose per le sorti dell'Italia fascista (l).

(l) Vedi D. 107.

123

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 16744/774 P.R. Roma, 17 maggio 1941, ore 4.

Conversazioni franco-tedesche in corso formano ormai oggetto sempre più frequente di notizie stampa et radio che ne mettono in rilievo, anche da parte germanica, significato ed importanza.

È superfluo segnalarVi l'interesse che la questione presenta per noi, tanto di per sé quanto per l suoi numerosi riflessi. Tuttavia nessuna comunicazione ci è stata fatta finora al riguardo dal Governo del Reich.

Senza farne oggetto di una richiesta ufficiale procurate di accertare contenuto et portata predette conversazioni nonché quali siano prospettive loro sviluppo et conclusione.

Gradirò riscontro telegrafico (2).

124

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. S. N. D. 133/247 R. Roma, 17 maggio 1941, ore 4.

Mio 126/237 (3).

Codesto Ambasciatore di Germania ha ricevuto ieri ulteriori istruzioni, che mi sono state comunicate da quest'Ambasciata di Germania e sulle quali concordo.

Continuate in conseguenza ad appoggiare e fiancheggiare azione Ambasciatore Ott, svolgendo anche da parte Vostra e sulle stesse direttive presso Matsuoka un'analoga azione di chiarimento e di persuasione.

Ulteriori istruzioni rlconfermano le precedenti di cui siete già a conoscenza e sottolineano in particolare: l) l'opportunità che le proposte americane fossero state da parte giapponese senz'altro declinate;

2) la necessità di chiarire e di fissare nel modo più esplicito l'impegno di non intervento degli Stati Uniti nella guerra europea e il conseguente impegno nipponico di tener fede agli obblighi del Tripartito;

3) il principio della preventiva consultazione con le Potenze dell'Asse ad ogni singola fase della trattativa.

(-1) Il presente rapporto è stato vistato da Mussolinl.
(2) -Per la risposta di Alfieri vedi D. 127. (3) -Vedi D. 69.
125

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER CORRIERE 135 R. Roma, 17 maggio 1941, ore 8.

Von Hassell ha compiuto nello scorso mese un viaggio nei Balcani allo scopo di esaminare possibilità future dello sviluppo dell'azione economico-commerciale della Germania in detti paesi.

Nei colloqui avuti con i nostri l\Ilnistri a Bucarest, Sofia e Budapest ha parlato di tale missione e dello scopo del suo viaggio.

Poiché anche noi siamo interessati ai Balcani che per l'Italia più che per la Germania rappresentano un vero e proprio « spazio vitale », sarebbe opportuno iniziare fin da ora dei passi costà per ovviare delle conversazioni dirette a far riconoscere tali nostri interessi.

Questione potrà essere ripresa in occasione imminente riunione Berlino Comitati Governativi.

126

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. GAB. S. N. D. 4589/298 R. Tokio, 17 maggio 1941, ore 8,25 (per. ore 17,30).

Mio telegramma n. 290 (1).

Ambasciatore di Germania ha comunicato stamane a Matsuoka un telegramma di von Ribbentrop nel quale è diffusamente precisato pensiero di Berlino circa negoziati con Washington. In sostanza Governo tedesco prende atto posizione assunta da Matsuoka per quanto concerne eventuale partecipazione americana al conflitto europeo a condizione che rimanga bene inteso come nessuna concessione debba essere fatta. ulteriormente in proposito e che Governi Asse siano tenuti esattamente al corrente dello sviluppo delle conversazioni. Matsuoka ha dichiarato ad Ott, con preghiera informarmene, che egli si considera perfettamente in linea con tale modo di vedere ed ha anzi aggiunto essere riuscito ad ottenere unanime assenso del Gabinetto, nel corso di una riunione che ha avuto luogo due giorni or sono, all'impostazione data all'argomento. Ha assicurato infine che continuerebbe a tenersi al corrente.

Secondo le notizie giunte finora da Nomura, Hull avrebbe chiesto tempo per esaminare progetto giapponese senza pronunciarsi sul momento circa contenuto.

Qualche osservazione sarebbe stata anticipata soltanto nei riguardi questione cinese. Hull avrebbe poi accennato a Nomura sfavorevole impressione riferitagli da questo Ambasciatore degli Stati Uniti per il tono categorico delle dichiarazioni fattegli da Matsuoka nell'occasione di cui al mio telegramma

n. 293 (2). Sarebbe stato risposto a Nomura incaricandolo richiamare confiden

zialmente attenzione di Hull sul nervosismo che Grew avrebbe manifestato in questi ultimi tempi, perdurando il quale egli potrebbe cessare dall'essere persona grata a Tokio.

(l) -Vedi D. 100. (2) -Vedi D. 110.
127

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4598/290 R. Ankara, 17 maggio 1941, ore 15,37 (per. ore 7 del 18).

La sera del 15 corrente, quando erano già state pubblicate le prime notizie concernenti il sorvolo della Siria da parte aeroplani tedeschi e l'immediata azione britannica, ho avuto l'occasione di avvicinare membri di questo Governo e alti funzionari del Ministero degli Affari Esteri. Tutti si dimostravano piuttosto calmi e comunque convinti che il noto atteggiamento turco di non intervenire nella guerra se non a difesa della integrità territorio e dell'indipendenza Turchia non subirebbe modificazioni. Tuttavia debbo avvertire che la questione Siria è qui seguita con la più grande attenzione e con viva preoccupazione. Si teme soprattutto lo scoppio di un conflitto armato fra forze francesi e inglesi. Tale conflitto metterebbe la Turchia in maggior imbarazzo di fronte alle pressioni inglesi in quanto coinvolgerebbe una regione dove, a prescindere dalle note aspirazioni territoriali, gli interessi concreti della Turchia sono evidenti.

128.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 4565/806 R. Berlino, 17 maggio 1941, ore 22,10.

Telegramma di V. E. n. 774 (1).

Mi sono astenuto dal fornire informazioni sulle trattative in corso con la Francia perché Auswartiges Amt, nel darmi a titolo personale qualche notizia sommaria su di esse, mi avvertiva che R1bbentrop aveva già, nel suo recente viaggio in Italia, intrattenuto V. E. sull'argomento (2) sul quale si manteneva poi in contatto con Roma. Secondo mi risulta la Francia ha messo a disposizione della Germania campi di aviazione Siria ed ha provveduto, con una rapidità che è stata qui molto apprezzata, a fornire all'Iraq importanti materiali di guerra del valore di tre o quattro milioni di marchi.

Trasporto stato effettuato senza difficoltà a mezzo della ferrovia AleppoBagdad che passa anche in territorio turco. Non è stato espresso impegno che in caso attacco inglese forze armate francesi Siria faranno resistenza ma ciò è chiaramente sottinteso.

È previsto inoltre acquisto di automezzi in Tunisia per trasportare materiale tedesco in IAbia. È anche previsto riarmo di una parte flotta francese: dapprima sei poi sette unità leggere.

Da parte francese si tiene molto ad ottenere liberazione di circa 80 mila prigionieri. Si è mostrata qui molta comprensione per tale richiesta ma vi sono difficoltà accoglierla essendo tali prigionieri addetti lavori agricoli in Germania. Francia insiste poi per far mutare regime delle due provincie nord era sottoposto autorità occupazione del Belgio. Accordo stipulato e quello in corso, oltre importanti per sé stessi, tendono orientare Francia verso Potenze dell'Asse ed a ingaggiarla sempre più stretta collaborazione.

Dato buone disposizioni mostrate dal Governo francese si prevede che conversazioni avranno favorevole sviluppo. Mi riservo ulteriori comunicazioni (1).

(l) -Vedi D. 123. (2) -Vedi D. 96, nota 2.
129

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4600/495 R. Bucarest, 17 maggio 1941, ore 22,15 (per. ore 7 del 18).

Ministro Presidente Mihail Antonescu, presso il quale mi sono recato per parlargli delle note questioni economico-finanziarie circa le quali ho già riferito all'E. V., mi ha, di sua iniziativa, intrattenuto anche su problema rivendicazioni romene esprimendomi alcune sue considerazioni di carattere generale su promemoria già inviato all'E. V. (mio rapporto n. 1847/743 del 23 aprile scorso (2).

Ha ribadito che una frontiera comune fra Romania e Albania creerebbe un muro divisorio destinato, grazie anche alla cultura, alla religione ed alla forza di espansione degli italiani e dei romeni, ad ~mpedire unione degli slavi. Tale progetto potrebbe essere realizzato creando un corridoio attraverso valle del Timok che congiungerebbe territorialmente Albania alla Romania. Tale sistemazione nuovi confini meridionali balcanici garantirebbero all'Italia sicurezza rifornimenti economici diretti ed a1la Romania certezza sentirsi difesa e sostenuta se ci sarà al suo [fianco] Potenza della stessa razza.

Ministro Antonescu si è soffermato molto su [questione] da lui definita di portata europea, di evitare errore di far il [gioco] del panslavismo. Mi ha fatto, a tale proposito, preciso accenno al pericolo di creare una grande Bulgaria, la quale potrebbe sostituirsi a Belgrado come centro attrazione degli Stati del Sud. Un panslavismo trionfante in Bulgaria non potrebbe che essere nocivo alla massa latina costituita nei Balcani dagli italiani, dai romeni, aromeni e macedoni. Ministro Antonescu mi ha inoltre accennato, nel corso della conversazione, al fatto che mentre sino ad ora sguardo Romania era rivolto verso frontiera sovietica, attualmente romeni sentono che destino loro razza è nei Balcani e che quindi loro pensiero era rivolto, più che altrove, all'Italia,

con particolare riguardo alla possibilità della costruzione di una contiguità tra le genti latine dei Balcani che sarebbe valsa anche a garantire verso Oriente dominio italiano dell'Adriatico e del Mediterraneo.

Mihail Antonescu, che è un intimo collaboratore del Conducator e che mostra particolare interesse sui rapporti con Italia, mi ha detto che gli tornerebbe gradito in questo momento conoscere pensiero di Roma su tali problemi che rivestono per la Romania vitale importanza e, accennandomi promemoria già inviato precedentemente in proposito all'E. V., mi ha ricordato, senza precisare, come in esso fosse prospettata anche possibilità che egli stesso potesse prendere contatti con V. E.

Mi sono per parte mia limitato ad ascoltarlo.

(l) -Vedi D. 138. (2) -Non pubbl!cato: per le rivendlcazioni si veda il D. 1.
130

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 4557/807 R. Berlino, 17 maggio 1941, ore 22,40.

Per il Ministro Ciano.

Durante una colazione a questa Ambasciata di Turchia, a cui hanno preso parte molte importantissime personalità tedesche, Ambasciatore turco mi ha nuovamente illustrato l'identità di interessi fra i nostri due paesi. Egli mi ha aggiunto, in via del tutto personale e amichevole, che se il Duce, in occasione qualche discorso potesse fare accenno verso la Turchia per chiarire che l'Italia non nutre nessuna mira verso di essa, ciò avrebbe una favorevole ripercussione nell'opinione pubblica turca, facilitando così a quel Governo la sua opera di distacco dall'Inghilterra e di avvicinamento alle Potenze dell'Asse.

131

IL DIRETTORE GENERALE DELL'IRI, MENICHELLA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

RELAZIONE. [Roma], 17 maggio 1941.

Cinque giorni a Zagabria e tre colloqui con PAVELIÉ, mi hanno convinto di quanto segue: 1° -Il popolo non ama né conosce PAVELIÉ. Per ingraziarselo egli dovrà fargli infinite concessioni sul terreno economico.

2° -La borghesia, che ha sempre trafficato e rubato al popolo, teme PAVELIÉ innovatore, lo spia e gli impedirà sempre qualunque concessione all'Italia.

3° -Se PAVELIÉ dovrà reggersi, non potrà mai darci nulla e la presenza di un nostro Re sarà presa a pretesto per negarci qualunque concessione.

4° -Per forza nostra economica, non potremo mai penetrare in Croazia perché non abbiamo né valuta, né prodotti che possano competere con quelli tedeschi. Pertanto o vi penetriamo per la via chiara ed aperta dell'unione doganale monetaria, o non vi penetreremo mai e al nostro posto vi si instaurerà la Germania che ha larghissimo seguito fra tutti gli uomini di affari di Zagabria vicini ai Ministri di PAVELIÉ.

5° -L'Unione doganale e monetaria o si firmerà domani . o non si firmerà mai più. Le commissioni economiche si baloccheranno con delle frasi che rimarranno vuote e non applicabili perché ci mancano gli strumenm per gli scambi internazionali.

6° -Col confine come è tracciato, è spezzata in due l'unità economica della Dalmazia che regge da secoli. Le bauxiti e H carbone per le fabbriche di Sebenico verranno da fuori confine; si teme che anche la marna per i tradizionali cementi di Spalato dovrà venire da fuori confine. La carne e la verdura che consuma la città di Spalato verranno da fuori confine.

Io ho chiesto a PAVELIÉ, in tre colloqui duri, di mantenere almeno questa piccola unità economica della Dalmazia; egli me l'ha negata sotto il pretesto che non vuole apparire venduto all'Italia ed ha promesso di rinviare tutto alle Commissioni Economiche. Conosco i suoi uomini economici. Ci ricatteranno per ogni piccola concessione.

7° -L'Italia non può avere uno spazio vitale che in Croazia e in Dalmazia; o ha questo o dovrà andare a cercarselo soltanto nelle colonie. La germania, per non parlare del Nord e dell'Ovest europeo, ha l'Ungheria, la Rumenia, la Bulgaria e prenderà ora anche la Serbia. Se noi non abbiamo la Croazia e la Dalmazia, avremo perduto l'unico polmone che ci permetta di respirare. I cittadini di Spalato e Sebenico non potranno benedire l'Italia se questa li mette nella condizione nella quale ha vissuto sin oggi Zara.

8° -Sono convinto che la lealtà di Hitler e la sua amicizia per il Duce daranno il consenso alla richiesta dell'Italia se questa la fa nella giornata di oggi e la notifica domani a PAVELIÉ come un accordo preciso avvenuto fra la Germania e l'Italia. PAVELIÉ ci ringrazierà di questo, non oggi, ma fra qualche tempo, perché sulla base di una carta fondamentale chiara, egli non sarà turbato mai da altre richieste italiane.

9° -Duce, comprimete oggi le richieste dei militari, che non hanno giustificazione. Durante venti anni, la Jugoslavia amica e finanziata dalla Francia, non è riuscita a farsi una flotta; è possibile immaginare che in futuro possa farsene una che competa con quella italiana? Diamo Curzola, facciamo ogni altra concessione territoriale se risponde ad esigenze etniche della Croazia, ma aboliamo subito le barriere economiche fra l'Italia e la Croazia; ne guadagnerà l'Italia, ma ne guadagnerà anche la Croazia (basta per convincersene, girare l'Italia e la Croazia). Sul terreno economico vi è una distanza di almeno cinquanta anni; l'unione economica e monetaria la colmerà in un decennio. L'Italia cresce, l'Italia ha bisogno di mangiare; l'agricoltura croata, se industrializzata, sarà un notevole apporto per l'Italia. Non ascoltate Duce, le idee meschine di chi teme che i polli, i porci o i bovini della Balcania faranno concorrenza ai prodotti della nostra agricoltura. Con l'Unione monetaria

l costi saranno uguali e i consumi dei due popoli, in via di accrescimento, purtroppo non saranno mai integralmente soddisfatti. Noi importavamo molta carne congelata per l'esercito. Basta sostituire questa congelando quella importata dalla Croazia, che non sarà cosi nemmeno immessa sul mercato perché assorbita direttamente dalle esigenze dell'esercito. E non sarà certo la lira in più che pagherà il Ministero della Guerra sul costo di questa carne in confronto ad esempio a quella argentina che possa ritardare di un secondo un problema così vitale per l'avvenire economico del nostro Paese.

10° -Le ragioni formali per imporre domani domenica a PAVELIÉ l'unione monetaria doganale sono:

a) il suo rifiuto opposto in questi giorni alla piccola unione economica per la Dalmazia, che ci ha aperto gli occhi;

b) il suo rifiuto a darci soddisfazione per la Dalmatienne che ci costringe, come io gli ho espressamente detto, a passare attraverso alla Francia per tutelare un interesse che l'Italia ha piantato in Dalmazia fin dal 1903 e che se non risolto oggi, priva l'agricoltura italiana dell'apporto di calciocianamide che può essere prodotta con oltre un milione di chilovattore dei fiumi dalmati, che diversamente vedranno scorrere inutilmente le loro acque;

c) la circostanza che il Duca di Spoleto può aver messo come condizione per l'accettazione della corona che la Croazia sia indissolubilmente legata all'Italia sul terreno economico;

d) l'accordo che su questo punto può essere intervenuto oggi fra l'Italia e la Germania, in conformità ad una richiesta da farsi ad Hitler di cui al telegramma unito (1).

132

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4595/332 R. T·irana, 18 maggio 1941 ore 4,30 (per. ore 7,45).

Per Eccellenza Ciano.

A seguito quanto ho riferito per telefono, informo V. E. che, dopo il Consiglio dei Ministri tenuto stasera presso di me; ricevute le ultime informa

«Negoziazlonl condotte scorsi giorni con Governo croato mi hanno dato assoluta convinzione essere impossibile istituire solidi rapporti economici fra Italia et Croazia senza aperta et piena unione doganale et monetaria stop A Zagabria è già cominciata speculazione tendente creare In ogni campo rivalità fra Germania et Italia stop Poiché Italia non intende prestarsi né oggi né mal a questo giuoco e deve pure avere uno spazio vitale conforme Vostre recenti dichiarazioni domando Vostra comprensione per questo popolo 45 milioni considerare Croazia legata economicamente Italia mediante piena unione doganale monetaria stop Domani comunicherei PAVELIÉ questo comune desiderio Germania e Italia stop. Per Il caso elementi dissidenti Zagabria approfittassero assenza PAVELIÉ per tentare movimento appoggiante Macek, domando Vostre truppe mantengano ordine Zagabria pronto sostituirle con truppe Italiane se cosi preferite >>.

zioni sugli accertamenti finora acquisiti dall'inchiesta in corso; sentiti i Comandanti superiori delle Forze Armate e dei Carabinieri Reali è stato possibile ricostruire l'accaduto nei seguenti termini:

« Oggi, nelle prime ore del pomeriggio, durante passaggio del corteo Reale, tale Vasi! Mihailoff Lides, greco, nato nel sud Albania, cameriere, che aveva già dato segni di megalomania, ha esploso per terra dal lato sinistro della strada alcuni colpi di rivoltella senza alcuna conseguenza.

Il Mihailoff è stato prontamente arrestato da ufficiali Carabinieri Reali che lo hanno a fatica sottratto alla giusta esplosione della folla •indignata. Al primo interrogatorio il Mihailoff ha dichiarato di avere voluto, con un violento gesto dimostrativo, fare giungere al Sovrano, per il quale ha dichiarato di nutrire sentimenti di ammirazione, l'eco della sua indignazione per non essere stato mai preso in considerazione dalle locali Autorità, alle quali si era ripetutamente, ma invano rivolto per ottenere il loro interessamento a suoi progetti, apparentemente privi «di qualsiasi consistenza e interesse». Si precisa a questo riguardo che, secondo le dichiarazioni del Mihailoff questo si riteneva offeso perché non era stato ricevuto dal Presidente del Consiglio, dal Prefetto di Tirana e da altre Autorità cui voleva presentare sue composizioni poetiche. Risulta che al Vice Segretario del Partito Kol Bibai presentò un giorno uno scritto in versi di esaltazione dell'unione italo-albanese e ricevette un modestissimo sussidio.

È da tener presente che il predetto Mihailoff il quale ha frequentato soltanto le scuole elementari è un illetterato. È perciò che nel riassunto dato per norma di linguaggio delle varie Autorità si è parlato di progetti anziché di composizioni poetiche, per evitare che in qualche ambiente si potesse vedere nel Mihailoff un rappresentante della gioventù intellettuale. Due dei proiettili tirati dall'attentatore hanno colpito la ruota posteriore sinistra dell'automobile reale.

Il Mihailoff si trovava in mezzo alla folla, dietro i cordoni, sulla sinistra della strada in prossimità di una caserma dei Carabinieri Reali. Non risulta finora che il Mihailoff, giovane diciannovenne, abbia precedenti politici.

Tutte le circostanze finora accertate porterebbero ad escludere il complotto.

Gli organi del Governo, delle Forze Armate, del Partito sono stati autorizzati a diffondere verbalmente le notizie di cui sopra, per orientare il pubblico e impedire che trovino credito versioni false o tendenziose, e soprattutto per evitare atti di violenza da parte italiani contro albanesi.

Come da istruzioni ricevute ho fatto sospendere le cerimonie religiose di ringraziamento per lo scampato pericolo del Sovrano, che erano state proposte dal Consiglio dei Ministri, l'invio di telegrammi al Re e, in genere, ogni pubblica manifestazione. Solo a Tirana non è stato possibile impedire che subito dopo l'accaduto folla manifestasse la sua indignazione. Non si sono però verificati incidenti degni di rilievo e l'ordine è stato subito ristabilito.

Sono stati sottoposti a censura tutte le comunicazioni, postali, telegrafiche e telefoniche, sia all'interno che per l'estero. Il Mihaillof sarà giudicato dal Tribunale Militare ma il processo non verrà iniziato finché V. E. non ne darà autorizzazione.

(l) Il testo del telegramma che Menlchella aveva preparato era Il seguente:

12 5

133

IL MINISTRO PER GLI SCAMBI E LE VALUTE, RICCARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Roma, 18 maggio 1941.

Nonostante tutta la mia e la tua buona volontà, malgrado il mio più vivo desiderio di evitare frizioni tra il mio Ministero ed il tuo e nonostante ancora l'impegno da noi posto nel servire la causa comune e l'affettuosa amicizia che ci lega da molti anm, mi sono dovuto convincere in questo anno e mezzo di permanenza allo Scambival che non è possibile raggiungere la indispensabile compenetrazione fra i due Ministeri per colpa del Senatore Giannini.

li Ministero Scambival e particolarmente la D1rezione Generale Trattati e il tuo Ministero e segnatamente la Direzione Generale degli Affari Commerciali se agiscono in funzione delle specifiche attribuzioni stabilite dalle legg1 ed in ossequio alle nostre direttive che sono di assoluta e schietta collaborazione non possono e non debbono trovare angoli non smussabili.

E poiché ciò accade, la colpa è da attribuue alle persone e non agli organi preposti ai servizi.

Nel Senatore Giannini, ormai, è troppo inveterata -forse in conseguenza di situazioni di fatto createsi prima della costituzione dello Scambival -l'abitudine di ingerirsi di problemi tecnico-economici che non lo riguardano, perché sono di stretta competenza di questo Ministero.

Egli continuamente convoca riunioni a tale riguardo e potrei allegare alla presente un'infinità di documenti ciò comprovanti. Ne consegue che quasi giornalmente, e non di rado due volte nello stesso giorno, i miei Direttori Generali dei Trattati, delle Valute e delle Esportazioni debbono recarsi presso il Senatore Giannini per esplicare cosi fuori um.cio mansioni di loro assoluta competenza, il che si risolve anche in perdita di tempo e in dannose continue assenze di tali funzionari dai propri uffici.

Sono stato perciò costretto impartire disposizioni ai detti Direttori Generali di non prendere più parte alle riunioni in parola per trattare problemi tecnicoeconomico-valutari che si terranno fuori di questo M.nistero, salvo eccezioni da me vagliate di volta in volta.

Nell'interesse del servizio, tuttavia, credo sarebbe opportuno che la mia Direzione Generale Trattati e la tua Direzione Generale Affari Commerciali ponessero a continua disposizione tra loro un proprio funzionario per assicurare il più emcace collegamento e la maggiore sollecitudine nel disbrigo delle pratiche aventi punti di contatto fra i due Ministeri.

Penso ad ogni modo che anche questa soluzione non potrà eliminare le continue frizioni determinate sistematicamente dal Senatore Giannini.

Io ho sempre desiderato che il mio Ministero potesse essere lo strumento tecnico-economico della politica estera italiana ed a tanto volevo giungere subordinando ogni nostra attività al superiore indirizzo politico del tuo alto Dicastero e potendo nel contempo svolgere ogni azione nella sovranità delle com

13 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

petenze ed attribuzioni che le leggi in vigore e la prassi affidano inequivocabilmente al m~o Ministero.

Con mio sommo rincrescimento debbo constatare che nonostante la buona volontà che mi anima e gli sforzi da me compiuti per disincagliare la mia amministrazione dalle lamentate interferenze ed inframmettenze non sono riuscito a mod.ficare in alcun modo la situazione più volte accennata nel corso della mia lettera, situazione che se dovesse ulteriormente procrastinarsi non potrebbe non recare serio nocumento ai servizi del mio Ministero, al prestigio di chi ne è responsabile ed al Paese.

Il difetto non deve ricercarsi nel sistema, ma in chi dirige il servizio degli affari commerciali del tuo Ministero.

Di tutto quanto ti ho detto potrai trovare conferma negli atti esistenti presso i tuoi uffici. Frattanto, allo scopo di raggiungere una maggiore collaborazione da noi veramente auspicata da tempo, collaborazione tanto più desiderabile in questi momenti, ti prego prendere a cuore la cosa per provvedere in modo definitivo e secondo il tuo stile.

Inoltre, e sempre al fine di ei:minare ogni ulteriore possibile frizione, penso che sarebbe opportuno modificare la denominazione della tua direzione generale deg1i affari commerciali con quella di direzione generale dei trattati commerciali. A mia volta cambierei la denominaz"one della mia direzione generale dei trattati ed accordi commerciali con l'estero con quella di direzione generale degli affari commerciali. In tal modo anche la testata indicherebbe meglio la portata delle rispettive attribuz~oni (1).

134

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. 4673/S. N. R. Lubiana, 19 maggio 1941, ore 1 (per. il 20).

Gli importanti eventi storici che si sono conclusi ieri a Roma mi hanno permesso di vivere accanto a Voi una giornata della quale conserverò indelebile ricordo e mi hanno anche consentito di sentire pulsare il cuore dell'Italia Fascista traboccante di fede in Voi e nell'opera Vostra di condottiero e di statista geniale. Vi espr~mo la gratitudine del popolo croato e mia personale per l'amicizia e la comprensione con cui accompagnate l'ardua fatica della nostra ricostruzione nazionale (2).

(l) -Un'annotazione marginale dice: «Visto dal Duce». (2) -n 18 maggio 1941 Mussol!ni e PAVELIÉ avevano firmato i seguenti accordi: A) Trattato per la determinazione dei confini fra il Regno d'Italia e il Regno di Croazia; B) Accordo su questioni di carattere mil!tare concernenti la zona m!litare adriatica; C) Trattato di garanzia e di collaborazione tra il Regno d'Italia e il Regno di Croazia; D) Protocollo finale; E) Scambio di note concernente l'ordinamento amministrativo per il comune d! Spalato e l'isola di curzola. I test! sono pubblicati in MINISTERO DEGLI AFFARI EsTERI, Trattati e convenzioni tra l'Italia e gli altri Stati, vol. 57° (1941), Roma 1952, pp. 117~126.
135

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4660/280 R. Bagdad, 19 maggio 1941, ore 14.30 (per. ore 19,30).

Alto Commissario Siria avrebbe manifestato preoccupazione per attività bel

lica delle tribù palestinesi ai confini della Siria (Safad, Akar, eec.).

Il Mufti mi ha fatto conoscere che desidererebbe che fossero fornite le più

tranquillizzanti rassicurazioni alle autorità francesi garantendo a suo nome che

il movimento è puramente e solamente anti-inglese e che Franc1a nulla quindi

ha da temere.

Il Mufti gradirebbe anche che autorità siriane chiudessero gli occhi sul

passaggio già in atto di arabi delle tribù irachene che, attraver~o Damasco, si

recano in Palestina.

Telegrafato Roma e per conoscenza Beirut.

136

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D, 4669/369 9. Madrid, 19 maggio 1941, ore 20,10 (per. ore 3,50 del 20).

Mio telegramma n. 358 (l) e miei rapporti 1057 e precedenti (2).

Serrano si è mostrato meco assai preoccupato per nuova fase politica francotedesca, sia per difficoltà ottenere da parte dell'Asse assicurazioni sui compensi che Spagna attende nell'eventualità di una sua entrata in guerra sia per difficoltà scegliere momento opportuno per questa sua partecipazione conflitto. Stamane egli si mostrava cqsì agitato nel parlarmene che è giunto persino a dirmi come egli si auguri un attacco anglo-americano Azzorre o dei torbidi nel Marocco per trovare pretesto dichiarazione di guerra con pieno aiuto dell'Asse, sempre, beninteso, dopo aver ottenuto attese assicurazioni. Mi ha poi confidato intenzione inviare una nota verbale a questa Ambasciata Germania per domandare cosa significhi riavvicinamento tra le due nazioni tuttora nemiche nei riguardi rivendicazioni spagnole.

Medesimo atteggiamento Serrano ha tenuto con questo Ambasciatore di Germania senza tuttavia parlargli della divisata nota. Questo Ambasciatore di Germania spiega agitazione Ministro degli Affari Esteri, oltre che con temperamento, anche con fatto che Serrano, a quanto gli risulterebbe, avrebbe rice

vuto un telegramma dall'Incaricato d'Affari spagnolo in cui gll si comunica che nei giorni scorsi si sarebbe trovato Roma in incognito Von Ribbentrop per discutere con V. E. futuri confini occidentali Italia.

(l) -T. s. n. d. 4224/358 R. del 9 maggio, ore 23,10, non pubblicato: con n quale Lequio riferiva avergli (!etto l'ambasciatore di Germania che se l'Asse avesse fatto alla Spagna una precisaofferta cl~ca il Ma~occo, quest'ultima avrebbe finito con l'accettare. (2) -Non rinvenuti.
137

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO

T. 4684/84 R. Atene, 19 maggio 1941, ore 20,15 (per. ore 13 del 20).

Tsolakoglu mi ha anzitutto pregato trasmette.re suo omaggio alla Maestà questa mattina, è venuto a farmi visita, accompagnato da Vice Presidente del Consiglio.

Tso1akoglu mi ha anzitutto pregato trasmetere suo omaggio alla Maestà del Re Imperatore e Duce e mi ha detto che intendeva collaborare meco con sincerità e lealtà militare.

Gli ho risposto che mi sarei reso interprete suoi sentimenti ed ho aggiunto che mi attendevo da parte sua quell'atteggiamento che le circostanze richiedevano.

Secondo argomento trattato è stato quello della nota presentata stamane di cui al mio telegramma 85 (1). Ho comunicato quindi a Tsolakoglu la risposta di cui al telegramma di V. E. 40 (2) relativo alla nomina funzionari greci nei territori occupati truppe italiane.

Ho infine attirato attenzione di Tsolakoglu su alcune più urgenti situazioni di ordine economico riguardanti particolarmente aziende di proprietà britanniche circa le quali riferirò ulteriormente.

Da Ultimo Tsolakoglu mi ha accennato all'eventualità di qualche mutamento nel suo Governo e più precisamente della nomina di un titolare pel Ministero delle Finanze, attualmente retto da Ministro Economia e mi ha assicurato che mi avrebbe eventualmente domandato preventivo nulla osta, come pure che avrebbe indirizzato a me pure tutte le richieste e comunicazioni che indirizzerà a plenipotenziario tedesco. A tale riguardo informo V. E. che Altenburg mi ha premesso che eventuali mutamenti di membri del Governo, ove non rivestano particolare importanza, saranno da parte sua autorizzati personalmente, senza chiedere istruzioni al suo Governo.

Prego comunicare se io debba in tale ipotesi riferire o meno preventivamente a V. E. al riguardo. (3)

(l) -T. 4695/85 R. del 19 maggio, ore 23,45, non pubblicato: riferiva circa un promemoriadel governo greco relativo alla violazione da parte delle truppe italiane d! protocollo di capitolazione. (2) -Con T. 16511/40 del 16 maggio, Ciano aveva comunicato che li R. Governo non vede obiezioni a nomine o sflstituz!oni di funzionari tecnici e si riserva enunciare loro per loro nomine o sostituzoni funzionar! politlcl (3) -Anfuso rispose con T. 17683/72 P.R. del 24 maggio, ore 7, quanto segue: «Sta bene quanto proponete circa eventuali mutamenti d! eu! al vostro telegramma n. 84 ».
138

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 4661/823 R. Berlino, 19 maggio 1941, ore 23.

Mio telegramma n. 806 0). In data 16 corrente Auswartiges Amt ha dato

istruzioni al Principe Bismarck di voler informare V. E. sulle conversazioni in

corso con la Francia (2).

Mi è stato anche detto che V. E. e le autorità militari sono al corrente di

tutti i dettagli di carattere militare.

In sintesi situazione si può riassumere cosi: la Germania non ha fatto un accordo generale con la Francia e non ha intenzione di farlo. Si tratta solo d'accordo su punti particolari. Non è stato assunto da parte tedesca in principio nessun impegno per la futura sistemazione. È stato detto, in linea di massima, alla Francia che saranno fatte concessioni stessa misura in cui essa contribuirà alla lotta contro l'Inghilterra, evitando di dare a questo riguardo precisazioni segrete.

Concessioni fatte finora dalla Francia si riferiscono quasi tutte alla Siria.

Si tratta precisamente della cessione di una parte delle armi in magazzino da inviare in Iraq e della autorizzazione transito per via di terra e per via di mare. È stato inoltre permesso atterraggio nei campi siriani aeroplan1 diretti in Iraq ed il loro rifornimento in benzina, a condizioni però che gli aeroplani tedeschi non siano muniti di distintivo nazionale e che gli equipaggi non portino uniformi tedesche. La Francia è inoltre d'accordo per fornire qualche aeroplano con intesa però che tale materiale dovrà poi essere rimpiazzato. Campo Palmira è stato completamente messo a disposizione Germania. La Francia si è inoltre dichiarata pronta a soppiantare i suoi funzionari sospetti in Siria, Tunisia, Algeria ed Africa Occidentale.

Le concessioni tedesche si riferiscono al riarmo di tredici torpediniere ed alla messa in libera disposizione di un certo numero di trasporti mercantili da e per il Marocco. Le altre concessioni che sono già state pubblicate riguardano facilitazioni per la linea di demarcazione e la diminuzione spese occupazione.

Darlan ha inoltre consentito che gli autocarri di riserva nord-Africa già venduti alla Germania possano trasferire in Libia del materiale di guerra. Mi è stato infine detto che sul seguito conversazioni Governo italiano sarà tenuto al corrente.

A tale rigua!'do mi risulta che Addetto militare tedesco a Roma aveva informato sugli accordi predetti Ministro Guzzoni e che Commissione Armistiz'o Italiana era stata anche essa informata da quella tedesca in data 8 corrente (3). Prego tener presente che le informazioni anzidette mi sono state fornite, in via amichevole, soltanto per mia personale conoscenza.

(l) -Vedi D. 128. (2) -Il consigliere dell'Ambasciata d! Germania a Roma aveva fatto !l 17 maggio 1941 ad Anfuso una comunicazione scritta d! contenuto identico a quanto riferisce qui Alfieri. (3) -Vedi D. 142, allegato II.
139

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4720/86 R. Atene, 19 maggio 1941, ore 23,55 (per. ore 14,05 del 20).

Mio telegramma n. 85 (1).

Secondo Generale Tsolakoglu venuto a farmi visita questa stessa mattina (mio telegramma n. 84) (2) gli ho comunicato che non potevo ricevere la comunicazione da lui inviatami perché redatta in forma quanto meno poco riguardosa ed opportuna, e l'ho invitato a ritirarla, sostituendola con quelle perorazioni ben definite di circostanze di fatto che egli ritenesse necessario portare a nostra conoscenza.

Tsolakoglu mi ha presentato sue scuse per tale comunicazione che ha senz'altro ritirata, riservandosi sostituirla con un'altra, come da me indicatagli e si è limitato a pregarmi considerare sua difficile situazione di fronte opinione pubblica, pur riconoscendo che nei territori occupati da truppe italiane popolazione si mostra soddisfatta per trattamento umanitario e cortese.

Successivamente è venuto a vedermi questo Plenipotenziario del Reich per informarmi che Tsolakoglu gli aveva rimesso ieri nel pomeriggio nota sopra quanto precede e che egli lo aveva invitato a rivolgersi direttamente a me per tali comunicazioni.

Ho per parte mia informato Altenburg della risposta da me data a Presidente del Consiglio, aggiungendo che attendevo segnalazione annunziatami da Tsolakoglu in sostituzione nota considerata non avvenuta, per inviaria all'Eccellenza Altenburg che si è mostrato pienamente d'accordo con quanto procede, pur lasciando apparire marcato interessamento a favore del generale Tsolakoglu e desiderio agevolare sua attività.

140

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 4852/0230 R. Sofia, 19 maggio 1941 (per. il 24).

Mio telegramma n.466 del 17 corrente (3).

Come ho riferito per telegramma, le notizie relative alla restaurazione dell'antico Regno di Croazia, e l'offerta della sua Corona, su designazione del nostro Sovrano, all'Altezza Reale il Duca di Spoleto, hanno suscitato in Bulgaria profonda impressione. Esse infatti, giunte nel complesso piuttosto inattese dato che molti ritenevano lo Stato croato destinato a non erigersi a Regno, mentre

da una parte hanno qui dato una nuova prova dell'importanza assunta dall'Italia nella nuova sistemazione politica della penisola balcanica, dall'altra hanno rinvigorito, cosa che non può non riuscire gradita al Regno di Bulgaria, l'idea monarchica in questi Paesi. Con la deposizione di Carol di Romania, infatti, e la fuga del giovanissimo Monarca jugoslavo e del Sovrano ellenico, sembrava che la Monarchia bulgara avrebbe dovuto sopravvivere quasi sola alla tempesta che ha sconvolto la Penisola. Ora viene invece la restaurazione di un antico Trono e la sua assunzione da parte di un Principe di una gloriosa Dinastia che ha dato alla Bulgaria la sua attuale Sovrana.

A questa considerazione si aggiunge, per quanto riguarda i rapporti tra la Bulgaria e la Croazia, l'altra che da tempo, come ho accennato nel mio telegramma, il Governo di Sofia ha giocato, in antitesi all'elemento serbo della Jugoslavia, la carta croata, favorendo in ogni campo l'avvicinamento tra i due popoli. Gli elementi rivoluzionari macedoni, infine, hanno per anni ed anni agito contemporaneamente a quelli croati per provocare un mov·mento parallelo e similare antiserbo. Si ricordano ancora qui, oltre che gli accordi segreti intervenuti in passato tra le due organizzazioni rivoluzionarie, gli interventi personali fatti da Ante PAVELIÉ in Macedonia a favore di Macedoni bulgari.

La Bulgaria si appresta ora a nominare il suo M'nistro a Zagabria. Essa inoltre, come mi hanno già detto questi dirigenti, conta essere presente con una propria Delegazione alla cerimonia dell'incoronazione del Sovrano di Croazia.

(l) -Vedi D. 137, nota l. (2) -Vedi D. 137. (3) -T. 4614/466 R. del 17 maggio, ore 20,10, non pubblicato.
141

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGIJ ESTERI, CIANO

R. s. 5420. Berlino, 19 maggio 1941.

Per quanto dalla fuga di Hess sia trascorsa oramai una settimana e la stampa e la radio tedesche non ne abbiano fatto più cenno, dopo la pubblicazione dei comunicati ufficiali, l'impressione da essa prodotta rimane sempre viva e forma l'oggetto principale delle conversazioni di ogni categoria sociale.

In questo silenzio assoluto, l'opinione pubblica cerca di trovare un proprio orientamento, a facilitare il quale vale la circostanza che negli ambienti ufficiali non si insiste più nel definirla un caso di pazzia, ma si cerca di ridurla a un disgraziato episodio di esaltazione mentale. Si tiene inoltre a non far passare Hess per un traditore, ma a considerarlo invece come un idealista che per le sue elucubrazioni ha creduto di sacrif:carsi per uno scopo irrealizzabile.

Nell'opinione pubblica si fanno sempre nuove ipotesi, molte delle quali non sono basate su alcun indizio, ma traggono origine del diffuso desiderio di un pronto regolamento pacMico del conflitto. Si arriva persino a dire che Hess sia partito col consenso del Fuhrer e di Goering con l'incarico di effettivamente tentare l'accordo con l'Inghilterra.

In realtà nulla di preciso è trapelato che dia un'esauriente e logica spiegazione dell'avvenimento. Gli infelici comunicati ufficiali non sono serviti che a far nascere nuove preoccupazioni. Ma se è facile criticare tali comunicati, non credo che sarebbe stato altrettanto facile trovare altre versioni, anche perché ritengo occorra porre il caso Hess in un quadro ben più vasto per poterlo comprendere.

Il caso Hess non presenta semplicemente il fatto isolato e occasionale di un allucinato: ma trova le sue origini in cause molto più profonde e remote che hanno avuto una lunga e travagliata preparazione e maturazione, a volte favorita e a volte ritardata dalle correnti interne che, facenti capo alle note preminenti personalità, ne seguivano le alterne vicende, favorevoli o contrarie, a seconda della buona o cat1Jiva sorte del momento.

Non vi è dubbio che nel Partito e nel Governo non vi sia stata sempre, anche per rivalità personali, unità di vedute. L'entrata in guerra della Germania non era voluta da tutti i dirigenti nazisti. Sono stati soprattutto i più fanatici tra gli immediati collaboratori del Flihrer --in prima fila Ribbentrop e Himmler -che hanno spinto il paese ad impugnare le armi. I dissidenti hanno tuttavia accettato con fede la decisione del Fiihrer ed hanno dato volenterosamente il loro contributo per la favorevole soluzione della lotta in cui 11 Reich si era venuto a trovare.

Tale atteggiamento era incoraggiato dalle brillanti vittorie conseguite e dalla convinzione che la guerra sarebbe stata di breve durata. Ma a distanza di più di venti mesi dall'inizio del conflitto e dopo tanti travolgenti successi non si vede l'approssimarsi di una fine, e anzi il discorso pronunciato dal Fiihrer il 4 maggio ha definitivamente confermato la preoccupazione generale che la guerra debba ancora lungamente protrarsi.

Già ho avuto occasione di segnalare (l) come tale discorso, accolto in una atmosfera tepida e non particolarmente vibrante, abbia subito suscitato un senso di delusione che i commenti della stampa hanno contribuito fortemente ad aumentare.

Ciò ha prodotto una certa crisi di scoraggiamento, che può aver spinto Hess, il quale era contrario al conflitto e più di ogni altro risentiva le ripercussioni degli umori dell'opinione pubblica, a prendere quelle decisioni che da tempo forse meditava.

Il sistema adottato dal Filhrer di non cambiare mai i propri principali collaboratori, offre indubbiamente molti vantaggi, ma ha anche i suoi inconvenienti: primo fra tutto quello di creare dei feudi e degli antagonismi tra l feudatari. Tale stato di cose offre al Filhrer la possibilità di meglio manovrare e dominare i suoi uomini, ma crea anche delle scissioni nel paese e delle rivalità che in certi momenti di crisi potrebbero essere anche fatali.

La designazione fatta dal Flihrer all'inizio della guerra di Goering e di Hess come suoi successori, ha contribuito molto alla stabilità interna. Tuttavia le rivalità non sono cessate. Nei primi anni del governo nazionalsocialista vi era stata una vivace lotta di prestigio fra Goebbels e Goering, terminata con la piena vittoria di quest'ultimo. Ma è stata una vittoria di non lunga durata, perché subito sull'orizzonte si è profilata la figura di Ribbentrop che, prove

niente dalla S.S. e legato a questa potentissima organizzazione ha, in forma larvata ma tenace, contrastato il passo al Maresciallo. Questa lotta non tende per nulla a cessare, anzi diviene ogni giorno più acuta. Ribbentrop sa di non poter nulla sperare dalla generosità di Goering e si prepara ad accattivarsi le simpatie di potenti organizzazioni naz·ste per contrastare il potere di Goering.

Si deve a questa tendenza la nomina di due alti gerarchi delle S.A. come Ministri a Bratislava ed a Zagabria, nomina diretta ad avvicinarsi a certi ambienti del Partito. Anche l'avvicinamento notato in quesbi ultimi tempi tra Ley e Ribbentrop rientra in questo quadro.

Goebbels, invece, che si trova in pieno contrasto con Ribbentrop, tende, per non restare isolato, a mettersi al seguito del suo vincitore, il Maresciallo Goering.

Un'altra fonte di dissidio è costituita dalle divergenze esistenti tra l'esercito e le S.S., le quali ultime tendono ad invadere anche il campo militare. Divisioni di S.S., inquadrate solo dai propri ufficiali, partecipano alle azioni militari e spesse volte si attribuiscono i compiti più brillanti.

Il Fiihrer, dal momento che la Germania è entrata in guerra, ha cercato di non urtare gli ambienti militari, anzi li ha sempre per principio favoriti. Tuttavia, per un insieme di circostanze, non sempre ha potuto attenersi a tale linea di condotta. Il fatto che il più alto grado militare è attribuito a Goering, è stato fonte di dissapori nell'ambiente dell'esemito, il quale, animato da alto spirito tradizionalista, tiene tenacemente ai privilegi della propria casta.

In questo intricato giuoco di diversi interessi, la turbata anima di Hess non ha trovato la sua giusta via; e nel momento di crisi che il paese attraversa per il prolungarsi della guerra, egli è venuto a trovarsi ad un bivio e, da buon tedesco, è ricorso alla soluzione estrema.

Non si può dire ancora in quali proporzioni: ma il caso Hess ha molte rassomiglianze col caso Roehm. Tutti e due sono stati dei delusi, tutti e due hanno creduto di servire con le loro mene la causa del Fiihrer.

Anche l'ipotesi che Hess fosse in rapporti segreti con personalità inglesi ,...... ipotesi avvalorata sia dagli accenni contenuti nel comunicato ufficiale, sia dal preciso proposito manifestato da Hess di recarsi dal Duca di Hamilton -non lo porta nella categoria dei traditori del nazionalsocialismo, ma trova giustificazione nel suo esaltato desiderio di facilitare un accordo che assicurasse la salvezza dei due popoli germanici.

Ciò ha prodotto nella compagine interna germanica una dolorosa ferita; ma tutto lascia anche supporre che essa sarà rimarginata. Senza sopravvalutarne le conseguenze, occorre tuttavia tenerne il dovuto conto.

La soluzione data alla successione di Hess ha il carattere di un ripiego. Infatti il Fiihrer rimarrà senza un proprio autorevole luogotenente nelle file del partito e non è facile valutare fin d'ora le conseguenze di tale assenza per il mantenimento dell'equilibrio in seno ai gerarchi e alle varie organizzazioni nazionalsocialiste. È da prevedere inoltre che per il Maresciallo Goering derivi da questa nuova situazione un aumento di popolarità. Egli ha passato momenti quasi di disgrazia per una certa delusione provata dal popolo tedesco nel constatare le limitate possibilità ed i scarsi risultati pratici dell'arma aerea e per il mancato sbarco in Inghilterra; specialmente i bombardamenti operati dal nemico ai danni delle città tedesche hanno molto nuociuto al suo prestigio.

(Si ricorda che l'anno scorso, durante un suo discorso agli operai, ebbe a dichiarare che, se in un tempo brevissimo la sua aviazione non a v esse con l'assoluta superiorità, reso possibile la disfatta dell'Inghilterra, egli avrebbe cambiato nome e sarebbe diventato il signor Meyer. Circolano dei Witz. Goering sta scrivendo un nuovo libro. Quale? «Dieci anni di guerra lampo»).

Tuttavia egli è sempre considerato ruomo più vicino alle correnti dell'opinione pubblica e non si è mai compromesso in questioni come quella religiosa, che turbano le masse.

A parte lo sfruttamento che del caso Hess potrà fare la propaganda angloamericana, è certo che esso si presta a rinverdire la tesi britannica secondo cui la Germania resterà vittima di un collasso interno, sicché la vittoria angloamericana dipenderebbe dalla durata della guerra.

Ma tale calcolo, come tanti altri, sarà fonte per Churchill di dolorose delusioni. Il popolo tedesco, per quanto pervaso dalla preoccupazione che possano ripetersi le vicende dell'ultimo conflitto europeo in cui il Reich ha sempre vinto tutte le battaglie ed ha perduto la guerra, è ben lontano dal cedere e col suo spirito di disciplina e di organizzazione è in grado di compiere qualsiasi ulteriore sacrificio che si rendesse necessario per il conseguimento della vittoria finale (l).

(l) Vedi D. 81.

142

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. s. P. 8949/AG. Torino, 19 maggio 1941.

Ti accludo copia del rapporto segreto n. 16142 inviato il 18 corrente dall'Ecc. Grossi al Comando Supremo.

Il rapporto mi è stato rimesso a titolo personale e sono autorizzato a rimetterlo a te allo stesso titolo. II Presidente parte questa sera per Roma per ricevere le necessarie -istruzioni dal Comando Supremo e, data la sua dipendenza da quest'ultimo, non desidera un intempestivo intervento del R. Ministero che non dovrebbe essere al corrente della questione.

ALLEGATO I

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, GROSSI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

R. s. 16142/PR. Torino, 18 maggio 1941.

Trasmetto, qui allegata la relazione degli argomenti trattati recentemente a Merano (13-15 maggio) sulla situazione derivante -in materia d'armistizio -dai recenti accordi fra Germania e Francia, e rimango in attesa di conoscere da codesto Comando Supremo le decisioni sui punti che restano ancora da precisare. (2)

Altri argomenti hanno formato oggetto di scambio di vedute tra le due Commissioni sono argomenti d'importanza secondaria, ma che richiedono pure intese fra le Commissioni stesse a tenore delle Convenzioni di armistizio. Di esse farà menzione a codesto Comando Supremo o, per conoscenza, negli appunti mensili sull'attività della C.I.A.F.,

o separatamente ogni volta quando un determinato provvedimento sia da rassegnare dato il carattere che riveste, alle decisioni superiori.

ALLEGATO II

CONVEGNO DI MERANO

Fra il Generale designato d'armata Grossi, Presidente della C.I.A.F. ed il Generale di c. d'a. Vogl, Presidente del C.T.A., accompagnati dai rispettivi Segretari Generali delle Commissioni, Generale Gelich e Colonnello Bohme. 13-15 maggio 1941.

Accordi Germania-Francia

e conseguenti provvedimenti da prendere dalle Commissioni d'armistizio

Il 6 e 7 maggio 1941 si sono svolte in Parigi, di ordine del Fiihrer, trattative tra:

-l'ambasciatore Abetz e il Generale Vogl, presidente della Commissione tedesca d'armistizio, da una parte;

-l'ammiraglio Darlan, ministro degli Esteri francese, dall'altra.

I rappresentanti del Governo del Reich e del Comando Supremo Germanico <O.K.W.) hanno chiesto: a) a.ssistenza e rifornimento alle navi da guerra tedesche nei porti dell'Africa Occidentale francese (Marocco, Senegal); b) autorizzazione ad acquistare in Siria armi, materiali, munizioni, aeroplani, etc. giacenti nei depositi sotto controllo italiano, e facilitazioni per il trasporto delle armi stesse nell'Iraq; c) consenso per lo scalo in Siria di aerei tedeschi destinati all'Iraq.

L'Ammiraglio Darlan ha accettato pienamente queste richieste ed ha domandato le seguenti contropartite:

l) Facilitazioni al traffico attraverso la linea di demarcazione fra territori occupati e Francia libera (movimento di persone e di merci, servizio postale, etc.) e riduzione delle spese di occupazione.

2) Concessioni nel campo delle forze marittime e precisamente:

-rafforzamento della flotta francese con sei cacciatorpediniere e sette torpediniere, da destinare alla scorta dei convogli;

-ulteriori concessioni nei 1iguardi della libertà di movimento delle navi da guerra;

-armamento di altre sette batterie antinave in Algeria e Marocco.

Le facilitazioni attraverso la linea di demarcazione, sono state dal Governo del Reich, di massima, accolte, come già risulta anche dai comunicati della stampa.

Sulle contropartite marittime i rappresentanti del Reich hanno promesso che concessioni verranno fatte; ma con gradualità corrispondente alla lealtà che verrà dimostrata da parte francese nel tradurre in atto le richieste tedesche.

Per mettere al corrente la C.I.A.F. di questo nuovo orientamento e per concentrare entità e tempo delle concessioni nel campo navale, la Commissione di armistizio germanica ha avuto ordine, dal proprio Comando Supremo, di mettersi subito in contatto con la Commissione italiana. Da qui il convegno di Merano.

Si osserva che le anzidette richieste marittime francesi erano già state inoltrate, con qualche variante, alla C.I.A.l<'. e alla C.T.A., dalle rispettive Delegazioni francesi con nota in data 8 aprile, susseguente all'aggressione inglese di Nemours. A questa nota non era stata data ancora risposta, in attesa che i Comandi Supremi italiano e

~rmantco, prendessero le decisioni di competenza (vedasi foglio della C.I.A.F. n. 14428/Pr. ln data 15 aprile (l) indirizzato al Comando Supremo -Stato Maggiore Generale). A Merano le varie questioni sono state ampiamente trattate. Si espongono per sommi capi i risultati di tali discussioni.

Tesi sostenuta da parte germanica.

Premesso che scopo dell'Asse è quello di sfruttare tutti i mezzi possibili per attivare al massimo la guerra contro l'Inghilterra, si vedono, nella situazione attuale, due possibilità per raggiungerlo: appoggiare il movimento arabo del vicino Oriente, anche come mezzo per obbligare la Gran Bretagna a disseminare sempre più le sue forze; intensificare la lotta atlantica contro la navigazione inglese.

Per raggiungere il primo punto è particolarmente utile la Siria; per il secondo occorre la disponibilità dei porti atlantici dell'Africa Occidenatle. L'Asse non è ora in condizioni di raggiungere questi punti con la forza; non restava altra via che richiedere la volontaria partecipazione della Francia. Il che è stato fatto ed ottenuto.

Ma il Governo francese ha fatto presente -· e secondo il Comando Supremo tedesco fondatamente -le conseguenze che l'accettazione delle richieste tedesche potrà portare.

L'Ammiraglio Darlan ha osservato che, per quanto si cerchi di mascherare l'intervento dell'Asse nei porti atlantici e nella Siria, è da ritenere che in breve tempo l'intervento stesso s~>rà scoperto nelle sue reali intenzioni, ed allora è da attendersi una sicura reazione inglese (2).

Sinora la Gran Bretagna ha tenuto un contegno riservato nei riguardi della Francia. Le azioni contro navi francesi sono state limitate a pochi casi; da parte inglese non è mancata la preoccupazione di fare in modo che non aumentassero gli screzi con la Francia.

Di fronte alla nuova situazione è però da prevedere che l'Inghilterra applicherà il blocco navale senza limitazioni, allo scopo di impedire l'arrivo in Francia di qualsiasi soccorso alimentare dall'America; c non è nemmeno da escludPre che essa tenti operazioni belliche contro i territori francesi del Levante o contro Dakar, o in Marocco, o nei territori dissidenti dell'Africa Equatoriale.

Il Governo francese giunge pertanto alla conseguente necessità di essere messo in condizioni di poter parare a queste prevedibili offese inglesi; ed afferma nel contempo la sua volontà di agire contro la Gran Bretagna in caso di aggressioni, come sostiene di averne già dato prova.

n Comando Supremo tedesco e, sembra anzi il Ftihrer personalmente, ha riconosciuto la fondatezza di queste argomentazioni; e ritiene che si debbano prendere in esame concessioni tali da mettere la Francia in grado di opporsi alla prevedibile reazione inglese, e specialmente là dove la Francia stessa è più vulnerabile, cioè nel campo marittimo.

Dopo questa premessa di carattere generale, la Commissione tedesca così illustra

punti di discussione.

I. Assistenza e rifornimento alle navi da guerra tedesche nei porti dell'Africa Occidentale francese.

Non si tratta di costituire delle vere e proprie basi; ma di stabilire dei depositi di rifornimento (sopratutto di carburanti e di viveri) per i sommergibili e per le navi destinate ad agire contro il blocco inglese. I particolari saranno studiati dalla Marina germanica ed a suo tempo fatti conoscere.

Per ora non è previsto da parte tedesca di costituire basi aeree nell'Africa Occidentale francese. È raccomandato il più assoluto segreto su queste intenzioni tedesche, affinché non vengano prematuramente a conoscenza dell'Inghilterra e dell'America.

II. Siria -Iraq.

Si tratta per ora dell'acquisto da parte tedesca di materiali e munizioni, di automezzi e carburante, di aeroplani bombe esistenti nei depositi sotto controllo italiano. Il tutto da avviarsi nell'Iraq, ottenendo dai francesi agevolazioni per i trasporti. Sono in corso accordi con la Turchia per usufruire della ferrovia Siria-Iraq che attraversa il territorio turco.

Analoghe facilitazioni devono essere concesse per quei materiali che il Comando germanico intendesse inviare direttamente in Siria dalla madrepatria con destinazione in Iraq.

Inoltre il Governo tedesco chiede l'uso degli aeroplani in Siria per scalo di aerei diretti in Iraq e relativi rifornimenti.

Il Governo francese, considerato che la Siria viene a trovarsi esposta alla reazione inglese a chiesto: che un determinato percento di armi e munizioni sia lasciato a disposizione delle forze francesi in Siria per rinforzare la difesa locale; che gli aeroplani ceduti all'Iraq vengano sostituiti con altrettanti presi dai depositi della madre patria.

La Germania ha accolto senz'altro queste due richieste.

Sono già in corso, come è noto, queste attività da parte della Germania, che ha già inviato in Siria suoi appositi organi con la copertura di organi di collegamento con la nostra Delegazione; il personale tedesco è in abito civile e gli aerei non portano i distintivi tedeschi.

È previsto per ora l'invio in Siria dj. circa 80 uomini (compreso personale d'ordine e personale per gli aeroporti). Il Comando Supremo tedesco ha già dato direttive affinché nell'attività da esplicare in Siria si superi nel modo più sollecito ogni difficoltà.

Le forze irachene sono impari al compito che devono assolvere; occorrono tempestivi invii di armi, munizioni e aeroplani. E perciò la C.T.A. rinnova la preghiera che da parte degli organi locali italiani sia dato tutto l'appoggio possibile mettendo eventualmente a di:;posizione anche la propria stazione radio in attesa che l'organo tedesco ne impianti una sua.

Circa eventuali ampliamenti per utilizzare ancor più la Siria come base nella lotta contro l'Inghilterra non sono competenti le Commissioni di armistizio. Eventuali trattative al riguardo saranno svolte tra Comandi Supremi.

III. Concessioni alla Francia nel campo marittimo.

La C.T.A. rammenta le ragioni -già riportate sopra -per le quali ritiene giusto concedere alla Francia di rafforzarsi nel campo marittimo e di metterla in grado di fronteggiare la sicura reazione inglese alle concessioni fatte all'Asse. E praticamente:

a) Richiesta di riarmare altri sei cacciatorpediniere e sette torpediniere per la scorta dei convogli.

Il Comando Supremo germanico considera rilevanti queste richieste; ma rilevanti sono anche le concessioni che la Francia ha fatto in Siria; di qui la necessità di adeguato compenso.

Nelle trattative di Parigi era stato promesso all'Ammiraglio Darlan che le concessioni sarebbero state graduali, in parallelo con l'esaudimento pratico delle richieste tedesche.

Il Comando Supremo tedesco vede la concessione delle sette torpediniere come compenso per le agevolazioni in Siria e dei sei cacciatorpediniere come contropartita di quanto sarà attuato nei porti atlantici.

Allo stato dei fatti le prestazioni in Siria sono già così progredite che il Comando Supremo germanico cons1dera giunto il momento di concedere senz'altro le sette torpediniere e prega la C.I.A.F. di farsene interprete presso il proprio Comando Supremo.

b) Libertà di movimento delle navi. La C.T.A. rappresenta come notevoli siano le limitazioni esistenti per il movimento delle navi da guerra francesi nel Mediterraneo pur riconoscendone ovvie le ragioni trattandosi di teatro di operazioni in piena attività. È però del parere che si esaminino quali ulteriori facilitazioni siano da concedere per dare alla Marina francese possibilità di tempestivi interventi contro aggressioni inglesi e di un più efficace addestramento.

c) Richiesta di armare sette nuove batterie antinave in Algeria e Marocco. La C.T.A., pur partendo dal concetto di non concedere nessun nuovo riarmo di batterie costiere in Corsica e Tunisia, come era stato invece richiesto dalle Delegazioni francesi con la sopraricordata nota dell'8 aprile susseguente ai fatti di Nemours, è favorevole ad accogliere la richiesta francese del riarmo di sette batterie costiere in Algeria e Marocco, invitando la Delegazione francese a far proposte sul come intenderebbe di ripartirle fra le due regioni; proposte che potranno essere oggetto di successivo esame fra le competenti Sottocommissìonl Marina. Osserva inoltre la C.T.A. che, in prosieguo di tempo, si manifestasse l'opportunità di chiedere ai francesi la utilizzazione da parte dell'Asse di porti della Tunisia per l'invio di forze in Libia, si potrebbe probabilmente accedere alla idea di concedere nuove batterie costiere anche in Tunisia per dare il mezzo alla Francia di salvaguardarsi anche in quella regione da verosimili reazioni inglesi.

Tesi sostenute da parte italiana.

Prima di accennare a queste tesi, occorre dire che il Comando Supremo, al quale era stato comunicato l'oggetto essenziale del convegno di Merano, ha informato il 10 maggio che nessuna notizia egli aveva avuto dal Comando Supremo tedesco sui risultati delle trattative svoltesi a Parigi (Abetz-Darlan), ma che si tenesse presente:

a) che le concessioni nei porti dell'Africa Occidentale francese essendo extra mediterranei, riguardano essenzialmente la Germania e che non offrivano particolare interesse alla nostra Marina;

b) che le contropartite dovrebbero quindi riguardare quanto ha in mano la Germania e non soltanto quanto interessa il Mediterraneo e l'Italia;

c) che le concessioni nei riguardi del riarmo navale francese rivestono particolare importanza perché, mentre la Marina italiana sta logorandosi nella guerra in atto, quella francese, in base alle successive condizioni fattele, è in condizioni di approntare perfettamente materiali e personale;

d) che qualche minore importanza rivestono le concessioni di armamenti puramente difensivi per le coste del Marocco e dell'Algeria occidentale.

E il succesivo 11 maggio il Comando Supremo comunicava di concordare sulle contropartite richieste dai francesi, sopratutto in vista della situazione determinatasi nell'Iraq che l'Italia intende aiutare nel limite del possibile, mantenendo ben chiaro che tutte le contropartite devono essere concesse in relazione all'accoglimento integrale delle domande dell'Asse, e che in ogni modo l'Italia sia sullo stesso piano della Germania nei riguardi delle facilitazioni da ottenere per gli aiuti all'Iraq.

Ciò riportato, la C.I.A.F. così si è espressa nelle varie questioni.

È stato premesso un semplice accenno sulla circostanza che nelle trattative di Parigi i rappresentanti del Reich si erano impegnati a far concessioni alla Francia anche in un campo di stretta pertinenza italiana (questioni navali del Mediterraneo) mentre sarebbe stato preferibile fossero intervenuti accordi preventivi.

La C.T.A. assicura di informare di questo desiderio il proprio Comando Supremo per norma avvenire e spiega quanto avvenuto con l'urgente necessità di avere la collaborazione francese in Siria dato il precipitare degli avvenimenti nell'Iraq.

I. Assistenza e rifornimento alle navi da guerra nei porti dell'A.O.F.

Si è preso atto delle intenzioni tedesche al riguardo, e si è pregata la C.T.A. di far conoscere via via i provvedimenti che saranno presi.

II. Siria-Iraq.

È già in atto quanto richiesto dai tedeschi col pieno appoggio della nostra Delegazione in Siria che ha già avuto ordini al riguardo e che ha già provveduto a rimuovere le prime difficoltà sui rifornimenti degli aeroplani tedeschi giunti nei campi di Damasco e di Palmira.

Le due commissioni si scambieranno tutte le notizie sulla situazione.

Il Comando Supremo italiano chiede di essere sullo stesso piano di quello germanico per gli aiuti da inviare in Iraq; le applicazioni relative sono di competenza dei due Comandi Supremi.

Gli aerei italiani da destinare in Siria partiranno coi distintivi iracheni.

III. Concessioni nel campo marittimo.

a) Richiesta dei sei cacciatorpediniere e di sette torpediniere per la scorta ai convogli.

,L'''

_,.,_~)

Le forze navali francesi concesse nel Mediterraneo sono già ingenti, e cioè:

in funzione antibritannica: Gruppo Strasburgo:

l corazzata moderna e veloce;

5 incrociatori;

5 cacciatorpediniere;

3 torpediniere;

2 avvisi coloniali;

--per mantenimento ordine e salvaguardare colonie: 3 incrociatori; 7 cacciatorpediniere; 9 torpediniere 8 avvisi coloniali;

in totale:

l corazzata;

8 incrociatori;

12 cacciatorpediniere;

12 torpediniere;

10 avvisi coloniali;

senza contare sommergibili del gruppo di rimpiazzo (nove) e nel Levante (tre),

-inoltre per il servizio di scorta sono attualmente disponibili sulla base delle recenti concessioni:

-in Atlantico:

5 cacciatorpediniere;

7 torpediniere;

11 avvisi coloniali;

-in Mediterraneo:

2 torpediniere Tipo Epée.

È interesse italiano che queste forze navali non siano aumentate per evitare lo squilibrio sempre più accentuato con le forze navali italiane in continuo logoramento.

Si osserva anche che dato il tonnellaggio delle rispettive flotte i tipi di navi francesi richiesti corrispondono da parte italiana a sei piccoli incrociatori e a sette moderni cacciatorpediniere.

La C.I.A.F. è perciò contraria per principio a nuove concessioni, e propone che per l'aumento delle scorte ai convogli si autorizzi lo spostamento da Telone e da Biserta di unità già concesse ma non nuovi riarmi.

Comunque la proposta della C.T.A. per i sei cacciatorpediniere e per le sette

torpediniere verrà rimessa dalla CI.A.F. al Comando Supremo per le decisioni.

b) Libertà di azione e di movimento delle forze navali.

Mancanza di precisazioni ci si riferisce alle richieste francesi che, in argomento, erano state inoltrate alla C.I.A.F. con la nota dell'8 aprile più volte ricordata.

Queste richieste mirano ad ottenere: di disporre liberamente di tutte le forze navali di alto mare, di polizia e di scorta, nel Mediterraneo occidentale, e conseguentemente; libertà di movimento attraverso Gibilterra; libertà di trasferimento, di stazionamento (basi), di riparazione nell'Africa Settentrionale francese con solo obbligo di informare la CIAF; di avere libertà di addestramento delle forze navali.

È da tener presente che allo stato attuale le norme stabilite dalla CIAF sono invece le seguenti: ogni nave deve avere una base fissa; quindi ogni trasferimento deve essere autorizzato in precedenza; navi da guerra in A.S.F. (dove è solo naviglio leggero) sono autorizzate in casi di urgenza (operazioni di polizia -distruzione mine -assistenza navi od aerei in pericolo) ad uscire con solo avviso alla Delegazione locale; per servizio di scorta è necessario semplice preavviso alla Delegazione locale; ogni esercitazione dcve essere autorizzata.

Ora, il concedere libertà di movimento e di azione a tutte le forze navali (alto mare): incide sulla questione di principio del controllo; può interferire con nostre operazioni militari; può permettere concentramento di forze in punto contrario ai nostri interessi (A.S.F.); può favorire defezioni; può provocare noti equivoci di nostre ostilità contro il naviglio francese.

La C.I.A.F. è pertanto contraria ad ogni concessione del genere.

::>oltanto nei casi di compravata urgenza si potrebbe estendere la libertà di movimento delle unità di alto mare con semplice autorizzazione delle Delegazioni locali (Tolone e Algeri), chiedendo come contropartita alla Francia di applicare le misure previste per l'immobilizzazione delle navi in disarmo (smontaggio di parti di macchine).

La C.T.A. ha replicato, convenedo che la libertà di movimento delle navi francesi nel Mediterraneo dev'essere tale che: sia sempre salvaguardato il principio del controllo sui movimenti; i movimenti stessi non impediscano o intralciano la più completa libertà d'azione delle forze italiane; non si verifichino atti di ostilità sia pure accidentali (siluramenti, bombardamenti aerei).

La stessa C.T.A. non ritiene che sia il caso di preoccuparsi di eventuali diserzioni di unità navali, considerato che tutte le informazioni concordano nell'indicare che il sentimento della Marina francese è, da un lato, nettamente antinglese e, d'altro lato, ligio all'Ammiraglio Darlan. Anzi è da attendersi che eventuali nuove aggressioni inglesi intensifichino nella flotta francese la volontà di reazione, come ne ha dato prova nei fatti di Mers el Kebir, di Dakar e di Nemours.

La C.T.A. propone, e la C.I.A.F. si associa nella proposta, a che tale questione della libertà di movimento delle navi venga esaminata nei particolari dalle Sottocommissioni Marina di Wiesbaden e di Torino, sulla base delle seguenti direttive: ogni nave francese abbia una base fissa; siano esattamente stabilite le forze navali destinate alla protezione dei convogli e le rotte da seguire e che per tali forze e su tali rotte sia ammessa libertà di movimento con semplice avviso alle Delegazioni di controllo delle basi; per le forze navali aventi scopo operativo, la libertà di movimento sia limitata a casi di necessità (aggressioni inglesi). I movimenti siano segnalati, non appena decisi e prima che le navi escano dalle basi, alle locali Delegazioni di controllo, e nel contempo comunicati dalle Delegazioni francesi di Torino e .di Wiesbaden alle rispettive Commissioni di armistizio per la via più breve in modo che le Commissioni stesse, tenute costantemente al corrente dei movimenti, siano in condizioni di apporre il veto o da stabilire limitazioni, qualora i movimenti ostacolino comunque le operazioni navali dell'Italia e della Germania; per il passaggio dello stretto di Gibilterra le navi francesi devono ottenere preventiva autorizzazione delal C.I.A.F. e C.T.A. eccettuate le navi di scorta ai convogli sulla rotta Orano-Casablanca e viceversa; facoltà alle navi francesi di svolgere esercitazioni nello specchio di mare stabilito, dandone preavviso di tre giorni alle Commissioni di armistizio alle quali è riservato il diritto di apporre il veto qualora le esercitazioni stesse turbassero le operazioni della flotta italiana.

c) Rinforzo delle batterie antinave.

Ferina la decisione di non consentire aumenti di batterie in Corsica e in Tunisia,

la C.I.A.F. aderisce alla richiesta di altre sette batterie costiere in Algeria e in Marocco.

Rammenta che in Algeria vi sono già armate sei batterie e che perciò la nuova ri

chiesta dovrebbe preponderare in Marocco.

Come contropartita è da chiedere al Governo francese che disponga per l'attuazione senza indugio del disarmo delle rimanenti batterie costiere secondo le norme già stabilite e che da parte francese sono invece oggetto di continue difficoltà, e dilazioni specie in Tunisia P. Corsica.

Deve, infine, restare invariato il criterio che per le batterie costiere le esercitazioni siano autorizzate, previo invio da parte delle Delegazioni francese alle Commissioni competenti del programma da svolgere con una settimana di anticipo.

Riassumendo, la C.T.A. a seguito della discussione avvenuta, resta in attesa di conoscere dalla C.I.A.F.: il benestare sull'attività da svolgere in Siria per acquisto materiali e per scalo degli aerei (sebbene per ragioni di urgenza i fatti abbiano già preceduto la richie5ta); le decisioni relative alla concessione immediata delle sette torpediniere richieste dalla Francia e alla concessione successiva (in momento da concordare tra le due Commissioni) dei sei cacciatorpediniere; l'approvazione, in linea di massima, dei nuovi provvedimenti relativi alla libertà di movimento delle navi; le decisioni relative alla concessione delle sette batterie costiere in Algeria e Marocco.

E sono questi i punti che la C.I.A.F. sottopone alla decisione del Comando Supremo.

Sempre in tema del nuovo orientamento sulla collaborazione Francia-Asse -collaborazione che, già notevolmente in atto nel campo dell'economia bellica, si va estendendo nel campo operativo -è stato rammentato che il Governo di Vichy nella già citata nota dell'B aprile aveva anche richiesto: a) il rafforzamento dell'aviazione di Marina; b) la concessione di altre batterie contraere.

Né dell'una né dell'altra di tali richieste si è parlato nelle trattative di Parigi, e perciò esse non sono al momento da prendere in considerazione.

La C.T.A. è tuttavia del parere che occorra predisporsi ad accoglierle benevolmente, qualora venissero presentate dalla Delegazione francese (accordi in argomento da prendersi C.T.A. e C.I.A.F.).

Si è inoltre considerato che esistono altre richieste francesi alle quali in passato

o si è risposto nAgativamP.ntP., o non si è dato corso. Tali sono:

a) per l'Esercito: la concessione di prigionieri francesi, detenuti dalla Germania, e di materiale per completare gli organici per gruppo mobile motorizzato preparato in Nord Africa con destinazione in Africa Occidentale;

b) per la Marina; questione delle Scuole di Marina (già in parte risolta); aggiunta; di un quarto cannone da 13 cm. su alcune torpediniere; autorizzazione ad effettuare riparazioni di navi nella base di Biserta in aggiunta a quanto si pratica nella base di Tolone.

c) per l'Aeronautica: concessione di batterie contraeree a Dakar e nel :Madagascar; questione delle Scuole di aviazione; concessione di aeroplani scuola alle· unità

H -Documenti diplomatici -Serle lX-Vol. VII

autorizzate per risparmiare apparecchi da guerra durante l'addestramento; concessioni di parti di ricambio per le unità autorizzate; rafforzamento dell'aviazione da caccia e della difesa contraerea per la protezione di territori industriali (S. Etienne e Lione) dove si lavora per la costruzione di aeroplani per la Germania.

Tutte queste richieste francesi devono essere tenute presenti per addivenire via via, d'accordo fra le due Commissioni a quelle concessioni che la situazione sarà per consigliare, sopratutto come contropartita ad ulteriori concessioni francesi che le Potenze dell'Asse fossero per richiedere.

Da ultimo, la Commissione tedesca ha tenuto a mettere in risalto come questo atteggiamento collaborazionista della Francia con l'Asse nella lotta contro l'Inghilterra segni una importante svolta nei rapporti armistiziali tra le potenze dell'Asse e la Francia.

In conseguenza di ciò sarebbe desiderabile che da parte dell'Italia il trattamento da usare fosse più conciliante, meno rigoroso e, -pur nei limiti del controllo armistiziale orientato a collaborazione anziché ad opposizione che dà luogo a frequenti attriti anche su questioni di secondaria importanza.

Non si è mancato di far presente come il contegno dell'Italia sia dovuto a. necessaria reazione all'incoreggibile atteggiamento francese verso di noi e che comunque la Commissione di armistizio non può al riguardo che seguire le direttive del Comando Supremo.

Insiste, ad ogni modo la C.T.A. che l'obiettivo essenziale da raggiungere è «vincere l'Inghliterra », che la collaborazione della Francia è utilissima a tale scopo, e che quindi le potenze dell'Asse devono essere disposte a fare tutte le possibili concessioni a mano a mano che la Francia darà prova di concreta lealtà nel fornire questa collaborazione; concessioni che soprattutto mettano la Francia in condizioni tali da potersi difendere contro gli attacchi inglesi.

Con la vittoria sull'Inglilterra vi sarà modo di compensare anche la Francia cosi si espressero a titolo personale i rappresentanti della C.T.A. -di quelle cessioni territoriali che formano oggetto delle nostre rivendicazioni nazionali.

(l) -Il presente rapporto è stato vlstato da Mussollnl. (2) -Vedi D. 184. (l) -Non pubblicato. (2) -Nota del documento: «Codesta reazione ha già avuto inizio col bombardamenti degllaeroporti Siriani di Damasco e Palmira :».
143

I DELEGATI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA A BEIRUT, SBRANA E A DAMASCO, CASTELLANI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4665/115 R. Beirut, 20 maggio 1941, ore 1 (per. ore 4,50).

Nostri informatori provenienti Palestina e Transgiordania riferiscono che ultimi quattro giorni notevoli forze inglesi sono state concentrate lungo tutta la frontiera Libano Siria; a Caifa sarebbero giunti complessivamente in detto periodo sei treni e tredici piroscafi con truppe e materiale di guerra; fortificazioni e trinceramenti linea «Eden :P sono stati presidiati. Tale affluenza truppe britanniche è stata confermata anche dall'Alto Commissariò francese che si mostra molto preoccupato possibilità attacco inglese. Delegato tedesco ci ha detto aver saputo che in tale eventualità piano francese sarebbe sgomberare Siria per concentrare difesa in Libano.

Generale De Giorgis invitato autorità francesi prendere tutte le misure che attuali eccezionali circostanze richiedono. Alto Commissario francese ha, in dichiarazioni private e in proclama radiodiffuso, affermato che è pronto opporre forza alla forza ed ha anche ordinato speciali riunioni per risvegliare senti

mento dignità nazionale fra gli ufficiali, funzionari e maggiorenti francesi. È dubbio però che tale tardiva opera propaganda potrà influire su sentimento dei quadri militari e civili francesi, che hanno in maggioranza simpatia de Gaulle, e se truppe potranno e vorranno opporre efficace resistenza.

Ne è prova scarsa e tardiva reazione dimostrata, anche per mancanza mezzi, dall'aviazione e dall'artiglieria contraerea francese di fronte alle quotidiane e quasi indisturbate incursioni aeree britanniche.

In caso di invasione inglese non c'è da fare affidamento reazione efficace popolazione indigena; tuttavia per fomentare latente ostilità e soprattutto per presentare al mondo arabo tale eventuale invasione con sorpresa come nuovo attentato contro libertà popolo arabo, cercheremo indurre nazionalisti siriani e cattolici Libano a presa posizione ed a preventive dichiarazioni anti-britanniche.

144

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 4696/837 R. Berlino, 20 maggio 1941, ore 21.

Da buona fonte vengo informato che alcuni dei Comandanti reggimenti tedeschi recentemente dislocati alla frontiera sovietica sono stati recentemente distribuiti fronte della Galizia orientale e della Ucraina occidentale, inoltre hanno ricevuto ordine affinché preparazione truppe e materiali sia completata entro fine maggio. D'altra fonte bene informata ugualmente ho saputo che divisioni corazzate rientrate in sede dalla campagna in Jugoslavia e in Grecia hanno avuto disposizioni di essere da domani pronte a partire ad ogni momento.

145

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. U. S. N. D. PER CORRIERE 4763/0202 R. Budapest, 20 maggio 1941 (per. il 22).

Mio rapporto n. 2019/810 del 30 aprile scorso (1). Ha chiesto di vedermi stamane antico presidente del consiglio Conte Bethlen. Come è noto questo uomo politico che ha contato fra i maggiori in Ungheria,

il) Non rinvenuto.

rappresenta oggi opposizione liberale tendenzialmente antinazista e antitedesca. Conoscendolo da molto tempo ho conservato nondimeno con lui qualche rapporto.

Bethlen mi ha anzitutto manifestato suo profondo compiacimento per soluzioni incontrate da Italia a seguito ultimi avvenimenti balcanici, sia col nuovo regolamento Adriatico che con la costituzione, in quadro speciali rapporti, del Regno croato. Mi ha pertanto pregato farne giungere espressione al Duce, cui desidera ricordarsi con particolare ammirazione e con vivissimi voti.

A questo passo già di per sé significativo, dato atteggiamento riservato finora mantenuto dal conte Bethlen nei confronti della politica italiana in funzione assista, antico Presidente del Consiglio ha voluto aggiungere preciso richiamo politico riavvicinamento italo-magiaro, d-i cui per verità non da ora si vanta, con indubbio fondamento essere da parte ungherese autore. Mi ha ripetuto sua politica verso Italia essere sempre stata determinata necessità da lui costantemente considerata costituire Ungheria sistema, che collegandola interessi mediterranei adriatici, le fornisca contemporaneamente quadro indispensabile per mantenimento propria indipendenza nei confronti Germania. Tale sistema sembra oggi affermarsi come nuove ampie possibilità attraverso speciale regime rapporti italo-croati, cui Ungheria guarda con estremo interesse.

D'altra parte nei riguardi interni ed esteri dell'Ungheria questione successione reggente, più che settantenne, cioè in sostanza questione Trono Ungheria manifesterebbesi sempre più urgente e anche preoccupante, dato che, a parte assoluta mancanza personalità adatte, continuazione sistema reggenza comporterebbe a suo giudizio grave pericolo immistioni straniere. Mi ha citato le elezioni dei Re di Polonia.

Pertanto conte Bethlen mi ha pregato volergli far conoscere in via strettamente confidenziale, presentito R. Governo, se da parte italiana sarebbesi di massima disposti appoggiare unione personale ungaro-croata nella persona attuale Sovrano sabaudo. Nel pensiero conte Bethlen, che forse intende riservare per ora qualsiasi enunciazione in proposito, limiti e sostanza tale unione personale non appaiono tuttora chiari in rapporto sue premesse surriferite che lascerebbero pensare oltre soluzione costituzionale riguardante trono Ungheria, anche speciali accordi ungaro-croati atti costituire nei confronti Italia quel sistema politico di cui dianzi accennato dall'antico Presidente del Consiglio.

Questi mi ha fatto accenno influenza che tuttora effettivamente egli conserva su vasti settori politici e parlamentari, come anche, e vi ha particolarmente insistito, su persona Reggente, ciò che mi ha dato impressione egli agisca non senza saputa di quest'ultimo. Conte Bethlen, ove R. Governo facessegli conoscere confidenzialmente suo consenso, ritiene essere in grado preparare entro qualche tempo opinione pubblica soluzione in parola.

Mi sono limitato ascoltare, chiedendo talora qualche precisione sul pensiero espostomi, e con riserva di riferire superiore Ministero. Osservo altresi che passo in parola lascia anche pensare possibili progetti relncarnazione presiden

ziale conte Bethlen che, specie nell'attuale crisi personalità dirigenti ungheresi, pare rimanere pur sempre uomo di maggiore statura e di maggior peso politico (1).

146

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. PER CORRIERE 4891/024 R. Belgrado, 20 maggio 1941 (per. il 25).

Rientrando a Belgrado ho visto mio collega di Germania, che parte egli stesso domani essendo stato chiamato a conferire con Ribbentrop a Salisburgo. Prevede di rimanere assente circa una settimana.

Mi ha detto di ignorare se chiamata a conferire sia in relazione situazione generale Serbia o a questioni particolari.

Circa situazione mi ha detto che sinora non vi sono mutamenti, e che essa è sempre tutt'altro che definita. Frontiere stesse sono tuttora linee militari demarcazione in continuo mutamento.

Neppure futuro assetto politico è stato sinora deciso e Benzl'er sperava (ma non era affatto sicuro) che Ribbentrop lo chiamasse per dargli istruzioni su questo punto. Mi ha detto ad ogni modo che ha visto da quando è qui una quantità di gente sia personaggi civili che militari; e che è rimasto piuttosto perplesso circa possibilità formazione di un Governo. Giudica infatti che non vi sia un uomo politico o militare serbo che abbia seguito tale da poter formare un governo che dia un minimo di garanzia.

È certamente da registrare questa perplessità di Benzler, dopo alcune settimane di soggiorno a Belgrado ove era venuto, come egli stesso mi aveva dichiarato, per studiare appunto, anche in relazione reazione serba, possibilità formazione Governo. Sembrava non poco ansioso istruzioni che fosse per ricevere a questo proposito a Salisburgo.

Frattanto sono da notare da parte tedesca chiarissimi segni di addolcimento nel trattamento dei serbi. Questo mutamento evidente di attitudine, graduale ma sistematico, è certamente frutto anche dell'azione personale Benzler, in contrapposto ad azione Incaricato d'Affari Feine, rimasto a concetto del pugno di ferro e dell'annientamento della Serbia. Va precisato che si tratta per ora quasi esclusivamente di forma, e assai poco di sostanza. L'accaparramento economico -ad esempio -e eon tutti i mezzi, permane, e tutto lascia supporre che permarrà immutato.

È infine da registrare intensificarsi correnti di simpatie verso di noi, che come già segnalato, si manifestarono nell'attesa drammatica che seguì immediatamente colpo di Stato, di cui non mancarono sintomi caratteristici neppure nella settimana dal 6 al 13 aprile, e che vanno visibilmente crescendo da allora. Esse costituiscono senza dubbio un terreno molto favorevole ad ogni opportuno incoraggiamento attuale, mentre a seconda sviluppi nuova situazione oc

correrà prevedibilmente un piano di opportuna azione in conformità nostri interessi, che mi riservo di studiare e sottoporVi non appena circostanze lo consentano.

(l) Dall'esame della. corrispondenza. telegrafica. non risulta. che Ciano abbia.. risposto.

147

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 4709/100 R. Zagabria, 21 maggio 1941, ore 3,15 (per. ore 11).

Poglavnik, che ho veduto oggi pomeriggio, mi ha detto tra l'altro durante lungo colloquio (sugli argomenti riferisco a parte) (l);

l) Ordine del giorno al Comando Seconda Armata lo ha riempito di gioia anche perché vi ravvisa sollecitudine affetto del Duce; suoi ambienti militari, invece, per faciloneria, malinteso orgoglio e presunzioni bastare da soli, pretenderebbero affrettata evacuazione. PAVELIÉ non è di questo parere. Carattere truppe alleate assunto da nostre unità stazionanti su territorio croato soddisfa pienamente dignità nazionale. È suo desiderio che non vi sia tra i contingenti militari tedeschi e contingenti italiani nessuna inferiorità numerica. Per motivi sicurezza interna desidera anche che la nostra evacuazione sia graduale e tempestiva. Domani si ripromette intrattenere Ministro di Germania sull'argomento mostrandogli testo ordine del giorno del Duce.

2) Stamane PAVELIÉ ha visto generale Ambrosia (che prima era passato da me in Legazione) e lo ha intrattenuto sull'applicazione ordine del giorno numero uno. È probabile che influenza parere di questi militari abbia dato al colloquio di stamane intonazioni e contenuto diversi da quanto sostanzialmente e precisamente Poglavnik ha detto a me. Debbo anche perciò segnalare a V. E. che questi contatti tra Comando Armata e Oapo del Governo croato sono molto opportuni tanto che sembrami conveniente che Armata stabilisca collegamento a mezzo ufficiali alto grado presso questo Ministero Forze Armate.

3) Rapporti nostre Autorità Militari di Mostar con autorità croate hanno dato luogo frizioni malintesi, incidenti dei quali mi sfugge portata mancando comunicazioni telefoniche con quella città e non avendo quel Comando Corpo d'Armata, che pare dipenda truppe Albania, sentito il bisogno collegarsi cori questa Legazione. PAVELIÉ a questo proposito mi ha detto che quel comandante ha proceduto con singolari criteri, quasi ignorando rapporti esistenti fra l'Italia e la Croazia che ebbero conferma internazionale negli accordi di Roma. Mi ha pregato che venga portato a conoscenza del Duce suo desiderio che le forze militari italiane stazionanti Mostar o altro territorio croato e trovantesi ora dipendenza Comandi Militari eccentrici, passino agli ordini Seconda Armata.

Prima congedarmi mi ha nuovamente raccomandato, caldeggiando, accoglimento tale suo desiderio.

(l) Vedi D. 148.

148

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 4715/101 R. Zagabria, 21 maggio 1941, ore 3,15 (per. ore 10).

Colloquio odierno con il Paglavnik (1), egli stesso ha voluto toccare questione rapporti economici. Pressioni tedesche -mi ha detto -sono sempre più forti. Tentativi accaparramento minerari industriali anche per quanto riguarda preesistenza interessi Società francesi ed inglesi sono evidenti. Costretto colpire qualcuno del suoi collaboratori che gli risulta favorire (o avere già favorito), tali manovre.

La linea di condotta PAVELIÉ sarebbe la seguente: l o -rinvio di ogni trattativa economica sia con noi che con Germama;

2° -contemporaneamente tutela immediata con mezzi legislativi e con mezzi ustasci dell'indipendenza economica del Paese.

Per facilitare suo atteggiamento nei riguardi Germania PAVELIÉ chiede che possibilmente da parte nostra venga data impressione a Clodius, durante suo soggiorno Roma, che qualunque accordo natura economica verrà negoziato dopo che situazione interna Governo di PAVELIÉ "sia chiarita e rafforzata. Questo nostro linguaggio gli permetterà da un lato vedere alleggerita pressione dei noti numerosissimi agenti, dall'altro difendere posizione economica in modo da non pregiudicare trattative con noi anche per unione doganale alla quale, egli dice, non voler rinunziare. Rimarrebbe altresì evitare se possibile che Clodius torni a Zagabria, come ha preannunziato, nella prossima settimana per riprendere negoziati pressoché falliti durante prima sua visita.

149

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 139/799 R. Roma, 21 maggio 1941, ore 7,30.

Vostro 789 (2).

Alla conferenza stampa dei giornalisti tedeschi (10 corrente) è stato in via confidenziale semplicemente affermato non potersi escludere che provvedimenti di ritorsione fossero da parte nostra allo studio in risposta alle misure adottate negli S.U. contro gli equipaggi italiani. Il nostro punto di vista sull'argomento resta comunque quello che fu a suo tempo comunicato a codesto Governo. Istruzioni sono state date ai nostri organi competenti perché sia nella misura del possibile predisposto un piano organico in vista dell'eventualità che ritorsioni possano ad un certo momento essere decise da parte nostra e tedesca.

Ma nessuna decisione è stata adottata circa la convenienza e il momento dl attuarle. Né lo sarebbe senza previa consultazione con codesto Governo, essendo ovvii i vantaggi di una comune e solidale presa di posizione sull'argomento. È superfluo aggiungere che le recenti condanne dei nostri equipaggi, l'arbitraria condotta delle Autorità nordamericane nel corso dei processi, gli arresti di cittadini italiani effettuati sotto pretesto di violazione delle leggi sull'emigrazione, hanno naturalmente prodotto viva e legittima irritazione. Il problema resta tuttavia, sia nei suoi riflessi politici che pratici, particolarmente complesso, e, nelle sue linee generali, quale vi fu prospettato nel mio telegramma n. 460 (1).

(1) -Vedi D. 147. (2) -Vedi D. 112.
150

IL CONSOLE GENERALE A SPALATO, ARDUINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4733/26 R. Spalato, 21 maggio 1941, ore 11,15 (per. ore 15).

Come rilevavo nei m1e1 precedenti telegrammi (2), lo storico evento consacrato dagli accordi definiti a Palazzo Venezia il 18 corrente era già più o meno atteso e scontato da questa popolazione. Esso ha finalmente liberato l'opinione pubblica dallo stato d'incertezza e disorientamento che durava qui da oltre un mese e col crollo delle ultime speranze ha ormai chiarito la situazione. Certo non mancano gli scontenti. In primo luogo molti dei nostri italiani i quali auspicavano un'annessione pura e semplice dell'intera Dalmazia compresa Ragusa, e paventavano soprattutto per motivi personalisitici le conseguenze del Regime speciale riservato a Spalato e sobborghi, alle Castella e all'isola di Curzola. Anche fra i paveliciani dell'ultima ora profughi del partito H.S.S. la delusione è stata fortissima e si sfogano ora in critiche e commenti poco riguardosi per il Poglavnik. Soddisfatti invece sono i serbi e gli jugoslavofili non tanto per amore verso noi quanto per paura di tornare sotto ile unghie degli ustasci e macekiani, ciò che è la vera maggioranza della popolazione, si è rassegnata non convinta ma costretta al fatto compiuto. Quanto ai comunisti ed estremisti in genere sono sempre in attesa che dal malcontento e dalle inevitabili difficoltà della situazione scaturisca quello che essi chiamano il loro turno.

Molta e comprensibile curiosità desta fin da ora quello che sarà il regime di Spalato, Castella e isola di Curzola, oggetto di particolare convenzione, e negli ambienti commerciali si affacciano già dei dubbi sulla possibilità .di vita di questa zona senza retroterra e senza le isole Brazza e Lesina. Ma, secondo me, l'errore fondamentale di tutti questi apprezzamenti risiede nel vecchio concetto di due frontiere ostili, di due mercati chiusi, mentre appare chiaro che ne1la mente degli alti negoziatori degli accordi testé stipulati sia prevalso quello della perfetta armonia in ogni campo dei due Stati, così da costitiuire l'uno il complemento dell'altro e permettere a Spalato di continuare ad assolvere la sua naturale funzione di polmone della Croazia sul mare.

(l) -Vedi serle IX, vol. VI, D. 856. (2) -Vedi D. 66.
151

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4774/293 R. Ankara, 21 maggto 1941, ore 19,50 (per. ore 7 del 22). Mio telegramma n. 290

A misura che incalzano le notizie della Siria e si conferma la supposizione essere quella zona destinata a diventare una base dell'Asse nella guerra contro l'Inghilterra in Mediterraneo, la Turchia sente il laccio tedesco stringersi sempre più intorno al collo. Spiacevole sensazione, alla quale reagisce con scatti nervosi come ·richiami alle armi di nuove classi, attacchi di stampa, dislocamenti di truppe da una parte all'altra del territorio, esperimenti di difesa passiva, mobilitazione civile, eccetera.

Von Papen mi ha detto risultargli che il governo turco sta mettendo in opera la sua influenza per indurre il governo inglese fino a considerare la possibilità di addivenire ad una pace. A me ciò non risulta da nessuna altra fonte. Certo è che gli attuali circoli dirigenti 'turchi mentre hanno perduto la fiducia in una eventuale assistenza bellica da parte dell'Inghilterra non possono, a meno di rinnegare tutta la loro politica, accodarsi all'Asse per tutelare gli interessi e garantire l'avvenire della Turchia. Possono su qualche punto chiudere un occhio, e lo stanno facendo, ma è naturale che desiderino la conclusione del conflitto prima che siano posti nell'alternativa o di cambiar rotta

o di essere ,sommersi.

(1).
152

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1492/514. Mosca, 21 maggio 1941 (per. il !9).

Mio telespresso n. 1264/433 in data 30 aprile u.s. (2).

Con telegramma n. 210 del 29 aprile (3), confermato dal telespresso citato in riferimento, informavo codesto Ministel'lo che questo Commissariato per il Commercio Estero aveva accettato i nostri progetti come base di discussione per la conclusione di accordi commerciali e che il Commissario Mikoyan si era dichiarato lieto di ricevere in qualunque momento la Delegazione Commerciale Italiana.

Poiché sono trascorse oramai tre settimane senza che mi sia pervenuta alcuna comunicazione circa la data approssimativa dell'arrivo a Mosca della Delegazione, sarei grato a codesto Ministero di farmi conoscere, per mia buo

na norma, se il nostro interesse al negoziato -chiaramente espresso nel telegramma n. 105 del 20 aprile a firma Giannini (l) -sussiste tuttora, e se si intende o meno iniziare le trattative in un tempo relativamente prossimo.

Sono indotto a porre questa domanda in seguito a taluni accenni fatti da membri di questa Ambasciata di Germania, i quali hanno mostrato di ritenere -o di sapere -che l'Italia non avrebbe inviato a Mosca alcuna Delegazione Commerciale.

Codesto Ministero comprenderà il mio interesse a conoscere quali siano effettivamente le intenzioni del R. Governo in proposito, nonché la necessità di esserne informato per poter regolarmi di fronte ad eventuali domande sovietiche sull'argomento (2).

(1) -Vedi D. 130. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 24.
153

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. 5511. Berlino, 21 maggio 1941.

Non manco di seguire con la maggiore attenzione gli sviluppi delle relazioni fra la Germania e la Francia. Essi presentano in questo momento alcuni elementi salienti, che sono degni di nota soprattutto perché non contrastano con precedenti atteggiamenti germanici ed anzi emergono da un terreno costantemente arato nello stesso senso. Dovrei riferirmi, a questo proposito, molto lontano: al viaggio prebellico di Ribbentrop a Parigi, ai patetici accenni al poilu contenuti nei primi discorsi di guerra del Fiihrer, alle visite di Scapini a Berlino pochi mesi dopo la sconfitta francese, a tutto ciò insomma che serve a caratterizzare il contegno del Governo hitleriano verso la Francia. La rievocazione sarebbe troppo lunga. Mi basti riconfermare come le delusioni non abbiano spento l'ostinato amore tedesco per i francesi, delusioni che vanno dall'entrata in guerra della Francia al piccolo colpo di Stato interno che è sembrato sventare, dopo Montoire, la politica che si voleva instaurare con Pétain attraverso Lavai. Ma, fermo nel proposito di riavvicjnare la Francia alla Germania, Hitler ha sopportato, dopo alcune tergiversazioni, perfino l'allontanamento di Lavai, e Abetz ha «lavorato» Darlan fino a condurlo a Berchtesgaden e a rimettere i rapporti franco-tedeschi, dopo alcuni giri viziosi, nella carreggiata antibritannica voluta dal Fiihrer.

Se si vedono gli avvenimenti sotto questa luce, tutto appare chiaro. Premetto che da parte ufficiale si continua a ostentare nei riguardi della Francia un assoluto riserbo. Ma, in verltà, non è che una ostentazione. Si sono rilasciati centinaia di migliaia di prigionieri. Da ultimo, circa ottantamila per cui la Francia aveva insistito, e che si sono scelti secondo un criterio distintivo qualsiasi, tanto per avere una norma, liberando coloro che appartenevano alle classi anziane e che avevano partecipato alla guerra mondiale. Tutti i giorni si rilevano i sintomi di una collaborazione franco-tedesca nel campo indu

striale. In questa, il Reich si preoccupa soprattutto dei suoi interessi, naturalmente, sfruttando senza riguardo attività eminenti della Francia, come quella della moda. Ma la collaborazione, a prescindere dai suoi aspetti più o meno favorevoli per la Francia, è in continuo sviluppo. Si aggiungano, come sintomi meno concreti, ma non meno significativi, la delicatezza di linguaggio costantemente usata dalla stampa tedesca verso la Francia, dopo la ·vittoria, e la simpatia con cui parlano di Parigi migliaia di tedeschi che vi si sono recati, in uniforme o in borghese, da quasi un anno a questa parte.

Da qualche giorno, poi, si può parlare addirittura di una svolta nelle manifestazioni di stampa, così interessanti in Germania dove non una riga st scrive senza un cenno superiore. Si è dato molto spazio alla relazione di Weygand ripresa dalla stampa di Parigi, e testimoniante il tradimento militare dell'Inghilterra, si sono aspramente contrattaccate le voci americane per l'impossessamento di colonie francesi nell'emisfero occidentale, si citano apertamente, e talvolta con rilievo, i comunicati dell'agenzia francese ufficiale OFI e anche i commenti di fogli francesi della zona occupata e non occupata. È evidente il compiacimento per il contegno delle truppe francesi in Siria, per la loro reazione aerea contro i velivoli inglesi, per tutto ciò, in una parola, che sta a dimostrare come la Francia si avii a una solidarietà continentale, con la Germania, e contro l'Inghilterra.

Credo superfluo soffermarmi a lungo su ciò, tanto è palese indizio di ulteriori sviluppi su una strada che, ripeto, il FUhrer si era tracciata verso la Francia anche prima della guerra, e su cui la guerra stessa ha, vorrei dire, piuttosto eliminato che accumulato gli ostacoli. Si può fin d'ora prevedere, invece, che i rapporti di collaborazione franco-germanica si spingeranno a un punto tale, di questo passo, che noi verremo a trovarci in posizione delicata sia verso la Francia che verso la Germania.

Per quanto il FUhrer abbia più volte dichiarato che non farà una pace con la Francia senza l'Italia e senza tener conto delle nostre aspirazioni, gli avvenimenti acquistano una evoluzione tale che la pace stessa sarà, a un certo momento, praticamente già in atto, e che riuscirà assai difficile per la Germania far macchina indietro. Mi sembra che fatalmente i rapporti francotedeschi, stringendosi sempre più e sempre più attenuando reciproci sospetti e intensificando, invece, una reciproca fiducia, si sviluppino a nostro sfavore, e mi domando se il consenso germanico alla sistemazione croata non corrisponda al desiderio di appagare subito nostre aspirazioni in quel settore a costo delle altre che vorremmo soddisfare a occidente e in quell'impero coloniale francese delle cui sorti pare oggi si stiano prendendo in Germania le difese, almeno sulla stampa, contro i presunti o effettivi tentativi di sopruso anglosassoni. Si sente talvolta parlare, in questi ambienti politici, di compensazioni che verrebbero offerte alla Francia per certe rinunce a nostro favore, compensazioni di cui dovrebbe far le spese l'Empire, ma tutto ciò appare vago. E, in ogni modo, rimane adesso da constatare che nell'opinione pubblica tedesca scompaiono gradatamente le non molte traccie di rancore che nei riguardi della Francia permanevano ancora (1).

(l) -Vedi serie IX, vol. D. 946. (2) -Per la risposta vedi D. 170.

(l) Il presente documento è vistato da Mussolini.

154

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4781/292-293 R. Bagdad, 22 maggio 1941, ore 0,55 (per. ore 15).

Cercherò tuttavia riassumere a V. E. conclusioni e previsioni alle quali si può approssimativamente in questo momento arrivare:

l. -Posizione del Governo Gailani è forte nel Paese.

2. --L'esercito è buono. Oltre circa 50.000 regolari, può portare i suoi effettivi compresi irregolari e tribù, a 150.000 e più uomini. Ma dispone quasi solo di mitragliatrici, fucili e pochi cannoni da campagna. Esso non è in grado di essere impiegato e di combattere contro chi dispone di aerei e di carri armati. Si può dire che finora non è stato ancora seriamente impiegato. 3. --L'Inghilterra non ha valutato abbastanza la forza di Gailani e l'odio antibritannico della popolazione. Essa ha forse accelerato i tempi convinta di sbarazzarsi di Gailani prima che il movimento si consolidasse con aiuti dell'Asse: si è accinta cosi all'impresa non sufficientemente preparata. Ancora oggi la situazione è molto difficile ad Habbania né gli inglesi hanno avuto fino ad ora possibilità iniziative da Bassora sebbene giungano voci di preparativi in corso. È da scontare che, se è lasciata più o meno indisturbata e se le sia concesso il modo di rafforzarsi ad Habbania, l'Inghilterra potrà, profittando della sua attuale superiorità in aerei e carri armati, prendere iniziative pericolose seppure non decisive per Gailani e per l'attuale movimento iracheno e arabo. 4. --Le simpatie per l'Italia e per la Germania sono generali e l'annunzio dei primi gesti di collaborazione da parte dell'Asse è stato accolto da tutti con il massimo entusiasmo.

Per quanto riguarda l'Italia anche ieri Gailani ed il Mufti mi hanno fatto ripetere come essi le siano riconoscenti ed intendano anche in futuro dimostrare con i fatti tale loro riconoscenza che va divisa ugualmente fra l'Italia e la Germania.

-------··-· ---

nunziato arrivo ufficiali dello Stato Maggiore. e di tecnici. Sebbene la Legazione di Germania non sia ancora ufficialmente aperta, vi si lavora per ampliarla ed adattarla e numerosi funzionari, ufficiali, impiegati e subalterni sono già arrivati per via aerea.

Dalla Siria sono giunte armi e munizioni: una batteria da campagna, mitragliatrici e fucili.

L'Italia, oltre alla prima assistenza morale ed ai primi tempestivi gesti di partecipazione ufficiale, ha inviato 60 fucili mitragliatori, ha informato di essere disposta in massima ad accordare il prestito, ha inviato d'Adda e Simen e .si attendono due ufficiali Stato Maggiore.

Per quanto è possibile di poter giudicare sul posto, se l'Asse crede opportuno approfittare della situazione ed infliggere un notevole colpo qui all'Inghilterra occorre non perdere un minuto di tempo e mettere l'esemito iracheno in grado combattere e di seriamente scuotere le posizioni inglesi (e. specialmente subito quelle di Habbania) prima che esse siano consolidate. Ciò non può essere fatto se non fosse possibile inviare d'urgenza altri aerei (anche soltanto a bombardare), materiale antiaereo e appena possibile carri armati. Ogni tempestivo aiuto può portare decisivi risultati nel Medio Oriente mentre ogni ritardo può altrimenti essere fatale.

D'Adda e Simen concordano pienamente per quanto li riguarda.

(292) L'incalzare degli avvenimenti, la rapida e spesso inconseguente mutevolezza degli stati d'animo di questo Paese, la facilità con cui si diffondono e si accreditano anche in ambienti ufficiali le notizie più false, rendono assai difficile il compito di fornire informazioni precise e sicuri elementi di giudizio sulla situazione politica e militare dell'Iraq.

(293) La Germania ha già qui -con altri aerei giunti oggi -circa venticinque apparecchi che hanno iniziato efficaci azioni di bombardamento di caccia e di ricognizione. Ha impiantato a Mossul un numeroso comando per l'aviazione. Ha al lavoro esperti per facilitare problema dei rifornimenti di benzina avio. Ha inviato già prima piccola quota parte del prestito. Ha an

155

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4798/111 R. Zagabria, 22 maggio 1941, ore 21,30 (per. ore 2 del 23).

Comandante seconda armata Generale Ambrosio sarà domani mattina Roma per conferire con Stato Maggiore in merito evacuazione truppe italiane.

Egli mi sembra fuori strada dopo il colloquio che ha avuto ieri con Maresciallo Kvaternik e che conferma previsioni di cui al n. 2 del mio telegramma n. 100 (1). Crederei perciò opportuno che riceva istruzioni da V. E. tenendo conto mio telegramma suindicato. Ho impressione che occorra, per i rapporti con questi militari, mentalità comando più agile e consona circostanze; per cui sarebbe il caso venisse assegnato a Carlovac Generale Dalmazzo con il 6° Corpo d'Armata, quando sarà decisa riduzione nostri contingenti e rientro a Sussak o altra destinazione Comando 2o Armata.

156

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4823/113 R. Zagabria, 22 maggio 1941, ore 12,25 (per. ore 17,15).

Situazione interna sensibilmente migliorata da ieri rispetto giorni 19 e 20.

Poglavnik ha ottenuto col suo discorso risultato attrarre a sé ·buona parte ceti popolari, soprattutto per effetto prodotto dalle sue dichiarazioni sulla politica sociale e rurale. Con soddisfazione sono commentati passi discorso riaffermanti indipendenza Croazia; appare così indebolita propaganda avversaria regime che aveva diffusa impressione che rinunzia quasi totale Dalmazia e elevazione al trono Principe Sabuado fossero primi passi verso asservimento Stato Croato all'Italia.

Circolava però oggi nuova voce che il Duca di Spoleto sarebbe. stato anche Re Ungheria ed Italia facevasi promotrice unione due Stati. Nemici regime non hanno ancora abbandonato il campo. Prevedesi che essi riprenderanno propaganda con nuovi argomenti, appena sarà cessata eco del discorso PAVELIÉ. Polizia locale ha intensificato sua azione campagne, rinvenendo numerosi manifesti di carattere antinazionale sovversivi, incitanti rivolta.

Oggi Poglavnik, dietro mio suggerimento, previe misure di sicurezza non appariscenti, ha percorso a piedi con me e con due ufficiali italiani alcune vie della città soffermandosi a parlare con operai e studenti. È stata la prima volta, dopo quindici anni, che PAVELIÉ ha riveduto i quartieri della vecchia Zagabria.

(l) Vedi D. 147.

157

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4810/104 R. Atene, 23 maggio 1941, ore 0,45 (per. ore 6).

Mi· sono recato oggi restituire visita a Tsolakoglu che mi ha ricevuto in presenza del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri. Tsolakoglu mi ha anzitutto rinnovato espressione suo rincrescimento per tenore nota di cui al mio telegramma n. 85 (l) nonché intenzione attenersi nella sua collaborazione, cui ha affermato il proposito, a linee che gli verranno da noi indicate. Presidente del Consiglio mi ha quindi di nuovo espresso ringraziamenti per risposta di

V. E. da me trasmessa circa autorizzazione procedere trasferimento e sostituzione di funzionari civili greci nelle zone occupate da truppe italiane... (2).

Quanto ai pretesi inconvenienti che formavano oggetto della nota da lui ritirata, egli si è limitato indicarmi verbalmente situazione valutaria (per la quale chiederebbe una intesa anche con autorità tedesche) e chiusura banche greche in alcune zone occupate da noi, riservandosi infine indicarmi qualche località dalla quale, secondo notizie che gli sarebbero pervenute, sarebbero state allontanate autorità civili greche.

Queste indicazioni sono state fatte in tono molto remissivo e con premessa, sovente ripetuta, che governo greco intende collaborare sinceramente con delegati italiani e prega perciò di essere aiutato.

Tsolakoglu mi ha infine pregato d'informare V. E. che da informazioni pervenutegli risulterebbe che bulgari in territorio da loro occupato hanno assunto atteggiamento ostile verso chiese e clero, ciò che provoca suscettibilità popolazione.

Egli ha aggiunto che sarebbe molto grato di un nostro intervento perché tale stato di cose abbia a cessare. Analoga preghiera Presidente del Consiglio ha rivolto a plenipotenziari germanici (l).

(l) -Vedi D. 137, nota l. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: <<Tre gruppi Indecifrabili».
158

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 149/186 R. Roma, 23 maggio 1941, ore 1,30.

Mi riferisco .1 quanto da Voi segnalato con telegramma 280 (2) circa preparazione sollèv a?;lone generale · in Palestina.

In via segreta comunico che da tempo Generale De Giorgis e Castellani sono in contatto con Emiro Fawas Scialan; Capo tribù dei Rualla. R. Console Castellani ha recentemente riferito (3) che Emiro sta trasferendosi con tribù oltre frontiera siriana in Transgiordania e che sembrerebbe pronto a muoversi contro gli inglesi. In relazione Castellani chiede conoscere se, in considerazione avvenimenti in Iraq e eventuale sollevazione generale Palestina, convenga spingere Rualla ad attaccare gli inglesi.

Prego sondare opportunamente Mufti e telegrafare (4).

159

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI

T. S. N. D. 17591/819 P. R. Roma, 23 maggio 1941, ore 1,45.

Prego comunicare Bose, tramite Giuriati, che egli potrà partire per Roma appena gli sarà ·possibile. È opportuno che sua partenza sia da parte Vostra notificata all'Auswiirtiges Amt, cui farete sapere in via riservata che sua presenza qui è soprattutto necessaria per discutere con lui sia il problema del colle

D. -179. (-4) Per la risposta di Oabbrielli vedi D. 162.

gamento con l'India, sia le possibilità di collaborazione col Forward Bloc. Come sapete (mio telegramma per corriere n. 11677 dell'B aprile) (l) la R. Legazione ha contatti sicuri coi ribelli della frontiera indo-afghana e dispone di un'attrezzatura adeguata per concretare una seria organizzazione antibritannica.

Telegrafate data alla quale Bose conterebbe essere a Roma (2).

(l) -Nel ritrasmettere questo telegramma a Berlino con T. 18363/842 P. R. del 27 mag.gio, ore 24, Ciano aggiunge la seguente Istruzione: «Chiedete se codesto Governo darà un seguito richiesta di Tsolakoglu. Per parte nostra la lasceremo altrimenti cadere». Zamboni rispose con Il (2) -Vedi D. 135. (3) -Con T. 3996/97 R. del 3 maggio.
160

IL CONSOLE GENERALE A FRANCOFORTE, SERRA DI CASSANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. U. 06498/477. Francoforte, 23 maggio 1941 (3).

Alcuni giorni or sono è giunto a Bad Homburg ed ha preso alloggio all'albergo Minerva il Principe Michele di Montenegro, solo figlio maschio sopravvissuto del Principe Mirko, e designato dal nonno Re Nicola al trono montenegrino.

-II Principe ha abitualmente dimorato a Parigi: all'inizio delle operazioni ghesia francese da lui sposata circa tre mesi or sono.

La giovane coppia è sorvegliata da agenti di polizia e mentre può liberamente circolare nella città, ricevere chicchessia, e telefonare anche in. qualsiasi località, è ad essa vietato di allontanarsi da Bad Homburg.

Alle spese dell'alloggio, vitto, ecc. provvede largamente il Governo tedesco.

Il Principe ha abitualmente dimorato a Parigi; all'inizio delle operazioni contro la Jugoslavia è stato invitato dalle Autorità germaniche nella capitale francese a trasferirsi in Germania insieme agli altri membri della locale collettività jugoslava.

In un primo tempo gli è stata assegnata come sede Lindau; successivamente è stato inviato a Bad Homburg.

Ritengo utile far conoscere quanto il Principe ha recentemente dichiarato:

«Avendo giurato fedeltà alla dinastia dei Karageorgevic, egli intende rimanere per sempre fedele al proprio giuramento; dall'altra parte egli si considera serbo e ritiene che il popolo montenegrino sia e debba restare serbo, così come i veneti od i siciliani sono e resteranno italiani».

Il Principe Michele ha circa trentatré anni, parla correntemente varie lingue, tra cui l'italiano, ma non sembra possegga una coltura profonda. Non ama la politica né la vita militare; ma mostra predilezione per gli agi .e le comodità dell'esistenza borgl;lese.

Mentre egli è estremamente fine di modi, la sua consorte appare di assai modesta levatura sociale.

(l) -Ritrasmetteva li T. s. n.d. 8661/124 P. R. e Il T. s. n. d. 2497/125 R. da Kabul, entrambi del 27 marzo, vedi serle IX, vol. VI, DD. 787 e 788. (2) -Per la risposta vedi D. 172. (3) -Manca l'lndlcazlone della data d'arrivo.
161

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PITTALIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 15885/7-8 P. R. Monaco di Baviera, 24 maggio 1941, ore 4,30 (per. ore 15,30).

«Per il Ministro Ciano.

Visita a Berchtesgaden si è svolta con solennità protocollare non disgiunta da un'atmosfera cordiale. Accolti da von Ribbentropp che ci ha trattenuti a colazione, siamo stati nel pomeriggio da lui introdotti presso il Fiihrer al quale ho fatto indirizzo di occasione. Egli mi ha risposto sottolineando a Sua volta certezza vittoria e mettendo in rilievo comuni destini dei due Paesi. Egli ha detto poi che Churchill ha parlato di tutto ma non ha accennato alla sola cosa che poteva dire e cioè che l'Inghilterra non può vincere pe·rché offre garanzie mentre invece basa tutte le sue speranze negli aiuti americani. Asse invece fonda certezza della vittoria nel sangue dei suo-i figli.

R. -Marina. Ha aggiunto non voler dare comunicazione alla stampa per non rendere servizi agli inglesi i quali non sono al corrente della situazione reale.

Fiihrer sempre parlando dell'Inghilterra disse che sua situazione è senza uscita. Egli ha insistito nel considerare fondamentale problema del tonnellaggio. Senza fare nessun accenno a sbarchi in Inghilterra ha detto che è più facile alla Germania affondare navi che all'Inghilterra od ai suoi amici di fabbricarle. La lotta nell'Atlantico è quindi ritenuta di importanza decisiva. Circa l'America Fiihrer ha detto che entri in guerra o non entri destino dell'Inghilterra non sarà cambiato. Gli duole molto però che l'America sia destinata a raccogliere larga eredità dell'Inghilterra. Gli americani sono insaziabili: è bastato che la Francia prendesse contatti con la Germania per pretendere colonie francesi in America.

Parlando delle difficoltà inerenti alla guerra ha accennato al fatto che è spesso fatale e inevitabile trovare ostacoli nell'applicazione dei progetti e studi. A questo IJL"Oposito ha citato difficoltà di trasporto, di sollecita ricostruzione ponti ecc. Ciò non altera tuttavia in nessun modo certezza per la Germania nella vittoria finale.

Fiihrer che era di of,timo umore e pieno di serenità è stato con noi veramente cordiale tenendo ad ogni occas1one a dimostrare Suo vivo desiderio dare il più significativo risalto all'anniversario del Patto Acciaio. -ALFIERI)) (1).

15 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

162.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINIS'TRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4876/305 R. Bagdad, 24 maggio 1941, ore 12,20.

Telegramma di V. E. n. 186 (1). Ho intrattenuto Mufti circa Emiro Fawas Scialan. Sebbene lo conosca egli non è con lui in contatto.

Egli conosce invece il vecchio nonno Nuri Scialan -che è ancora nominaimente capo dei Rualla -e che in passato ha fatto sempre doppio gioco con la Turch a e Emiro Feisal e PO'i con Francia e Feisal accettando danaro dalle due parti.

Sul giovane Fawas -il cui padre è morto -Mufti si riserva farmi avere presto sicure notizie.

Intanto però ritiene che sia opportuno spingerlo in ogni modo all'azione contro inglesi in Transgiordania, il che faciliterebbe analoghi compiti di Fauzi el Kangi che ha già iniziato sua azione contro forze inglesi in Transgiordania dalla frontiera irachena.

Se notizie sulla sua fedeltà saranno rassicuranti Mufti si riserverebbe far prendere contatti fra Scialan e Fauzi per coordinare attività. Mufti considera tribù Rualla come una delle più importanti e numerose e meglio armate (2).

163.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4900/307-308 R. Bagdad, 24 maggio 1941, ore 14,40 (per. ore 8,50 del 25).

Qui non è tanto preoccupato per la situazione militare in generale, quanto per la situazione politica nel momento. Ebrei, ex amici Nuri Said, timorosi e pessimisti non mancano: essi lavorano alla luce od all'ombra per sabotare sforzo suo e di Gailani che si batte come un leone. Persino nel Gabinetto non manca chi sostiene che, se intenzioni dell'Asse non si dimostrano serie ed immediate, sia meglio trattare con l'Inghilterra. Prossimi 15 giorni saranno cruciali: o si sorpassano o si cede.

Sono giunti, è vero, una ventina di apparecchi tedeschi e hanno avuto buoni successi ma in tutto non sarebbero stati disposti per combattere -quando occasione lo richiedeva -che sei o sette apparecchi. Una colonna motorizzata inglese che marciava su Ramadi è stata attaccata dalle tribù e tutto il materiale, tra cui ingente quantità oro, catturata. Ma varie altre colonne carri armati, autoblindate ed autocarri inglesi marciano da Bassora e dalla Transgiordania verso Bagdad. Le tribù le attaccano le molestano e ne rallentano avanzata; ma se aerei ed armi adeguate non permetteranno di arrestarle e disperderle, parziale perdita di territorio, o rovescio militare, anche se non decisivo, incoraggerà gli oppositori a gridare che Asse non vuole o non può soccorrere Iraq e Gailani potrebbe essere costretto a cedere con conseguenze [grav:ssime] qui e altrove.

Concludendo il Mufti mi ha pregato far conoscere all'E. V. che invoca da

V. E., e vi prega di chiedere alla Germania, immediato invio di forze aeree prima sia troppo tardi, di materiali di guerra come prova di concreta solidarietà. Egli raccomanda poi che l'Italia invii d'urgenza e per aereo una prima quota di oro del prestito offerto all'Iraq. Ha terminato dicendo che se Iraq in questi giorni cede, movimenti anti-inglesi in tutto medio Oriente cadranno uno ad uno sotto i colpi o sotto intrighi ed oro britannico. Allora Asse sarà certo pronto, ma dovrà riconquistare tutte le posizioni con le armi una per una e poco potrà contare sull'aiuto e sull'attuale spirito combattivo del mondo arabo.

Per quanto riguarda il mio subordinato avviso mi permetto di richiamare mio telegramma n. 292 (1).

(7) Trasmetto seguente telegramma del R. Ambasciatore a Berlino:

(8) -Nella conversazione che si è ulteriormente svolta Fiihrer che mostravasi tutto assorto dalle operazioni di Creta, ha preso iniziativa parlare di tale argomento esprimendo sua convinzione di esito favorevoli in uno spazio di otto o dieci giorni. Egli ha voluto sottolineare effettiva partecipazione delle unità di

(l) Il presente telegramma è stato vistato da Mussollnl.

(307) Ho avuto lungo colloquio col Mufti. Egli mi ha pregato prima di tutto ringraziare V. E. per l'interessamento dimostrato alla causa araba. Mi ha poi così delineata la situazione. Dappertutto egli spinge gli arabi alla ribellione contro gli inglesi. In Palest~na rivolta è in marcia. In Transgiordania egli può contare sull'amicizia di Talal, figlio dell'Emiro Abdullah e sul fatto che forze arabe di questo ultimo si sono intanto rifiutate di marciare contro fratelli iracheni. Ibn Saud non vuole mettersi contro gli inglesi, ma, per non rischiare sua popolarità, è stato costretto manifestare sua solidarietà in seguito a lotta in corso. In Egitto Mufti conta molto su Alì Maher e compagni che lavorano con il Misr El Fattah e hanno dietro di loro il giovane Re. Messaggi sono stati inviati dal Mufti e da Gailani all'Iman Yahia per provocare movimento nella zona di Aden e stimolare suoi appetiti sui nove Em.rati. Però ritiene tutto questo non abbia che una importanza relativa se attuale movimento in Iraq -che è secondo lui chiave della situazione -dovesse fallire. Per questo egli ha rinunziato mandare armi e muniz. oni in Palestina per riservare ogni sforzo ed ogni aiuto all'irag.

(l) -Vedi D. 158. (2) -Il contenuto di questo telegramma fu trasmesso al console Castellani, a Damasco, come risposta al quesito posto con il suo T. 97 (vedi D. 158, nota 3).

(308) Ho naturalmente rassicurato in forma generica mio interlocutore. Ho fatto presenti difficoltà tecniche tra cui quella della scarsezza di benzina di aeroplano. Ho fatto intendere come sia da ritenere che l'Inghilterra premuta dovunque dall'Asse non sia in grado di compiere grandi sforzi in questo settore. Ho accennato alle possibilità che si presenteranno quando Creta e forse Cipro saranno nelle mani dell'Asse eccetera.

164

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4911/119 R. Atene, 24 maggio 1941, ore 21,30 (per. ore 15,30 del 25).

Nel corso di una conversazione, avendomi Altenburg ripetuto che, ad eccezione delle note zone, occupazione militare italiana è destinata ad estendersi a

tutta la Grecia, della quale noi assumeremmo amministrazione e difesa, e d'altra parte avendomi manifestato sue preoccupazioni circa situazione alimentare del Paese, per la quale prevede gravissima crisi imminente, ho ritenuto opportuno cogliere occasione per esprimergli mio avviso personale che per essere in grado di provvedere ad opportuna organizzazione sarà necessario che disponiamo anche alla capitale adeguata situazione di fatto.

Altenburg pur ritenendo, come è noto, che compiti organizzativi potranno

essere assolti dal Governo greco con assistenza dei rappresentanti dell'Asse, si

è meco espresso in senso favorevole al punto di vista da me manifestatogli.

(1) Vedi D. 154.

165

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. S. N. D. 148/206 R. Roma, 26 maggio 1941, ore 19.

Seguito telegramma 186 (1).

In via segreta si segnala che Castellani ha riferito seguenti altre offerte

pervenutegli:

0 ) Capo Quartiere Curdo di Damasco chiede se desideriamo che curdi si

arruolino come volontari nell'esercito iracheno o costituiscano bande per distur

bare retrovie inglesi; egH potrebbe disporre varie cent:naia di uomini da porre

ai nostri ordini fra i quali numerosi u!Ilciali ex esercito ottomano. Stesso Capo

Quartiere ha detto inoltre che Capo della tribù curda Omarie del Gerizh attual

mente a Damasco, che sembra contare almeno un migliaio di fucili, sarebbe

pronto a un nostro ordine passare in Iraq con sua tribù per combattere inglesi.

Per tutti due i casi occorrerebbe provvedere equipaggiamento necessario.

2°) Emiro Nuri ben Mescial el Gerba, figlio dello sceicco Mescial el Gerba,

capo di un gruppo di tribù degli Sciammar, attualmente residente in territorio

siriano a nord-est di Deir ze Zor, da tempo in contatto con noi, ha detto a

Castellani che sue tribù sono pronte, su nostro ordine, unirsi esercito iracheno

per combattere inglesi.

Pregovi telegrafare, previ opportuni riservati sondaggi costi, se e quale atteggiamento riterreste conveniente sia da parte nostra assunto circa precedenti ·offerte, ed analoghe che potessero esserci fatte (2).

166

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4961/330 R. Budapest, 26 maggio 1941, ore 21,15 (per. ore 3,30, del 27).

A telegramma di V. E. 260 (3). Bardossy che ho visto ora mi ha detto essere già d'accordo con questo

Ministro della Guerra che visita questo ultimo avvenga dopo la sua. e aver

provveduto far fare una dichiarazione analoga costi.

Pres·dente del Consiglio penserebbe pertanto partire tre giugno p.v. con propria consorte possibilmente via aerea almeno fino Venezia per evitare lungo distorno via Vienna. Visita potrebbe durare due giorni oltre quello d'arrivo, occorrendo altresì includervi udienza Vaticano: partenza potrebbe aver luogo terzo giorno.

Prego far conoscere ad ogni utile fine disposizioni V. E. per continuazione viaggio aereo ovvero ferrovia oltre Venezia, e eventuali ordini se debba o meno accompagnare Presidente del Consiglio, come praticato da questo mio collega tedesco occasione ultima visita Bardossy in Germania.

Visita questo Ministro della Guerra, come dettomi da Presidente Consiglio; potrebbe aver ·luogo successivamente verso nove giugno prossimo, comunque possibilmente prima quindici stesso (l).

(l) -Vedi D. 158. (2) -Per la risposta di Gabbrielll vedi D. 169. (3) -Con T. 18062/260 P. R. del 26 maggio, ore 3, Ciano aveva comunicato a Talamo che la visita di Bardossy avrebbe potuto aver luogo nella prima decade di giugno.
167

IL DELEGATO A DAMASCO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4963/123 R. Damasco, 27 maggio 1941, ore 0,20 (per. ore 11).

Ho avuto due lunghi colloqui con Sciukd Kuatli; egli mi ha dichiarato che: 0 ) Per aderire alle nos·tre richieste, i capi nazionalisti avrebbero fatto il possibile per mantenere calma tra la popolazione indigena, ma che deficienze amministrazione, difficoltà approvvigionamento e provocazioni francesi potevano da un momento all'altro originare nuovi disordini. 2°) Risultavagli che funzionari degaullisti ed agenti inglesi avevano assoldato ed armato una cinquantina di malviventi dei quartieri popolari e dei dintorni Damasco per provocare torbidi da far scoppiare momento [opportuno]. 3°) Pur rendendosi perfettamente conto che nessuna definitiva decisione poteva essere presa circa Siria ed 1 paesi arabi prima della fine della guerra, egli riteneva utile che Potenze Asse dessero umc:au assicurazioni circa aspirazione indipendenza ed unità popoli arabi, anche per mettere in grado capi nazionalisti di tranquillizzare opinione pubblica e di orientarla maggiormente verso l'Asse.

Gli ho risposto che d1chiarazioni in questo senso erano state più volte fatte di comune accOTdo dai Governi di Roma e di Berlino, e che analoghe assicurazioni scritte erano state date anche al Governo Iraq (2). Egli ha insistito per una nuova dichiarazione possibilmente contenuta in lettera a lui diretta.

Gli ho detto poi che ormai anche blocco nazionalista doveva prendere nettamente posizioni e che ritenevo utile una sua pubblica dichiarazione per affermare che i siriani erano decisi ad opporsi ad ogni tentativo inglese o degaullista nel loro Paese. Ciò anche allo scopo far credere alla possibilità di una resistenza indigena (sulla quale però non si può far alcun amdamento) nella eventualità attacco inglese o di rivolta degaullista. Mi ha risposto che avrebbe studiato la cosa, ripetendomi che una dichiarazione nel senso sopra detto avrebbe potuto facilitare presa di posizione del blocco nazionale (l).

(l) -La visita di Bardossy a Roma ebbe luogo Il 4 e 5 giugno. Il 4 ebbe un colloquiopolitico con Ciano a Palazzo Chigi (ore 17,30), seguito da un incontro con Mussolini e Ciano a Palazzo Venezia (ore 18,30-20). Di tali colloqui non esistono verbali, ma vedi CIANO, Diario 1937-1943, cit., pp. 521-522. (2) -Vedi D. 41 e serie IX, vol. VI, D. 897.
168

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 4959/137 R. Zagabria, 27 maggio 1941, ore 1,10 (per. ore 8,15).

Seguito mio telegramma n. 100 (2).

Notizia assai diffusa evacuazione in atto nostre truppe dal territorio croato desta nella popolazione e negli stessi ambienti di Governo senso di grave preoccupazione.

Situazione interna, caratterizzata da notevole orientamento opinione pubblica verso macekiani in ripresa, sconsiglia affrettata evacuazione nostre truppe; ad ogni modo bisognerebbe tener conto che inferiorità numerica nostri contingenti ci metterebbe in condizioni svantaggiose anche come prestigio, qualora non corrispondessero eguali misure evacuazione da truppe germaniche che occupano tuttora capitale e zone militari e minerarie (3).

169

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 5037/323 R. Bagdad, 28 maggio 1941, ore 15 (per. ore 8,40 del 29).

Telegramma di V. E. 206 (4). Mufti si riserva far avere qualche notizia sui capi e sulle tribù di cui al telegramma predetto, sebbene a prima vista egli non comprende come Emiro Nuri el Gerba (paragrafo 2) dal nome curdo, possa

(-4) Vedi D. 165.

essere capogruppo degli Sciammoar, che sono arabi (a meno non si tratti di errore di decifrazione). In ogni caso, circa tali offerte ed altre analoghe, opinione di Gailani e del Mufti può riassumersi così:

1° -ogni movimento tribù e guerriglia contro retrovie inglesi in Transgiordania e contro soccorsi inglesi che dalla Palestina sono inviati verso Iraq e da (l) perché allevi compito esercito iracheno;

2° -proposta di passare in Iraq a combattere non è da prendere in con

siderazione. Qui abbondano uom:ni e fucili. Mancano soltanto armi perfezionate

e specialisti (meccanici, automobilisti, artiglieri ecc.). Nuovi combattenti -an

che se si potesse sicuramente contare sulla loro costante fedeltà -aumente

rebbero inutilmente imbarazzo rifornimenti;

3° -in tale ordine di idee Mufti ricorda che egli sta inviando armi ed

uomini armati palestinesi e siriani in Palestina attraverso la Siria. Ho appreso

perciò con grande piacere amichevole pressione esercitata da noi sulle autorità

francesi perché non ostacolino tale transito e gradirebbe molto essere rassicurato

in proposito;

4° -egli ripete che, comunque, ogni movimento di tribù siriane ha carattere secondario e per ora richiede cautela circa vere intenzioni e grado di fedeltà. Se situazione si risolverà favorevolmente in questo periodo in Iraq, si potrà contare in seguito sulla collaborazione e su la fedeltà di tutti i siriani.

Aggiungo che ha fatto ottima impressione arrivo in uniforme di alcuni umciali arabi dell'esercito francese di Siria cui collaborazione è molto utile tecnicamente oltre che dal punto di vista politico.

(l) -Con T. s. n. d. 18551 P. R. del 29 maggio, Ciano comunicò a Castellani che il governo italiano approvava la risposta da lui data a Sclukri Kuatli e ritrasmlse il presente telegramma a Bagdad aggiungendo quanto segue: «E da ritenere de Sclukri Kuatli abbia parlato di una iniziativa, in quanto è ben noto al Mufti atteggiamento assunto da Potenze dell'Asse circa Il futuro del paesi arabi. Comunque, nei vostri contatti col Mufti, procurate indagare se egl!sia a conoscenza della richiesta rivolta da Sciukri Kuatli a Castellani». (2) -Vedi D. 147. (3) -Per la risposta di Ciano vedi D. 186.
170

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 18543/142 P. R. Roma, 28 maggio 1941, ore 19,15.

Vostro 433 del 30 aprile (1). In riunione mterministeriale si sono esaminate osservazioni e controproposte sovietiche.

Allo scopo evitare anche un eventuale parziale insuccesso nelle trattative commerciali che, dato il carattere che a tali trattative dà l'URSS, avrebbe un significato politico, sembra opportuno che Voi precisiate con codesto Commissario Commercio Estero se vi è una certa probabilità che controproposte sovietiche siano modificate 'tenendo più conto delle nostre richieste.

In particolare occorrerebbe: l o avere almeno rame, stagno, nichelio occorrenti per i macchinari che noi esporteremmo in URSS; 2° i minerali di manganese non dovrebbero essere inferiori a 20-15 mila tonnellate; 3° insistere per avere amianto a fibra lunga, biossido manganese, paramna solida, olii lubrificanti, mica, domandando che indichino quantitativi massimi che ci possono dare;

4° fornitura Mazut dovrebbe arnvare alla nostra richiesta (270 mila tonnellate);

5o per la ghisa chiedere se possono dare quella di affinazione e almeno per un quantitativo di 20 mila tonnellate.

Per quanto riguarda le nostre esportazioni insistere perché si pronunzino su: impianti segnalazioni ferroviari, locomotori elettrici, macchine contabili, da scrivere, da cucire, condensatori, cavi di energia, prodotti chimici, olii essenziali, carta da sigarette, rayon, acido tartarico, limoni. Cercate di ottenere che controproposte sovietiche si avvicinino il più possibile alle nostre offerte.

Noi abbiamo già designato delegati tecnici che dovrebbero costituire nostra Delegazione. Non appena si avrà Vostra risposta si fisserà partenza Delegazione.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca». (2) -Non pubblicato, ma vedi D. 24.
171

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 5028/328-329 R. Bagdad, 28 maggio 1941, (per. ore 8,4 ore 20,50 0 del 29).

Egli è molto preoccupato per la demoralizzante inattività imposta al suo esercito dalla mancanza di carri armati e di aerei di fronte attività continua e concentramenti di mezzi inglesi in corso. Atteggiamento puramente difensivo così imposto al suo esercito, permette intanto di migliorare quasi indisturbati ogni giorno le loro posizioni, di mantenere l'iniziativa e di deprimere H morale iracheno affermando -attraverso l'attivissima propaganda -che l'Impero britannico si prepara schiacciare inesorabilmente Gailani che ha contato invano sull'aiuto dell'Asse.

Anche più che preoccupato, ho trovato Gailani veramente amareggiato. L'aiuto tedesco -secondo lui -è stato rapido ma scarso ed egli comincia temere che la Germania considera Iraq una modesta pedina del suo giuoco e non voglia impegnarsi a fondo. Dall'Italia egli mi ha detto aspettarsi molto più: dopo 27 giorni di ostilità ancora un aereo italiano non ha partecipato alle operazioni di guerra irachena; dalla Siria la Commissione A.rmistizio ha inviato arma che non gli servono ma non dieci carri armati od autoblindate che sarebbero stati e sono essenziali per attaccare Habbania prima che gli inglesi vi si rafforzino e di lì -come potrà avvenire da un momento all'altro -lancino una colonna motorizzata contro Bagdad; delle armi antiaeree e carri da questa Legazione richiesti e così urgentemente sollecitati nell'ultimo mese non sono giunti sino ad oggi che quattro mitragliatrici antiaeree; l'oro, preannunziato, non è ancora giunto e l'Iraq non ha copertura per la sua moneta -sganciata dalla sterlina -per pagare urgenti forniture benzina armi e munizioni che sta trattando.

Ho controbattuto a mano a mano argomento per argomento cercando di indurlo a rendersi conto con me che buona volontà dell'Asse e specialmente dell'Italia non mancava, ma che le dimcoltà tecniche erano grandi. Amdamenti promesse ed incoraggiamenti per sollevame n morale, questa volta non ne ho dati; e perché non ve ne era bisogno e pe,rché comprendevo che, nella tragicità della situazione, avrebbe potuto ottenere effetti contrari. Ho accettato lo sfogo pieno di amarezza dell'uomo, pensando che, comunque, anche se il suo gesto anzi ... (l) nell'opporsi a cedere il proprio Paese all'Inghilterra, dovesse portarlo al crollo dei suoi sogni se non alla perdita della vita, esso avrà servito non fosse altro a distogliere ed a distruggere forze nemiche (l'Iraq immobilizza oggi almeno 300 aerei inglesi, almeno 2.000 automezzi e non meno di 30.000 uomini) che altrimenti potrebbero combattere già contro di noi sulle sabbie d'Egitto o nel cielo di Creta.

Personalmente ho ancora [osservato] che, se le colonne inglesi sono arrestate più che da forza delle armi, dal cuore e dal fanatismo delle tribù, e non raggiungono Bagdad in questi prossimi giorni, una grossa battaglia potrà considerarsi vinta e base di futuri successi purché l'Asse non faccia mancare i suoi aiuti

(328) Mio telegramma n. 325 (1). Ho veduto a lungo Gailani iersera.

(l) T. 5007/325 del 28 maggio, ore 1,30, non pubblicato con il quale Gabbrielli comunicava, tra l'altro, l'intenzione espressa da Ga!lani d! combattere sino alla fine.

(329) Ed ha concluso: «Iraq ha avuto coraggio mettersi 1n guerra [da solo] con Inghilterra e si difenderà finché potrà. Non sarà nostra colpa di fronte alla storia se amici sui quali contavamo ci avranno dato uno scarso aiuto o lo daranno con ritardo. Se non abbiamo subito aerei e carri armati, gli aiuti e gli esperti e missioni inviate saranno mercè degli inglesi che occuperanno il Paese».

172

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5027/886 R. Berlino, 28 maggio 1941, ore 22,10.

Telegramma mtnistel'iale 819 (1).

Come già informato da Giuriati Bose parte domani con aereo per Roma. All'Auswaertiges Amt che mi ha rimesso copia della dichiarazione e del piano di lavoro di Bose già inviati a codesto Ministero da Giuriati, non ho mancato notifica~re partenza sua per Roma.

Ministro Ribbentrop è in principio d'accordo contenuto dichiarazioni ma non ne approva forma che ritiene vaga. Si sta qui preparando redazione testo più conciso.

Si è scartata l'idea di un Governo provvisorio indiano e si pensa creare un «centro della libera India» con a capo Bose. Ministro Ribbentrop pensava istituirlo in Svizzera e a tale scopo è stata

interpellata Legazione di Germania a Berna ma gli uffici di questo Ministero

degli Affari Esteri ritengono che la legislazione svizzera e stesso Governo non permetteranno libero svolgersi così aperta attività anti-inglese. Si ha intenzione pertanto creare a Berlino tale centro con diramazione in altri paesi. Nulla è dectso circa occasione da scegliere per la dichiarazione in favore India libera. Si pensa provocare qualche richiesta a tale riguardo nella conferenza stampa in modo che la stampa internazionale si occupi della questione e renda quindi naturale una presa di posizione sull'argomento. Altro [progetto] sarebbe quello di cominciare una quindicina di giorni prima a parlare nella stampa della presenza di Bose e dei colloqui da lui avuti coi dirigenti politica estera delle Potenze Asse. A tale rigua.rdo mi è stato anche chiesto se Bose verrà ricevuto dal Duce. Ho risposto di non a vere informazioni in proposito (l).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Due gruppi indecifrabili». (2) -Vedi D. 159.
173

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5064/117 R. Zagabria, 28 maggio 1941 (per. il 30).

Sin dal 20 corrente intrattenni dottor PAVELIÉ circa utilità stabilire contatti indiretti col dottor Macek e sulla sua persona un certo controllo che non fosse la solita vigilanza che viene praticata a scopi polizia. «Allo stato attuale -egli mi disse --abbiamo creato intorno alla casa di Kupinec, dove vive in campagna Macek, come un fossato per isolarlo dal resto del mondo e impedirgli ogni lavoro politico. Ciò non esclude che egli mantenga frequenti contatti con «tecnici occupazione » germanica. E qualche volta ricevo anche io notizie della salute di Macek e dei suoi umori. Ho saputo dieci o dodici giorni fa che egli si mostrava stupito che non si pensasse di relegarlo in un'isola di quelle che l'Italia -secondo lui --fi:ngerà di donare alla Croazia per spadroneggiare meglio su tutto il paese. Noi non torceremo a Macek un capello per non farne una vittima. Teniamo d'occhio più di lui quelli dei suoi seguaci che potrebbero nuocere al Regime; ho in animo di utilizzarne qualcuno nella diplomazia.

Escludo, per il momento, che io possa chiamare a collaborare nel Governo qualche elemento macekiano. La gente, non sapendo più nulla di Ma.cek, si sbizzarrisce a diffondere voci strampalate, come quella della sua fuga, della sua partenza per Berlino a bordo di un aeroplano sceso in mezzo alla campagna per portarselo via. Egli è ormai un uomo politicamente finito, e non bisogna dargli importanza. Tuttavia, può sempre riuscire di qualche utilità saper quello che pensa».

Fu convenuto allora che, trovandosi la casa di Macek nella zona di. occupazione militare italiana, avrei cercato di farlo avvicinare da qualche nostro ufficiale, che avesse l'aria di passare di là per caso, e che poi avrei riferito a PAVELIÉ gli eventuali colloqui svoltisi con lui.

Il Tenente Colonnello di Cavalleria Fazio del Reggimento Saluzzo mi ha

informato ieri di quanto segue:

«Nel corso del colloquio avuto col dottor Macek il 26 maggio corrente, questi si è dimostrato risolutamente contrario a PAVELIÉ. Non me ne ha voluto parlare espressamente, ma il suo solo nome lo ha fatto diventare rosso in faccia e nel corso del colloquio, avendogli io domandato se non credeva che l'ultima guerra fosse stata proficua per la Croazia che finalmente ha raggiunto la sua indipendenza, mi ha risposto che non lo credeva. «L'attuale capo -ha aggiunto testualmente -non è seguito che da una minima pa.rte della popolazione e non potrà quindi ottenere grandi cose. Dirò anzi che se si facesse un plebiscito, forse l'l % voterebbe per l'attuale Governo ". Del Duce, che non conosce personalmente, mi ha detto che ha seguito attentamente la politica, specialmente in questi ultimi tempi. A parere suo, valendosi del suo prestigio personale, il Duce avrebbe potuto coalizzare in un blocco tutti gli Stati neutrali. Della guer.ra, mi ha detto che gli sembrava quella del leone contro il coccodrillo: sulla terra ferma il coccodrillo non può far valere la sua forza, né il leone può niente nell'acqua. Perciò la guerra sarebbe stata lunga e non vi sarebbe stata vittoria decisiva da nessuna parte.

Sotto l'aspetto bonario dell'agricoltore, Macek nasconde la volontà dell'uomo d'azione. È il classico tipo politico democratico dell'anteguerra 1914-18. Decisamente contrario a PAVELIÉ, sembra disposto ad agire attraverso i propri amici, anche esterni».

(2) Del colloqui avuti a Roma da Bose non c"è traccia nell'Archivio storico del Ministero degli Esteri, ma vedi CIANo, Diario, clt., p. 522.

174

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5317/029 R. Belgrado, 28 maggio 1941 (per. il 4 giugno) .

Nessuna decisione risulta essere stata presa sinora da parte germanica circa futuro assetto della Serbia, ed è possibile che qualche precisione si potrà avere al ritorno del Ministro Benzler atteso in questa settimana a Belgrado (mio telegramma per corriere n. 024 del 20 corrente) (1).

Frattanto possono essere osservate alcune tendenze e rilevati alcuni dati tra gli elementi che vanno in certo modo prendendo contatto e come possono orientandosi. Essi si danno il nome di «nazionalisti serbi» e forse più appropriatamente di «patrioti serbi».

Vengono indicati in quattro gruppi:

-gruppo del Generale Kosié, già Capo di Stato Maggiore sino al colpo di stato, persona integra, moderata, avversa al Governo Simovié. Rappresenta ciò che rimane dell'ambiente militare. Non ha forse molto seguito politico

propriamente detto, ma è l'uomo più rispettato e forse il più indicato per assumere diretta responsabilità;

-gruppo Ljotié, esiguo, ma rappresenta un orientamento politico di tipo nazionalista e fascista, che non ci fu sempre favorevole, ma che in ogni caso fu all'opposizione sia del Governo Cvetkovié che di quello Simovié:

-gruppo vecchi radicali di Pasié. Mai definito. Vi sono vecchi e giovani. Loro ideologie non sono né concordanti né chiare: Hanno tuttavia seguito e peso specie come tradizione, nel paese;

-gruppo seguaci Stojadinovié. È quello che ha tradizione di attività e di potere più recente. E' naturalmente il più vicino alle Potenze dell'Asse.

Kosié e Ljotié si trovano a Belgrado. Ljotié passa per il più ricercato dalle autorità germaniche ed è il più generalmente indicato come capo di un futuro Governo benché si affermi che abbia già una volta rifiutato di assumere, in certe condizioni un posto di responsabilità e benché attualmente sia impossibile prevedere quasi siano sue reali probabilità.

Tali gruppi sono !ungi dall'essere omogenei in se stessi né dall'essere connessi tra di loro. Sono semplici orientamenti. Non mancano tuttavia idee comuni tra di Ioro.

In primo luogo polarizzazione generale già segnalata della popolazione serba verso l'Italia. In ciò sono concordi anche alcuni seguaci di LjotW gruppo notoriamente a noi non favorevole.

Quindi l'idea monarchica, nella convinzione che Monarchia è solo regime possibile per la Serbia. Vecchie dinastie serbe vengano generalmente scartate. Alcuni esponenti vorrebbero non solo una Monarchia serba, ma una federazione o unione personale di alcuni territori ex-jugoslavi, non già -a quanto si affrettano a sostenere -nell'intento di ricostituire una ormai impossibile Jugoslavia, ma di formare una zona che possa economicamente e politicamente ricostituirsi nell'ambito dell'Asse e nella particolare influenza dell'Italia. Tali esponenti indicano che un Principe montenegrino non incontrerebbe ostacoli.

Contemplano anche l'idea che Serbia e Montenegro possano essere riunite sotto Corona Principe Sabaudo Re di Croazia. Tale idea trova molti seguaci anche date preoccupazioni che attuale situazione Croazia ridesta nei serbi e in relazione con loro personali interessi. Serbi giudicano situazione interna croata senza alcun ottimismo in generale, con avversione e odio particolare in ciò che li concerne. Detto più comune in Belgrado oggi è che serbi ortodossi sono maltrattati e perseguitati in Croazia assai più che gli ebrei. Casi persecuzioni e vessazioni vengono citati dai serbi a centinaia, e delle persone più conosciute.

Idea di un eventuale trasferimento in massa serbi ortodossi rimaHti nelle regioni ex-jugoslave alla Serbia attuale è d'altra parte cosa che spaventa i serbi e pxeoccupa le stesse autorità germaniche, le quali calcolano che ve ne siano da due milioni a due milioni e mezzo in Croazia (compresa Bosnia ed Erzegovina) e che arrivi a circa tre milioni considerando le altre zone..

Quanto esposto va considerato come serie elementi cui non può essere attribuita portata né precisione attuale. Trattasi indicazioni, stati d'animo, aspi

razioni che affiorano nell'incertezza attuale e che ritengo debbano essere registrati per seguirne eventuali sviluppi e per quel conto che ci convenisse di farne al momento giudicato opportuno.

(l) Vedi D. 146.

175

IL DELEGATO A DAMASCO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5044/124 R. Damasco, 29 maggio 1941, ore 0,10 (per. ore 14).

Ho avuto un nuovo colloquio (l) con Sciukri Kuatli che desiderava intrattenersi sulla situazione Palestina. Egli mi ha detto che:

l o Rivolta non ha potuto ancora organizzarsi seriamente per mancanza di armi e per impossibilità di collegamento tra capi principali che risiedono ancora in Siria e bande armate che operano in Palestina che comunque è deciso far possibile per alimentare guerrig.lia al fine impegnare maggior numero truppe inglesi ed alleggerire pressione su Iraq.

2°) A tale scopo chiedeva nostro intervento presso Autorità francesi per ottenere libertà movimenti in Siria di capi palestinesi (tuttora sottoposti a severo controllo polizia o ancma in prigione)... (2) accordando larghezza per permettere passaggio frontiera agenti collegamento.

3°) Chiedeva subito 200 fucili con relative cartucce per un primo scaglione volontari siriani pronti passare in Palestina.

4°) Rappresentante autorizzato del Mufti Izzat Bey Darwazar era pronto entrare in diretto contatto con me per mettermi maggiormente al corrente e discutere tema dettagli tecnici.

Gli ho risposto che per quanto riguardava secondo punto avremmo fatto il possibile, compatibilmente con delicata situazione in Siria, per far esaudire sue richieste. Per il .resto mi sono limitato a vaghe promesse.

Prego farmi conoscere -qualora Autorità francesi lo consentano -[se] dar corso alla richiesta fucili e se posso mettermi in contatto col Darwaza (3).

176

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5089/786 R. Washington, 29 maggio 1941, ore 1,50 (per. ore 18).

Mio telegramma n. 779 ( 4). Come era da attendersi, discorso Roosevelt ha confermato sua intransigenza ideologica e politica. Esso indica ciò che è, malgrado violenza linguag

gio, intendimento del Presidente di non far partecipare attivamente Stati Uniti d'America alla guerra in attuale fase conflitto, anche se egli si sia voluto riservare al riguardo liberrtà d'azione dichiarando che Stati Uniti d'America per intraprendere «una azione difensiva» non debbono attendere di essere attaccati ma agire senz'altro quando, a loro giudizio, si determini una minaccia per questo emisfero.

Può pertanto affermarsi che posizioni Stati Uniti non è sostanzialmente alterata nei riguardi di quello che si era venuto gradualmente precisando dopo il passaggio della <<legge affitti e prestiti». Non può infatti dirsi che Presidente abbia Jn suo discorso promesso all'Inghilterra nulla di più di quanto egli stesso ed i suoi portavoce siano venuti da tempo promettendo e cioè di far giungere alle Isole britanniche massimi aiuti «anche a rischio della guerra».

E non sembra neppure che quanti hanno invocato in questi giorni in Inghilterra piena ed immediata partecipazione degli S.U.A. alla guerra guerreggiata possano trarre conforto da affermazione Presidente che «sicurezza dell'America dipende dalla sicurezza della Nuova Scozia, di Trinidad o del Brasile» (ciò che appare costituire un arretramento del fronte strategico degli

S.U.A. rispetto a precedenti dichiarazioni che ponevano prima linea di difesa americana in Isole britanniche) anche se ciò non avrà necessariamente a significare, come taluni ritengono, che Pres~dente abb:a inteso abbandonare militarmente Isole britanniche al loro destino.

Più esplicitamente emergono dal discorso le seguenti tre ammissioni: 0 ) che S.U.A. non sono ancora preparati militarmente a partecipare attivamente alla guerra ed è quindi necessario guadagnare tempo;

2°) che attuale produzione bellica americana è tuttora inadeguata;

3°) che cantie.ri inglesi ed americani non sono in grado di colmare perdite naviglio mercantile impegnato rifornire Impero britannico.

Ed è appunto in relazione a tali deficienze che va interpretata proclamazione stato di emergenza nazionale con cui Presidente ha voluto concludere drammaticamente suo discorso per quanto essa sembrri. aver anche scopo di fornire al Governo mezzi per scuotere maggioranza opinione pubblica dal suo passivo atteggiamento di fronte conflitto e per intimidire opposizione isolazionista.

Discorso Presidente rientra inoltre nel quadro dei ripetuti tentativi che

S.U.A. vanno facendo per allineare paesi America Latina contro Asse, e tale carattere Roosevelt ha inteso sottolineare in modo particolare proferendo suo discorso innanzi rappresentanti diplomatici America Latina e Canadà convocati appositamente a Casablanca.

Discorso è stato posto su difesa periferica (anche perché su questo punto Presidente sa di noter racco~rliere nel na~se pressoché unanime assenso) e a tale riguardo egli non ha esitato a affermare esplicitamente che situazione potrebbe richiedere anche occupazione Isole Capo Verde e Azzone ove questi «avamposti atlantici» stiano per cadere direttamente o indirettamente sotto il controllo Asse. Affermazione questa che non sembra doversi considerare una semplice minaccia intimidatoria verso quei Paesi europe:i che appaiono in procinto di allinearsi con Asse.

Solenne rivendicazione princ1p1o libertà dei ma,ri va infine considerata principalmente quale incoraggiamento a Gran Bretagna lasciando evidentemente sperare intervento S.U.A. nel conflitto attraverso quella collaborazione aereo-navale anglo-americana che Presidente ha affe,rmato essere già in atto e destinata essere sviluppata per assicurare rispetto principio stesso. Tale rivendicazione non rappresenta per altro -finché rimanga in piedi legge sulla neutralità -che dichiarazione politica di carattere storico poiché per tradurla in atto occorrerà revocare o modificare quelle clausole della legge sulle quali potere legislativo impose limitazione a libertà commerc~o con belligeranti e libertà di navigazione in zone di operazioni.

Per quanto concerne nostri commenti a discorso Pres~dente, mi permetto esprimere parere che non convenga prospettarlo né come dimostrazione di debolezza né come decisione per una azione di forza. Ambedue tali interpretazioni non mancherebbero di essere qui sfruttate ai nostri danni cosicché penso sarebbe preferibile non dare a discorso rilievo polemico.

In complesso su dichiarazioni Presidente potrebbe esprimersi giudizio che se esso non ha dato agli isolazionisti alcuna speranza di pace esso non ha neppure dato agli interventisti alcuna certezza di guerra.

(l) -Vedi D. 167. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Un gruppo indecifrabile •· (3) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Ciano abbia risposto. (4) -T. 50431779 R. del 27 maggio, ore 19,28 non pubblicato: formulava previsione del contenuto del discorso di Roosevelt.
177

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. uu. s. N. D. 5035/332 R. Bagdad, 29 maggio 1941, ore 7,15 (per. ore 12).

Situazione delineata nei miei telegrammi 328 e 329 (l) di stamane è andata peggiorando. Purtroppo nessun aereo tedesco è stato in grado di volare né hanno potuto volare nostri aerei arrivati stamane Mossul. Ctrca 100 carri armati ed autoblindate inglesi da Fellugio hanno avanzato in gruppo puntando sul Tigri a nord a sud e verso Bagdad. Tribù combattono accanitamente in qualche punto con successo, ma purtroppo assenza completa aerei ha diminuito loro possibilità materiale e morali. Maggiore minaccia costituta da gruppi che attaccano a nord di Bagdad per tagliare comunicazioni Mossul e da gruppo che punta su Bagdad ed è ora a 25 chilometri. Treno Bagdad Mossul non ha potuto partire stasera.

Ho veduto (ore l mattina) Grobba. Egli considera situazione gravissima. Ritiene che se oggi aerei italiani potranno volare ed anche soltanto farsi vedere costringeranno prudenza aviazione inglese, incoraggiando tribù esercito difesa Bagdad e potranno salvare situazione in attesa aerei tedeschi già in viaggio per Iraq. Altrimenti situazione quasi disperata.

In tal senso Grobba ha telegrafato Berlino.

Ho raccomandato Stuparelli ed a Mola far pressione perché nostri aerei volino.

In caso di arrivo forze inglesi Bagdad è da prevedere Gailani si ritirerà verso Mossul. Se possibile, e salvo ordini contrari, lo seguirò. Così anche farà Grobba (che pur si trova in differente situazione). Grobba ritiene che Gailani resisterà zona nord occidentale Iraq essendo esercito ancora quasi intatto... (l): ciò è probabile, ma è inutile dissimulare gravità ripercussioni morali caduta Bagdad. In ogni modo anche allora molto dipenderà dagli aiuti che potrà dare Asse.

In ogni altro caso rimarrò qui ritirando personale e connaz:onali in Legazione.

D'Adda, Stuparelli, e Mola seguiranno mia [persona] salvo ordini contrari.

Seguendo Gailani conserverei soltanto Cifrario tascabile R A l lista M e Cifrario A R 38 distruggendo il resto.

(l) Vedi D. 171.

178

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI

T. S. N. D. 18545/848 P. R. Roma, 29 maggio 1941, ore 12.

Intendendosi restaurare Monarchia Montenegro si desidererebbe offrire corona a Principe Michele Petrovié che trovasi attualmente Bad Homburg presso Francoforte. S. M. Regina vedrebbe con piacere tale soluzione. Pregasi codesta Ambasciata incaricata urgenza Console Serra Cassano recarsi Bad Homburg e interrogare principe Michele per conoscere se accetterebbe corona cui offerta ufficiale avverrebbe secondo momento.

Risposta dovrebbe essere comunicata telefonicamente entro domani a questo Ministero ufficio Montenegro (2).

179

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5042/898 R. Berlino, 29 maggio 1941, ore 21.

Telegramma Ministeriale 842 (3).

Presidente Tsolakoglu si è rivolto al Governo tedesco per chiedere suo intervento presso il Governo bulgaro per pretese atrocità e atteggiamento ostile delle truppe bulgare di occupazione. Tsolakoglu si è anche lamentato atteggiamento delle truppe italiane.

Auswartiges Amt ha risposto non intende farsi interprete di nessun reclamo

o protesta del Governo greco verso governi esteri. Ha soltanto autorizzato Ministro Altenburg di segnalare, a sua discrezione ed a titolo personale, quanto ritiene opportuno ai rappresent!linti esteri ad Atene interessati.

(l) -Gruppo indeclfrato. (2) -Vedi D. 180. (3) -Vedi D. 157, nota l.
180

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 16560/899 P. R. Berlino, 29 maggio 1941, ore 20,45.

Precedenza assoluta. Per Ufficio Montenegro.

Console Generale Serra al quale avevo trasmesso istruzioni ministeriali contenute nel telegramma n. 848 (1) mi ha comunicato quanto segue: «Vostro telegramma odierno n. 05819. Ho eseguito passo ordinatomi.

Principe Michele rifiuta formalmente ripeto rifiuta formalmente offerta corona. Egli mi ha ripetuto esattamente le dichiarazioni da me segnalate nel rapporto n. 06498/477 de'l 23 maggio u.s., (2), sviluppandole con argomenti che faranno oggetto di ulteriori comunicazioni (3).

Mi ha poi pregato far conoscere che ha nutrito e nutrirà sempre massima gratitudine e rispetto per S. M. la Regina Imperatrice».

181

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (4)

T. S. N. D. 5103/247-248 R. Mosca, 29 maggio 1941, ore 21,30 (per. ore 6,30 del :W).

Secondo alcuni sarebbe stato già raggiunto accordo in base al quale U.R.S.S. darebbe alla Germania garanzia concreta circa forniture di materie prime sovietiche durante un determinato periodo di anni. Secondo altri sarebbe persino arrivata a Kiev e Baku speciale commissione tedesca incancata di controllo esecuzione degli impegni commerciali. Secondo terzi Germania avrebbe ottenuto permesso di transito attraverso U.R.S.S. per proprie forze militari destinate Iraq

o Turchia.

Altri invece pretendono che tensione permane molto acuta e che conflitto sarebbe inevitabile ed tmminente.

16 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

Di fronte a questa ridda di rumori ho creduto utile assumere informazioni presso mio collega tedesco, Schulenburg mi ha dichiarato di non saper nulla di più di quanto mi aveva comunicato al suo ritorno dalla Germania (mio telegramma n. 216 del 3 maggio) (1). Non g1i risulta che conversazioni politiche abbiano avuto luogo a Berlino con quell'Ambasciatore dell'U.R.S.S. né è pervenuta a lui alcuna istruzione o comunicazione al riguardo.

Ambasciatore di Germania mi ha detto che nel corso della conversazione sempre molto cordiale Molotov ha parlato in termini generici della guerra lasciando intravvedere che preoccupazioni sovietiche concernono soprattutto intempestive complicazioni in Turchia e che questione degli Stretti rimane sempre in primo piano.

Commissario Esteri però [non avrebbe] fatta minima allusione alla situazione attuale fra Berlino e Mosca, né avrebbe mostrato d'altronde nutrire speciale apprensione circa intenzioni tedesche. D'altra par·te scambi commerciali procedono normalmente ed in modo soddisfacente.

Ambasciatore di Germania ha ammesso però che in certi ambienti tedeschi si continua a parlare possibilità conflitto con U.R.S.S. ed in conclusione mi ha confessato che egli stesso non riesce ancora a rendersi conto chiaramente dello stato reale della situazione.

Collega tedesco mi ha pregato considerare nostra conversazione come strettamente confidenziale.

(247) In questi circoH diplomatici come fra giornalisti stranieri continuano circolare voci più diverse e contraddittorie circa stato relazioni tedesco-sovietiche.

(l) -Vedi D. 178. (2) -Vedi D. 160. (3) -Vedi D. 191. (4) -Ed., parzialmente In M. ToscANo, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, cit., p. 302.

(248) Egli ha visto Molotov tre giorni or sono per discutere alcune questioni in corso (piccole rettifiche di frontiera nella regione lituana e ratifiche dell'accordo concluso nel gennaio (2) per delimitazione di frontiera in quel settore) ma problema dei rapporti tedesco-sovietici non è stato nemmeno sfiorato.

182

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5096/531 R. Bucarest, 29 maggio 1941, ore 22 (per. ore 6,30 del 30).

Mio telegramma n. 495 (3).

Avendo oggi rivisto Ministro Antonescu per parlargli note trattative economiche in corso, egli mi ha ancora una volta di sua iniziativa voluto intrattenere su situazione internazionale Romania.

Antonescu non ha mancato manifestarmi nuovamente desiderio Governo romeno ricevere un cenno riscontro a memorandum inviato al Governo italiano ed in genere a quanto ha fatto presente ultimamente circa aspirazioni e orientamenti Romania.

Egli mi ha detto che Governo tedesco aveva già fatto giungere qualche accenno circa suo punto di vista su quanto prospettatogli da Governo romeno.

von Ribbentrop aveva intrattenuto più di una volta Ministro Bossy al riguardo ed in sostanza era stato fatto capire che nessuna decisione sarà presa senza avere prima consultato Governo romeno e che diritti dei romeni saranno rispettati. Lo stesso Fuehrer aveva inviato Bucarest dei suoi emissari per far sapere che Romania poteva esser tranquilla circa suo futuro. Circa viaggio a Berlino al Ministro Antonescu era stato detto che egli poteva recarvisi in qualsiasi momento lo desiderasse e che in ogni caso Governo romeno sarebbe stato invitato al momento opportuno ad esporre suoi desiderata.

Ho potuto rilevare in Antonescu vivo rammarico di non aver avuto sino ad ora alcuna risposta da Governo italiano, il che dà la sensazione di disinteresse da parte dell'Italia per questo settore e ciò proprio mentre pressione tedesca si fa qui più palese (l).

(l) -Vedi D. 46. (2) -Vedi serie IX, vol. IV, D. 431. (3) -Vedi D. 130.
183

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5205/0103 R. Bucarest, 29 maggio 1941 (per. il 2 giugno).

Col mio telegramma n. 508 del 23 corrente (2) ho avuto l'onore di trasmettere a V. E. il riassunto di un discorso pronunciato da questo Ministro di Germania von Killinger davanti alla minoranza tedesca di Brassov che è stato, certamente per suo desiderio, pubblicato in larghi stralci sulla stampa.

Mi consta che tale discorso ha prodotto una certa inquietudine negli ambienti vicini al Conducator per la sua forma recisa e leggermente minacciosa.

Il Ministro von Killinger arrivato a Bucarest preceduto dalla fama di uomo energico, sfruttando anche la speciale posizione geografica della Germania -garante assieme all'Italia dell'integrità territoriale della Romania atta a prestare a questo Paese in caso di necessità un aiuto pronto ed em.cace; forte delle truppe tedesche che gli avvenimenti balcanici facevano incessantemente affluire in Romania, appoggiandosi infine sulle numerose minoranze tedesche sparse un po' dapertutto, non ha trascurato di valersi della deHcata situazione interna, oltre che internazionale, in cui versava, proprio al suo arrivo, il Governo del Generale Antonescu, per dare alla sua missione quasi il carattere di protezione del Ministro di Germania sul Governo romeno. Egli non ha in sostanza mai perduto occasione per far comprendere ai romeni che essi debbono ormai considerarsi entrati a far parte del Lebensraum del popolo tedesco e che principalmente da Berlino debbono prendere ordini e possonq sperare aiuti.

Tale tendenza appare ora chiaramente in un pubblico discorso da lui pronunciato, nel quale nessun accenno essendo stato fatto né alla politica dell'Asse

né a quella dell'Italia, si teme in questi ambienti politici di scorgervi -mentre già circola la voce che Clodius, giorni or sono, dopo aver insediato il nuovo ministro dell'Economia Nazionale, abbia chiesto l'unione doganale con la Romania -qualche sintomo rivelatore di una ancor più forte presa di possesso del Reich.

Questa mattina stessa il Ministro Antonescu, presso il quale mi sono recato per le note questioni economico-finanziarie, passato di sua iniziativa a parlare di questioni politiche. <mio telegramma n. 531 odierno) (l) ha rilevato l'attitudine dell'Italia nella questione delle rivendicazioni romene; ed ho potuto comprendere dal suo modo di esprimersi, nonostante mi sia sforzato di dimostrargli il contrario, come esistesse in lui la preoccupazione che ciò potesse significare in qualche modo un disinteresse.

(l) -Per la risposta d! Ciano vedi D. 209. (2) -Non pubbllcato.
184

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. s. P. 9580/AG. Torino, 29 maggio 1941.

Di seguito alla mia lettera n. 8949 del 19 corrente (2), ti rimetto, qui unito, copia di una lettera del Comando Supremo n. 9801 in data 26 corr., con 2 allegati, concernente la contropartita che intendiamo ottenere per le richieste francesi inoltrate tramite C.A.T. nei colloqui di Merano e successivamente.

Sono partiti per Wiesbaden, onde trattare tali questioni, l'Ammiraglio Valli e il Colonnello Re di questa Presidenza: al loro ritorno ti farò conoscere il seguito della cosa.

Ti prego gradire, caro Ministro, i più devoti e cordiali saluti.

ALLEGATO I

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, GROSSI

L. 980lj0P. Comando Supremo, 26 maggio 1941.

Il gen. von Rintelen, per incarico di O.K.W. ha qui presentato la nota di cui si annette copia (all. l) (3).

Sono stati chiesti chiarimenti con il foglio pure annesso in copia (all. 2) (4). In attesa di tali chiarimenti si preavvisa che, di massima, alla riunione di Wiesbaden di cui è cenno nella lettera del gen. von Rintelen potrete dare il consenso italiano:

-alle concessioni domandate dalla C.T.A. a Merano per cui avete chiesto il benestare del Comando Supremo con vostro rapporto n. 16142 in data 18 maggio (5), con vincolo della gradualità corrispondente alla lealtà dimostrata da parte francese

(-4) Vedi allegato III.

per quanto riguarda torpediniere e cacciatorpediniere, e con i vincoli che avrete fatto studiare dalla vostra Sottocommissione Marina per quanto riguarda la maggiore libertà di movimento delle navi;

-alle concessioni elencate nell'unito foglio, con le precisazioni ed i vincoli che riterrete opportuni;

alla condizione che:

-l'Italia sia considerata sullo stesso piano della Germania in tutte le contropartite chieste alla Francia;

-sia concesso all'Italia di avviare rifornimenti in Libia attraverso i porti dell'Africa settentrionale francese e la Tunisia;

-per tali trasporti tra l'Italia e la Tunisia sia ammesso, in linea di massima, un concorso di naviglio francese da precisare ulteriormente.

Tenete presente che la concessione di utilizzare Tunisi è per noi di grande interesse e che dovremmo ottenere per ora almeno di potervi scaricare automezzi (anche con targa civile), viveri, derrate e carburanti.

ALLEGATO II.

L'ADDETTO MILITARE TEDESCO A ROMA, RINTELEN, AL CAPO DELLO STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

L. s. N. Roma, 24 maggio 1941.

Durante le trattative germanico-francesi, svoltesi a Parigi sotto la direzione del Generale Warlimont, riguardanti questioni che oltrepassano i limiti del trattato d'armistizio, furono discusse anche questioni riguardanti essenzialmente gli interessi italiani.

Sono incaricato dall'OKW di domandare il consenso del Comando Supremo per le concessioni qui sotto presentate.

Devo premettere che queste sono concessioni di primondiale importanza per la strategia germanica. Perciò io prego il Comando Supremo di comunicare il suo con">enso al più presto possibile (Sarei inoltre riconoscente se, nello stesso tempo che il Comando Supremo mi fa pervenire questo suo consenso, istruisse la Commissione d'Armistizio italiana delle sue risoluzioni e vi darebbe gli ordini necessari).

l. Concessioni che già da qualche tempo sono state proposte alla Commissione d'Armistizio italiana da parte della Commissione d'Armistizio germanica colla domanda di acconsentirvi:

a) trasferimento in Siria di un reparto motorizzato di artiglieria contro-aerea leggera (36 pezzi da 25 mm.) con una quintupla dotazione di munizione e un equipaggio di 150 uomini reclutati da reparti concessi che si trovano nella madre-patria;

b) trasferimento in Siria di 24 pezzi da 75 mm. provenienti da depositi della madre-patria. In Siria questi cannoni debbono essere messi di nuovo in deposito e posti sotto controllo italiano. Vi si riserva però di sospendere il controllo, quando la situazione lo richiede;

c) trasferimento di 80 tonn. di materiale (pezzi di ricambio per velivoli);

d) trasferimento di 150 specialisti dalla madre-patria in Siria all'uopo di rinforzare il personale di servizio per 3 batt. contro-aeree da posizione (da 75 mm.).

2. Le seguenti concessioni per l'Africa Settentrionale saranno comunicate oggi da parte della Commissione d'Armistizio Germanica alla Commissione di Armistizio italiana colla domanda di acconsentirvi:

a) trasferimento in Africa Settentrionale dalla madre-patria di 200 ufficiali e 6 mila sottufficiali e truppa per rimpiazzare il personale mancante nei reparti dell'Eser

cito e dell'Aeronautica, concessi nel trattato d'armistizio per l'Africa settentrionale, quando sarà dimostrato il loro modo di impiego; b) mantenimento di uno dei tre reparti di artiglieria leggera (ippotrainata) previsti per essere sciolti;

c) concessione di 33 cannoni anticarro (da 25) in tutto, dotati di 3 mila colpi, provenienti da depositi della madrepatria (per quanto siano disponibili). 11 di questi cannoni sono previsti per il rinforzamento della difesa costiera;

d) concessione di 140 mitragliatrici provenienti da depositi dell'Africa settentrionale per il rinforzamento della difesa contro-aerea in Aflica settentrionale;

e) concessione del materiale necessario da depositi della medrepatria per sostituire il gruppo di caccia trasferito in Siria.

3. Oltre ciò il Generale Warlimont ha confermato la concessione di una più grande libertà d'azione prevista per la flotta francese nelle trattative avute poco fa a Merano.

Il Generale Warlimont si è tenuto esattamente nei limiti fissati durante queste trattative, i quali sono noti alla Commissione d'Armistizio.

Una conferenza di natura definitiva tra la Commissione d'Armistizio germanica e la Commissione d'Armistizio italiana è progettata per il principio della prossima settimana a Wiesbaden. ~

È necessario che in questa conferenza i rappresentanti italiani siano indotti ed autorizzati a dare il consenso italiano a detta concessione.

ALLEGATO III

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, ALL'ADDETTO MILITARE TEDESCO A ROMA, RINTELEN

L. s. N. Comando Supremo, . . maggio 1941.

Le concessioni da fare alla Francia in compenso alla assistenza e rifornimento a navi da guerra nei porti dell'A.O.F. all'invio in Iraq di armi e materiali tratti da depositi della Siria ed al consenso per lo scalo di aerei in Siria, sono quelle comunicate e discusse a Merano.

Per poter riferire alle Superiori Autorità si prega di voler cortesemente chiarire a quali altre contropartite da parte francese corrispondono le nuove concessioni da accordare in materia di trasferimento di materiale e personale in Siria ed in Africa Settentrionale e di ulteriori armamenti nell'Africa Settentrionale, per cui, con Vostra lettera in data 24 corrente, chiedete il consenso italiano.

(l) -Vedi D. 182. (2) -Vedi D. 142. (3) -Vedi allegato II. (5) -Vedi D. 142, allegato I.
185

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5078/335 R. Bagdad, 30 maggio 1941, ore 1,59 (per. ore 13,45).

Gailani mi ha detto gradirebbe partenza Legazione verso Nord dove egli si trasferirà con il Reggente. Tutto è pronto per immediata partenza Legazione. Brucio archivio riservato e cifrari eccetto R.A.l lista «M» ed A.R.38.

Nella confusione generale e nella ridda di notizie fantastiche e contrad

dittorie sto cercando appurare da altre Rappresentanze diplomatiche atteggia

mento altri membri del Governo rispetto a Gailani. Allontanamento Legazione

da Bagdad oltre considerazione politica, presenta gravi diftl.coltà tecniche e

pericoli.

Comunque se e quando riterrò opportuno e possibile partirò.

Mi conforterebbero indicazioni in linea di massima di codesto Ministero

di fronte trasferimento R. Legazione verso Nord; occorrerebbe risposta urgen

tissima.

Qualora parta aftl.derò R. Sede protezione autorità locali lasciando mio

personale servizio e cavas.

Prego indirizzare futuri telegrammi sia a Bagdad che a Mossul.

Servizio radiotelegrafico tra Bagdad e Roma per ora funziona.

186

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO

T. S. N. D. 18580/105 P. R. Roma, 30 maggio 1941, ore 3,30.

Vostro 137 (1).

Come è precisato nel mio telegramma 66 (2), in conformità al desiderio espresso nella Nota Verbale rimessavi da codesto Governo 8 corrente (3), nostre autorità militari ricevettero a suo tempo ordine di prendere contatto con codesta autorità per graduale sgombero territorio croato occupato.

Potete assicurare Poglavnik che in linea di massima nulla abbiamo in contrario a che sgombero nostre truppe sia graduato in relazione ad analogo ritiro truppe tedesche. Converrà perciò che codesto Governo vi faccia conoscere quando in quale misura e da quale località possa procedersi al ritiro nostri contingenti, tenendoci informati degli analoghi movimenti delle truppe tedesche.

Comando II Armata riceve istruzioni di uniformarsi alle richieste che verranno formulate da codesto Governo e di tenersi a tal fine in coS'tante contatto con codesta Legazione.

187.

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5037 S. N. R. Bagdad, 30 maggio 1941, ore 18,01 (per. ore 21).

Precedenza assoluta.

Apprendo adesso in seguito situazione militare iersera Primo Minist.ro Governo e Comandi sono fuggiti stamane per Teheran.

Sembra si stia trattando questo momento tra Ambasciatore d'Inghilterra Ministro di Turchia per cessazione ostilità.

Tutto bruc~.ato.

Telefono Ufficiali italiani partire se possibile per Iran aereo per Siria.

(l) -Vedi D. 168. (2) -Non rinvenuto. (3) -Trasmessa da Casertano con telespr. s. u. 53/38 del 10 maggio, non pubblicato.
188

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 17013/249 P. R. Mosca, 30 maggio 1941, ore 21,40 (per. ore 5,30 del 31).

Vostro telegramma n. 142 (1). Mi sono intrattenuto con Commissario Esteri secondo Vostre istruzioni ed ho ottenuto seguenti risposte preliminari:

Esportazione sovietica:

1°) -Per rame stagno e nichelio possibilità di forniture non è più stata esclusa in modo categorico.

Non ho potuto ottenere promessa esplicita.

In ogni caso quantitativo sarebbe sempre molto limitato. Impossibile precisarlo fin da ora. In linea di massima U.R.S.S. non intende stabilire relazione fra minerale esportato e macchinario importato;

2°) -Per minerali di manganese, amianto a fibra lunga, biossido di manganese, paraffina solida, oli lubrificanti, mica e ghisa Commissario si è riservato darmi maggiori precisazioni entro qualche giorno dovendo consultare organi competenti in ogni ramo.

3°) -Per mazut mi ha lasciato comprendere che sarà facile soddisfare nostra richiesta di 270.000 tonnellate.

Esportazione italiana:

0 ) -Per impianti di segnalazioni ferroviarie locomotori che finora U.R.S.S. non ha acquistato è impossibile pronunciarsi senza conoscere tipi e qualità del materiale offerto.

Questione potrà essere decisa solo dopo esame e discussione fra tecnici delle due D~egazioni.

2°) -Condensatori elettrici e cavi di energia potranno interessare ma anche per questo materiale è necessaria consultazione fra tecnici.

3°) -Prodotti chimici. In linea di massima interessano ma non è possibile precisare quantitativo senza conoscere merce specifica che possa essere offerta ret1Jificando questo titolo generico.

4°) -Acido tartarico ed oli essenziali. Commissario ha confermato che

U.R.S.S. po1Jrà acquistare quantitativo rmitato per i11 momento non precisabile.

5°) -Macchine contabili, macchine da scrivere, macchine da cucire industriali, carta sigarette, limoni non interessano.

6°) -Commissario mi ha confermato che U.R.S.S. non è interessata a rayon ma solo a lana artificiale.

Mi riservo telegrafare appena possibile ulteriori precisazioni per primi giorni prossima settimana (l).

(l) Vedi D. 170.

189

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ

L. s. N. Roma, 30 maggio 1941.

Nello spirito degli accordi firmati a Roma il 18 corrente (2) e nell'intento di promuovere il benessere delle popolazioni che verranno a vassa,re sotto la sovranità del Regno d'Italia e del Regno di Croa21ia, Vi prospetto l'opportunità. di assicurare, mediante intese di carattere particolare, il mantenimento al liveUo attuale del volume degli scambi tra i territori della Da~mazia passati sotto la Sovranità dell'Italia e quell'i della Dalmazia passati sotto la sovranità croata, nonché di favorire con ogni mezzo la possibilità di accrescere ulteriormente il vOlume degli scambi predetti.

Nell'attesa che possiamo quanto prima addivenire ad un completo regolamento di questo problema nel quadro generale dei futuri rapporti economici fra i due Stati, converrebbe determinare fin d'ora i rispettivi diritti dell'Italia e dell'indipendente Stato di Croazia, quali Stati successori del cessato Stato jugoslavo, per quanto riguarda gli interessi appartenenti a sudditi di Stati contro i quali l'Italia è scesa in guerra e in particolare l'attribuzione delle concessioni dei giacimenti minerari e degli impianti industriali appartenuti ad imprese od Enti di queste stesse nazionalità nei territori dalmati, siano essi passati sotto la sovranità dell'Italia o dell'indipendente Stato di Croazia.

Le linee m base alle quali potrebbe addivenire al regolamento dl tale questione potrebbero essere le seguenti:

l) -La successione gratuita nei diritti già spettanti, nei confronti dei suddetti dnteressi stranieri, al cessato Stato jugoslavo spetterà all'Indipendente Stato di Croazia per quanto attiene ad attività le cui produzioni si effettuavano nei territo-ri dalmati passati sotto la sovranità croata e che essa spetti allo Stato italiano per quanto attiene ad attività le cui produzioni si effettuavano nei territori da;lmati passati sotto la sovranità italiana.

2) -Qualora si tratti di interessi relativi ad attività le cui produzioni si sviluppano in parte nei territori passati sotto la sovranità croata e in pa;rte in

territori passati sotto la sovranità italiana, resta stabilito che la successione a titolo gratuito nei diritti già appartenenti al cessato Stato jugoslavo e la successione negli interessi stranieri relativi sarà regolata come segue: allo Stato italiano e aill'indipendente Stato di Croazia spettano nell'uguale misura del 50 per cento i diritti e le azioni di dette imprese, attività e produ~ioni, che non costituivano interessi precedentemente acquisiti dallo Stato italiano, direttamente o a mezzo di Enti da esso controllati; fermo restando che i di-ritti precedentemente acquisiti dallo Stato italiano direttamente o da Enti da esso controllati sulle imprese, attività e produzioni di cui trattasi vengono comunque riconosciuti &ll'Italia e non \'erranno computati nella partecipazione de'l 50 per cento di cui sopra.

3) -Ove tale partecipazione non esista, la successione a titolo gratuito nei diritti e negli interessi predetti sarà attribuita all'uno o all'altro Stato secondo intese da promuoversi caso per caso ed ispirate ad equità.

4) -Ciascuno dei due Stati, per quanto di sua competenza, si impegna a faciHtare in ogni modo lo sviluppo dell'impresa di cui esso acquista, in base ai principi sopra enunciati, la proprietà, praticando comunque, per l'attività di essa che si svolgerà sia pure solo in parte nel proprio territorio, condizioni non più onerose di quelle già consentite dal cessato Stato jugoslavo (1).

(l) -Vedi D. 225. (2) -Vedi D. 134, nota l.
190

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5331/1598/0159 R. Lisbona, 30 maggio 1941 (per. il 4 giugno).

Sono stato ricevuto oggi dal signor Salazar in visiva di congedo. Il Presidente mi ha intrattenuto a lungo sulla situazione politica generale. Non mi ha nascosto la sua viva irl'itazione per il discorso di Roosevelt e mi ha testualmente detto: «Roosevelt che fa l'aspra critica dei regimi totalltari, con la sua dichiarazione di essere unico giudice di quando e dove debba intervenire per assicurare la difesa del continente americano, passando sopra con straordinaria disinvoltura a quelli che sono i diritti sovrani di terzi Stati, si è messo sullo stesso piano della Germania da lui tanto criticata, la quale ha adottato il metodo di occupare dei territori stranieri a titolo preventivo per evitare che eroi cadano in mani nemiche. Mi sembra assolutamente paradossale e senza precedenti nella storia che il signor Roosevelt parli non solo a nome del suo paese ma anche a nome del Canadà e cioè di una parte dell'Impero britannico. Ritengo poi che sia piuttosto gratuita la sua affermazione di parlare a nome delle ventuno repubbliche sud-americane. Da vario tempo vado ripetendo ai

sud-americani che il più grave pericolo della loro esistenza è rappresentato dall'America e non solo pericolo di ordine economico quanto e soprattutto pericolo di ordine spirituale. Se gli Stati Uniti del Sud America si lasceranno «americanizzare» essi perderanno il genio della loro razza latina e diventeranno anonime pedine senza carattere e senza personalità. Anche l'idea di Roosevelt di battere economicamente l'espansione tedesca negli Stati Uniti dell'America Latina è destinata a risolversi in un gravissimo danno per i paesi del Continente Sud-Americano che finiranno col diventare più schiavi di Washington di quanto già siano. Ma ancora più del discorso di Roosevelt, che considero una manifestazione tipica di vieto imperialismo senza nessuna oridinalità, mi è parso vuoto e di una povertà «lagrimevole » il discorso di ieri di Eden sull'organizzazione della Nuova Europa. Nessuna idea nuova; solo concetti parafrasati su quelli della vecchia guerra e che non possono certo più illudere nessun popolo. Devo riconoscere che tra i due mondi in conflitto quello rappresentato dall'Asse è il solo che abbia non solo una parola nuova ma effettuate delle realizzazioni profonde alle quali mi sono io stesso ispirato adattandole alla menta!lità, alle tradizioni e al genio del mio popolo. Tuttavàa con la massima franchezza devo ritornare su un concetto che già vi ho espresso in un'altra occasione e cioè che neppure da parte di Roma e Berlino si è stati finora molto chiari su quello che costituirà l'Ordine Nuovo. I popoli dii. Europa vivono dunque di fronte ad una spiegabile ansia. Il mondo anglo-sassone da una parte ripete formule e concetti superati, non rendendosi affatto conto che l'umanità ha bisogno di idee nuove e che i principi rivoluzionari hanno già in vaste zone dell'Europa creato le condizioni per l'avvento de'll'Ordine Nuovo. Dall'altra parte le Potenze dell'Asse circondano di un'eccessiva circospezione le loro vere idee sul futuro dell'Europa e su quello dell'Africa. Ho I'impressione che anche il Duce col suo spirito profondamente realistico abbia preferito per ora prendere delle misure concrete che interessano 'la difesa della nuova Italia, e questa impressione mi è stata confermata dalla sistemazione che egli ha dato al nuovo Stato Croato».

Il Signor Salazar mi ha parlato poi lungamente dell'evoluzione della guerra. Egli è propenso a credere che Roosevelt finirà coll'intervenire nel conflitto; ritiene che 'la guerra sarà lunghissima; pensa con profondo scoramento al tragico destino dell'Europa qualora una pace onorevnle non arresti in tempo il progressivo impoverimento e dissanguamento del continente europeo. Salazar ritiene che :l'es-ito del conflitto non possa essere pronosticato dato l'equilibrio delle forze in presenza. Egli pensa che ìl predominio della Germania sull'Europa debba essere una fatalità storica ma aggiunge che il destino imperiale della Germania è un destino continentale perché esso è comandato dalla posizione geo-politica del mondo tedesco. Vede viceversa il destino deU'Italia come mediterraneo e coloniale e pensa che solo un grande Impero italiano potrebbe rappresentare elemento di contrappeso e di equilibrio ad un sistema continentale dominato dalla Germania. Il sistema tuttavia che implichi un dominio schiacciante della Germania sul Continente non gli sembra ai fini storici di carattere stabile e duraturo. Sa,lazar rimpiange caldissimamente che la cecità degli uomini politici d'Europa abbia impedito il realizzarsi del solo sistema «vitale» che il genio politico del Duce aveva escogitato e che avrebbe permesso in una funzione di felice equilibrio la vita e l'espansione di quattro Imperi ed anche dei paesi più piccoli dell'Europa. Salazar mi ha detto: «Il patto a quattro era il solo sistema che avrebbe consentito una felice convivenza dei popoli europei, evitando le guerre futili, mantenuto il principio dell'equilibrio europeo, riformato di fatto l'assurdo sistema della Società delle Nazioni, organizzazione malata e al servizio dell'Inghilterra. Io sono il solo uomo politico europeo che si sia espresso a suo tempo in favore di una tale concezione che avrebbe evitato al mondo questa paurosa alternativa di una gigantesca dittatura che o sarà tedesca

o sarà nord-americana».

Accennandomi alle minacce americane sulle Isole portoghesi Salazar mi ha detto che egli aveva preso tutte le misure per difenderle e fatto sentire a Washington in maniera vibrata il suo malcontento per la disinvoltura con cui colà si credeva di poter agire nei confronti di uno Stato sovrano che non aveva ancora abdicato ai suoi diritti.

Il Presidente mi ha pregato di dirVi che egli apprezzava al più alto grado Io sforzo militare che l'Ita~Ha stava compiendo. La prova di resistenza e di forza che dà il nostro Paese già logorato da due guerre antecedenti gli era motivo della più viva ammirazione. Il Presidente mi ha detto che era molto lieto che le relazioni fra l'Italia e il Portogallo si fossero stabilite in questi ultimi tempi su un piano di cordialità fiduciosa e fattiva. Egli era molto sensibile allo atteggiamento assunto dalla stampa italiana e dalla radio italiana in occasione del XV Anniversario dell'avvento del nuovo regime portoghese.

Nel congedarmi il Presidente, che nel corso di tutta la conversazione ha sempre parlato del Duce con le abituali espressioni di viva ammirazione e di profondo rispetto, mi ha rivolto parole di calda simpatia e mi ha pregato di trasmetterVi H suo saluto.

(l) Con lettera del 30 maggio PAVELIÉ accusò ricevuta di questa nota. aggiungendo quanto segue: «Nel prendere atto di quanto m! avete dichiarato a nome del Governo !tal!ano, ho l'onore di comunicarvi, a nome del Governo croato di essere d'accordo in quanto precede».

191

IL CONSOLE GENERALE A FRANCOFORTE, SERRA DI CASSANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. U. 06830/495. Francorjorte, 30 maggio 1941 (1).

Mio telespresso n. 06498/475 del 23 maggio (2) c.a. e mio telegr. 06714 del 29 maggio 1941 (3).

Facendo seguito al telegramma n. 06714 del 29 maggio scorso, comunico ora dettagliatamente come si svolse la mia visita di ieri 29 maggio, al Principe Michele Petrovié di Montenegro.

Chiesto ed ottenuto di poter parlare riservatamente col Principe, esposi a questi quanto avevo fatto oggetto del telegramma n. 05819 de}lla R. Ambasciata in Berlino.

Non mi sembrò che Egli fosse soverchiamente sorpreso della mia comunicazione; e dopo aver ringraziato il Governo Italiano per l'offerta della Corona

di Montenegro, dichiarò subito e ripeté più volte che rifiutava formalmente questa offerta.

Indi, senza nemmeno attendere da me una richiesta di chiarimenti o giustificazioni circa tale netta decisione, iniziava senz'altro una serie di affermazioni del seguente tenore:

-che non esisteva per ~ui una naz,ione montenegrina; ma che il popolo del Montenegro era e sarebbe rimasto sempre serbo;

-che voler creare un Regno di Montenegro rappresentava per lui un non senso; così come se oggi si volesse in Italia ricostituire il Regno di Napoli o la Repubblica di Genova;

-che molti anni fa egli aveva giurato fedeltà al defunto Re Alessandro ed alla sua dinastia; e che mai avrebbe ritirato la propria parola, soprattutto essendo morto il sovrano depositario del giuramento;

-che, pur avendo profonda simpatia per la Germania e l'Italia, egli disapprovava la loro guerra, e riteneva fermamente che esse sarebbero state infine sconfitte.

Richiesto da me perché nutrisse tanta sicurezza nella vittoria britannica, Egli rispondeva che considerava il prossimo intervento degli Stati Uniti decisivo; precisando anche che lo sforzo militare americano si sarebbe fissato dall'inizio sul Portogallo e sulla Spagna.

Miei accenni al desiderio del popolo montenegrino, di salutare sul trono di Re Nicola il nipote designato nel testamento del fondatore della dinastia dei Petrovié Njegos, come pure ad un certo obbligo morale imposto a tale Principe designato, non sono stati nemmeno raccolti.

Il Principe Michele mi ha invece caldamente raccomandato di far conoscere che egli ha sempre nutrito per S. M. la Regina Imperatrice, sua Augusta Zia, massimo rispetto, viva affezione, profonda gratitudine; e che avrebbe conservati questi sentimenti inalterati per tutta la vita.

Prima di terminare il colloquio, in ogni istante del quale il Principe si è dimostrato verso di me di una affabilità squisita, Egli ha suggerito di offrire la Corona Montenegrina a suo cugino il Principe Roman, attualmente residente a Roma.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 160. (3) -Non pubblicato.
192

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5183/156 R. Atene, 31 maggio 1941, ore 0,45 (per. ore 22,20).

Questo mio coNega tedesco mi ha detto che epoca sostituzione truppe germaniche con quelle italiane in territorio greco dipende da andamento operazioni Creta, ma che probabilmente potrà essere effettuata verso la metà giugno. Analoghe informazioni mi vengono riferite da Tenente Colonnello Chiusi, ufficiale italiano di collegamento presso il Comando tedesco. Predetto ufficiale superiore m'informa altresì avergli sotto capo ufficio Goli di quel Comando confermato che ad Atene si tratterrebbe una divisione tedesca. Dato che sarà di particolare importanza, agli effetti in generale occupazione, presenza o meno nostre truppe Atene ed in particolare in relazione... (l) circa Comando piazza della capitale, non mancherò naturalmente per parte mia di cercare di adoperarmi nei limiti dei mezzi a mia disposizione perché nostra presenza anche in Atene venga a risultare la più importante data forte possibilità in fatto e in diritto.

Ho intanto approfittato dell'occasione per rappresentare mio coHega tedesco necessità che noi veniamo a suo tempo a disporre alla capitale di mezzi adeguati di organizzazione e di controllo degli organi statali della Grecia.

Altenburg si è dichiarato con me d'accordo al riguardo.

193

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5163/148 R. Zagabria, 31 maggio 1941, ore 2 (per. ore 22).

Impressione lasciata nel Poglavnik visita Conte Volpi è aperta comprensione difficoltà che nuovo Stato attraversa per la situazione interna e pressioni altri Paesi. Riprendendo motivi nostra principale richiesta unione doganale e valutaria nel quadro possibilità bancarie e industriali che costituiscono apprezzato contributo dell'Italia al potenziamento ricchezze agricole minerarie e idriche Croazia, Conte Volpi è riuscito ad ispirare fiducia in questi ambienti ufficiali, ha convinto anche alcuni elementi scettici e maldisposti che da parte degli italiani non vi è Intenzione accaparrare e sfruttare ricchezze c,roate prescindendo dagli interessi nazionali questo Paese. Poglavnik personalmente ha espresso avviso che missione Conte Volpi ha indirettamente influito sulle negoziazioni in corso con i delegati economici tedeschi, permettendo far valere in parte suo punto di vista non [favorevole] concessioni troppo impegnative ed a lungo termine; ha anche contribuito affrettare conclusioni tali negoziazioni che vengono Hrmate oggi. Nelle prossime trattative con l'Italia, che dovranno essere riprese a Roma ai primi di giugno, prevedesi che accordi monetari e Vllllutari avranno massima parte.

Per I'Unione Doganale alcuni collaboratori tecnici Poglavnik si fanno già sostenitori interesse croato ampliare per quanto è possibile formula accettata per tutta la Dalmazia ed il tenitorio fiumano. Altri ostinatamente si manifestano contrari cercando influenzare Dott. Paveìié e ripristinando altresì deplorati principi nelle conversazioni preliminari giorni scorsi e rese pubbliche col comunicato diramato dalla Agenzia Stefani e Agenzia Croata.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: «Due gruppi indecifrabili».

194

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5230/180 R. Teheran, 31 maggio 1941, ore 16 (per. ore 6,30 del 1° giugno).

Fin da .ieri era corsa voce in Teheran che GaHani e parte del suo Governo fossero giunti in Iran. Oggi un comunicato ufficiale annunzia che ieri mattina alle ore 6,30, Reggente Iraq, Gailani ed altri Ministri ed ufficiali iracheni hanno traversato frontiera iraniana a Khosrovi. Ministro degli Affari Esteri e Incaricato d'Affari iracheno ignoravano tale notizia ancora ieri nel pomeriggio e sono stato io il primo ad avvertirli delle voci predette che correvano in città.

Secondo informazioni avute ora da questo Ministero degli Affari Esteri, si sarebbe formato a Bagdad Governo provvisorio di tre persone per preparare capitolazioni. Quanto a Gailani ed ai suoi compagni arrivati in Iran, sebbene essi si siano dichiarati rifugiati politici, verranno trattati molto amichevolmente da queste Autorità. Notizia fuga Gailani ha prodotto dolorosa impressone nel pubblico iraniano che, come ho riferito sin dal primo momento, simpatizzava palesemente con i rivoltosi iracheni, mentre ha convalidato sfiducia che questi circoli ufficiali hanno sempre manifestato verso Gailani ed il suo movimento e verso gli iracheni in generale, che vengono ritenuti mancanti di vero spirito nazionale, di amore dell'indipendenza, di serietà nazionale, e venali.

La propaganda inglese ha già lanciato i suoi emissa·ri a questo Bazar per

qualificare fallimento rivolta Iraq come scacco prestigio dell'Asse 1n Oriente. Ad ogni modo questa R. Legazione, seguendo le informazioni ricevute da Bagdad ha sempre [prestato] tutta la sua opera per appoggiare Governo di Gailani ed i suoi emissari in Persia.

195

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5153/432 R. Madrid, 31 maggio 1941, ore 17 (per. ore 0,15 del 1° giugno).

Miei telegrammi 396 (l) e 419 (2).

Serrano mi ha detto stamane che apparentemente ha dovuto mostrarsi soddisfatto della ·risposta di Ribbentrop alla nota da lui presentata a Berlino circa significato riavvicinamento franco-tedesco nei riguardi aspirazioni terri

toriali della Spagna, ma che nella sostanza egli non può esserlo affatto. Per quanto anche egli sia al corrente del gigantesco attuale spiegamento forze Germania contro Russia (mio telespresso 1332) (l) egli avrebbe notizia che un sottomarino tedesco sta per giungere Dakar e che truppe tedesche si imbarcherebbero prossimamente Tolone per Biserta destinate Marocco. Tali movimenti debbono dunque celare ben altri accordi fra Francia e Germania che non quelli fattigli comunicare da Ministro degli Affari Esteri tedesco. Sue preoccupazioni per avvenire sono dunque gravi, per quanto non possa ammettere che Germania abbia definitivamente preferito alla amica Spagna la Francia che è stata e sarà sempre nemica e spera quindi che la Germania, una volta allontanato pericolo anglo-americano dal Marocco sarà disposta favorire realizzazione aspimzioni Spagna su quella regione.

Neil corso della conversazione Serrano ha poi dichiarato che Spagna aveva perduto più di una favorevole occasione per far valere suoi diritti sull'Africa Settentrionale. << Non si danno appuntamenti alla storia -egli ha detto testualmente -Spagna doveva occupare Marocco francese giorno a,rmistizio fra Francia e Asse. Le cabile erano allora in rivolta contro Francia ed esercito francese schiacciato indecorosamente. Quello era momento favorevole per nostro intervento. Mancavano anche allora armi e grano ma Asse non avrebbe potuto !asciarci soli a combattere e ci avrebbe aiutato».

Nel trattare poi dell'attuale momento, e ripetermi quanto già detto altre occasioni circa importanza stagione estiva per entrata in guerra, Spagna e sviluppo operazioni belliche Mediterraneo orientale in seguito operazioni Creta, Serrano mi ha lasciato capire che probabilmente Franco e lui faranno al momento opportuno una nuova offerta all'Asse per partecipazione Spagna al conflitto.

(l) -Vedi D. 136. (2) -T. s. n. d. 4942/419 R. del 26 maggio, non P\lbbllcato: riferiva che 11 governo tedesco aveva comunicato alla Spagna che le conversazioni franco-tedesche non sl erano riferite a rivendicazionl terrltorlall d! t~rzl stati.
196

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5316/036 R. Belgrado, 31 maggio 1941 (per. il 4 giugno).

Mlo telegramma per corriere n. 029 in data 28 corrente (2). Ho avuto lunga e amichevole conversazione con mio collega di Germania Benzler, subito dopo suo ritorno da Salisburgo.

Per ciò che concerne assetto Serbia mi ha detto che Governo tedesco non ha ancora preso decisioni definitive. Mi ha fatto comprendere che Ribbentrop gli ha lasciato di giudicare momento opportuno per decidere provvedimenti organici. Frattanto Benzler ha in animo di agire con misura e per gradi, osservando reazioni serbe e raccogliendo elementi. Per il momento la sua tendenza è a dare maggiore impulso ai Commissariati tecnici già istituiti (telegramma per corriere n. 024 in data 20 corrente) (3) e a conferire man mano

190 ad Acimovié Commissario per l'Interno, se non la carica palese e formale di Capo del Governo, almeno successive attribuzioni di fatto.

È da rilevare che nell'organizzazione germanica attuale del Governo della Serbia si nota da vari sintomi l'inizio di un contrasto fra il Comandante territoriale, Generale di Squadra Aerea Foester, che ha l'effettivo comando, e il Commissario per gli Affari Economici Neuhausen, che fa parte del comando stesso. Figura Neuhausen è nota. Si trovava già in Jugoslavia da molto tempo, inviatovi con larghissimi poteri da Goering di cui viene descritto come l'uomo di fiducia. Si afferma che aveva sperato di aver egli stesso l'effettivo governo della Serbia. Passa per un uomo di grandissima attività e di pochi scrupoli. Non è chiaro quale sia attitudine in tutto ciò del Generale Turner, che fa pure parte del Comando territoriale. Benzler sembra essersi posto dalla parte del Comandante Militare, e quanto mi ha detto circa nomina commissario liquidatore della Banca Nazionale (mio telegramma odierno n. 39) (l) potrebbe esserne un indizio.

Benzler mi ha fatto vedere, durante conversazione carta su cui erano tracciati nuovi confini ex territori jugoslavi. Essi corrispondevano a quelli già noti. Mancava tuttavia linea confine sud-orientale del Montenegro. Per ciò che concerne Serbia Ministro Germania mi ha fatto notare però che Banato è occupato dalle forze germaniche (e ha indicato sino alla fine della ·guerra) ed è amministrato attualmente dal Comando territoriale della Serbia. Del pari dipendono dallo stesso Comando una striscia lungo la riva destra del Danubio che andrebbe sino a Vinkovici-Osijek e supponeva (senza saperlo ancora esattamente) si unisca al territorio di Maribor di occupazione tedesca. Stesso Comando ha inoltre giurisdizione su un'altra striscia sulla riva sinistra della Sava da Belgrado a monte per il tratto da oriente ad occidente. Ministro di Germania ha Indicato che queste sono grandi linee situazione attuale, mentre precisi confini di ta11 zone non sono molte volte indicabili, in quanto spesso costituiti da linee di demarcazione militare in continua variazione.

Quale che sia estensione territori annessi al Comando territoriale della Serbia (a parte Banato esattamente definito) è evidente che due striscie lungo Sava e Danubio, che sono tra zone più fertili di queste regioni, costituiscono in pari tempo (se com'è prevedibile loro risorse saranno sfruttate da Germania) un considerevole apporto all'economia generale assegnata, come zona di amministrazione e di sfruttamento al Comando della Serbia e un'aliquota equivalente in meno all'economia generale della Croazia. Da un punto di vista politico appare notevole il fatto -sinché tali disposizioni permarranno -che alla piccola Serbia viene dato ampio respiro con due piaghe che sono certamente le migliori nella zona immediatamente contigua a Belgrado.

Vi è questione infine che Semlino (che si trova nella striscia Sava-Danubio) sia sottratta definitivamente alla Croazia e assegnata a Belgrado per non spezzarne unità economica. Questione è però tuttora in esame.

Benzler è ritornato nella conversazione a preoccupazioni germaniche per tre milioni di serbi che si trovano fuori attuali confini Serbia. È arrivato sino a dirmi che persecuzione croata contro serbi ortodossi ha evidentemente un

17 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

solo scopo, quello di scoraggiare i serbi dal permanere nei territori assegnati alla Croazia. Poiché trasferimento nella Serbia attuale di circa tre milioni di serbi non è un problema affrontablle, nei suoi colloqui con Ribbentrop a Salisburgo era stato convenuto che Governo del Reich avrebbe sconsigliato quello croato dal persistere in tale politica di persecuzioni dei serbi. Benzler mi ha insistentemente pregato di riferirVene, e di domandare che R. Governo parallelamente insista nello stesso senso presso quello croato.

Dalla successiva conversazione di oggi appare evidente che questa preoccupazione germanica ha trovato un limite nell'interesse e nel proposito tedesco di negoziare l'aliquota dei sloveni da trasferire dalla zona slovena di occupazione germanica, contro altrettanti serbi da trasferire nella Serbia.

Da quanto mi ha detto Benzler ·rimane tuttavia fermo proposito germanico contro persecuzioni dei serbi in Croazia. Per ciò che direttamente concerne nostri interessi è di oggi cosa espostami da vedova Pasié, di cui riferisco separatamente (1).

Dopo redazione presente telegramma ho avuto notizia confidenziale da Legazione di Germania che è già stato approvato provvedimento che sostituisce Generale Foester con Generale Corpo d'Armata Schoder nel Comando territoriale della Serbia.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Vedi D. 174. (3) -Vedi D. 146.

(l) Non pubblicato.

197

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELEFONO 5182/164 R. Atene, 1° giugno 1941, ore 1,15.

Ho motivo di credere, in seguito ad una conversazione in via amichevole con mio collega di Germania, che questo Comando germanico e questo plenipotenziario del Reich abbiano avanzato congiuntamente a Berlino seguente proposta circa ripartizione zona occupazione in Grecia.

Truppe tedesche continuerebbero occupare: l) Creta, che anche in seguito atteggiamento tenuto da popolazione rimarrebbe sempre sotto amministrazione militare;

2) Isola Samotracia, Lemno, Chio e Mitilene;

3) Macedonia dallo Struma alla Vistriza. In questa ultima zona (Salonicco) sl trasferirebbe Comando Armata germanica. Resterebbero poi in altri punti comandi e unità aviazione e comandi e basi di marina.

Quanto ad Atene, rimarrebbe solo una divisione da montagna adiacenze della città nella quale assunto da noi compito mantenere ordine pubblico. Secondo parere Altenburg, espressomi nell'eventualità incidenti di cui al mio telegramma 163 (2) sarebbe opportuno che non vi fossero truppe entro città,

ma solo in prossimità, mentre controllo polizia greca ed ordine pubblico potrebbe essere assicurato da carabinieri.

Passaggio ad occupazione italiana resterebbe prevista per metà giugno. Prego voler considerare tali informazioni come strettamente personali e confidenziali.

(l) -Non pubbllcato. (2) -T. 5226/163 R. del 1o giugno, ore 0,30, non pubblicato.
198

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. PER TELESCR. 5154/150 R. Zagabria, 1° giugno 1941, ore 1,40.

Firma nuovi Accordi economici tedesco-croati avrà luogo in serata dopo cinque giorni trattative. Prevedevasi continuazione discussioni sino metà prossima settimana, qualora richieste tedesche per ampliare campo negoziati avessero avuto accoglimento. Poglavnik ha affermato suo punto di vista limitare accordi al regolamento questioni urgenti per la ripresa traffici.

Mentre riservomi dare maggiori precisazioni (1), riassumo punti principali sui quali risultami essere stata raggiunta intesa fra le due parti:

l) Scambio merci per i prossimi quattro mesi sarà volume complessivo 500 milioni dinari, importo che corrisponderebbe all'incirca all'aliquota commercio estero che ricadeva sulla Croazia per un uguale periodo riguardo alle esportazioni jugoslave.

2) Banca Nazionale tedesca e Banca croata di Berlino aprirebbero crediti per rendere possibile scambi suddetti.

3) Accordi prevedono esportazione in Germania minerali tra cui bauxite, cromo ed altri prodotti. Pagamenti si svolgerebbero attraverso apertura conto compensazioni.

199

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5312/249/144 R. Zagabria, 1° giugno 1941, ore 22 (per. ore 14 del 4).

Durante colloquio avuto ieri col Poglavnik, egli mi ha fra l'altro comunicato difficoltà incontrate per raggiungimento accordo confinario con Ungheria e rinvio conversazioni ad altro momento.

A precisazione mi ha detto che, verso il dieci maggio, prima di recarsi a Roma per offerta Corona a S. M. Re Imperatore e per firma accordi con Italia, Governo croato era stato sollecitato da parte Ungheria a svolgere trattative

politiche per regolamento confini; conversazioni con Incaricato Affari Ungheria, iniziatesi in atmosfera di massima cordialità, portarono ad una intesa preliminare, con accoglimento richiesta croata per territori Medjumurje, ricca regione in gran parte coltivata a grano, comprendente anche zone minerarie. Essa trovasi tra Drava e Fura e, benché sia ora occupata da truppe ungheresi, rientra nel confine storico della Croazia.

Ma alcuni giorni dopo suo ritorno da Roma, Poglavnik notò improvviso mutamento e intenzione Ungheria procrastinare soluzione confinaria. Egli domandò quindi chiarimenti, che non vennero subito dati. Fu indotto a sollecitare dichiarazioni esplicite per ottenere che venisse confermata concessione territorio Medjumurje. In questi giorni ha avuto la risposta: che è negativa.

Poglavnik mi ha aggiunto che sue informazioni attendlbilissime, avvalorate da indiscrezioni fatte a persone croate non aventi cariche ufficiali da stesso Incaricato Affari Ungheria, hanno stabilito che mutato atteggiamento ungherese è conseguente ai patti politici con Italia e all'offerta Corona. Precedentemente firma accordi Roma erano stati fatti passi ufficiosi da parte ungherese per unione Corona Croazia alla Corona di Santo Stefano.

Governo Reich pare che dal suo canto avesse favorito e incoraggiato tale soluzione.

(l) Le ha date con T. per corriere 5313/250/145 R. del 2 giugno 1941, non pubbllcato.

200

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP (l)

VERBALE. Brennero, 2 giugno 1941.

Riassumo i termini del colloquio col Ministro von Ribbentrop:

Francia. -Von Ribbentrop dichiara che le relazioni tra Germania e Francia non sono mutate nel fondo e che non vi è nessuna intenzione di mutarle. I contatti avuti col Governo di Vichy sono diretti unicamente ad ottenere dalla Francia tutti i possibili vantaggi contingenti per continuare a sviluppare la guerra contro la Gran Bretagna. A Berlino non si ignora il vero stato d'animo francese verso la Germania: se la Francia ne avesse la possibilità, balzerebbe unanime in armi contro il nemico tradizionale. Per questo l'avvenire della Francia è segnato. Comunque ai fini bellici conviene negoziare con Vichy e particolarmente ottenere l'uso dei porti della Tunisia per i rifornimenti dell'Asse in Libia. Ribbentrop prega di lasciar condurre le trattative unicamente alla Germania, in considerazione della maggiore suscettibilità francese nei riguardi italiani. Il fatto che i francesi rifiutano lo sbarco degli italiani a Tunisi non deve destare presso di noi la minima preoccupazione. Gli accordi tra l'Italia e la

Germania nei riguardi di Tunisl sono in piena forza e verranno applicati alla fine della guerra.

Russia. -Le voci circa prossimi inizi delle operazioni contro la Russia sono da considerarsi destituite di fondamento, per lo meno eccessivamente premature. Sono stati i russi che hanno iniziato il concentramento di forze sulla frontiera germanica. Da parte tedesca si è risposto con un altrettanto imponente concentramento di forze. È certo che le relazioni russo-tedesche non sono oggi quelle che furono due anni fa. Dalla garanzia dell'Asse alla Romania è scaturita la diffidenza e l'ostilità sovietica. Non ritiene che Stalin voglia compiere la follia di attaccare la Germania, ma se dovesse compierla o se in un modo qualsiasi la pressione sovietica dovesse aumentare, è certo che nel giro di breve tempo l'Armata russa verrebbe letteralmente spazzata dalle forze naziste. La preoccupazione maggiore sorge dal fatto che la guerra interromperebbe l rifornimenti, i quali adesso, tranne che per i carburanti liquidi, continuano a svolgersi con un ritmo soddisfacente.

Turchia. -La posizione di questo Paese appariva particolarmente interessante al momento della rivoluzione irachena. Von Papen ritenne di poter ottenere dal Governo turco il libero transito di armi e forse anche di uomini. Ma si trattava di una illusione dell'Ambasciatore Papen. In realtà l'atteggiamento turco è ancora riservato e in taluni settori ambiguo. Da parte tedesca si continueranno i tentativi di condurre la Turchia quanto più vicino possibile all'Asse, promettendole anche rettifiche territoriali nelle zone di Adrianopoli e la cessione di una o due isole greche vicine alla costa turca.

Spagna. -Ribbentrop ha ripetuto che alla Spagna risale la principale responsabilità del ritardo nelle operazioni dell'Asse, dovuto alla mancata occupazione di Gibilterra che, nel gennaio-febbraio, avrebbe potuto facilmente essere compiuta dalle forze germaniche all'uopo preparate. Ciò nonostante l'Asse dovrà continuare a svolgere azione diretta ad assicurarsi l'amicizia spagnola. Nei riguardi dei dirigenti della Spagna Nazionale, Ribbentrop ha mantenuto le sue riserve sia su Franco che su Serrano nonché su tutti gli altri elementi dirigenti politici e militari.

Croazia. -Ribbentrop ha manifestato la sua soddisfazione e la piena approvazione della Germania per quanto è stato fatto in Croazia. Ha ripetuto che questo Paese rientra nella sfera italiana. Pertanto è d'avviso che l'adesione della Croazia al Patto Tripartito deve aver luogo, sotto l'egida nostra, in una città italiana, nel corso della prossima settimana. Siamo rimasti d'accordo che predisporrò in tal senso.

America. -Il discorso Roosevelt ha dato l'impressione che gli Stati Uniti non siano ancora pronti e Ribbentrop personalmente ritiene che se da parte giapponese verrà mantenuto un atteggiamento energicamente leale nei confronti dell'Asse, gli Stati Uniti non entreranno in guerra. Ha convenuto che da parte dell'Asse non conviene, almeno per il momento, polemizzare con Roosevelt sulla base del suo discorso.

Andamento generale della guerra. -A detta di Ribbentrop la guerra sarà conclusa entro l'anno, o comunque in questo giro di tempo l'Inghilterra sarà ridotta in condizioni tali da togliere a chiunque l'illusione di una sua possibile vittoria. Ciò varrà ad impedire l'intervento dell'America. La guerra attiva sarà condotta nel Mediterraneo e dall'Arma sottomarina. Le cifre di affondamenti degli ultimi mesi e particolarmente del maggio, fanno ritenere che entro tre mesi l'Inghilterra debba essere ridotta a cercare un accordo. Ciò non esclude che da parte germanica si continui a pensare all'azione sull'isola, azione che però presenta moltissime difficoltà e che dovrebbe rappresentare una «sinfonia di tutti i mezzi militari» dal cannone a lunga gittata all'impiego degli Stukas e alla superiorità travolgente della caccia germanica, senza la quale cosa l'azione è inimmaginabile.

A mia richiesta il Ministro von Ribbentrop si è impegnato a facilitare i nostri rifornimenti in materie prime ed ha espresso la fiducia che un accordo verrà raggiunto nei prossimi giorni nelle riunioni economiche di Berlino (1).

(l) Ed. !n G. CIANo, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 660-663. Contemporaneamente a questo colloquio se ne svolse uno privato tra Hitler e Mussol!n!, al termine del qualefurono ammessi a partecipare alla riunione anche Rlbbentrop e Ciano. DI queste due sedute dell'incontro del Brennero non esistono verbal! !tal!an!. Per la prima si vedano le osservazioni fatte da Mussolln1 a Ciano In Diario, clt., p, 520. Per la seconda c'è Il verbale tedesco !n Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Ser!es D, vol. XIII, D. 584.

201

COLLOQUIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, CON IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA WERHRMACHT, KEITEL

VERBALE. Brennero, 2 giugno 1941, ore 10,15-13,45.

MARESCIALLO KEITEL:

Iraq. -L'Iraq è crollato. Difetto di preparazione, mancanza di possibilità per un efficace e tempestivo intervento. Si resiste ancora davanti a Bassora ma è difficile dire per quanto tempo. Mancano troppi elementi per avere speranze.

Il tentativo di resistere sull'Eufrate non può illudere.

La domanda che ci poniamo è questa: che cosa possiamo fare in questa situazione? A Mossul non abbiamo carburante per i nostri aerei. Sembra strano, ma è COSÌ.

La Turchia ci ha dato il permesso di trasportare carburanti ma questi trasporti sono certo volutamente ritardati. Non è più possibile far proseguire per Mossul da Aleppo i rinforzi aerei che quivi sono giunti. Essi resteranno ad Aleppo per sostenere i francesi se questi Io richiederanno.

Attualmente sono in corso trattative a Bagdad. Non si tratta ancora di armistizio. Tutto è trasportato a Mossul dagli Iracheni.

Siria. -Bisogna con ogni mezzo sostenere i francesi. Abbiamo dato armi e carburanti. Mancano carri armati e aviazione.

Il problema della Siria è questo: se si tratta di difendere il territorio, il generale Dentz lo potrà fare. Non si può sperare, invece, che prenda una parte attiva, perché le sue truppe difficilmente conserverebbero la compagine se si trattasse di uscire dal territorio. Già si sono verificati episodi di defezione (Collet).

Bisogna concedere allora armi ed aeroplani perché la Siria deve essere tenuta ad ogni costo.

Sarebbe assai grave se essa cadesse in mano inglese. Basta ricordare che la Turchia, sempre molto indecisa, guarda gli avvenimenti e che l'Inghilterra fa di tutto per trascinarla dalla sua parte. Siamo disposti ad arrivare anche più in là: se la Siria sarà aggredita dagli inglesi, noi l'aiuteremo.

Bisogna quindi che i francesi abbiano i mezzi per combattere. Preghiamo che siano date, in questo senso, positive istruzioni alla Delegazione Italiana in Siria.

Cipro. -L'occupazione di Cipro sarebbe assai importante ai fini dell'ulteriore condotta della guerra.

L'isola sarebbe un ottimo punto di appoggio per l'aviazione.

Conviene studiare se l'operazione è possibile. Fatta subito sarebbe certamente più facile che fra qualche settimana. Con Cipro, Rodi, Creta, Derna e Tobruk in nostro possesso, il dominio del Mediterraneo orientale sarebbe certamente assicurato.

Da parte tedesca non è possibile provvedere a svolgere questa operazione. La battaglia di Creta è costata perdite assai dure. Bisogna pensare che si è agito solo con le armi dei paracadutisti contro gli inglesi armati di carri e di artiglierie.

Abbiamo fatto 8 mila priogionieri inglesi: se è vero che 12 mila si sono reimbarcati, il presidio era di 20 mila uomini. Abbiamo dunque sopportato grandi sacrifici.

L'aiuto italiano è stato molto efficace, anche a detta di tutti i Comandanti tedeschi sul posto. Noi esprimiamo il nostro ringraziamento.

Cipro in questo momento può considerarsi appena difesa.

Non vi è difesa contraerea. Non vi è aviazione da caccia.

L'operazione potrebbe essere fatta soltanto di sorpresa partendo, per via mare, da Rodi. Un'azione per via aerea non potrebbe avere protezione della caccia, mentre gli inglesi potrebbero far accorrere a Cipro molta caccia dalla Palestina e dalla Transgiordania.

Perciò bisogna agire dal mare. Noi in Norvegia abbiamo trasportato le truppe con navi da guerra celeri (incrociatori -cacciatorpediniere).

Ma bisogna essere sicuri che al momento dell'azione la massa della squadra inglese sia ad Alessandria.

Da Cipro potremo esercitare influenza sulla Francia in Siria, e poi, con possesso anche di Creta e di Tobruk potremo costringere la flotta inglese ad abbandonare Alessandria.

Ecc. CAVALLERO:

L'impresa di Cipro è molto arrischiata: noi abbiamo già in corso uno studio a fondo dell'operazione.

MARESCIALLO }{EITEL:

Certamente, se risultasse che l'isola è molto difesa. Faremo fare ricognizioni al riguardo e ve ne comunicheremo i risultati.

Che a Cipro vi siano due divisioni, come risulta al Comando Supremo italiano, mi sembra esagerato. Non dimentichiamo che gli inglesi hanno adottato sempre il sistema del bluff.

Ecc. CAVALLERO:

Vi ringrazio per gli ulteriori elementi che potrete procurarci in modo che il nostro studio possa concludersi.

~ARESCIALLO F(EITEL:

Trattative con la Francia. -La situazione impone un'intesa con la Francia, per la ulteriore condotta della guerra in Mediterraneo in assoluta comunanza di intenti da parte della Germania e dell'Italia.

Vi premetto che la questione delle rivendicazioni italiane è fuori causa, perché il Flihrer ha dichiarato che su questo argomento non si discute.

Il problema è ora di necessità contingente.

Le necessità di rifornimento della Cirenaica ci hanno spinto a richiedere il permesso di sbarcare in Tunisia, limitatamente a rifornimenti. Ciò abbiamo potuto ottenere perché fortunatamente abbiamo in mano qualche cosa da dare ai francesi.

Se avessimo scelto la maniera forte, avremmo automaticamente provocato la separazione dell'Impero dalla Francia metropolitana e avremmo dato forza al movimento Degaulle. Perciò abbiamo seguito una via opposta, cercando una collaborazione europea della Francia con l'Asse.

La Francia ha acceduto alle nostre richieste, sia pure a malincuore, sotto l'incubo del duro inverno trascorso.

Bisogna andare per gradi nel valersi della facoltà concessaci di sbarcare a Biserta: pensiamo che i francesi rischiano molto e precisamente l'ostilità inglese e la disapprovazione delle masse francesi; sopratutto il pericolo di distacco delle colonie francesi dell'Africa del nord.

Proveremo, quindi, da principio con elementi in civlie e con rifornimenti Avremo cosi un forte alleggerimento dei trasporti per le armate del generale Garibaldi.

Ci faremo dare dai francesi anche artiglierie di ogni specie e automezzi: ciò possiamo fare perché abbiamo molto in mano. Basti pensare solo ai prigionieri di guerra.

Ecc. CAVALLERO:

Queste artiglierie saranno anche trasportate via Tunisia?

~ARESCIALLO ~ITEL:

Sì. I francesi provvederanno ai trasporti e anche alle scorte.

Certo che gli inglesi attaccheranno, come già hanno attaccato Sfax. Appunto per questo abbiamo preferito anziché Bona, come cl offrivano i francesi, Biserta, perché questa è armata e può difendersi.

Abbiamo anche ottenuto dai francesi il permesso di costituire un punto di appoggio per sommergibili a Dakar, allo scopo di poter minacciare da vicino Freetown dove gli inglesi usano concentrare le navi per costituire i convogli.

Cosi noi minacciamo non solo la via più settentrionale dell'Islanda ed il canale ma anche la via più meridionale dei rifornimenti britannici.

Inoltre toglieremo all'America la velleità di parlare di occupazione delle coste dell'Africa Occidentale. E una volta che saremo là nessuno riuscirà a scacciarcene.

Sono d'accordo con voi che l'utilizzazione di Biserta è necessità essenziale: diversamente non potremo portare in Libia artiglierie, autocarri e quanto altro ci occorre.

Ma bisogna non minacciare con la pistola, bensì andar per gradi nell'utilizzare le concessioni. Allora potremo ottenere più di quanto si è contemplato nell'armistizio.

Sarebbe gradito che fossero date direttive alla Commissione Italiana di Armistizio perché ci agevolasse su questa via. Ciò perché la questione dei rinforzi e dei rifornimenti a Sollum e a Tobruk non è una questione privata della Germania, ma interessa insieme Italia e Germania.

La situazione politica nel Mediterraneo oggi è molto migliorata. La Spagna sembra decisa a stare con noi. Il grosso delle forze italiane è ormai libero e utilizzabile nel Mediterraneo orientale.

Bisogna prendere provvedimenti positivi nei riguardi della Siria e del Nord Africa. Prima ancora che gli uomini, occorrono le artiglierie, specie contraeree, automezzi, munizioni.

Comincieremo a trasportare a Biserta viveri, uniformi... poi, le casse che ':ìaranno caricate, verranno scaricate qualunque cosa contengano.

Ecc. CAVALLERO:

Il concetto del Maresciallo Keitel circa la preminenza dei materiali è il concetto del Duce che lo ha ripetuto e ribadito. In questo senso è orientato l'apprestamento delle nostre unità per la Cirenaica. Ciò premesso, rimane stabilito che i problemi sono due: primo, quello della Siria, sul quale siamo pienamente d'accordo; secondo, quello del passaggio attraverso la Tunisia.

È chiaro che questo passaggio deve essere dato tanto ai tedeschi quanto agli italiani per poter alimentare le operazioni in Cirenaica. Prendo atto che per noi questi trasporti sarebbero fatti sotto mascheramento germanico. Ciò posto mi sarebbe necessario che al più presto possibile fosse stabilito un piano, che sarà inizialmente di grande massima e poi verrà perfezionato, in modo da paterne dedurre anche un piano di tempi per la preparazione e successivo inizio delle operazioni.

MARESCIALLO KEITEL:

È giustissimo. Non si possono fare piani operativi se non si conosce la chiara situazione dei rifornimenti.

Ecc. CAVALLERO:

Appunto perché la possibilità di potenziare la Cirenaica è in dipendenza della possibilità dei trasporti, desidererei conoscere se il maresciallo Keitel ritiene che, col procedimento così avviato, sia possibile potenziare la Cirenaica in un tempo ragionevole, sommati i nostri attuali trasporti con quelli che si dirigeranno a Biserta.

Al riguardo è da tenere presente che a noi è necessario portare giù le nostre unità, le nostre munizioni e i nostri carri.

Quello che si prenderà dall'Africa Francese è -per così dire -materiale di servizio generale e arricchisce lo strumento bellico; ma non è lo strumento bellico stesso.

Prevede dunque il Maresciallo Keitel che, con gli accordi e con le facilitazioni concesse, il trasporto di quanto ci occorre, esclusi gli uomini, si potrà attuare in un tempo ragionevole o in un avvenire non molto lontano?

MARESCIALLO KEITEL:

Non posso rispondere subito a questa domanda, ma comunicherò elementi di risposta appena possibile. Occorre elencare le necessità in ordine di urgenza.

In primo luogo occorre artiglieria pesante a tiro curvo e lanciafiamme per rendere possibile l'attacco decisivo contro Tobruk. L'azione dell'artiglieria è molto più sgradita per i difensori che quella dell'aviazione.

Inoltre dobbiamo parare ad un eventuale ritorno offensivo del nemico. È indispensabile, perciò, avviare in Libia munizioni, carburanti e autocarri; e, inoltre, occorre assicurare le linee di comunicazione con artiglierie c.a. e artiglierie costiere. Altrimenti faremo i trasporti due volte. Poi vedremo cosa si può fare per la futura offensiva.

Occorre tenere presente, anche in base ad esperienza fatta dalla V div. Leggera, che in Libia, più che il numero contano la qualità delle divisioni, la specie ed il numero degli armamenti, l'abbondanza dei rifornimenti.

Or:i il problema dei rifornimenti è insoluto: ma prossimamente avremo un raddoppio del rendimento. Possiamo vedere quando avremo in Libia non tutte le forze che desidereremmo, ma il minimo che riteniamo indispensabile per marciare verso il canale.

Con le due divisioni corazzate tedesche, con la corazzata «Ariete » e la «Trento», messe in perfetta efficienza, si può costituire una sufficiente massa d'urto. Occorrono, più indietro, due-tre divisioni motorizzate, più le forze occorrenti a guardare le linee di comunicazione.

Occorrono, poi, una forte aviazione, molte artiglierie contraeree e sicuri rifornimenti di carburante, munizioni e viveri. Invieremo, poi, cannoni da 10 cm. che sparano a più di 20 Km. ed obici da 21 cm, di gittata intorno ai 17 Km.; così da colpire il cuore di Tobruk.

Ecc. CAVALLERO:

Ringrazio il Maresciallo Keitel per quanto ha disposto che come ho già detto rispecchia esattamente il contenuto delle direttive già date dal Duce, il quale ha insistito sul concetto della qualità, preminente su quello della quantità.

Il nostro primo compito è quello di far sì che le attuali posizioni in Libia siano

assolutamente tenute; e perciò dobbiamo ricostituire le unità in posto che

hanno perduto quasi il 40 % dei loro effettivi. Oltre a ciò occorre rendere liberi

il Corpo Rommel e la divisione Ariete per la manovra; giacché la nostra occu

pazione della regione di Sollum è labile ed insufficiente e la difesa di quei terri

tori può essere assicurata soltanto dalla manovra.

Il secondo punto è quello dell'invio in Libia di 14 mila automezzi: cifra

grande ma non impressionante.

Poi trasporteremo due-tre divisioni; e precisamente la divisione motorizzata «Trieste», la divisione autotrasportata «Piave» e la divisione corazzata « Littorio ».

Concordo che non sia necessario portare molte divisioni; occorre, però, avere una forte massa di attacco. Se, poi Tobruk non cade presto, bisognerà prevedere l'impiego colà di almeno un'altra divisione, tenuto conto che le divisioni Rommel dovranno, come detto, essere rese disponibili per la manovra.

~ARESCIALLO ~EITEL:

Concordo; vi è il problema delicato di non aumentare il volume della forza in guisa da compromettere le possibilità dei rifornimenti, anche per quanto concerne i carburanti.

Occorre, in primo luogo, provvedere alla difesa c.a. dei punti più importanti e provvedere alla protezione dei trasporti; in secondo luogo, bisogna ad ogni costo rinforzare l'aviazione, specialmente da caccia.

Bisogna poi, rinvigorire l'assedio di Tobruk per evitare un ritorno offensivo del nemico. Occorre sopratutto artiglieria pesante per dominare l'artiglieria inglese che spara molto bene. Prego vivamente di far esaminare in quale modo può essere rinforzata l'aviazione.

Non è possibile contare su un aumento dell'aviazione tedesca date le perdite da noi subite per l'operazione su Creta. Bisognerà, dunque, utilizzare il mese di giugno per rinforzare Tobruk.

Quanto ai rifornimenti di caruburante ci varremo delle cisterne provenienti dall'Atlantico, che ci daranno i francesi, ai quali le abbiamo chieste, appunto in considerazione della penuria di quelle italiane.

Ecc. CAVALLERO:

Ringrazio. Prego poi tenere molto presente la necessità, che ho segnalata, di rendere libere le forze mobili del Rommel, almeno per la più gran parte per assicurare la difesa con contrattacco. Altrimenti non potremo sentirei sicuri. A questo scopo riporteremo al più presto in efficienza anche le nostre unità.

Circa l'aviazione, è già stato deciso di aumentarla. ~a anche questo è un problema di trasporti, perché occorre portare prima in Libia il materiale per attrezzare i campi. Cosi per mantenere la linea della caccia abbiamo dovuto limitarci ad inviare motori anziché apparecchi, appunto perché una riserva di apparecchi non avrebbe trovato posto nel campi attuali. Non appena avremo potuto trasportare il materiale per l'attrezzamento dei campi la nostra aviazione avrà subito rinforzi. Inoltre, per concorrere, alle azioni aeree della costa Cirenaica, il Capo di S. M. della Aeronautica ha chiesto di ottenere almeno un aeroporto di Creta per aerei da bombardamento. Con tale concessione anche i nostri trasporti verrebbero notevolmente alleggeriti.

MARESCIALLO È(EITEL:

Bisogna che le divisioni che saranno portate avanti a Tobruk possano, per la loro dotazione di artiglierie, neutralizzare le artiglierie inglesi.

Circa la disponbiilità di un aeroporto a Creta non posso rispondere subito, perché ciò è di competenza del Maresciallo Goering; però a Hierapetra ci deve essere un aeroporto in costruzione. Potreste completarlo utilizzando elementi tratti dai prigionieri italiani colà liberati. Ma, in prima linea, noi dobbiamo preoccupare! della sicurezza delle comunicazioni. Da Creta non si può garantire tale sicurezza perché la caccia non può giungere sino alla Cirenaica.

La disponibilità di forze da caccia in Cirenaica è più importante della disponibilità di forze da bombardamento a Creta. Del resto voi avete aeroporti a Rodi ed a Scarpanto.

Ecc. CAVALLERO: Ma Creta presenta migliori possibilità in fatto di distanza.

MARESCIALLO È(EITEL:

Tenete presente che a Creta si dislocherà il, X Corpo Aereo Tedesco, col compito di agire contro la flotta inglese.

Ecc. CAVALLERO: E anche contro Tobruk.

MARESCIALLO ~EITEL:

Ma solo con aviazione da bombardamento.

Ecc. CAVALLERO:

Sta bene. Ormai i punti essenziali sono chiariti. Quello che importa è ora di avere appena possibile un plano dei trasporti che potranno essere effettuati con scalo a Biserta.

MARESCIALLO ~EITEL:

Lo farò conoscere al più presto.

Ecc. CAVALLERO:

Richiamo l'attenzione su un altro grande problema: quello delle materie prime che mancano all'Italia: segnalo per ora carburante carbone, gomma.

Noi a fine giugno non potremo pm navigare; le industrie sono paralizzate per mancanza di carbone; il problema della gomma è un problema assolutamente vitale.

~RESCIALLO }(EJTEL:

Sono al corrente di tutto. Il gen. Fa;vagrossa verrà presto a Berlino per trattare questi argomenti. Circa la gomma, tutto dipenderà da quello che potremo avere dal Giappone. I trasporti sono stati fatti sin qui attraverso la Siberia. Attendiamo ora di ricevere una nave con carico di gomma.

Per i carburanti, ci siamo assicurati il necessario tonnellaggio di cisterne dalla Francia e riceverete da Costanza quanto vi occorre.

L'invio di carbone ha subito ritardi per effetto della guerra nella Balcania, che ha assorbito i trasporti e che ha creato incensanti inconvenienti, i quali hanno ostacolato il regolare rifornimento.

Faremo di tutto per supplire le difficoltà e risalire al milione di tonnellate che è stato pattuito.

Ecc. CAVALLERO:

Ringrazio vivamente.

~RESCIALLO }(EJTEL:

È mio dovere fare questo. Non si fanno operazioni se non si hanno disponibilità di rifornimenti.

Passo ora ad esaminare il problema dei sommergibili.

Abbiamo riconosciuta la necessità di richiedere un punto di appoggio a Dakar per intensificare la guerra sottomarina contro l'Inghilterra. L'aumento dei sommergibili, finalmente da noi realizzato, rende, poi, necessario disporre di altre basi per sottomarini.

Per questo saremmo riconoscenti se esaminaste la possibilità di rendere libera la base di Bordeaux riportando i vostri sommergibili ad agire in Mediterraneo. Non è una questione di prestigio, si tratta di una necessità, specie attorno a Creta, e per dare sicurezza ai trasporti di carburanti tra Costanza e Canale di Corinto o, per le petroliere più grosse, per le rotte a sud del Peleponneso. Quindi i sommergibili italiani potrebbero agire sulle rotte Dardanelli-Pireo, a sud del Peloponneso e attorno a Creta. È giusto che il Mediterraneo sia lasciato come campo d'azione agli italiani mentre noi ci allarghiamo in Atlantico, da Trondhjem a Dakar.

Circa l'ulteriore condotta della guerra in Mediterraneo i tedeschi ritengono necessario mantenere un punto di appoggio a Salonicco dove termina la ferrovia proveniente dalla Germania e disporre della ferrovia Salonicco-Atene e del porto del Pireo per i rifornimenti del X Corpo Aereo Tedesco.

La guarnigione della capitale greca sarà affidata agli italiani. Nella parte orientale del Peloponneso ci occorre mantenere punti di appoggio con aviazione allo scopo di assicurare le comunicazioni Atene-Creta. Cosi

pure dovremo conservare l'occupazione di Citera, di Anticitera e delle isole davanti all'imboccatura dei Dardanelli: queste ultime per tenere in rispetto la Turchia.

Così ci occorrerà mantenere l'occupazione dell'isola di Milo per dare appoggio al traffico Atene-Creta. L'isola di Creta sarà attrezzata potentemente come base aerea per l'attacco contro la flotta inglese. La parte orientale dell'isola, ad est dell'allineamento baia di MirabellaHierapetra, rimarrà occupata dagli italiani.

Le forze dell'aviazione di Creta dipenderanno direttamente dal Mar. Goering e non dal Governatore dell'isola che avrà il solo compito di provvedere alla difesa di quest'ultima. Al riguardo faccio presente che tutte le forze armate tedesche dislocate nella Balcania dipenderanno da un unico Comandante Superiore con S. M. misto, sede Salonicco.

Ecc. CAVALLERO:

Anche noi abbiamo già una organizzazione a un dipresso analoga.

MARESCIALLO ~EITEL:

Circa Creta il governatore sarà un generale d'aviazione (Gen. Felmy).

Quanto a Tobruk occorre cercare di allargare la breccia che siamo riusciti a fare nella cinta fortificata. Sono sicuro che ci riusciremo con le tre btr. mortai da 210 (gittata 17 ~m.)e un gr. di cannoni da 10 cm. (gittata 27 ~m.).

Gli inglesi con le attuali disponibilità di artiglieria, non avranno possibilità di controbattere le batterie anzidette se non con l'aviazione.

Ma appunto per questo; noi manderemo molte batterie contraeree per proteggere queste bocche da fuoco; ciascuna batteria avrà protezione contraerea e protezione caccia.

Occorre molta caccia. Bisogna pensare seriamente a rinforzare questo scacchiere con l'aviazione perché non ci succeda di dover ripiegare sulla linea di Ain el Gazala o su quella di Derna-Mechili.

Il gen. Garibaldi non manca di attuare le necessarie precauzioni al riguardo. Siamo soddisfatti del gen. Garibaldi che apprezza quella «testa di fuoco)> di Rommel; ed interviene con equilibrio e con chiare decisioni. I due caratteri si completano molto bene.

Il Comando Supremo tedesco si riserva di far conoscere il suo definitivo pensiero sulla Cirenaica non appena avrà ricevuto rapporti che sono stati richiesti al Comando del Corpo Tedesco d'Africa e che giungeranno attraverso il gen. Garibaldi.

Infine prego di esaminare l'opportunità di inviare subito piroscafi a Creta per sgomberare i 27 mila prigionieri italiani colà esistenti: ciò date Ie difficoltà di vettovagliamento dell'isola.

Ecc. CAVALLERO:

Sta bene. Si provvederà senza indugio.

(l) Vedi D. 220.

202

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Zagabria, 2 giugno 1941 (1).

Sento vivissimo il desiderio di ringraziarVi per l'ordine del giorno che, con così sollecita comprensione, avete impartito al Comando della II Armata subito dopo gli accordi di Roma. La direttiva generale che avete data ai rapporti di amicizia tra l'Italia e la Croazia si ripercuote con reali e benefici risultati e ad essa si ispirano i Vostri ottimi collaboratori, diplomatici, militari e delegati economici. Ho molto apprezzato l'atteggiamento aperto al quale il Conte Volpi, durante il suo breve soggiorno a Zagabria ha improntato le conversazioni economiche (2).

Il cinque corrente partiranno per Roma i nostri delegati per riprendere le conversazioni sulla base delle intese già raggiunte, e sono sicuro che gli sviluppi di quanto abbiamo in animo di fare per migliorare le condizioni di vita e di benessere dei nostri popoli saranno soddisfacenti nell'interesse comune.

Colgo l'occasione per pregarVi, Duce, di voler porre appena lo credete possibile, allo studio la questione del regolamento dei confini con la Slovenia e col Montenegro, tenendo conto delle nostre aspirazioni e delle richieste che mi sono permesso di farVi durante gli incontri che ho avuto l'onore di avere con Voi a Monfalcone e a Roma, richieste delle quali ho avuto modo di riparlare al Vostro Incaricato d'Affari e che egli conosce anche nei particolari.

n regolamento del confine sloveno-croato potrebbe essere fatto in sede di Commissione militare per la delimitazione confinaria, se -come credo tale Commissione inizierà presto i suoi lav ori.

Anche vorrei pregarVi di considerare la necessità di far rettificare dalla predetta Commissione la linea di confine indicata sommariamente nel Trattato confinario per quanto riguarda il tratto che definisce la zona che, oltre il distretto di Cattaro, è passata sotto la sovranità italiana; propriamente escludendo il paese di Gruda per il fatto che esso è sede comunale con tutte le autorità, dalle quali dipendono anche gli abitanti, che sono rimasti in territorio sotto la sovranità croata. Inoltre a Gruda risiedono numerosi abitanti, e sono tutti Croati. Non è il territorio come tale, che interesserebbe, ma le popolazioni in questo territorio.

Qualora lo riteniate opportuno, potrei inviare in Italia nello stesso giorno che partono i delegati economici croati, un mio esperto militare, persona di mia assoluta fiducia, per trattare coi Vostri esperti militari le cose alle quali

ho sopra accennato. Vi ringrazio, Duce per tutto quanto farete ancora per noi, e nel ripeterVi tutta la mia riconoscenza. Vi prego di credere alla mia immutabile devozione.

(l) -Nell'originale d.el documento è scritto per errore «luglio:.. (2) -Vedi D. 193.
203

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Zagabria, 2 giugno 1941 (l).

Ebbi occasione di dirVi, prima di venire ad assumere l'arduo compito del potere ed anche ultimamente durante la mia visita a Roma, che soltanto motivi sentimentali mi avevano indotto a chiedere al Duce di voler destinare l'amico Cortese come Rappresentante diplomatico italiano in Croazia. La mia richiesta fu anche giustificata dal fatto che non conoscevo, in quel momento, altri Vostri diplomatici.

Ma oggi, dopo circa due mesi di esperienza di Governo, e dopo essermi reso conto della delicatezza delle situazioni e delle responsabilità che derivano da qualunque determinazione io prendessi per soddisfare soltanto i miei sentimenti, vorrei pregarvi di non dare alla mia richiesta di allora un valore definitivo. Lascio perciò a Voi di destinare come Ministro a Zagabria quel Vostro diplomatico che il Duce riterrà più idoneo ad assolvere un'opera complessa e non facile per gli sviluppi che dovranno avere i nostri rapporti di collaborazione.

Sono sicuro che la scelta sarà la migliore anche per il bene della Croazia, dato che gli stretti legami di amicizia stabiliti tra i nostri due Paesi portano con sé la felice conseguenza di identificare con la stessa sollecitudine gli intenti comuni e i comuni interessi.

Mi permetto anche di pregarVi di voler dare a Cortese un premio per la fervida attività che ha svolto in tempi lontani a favore della Causa croata, nominandolo Ministro in altra sede, e di volergli far conoscere questo mio interessamento presso di Voi (2).

204

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5284/264 R. Kabul, 3 giugno 1941, ore 11,30 (per. ore 12,30).

Dai Vostri telegrammi n. 77, 78 e 79 (3) dovrei desumere che da parte Asse giungeranno appoggi attività Bose.

Mi permetto ricordare che per questo lavoro è necessario che l'Afghanistan chiuda un occhio sulla nostra attività. Per quanto si possa essere prudenti, con l'aumento della nostra attività diventerà sempre più difficile celarla, se non agli afgani, ai numerosissimi agenti inglesi. Bisogna anche tener conto della situazione di cui alla fine deJ mio rapporto a mezzo corriere n. 3/32 (4),

che il Ministro di Germania non può impedire che molti commettano rischi

e imprudenze.

Tutto quello che Bose sta organizzando e quello che noi cerchiamo di fare per lui si basa esclusivamente sul presupposto che noi possiamo servirei dell'Afghanistan come base dell'azione: continuare a ignorare esistenza Afghanistan presto diventerà impossibile.

Non so fino a che punto quanto mi dice Segretario Witzel (mio telegramma

n. 249) (1) corrispondente alle... (2) Ministero degli Affari Esteri tedesco. Certo è che egli parla come se Afghanistan fosse quantità trascurabile mentre purtroppo è padrone di casa e dobbiamo tener conto suo eccessivo zelo.

Ritengo quindi mio dovere segnalare all'E. V. che la questione nostri rapporti con l'Afghanistan, sia per affare Bose sia per Fachiro, è parte integrante e necessaria di qualsiasi nostra azione.

Mi scuso di dover tornare con tanta insistenza sull'argomento di cui al mio rapporto 6432 (3), ma si tratta di questione che lo svolgersi degli eventi rende di prima necessità. Se non la prendiamo in considerazione con l'urgenza e la serietà che è necessario, rischiamo un bel giorno di trovarci tutte le vie chiuse e nell'impossibilità continuare lavori che si presentano invece promettenti.

Tenete [conto] che da parte degli inglesi si ha evidente sensazione che c'è qualche cosa per aria e si sta aumentando organico e numero agenti mentre si raddoppia pressione su questo Governo sia diretta (proteste e lusinghe) sia indiretta (favoreggiare movimento armanullista).

(l) -Nell'originalE-del documento è scritto per errore «luglio». (2) -Il presente documento reca il visto d! Mussolinl. (3) -T. s. n. d. 151/77 R. del 28 maggio, ore 3,30, T. s. n ..d 18566/78 P. R. del 29 maggio, ore 3 e T. s. n. d. 18583/79 P. R. delle ore 3,40, non pubblicati: trasmettevano una comunicazione di Bose a Rat.mat Khan In risposta al resoconto Inviato da quest'ultimo, vedi D. 69, nota 4. (4) -Non rinvenuto.
205

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO, SERRANO SURER (4)

L. 1/2291. Roma, 3 giugno 1941.

Ti scrivo al ritorno dal colloquio del Brennero (5). Penso che ti faccia piacere il sapere che sia da parte hostra che da parte germanica si è parlato con vivo interesse della Spagna e che l'Asse attribuisce all'amicizia col tuo Paese una fondamentale importanza.

Gli avvenimenti delle ultime settimane hanno un forte peso nell'andamento della guerra. I Balcani ormai sono liberati dall'influenza inglese. La Marina britannica ha perduto molti dei suoi punti d'appoggio ed è stretta in una morsa sempre più minacciosa da parte delle forze dell'Asse. Verrà un giorno -e non è lontano -che l'intero Mediterraneo sarà liberato dalla presenza della flotta inglese.

18 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

Può la Spagna Nazionale e falangista restare indifferente ed assente di fronte ad eventi di così grande portata per la nostra vita ed il nostro futuro di Paesi Mediterranei? Da sincero amico della Spagna, non lo credo.

Mi rendo conto delle ragioni che hanno impedito finora al tuo Paese di compiere quel gesto di audacia che è nelle tradizioni spagnole e nel tuo temperamento di rivoluzionario. Me ne rendo conto e Tu sai quanto grande sia sempre stato il rispetto italiano per la Vostra piena libertà di decisione. Ma oggi mi sembra che la Spagna, senza pur gettarsi nel conflitto, dovrebbe pubblicamente dimostrare che la bandiera del falangismo è, in questo momento decisivo della storia, accanto a quella delle RivolUzioni fascista e nazista. Tra giorni la Croazia entrerà a far parte del Tripartito. Il nuovo Stato che si sta plasmando sul modello degli Stati totalitari e che pure incontra all'interno le difficoltà che tutti gli inizi presentano, non esita ad aff.iancarsi risolutamente all'Asse. Perché la Spagna non fa altrettanto? Si potrebbe rispondere che ci so n già gli accordi segreti Cl), e sta bene. Ma tu comprendi che nell'ora che volge quel che conta è la responsabilità che uomini e Paesi si assumono, ed è soltanto in forza di questa che ognuno potrà reclamare il suo posto nel mondo di domani.

Tu conosci bene il mio animo verso la Spagna e verso di Te: non devi quindi trovare in queste mie parole niente altro che il segno di un costante interesse per l'avvenire del Tuo Paese e per lo sviluppo della nostra stretta collaborazione.

Di questo e di altre cose potremo a lungo parlare in un nostro eventuale incontro. Non so quali siano i tuoi impegni, ma se nelle prossime settimane ti fosse possibile prenderti qualche giorno di riposo o a Roma o in una qualsiasi altra località italiana, sarei lieto di averti mio ospite.

Il Duce ti ricorda spesso e con molta simpatia (2).

(l) -Non pubblicato. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Un gruppo indecifrabile». (3) -Non rinvenuto (4) -Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 663-664. (5) -Vedi D. 200.
206

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 714/57. Cettigne, 3 giugno 1941.

Ritengo doveroso richiamare l'attenzione di codesto R. Ministero sulla opportunità di riconsiderare l'assegnazione di Dulcigno all'Albania.

La notizia di una decisione di massima in tale senso ha provocato vivissimo malcontento, non soltanto nelle popolazioni delle regioni ma anche nel

Colgo l'occasione per rlcordarml a Voi, col sensi della. più cordiale amicizia. Mussollnl ».

resto del paese; malcontento giustificato non soltanto per considerazioni di carattere politico ma soprattutto per ragioni economiche. Infatti, esiste com'è noto a Dulcigno una salina la cui produzione annua ammonta a 11 mila tonnellate, quasi interamente assorbita dal consumo interno. La salina di Dulcigno è essenziale per l'industria pastorizia montenegrina, che a sua volta rappresenta una delle principali risorse della modestissima economia di questo paese. L'eventualità che detta salina possa -qualora la regione passasse all'Albania rimanere tuttavia proprietà privata montenegrina non risolverebbe il problema in senso definitivo.

(l) -Vedi serle IX, vol. V, D. 780. (2) -In calce a questa lettera vi è la seguente aggiunta autografa di Mussollnl: «Caro Serrano, confermo quanto sopra. La Spagna deve almeno aderire al Tripartlto e ciò primadi altre adesioni. Sottoscrivendo Il Tripartlto, la Spagna si rimette In linea per quanto riguardala. sistemazione europea di domani.
207

IL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. s. R. Torino, 3 giugno 1941.

Ti trasmetto, qui unito, un promemoria per il Ministro Anfuso, relativo ad un nuovo colloquio che ho avuto ieri con il dott. Ménétrel.

Non credo che manchino attualmente possibilità per saggiare il valore delle disposizioni francesi, affermate insistentemente dal mio interlocutore a nome del Maresciallo, date le molte questioni in discussione tra cui quella del transito italiano in Tunisia, sempre che la questione stessa non sia allo stato attuale superata.

ALLEGATO

APPUNTO Lione, 2 giugno 1941.

Il dott. Ménétrel incaricò una persona di sua fiducia di chiedermi lunedi 26 maggio u.s. se avevo ricevuto gli elementi di risposta da Roma pregandomi nel caso di volerglieli far conoscere.

In seguito a tale domanda comunicai verbalmente al mio interlocutore, mantenendomi nei limiti delle istruzioni ricevute, il contenuto del promemoria annesso alla lettera del Ministro Anfuso ( 1). La predetta persona si recò il giorno seguente a Vichy per riferirne a Ménétrel e mi fece poi conoscere di avere eseguita la sua missione

Sabato 31 maggio Ménétrel mi propose da Vichy di incontrarci il lunedi 2 giugno a Bourgoing, località nei pressi di Lione dove sarebbe giunto in apparecchio.

Aderii alla richiesta e pertanto c'incontrammo a Bourgoing.

Il dottor Ménétrel tenne preliminarmente a specifìcarmi che aveva promosso il nuovo incontro per incarico del Maresciallo, il quale intendeva con questo di dimostrare la cura con cui egli si occupava dei rapporti con l'Italia. Circa le richieste italiane il Maresciallo desiderava che gli fosse lasciato un sufficiente termine per determinare nell'opinione pubblica un'atmosfera favorevole all'esame delle richieste stesse.

Il mio interlocutore ha soggiunto che per preparare tale atmosfera il Maresciallo gli aveva dato istruzioni di mantenere con me dei contatti allo scopo di risolvere verbalmente e con immediatezza le divergenze correnti.

Il dottor Ménétrel ha inoltre dichiarato che per fornire intanto una prova tangibile delle intenzioni del Capo dello Stato si teneva a mia disposizione per dare tutti i chiarimenti che riterremo necessari sull'atteggiamento di Vichy anche in materia di politica interna.

Nel corso del colloquio egli ha insistito nel far presente la lealtà dell'atteggiamento del Maresciallo e l'ass1mza di ogni recondito fine. Ho risposto al dott. Ménétrel che, come avvenne in precedenza, avrei riferito il nostro colloquio al Gabinetto dell'Eccellenza il Ministro (1).

(l) Vedi D. 97.

208

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 154/885 R. Roma, 4 giugno 1941, ore 1.

Prego informare Ribbentrop che come convenuto ho dato istruzioni a R. Legazione a Zagabria per adesione della Croazia al Patto Tripartito con protocollo identico a quello concluso con Ungheria e altri Stati.

Ho proposto che firma abbia luogo a Venezia verso metà settimana prossima.

Ho anche fatto comunicare a Governo giapponese nostra decisione accettare domanda Croazia di aderire al Patto Tripartito e ho chiesto di farmi conoscere se Governo giapponese è d'accordo.

209

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI

T. 19335/265 P. R. Roma, 4 giugno 1941, ore 3,15.

Vostro telegramma n. 531 (2}.

Rassicurate pienamente Antonescu circa nostro interessamento Romania. Niente di mutato nel nostro atteggiamento nei riguardi Romania e Antonescu personalmente. Non siamo ancora in grado di dare una risposta alle richieste presentate, ma le questioni prospettate sono all'esame e i punti di vista romeni sono tenuti presenti.

210

IL PRINCIPE MICHELE DI MONTENEGRO, ALLA REGINA ELENA

L. P. [Bad HomburgJ, 4 giugno 1941.

Tu ne peux savoir combien j'ai été heureux et ému de tous ces souvenirs de ma Famille que tu as eu la si grande bonté de me faire parvenir. Je vou

drais tant que tu comprennes à quel point je suis et serai toujours attaché au souvenir du glorieux et héroique passé des Njégosh et combien je suis fier d'etre issu d'un si noble peuple. C'est beaucoup parce que je me sens PétrovitchNjégosh et Monténégrin dans l'àme, que je comprends toute la peine que tu as du ressentir de ma décision, mais avant tout chère tante Hélène, et en plus du respect de la parole donnée à la Dynastie de Karageorgevitch, il y a dans mon coeur l'idéal de la grande Unité Yougoslave tant chantée et par mon cher grand-père et par nòtre ancètre Vladiska Pierre II le plus grand poète Yougoslave, du temps où nos frères étaient sous la domination étrangère.

C'est un idéal que les événements présents ne sauraient arracher à mon cceur et auquel je ne veux pas faillir.

Il y a plus de soixante-dix ans c'est gràce à des sentiments semblables dans le coeur des Italiens, que la glorieuse Unité de l'Italie a été faite. Mais, chère tante Hélène, je veux que tu saches combien la pensée de tout le chagrin que je t'apportais, a rendu ma décision pénible à moi, qui au contraire, voudrais tant te prouver un jour toute ma reconnaissance et mon indéfectible affection, je voudrais tant que tu me pardonnes et que tu me comprennes un peu! Je viens d'éprouver qu'il est bien dur d'accomplir son devoir au prix du chagrin de ma tante si aimée.

Maintenant je suis pret à supporter jusqu'au bout les conséquences de mon acte, pour le présent et pour tout mon avenir.

(l) -Il documento è vlstato da Mussollnl. (2) -Vedi D. 182.
211

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. 5431/200 R. Teheran, 5 giugno 1941, ore 17 (per. ore 11,45 del 6).

È venuto a vedermi ex direttore ufficio propaganda Governo di Gailani Sig. Sidi Chanchas che mi ha fornito seguenti ragioni della fine della rivolta in Iraq:

l) collasso morale esercito causato mancanza aiuti sopratutto aeroplani che si attendevano dall'Asse;

2) opposizione al movimento da parte degli ebrei massoni, di siriani, e sono molti, che sono interessati in affari con gli inglesi e americani. Movimento iracheno era formato da guerra contro nemico esterno e interno contro classe legata a plutocrazia. Era impossibile per Gailani schiacciare con la forza opposizione interna molto forte e numerosa e abilissima nello sfruttare mancato aiuto dall'Asse e malcontento determinato dalla nuova economia inaugurata coraggiosamente dal giovane ed entusiasta Ministro Funis Sabaudi. Pian piano tale propaganda contro Gailani ha fatto breccia anche nell'Eser

cito, che si è battuto e si batterà sempre coraggiosamente, ma cui è mancato apporto morale di veder segni esteriori dell'aiuto dell'Asse.

Ha detto che i quattro Capi militari che da Bagdad dirigevano operazioni militari hanno improvvisamente abbandonato Bagdad per correre alla frontiera iraniana la notte del 30 maggio scorso. Qui erano Generali Sala Riddin, comandante truppe dell'Ovest, ed i suoi dipendenti Kamil e Buzhri, nonché Generale Salaman.

Ragione che avrebbe improvvisato defezione è apparentemente collasso morale e mancata speranza di poter aver aiuti per impedire sconfitta e rovina del Paese. Gailani sorpreso da fuga dei suoi Generali ha dovuto ritirarsi cedendo Governo a predetto Ministro dell'Economia. Questi, giunto dal fronte, ha subito cercato riparare coraggiosamente ma ha constatato che buona parte dello Stato Maggiore era già decisa ad abbandonare lotta, mentre opposizione aveva guadagnato la polizia che al mattino del 31 maggio ha circondato la casa del predetto Ministro.

Capo dell'Opposizione era Arshad-el-Umari, Capo anche del Municipio Bagdad in seno al quale si era formato un comitato di Notabilità, che era già in contatto con inglesi per trattare armistizio. Tanto mio interlocutore che il predetto Ministro sono stati obbligati a lasciare Bagdad scortati dalla polizia fino alla frontiera.

Ha difeso Gailani che si è mantenuto fino all'ultimo contrario a qualsiasi contatto con inglesi e che ha sempre avuto fiducia che aiuti dell'Asse sarebbero giunti in tempo.

Conclude: popolo iracheno resta irreducibilmente [antinglese]. Inglesi hanno promesso a coloro che hanno soppiantato Governo di Gailani di rispettare l'indipendenza dell'Iraq e di dare anzi indipendenza a tutti Paesi arabi, Siria compresa. Midfai non è un venduto ma persuaso che l'Iraq deve essere alleato dell'Inghilterra. Egli potrà trovarsi presto in difficoltà gravi nel contrasto tra la sua politica anglofila ed il sentimento del popolo iracheno ostile agli inglesi. Popolo è sempre per Gailani, cui allontanamento dal potere è dovuto alla forza ed al tradimento. Gailani ed il Gran Mufti sono stati e sono sempre in perfetto accordo.

Si può contare sempre in Iraq su seguenti forze: l) tribù armate decise continuare lotta: occorre mantenere contatti con esse, fornire aiuti sufficienti;

2) la gioventù che vede la sua espressione nel predetto giovane ex Ministro Sabaudi;

3) buona parte dell'Esercito ed anche della polizia.

Egli ha chiesto infine che sia combattuta propaganda inglese, che mette in cattiva luce Gailani accusandolo di essere fuggito, insistendo su seguenti argomenti: Asse rispetterà indipendenza Iraq; inglesi hanno preso iniziativa ostilità contro il popolo iracheno; Iraq si è trovato solo a fronteggiare forze militari preponderanti sotto ogni rapporto. Mi ha promesso materiale per nostra propaganda radio.

212.

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. 5408/197 R. Atene, 5 giugno 1941, ore 20,30 (per. ore 1,40 del 6).

Questo mio collega Germania ritiene opportuno che il Governo greco sia informato del trapasso dell'occupazione tedesca a quella italiana ed ha telegrafato a Berlino chiedendo di essere a ciò autorizzato.

Altenburg mi ha in pari tempo pregato di domandare a V. E. istruzioni per analoga comunicazione verbale (1).

213.

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5411/201 R. Teheran, 5 giugno 1941, ore 21,40 (per. ore 10 del 6).

Gailani e Gran Mufti hanno potuto rendere visita a questo Ministro Germania nella sua residenza estiva e gli hanno detto di essere decisi continuare lotta contro Inghilterra e che perciò desiderano lasciare la Persia, avendo convinzione di non poter permanere qui, e vorrebbero recarsi Asir. Governo persiano è disposto concedere tutte le facilitazioni possibili per agevolare la loro partenza. Anche il vecchio reggente che lo ha accompagnato desidera partire ma separatamente. Gailani non ha spiegato ragione della sua improvvisa partenza da Bagdad ma ha lasciato capire che molte defezioni si sono verificate intorno a lui anche fra i suoi Ministri. Non si è lamentato di mancata assistenza da parte dell'Asse e non ha dato alcuna sensazione di malcontento. Tanto lui che il Gran Mufti si sono dimostrati assolutamente convinti dalla vittoria dell'Asse e che quello che è avvenuto in Iraq deve essere considerata una responsabilità dell'esercito. Essi sono apparsi molto uniti nella lotta che combattono. Il Gran Mufti è superiore come personalità e con la su:J. forza incoraggia Gailani. Nessuna richiesta di fondi da parte loro.

Mio collega tedesco mi ha detto che suo Governo gli ha dato istru7.ioni telegrafiche di assistere Gailani e Gran Mufti (2).

214.

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Zagabria, 5 giugn.o 1941.

Ai sensi dell'ordine del giorno del Duce, emanato il 19 maggio c.a. venne pattuito che la evacuazione delle amichevoli ed alleate truppe italiane dal

territorio dell'Indipendente Stato di Croazia conforme le necessità del Governo Croato e in vista dell'ordine e della sicurezza sarà attuata di comune accordo fra il Comando della II Armata e il Ministero croato della difesa territoriale.

Siccome sul territorio dell'Indipendente Stato di Croazia la pace e la sicurezza sono in gran parte già ripristinate, è stato pattuito, in un amichevole scambio di pareri, fra il Comando della II Armata italiana ed il Ministero Croato della Difesa Territoriale, che fìno alla metà del mese di luglio rimangano sul territorio dell'Indipendente Stato di Croazia due divisioni italiane di fanteria, e più tardi, che la forza numerica delle truppe italiane sia ridotta ad una divisione, infine a due reggimenti di fanteria, analogamente a quanto stabilito nei riguardi del ritiro dell'esercito tedesco da quel settore dell'Indipendente Stato di Croazia, occupato dall'esercito germanico.

Nel comunicare a V. E. questa intesa del Ministero Croato della Difesa Territoriale e del Comandante della II Armata italiana, prego sia emanata la rispettiva ordinanza per l'attuazione della suindicata intesa.

(l) -Ciano rispose con T. 19811/141 P. R. dell'8 giugno, ore 6,30, autorizzando la comunicazione al governo greco. (2) -Per la risposta di Ciano vedi D. 226.
215

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5453/206 R. Teheran, 6 giugno 1941, ore 16 (per. ore 3,40 del 7).

È venuto a vedermi il Segretario del Gran Mufti e di Gailani per scusarsi da parte loro di non aver potuto prendere prima contatti con me, a [causa] della poca libertà d'azione loro concessa, ragione per la quale debbono distanziare i contatti stessi. Egli mi ha ripeuto le stesse cose di cui ai miei telegrammi n. 200 e 201 (l). Domani sera il Gran Mufti e Gailani verranno alla residenza estiva di questa Legazione per farmi visita e sarei grato mi telegrafaste d'urgenza eventuali istruzioni. Il predetto mi ha consegnato un proclama di Gai!ani al popolo iracheno da fare diramare dalla radio, raccomandando... (2) di fado apparire come datato dal territorio iracheno, prima di abbandonare Iraq. Lo trasmetto a parte con radio S.l.M. nel testo originale arabo. Trasmetto anche traduzione italiana con telegramma n. 207 (3).

216

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ

L. 1/02292. Roma, 6 giugno 1941.

Voi sapete quanto io desideri assicurare ai rapporti itala-croati, sin dal loro inizio, le basi della più amichevoli e fiduciosa collaborazione.

In questo ordine di idee, non ho difficoltà ad aderire al suggerimento, espresso nella Vostra lettera del 2 corrente (1), di riprendere in esame la designazione del R. Ministro in Zagabria e -poiché il lavoro sinora felicemente compiuto è di ottimo auspicio alla lunga e feconda opera che dobbiamo continuare a svolgere insieme -riterrei opportuno confermare il gr. uff. Raffaele Casertano quale R. Ministro in Croazia. Vi prego pertanto di volermi far conoscere se egli è persona gradita al Governo croato.

Per quanto concerne il comm. Cortese non mancherò di trasmettergli il Vostro cortese messaggio e mi riservo di affidargli una R. Legazione non appena vi sarà la disponibilità di una sede diplomatica.

(l) -Vedi DD. 211 e 213. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Due gruppi indecifrablll ». (3) -T. 5457/207 R. del 6 giugno, non pubblicato.
217

IL MINISTRO AD HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5806/017 R. Helsinki, 6 giugno 1941 (per. il 14).

Mi viene riferito che il partito Conservatore si disporrebbe a passare all'opposizione per chiedere al Governo di abbandonare ogni incertezza ed assumere una linea di condotta politica, ben definita. Essa dovrebbe consistere in un orientamento, nettamente favorevole alla Germania, abbandonando ogni scrupolo di neutralità, ogni riguardo superstite verso l'Inghilterra e l'America.

Tale linea di condotta, anche se dovesse condurre ad un'egemonia larvata della Germania, sarebbe preferibile al grave pericolo, che tuttora incombe su questo Paese, di un'aggressione sovietica o di una conseguente incorporazione nell'U.R.S.S.

Il Partito Conservatore ha un notevole seguito nel Paese, sopratutto nell'elemento intellettuale ed in quello studentesco. Si afferma che esso si preparerebbe a sostenere le sue rivendicazioni, occorrendo, anche con movimenti di piazza.

218

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Berlino, 6 giugno 1941.

La soddisfazione che, subito dopo il recente incontro col Fuhrer, ho letto nei Vostri occhi e che Voi avete avuto la cortesia di confermarmi nel momento in cui a Bolzano ho preso congedo, è stata per me ragione di vivissima intima contentezza: e perché io partecipo con intimo cuore ai Vostri stati d'animo ed ai Vostri successi che coincidono con le fortune della Nazione; e

perché sono profondamente convinto cl1e dai Vostri incontri col Ftihrer non possono derivare che ottime conseguenze.

Questa è precisamente la ragione per la quale durante il mese di dicembre dell'anno scorso tanto insistetti onde avesse luogo il convegno che si svolse poi nel mese di gennaio a Berchtesgaden (l), dove Voi vi recaste in uno stato d'animo un poco prevenuto. Forse ricorderete come io, prima del colloquio iniziale, Vi dichiarai con assoluta certezza che avreste trovato in Hitler un amico leale, sincero, comprensivo. Dopo il primo colloquio avete avuto la cortesia di darmi atto della giustezza delle mie previsioni ed assicurazioni: e d'altronde durante i due giorni di permanenza a Berchtesgaden ne avete avuto una continua dimostrazione.

Per questo, se non avessi ricevuto istruzioni --alle quali mi sono rigorosamente attenuto -di non prendere nessuna iniziativa, avrei cercato di evitare che -dopo i precisi accordi di un nuovo incontro a distanza di un mese -trascorressero invece circa altri quattro mesi senza che Voi ed il Ftihrer aveste occasione di scambiare reciprocamente opinioni e di prendere accordi.

Nei miei rapporti ufficiali ho sempre dichiarato che Voi godete, qui in Germania, di una grandissima popolarità. Il Fi.ihrer ha per Voi un'amicizia sincera e leale in cui permane una nota di riconoscenza per i consigli, la solidarietà, l'incoraggiamento morale che Voi gli avete dato nel periodo della sua lotta. Il popolo Vi ama e Vi amerà, se non altro. per il fascino che emana la Vostra personalità.

Dichiaro che per la solidità dell'Asse, per il bene dei due Paesi, per l'interesse dell'Italia, è necessario, è indispensabile che tra Voi e il Flihrer siano mantenuti frequenti rapporti e contatti pen;onali, allo scopo di conservare l'attuale atmosfera.

Nella presente situazione ed in quella che si svilupperà nel prossimo futuro, Voi Duce, rappresentate l'elemento indispensabile, il fattore fondamentale per gli interessi italiani. Se è vero -ed io ne sono convinto -che nella conclusione della guerra e nella sistemazione dell'immediato dopo guerra, la Germania avrà una inevitabile preponderanza, è stretta necessità italiana di potere opportunamente e tempestivamente intervenire presso Hitler per avere la soddisfazione di diritti che reclamiamo. Ma tutto ciò non può essere fatto che da Voi.

Come Ambasciatore, io sostengo che l'Italia ha bisogno della Germania quanto la Germania dell'Italia; non mi stanco di mettere in evidenza l'apporto del sacrificio italiano; illustro l'opportunità della nostra offensiva in Grecia, che ha permesso i favorevoli odierni risultati; sostengo e dichiaro sempre che, di fronte al mondo, l'Italia conferisce alla Germania quella garanzia morale che proviene dalla nostra civiltà e tradizione; ma in definitiva, la carta sulla quale -colla maggiore discrezione -io punto, è sempre la carta Mussolini. Ora bisogna Vi convinciate che, finché Voi manterrete rapporti e contatti relativamente frequentati col Ftihrer, tutto si potrà sempre regolare ed aggiustare nel migliore dei modi. Ma il giorno in cui tali rapporti dovessero, non dico

tendersi (ciò che farebbe immenso piacere ai nostri nemici), ma allentarsi e :iiventare tepidi ed uscire dall'attuale atmosfera di cordialità, io vedo sorgere complicazioni e conseguenze imprevedibili. E questa è la ragione per cui io -salvo precisi ordini in contrario -seguiterò ad adoperarmi affinché l'attuale situazione così particolarmente soddisfacente possa proiettarsi nel più lungo futuro.

Mì consta in modo preciso che anche il Fiihrer è stato molto lieto di incontrarsi con Voi. I suoi diretti collaboratori mi hanno dichiarato che, dopo di aver conferito con Voi, il Fiihrer ha espre':>so la sua intima contentezza. Naturalmente, questo suo stato d'animo si è -come potete facilmente immaginare -ripercorso in tutte le diverse zone dell'opinione pubblica, la quale è stata anche particolarmente e simpaticamente impressionata che Voi abbiate interrotto il Vostro viaggio in treno e che col Vostro seguito di Ministri e personalità abbiate ripreso la via di Roma pilotando personalmente l'apparecchio.

(l) Vedi D. 203.

(l) Vedi serie IX, vol. VI. D. 473.

219

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5530/347 R. Tokio, 7 giugno 1941, ore 7,35 (per. ore 2,27 dell'B).

Fino a questo momento si ignora quale piega questo governo intenda dare all'insuccesso ormai pubblico dei suoi negoziati con Batavia, oltre che probabile ritiro della delegazione giapponese. Lo scacco è stato comunque grave molto più che è stato preceduto da lunghissime e pazienti trattative ed ultimamente da qualche speranza che da parte angloamericana si fosse trattato nell'ordine di idee, per opportunità politica, di acconsentire a che Batavia, nel formulare, definitivamente suo punto di vista nei riguardi delle richieste nipponiche, salvasse almeno le apparenze e lasciasse qualche porta aperta. Governo delle Indie olandesi ha invece deciso ad identificare sue posizioni con quelle angloamericane e nella risposta sostanzialmente negativa rimessa il 5 corrente al delegato nipponico Yoshizawa si preoccuperebbe dei rifornimenti giapponesi ai Paesi dell'Asse.

Manovra che è evidente ed anche semplice consiste nel far comprendere a Tokio che nulla sarà concesso nelle Indie olandesi se non previa e diretta intesa con Washington e Londra.

220

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 17956/947 P. R. Berlino, 7 giugno 1941, ore 16.

Trascrivo il seguente telegramma dell'Ecc. Giannini:

«N. 23. Per. Ecc. Ciano. Alla persona.

Andamento negoziati per carbone petrolio e materiale di guerra presenta tuttora difficoltà che non è facile superare.

Mia impressione generale è che situazione Germania sia divenuta pesante e difficoltà fronteggiare bisogni aumenti ogni giorno di più. Autorità militari resistono anche alle pressioni politiche nell'esecuzione degli accordi.

Ho parlato a lungo con Clodius al riguardo e gli ho chiaramente detto che gli accordi stipulati devono aver regolare esecuzione dato che forniture previste rappresentano minimo indispensabile per far fronte ai bisogni di guerra. Gli ho anche posto in rilievo come noi con enorme sacrificio eseguiamo integralmente nostra azione verso la Germania e che eguale atteggiamento ci attendiamo da loro. Clodius ha riconosciuto fondamento nostra tesi ma ha sottolineato che attuali negoziati causa situazione e sforzi militari che Germania deve fare non sono capitati in un momento propizio. Mi ha però assicurato che egli non mancherà di fare tutte le pressioni possibili sulle autorità militari perché vengano incontro nella maggior misura ai nostri bisogni. Giannini».

221

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5473/952 R. Berlino, 7 giugno 1941, ore 16,30.

Urgente per Ministro Ciano.

Ministro Ribbentrop è d'accordo sulla data di domenica 15 corrente a Venezia per adesione Croazia al Patto Tripartito secondo la solita procedura già seguita a Vienna. Egli è particolarmente grato per l'invito che accetta con entusiasmo e di cui si varrà per il periodo di tempo compatibile con le esigenze del suo lavoro. Mi ha incaricato di trasmetterVi i suoi calorosi ringraziamenti e camerateschi saluti (l).

222

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5555/304/166 R. Zagabria, 7 giugno 1941 (per. il 9).

Il Poglavnik, prima di partire per Berlino, mi ha fatto consegnare in data 5 giugno da un alto funzionario del Ministero degli Affari Esteri l'unito plico diretto all'Eccellenza il Ministro (2).

Avevo dato comunicazione precedentemente al Poglavnik del contenuto del telegramma dell'E. V. n. 105 in data 30 (l) maggio u.s. ed ero in attesa di conoscere le sue richieste.

Il Comando della 2a Armata, dal canto suo, non ha sino ad oggi tenuto al corrente questa Legazione delle conversazioni avute col Ministero delle Forze Armate Croato, né tanto meno di eventuali accordi che apprendo soltanto dal contenuto della lettera del Poglavnik.

A mio subordinato avviso, dovrebbe rimanere fermo il nostro punto di vista che è quello espresso nel telegramma di V. E. sopra citato, e cioè: 1) sgombero graduato in relazione ad analogo ritiro truppe tedesche; 2) informazione di analoghi movimenti di truppe tedesche; 3) località dalle quali si ritiene che le truppe alleate italiane possano allontanarsi senza pregiudizio dell'ordine e della sicurezza.

La lettera del Poglavnik considera la questione soltanto da un punto di vista di forze numeriche, prescindendo da qualsiasi considerazione politica (occupazione, ad esempio, della capitale da parte delle truppe tedesche) nonché della composizione delle unità tedesche che sono ben dotate di ufficiali nei comandi e di servizi anche politici.

(l) -Il presente telegramma reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 214.
223

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. 5565/221 R. Teheran, 8 giugno 1941, ore 15 (per. ore 7 del 9).

Mio telegramma n. 206 (2).

Gailani e Gran Mufti mi sono apparsi iersera, allorché sono venuti a questa sede, uniti e decisissimi a condurre la lotta contro Gran Bretagna con rinnovato ardore. Ambedue hanno confermato che intendono recarsi aeroplano a Roma e Berlino per breve visita e per concordare azione futura.

Essi dicono che ormai mondo arabo è tutto unanime contro inglesi e che anche Ibn Saud, oggi neutrale finirà per schierarsi nella lotta al momento opportuno. Emiro Adballa e Reggente Abdul Illah sono figure notoriamente al soldo degli inglesi.

Finora rivolta Palestina e Iraq sono stati episodi ai margini guerra condotta da Asse; è intenzione entrambi che rivolta araba sia incuneata nelle finalità belliche dell'Asse, così da formare un fronte unico con quello dell'Asse. E questo intendono concordare nella loro visita a Roma e Berlino, che dovrebbe essere affrettata perché essi devono poi portarsi subito in Siria verso la quale sono già stati avviati tutti i loro agenti. Gran Mufti mi ha spiegato come la Siria sia migliore terreno per continuare la lotta che non l'Iraq, paese piatto, nel quale aeroplani e forze motorizzate inglesi hanno avuto facile ragione del

219 l'esercito iracheno. Lotta sarà ora diretta sopratutto nella Transgiordama, ove occorre tagliare comunicazioni inglesi fra Mediterraneo e Golfo Persico, impresa non difficile se si considera che dette vie di comunicazione sono autostrade solamente, che vi è un solo ponte sul fiume Giordano e che terreno ivi montagnoso si presta molto alla guerriglia senza che automezzi o aeroplani possano operare con efficacia. Transgiordania è crocevia delle strade che legano tra loro i paesi arabi, Egitto compreso. Di qua inglesi non potranno mai impedire che dalla Siria partano azioni attraverso il deserto verso la Palestina Iraq e Transgiordania.

Hanno chiesto mezzi finanziari; per partire subito dall'Iran. Ho risposto che tanto io che questo Ministro di Germania attendevano sapere quale via fosse più consigliabile: quella U.R.S.S. o quella Turchia.

Gran Mufti mi ha detto che Gailani è molto conosciuto fra i mussulmani dell'India, con cui Gran Mufti tiene contatti continui attraverso le numerose sezioni del Congresso mussulmano che ha sua sede centrale a Gerusalemme.

Mi ha promesso materiale di propaganda da diramare attraverso radio per i mussulmani dell'India.

Ho avuto impressione ottima di ambedue ma sopratutto del Gran Mufti che è apparso intellettualmente e spiritualmente persona superiore e degna di prendere direzione della grande rivolta del mondo arabo. Loro odio contro Inghilterra appare formidabile; tanto nell'uno che nell'altro l'autorità di capo rivoluzionario è raddoppiata dall'~ureola di grande capo religioso.

(1) -Vedi D. 186. (2) -Vedi D. 215.
224

IL DELEGATO AD ALEPPO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, PURI PURINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5543/68/3 R. Aleppo, 8 giugno 1941, ore 16,35 (per. ore 22).

Aerei inglesi hanno lanciato alle 6,30 di stamane una diecina di bombe sul campo di aviazione di Nerab senza causare alcun danno (l). Tedeschi hanno aperto il fuoco con mitragliatrici.

Nessuna reazione da parte francese, lo stesso è avvenuto nel pomeriggio ieri quando un Hurricane ha volato su Nerab a soli 300 metri d'altezza. Ciò fa ritenere al colonnello von Manteufel che francesi opporranno scarsa resistenza ad un attacco inglese. Missione tedesca è quasi tutta rientrata (sono rimasti qui soltanto 14 uomini ed un apparecchio) mentre colonnello ha ricevuto incarico di prestare servizio come ufficiale collegamento C.I.A.F. a Beirut.

(l) Con T. 5517/258 R. delle ore 7,50, Sbrana aveva comunicato quanto segue: « Stamane ore 5 Inglesi attaccato Siria In forze. Combattimenti In corso».

225

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 18275/257 P. R. Mosca, 8 giugno 1941, ore 21,18 (per. ore 0,30 del 9).

Seguito mio telegramma n. 249 O).

Commissariato Commercio Esteri mi ha precisato sue definitive proposte circa intercambio che per certe merci dovrebbero essere effettuate nel corso di 18 mesi anziché un anno.

Per esportazioni sovietiche Mikoyan mi ha sottoposto seguente elenco: l) Minerale di manganese 30.000 tonnellate di cui 10.000 fornite nel semestre successivo all'anno di validità dell'accordo;

2) Amianto greggio 1.000 tonnellate a fibra media e 3.000 a fibra corta;

3) Biossido di manganese 1.500 tonnellate;

4) Paraffina 4.000 tonnellate;

5) Olii lubrificanti 12.000 tonnellate;

6) Mazut 250.000 tonnellate di cui 100 mila nel semestre successivo (per mazut commissario intende residui distillazione e non nafta greggia. Ho fatto riserve riferendomi al contratto della R. Marina);

7) Glicerina 2.500 tonnellate;

8) Linters 2.000 tonnellate;

9) Platino 8.000 once;

10) Nichello 100 tonnellate;

11) Rame 300 tonnellate;

12) Stagno 50 tonnellate.

Valore complessivo esportazioni sovietiche calcolate circa 200 milioni di lire italiane. Per esportazioni italiane:

ll Macchine utensili 800 pezzi di cui 158 fornite nel semestre successivo. Vengono specificate diverse ditte fornitrici con le quali sarebbe stato già concluso o sono in corso negoziati. (Suppongo si tratti del macchinario per il quale aveva trattato aprile u.s. Dott. Torazzi della Fiat);

2) Magli per stampa a caldo pezzi 30;

3) Impianti per laminatoi da metalli non ferrosi 10 milioni di lire italiane;

4) Macchine per forme tipo osborn pezzi 30; 5) Forni elettrici pezzi 20; 6) Turbine fino a 12.000 chilowatt pezzi 5; 7) Caldaie da 16 a 20 tonnellate di vapore all'ora pezzi 5; 8) Trasformatori unifasi e trifasi per 400.000 kilowatt; 9) Interruttori di energia e trasformatori di misurazione 8 milioni di lire

italiane; 10) Dinami volatrici, reattori interruttori ed altri impianti per centrali

elettriche 4 milioni di lire italiane; 11) Motori elettrici 10 milioni di lire italiane; 12) Cavi di energia in rame o alluminio 60 milioni di lire italiane; 13) Mercurio 2 milioni di lire italiane.

Valore complessivo calcolato circa 250 milioni di lire italiane.

Trasmetterò per corriere copia degli elenchi predetti che contengono qualche maggiore precisazione.

226.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. S. N. D. 59/112 R. Roma, 8 giugno 1941, ore 23.

Vostro telegramma 201 (1). Ringrazio notizie fornite. Potrete mettervi in contatto con vostro collega tedesco ai fini ultima parte vostro telegramma 201, telegrafando. Pregavi ripetere nome località dove intenderebbero recarsi Gailani e Mufti, non riuscendo essa chiara da decifrazione (2).

(l) Vedi D. 188.

227

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5615/313/176 R. Zagabria, 8 giugno 1941 (per. il 10).

Il Poglavnik, che ho visto quest'oggi brevemente fuori del suo ufficio, mi ha accennato ai colloqui che si sono svolti tra il Fiihrer e lui al Berghof (3).

Il Fuehrer si è interessato molto alle cose croate, gli ha chiesto anche dettagli sull'opera di ricostruzione che come Capo della Rivoluzione Ustasa il Poglavnik ha intrapreso. In particolare ha soggiunto (riferisco le testuali parole di PAVELIÉ) che: «dal punto di vista politico il Reich non ha particolari interessi in Croazia, mentre ha notevoli interessi di carattere economico».

Altro accenno agli interessi economici del Reich in Croazia il Fuehrer ha fatto nel corso di una conversazione avuta coi ministri e delegati che accompagnavano PAVELIÉ.

(l) -Vedi D. 213. (2) -Per la risposta vedi D. 241. (3) -Con T. 5286/166 R. del 3 giugno, ore 22, Casertano aveva riferito quanto segue: << Poglavnik mi ha comunicato si recherà 5 corrente a Berchtesgaden per incontrarvi Il Fiihrer. Conta rientrare a Zagabria 6 corrente sera».
228

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N, D. 18346/454 P. R. Madrid, R giugno 1941, ore 14,40 (per. ore 19).

Con corriere di Gabinetto giunto oggi lunedì avuto lettera n. 1/2291 (l) che ho immediatamente consegnato a Serrano. Dopo averla letta con grandissimo interesse quest'ultimo mi ha pregato ringraziarvi per nuova prova di amicizia e fiducia. Ha detto altresì che suoi sentimenti già vj, sono noti perché espressi in molte occasioni, ma che stima ormai opportuno che Spagna definisca ulteriormente suo atteggiamento. Non ha voluto aggiungere altro facendo riserva riferire Franco, e promettendo far possibile per rispondere entro oggi. In tal caso consegnerei risposta Majoli che parte aereo domani (2).

229

IL DELEGATO AD ALEPPO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, PURI PURINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5545/70 R. Aleppo, 9 giugno 1941, ore 14,45 (per. ore 23).

Situazione ad Aleppo appare normale, ma agitazione animi è assai diffusa anche perché radio degaullista continua spargere notizie oltremodo allarmistiche quali quelle dell'imminente occupazione di Damasco e Beirut.

Permangono sempre vive preoccupazioni definitiva condotta ufficiali francesi di questa zona, cui atteggiamento sembra piuttosto ambiguo.

Aeroplani inglesi hanno lanciato anche su Aleppo proclama di Catroux che promette indipendenza alla Siria, nonché manifestini in lingua araba a firma dell'Ambasciatore d'Inghilterra in Egitto che garantisce a nome governo inglese realizzazione di tale promessa.

19 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

(l) -Vedi D. 205. (2) -Con successivo T. s. n. d. 18482/458 P. R. del 10 giugno, ore 12,30, Lequio comunicò quanto segue: «Con aereo odierno giungerà costi Majoli latore nota missiva». Vedi D. 233.
230

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5655/196 R. Rio de Janeiro, 9 giugno 1941, ore 19,54 (per. ore 7 del 10).

Mi risulta da fonte attendibile (pur non avendo ancora controllato a fonte diretta) che iniziativa di una Conferenza dei Ministri degli Affari Esteri americani fu qui ventilata in colloqui con Aranha dal Cancelliere argentino. Devo ritenere quest'ultimo abbia mirato alla finalità di fare apparire nel corso della conferenza le reali e sostanziali divergenze di opinione esistenti in alcuni Paesi Sud America e specialmente Argentina nei riguardi azione bellicista del Presidente degli Stati Uniti. Poiché eventuale collaborazione Centro Sud America può essere basata soltanto sull'unanimità è chiaro che mossa argentina miri a preparare un pomo discordia.

Aranha avrebbe da parte sua accettato idea Conferenza sia per prestigio che ne deriverebbe Brasile dal fatto che essa dovrebbe riunirsi Rio de Janeiro (ciò che rafforzerebbe sua posizione nel Governo di Vargas) sia per presentare Brasile agli occhi Roosevelt come elemento di pacificazione Sud America e contribuire a sopirne diffidenze verso la politica Vargas che appare sempre più orientata verso una direttiva di neutralità in caso di allargamento conflitto.

Stati Uniti però hanno perfettamente compreso che al momento attuale qualunque Conferenza potrebbe soltanto arrecare grave imbarazzo alle loro mosse.

Dichiarazione di Cordell Hull che approva idea Conferenza ma opina che essa dovrebbe essere «preceduta >> da intese fra i Capi degli Stati Maggiori delle Repubbliche americane costituisce siluramento e severo richiamo a tutti i clienti Sud America nel senso che Stati Uniti non ammettono discussioni ma vogliono fatti.

231

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. R..../262 (2). Mosca, 9 giugPo 1941.

Vostri telegrammi n. 154 e 155 (3).

Notizie segnalate dalla R. Legazione di Bucarest circa concentramenti militari alla frontiera sovietica ed ancora più provvedimenti predisposti dal Governo romeno per evacuazione dalla capitale delle rappresentanze estere mi sono sembrate avere carattere talmente grave e significativo che ho creduto utile chiedere

nuovamente al mio collega tedesco se vi erano novità nei rapporti fra Germania ed URSS.

Von Schulenburg mi ha dichiarato che ignorava comunicazione del Ministro Antonescu ai Ministri dell'Asse (che dal collega giapponese aveva invece appreso essere stata fatta al Ministro del Giappone) circa evacuazione. Quanto ai rapporti tedesco sovietici, mi ha confermato sua opinione (da me pienamente condivisa) che Governo URSS non vuole complicazioni e cercherà in tutti i modi di evitarle. Per quanto riguarda intenzioni del Governo tedesco e più precisamente del Fiihrer mio collega ha però professato completa ignoranza ripetendomi essere egli stesso perplesso davanti alla continua ridda di voci contraddittorie che gli pervengono anche da ambienti berlinesi.

Non ho bisogno di dire che interesserebbe molto a questa Ambasciata di conoscere eventuali informazioni attendibili provenienti da fonti tedesche responsabili.

(l) -Ed. In M. ToscANO, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, clt., pp. 302-303. (2) -Non rinvenuto nella raccolta del telegrammi In arrivo. Il testo qui pubblicato proviene dalle Carte Rosso. (3) -Si tratta della rltrasmissione a Berlino e Mosca (T. s. n. d. 19822 P. R. e T. s. n. d. 19827 P. R. entrambi dell'8 giugno) del T. s. n. d. 17490/556 P. R. del 3 giugno e del T. s. n. d. 5377/567 R. del 5 giugno da Bucarest, non pubblicati, circa le misure prese dal governo romeno in previsione di un imminente conflitto con l'URSS.
232

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5656/057 R. Madrid, 9 giugno 1941 (per. l'11).

Mio telespresso n. 2833/841 del 15 aprile c.a. e rapporto del R. Consolato Generale a Barcellona n. 2575 del 27 maggio c.a. (1).

Si è venuto delineando in questi ultimi tempi mutamento atteggiamento e linguaggio da parte alcuni autorevoli esponenti partito monarchico, già tra i più anglofili, i quali ora sostengono essere possibile restaurazione in Spagna con aiuto tedesco. A tale proposito si reg.istrano anche voci circa invito Governo Reich a pretendente Don Juan recarsi in Germania.

Ho intrattenuto sull'argomento questo Ambasciatore di Germania, il quale mi ha detto avere anch'egli raccolto dette voci e avere in proposito chiesto notizie a Ribbentrop. Ministro Esteri Reich ha risposto che effettivamente alcune settimane or sono Don Juan aveva cercato sondare, a mezzo suo fiduciario, Governo tedesco per una eventuale sua visita in Germania, ma che egli aveva creduto non dare alcun seguito richiesta.

Questione restaurazione Monarchica in Spagna permane quindi tuttora unitamente obiettivo politica Inghilterra sperando essa miglioramento sua posizione in Spagna con rovesciamento Falange e col mettere sul Trono Principe che è stato ufficiale Marina britannica.

Circa sentimenti personali Principe Don Juan si ritiene qui che egli, pur non avendo simpatie per Asse, non abbia opinioni politiche ben definite, ma che su lui eserciti influenza Madre, intrigante, ambiziosissima, che, dopo morte marito con cui era, come è noto, in pess.imi rapporti, ha aumentato suoi sforzi per restaurazione, allettata da prospettiva tornare in Spagna come Regina Madre e principale consigliera del figlio.

La ex-Regina, d'origine tedesca, e, in parte, giudaica, ma inglese di nascita,

ha principi antitetici a quelli Asse. Ad esempio suo ascoltatissimo consigliere

politico sarebbe l'ebreo Visconte de Mamblas, imparentato coi Rothschild, anglo

filo cento per cento. Già collaboratore di Beigbeder. Visconte Mamblas è stato

allontanato da Serrano a causa suoi sentimenti antifalangisti e ora risiede a

Biarritz ove è sorvegliato dai tedeschi.

Risulterebbe infine che ex Regina sarebbe in rapporti epistolari con questo

Ambasciatore britannico, Sir Samuel Hoare, che servirebbe inoltre da tramite

per comunicazioni dalla ex regina con sua famiglia in Inghilterra. Ultimamente

anche Principessa Torlonia, americana di origine, italiana per matrimonio e

suocera di una delle Infanti, qui di passaggio per recarsi Nuova York, sarebbe

stata latrice di comunicazioni della Regina Eugenia per Hoare.

(l) Non rinvenuti.

233

IL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO, SERRANO SUNER, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Madrid, 9 giugno 1941.

He agradecido mucho tus dos cartas (1). Contestaré la primera con màs

calma y holgura en dia pròximo; no lo hice antes por esperar la oportunidad

de que persona de confianza te la llevara a la mano.

Esta mafiana me trajo Lequio (2) la del dia 3 en la que tienes la amabilidad de darme cuenta de la conversaciòn sostenida en el Brenner con el Fiihrer. Me he trasladado despued de leerla a la residencia del Claudillo y como consecuencia de lo hablado con él puedo manifestarte que nuestra posici6n es esta: Desde la entrevista de Hendaya (y protocolo consiguiente) estamos en realidad adheridos al Pacto Tripartito; y aun comprometidos, con arreglo al apartado 4° de aquél documento, a la guerra en la fecha que de acuerdo con vosotros y con Alemania determinemos.

;,De que se trata ahora? (,Es que el Duce considera llegado el momento en que a la causa de Europa y de nuestra amistad conviene formular publica y solemnemente la adhésion prevista en el pàrrafo 2° del protocolo de Hendaya? Bien. Pues el Caudillo està dispuesto a considerar esa oportunidad siempre de acuerdo con Alemania como es norma que tanto vosotros como nosotros observamos con la màs impecable correcciòn.

Conoceis bien la sinceridad de nuestros sentimientos y la penosa realidad de nuestros problemas; pero Espafia, pese a tanta dificultad no puede desertar de lugar que la Historia le sefiala. Queremos examinar clara y lealmente con vosotros y con los alemanes todas las circunstancias del caso, para decidir no con un criterio egoista sino con la preocupaciòn de acordar lo que màs favorezca a la causa comun y -en la medida con ello compatible -lo que menos perjudique a la nuestra, segun la feliz expresiòn mussoliniana.

En nuestra honrada relaciòn no caben habilidades y por eso, y confiado en tantas pruebas de amistad como de vosotros tenemos recibidas, lisa y !lanamente, para que sobre ellas mediteis, someto estos datos y consideraciones.

Como nuestro propòsito es actuar militarmente en cuanto sea posibile, el indudable efecto moral que frente al enemigo cause esta publicidad de la adhesi6n (,no podra ser destruido, en orden a la eficacia, por la desaparici6n de la sorpresa para la entrada en guerra?

Tenemos ahora en el mar màs de 300.000 toneladas de barcos que vienen de América cargados de cereales. (,No conviene esperar a que lleguen? Desde luego ahora ya barco que llega a puerto espafiol no vuelve a salir; y hoy se les dan òrdenes de descargar en Canarias, cuyas Islas no estàn todavia abastecidas para una prudente prevision de guerra larga.

Concretamente frente a los Estados Unidos, la publicaciòn de nuestra adhesi6n al Facto Tripartito (,que efectos producira? (,precipitara su intervenci6n en la guerra, o, por el contrario la actitud de Espafia podrà contribuir a detenerlos en su polìtica hacia la guerra?

Finalmente, aun que no hemos de apartarnos del camino que nos marcan nuestro deber de europeos y otras razones publicamente expuestas por el Caudillo y por mi, no quiero en este momento ocultarte que en Espafia la alegria necesaria para dar este paso, y los que ulteriormente se precisen s6lo puede producirse por virtud de la idea de que este sacrificio tenga el valor de abrir al pueblo las puertas de sus reinvindicaciones vitales en Africa. Y sobre este punto si es cierto que tenemos una explicita carta del Duce (l) y unas palabras amistosas del Fuhrer que -haciéndonos cargo de las dificultades que Francia significa para mayores y normales concreciones en el orden diplomàtico -para Franco y mi son bastantes, pero que a los ojos de quienes no tienen el mismo conocimiento directo de cosas y personas pueden ser juzgadas como grave ligereza.

Después de una jornada muy larga de trabajo y sin tiempo para mas, con el inevitable desorden que espero disculpes, te escribo estas lìneas. Agradezco mucho tu invitaciòn y quedo a tu disposiciòn para seguir esta comunicaciòn escrita. Al Duce le renuevo mis sentimientos de admiraciòn y afecto, que espero tenga la certeza de que son bien sinceros, y mi conformidad con cuanto dice en su post data autògrafa. Y tù cuenta con la simpatia y la invariable amistad de tu camarada.

TRADUZIONE.

Ho gradito molto le tue due lettere. Risponderò alla prima con pm calma e tranquillità nei prossimi giorni; non l'ho fatto prima per attendere l'occasione che persona di fiducia te la portasse a mano.

Questa mattina Lequio mi ha portato quella del giorno 3 nella quale hai l'amabilità di darmi conto della tua conversazione sostenuta al Brennero col Fiihrer. Dopo di averla letta mi sono recato alla residenza del Caudillo e a seguito della conversazione avuta con lui posso manifestarti che la nostra posizione è questa:

Dall'incontro di Hendaye (e conseguente Protocollo) siamo in realtà aderenti al Patto Tripartito; ed anche obbligati, secondo il paragrafo 4 di quel documento, alla guerra nella data che abbiamo a determinare d'accordo con voi e con la Germania.

Di che si tratta ora? Che il Duce considera giunto il momento in cui conviene alla causa di Europa e della nostra amicizia formulare pubblicamente e solennemente l'adesione prevista nel paragrafo 2 del Protocollo di Hendaye? Bene. Poiché il Caudillo è disposto a considerare questa opportunità sempre d'accordo con la Germania, secondo la norma che tanto voi come noi osserviamo con la più impeccabile correzione.

Conoscete bene la sincerità dei nostri sentimenti e la penosa realtà dei nostri problemi; ma la Spagna malgrado tante difficoltà, non può disertare il posto che la storia le segnala. Desideriamo esaminare chiaramente e lealmente con voi e con i tedeschi tutte le circostanze del caso per decidere non con un criterio egoista ma con la preoccupazione di prendere gli accordi che più favoriscono la causa comune e -nella misura compatibile con ciò -che meno pregiudichino la nostra, secondo la felice espressione Mussoliniana.

Nella nostra leale relazione non vi è posto per astuzie e perciò, con la fiducia che mi viene da tante prove di amicizia ricevute da voi, sottopongo francamente i seguenti dati P. considP.razioni, pP.rché mP.ditiatP. su di P.Ssi.

Dato che il nostro proponimento è di agire militarmente non appena sia possibile l'indubitabile effetto morale che di fronte al nemico può causare il dare pubblicità alla nostra adesione, non potrà essere distrutto, quanto ad efficacia, per la scomparsa della sorpresa pP.r l'entrata in guerra?

Abbiamo ora in mare 300 mila tonnellate di piroscafi che vengono dall'America carichi di cereali.

Non conviene attendere che giungano? Naturalmente già ora i piroscafì. che giun· gono nei porti spagnoli non ripartono; e oggi si dà ordine ai piroscafì di scaricare nelle Canarie le cui isole non sono ancora provviste per una prudente previsione di guerra lunga.

Concretamente di fronte agli Stati Uniti, la pubblicazione della nostra adesione al Patto Tripartito che effetti produrrà? Affretterà il loro intervento in guerra. o, Rl contrario l'atteggiamento della Spagna potrà contribuire a fermarli nella loro politica verso la guerra?

Finalmente, sebbene non dobbiamo appartarci dalla via che ci tracciano il nostro dovere di europei altre ragioni esposte pubblicamente dal Caudillo e da me, non voglio nasconderti in questo momento che in Spagna l'entusiasmo necessario per questo passo e per quelli che si renderanno necessari in seguito, può prodursi solamente in virtù dell'idea che questo sacrificio abbia la possibilità di aprire al popolo le porte delle sue rivendicazioni vitali in Africa.

E su questo punto è bensì vero che abbiamo una esplicita lettera del Duce ed alcune parole amichevoli del Fiihrer che -rendendoci conto della difficoltà che la Francia rappresenta per più ampie e normali realizzazioni dell'ordine diplomatico sono sufficienti per Franco e per me -ma che possono essere giudicate come grave leggerezza da coloro che non hanno la stessa conoscenza diretta di cose e persone.

Ti scrivo queste righe dopo una giornata molto lunga di lavoro e senza tempo per diffondermi ulteriormente, con l'inevitabile disordine che spero vorrai scusare. Ti ringrazio molto del tuo invito e sono a tua disposizione per far seguito a questa comunicazione scritta. Al Duce rinnovo i miei sentimenti di ammirazione e di affetto che spero abbia la certezza che sono ben sinceri, ed il mio accordo con te lo dice nel suo proscritto autografo. E tu, conta sulla simpatia e la immutabile amicizia del tuo camerata.

(l) -Vedi D.D. 52 e 205 (2) -Vedi D. 228.

(l) Vedi serie IX, vol. V, D. 492.

234

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5648/546 R. Sofia, 10 giugno 1941, ore 13,50 (per. ore 1 dell'11).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto di aver avuto telefonata da Re Boris che gli confermava sua partenza per l'Italia.

Da conversazioni avute in questi giorni con dirigenti bulgari ho tratto impressione che scopo principale di quel viaggio sia definitiva sistemazione territoriale della zona di frontiera bulgara-albanese quasi che Sovrano avesse intenzione far presente a Roma necessità per Bulgaria... (l) nella regione Tetovo.

235

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. 5667/590 R. Bucarest, 10 giugno 1941, ore 24 (per. ore 1,23 dell'11).

Mio telegramma n. 531 del 30 maggio scorso (2).

Ministro Antonescu che ho veduto per comunicargli a titolo confidenziale contenuto del telegramma di V. E. 260 dell'8 corrente (3), mi ha detto che generale Antonescu partirà domani per incontrare il Fiihrer e farà ritorno probabilmente giovedì.

Generale partirà con una larga documentazione circa rivendicazioni romene e, da quanto ho potuto comprendere, si ripromette di ritornare con dei risultati effettivi. Ministro Antonescu mi ha infatti nuovamente messo in rilievo vivo interessamento e la comprensione del Fiihrer per la Romania.

Mihail Antonescu non mi ha fatto alcun accenno a possibilità di conflitto con la Russia. Avendogli però io chiesto vagamente se la settimana in corso poteva considerarsi conclusiva, egli mi ha risposto di crederlo da punto di vista politico ma non dal punto di vista [militare].

236

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 18568/058 P. R. Madrid, 10 giuano 1941 (per. l'11).

Mio telegramma n. 458 (4).

Anche questa volta Serrano è stato di parola. Mi aveva promesso di consegnarmi la risposta in tempo per farla partire col corriere aereo di stamane e la missiva che Vi è diretta mi è stata infatti consegnata a notte tarda, dopo un lunghissimo colloquio col Caudillo, colloquio in cui Serrano ha dovuto usare tutta la sua influenza e dialettica dato che il Generalissimo, come è noto, non è uomo dalle rapide decisioni ed ama tergiversare e protrarre. Prima di sigillare la lettera, Serrano ha voluto leggermela e soffermarsi su questo e quel punto allo scopo di cercare di spiegare, se possibile, ancor più chiaramente il suo pensiero.

(4} Verli D. 228, nota 2.

Anzitutto egli si è ancora scusato di non aver sinora potuto rispondere alla Vostra prima lettera (l) di cui conserva il più grato e commosso ricordo. La crisi di Governo che, come ho più volte riferito, è stata lunga ed acuta glielo ha impedito, ed egli desiderava d'altra parte, nello scriverVi, di poterVi presentare una situazione netta e decisa. Come afferma all'inizio della lettera allegata, Serrano si riserva di rispondere esaurientemente al più presto alla Vostra prima missiva.

La lettera poi che egli Vi invia oggi (2) non lo soddisfa interamente: essa è stata scritta in pochi minuti e -come ho detto-a notte inoltrata, con la preoccupazione di non farVi attendere trattandosi di argomento che è vitale per la Spagna.

Come egli afferma all'inizio dello scritto il Governo spagnolo si è impegnato fin dalla firma del protocollo di Hendaye ad aderire al Patto Tripartito e oggi esso è disposto a rendere pubblica tale sua adesione qualora, secondo le condizioni che egli ha accettato, Italia e Germania lo ritengano utile. Tuttavia Serrano si permette, secondo quanto egli verbalmente ha sottolineato, e ciò essenzialmente in base all'amicizia che Voi, Eccellenza, gli avete sempre dimostrato ed alla benevolenza che il Duce in ogni occasione ha avuto per lui, di rappresentare alcuni aspetti della questione, aspetti che, secondo lui, hanno importanza tale da meritare di essere discussi e vagliati dal Governo Fascista.

l) Naviglio attualmente in navigazione. A tale riguardo Serrano mi ha chiarito il suo pensiero. Il Governo spagnolo vorrebbe salvare il tonnellaggio attualmente flottante (300.000 tonn.) avviandolo nei porti mediterranei. Già è stato dato ordine alle navi dirette verso la Spagna di poggiare sulle Canarie per abbreviare le distanze e quindi i tempi. Tuttavia è da considerare l'opportunità che l depositi colà giacenti e che i carichi che colà giungeranno siano trasportati al sicuro, in Spagna. Ciò sarebbe necessario in quanto, secondo Serrano, l'adesione pubblica al 'l'ripartito avrà come immediata conseguenza l'occupazione delle Canarie da parte britannica o tale severità nel rilascio del navicerts che la Spagna verrà ad essere praticamente bloccata e dovrà anticipare la sua entrata in guerra, allo scopo di affrontare il conflitto nelle migliori possibili condizioni e prima che il blocco faccia sentire i suoi effetti.

2) Aspirazioni territoriali spagnole. In proposito Serrano mi ha detto che egli non chiede una pubblica dichiarazione, ma semplicemente una lettera, privatissima, da parte dei Capi dell'Asse che l'assicurino su tale punto che è di estrema importanza per la Spagna ed il Regime. In seguito alla risposta che Voi gli darete, e che egli spera giunga presto, egli si recherà in aereo in Italia per conferire con Voi e fissare i dettagli della comune azione.

Nell'esporre quanto sopra Serrano ha tenuto a far notare come in seguito alla situazione che si è venuta creando nel Mediterraneo e al volgere della stagione estiva che può dare alla Spagna, pochi mesi di relativo benessere e quindi la possibilità di utilmente intervenire nel conflitto, il Governo spa

gnolo non insiste più sulle condizioni di Bordighera (1), pur avendo la piena certezza che l'Asse darà il necessario aiuto in vettovaglie ed armi all'esercito spagnolo una volta che esso sia impegnato nella lotta.

Per parte mia ho insistito nel far rilevare a Serrano come l'occasione che si presenta per rimettere la Spagna a fianco delle Potenze che l'hanno aiutata nel suo risorgimento nazionale (occasione da lui stesso così sovente auspicata in questi ultimi tempi) sia unica e dovuta unicamente all'interesse e all'amicizia dell'Italia Fascista. La firma del Tripartito da parte della Spagna deve avvenire prima di altre adesioni, la Spagna non può assentarsi da avvenimenti di così grande portata come gli attuali per aver diritto di assumere il posto che le spetta nella rinnovata Europa di domani. La sottoscrizione al Tripartito non significa poi ancora la guerra e la Spagna, potenza mediterranea, ha buoni argomenti per giustificarla anche ai nemici. A tale riguardo Serrano ha però subito ribattuto quanto ho sopra riferito, e cioè che, nella migliore delle ipotesi, il blocco sarà tale da far desiderare al Governo spagnolo l'immediata dichiarazione di guerra prima di esaurire le sue magre risorse.

Concludendo, nel complesso dell'atteggiamento di Serrano e dalle sue risposte ho riportato l'impressione che un notevole passo innanzi sia stato compiuto; qualora il Governo spagnolo abbia la sicurezza che le sue richieste sono state discusse e tenute nel dovuto conto esso, ritengo, non sarà alieno dal prendere il posto che i suoi stessi interessi gli impongono.

L'essenziale mi sembrerebbe ora, se Voi, Eccellenza, mi consentite di esprimere il mio subordinato parere, di indurre Serrano, con la risposta che Voi crederete di dare ai suoi dubbis, a venire costi. L'autorità del Duce e la Vostra efficace, amichevole influenza finiranno per persuaderlo e lasciare in secondo piano la tragica situazione annonaria nonché la deficiente preparazione bellica della Spagna e a rompere gli indugi (2).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra «Gruppo indecifrabile». (2) -Vedi D. 182, che porta però la data del 29. (3) -Riferimento errato: trattasi del T. 265 per !l quale vedi D. 209 (l) -Vedi D. 52. (2) -Vedi D. 233.
237

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5705/342/196 R. Zagabria, 10 giugno 1941 (per. il 12).

Il Poglavnik mi ha comunicato quest'oggi di aver ricevuto nella mattinata l'Arcivescovo Stepinac, ritornato ieri da Roma.

Il risultato del viaggio -mi ha detto il Poglavnik -si limita alla concessione di un riconoscimento meno che parziale, e neppure pari a quello dato alla Slovacchia, cioè all'invio di un osservatore della Santa Sede a Zagabria. Giustificazione del mancato riconoscimento sarebbe il solito pretesto della neutralità che il Vaticano vorrebbe mantenere nei riguardi dei belligeranti. Il ri

conoscimento alla Slovacchia sarebbe stato dato anteriormente all'inizio del conflitto europeo.

Il Poglavnik ha risposto all'Arcivescovo rifiutando l'offerta della Santa Sede, perché non soddisfacente. Ha aggiunto che la Croazia non è uno Stato belligerante, e che non ha dichiarato guerra a nessuno; ma che è uno Stato pienamente sovrano di diritto oltre che di fatto, perché riconosciuto dalla Germania, dall'Italia, dall'Ungheria. dalla Romania, ecc.

Alla obiezione dell'Arcivescovo Stepinac (obiezione ispirata dalla S. Sede) che il territorio croato travasi attualmente in stato di occupazione militare da parte delle forze armate italiane e germaniche, il Poglavnik mi ha detto di aver recisamente risposto che, subito dopo la firma degli Accordi di Roma, e cioè in data 19 maggio scorso, il Duce ha considerato le truppe italiane che trovansi in territorio croato non più come truppe occupanti, bensì come stazionanti in territorio alleato ed amico. Dell'ordine del giorno del Duce è stata data notizia attraverso la stampa e la radio, non soltanto italiane.

Infine il Poglavnik mi ha pregato di tenerlo informato del risultato dell'amichevole intervento del Governo italiano presso il Segretario di Stato per appoggiare la sua richiesta di riconoscimento (mio telegramma per corriere

n. 152 in data lo corrente) (l); mi ha altresì pregato di far sapere al Duce che egli gradirebbe moltissimo se dell'ordine del giorno da lui impartito al Comando della 2° Armata in data 19 maggio venisse data ufficiale notizia alla Segreteria di Stato.

(l) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 568. (2) -Con successivo T. s.n. d. 18781/461 P. R. dell'H giugno, ore 12,55, Lequio aggiunse quanto segue: «Serrano anche per desiderio espresso da Caudillo ha creduto opportuno mettere al corrente in linea di massima questo ambasciatore di Germania circa contenuto vostra nota lettera e sua risposta».
238

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5692/353/203 R. Zagabria, 10 giugno 1941 (per. il 12).

Seguito mio telegramma per corriere n. 313/176 dell'B corrente (2).

Nel colloquio avuto col Ftihrer il 6 corr., il Poglavnik mi ha detto che gli argomenti principali che furono trattati sono: l) condotta della guerra e organizzazione dell'Europa balcanica; 2) interessi economici della Germania in Croazia.

Per quanto riguarda il primo punto, il Ftihrer, con molta serenità e con molta sicurezza, dichiarò che la condotta della guerra era entrata in una fase, se non proprio finale, almeno decisiva, per cui ogni nuova battaglia che sarebbe stata ingaggiata dalle Forze dell'Asse avrebbe trovato il nemico in condizione di assoluta inferiorità materiale e morale.

L'aspetto politico del nuovo ordine europeo, e particolarmente balcanico, ha portato la conversazione sopra una visione panoramica che, senza trascurare le aspirazioni territoriali e nazionali, pone come premessa un principio di giustizia fondata sugli interessi economici, sulle vie di comunicazione e sulla attrezzatura industriale del Reich.

(:ll Vedi D. 238.

Da questa visione il Fiihrer è past;nto facilmente a parlare degli interessi della Germania in Croazia. La presenza del Ministro Goering alla conversazione ha permesso di toccare alcuni punti specifici di tali interessi; tra l'altro il bisogno del Reich di disporre della bauxite di cui è ricco il sottosuolo croato per alimentare di materia prima gli stabilimenti della Goering-Werke, modernissimamente attrezzati.

Dopo questo colloquio, che il Poglavnik mi ha detto sarebbe durato circa due ore, il Fiihrer ha invitato tutta la Delegazione croata a un tè, e si è intrattenuto a conversare con i collaboratori di PAVELIÉ, tra i quali il Ministro dell'Interno Artukovié, già fuoruscito in Germania, il Dr. Lorkovié, Ministro degli Affari Esteri, già studente in Germania. il Borgomastro di Zagabria Verner, già emigrante in Germania (l).

(l) T. 5181/152 R., non pubblicato.

239

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. R. P. 10254/AG. Torino, 10 giugno 1941.

Faccio seguito alla mia lettera di ieri (2), e ti rimetto qui unito copia della nota n. 17385 in data 7 corr. diretta dal Presidente all'Ammiraglio Duplat, e concernente le concessioni fatte dall'Italia e dalla Germania per le forze armate francesi del Nord Africa, per i movimenti della marina da guerra e per gli imbarchi di passeggeri civili idonei alle armi.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA. GROSSI, AL PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONE FRANCESE DI ARMISTIZIO, DUPLAT

L. 17385 PR. Torino, 7 giugno 1941.

Nel quadro dell'attuale atteggiamento politico assunto dal Governo francese, i Comandi Supremi italiano e tedesco hanno deciso di accordare le seguenti concessioni per le forze armate del Nord Africa:

l. Esercito

l) Personale. a) trasferimento immediato dalla Francia metropolitana in Nord Africa di 200 ufficiali e 6 mila sottufflciali e truppe per colmare le deficienze dei reparti dell'esercito transitorio. b) trasferimento in Nord Africa di 961 ufficiali (ivi compreso il Generale Juin)

3.200 sottufflciali e truppa, 2686 specialisti. Tutto questo personale verrà, all'uopo liberato dalla prigionia tedesca di guerra.

c) mantenimento di 4.900 uomini di polizia indigena (goumiere -chaouch etc.) in Algeria. Codesta Delegazione è pregata di fornire, al riguardo, tutti i necessari particolari.

d) conservazione di uno dei tre gruppi di artiglieria che dovevano essere sciolti come contropartita alla concessione delle Mehalle Marocchine. La sede di tale gruppo dovrà essere tìssata in Marocco e in Algeria.

2) Materiale.

a) trasferimento dalla Francia metropolitana in Nord Africa di 33 pezzi anticarro da 25 mm., da trarsi dai depositi sotto controllo italiano e tedesco. Di tali pezzi, 11 dovranno essere destinati al rafforzamento della difesa costiera.

b) sbloccamento di 62 carri armati tipo D.l, accantonati nei depositi del Nord Africa, per il rafforzamento dell'esercito transitorio.

c) autorizzazione di principio a trasportare dalla Francia metropolitana in Nord Africa, armi munizioni, veicoli e materiali delle trasmissioni per colmare le deficienze dell'esercito transitorio.

Le decisioni definitive per autorizzare lo sbloccamento dei materiali dei depositi sotto controllo italiano e tedesco ed il loro trasporto in Nord Africa, verranno prese dopo che saranno state presentate precise e dettagliate richieste alle due Commissioni di Armistizio.

Il. Marina da guerra

l) Immediato riarmo delle seguenti batterie costiere: a) l batteria con due pezzi da 340 mm. a Biserta; b) l batteria su 4 pezzi da 138 mm. a Tunisi.

A partire dal 15 luglio p.v. è autorizzP.to, inoltre il riarmo delle seguenti batterie costiere: c) l batteria su 4 pezzi da 138 mm. a Sfax ed una a Scusse; d) l batteria su 3 pezzi da 138 mm. a Bougia; e) l batteria su 4 pezzi da 75 o 95 mm. a Nemours; /) l batteria su 4 pezzi da 75 mm. a Mostaganem.

È inoltre autmizzato lo sbloccamento dei depositi del Nord Africa del materiale, 1v1 compreso quello controaerei, necessario per la difesa delle batterie costiere sopramenzionate.

Richieste dettagliate e precise in merito dovranno essere presentate alle due Commissioni di Armistizio.

2) Maggiore libertà di movimento alla Marina da guerra francese nella seguente misura:

a) Le forze della Marina e dell'Aeronautica destinate alla protezione dei convogli ottengono libertà di movimento dietro semplice comunicazione agli organi di controllo e alle Commissioni di Armistizio.

La scelta delle rotte è devoluta alle autorità francesi in base alla situazione contingente. Delle rotte prescelte dovrà tuttavia essere data comunicazione preventiva alla

C.I.A. per il consenso; ciò allo scopo di evitare qualsiasi incidente con le forze navali ed aeree dell'Asse.

b) Le unità non destinate alla protezione dei convogli ottengono libertà di movimento qualora si manifesti una reale minaccia inglese e derivi conseguentemente la necessità di difendersi da tale minaccia.

I movimenti navali che si prevede di dover compiere a tale scopo, dovranno essere comunicati al più presto agli organi di controllo ed annuziati alle due Commissioni di Armistizio, dopo aver impartito gli ordini per l'impiego delle unità.

Gli organi di controllo dovranno essere, a cura delle Autorità francesi, tenuti al corrente degli spostamenti e delle azioni delle unità.

Il passaggio dello stretto di Gibilterra nei due sensi da parte del gruppo «Strasbuorg », rimane in ogni caso subordinata all'autorizzazione delle due Commissioni di Armistizio.

c) È concessa, a scopo di esercitazione, libertà di movimento nelle zone di esercitazione autorizzate, previa preannuncio di tre giorni avanti la partenza.

Le due Commissioni di Armistizio riconoscono la necessità di compiere esercitazioni anche in zone più vaste di quelle autorizzate. Tre giorni prima della partenza per le esercitazioni in tali più vaste zone, deve esserne dato avviso alla C.I.A.

III. Aeronautica

l) Sostituzione del gruppo da caccia III/6 trasferito dal Nord Africa in Siria con un nuovo gruppo da costituire mediante sbloccamento del materiale accantonato dai depositi della Francia metropolitana e del Nord Africa.

2) Sbloccamento dei depositi del Nord Africa di 140 mitragliatrici per il rafforzamento della difesa contraerei dei campi di aviazione.

IV. Il controllo sui passeggeri civili idonei a portare le armi sarà limitato alla sola presentazione delle liste numeriche del personale. Per ogni piroscafo, in partenza o in arrivo nei porti mediterranei della Francia metropolitana.

Tutti i particolari inerenti alla realizzazione delle concessioni sopraelencate, verranno regolati dalle Sottocommissioni della C.I.A. e della C.T.A. nell'ambito delle rispettive competenze.

(l) -n presente telegramma reca il visto di Musso!lnl. (2) -Non rinvenuta.
240

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. P. Cettigne, 10 giugno 1941.

Ho telegrafato oggi (l) ancora una volta in merito alla questione dei confini. La notizia che mi ha portato Scarsellati, secondo la quale sarebbe stata decisa l'appartenenza alla provincia di Cattaro dei comuni di Budva e di Njegos e del massiccio del Lovcen, se confermata, provocherebbe in questi ambienti vera costernazione, ne ferirebbe l'orgoglio nazionale e provocherebbe reazioni pericolose. Non ti ripeto gli argomenti già esperssi nel telegramma odierno (2) e nelle precedenti comunicazioni relative alla sorte di Dulcigno.

Sto preparando questi ambienti alla Costituente: lavoro non facile per le mutilazioni già avvenute e pel continuo amusso di profughi dall'Albania, dall'Ungheria, dalla Croazia e dalla Bulgaria.

Proprio questa mattina i membri della Consulta mi hanno fatto ancora una volta presente lo stato d'animo del Paese che si attende da noi l'indipendenza e la giustizia ed assiste ogni giorno alla persecuzione della sua gente privata con la forza dei suoi averi nelle zone finitime senza che un provvedimento -ad eccezione dell'assistenza limitata dalle possibilità degli approvvigionamenti -abbia sino ad oggi dimostrato la nostra volontà di reprimere i gesti compiuti dalle bande armate e di sanarli col consentire il ritorno dei contadini alle terre da loro coltivate e che hanno dovuto abbandonare proprio alla vigilia del raccolto. Ti prego di voler prendere a cuore i problemi di cui sopra. Se dovremo dar vita ad un Montenegro così mutilato, sarebbe forse più opportuno esaminare la convenienza di fare del Montenegro una nostra provincia tipo Lubiana. In questo senso si sono espressi stamane i membri della Consulta. Ma se invece vorremo fare del Montenegro un centro di attrazione del mondo Serbo -ed io penso sarebbe utilissimo farlo -dovremo dare a questa gente modo di vivere e soprattutto non dovremo ferirla in quanto ha di più geloso: l'orgoglio nazionale.

Scusami, caro Pietromarchi, se ho sottratto qualche minuto al tuo lavoro. Ma ho ritenuto doverlo fare perché tu sia al corrente della situazione e di poterlo fare confidando nella tua buona amicizia e nella tua collaborazione nella soluzione dei problemi che mi sono stati affidati.

(l) -T. s.n.d 5663/195 R., non pubblicato. (2) -Tali argomenti erano: «Budva è porto più vicino capitale e zona peschereccia e turistica dalla quale esigua economia paese può trarre qualche beneficio. Nlegosch ha dato i natali al Re Nicola ed al poeta montenegrino Pietro Petrovic-Niegosch, sepolto sulla vetta del Lovcen. N!egosch ed il Lovcen, anche per le pagine di storia che 11 popolo montenegrinov! ha scritto nei secoli a difesa della propria indipendenza, sono considerate zone sacre ».
241

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5731/234 R. Teheran, 11 giugno 1941, ore 17 (per. ore 10 del 12).

Vostro telegramma n. 112 (1).

Tanto Gailani che Gran Mufti mi hanno confermato quanto mi avevano detto a voce, ossia che loro intenzione è di andare a Roma e Berlino. Hanno smentito voci che essi intendessero andare a Zurigo, mentre questo Ministro Germania mi aveva detto ben chiaro che essi avevano manifestato desiderio di andare a Zurigo, come risulta da mio telegramma n. 201 (2). II Segretario del Gran Mufti è in contatto segreto giornaliero con questa R. Legazione; egli si tiene anche in contatto con un Segretario della Legazione dl Germania. Mi ha detto che contatto con predetta Legazione avvenne subito dopo loro arrivo avendo questo Ministro Germania inviato subito all'Hotel ove essi abitano un segretario che riuscì a penetrare nei loro appartamenti. Tale circostanza non mi è stata mai rilevata dal predetto Ministro che anzi in tutta la questione della rivolta dell'Iraq ha sempre ostentatamente tenuto con me un linguaggio di grande scetticismo e completamente disinteressato, tanto da meravigliarmi.

(l) -Vedi D. 226. (2) -Vedi D. 213.
242

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5699/996 R. Berlino, 11 giugno 1941, ore 21,25.

Nuovi colloqui intervenuti ieri nel corso dei quali Prefetto Podestà ha prospettato gravissimi inconvenienti derivanti da sopraggiunto rilento nell'andata in vigore Accordo Alto Adige facendo oltre tutto risultare delicati riflessi politici, hanno condotto almeno in apparenza ad una maggior dimostrazione di comprensione da parte tedesca. Portata discussione su argomenti concreti sono state date da Greifelt -delegato da Himmler -una serie di assicurazioni che a giudizio Podestà potrebbero se rispettate essere di notevole entità. Allo stesso tempo si è evitato da parte tedesca di prendere precisi impegni di data e di numero insistendo su noti argomenti relativi difficoltà conseguenti attuale situazione guerra. Pur prendendo atto formale manifestazione buona volontà Prefetto Podestà si riserva proprio giudizio alla effettiva attuazione delle decisioni finora concordate, cui pratica applicazione dovrebbe trovare prossimo inizio. Riferirà direttamente al Duce proprie impressioni e portata intese intercorse.

Faccio presente intanto che Podestà non ha potuto come era suo desiderio conferire con Himmler, trovandosi predetto in Polonia. Mi riservo io stesso vedere Himmler al suo ritorno per ribadire argomenti Podestà e chiedere conferma assicurazioni già fatte da Greifelt.

243

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5007/597-598 R. Bucarest, 11 giugno 1941, ore 23 (per. ore 17 del 12).

Ministro Antonescu mi ha ancora una volta voluto intrattenere sulle relazioni tra la Romania e l'Italia evident~mente in conseguenza del viaggio Bardossy a Roma (2), che è stato qui attentamente seguito.

Discorsi scambiati in tale occasione, messi in relazione a voci corse di affidamento che Bardossy avrebbe ottenuto circa nuovo ingrandimento territoriale, hanno gettato costernazione in questi ambienti governativi, date anche attuali preoccupazioni romene per situazione creatasi alla frontiera sovietica. Ministro Antonescu mi ha detto che anche Conducator è rimasto profondamente impressionato, anzi addolorato, da possibilità che Ungheria possa valersi del favorevole [stato] di Nazione dominante nel Bacino danubiano per cercare di espandersi ulteriormente con pregiudizio e danno della Romania.

Mihail Antonescu mi ha chiesto apertamente se sia intervenuto un cambiamento nell'attitudine dell'Italia verso la Romania a così pochi giorni di distanza da quando vi eravate, Eccellenza, compiaciuto dire a Grigorcea e fargli dire anche da me (telegramma di V. E. n. 265) (l).

Egli mi ha domandato quali malintesi debbano ancora sussistere fra l'Italia e la Romania dopo che questa ha dato tangibili prove di sincera amicizia verso nostro Paese ed ha sopportato per la vittoria dell'Asse nei Balcani sacrifici superiori a quelli di qualsiasi altro Paese balcanico.

Anche stampa -mi ha fatto egli osservare -mantiene il più assoluto riserbo sulle cose romene, mentre quella tedesca non perde occasione per valorizzare opera del Generale.

Ho compreso che un maggiore interessamento della stampa italiana verso Conducator, che del resto sembra padrone della situazione, tornerebbe assai gradito ad Antonescu, specie dal punto di vista della sua politica interna.

Da parte mia non ho mancato escludergli che vi fosse alcunché di cambiato nell'atteggiamento dell'Italia verso la Romania. Gli ho detto che Ungheria a v eva aderito sin dall'inizio alla politica revisionistica dell'Italia, ma che ciò non poteva essere un ostacolo allo sviluppo di relazioni amichevoli fra Bucarest e Roma. Che il Duce stesso nel Suo discorso aveva avuto per Romania cordiali accenni ed aveva inoltre enunziato per organizzazione del nuovo ordine europeo principi in base ai quali Romania poteva ben sperare circa suo futuro.

In via assolutamente confidenziale mi ha detto Generale Antonescu nella sua odierna visita a Berlino ha portato con sé un pro-memoria nel quale, nel quadro delle aspirazioni romene, è sicuramente illustrata anche questa tendenza della Romania a collegarsi territorialmente all'Italia in quanto Conducator crede che ciò non possa non tornare utile anche alla sicurezza della Germania verso Sud-Est europeo.

Dal complesso del suo dire ho rilevato che sia Ministro che Generale Antonescu sono profondamente depressi poiché hanno la sensazione che i loro sforzi per orientare la politica della Romania sopratutto verso l'Italia non sono stati coronati dal successo che essi si ripromettevano mentre ritengono,

o almeno mostrano ritenere, poter invece contare su di un maggiore interessamento alle cose romene da parte del Fuehrer.

Certo viaggio odierno del Conducator in Germania e sue eventuali conseguenze in relazione avvenimenti che si annunziano come prossimi verso Est, rappresenterà svolta decisiva per posizione futura Romania e mi permetto sottoporVi, Eccellenza, opportunità di far sapere al più presto ad Antonescu che interessamento dell'Italia per Romania non è certo minore di quello tedesco

e che affidamenti che egli potrà ottenere a Berlino non possono essere che frutto di politica concordemente perseguita da entrambe le Potenze dell'Asse in questo settore.

Ministro Antonescu mi ha informato che avrebbe dato istruzioni a Grigorcea di esporVi, Eccellenza, concetti nel senso da me sopra accennato, per cui ho ritenuto opportuno riferire assai diffusamente quanto precede.

Come ho già riferito (mio telegramma n. 540) (l) Mihail Antonescu ha passato quasi sotto silenzio rapporti con U.R.S.S., evidentemente attende ritorno del Generale Antonescu dalla Germania prima di darmi notizie precise in proposito. Ho saputo tuttavia da fonte confidenziale che Conducato·r chiederà al Fuehrer di ottenere restituzione Bessarabia e Bucovina nonché speciale trattamento per romeni abitanti al di là del Dniester.

Intanto preparativi militari, come ho segnalato, procedono alacremente e da più fonti mi viene riferito concordemente che essi sono in via di completamento.

(597) Mio telegramma n. 590 in data lO corrente (l).

(l) -Vedi D. 235. (2) -Vedi D. 166, nota l.

(598) Ministro Antonescu, a convalida della sincerità della politica di amicizia verso l'Italia perseguita dalla Romania, mi ha ancora una volta illustrato concetto della proficua funzione che l'isola latina dei romeni in mezzo alla massa degli slavi nei Balcani potrebbe svolgere in favore della politica italiana verso l'Est ed ha insistito sull'opportunità ricostituire un corridoio tra Adriatico e Romania o verso Albania e perlomeno attraverso la Croazia.

(l) Vedi D. 209.

244

IL RE VITTORIO EMANUELE III, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. San Rossore, 11 giugno 1941.

Mio genero Boris è stato felice di averVi veduto (2). Spero che Boris si sarà ricordato di portarVi i miei saluti e di dirVi quanto ho ammirato il Vostro grande discorso (3).

Boris mi ha dato tre carte geografiche, di cui Vi deve avere consegnato delle copie. Questo carte segnano linee dei confini linguistici della Bulgaria; il tracciato di quei confini sostiene naturalmente le pretese dei bulgari i quali poco amano gli albanesi mussulmani che nei Balcani, per diversi secoli, furono valido puntello della dominazione ottomana.

Ho saputo che a Cattaro dicono essere certo che saranno annessi a quella provincta il Monte Lovcen, il piccolo villaggio di Niegos, e Budua. Mi permetto rappresentarVi che il Lovcen è il simbolo sacro del Montenegro -né Venezia né Napoleone I, né l'Austria volle riunire il Lovcen a Cattaro. Ora che le Bocche di Cattaro e Scutari sono in mani nostre, il Lovcen non costJituisce una minaccia per Cattaro. Togliere il Lovcen al Montenegro sarebbe come togliere Superga a Torino, o Montemario a Roma. Del misero paesetto di Niegos (sulla strada da Cattaro a Cettigne) dal 1450 in poi furono Signori i Petrovic e attorno a Niegos si fermò il piccolo Stato montenegrino; mio suocero Re Nicola nacque a Niegos; Budua, come sapete meglio di me, è il porto naturale di Cettigne e non ha che 2.000 abitanti, mentre Dulcigno che verrebbe tolto alla

20 -Documenti cUplomatit:i -Serle IX-Vol. VII

Zernagora ne conta 4.000. Vorrete, Vi prego scusarmi se Vi scrivo tutto questo. Credo di conoscere bene quanto riguarda il Montenegro, e sono persuaso che è interesse italiano di non scontentare questo piccolo popolo a cui nel Vostro ultimo mirabile discorso avete assicurata l'indipendenza. I montenegrini se saranno scontenti ascolteranno la propaganda antitaliana di Belgrado; se saranno contenti sempre più volentieri entreranno nell'orbita dell'Italia.

(l) -T. 5160/540 R. del 31 maggio, ore 22,15, non pubbllcato. (2) -Re Boris di Bulgaria era stato ricevuto da Mussolini a Palazzo Venezia 11 10 g!2_gno Il giorno dopo al era recato a San Rossore ed aveva visitato, insieme a Vittorio Emanuele III, alcuni stabilimenti della zona industriale di Livorno. (3) -Si riferisce al discorso pronunziato da Mussollni 11 10 giugno alla Camera dei fasci e delle corporazioni nell'annuale dell'entrata in guerra nel quale aveva affermato, tra l'altro: «n Montenegro rlacqulsta la sua indipendenza ed entra nell'orbita ltallana ». Vedi B. MusSOLINI, Opera Omnia, Firenze, La Fenice, 1960, pp. 90-101.
245

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 18723/205 P. R. Zagabria, 12 giugno 1941, ore 1,30 (per. ore 7,45).

Poglavnik -che ho visto stamane dopo visita fattagli da Generale Ambrosia -mi ha comunicato che al Convegno di Venezia si recherebbe in sua vece Maresciallo Kvaternik. Egli mi ha spiegato che Maresciallo, notoriamente suo luogotenente, da qualche giorno gli ha manifestato desiderio recarsi convegno, anche per riaffermare pubblicamente suoi sentimenti simpatia per l'Italia. Non ho nascosto mia meraviglia per tale improvviso cambiamento di programma. Ho insistito suggerendo al Poglavnik che anche Kvaternik potrebbe eventualmente accompagnarlo e affermando che comunque sua presenza era indispensabile.

PAVELIÉ non ha però mutato avviso nel far comprendere opportunità che Kvaternik entri in rapporti personali con V. E. e dimostri anche all'opinione pubblica internazionale di essere uno dei più [fervidi] fautori dell'amicizia itala-croata. A mio avviso, oltre desiderio di far cosa gradita al Maresciallo Kvaternik, può avere influito sull'animo del Poglavnik anche la comunicazione fattagli stamane alla presenza di Kvaternik, dal Generale Ambrosia, il quale, prima di recarsi da PAVELIÉ, non ha trovato il tempo di prendere contatto con questa Legazione.

Argomento trattato nel colloquio Ambrosio-PAVELIÉ si riferisce come è noto ai movimenti delle truppe italiane stazionanti territori croati, argomento che ha formato oggetto precedente conversazione fra il Comandante Seconda Armata ed il Maresciallo Kvaternik, prescindendo da questa Legazione come ho fatto ultimamente presente con telegramma per corriere n. 166 in data 7 corrente che accompagna lettera del Poglavnik diretta a V. E. 0).

Domani chiederò vedere nuovamente PAVELIÉ e telegraferò (2). Non ho eccessive speranze che egli desista dal suo proposito ma cercherò indurlo possibilmente recarsi a Venezia solo o con Kvaternik.

(l) -Vedi D. 222. (2) -Con successivo T. s. n. d. 5748/211 R. del 13 giugno, ore 2,20, Casertano comunicO, tra l'altro quanto segue: «Poglavnlk ha oggi Insistito sull'opportunità che Il maresciallo Kvaternlk vada In sua vece al convegno di Venezia». Della successiva decisione di Pavellé di partecipareal Convegno d! Venezia non v! è riscontro nella corrispondenza telegrafica.
246

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5746/357-358 R. Tokio, 12 giugno 1941, ore 8,35 (per. ore 18,30 del 13).

che il mio pensiero è stato compreso e rafforzato ancor più in seguito alla mia recente visita (l).

È superfluo aggiungere che anche tutto il popolo giapponese condivide senza alcun dubbio miei sentimenti particolarmente dopo avere ascoltato ieri sera per radio la voce del Duce e letto poi il testo del suo discorso pubblicato dai giornali ».

Matsuoka mi ha fatto sapere che non avrebbe alcuna obiezione a che la sua comunicazione venisse pubblicata in Italia, qualora da parte nostra lo si ritenesse opportuno.

(357) Matsuoka mi ha fatto pervenire oggi seguente comunicazione: «Ho letto discorso del Duce pronunciato alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni il 10 corrente. In questa occasione desidero rinnovarvi il senso delle mie vive congratulazioni per gli splendidi successi conseguiti dalle forze armate italiane su ogni campo di battaglia. Sono fermamente convinto che con la solida collaborazione della Germania, collaborazione che non può essere disturbata da nessun paese e da nessun uomo, sarà certamente portata a termine quella comune missione che fu lo scopo originale dell'alleanza itala-tedesca e che è stata più chiaramente precisata dal Patto tripartito. Condivido completamente punto di vista del Duce circa le relazioni italagiapponesi e non vi può essere onore più grande per me di quello di constatare

(358) Con queste brevi parole desidero parteciparvi un poco della mia commozione per il discorso del Duce ed esprimervi i miei auguri sinceri.

247

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. PER TELESCR. 5734/1000 R. Berlino, 12 giugno 1941, ore 17.

Trascrivo il seguente telegramma Eccellenza Giannini:

«N. 55. Nel corso attuali trattative avuto più volte occasione constatare che delegazione germanica parte dal presupposto che in Croazia come in tutti territori ex Jugoslavia debbansi conservare percentualmente interessi economici germanici come erano precedentemente. Tale principio non si concilia con inclusione Croazia nello spazio vitale Italia. In pratica esso è già interpretato

in tutto altro modo. Avuto varie segnalazioni di accaparramenti germanici di iniziative economiche, di materie prime, ecc.

Inoltre stesso recente accordo economico tedesco-croato svuota completamente nostre possibilità acquisti dato Germania si è garantita per solo qùàttro mesi 500 milioni dinari importazione e altrettanto esportazione.

Non ho mancato di fare presente a Clodius tale stato di cose ma ho preferito farlo su casi di specie per non affrontare questione di principio in generale che verrebbe a toccare il piano di azione politica dei due Paesi in Croazia. Ma non è da nascondersi che se non si affronta e si definisce questione di principio staremo a querelare! su singoli casi ogni giorno. Ignorando se intese siano intervenute al riguardo vi prego di comunicarmi urgenza se possa porre problema carattere generale che ci consentirebbe di agire con piena libertà di movimento. Ciò è tanto più necessario e urgente in quanto prossima settimana dovrannosi iniziare trattative coi croati e dovremmoci assicurare larga penetrazione economica e quasi monopolio scambi ave non sia possibile arrivare a più radicale soluzione dell'Unione Doganale. Gradirei istruzioni urgenza. Giannini>> (1).

248.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5728/1010 R. Berlino, 12 giugno 1941, ore 24.

Trascrivo il seguente telegramma Eccellenza Giannini:

«N. 57. Riferimento mio 55 (2). Riferendosi alle richieste fattegli per riservare all'industria italiana alcune categorie di intraprese in Croazia Clodius è tornato stamane sulla questione generale che io avevo voluto finora evitare. Ha detto che secondo gli accordi presi a Vienna fra Voi e Ribbentrop (3) mentre l'Italia deve aver preminente politica in Croazia devono salvaguardars! interessi economici della Germania. Correggendo però quanto mi aveva precedentemente accennato ha interpretato tale salvaguardia non con criterio conservativo precedenti situazioni ma come partecipazione percentuale anche ai futuri sviluppi. Mi ha infine dichiarato a titolo di esempio che non è possibile lasciare a noi come si è richiesto la Shell croata perché essa è emanazione della Shell che sta per divenire germanica. Ho ritenuto opportuno ricordargli che per noi Shell è inglese ed è stata posta sotto sequestro; gli ho fatto presente che nostri ambienti economici si preparano a iniziare loro attività in Croazia in relazione ai nuovi bisogni dello Stato e deve quindi evitare che trovino tutte le iniziative già bloccate dai tedeschi altrimenti si provocherà convinzione che spazi vitali non esistono per l'Italia. Gli ho a tale scopo accennato alle informazioni di cui ero in possesso. Mi ha risposto probabilmente Ribbentrop Vi parlerà del problema a Venezia (4). Giannini» (5).

(l) Vedi serle IX, vol. VI, D. 833, nota l.

(l) -n presente telegramma reca Il visto di Mussollnl. Non risulta dall'esame della corrispondenza telegrafica che le richieste Istruzioni siano state Inviate. (2) -Vedi D. 247. (3) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 967. (4) -Vedi D. 260. (5) -Il presente telegramma reca Il visto di Mussollnl.
249

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5735/1014 R. Berlino, 12 giugno 1941, ore 23.

Trasmettesi seguente telegramma Eccellenza Giannini:

« N. 61. Clodius mi ha fatto oggi comunicazioni che egli stesso ha premesso assai gravi. In seguito occupazione germanica, Grecia è stata spogliata di tutto e germanici in forma legale hanno messo le mani su tutte le imprese economiche. È pertanto d'attendere che vi saranno con noi dissensi come si è verificato per miniere Lokris. Gli ho risposto che sua comunicazione è assai grave dato che Grecia rientra nel nostro spazio vitale. Paese è impoverito per mancanza flotta mercantile reddito cospicua aliquota all'estero mancate rimesse greche all'estero mancanza turismo cioè tutte quelle entrate che le consentivano di rifornirsi di quello che le è necessario per vivere. In tali condizioni verrà a gravare sui nostri rifornimenti e ora dobbiamo anche attenderci di trovarci bloccate le imprese economiche che non so quale impressione faranno tali notizie quando inevitabilmente saranno conosciute ciò che è impossibile evitare. Ho chiesto che frattanto siano lasciati in Grecia automezzi destisnati ad auto-trasporti che sono indispensabili per traffico commerciale data scarsa rete ferroviaria mentre sono stati tutti requisiti da autorità militari e che siano date rigorose istruzioni perché cessi accaparramento vita economica greca. Mi sono per[messo] di presentargli un progetto di scambi di note per fissare tali impegni generali. Vedrò sabato Ministro germanico ad Atene Altenburg convocato a Berlino espressamente e riservomi il riferire ulteriormente. Giannini».

250

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5725/1020 R. Berlino, 12 giugno 1941, ore 23,40.

Per Ministro Ciano.

Da risultati negativi dei colloqui che le maggiori nostre Personalità industriali hanno avuto in questi giorni con altri funzionari dei competenti Ministeri tedeschi mi sono confermato nella convinzione che tutte le discussioni sui singoli problemi non avranno nessun concreto risultato corrispondente almeno in parte alle inderogabili esigenze nazionali se da parte nostra non vi sarà un superiore diretto intervento.

Evidentemente la Germania si trova in difficoltà.

Ciò spiega gli avvenuti accaparramenti e la lentezza dilatoria con cui le nostre richieste sono esaminate e in così piccola parte accolte. Ma appunto perciò vi è un problema di impostazione fondamentale senza la soluzione del

quale i problemi minori non saranno mai risolti e ciò con gravissimo nostro danno presente e avvenire. Mi sento perciò in dovere di attirare la Superiore attenzione su questa grave delicata situazione.

251

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. RR. S. N. D. 5747/268 R. Mosca, 12 giugno 1941, ore 23,59 (per. ore 6 del 13).

Mio telegramma n. 262 (2). Fra personale di questa Ambasciata di Germania si nota crescente ne,rvosismo per possibilità di prossimo conflitto con U.R.S.S.

Parlando in via confidenzialissima personalità tedesca non ufficiale ma di provata serietà ha espresso convinzione che attacco tedesco sia imminente. Intanto tutte le mogli dei funzionari con una sola eccezione hanno da

qualche tempo lasciato Mosca con diversi pretesti.

Non per esagerato allarmismo ma come misura precauzionale gradirei conoscere V. E. ritenga prudente che anche moglie e bambini di questo R. Addetto Militare dei segretari e impiegati partano per l'Italia (3).

252

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. P. CONFIDENZIALE. Mosca, 12 giugno 1941.

Coi miei telegrammi ho cercato in questi ultimi tempi di riferire quel poco che qui si riesce a capire dei rapporti fra Germania ed URSS. La situazione permane intanto delle più oscure.

Io non sono mai stato allarmista perché non vedevo -e non vedo neppure oggi -i vantaggi che la Germania potrebbe ricavare attaccando l'URSS, mentre ne vedo gli inconvenienti specialmente dal lato economico.

Il mio collega von Schulenburg e l'intero personale dell'Ambasciata tedesca la pensa come me, e per molto tempo ha negato qualsiasi fondamento e serietà alle voci di un attacco imminente.

Ho constatato però negli ultimi giorni che le sue smentite sono molto meno categoriche. Schulenburg continua a dirmi che ignora completamente le inten

zioni di Berlino, ma incomincia a dire che «non si sa quel che può succedere». D'altra parte dei tedeschi molto seri giunti recentemente dalla Germania danno oramai la marcia tedesca attraverso la frontiera come una questione di pochi giorni.

Io non ti scrivo per chiederti di farmi sapere quello che in proposito consta a Roma, perché mi rendo conto che notizie del genere non possono essere comunicate se non all'ultimo momento.

Vorrei però pregarti di farmi avere possibilmente, con un telegramma riservatissimo che decifrerei io stesso, qualche indicazione sui seguenti punti:

l) In caso di rottura fra Berlino e Mosca dovremo tenerci pronti a partire anche noi? (Ciò mi interesserebbe per poter preparare tempestivamente le operazioni indispensabili per quel che riguarda l'archivio politico e riservato). Pongo il quesito perché qualche persona dell'Ambasciata di Germania ha avanzato l'ipotesi che, in caso di conflitto, l'Italia potrebbe rimanervi estranea. Io ne dubito, perché non credo che questi signori sarebbero disposti a tenere! con loro, ma naturalmente non escludo in via assoluta tale possibilità;

2) Credi che, senza naturalmente dare nell'occhio, sarebbe prudente far partire di qui le mogli dei funzionari (specialmente quelle incinte, come è ad es. la signora Assettati)? La questione coniugale non mi tocca direttamente, perché mia moglie è in questo momento in pieno Pacifico, a bordo di un piroscafo giapponese diretto a Yokohama, di ritorno da una visita negli Stati Uniti, ed essa non giungerebbe a Mosca che verso il 9 luglio: epoca alla quale la bomba, se deve scoppiare, sarebbe già scoppiata. Vi sono però altre tre signore, con dei bambini, che sarebbe certo preferibile far partire per l'Italia fin quando la cosa è possibile.

Ti prego di vedere adunque se è possibile farmi avere telegraficamente qualche avviso in proposito -anche a mezzo parola -tanto per mia buona regola. Te ne sarei particolarmente grato (1).

(l) Ed. in M. ToscANo, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, cit., pp. 303-304.

(2) -Vedi D. 231. (3) -Anfuso rispose con T. 20971/164 P. R. del 14 giugno, ore 23, quanto segue: «Nulla osta adottiate opportune misure prudenziali ». (4) -Ed. in M. ToscANO, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, clt., pp. 304-305.
253

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 18941/1019 P. R. Berlino, 13 giugno 1941, ore 0,40 (per. ore 13).

Ministro tedesco a Kabul ha proposto a questo Ministero degli Affari Esteri che, per rendere più tollerante il Governo Afghanistan verso l'azione che svolgerà l'istituendo Centro Bose, sarebbe opportuno comunicargli, in via

confidenziale, che l'ex Re Amman Ulla si trova in Italia e non potrà allontanarsi dalla sua attuale residenza. Ciò in relazione frequenti voci della sua presenza a Mosca e della sua attività per ritornare sul trono.

Auswartiges Amt crederebbe sufficente comunicare al Governo Afghanistan che l'ex Re risiede in privato a Roma e non svolge nessuna attività di carattere politico. Prego di volermi comunicare se da parte nostra nulla osta a far fare tale dichiarazione dal R. Ministro e dal ministro tedesco a Kabul a quei Governo.

Governo afghano si preoccupa anchè dell'ex Ministro Affari Esteri, e poi per un certo tempo Ministro a Berlino, Ghulam Sidiq, ma quest'ultimo ha lasciato questa Capitale da qualche tempo e si trova attualmente in Turchia (1).

(l) Anfuso rispose con T. s. n. d. 2343/171 del 20 giugno, ore l, quanto segue: «E' stato risposto con telegramma n. 169 (vedi D. 275, nota 2) a tuo quesito di carattere generale. Per il primo quesito è certo che dovrete tenervi pronti a partire anche voi per Il secondo quesito è opportuno che le signore partano».

254

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5759/604 R. Bucarest, 13 giugno 1941, ore 1,20 (per. ore 6).

Ministro Antonescu mi ha oggi chiamato per pregarmi di far pervenire a V. E. espressioni della sua profonda gratitudine per quanto V. E. ha voluto dire al Ministro Grigorcea circa fermo linguaggio che il Duce ha voluto tenere a Bardossy a proposito questioni concernenti minoranza. Egli mi ha detto poscia che anche il Generale Antonescu, allora rientrato da Berlino, mi voleva vedere e mi ha lui stesso accompagnato.

Generale Antonescu mi ha pregato ugualmente in forma volutamente molto cortese di rendermi interprete presso il Duce dei suoi sentimenti di gratitudine anche per pubbliche dichiarazioni da lui fatte nel suo discorso circa riorganizzazione popoli su base etnica, che egli considera rivolte all'Ungheria.

Egli mi ha poi lungamente illustrato, come riferirò per corriere (2), necessità storiche di creare in qualunque modo una unione con l'Italia per stabilire barriera contro slavismo, rappresentante della Russia, che ha cambiato di sede da Belgrado a Sofia, ripetendomi e insistendo su argomenti espostimi dal Ministro Antonescu in precedenza e da me già riferito a V. E.

Il che è precisa riprova dell'intima collaborazione che esiste tra due uomini.

Generale Antonescu mi ha detto poscia che avrebbe precisato, pro memoria che farà pervenire a tale riguardo al più presto al Duce e all'E. V. (circa) suoi concetti per auspicata collaborazione italo-romena nei Balcani, che egli crede... (3) nel reciproco interesse.

Ho posto al generale Antonescu ... (3) tema del suo viaggio a Berlino in relazione alla possibilità di conflitto con U.R.S.S. ma è stato assolutamente impenetrabile. Altrettanto chiuso è stato su tale argomento Ministro Antonescu che è invece generalmente molto aperto.

(l) -Risposta non rinvenuta, ma vedi D. 283. (2) -Vedi D. 255. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».
255

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 5888/0106 R. Bucarest, 13 giugno 1941 (per. il 16).

Mio telegramma n. 604 del 12 corrente (1).

Trascrivo in larga sintesi quanto mi ha detto il Conducator:

Vi prego di ringraziare il Duce a mio nome per le pubbliche dichiarazioni che egli ha fatto e che hanno destato vivissima gioia nel popolo romeno che ha sempre pensato essere la soluzione etnica la migliore soluzione di tutti i conflitti di frontiera. Vi prego anche di ringraziare il Duce ed il Conte Ciano per aver avuto la cortesia di esporre in termini così calorosi la necessità di far adottare dall'Ungheria un migliore trattamento alle minoranze romene di Transilvania. Colgo l'occasione per pregarvi di voler comunicare a Roma che la Romania intende facilitare la politica balcanica all'Italia in tutti i modi. Occorre creare fra l'Italia e la Romania non soltanto una politica comune ma una comunanza di interessi e di azione. Noi, Italia e Romania, dobbiamo far fronte ai pericoli che minacciano egualmente tutte e due le nostre nazioni. Noi dobbiamo arrivare ad avere attraverso la Croazia amica un legame indissolubile, attraverso il Timoc un legame diretto con i vostri possedimenti balcanici e attraverso i romeni della Macedonia una forza di resistenza contro lo slavismo espansionista oggi rappresentato dalla Bulgaria, che è l'espressione di Mosca.

Noi vogliamo appoggiare con tutte le nostre possibilità le rivendicazioni italiane nei Balcani e vogliamo che l'Italia lavori per sé e non per lo slavismo.

Mussolini a Roma mi disse che ciò che gli interessava era la latinità ora voi non avete da scegliere che fra l'interesse immediato e l'interesse futuro ed eterno. Laggiù, a Monaco, (il Generale come ho riferito era in quel momento rientrato dal suo viaggio) si guarda ancora troppo ai vecchi alleati.

Noi romeni siamo alleati vostri anche per interesse ma sopratutto per ragioni di sangue e di razza. La nostra alleanza è dunque sicura. D'altra parte io credo che sarebbe necessario lavorare anche per gli alleati di domani e non soltanto per quelli di ieri. Ieri l'Ungheria fu vostra alleata esclusivamente per interesse, mentre la Romania sarà sempre, e domani più che oggi, la vostra fedele.

Io sono un diplomatico improvvisato, un uomo di governo improvvisato, ma sono nato e resto soldato e morirò da soldato e da soldato vi dico che vado fino in fondo alla linea stabilita.

Il Generale Antonescu è per l'Asse e sarà sempre con l'Asse; questa politica di collaborazione intima con l'Italia deve perciò essere realizzata. Voi non potete basarvi sulla Bulgaria e sull'Ungheria, perché la Bulgaria rappresenta ora l'interesse di Mosca e l'Ungheria non è certo il paese sul quale potete contare. Per quanto riguarda l'Ungheria, l'ho detto oggi a Monaco -io farò come feci

con Re Caro!; questo ve lo dice il Gen. Antonescu, che non fu un uomo geniale quando riuscì a far abdicare Carol, ma fu un uomo che seppe di agire nell'interesse del Paese, sapendo di avere con sé tutto il popolo e l'esercito.

(l) -Vedi D. 254. (2) -Vedi CIANO, Diario, 1937-1943, cit., p. 478.
256

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. R. S. N. D. 5827/270 R. Mosca, 14 giugno 1941, ore 14,45 (per. ore 19!.

Comunicato TASS che vuole smentire esistenza di tensione fra U.R.S.S. e Germania e che attribuisce a propaganda interessata di terzi paesi voci di possibile conflitto è stato accolto con senso di sollievo dal pubblico sovietico il quale negli ultimi tempi aveva mostrato sempre crescente nervosismo per pericolo di guerra da molti considerato ormai come inevitabile.

Anche qualche mio collega straniero interpreta comunicato come sintomo di un'effettiva distensione che faciliterebbe soluzione della innegabile crisi dei rapporti sovietico-tedeschi.

Osservo per parte mia che tale interpretazione sarebbe giustificata soltanto se comunicato fosse stato concordato fra Mosca e Berlino (ciò che non mi risulta) oppure venisse seguito da analoga smentita tedesca (ciò che finora non si è verificato).

Allo stato delle cose comunicate TASS non rappresenta che nuova conferma del fatto che Governo dell'D R.S.S. è ansioso evitare conflitto.

Esso non porta quindi alcun elemento nuovo all'infuori di un indiretto ma ciò non pertanto molto esplicito invito sovietico a Berlino di regolare relazioni reciproche in via amichevole.

Fino a quando Governo tedesco non sarà uscito dal prolungato silenzio rivelando proprie intenzioni situazione rimane oscura e permane incerta circa dilemma: se la Germania stia facendo soltanto una « guerra di nervi » oppure intenda realmente attaccare U.R.S.S.

Anche fra personale di questa Ambasciata tedesca vengono espresse in proposito opinioni più diverse e contradittorie.

257

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5860/89 R. Helsinki, 14 giugno 1941, ore 19 (per. ore 6,30 del 15).

Ministro degli Affari Esteri mi ha confermato misure mobilitazione parziale di cui al mio telegramma n. 87 (2).

Egli mi ha detto che tali misure sono state determinate da due motivi: 1°) concentramento truppe sovietiche in Leningrado;

2°) concentramento alcune divisioni tedesche su territori finlandesi, in parte provenienti da nord Norvegia, in parte da Germania.

Ministro degli Affari Esteri ritiene che comunicato dell'Agenzia Tass di ieri non ha chiarito situazione cui crisi attuale risulta tuttora da ammassamento di truppe su frontiere russe sia da parte sovietica sia da parte Germania Romania Ungheria.

Per quanto concerne particolarmente rapporti russo-finlandesi Ministro degli Affari Esteri ha osservato che ultimamente nuove frizioni non si sono verificate. Almeno fin ad ora nessuna nuova protesta è stata sollevata circa stazionamento truppe tedesche su territorio finlandese. D'altra parte U.R.S.S. ha improvvisamente ripreso in un momento molto difficile per la Finlandia forniture grano sospese da principio anno.

(l) Ed. In M. ToscANO, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, clt., pp. 305-306.

(2) T. s. n. d. 5750/87 R. del 12 giugno, ore 18,30, non pubblicato: riferiva circa le misure adottate dal governo fil andese: In risposta ad analoghe misure di mobllltazione de!l'URSS.

258

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5856/52 R. Stoccolma, 14 giugno 1941, ore 21,55 (per. ore 2,30 del 15).

Attenzione di questi circoli politici e degli ambienti governativi protende vivissima verso la situazione russo-tedesca.

Comunicato dell'Agenzia Tass di ieri non ha diminuito ansietà con la quale si attendono nuovi eventi. Al Ministero degli Affari Esteri si ritiene che si arriverà rapidamente alla crisi risolutiva. Risulta a queste Autorità che la preparazione militare tedesca in Finlandia ha già raggiunto proporzioni ragguardevolissime. Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha dichiarato non essere stata finora rivolta alcuna richiesta specifica al Governo svedese e che questo ritiene di non dover essere coinvolto nell'attuale conflitto ... (l) e del resto il Signor Gilnther, e così pure questi circoli militari, che le operazioni belliche nel settore nordico (con Nurmanak come principale obiettivo) sarebbero di proporzioni limitate, sviluppandosi esse più largamente nella regione centrale da dove potrebbe partire una puntata su Leningrado e sugli ex Stati Baltici; e poi, specialmente, nelle regioni del sud. Ho motivo di ritenere ad ogni modo che la Svezia abbia già fatto larghe concessioni di transito e di deposito per materiali tedeschi e che in tale bisogno sia disposta o veda la necessità di andare quanto più oltre possibile con ogni cautela ma spera (ripeto) di non essere direttamente coinvolta nel conflitto. Il signor Gunther, considerando il fatto nel quadro generale della situazione, mi ha poi detto aver con una certa sorpresa e nello stesso tempo con piacere apprese in questi giorni, da persona di riguardo (forse alludeva al personaggio inglese di passaggio recentemente per Stoccolma?) e dai rappresentanti svedesi «in loco », che in molti circoli in Inghilterra ed in America si considera che la

soluzione in vista del problema russo potrà molto favorire una soluzione del conflitto europeo. Con la nuova situazione che verrebbe a risultare in seguito al crollo della Russia, sarebbe meno ditncile cercare e trovare il modo di porre fine al conflitto occidentale. Su questo punto il Signor Gtinther si è soffermato con compiacimento.

Io parto domani per Lisbona (1).

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: «Indecifrabile».

259

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5889/0237 R. Budapest, 14 giugno 1941 (per. il 16).

Mio telecorriere n. 0229 del 9 corrente (2).

Presidente Consiglio Bardossy, in riunione plenaria tenuta iersera da partito di Governo, ha fatto lungo discorso trattando questioni politica interna e politica estera, come riferisco con telespresso a parte (3), ma si è specialmente soffermato sulla visita effettuata a Roma (4).

Dopo aver espresso la propria soddisfazione per essersi potuto incontrare con il Filhrer e von Ribbentrop, e premesso che fin da quell'epoca era stata fissata la data del suo viaggio a Roma, rinviata poi in seguito ad avvenimenti imprevisti, Bardossy ha detto che la scorsa settimana ha finalmente avuto la possibilità di presentare i suoi omaggi alla Maestà del Re Imperatore, e al Duce e di poter prendere contatto con V. E. Il Presidente Consiglio ha aggiunto di aver potuto constatare con gioia, sia in Germania che in Italia, moltissimi segni amicizia, stima e consenso nei confronti nazione magiara, per i quali ha espresso ancora una volta sua gratitudine.

Dopo un accenno all'udienza concessagli dal Pontefice, Bardossy ha concluso la sua esposizione di politica estera dichiarando che sia in Italia che in Germania egli ha potuto constatare calma serena e fiduciosa, forza e decisione, ispirate a profonda sicurezza, che pervadono le due nazioni, non soltanto negli ambienti dirigenti, ma anche in tutta popolazione e che destano convinzione che dopo formidabili sforzi e grandi sacrifici sopportati non mancheranno i risultati decisivi.

260

COLLOQUIO TRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP (5)

VERBALE. Venezia, 15 giugno 1941.

Riassumo quanto mi è stato detto da Ribbentrop durante la sua permanenza a Venezia.

Francia. -Ribbentrop ha sottolineato le gravi difficoltà che egli incontra per svolgere una politica di collaborazione con la Francia. Le richieste francesi sono sempre più pressanti e da parte germanica mancano le possibilità di una efficace reazione. Qualsiasi gesto di forza avrebbe come immediato effetto la separazione dell'Africa del Nord, ove Weygand svolge opera nettamente ostile a Pétain e all'Asse. Il Governo germanico prega nuovamente il Governo italiano di voler evitare. ogni specifico motivo di contrasto con la Francia e, dato che è più facile risolvere le questioni mediante l'azione tedesca, Ribbentrop fa presente ancora una volta l'opportunità che da parte delle Commissioni Militari di Armistizio vengano sollevate direttamente il minor numero possibile di richieste verso la Francia. Ciò non verrà mlmmamente a modificare quella che sarà la po'>izione finale dell'Italia verso la Francia tanto più che questo giuoco diplomatico svolto dai tedeschi nei confronti di Vichy è valso a persuaderli della malafede francese e della fondamentale irriducibile avversione all'Asse. Ma ai fini della guerra e durante la medesima, è necessario «ménager » la Francia.

Siria. -I francesi si sono battuti <<con abbastanza valore». Non è però da ritenere che la loro resistenza possa protrarsi molto a lungo, né allo stato degli atti si vede come l'Asse possa inviare in Siria aiuti di effettivo valore.

Turchia. -L'atteggiamento turco rimane sempre alquanto incerto, ma in questi ultimi tempi si sono avuti alcuni indizi dai quali è lecito arguire che i turchi vogliono far slittare la posizione attuale di alleati dell'Inghilterra in quella, meno pericolosa, di una dichiarata neutralità. Se ciò avvenisse, dovrebbe essere considerato un risultato di grande valore.

Russia. -Le relazioni russo-germaniche sono sensibilmente peggiorate in questi ultimi tempi e tendono a sempre più aggravarsi in considerazione dei forti concentramenti di truppe operanti dal Governo sovietico sulle frontiere. In questo stato di cose il determinarsi di una crisi è, ancor più che probabile, ormai quasi certo. Il FUhrer sarà costretto nel giro di breve tempo e presumibilmente verso la fine del mese, a porre alcune richieste a carattere ultimativo alla Russia. Se verranno respinte la Germania troverà il mezzo di farsi giustizia da sola.

Il tono e le parole usate da Ribbentrop sono tali da lasciar ben pochi dubbi sulla decisione, ormai presa dal FUhrer, di attaccare prossimamente la Russia.

Ribbentrop non fa previsioni né sulla durata né sugli svilupp1 del conflitto: mi ha detto soltanto «sono sicuro che sfonderemo».

Spagna. -Ho dato lettura a Ribbentrop della mia lettera a Serrano e della sua risposta (l). Egli, pur concordando sull'opportunità dell'aver noi compiuto un gesto utile a mantenere i contatti con la Spagna, si è dimostrato scettico sulle reali intenzioni spagnole di schierarsi apertamente a fianco dell'Asse. Ha osservato che gli argomenti addotti da Serrano nella sua lettera sono esat

tamente i medesimi di sei mesi fa. Ribbentrop ritiene che per il momento convenga lasciare agli spagnoli piena libertà di azione e non sollecitarli fino a quando la situazione generale in Europa non sia ulteriormente chiarita.

Bose. -Ribbentrop, pur essendo d'avviso che convenga aiutare Bose nella sua opera di propaganda mettendogli a disposizione i mezzi del caso, ritiene prematura una qualsiasi pubblica dichiarazione da parte dell'Asse nei confronti della futura sistemazione delle Indie. Il Filhrer non ha ricevuto Bose appunto per evitare ogni particolare compromissione in merito. Viceversa Bose ha avuto un contatto con Ribbentrop e manterrà contatti con gli uffici per la sua azione antibritannica.

Trattative commerciali. -Ho fatto un cenno a Ribbentrop sulle trattative commerciali di Berlino (1), ma non ho insistito poiché egli mi ha subito detto che tale materia veniva in questi giorni regolata da Clodius e da Giannini in uno spirito di reciproca comprensione.

L'umore di Ribbentrop era buono, anzi vorrei sottolineare che poche volte ho incontrato il Ministro degli Affari Esteri del Reich così sereno e disteso. Le accoglienze di Venezia, che sono state bene organizzate e molto calorose, hanno certo contribuito a ciò. Ribbentrop, che avrebbe voluto fermarsi anche lunedì e forse martedì, ha improvvisamente comunicato la sua partenza a seguito di una comunicazione venutagli nella sera di domenica da Berlino. Egli mi ha detto che tale comunicazione era in relazione all'aggravarsi della tensione tra la Russia e la Germania, e al momento della partenza ha voluto lasciar comprendere, sia a me che al Principe di Bismarck, che il nuovo conflitto è ormai imminente (2).

(l) -Fransoni era stato destinato a reggere la legazione a Lisbona. (2) -T. per corriere 5702/0229 R. del 9 giugno, non pubblicato: riferiva circa le dichiarazioni di Bardossy all'agenzia telegrafica ungherese relative al suo viaggio In Italia. (3) -Non rinvenuto. (4) -Vedi D. 166, nota 2.

(5) Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 665-668.

(l) Vedi DD. 205 e 233.

261

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, E ALL'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI

TELESPR. 71/06094. Roma, 15 giugno 1941.

Il Comando Supremo, in seguito ad accordi col Ministero degli Affari Esteri, sta procedendo alla nomina della commissione per la delimitazione dei confini tra Montenegro e Albania.

È stata comunicata alla Commissione consultiva albanese, venuta a Roma per le questioni confinarie, la linea approssimativa che seguirà detta frontiera. La Commissione albanese, nel prenderne atto, ha formulato talune richieste di rettifica.

A parte la possibilità o meno di tener conto con spirito di equità di tali richieste, allorquando si procederà sul terreno al definitivo stabilimento della frontiera, si presenta una questione di una certa gravità sulla quale richiamo

la vostra attenzione. Con l'assegnazione all'Albania della zona di Pec e Giacoviza che dal 1914 era passata sotto la sovranità montenegrina, il Montenegro viene privato dei suoi migliori territori di pascolo e di coltivazione nei quali si sono inoltre stabiliti numerosi coloni montenegrini che hanno contribuito col loro lavoro alla ricchezza del paese.

Questo Ministero in considerazione delle vive preoccupazioni che s'ono state manifestate sia dal Montenegro sia in particolare dai coloni mont.PnPgrini stabiliti nei territori predetti, ritiene che per ragioni di tranquillità e per altre varie considerazioni di ordine politico, sia assolutamente da evitare ogni spostamento di coloni montenegrini dalla zona che verrà attribuita all'Albania.

A parte il fatto che non sarebbe comprensibile che tra due paesi che fanno parte della stessa compagine imperiale italiana possa sussistere una atmosfera che non sia improntata a sentimenti di amichevole convivenza e di fattiva collaborazione, è evidente che non può aggiungersi al danno che il Montenegro riporta dalla diminuzione territoriale predetta anche quello della perdita degli unici cespiti di vita da parte delle popolazioni montenegrine colà stabilite. Queste infatti, se private dei mezzi attuali di sussistenza e di lavoro, sarebbero costrette a ritornare nel Montenegro determinando in tal modo in quel paese una crisi di carattere economico e politico che deve essere assolutamente evitata.

Perciò, prima di procedere all'invio della Commissione per la delimitazione dei confini, occorre che tale questione sia pienamente chiarita nel senso che venga assicurato ai montenegrini stabilitisi nei territori da assegnarsi all'Albania il pieno rispetto di tutti i loro diritti ed in particolare di quello di proprietà senza alcuna discriminazione rispetto all'epoca cui risale il loro trasferimento in quelle zone.

È evidente, infatti, che la Commissione predetta non potrebbe che andare incontro a un insuccesso ove tale preliminare questione non sia stata eliminata.

Attendo a questo riguardo precise assicurazioni sull'opera e sulle garanzie che cotesta Luogotenenza vorrà disporre nel senso sopraindicato (1).

(l) -Vedi DD. 220, 247, 248, 249, 250. (2) -Il testo del Protocollo di adesione della Croazia al Patto tripart!to, firmato in questoincontro, è pubblicato in MINISl'ERO DEGLI AFFARI ESTERI, Trattati e convenzioni tra l'Italia e gli altri Stati, at., p. 136.
262

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6004/167 R. Shanghai, 16 giugno 1941, ore 12 (per. ore 12,15 del 18).

Segnalo voci correnti a Nanchino che durante permanenza a Tokio di Wang Ching Wei, Governo giapponese si proporrebbe richiedere al Governo Asse in modo preciso riconoscimento nuovo Governo cinese. Il che nel pensiero di Tokio non vorrebbe significare assoluta rinunzia a parlare con Generalissimo, ma l'adozione del mezzo che sembra il migliore per premere in

modo definitivo su di lui e attirarlo verso il Tripartito. Matsuoka infatti sarebbe persuaso che un riconoscimento da parte dell'Asse ben poco di per sé aggiungerebbe d'autorità e di autonomia al Governo di Wang Ching Wei sino a che questo rimanesse isolato come oggi e contornato dalla diftldenza dei militari e dai loro rifiuti di rinunziare ad una sola deile vantaggiose posizioni che hanno stabilito in Cina. Contrarietà della Wilhelmetrasse al riconoscimento sarebbe diminuita in seguito azione di Stahmer intesa dimostrare che superiore interesse politico copre di gran lunga lucro cessante. Berlino oggi subordinerebbe riconoscimenti in parola alla promessa nipponica di tenere presente importanza. degli interessi tedeschi in Cina e ad impegni solenni per quanto concerne Inghilterra e S.U.A.

Questo Console Generale di Germania è stato ieri chiamato a Tokio per precisare, si dice, le conseguenze di un'eventuale rottura delle relazioni con Ciung King nei riguardi delle imprese tedesche in Cina e per suggerire [al fine di] salvarle quegli accomodamenti che sembrano ancora possibili in Estremo Oriente.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) Risposta non rintracciata.

263

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 19533/1052 P. R. Berlino, 16 giugno 1941, ore 23.

Trascrivo seguente telegramma dell'Eccellenza Giannini:

« N. 89. In rapporto dichiarazioni Duce che Grecia è spazio vitale Italia abbiamo proposto che pagamenti per traffici commerciali greci siano accentrati nei clearing intrattenuti dall'Italia con terzi paesi compreso Germania. Delegazione germanica proposto mantenimento per propri traffici distinto clearing. Respinta tale proposta, ha ripiegato sull'esclusione territori Salonicco e Pireo da accentramento Roma. Ho fatto presente che è necessario unità controllo intera Grecia e non è possibile adottare nei rapporti soluzione diversa da quella adottata per territori occupati e Amministrati Germania. Delegazione tedesca ha opposto che situazione Grecia è diversa e non ha ceduto e si è riservata risposta data riluttanza autorità germaniche di occupazione di dover dipendere da Italia per proprie necessità e per i suoi provvedimenti di carattere economico-finanziari. D'altra parte anche in via subordinata, proposte Delegazione germanica non concorderebbero con significato pratica spazio vitale. Prego comunicarmi urgenza se, in caso persistente opposizione accogliere nostre proposte di soluzione totalitaria problema, debbano accettarsi proposte intermedie escludenti dall'accentramento a Roma territori Salonicco e Pireo.

Avviso mio e delegazione è che proposte non possano essere accolte sia per motivi pratici che per ragioni indole generale e cioè che spazi vitali nostri si svuotino nella pratica attuazione. Giannini» {l).

(l) Non risulta dall'esame della corrispondenza telegrafica, che Ciano abbia risposto.

264

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI

T. S. N. D. 166/202 R. Roma, 17 giugno 1941, ore 0,25.

Ripercussioni del discorso del Duce nella stampa ateniese sono state qul

registrate con molto interesse ed è stato in particolar modo rilevato che

parole del Duce verso la Grecia hanno costà trovato comprensione e spe

ranza in una favorevole evoluzione dei rapporti fra i due Paesi.

Pur non volendosi -nelle circostanze in cui si trova attualmente code

sto Paese -sopravalutare l'atteggiamento di codesti giornali, il Duce ritiene

che non possa considerarsi privo di significato, che la sua affermazione circa

l'appartenenza della Grecia allo spazio vitale italiano abbia destato in alcuni

di codesti ambienti una evidente atmosfera di favorevole aspettazione.

Ciò dimostra che molto proficuo lavoro può -e quindi deve -svolgersi

per avvicinare progressivamente la Grecia all'Italia, facendole apparire sempre

più chiaramente, con l'ausilio di tutti i complessi elementi della situazione,

l'importanza vitale che avrà per codesto Paese, nella nuova Europa che si

viene ineluttabilmente formando, una politica di intima collaborazione con

l'Italia.

È necessario che la Vostra azione venga impostata in questo senso e 11, quest'ordine di idee. Senza per ora anticipare prematuri programmi né formule intempestive, è bene che sin da questo momento si vada radicando in codesta opinione il convincimento della necessità di una stretta associazione della Nazione ellenica con l'Impero fascista. Vari potranno esserne gli aspetti e le modalità, ma precisa è la nostra volontà di stabilire, sulla base di concreti ed evidenti fattori geopolitici, la nostra definitiva infiuenza su codesto Paese.

Il Duce desidera quindi conoscere tutto quanto riterrete utile riferire a

questo riguardo e l'attività che vi prefiggete di svolgere a tale scopo.

265

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T. S. N. D. PER TELESCR. 5742/1055 R. Berlino, 17 giugno 1941, ore 13,25.

Trascrivo il seguente elegramma Ecc. Giannini:

«N. 90. Dai contatti che hanno avuto luogo fra rappresentanti tre Forze Armate è risultato che somma tre esigenze supera disponibilità Romania e sopratutto possibilità trasporti via terrestre fiuviale. Speranze riposte larghe possibilità sfruttare via marittima sono rimaste deluse per nostre scarse di

21 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

sponibilità navi cisterne aggravate da recenti perdite. Da questa situazione non è possibile uscire che con una visione insieme complessive esigenze nazionali. Nei colloqui Roma fra Aeronautiche si è ad esempio definito fabbisogno italiano puntato notevolmente su importazione Italia, sulle quali è difficile contare anche perché importazione greggia è quantitativamente superiore importazione prodotto finito e problema quantitativo incide su disponibilità trasporti. Nei colloqui Raeder con nostro delegato Marina è stato riconfermato nostro fabbisogno centomila tonnellate nafta e 70 mila per Marina tedesca ma Raeder non intende diminuire scorte per Marina. Se dovessesi soddisfare esigenze Marina e Aeronautica nulla resterebbe per Esercito e ancora meno per bisogni cosiddetti civili. Ho fatto presente a Clodius che non resta che o ridurre piano bellico o assicurarci quantità deficiente su scorte tedesche. Se Goering non vuole toccare riserve aeronautiche e Raeder quelle Marina non resta che ridurre piano bellico. Ma Keitel non si assume responsabilità tale suggerimento e non intende imporre sacrifici alle Forze Armate. Questa situazione non ha finora voluto imporre a Keitel un diverso orientamento. Autorità militari raffermano loro [esigenze] e gettano su noi responsabilità trovare soluzione mentre ci precludono ogni possibilità trovarla. Ribbentrop è rientrato iersera. Oggi gli sarà prospettata questione e eventualmente gli parlerò io stesso. Ho fatto rilevare a Clodius che siamo chiusi da un mese in questo circolo vizioso e dobbiamo pur uscirne. Frattanto credo che sia indispensabile tenere presente che ultimo trimestre anno e primo 42 campagna potrà essere più difficile e quindi è necessario spingere ad ogni costo costruzione navi e vagoni cisterna e bettoline per fronteggiare sviluppo non soddisfacente della attuale situazione. Prego comunicare Comando Supremo, Corporazioni e Scambi e Valute. Giannini>>.

(l) Ed., con alcune differenze di forma rispetto all'orlglnale, in L. Sn.loNI, Berlino-Ambasciata d'Italia 1939-1943, Roma, M1gl1ares1, 1946, pp. 239-240.

266

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 5976/353 R. Ankara, 17 giugno 1941, ore 17,45 (per. ore 14 del 18).

Precedenza assoluta.

Von Papen è venuto ora a darmi notizia che domani sarà firmato in Angora un accordo tedesco-turco. Tale accordo si compone di un preambolo e di due articoli. Nel preambolo è detto che i due Stati firmatari, desiderando di basare i loro rapporti sulla mutua fiducia e sotto riserva degli obblighi anteriormente contratti, si impegnano: articolo n al reciproco rispetto del territorio nazionale o ad astenersi da qualunque azione che potrebbe direttamente o indirettamente dirigersi contro l'altra parte; articolo Il) A consultarsi per tutte le questioni di mutuo interesse.

L'accordo in questione sarà pubblicato dall'Agenzia di Anatolia nella notte sul giovedì e dalla stampa nelle edizioni di giovedì mattina. Von Papen mi ha detto che sin da quando è ritornato da Berlino egli si è adoperato per concludere un accordo di transito di materiale bellico.

Non vi è riuscito. Dopo lunghe discussioni si è addivenuti invece all'accordo di cui sopra che, secondo Von Papen, dovrebbe costituire l'inizio di una tacita più vasta intesa comprendente anche eventuali passaggi di truppe e materiale bellico attraverso la Turchia.

I turchi durante le trattative hanno particolarmente insistito che si facesse menzione della riserva circa gli accordi preesistenti: di qui la relativa frase del preambolo la quale peraltro -mi faceva osservare Von Papen include anche obblighi derivanti dal patto di Acciaio e dal Tripartito.

I turchi si sono molto battuti per non far includere nell'articolo I0 l'avverbio «indirettamente», osservando che con una interpretazione letterale della frase qualunque domanda inglese fatta alla Turchia potrà essere dalla Germania considerata come azione «indirettamente » rivolta contro di essa.

267

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 5942/1062 R. Berlino, 17 giugno 1941, ore 18,20.

Trascrivo seguente telegramma Eccellenza Giannini:

«N. 94. Sono stati interamente definiti contingentamenti per le forniture di materie prime a fini bellici. Intese concluse sono in generale soddisfacenti.

Ho insistito perché esecuzione sia integrale non soltanto per ragioni militari ma anche perché data forte contro azione esportazione tedesca di carattere commerciale non si aggravi anche più a nostro danno squilibrio clearing.

Tedeschi hanno ripetutamente dichiarato senza farne mistero che non sono in grado di effettuare le esportazioni previste mentre insistono per aumento esportazioni italiane. Giannini».

268.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 6741. Berlino, 17 giugno 1941.

Ho l'onore di informarVi che il Ministro Ribbentrop è stato particolarmente lieto e soddisfatto della sua visita a Venezia (1).

Me lo ha calorosamente ripetuto egli stesso varie volte (e me lo hanno confermato i suoi collaboratori, che erano, tutti, semplicemente entusiasti), rilevando che tanto più egli era stato piacevolmente impressionato, in quanto non conosceva ancora Venezia.

D'altronde, il tono e lo spazio con cui la stampa tedesca ha fatto la cronaca dell'importante avvenimento, ne sono una ulteriore dimostrazione.

Effettivamente l'accoglienza che la popolazione veneziana ha fatto al Ministro Ribbentrop (da tener presente, però, che Voi eravate l'elemento determinante di cosi caloroso benvenuto), raccogliendosi sulle rive, sui ponti, sui balconi dei palazzi prospicienti il Canal Grande; la cena svoltasi nella caratteristica trattoria della Fenice in una atmosfera serena e amabilmente scherzosa, alla quale ha dovuto finire per arrendersi anche la glaciale compostezza di Ribbentrop; la solennità della cerimonia a Palazzo Ducale nell'ambiente cosi naturalmente signorile, a cui Voi avete saputo adattare il vostro discorso pronunciato in forma calma ed incisiva, facendone ancor più, in tal modo, risaltare il contenuto come se, in fondo, non fosse che troppo naturale per noi continuare una tradizione svolta per secoli nell'Adriatico dalla Repubblica di San Marco; la colazione svoltasi nelle splendide sale del Palazzo Rezzonico così armoniosamente ed elegantemente predisposte; il ricevimento sulla terrazza del Casino nello splendore del meriggio; il pranzo a Palazzo Volpi, dove -dai pavimenti in mosaico ai quadri di pittori famosi, dalle livree in velluto nero con grossi bottoni di finto brillante che si alternavano colle bianche tuniche dei domestici arabi -tutto era una varia gamma di eleganza e di colori; ed infine la partenza attraverso il Canal Grande che nel buio appena rischiarato dal lieve chiarore del cielo stellato aveva un aspetto suggestivo; tutti questi sono stati gli elementi che hanno effettivamente colpito Ribbentrop, obbligandolo a tirarsi fuori dal chiuso cerchio delle sue assillanti preoccupazioni e dandogli la gradita sorpresa di trovare,. in una contingenza stessa del suo lavoro, l'occasione di trascorrere una giornata lieta, serena, divertente.

Questa è stata la ragione psicologica del suo stendimento spirituale per cui ha insistentemente espresso la sua viva riconoscenza e soddisfazione (ho saputo che la signora von Ribbentrop è rimasta straordinariamente ammirata per la bellissima tovaglia in pizzo), avendo parole di insolito tono amichevole e cameratesco e manifestandomi il vivo desiderio ed il fermo proposito di tenere con Voi frequenti e diretti contatti personali.

Bisogna tener presente che, come ho detto, Ribbentrop non conosceva Venezia e che, assieme al suo fascino, ha gradito di poter riscontrare nella cittadinanza un simpatico calore verso i rappresentanti germanici. Effettivamente, l'aspetto sereno delle nostre città e della nostra gente sorprendono gradevolmente e poi distendono l'animo dei tedeschi. Chiusi in un paese dove le tracce e le conseguenze della guerra si cominciano duramente a sentire anche nell'umore della popolazione, o abituati a recarsi in territori percossi, sconvolti o almeno turbati dalla guerra, il loro spirito è come alleviato da ogni contatto con l'Italia. Si può notare -e l'ho osservato anche questa volta a Venezia -come in principio tali contatti li intimidiscano un poco, sia per il grande isolamento in cui vive il conquistatore di tanti Stati europei, distolto cosi dalla consuetudine internazionale, sia perché assuefatti a ripetere a se stessi il monologo della loro incontrastata supremazia, i tedeschi rimangono come attoniti nel percepire la nostra disinvoltura, se così posso esprimermi, nella atmosfera di una millenaria civiltà. È fuor di dubbio quindi che ogni visita di questo genere in Italia accresce agli occhi dei tedeschi il prestigio nostro ed il valore della nostra amicizia: come è certo che, pur nella loro indole

poco espansiva e appesantita ancor più dallo sforzo attuale, i tedeschi sono sensibilissimi a ogni manifestazione di amicizia e apprezzano specialmente, molto più di quanto non appaia, i gesti di cortesia personale verso ciascuno di loro.

(Mi sia a questo punto permesso di ricordare come una delle ragioni, forse la fondamentale, per le quali mi è consentito di mantenere un atteggiamento chiaro e intransigente in tutte le questioni in cui siano in qualche modo in gioco gli interessi ed il prestigio dell'Italia, è dovuta al fatto che ho stabilito con tutti i maggiori gerarchi rapporti di estrema cortesia personale).

Sono stato molto attento per ascoltare i commenti dei tedeschi durante e dopo la cerimonia a Palazzo Ducale, commenti che sono stati assai favorevoli, perché essa ha avuto un tono di semplicità che, rifuggendo dall'enfasi, si inquadrava benissimo nello storico ambiente e appunto per questo imprimeva al convegno nella sala del Senato veneziano un carattere di solenne grandezza.

Quando, puntualmente a mezzogiorno, si è iniziata la cerimonia, molti tedeschi hanno ricordato le due ore di estenuante ritardo con cui era cominciata quella svoltasi a Vienna il 25 marzo (l) per l'adesione della Jugoslavia al Tripartito, e i volti pallidi di Cvetkovic e di Markovlc, e la maniera frettolosa e nervosa con cui l'atto era avvenuto in un'atmosfera grave su cui sembrava incombere un fatale destino, mentre già giungevano le prime notizie di manifestazioni ostili e di incidenti a Belgrado. A qualche camerata tedesco che osservava come in soli 75 giorni si fosse rapidamente svolto e compiuto un importante ciclo storico: colpo di Stato, invasione della Jugoslavia, suo dissolvimento, proclamazione della Croazia autonoma e infine sua adesione al Patto tripartito, la prima adesione celebratasi in terra italiana, io ho potuto facilmente stabilire ancora una volta la semplice ed eloquente verità, rivendicando alla volontà del Duce ed all'azione delle forze armate italiane il merito incontrastabile di avere impresso un moto decisivo all'andamento delle operazioni nell'importantissimo teatro di guerra balcanico, andamento che ha portato ad una così rapida e conclusiva, in quel settore, vittoria dell'Asse.

Durante la lunga conversazione che ho avuto col Ministro Ribbentrop nel viaggio di andata e di ritorno da Venezia, sono stati trattati i seguenti argomenti che qui sotto riassumo come i più interessanti:

Caso Hess. Ribbentrop mi ha fatto una violenta requisitoria contro Hess, mettendomi al corrente su atteggiamenti non completamente ortodossi dell'exSegretario del Partito, il quale, nella sua esaltata e malata mentalità, aveva pensato di poter esplicare una attività diretta ad influenzare in senso negativo la politica estera svolta dal Ministro Ribbentrop. Questi mi ha accennato, in via di esempio, come Hess, per quanto si riferisce alla situazione romena, si fosse messo in rapporto con Horia Sima per cercare di influire sul movimento della Guardia di Ferro affinché assumesse un atteggiamento diverso da quello voluto da Antonescu. Infatti Horia Sima, invitato da Ribbentrop a

recarsi in Germania insieme ad Antonescu per essere ricevuto dal Ftihrer il quale avrebbe voluto tentare un riavvicinamento fra i due, trovò il modo di non aderire all'invito; ragione per cui Antonescu, sostenuto da Ribbentrop, e con l'approvazione del Ftihrer, ebbe buon giuoco per liquidare Horia Sima ed i suoi seguaci. (Le reazioni di Antonescu sono state talmente forti che il Ministro di Romania a Berlino Grecianu, nominato teoricamente Ministro degli Esteri, rischiò in seguito di essere fucilato se Ribbentrop non fosse intervenuto in suo favore).

Dallo svolgimento della conversazione sul caso Hess, mi sono convinto che ero nel giusto quando denunciavo, in un mio primo rapporto (1), che esso significava il principio di dissapori interni fra il Partito, Governo e Forze Armate. A quanto ho potuto capire dalle stesse parole di Ribbentrop, tali dissapori si sono venuti acuendo. Himmler, pur essendo sempre molto potente, sta avendo qualche dispiacere perché è fatto segno a una forte campagna contraria -nascostamente capeggiata da amici di Goering -che gli rimprovera di avere, nonostante la sua vasta organizzazione poliziesca, permesso a Hess di attuare il suo piano con la complicità morale di alcune zone dell'opinione pubblica di cui egli, Hess, ha creduto essere l'esponente.

Come ho fatto presente in un mio precedente rapporto (2), Goebbels si è appoggiato a Goering; a questa recente solidarietà io penso debba attribuirsi, fra l'altro, il fatto che Goebbels, nell'invitare a Berlino il Ministro Pavolini, ha voluto ostentatamente emanciparsi dalla regola per cui Ministri e personalità italiane non possono essere inviati in Germania se non d'accordo coll'Auswartiges Amt.

Prendendo lo spunto dalla faccenda di tale visita -faccenda che è stata inevocabilmente chiarita -Ribbentrop mi ha raccomandato di tenere personalmente i contatti con lui e con il suo Ministero anche per ciò che si riferisce a piccole questioni riguardanti tutti gli altri settori: Fronte del Lavoro, Partito, manifestazioni artistiche e culturali, contatto con i militari, ecc. Per la verità, l'Ambasciata ciò ha sempre fatto, ed io in modo specifico; ma devo pur tener presente l'indispensabile necessità, per il migliore risultato del mio lavoro, di mantenere i migliori rapporti con l'Auswartiges Amt, ma di non urtare suscettibilità di Ley, di Goebbels, di Funk, di Lutze e degli altri gerarchi, che hanno, ciascuno di essi, una grande autorità, e che sono poi quelli che risolvono tecnicamente le singole questioni.

Ribbentrop, che è un poco -alla sua volta -investito dalla crisi passeggera di Himmler -col quale ha strettissimi rapporti -avendo avvertito il valore e il significato di un ravvicinamento Goebbels-Goering, mentre finge da una parte di irrigidirsi sulle sue posizioni autoritarie, cerca dall'altra contatti e distensioni. È stata infatti particolarmente notata la comparsa di un suo nuovo aiutante, diventato l'aiutante preferito di Ribbentrop, cioè di un tenente dell'aviazione appartenente al reggimento personale di Goering del quale reggimento il tenente conserva naturalmente le mostrine bianche. Con ciò Ribbentrop ha evidentemente voluto fare un gesto cortese verso Goerin~; a quella stessa maniera che, volendo consolidare sempre più la sua posizione

interna e verso il partito nazionalsocialista, egli ha inviato a Sofia ed a Budapest, come Ministri plenipotenziari due alti ufficiali delle S.A. Sui risultati del procedimento in corso per precisare le responsabilità e complicità del caso Hess, il Ministro Ribbentrop non mi ha fatto parola.

Rapporti con la Russia. Ribbentrop mi ha lasciato capire che in questi giorni il Ftihrer sta prendendo le sue decisioni; ed ha aggiunto che, poiché l'armata russa sta compiendo voli di ricognizione sulla frontiera tedesca, nel giro di una settimana saranno fatte al Governo sovietico domande «di carattere ultimativo ».

Materie prime all'Italia. Poiché mi constava che il Ministro Clodius, dl fronte alle richieste di Giannini e di Favagrossa, si era recato a Fuschl per conferire al riguardo con Ribbentrop, ho creduto opportuno approfittare dell'occasione per intrattenerlo su questo importante problema. Valendomi anche delle argomentazioni fornitemi da Pirelli, Donegani, Giordani, gli ho illustrato ampiamente la delicatezza e la difficoltà della nostra situazione, sia dal punto di vista della diminuita produzione, sia da quello della inevitabile conseguenza di chiudere fabbriche e officine. Ribbentrop allora mi ha fatto un lungo ragionamento per dimostrare che la Germania deve attualmente tenersi preparata su vasti fronti, pronta a tutte le possibilità; e che quindi, se la parte militare tedesca considera di non poter assolutamente rinunciare a ciò che essa ritiene indispensabile per far fronte alle necessità della guerra ed agli sviluppi imminenti che essa può avere, la parte politica non può evidentemente intervenire per tentare di ridurre, a beneficio dell'Italia, gli indispensabili rifornimenti.

Ribbentrop ha riconosciuto giuste e valide le argomentazioni che gli ho illustrato; contro le quali ha però replicato dicendo che l'Italia potrebbe a suo avviso distribuire a giorni alternati il lavoro nelle fabbriche e nelle officine, potrebbe occupare diversamente le masse dei lavoratori industriali in esuberanza, potrebbe insomma studiare altri provvedimenti di carattere straordinario, nella convinzione che, a seguito dalla vittoria dell'Asse, anch'essa avrà vantaggi e benefici nel settore industriale.

Situazione lavoratori italiani. Ho ritenuto opportuno intrattenere il Ministro Ribbentrop sulla situazione dei la v oratori italiani, che non sempre hanno condizioni di vita e di lavoro corrispondenti agli accordi presi. Egli ha trovato giusti i miei rilievi e le mie osservazioni; e mi ha invitato a fargli una elencazione degli inconvenienti e delle lacune che si manifestano, assicurandomi che egli interverrà rapidamente. Io vedrò di valermi della sua offerta, senza per altro urtare la suscettibilità del dott. Ley, al quale mi sarei già direttamente rivolto -secondo intese precedentemente prese -se anch'egli non fosse assente da Berlino, così come sono quasi sempre assenti tutti i Ministri; durante la scorsa settimana l'unico che fosse presente a Berlino era il dott. Goebbels; lo stesso Ribbentrop si rammaricò di avere avuto un'assenza da Berlino che è durata oltre sei settimane (l).

A parte invio un rapporto sulla situazione germanica-russa (2).

(l) Vedi D. 260.

(l) Vedi serie IX, vol. VI, D. 778.

(l) -Vedi D. 107. (2) -Vedi D. 106. (l) -Non rinvenuto. (2) -Il presente rapporto il staco vistato da Mussolini.
269

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. S. N. D, 22148/131 P. R. Roma, 18 giugno 1941, ore 2.

Vostro telegramma 221 (1).

Nulla osta viaggio Mufti e Gailani in Italia.

Via più consigliabile appare essere quella attraverso Turchia; comunque, d'intesa con Berlino, appare opportuno lasciare all'iniziativa degli interessati le pratiche per ottenere visto turco. Siamo anche disposti in massima fornire mezzi finanziari necessari per viaggio.

Telegrafate ammontare che vi sarà richiesto.

Vostro collega tedesco ha ricevuto istruzioni analoghe da Berlino (2).

270

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 5979/1076 R. Berlino, 18 giugno 1941, ore 15,40.

Ambasciata tedesca a Washington è stata incaricata presentare una energica protesta presso Governo degli Stati Uniti per la chiusura dei Consolati delle Istituzioni germaniche in Americhe.

In tale protesta le ragioni addotte dal Governo americano per giustificare il suo operato vengono qualificate arbitrarie e prive di fondamento. Si aggiunge che misure prese costituiscono una violazione della convenzione consolare tedesco-americana del 1920.

Non viene comunicato nulla circa contromisure prese in Germania, cosa che sarà fatta domani con una comunicazione a questo Incaricato d'Affari d'America.

Sarà richiesto che tutti i Consolati degli S.U.A. in Germania, nei territori occupati vengano chiusi per il 15 luglio prossimo. Uguale dispositivo è stato preso per l'American Express. È stato invece deciso, dopo lunghe discussioni e titubanze, di non prendere alcun provvedimento contro la United Press, per quanto gli americani abbiano chiuso negli Stati Uniti la Transocean, e ciò perché tutto considerato si ritiene che tale Agenzia di rinomanza mondiale possa essere di qualche utilità.

La contromisura tedesca sarà motivata col fatto che in una serie di casi

è stato constatato che i Consolati americani hanno svolto attività spionlstica.

Per quanto riguarda la disposizione che impedisce ai tedeschi di lasciare l'Ame

rica, essa viene qui messa in relazione con quanto in pratica già succede in

Germania e per cui gli americani non possono, per un complesso di difficoltà

fatte dalla Germania, lasciare territorio del Reich.

A titolo informativo mi è stato detto che Ambasciata di Germania a Roma

è stata incaricata di chiedere a V. E. di voler adottare contro Consolati ameri

cani in Italia misure analoghe a quelle tedesche (1).

Non si conta di rivolgere la stessa richiesta al Giappone, mentre invece dopo la nostra adesione essa verrebbe fatta all'Ungheria, alla Romania, alla Bulgaria, alla Croazia, alla Danimarca e alla Finlandia.

(l) -Vedi D. 223. (2) -Petruccl rispose il 27 giugno con T. s. n. d. 21557/266 P. R. delle ore 15: «Questo Presidente del Consiglio mi ha detto che autorità iraniane fac111teranno partenza Gallanl e Gran Muftl concedendo foglio d! via e che attendono conoscere decisioni del Governo turco circa transito. Questo ambasciatore di Turchia ha già telegrafato ad Ankara per ottenere autorizzazione per visto transito. Occorrerebbe possibilmente fare pressioni presso 11 Governo turco ». Circa l passi suggeriti da Petruccl presso il governo turco vedi D. 408.
271

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 19655/634 P. R. Bucarest, 18 giugno 1941, ore 22,15 (per. ore 7,15 del 19).

Ministro Antonescu mi ha inviato persona di sua fiducia per dirmi di rivolgere pressanti e vive preghiere all'E. V. di voler evitare viaggio dell'Eccellenza Bottai a Cluj; portavoce Governo romeno è fermamente convinto che V. E., che recentemente si è compiaciuta di avere così belle parole per Romania, vorrà accogliere suo caldo appello rendendo grande servizio anche causa dell'alleanza italo-romena che in questi giorni avrà modo di manifestarsi in modo solenne. Viaggio Bottai a Cluj potrebbe suonare manifestazione anti-romena proprio quando Fuhrer aveva telegrafato al Generale Antonescu per felicitarlo della sua nomina Generalissimo e per porre ai suoi ordini truppe tedesche che si trovano su fronte romeno (2).

272

L'INCARICATO D'AFFARI A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 6012/565 R. Sofia, 18 giugno 1941, ore 23 (per ore 12,30 del 19).

Nella conversazione avuta oggi con lui questo Ministro degli Affari Ester! mi ha esternato grande soddisfazione del Presidente del Consiglio e sua per la prossima visita a Roma.

Per dettagli visita attendesi ritorno Sofia Re Boris prevista per domanl. Il Ministro ritiene tuttavia non sarà possibile per motivi organizzazione che essa avvenga prima del 27 corr. non essendo fra l'altro ancora a conoscenza stato comunicazioni fra Zagabria e Italia (1).

(l) -Vedi D. 277. (2) -Ciano rispose con T. s. n. d. 23440/300 P. R. del 20 giugno, ore 1: «A parte ogni altra considerazione richiesta Antonescu giunge troppo tardi. Visita Bottaj a Cluj non ha né può avere alcun significato contrarlo Romania. Rassicurate Antonescu ».
273

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 19954/1084 P. R. Berlino, 19 giugno 1941, ore 11,20.

Trascrivo seguente telegramma Ecc. Giannini.

«N. 107. Trattative commerciali sono state definite oggi. Per quanto concerne Germania si sono aggiornati contingenti importazione e esportazione resistendo alla tendenza germanica di gonfiare sempre più importazione malgrado le sicure previsioni deficitarie del clearing. Particolari accordi sono stati conclusi per Belgio, Olanda, Norvegia con notevole miglioramento sulle precedenti intese. Devo però fare presente che importazioni da Norvegia baccalà e stoccafisso sono assai esigui per mancanza prodotto essendo ridotto rispettivamente a 1.000 e 3.000 tonnellate. Altro accordo è stato concluso per garantire equa parte prodotto cerealicoli territori ex jugoslavi trasferiti all'Ungheria.

Altro accordo conocerne Serbia e Banato per assicurare tutelando nostri interessi adeguata percentuale prodotti oggetto delle nostre normali importazioni. Altro accordo infine concerne estensione al Montenegro del clearing italajugoslavo. Conto definire domani restanti questioni. Giannini».

274

IL DELEGATO A DAMASCO DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CASTELLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6040/203 R. Beirut, 19 giugno 1941, ore 19,30.

Von Rahn mi ha detto che ha avuto luogo colloquio con generale Bergeret, Ministro dell'Aria francese, per indurlo spingere Governo Vichy chiedere aiuto tedesco per Siria. Generale avrebbe allora chiesto che Filhrer facesse dichiarazioni per garantire che Francia sarebbe rimasta Siria. Al che von Rahn avrebbe risposto che tale dichiarazione era impossibile perché Siria doveva essere indi

R. -delle ore 13,40): «Popoff mi ha detto stamane che, date circostanze, visita a Roma Presidente del Consiglio e sua è stata aggiornata. Egli spera tuttavia favorevoli sviluppi situazione permetteranno effettuarla tra qualche settimana».

pendente; che a Francia conveniva fnrc bel gesto concedere essa stessa indipendenza alla Siria, sulla quale Germania e Italia non avevano aspirazioni territoriali, desiderandovi solo concessione carattere economico e rifornimenti materie prime.

(l) -Il 23 giugno Daneo, In riferimento a questo telegramma, telegrafò ancora (T. 6194/579
275

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (l)

T.U. RR. S. N. D. 6043/276 R. Mosca, 19 giugno 1941, ore 21,25 (per. ore 7 del 20).

Mio collega tedesco aveva incaricato uno dei suoi collaboratori di recarsi a Berlino per raccogliere informazioni sulla situazione ed ottenere istruzioni circa questioni pratiche che sorgerebbero circa rottura dei rapporti.

Ambasciatore di Germania mi ha detto oggi che suo inviato è tornato senza portare notizie definite né istruzioni precise. In via strettamente confidenziale ha aggiunto però essere sua impressione personale che il conflitto armato sia imminente e potrebbe scoppiare entro due o tre giorni, forse domenica.

In vista ciò egli sta facendo preparativi necessari riservandosi di affidare protezione degli interessi tedeschi a questa Legazione di Svezia. Ambasciatore di Germania prevede l'eventuale partenza via Tiflis-Turchia oppure via BakuIran-Turchia.

Gradirei ricevere da V. E. per il caso direttive circa seguenti punti: l) quale intende essere posizione formale dell'Italia in caso di guerra tra Germania e URSS;

2) qualora R. Governo decidesse rompere relazioni diplomatiche oppure Governo sovietico ne prendesse iniziativa a quale rappresentanza straniera dovrei allldare protezione degli interessi italiani (non vedo scelta che tra Svezia e Giappone).

Ho predisposto per incenerimento dei cifrari A. R. e dei documenti diplomatici e riservati in caso di bisogno.

Mancherebbe possibilità materiale di asportare mobili e arredamento sede nonché masserizie e oggetti di proprietà del personale. Mi limiterò quindi a prendere tutte le disposizioni per sicurezza che naturalmente sarebbero alquanto relative.

In vista inevitabili difficoltà di comunicazioni telegrafiche alla vigilia del conflitto prego telegrafarmi d'urgenza ogni istruzione utile.

Per il momento Mosca mostra aspetto di assoluta calma esteriore e non si nota nella Capitale alcun sintomo che riveli nervosismo oppure intensificazione di misure eccezionale (oscuramento notturno, esperimenti, segnalazioni contraerei od altro) (2).

(l) Ed. in M. ToscANO, L'intervento dell'Italia contro !'Unione Sovietica, clt., pp. 307-308.

(2) Circa la mancata risposta vedi D. 302.

276

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6052/211 R. Montevideo, 19 giugno 1941, ore 21,35 (per. ore 8,10 del 20).

È voce che questo Governo -inspirandosi ad analoga iniziativa già presa nel giugno 1917 -starebbe esaminando opportunità emettere dichiarazione secondo la quale nessun paese americano che venisse in guerra con paesi di altri continenti dovrebbe essere trattato come belligerante.

Ciò autorizzerebbe in definitiva flotte americane belligeranti a valersi completamente dei porti uruguayani come in tempo di pace.

Avendolo interpellato al riguardo questo Ministero degli Affari Esteri mi ha risposto evasivamente che sua iniziativa si limitava per ora a svolgere consultazioni con gli Stati dell'America del Sud circa atteggiamenti da prendere in caso dell'entrata in guerra degli S.U.A.

Quest'Incaricato d'affari di Germania ritiene l'iniziativa di Guani per la dichiarazione predetta sia effettivamente avvenuta ma che notevole opposizione incontrata specialmente in Argentina e Cile avrebbe indotto questo Governo a sopprasedere al progetto iniziando consultazioni per definire una eventuale linea di condotta comune.

Mentre mi riservo ulteriori comunicazioni ritengo che comunque stiano le cose ci si trovi di fronte alla vigilia di un nuovo accordo aeronautico per avviare verso una soluzione nota questione installazione basi aeronavali.

277

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

T. 23413/360 P. R. Roma, 19 giugno 1941, ore 23,30.

In data odierna il Governo italiano ha deciso chiusura uffici consolari americani nel Regno o territori sottoposti alla sovranità dell'Italia o occupati dalle nostre truppe.

Tale decisione è stata comunicata all'Ambasciatore degli Stati Uniti con la seguente nota:

«Il Governo italiano, che da tempo segue l'attività dei Consolati degli Stati Uniti nel Regno, è giunto, dopo un'accurata valutazione dei fatti, alla persuasione che tale attività è andata e va in molti casi assai oltre le funzioni che sono attribuite e consentite agli uffici consolari, e assume un carattere, sopratutto nel campo informativo, del tutto illecito e comunque incompatibile con i doveri che incombono ai Consoli verso il paese nel quale essi esercitano le loro funzioni.

Nel portare a Vostra conoscenza questa incresciosa constatazione, il Go

verno italiano si vede costretto a pregare il Governo degli Stati Uniti di voler

dare le opportune disposizioni perché i funzionari e gli impiegati di naziona

lità nord americana degli uffici consolari degli Stati Uniti nel Regno e terri

tori posti sotto la sovranità italiana e occupati dalle nostre truppe, vengano

prossimamente, e comunque prima del giorno 15 luglio ritirati, entro la quale

data il Governo italiano prega di voler procedere alla chiusura dei Consolati

degli Stati Uniti nel Regno e in detti territori. II Governo italiano si riserva

di procedere alla chiusura degli uffici dell'American Express Company ».

É stato assicurato verbalmente all'Ambasciatore Philippe che tale misura non riguarda i funzionari consolari americani che prestino eventualmente servizio presso l'Ambasciata degli Stati Uniti a Roma purché essi non esercitino funzioni consolari.

Il Governo italiano adotterà tutte le misure necessarie per facilitare la

partenza degli interessati.

Quanto precede per Vostra informazione è norma e per tutte quelle misure che potrete tempestivamente predisporre per dare esecuzione a un eventuale, analogo provvedimento nordamericano nei nostri confronti (l).

278

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO

T. S. N. D. 168/161 R. Roma, 19 giugno 1941, ore 23,45.

Ho convocato questo Ambasciatore di Turchia al quale, dopo avere espresso le felicitazioni del Governo italiano per la conclusione del Patto con la Germania, ho detto che da parte nostra saremmo favorevoli a che un Patto venisse anche stipulato tra l'Italia e la Turchia. Ho aggiunto che mentre siamo disposti a fare qualche cosa sulle linee di quanto è stato fatto con la Germania, siamo anche favorevoli, se il Governo turco è d'accordo e in considerazione dei sempre maggiori interessi esistenti tra i nostri due Paesi, a stipulare un Patto più forte e più concreto di quello firmato con i tedeschi. Non ho dato precisazioni, e alle richieste dell'Ambas\!iatore ho risposto che potremmo, se le nostre idee trovano favorevole accoglimento ad Ankara, esaminare insieme i termini e la portata del Patto. I negoziati potranno a scelta del Governo turco essere condotti indifferentemente a Roma o ad Ankara.

Tanto vi comunico per vostra personale informazione e per l'eventuale azione che riterrete svolgere. Date notizia di quanto precede anche al Colonnello Luca per sua norma nei contatti con Saracoglu (2).

(l) -Con T. u. 6088/906 R. del 20 giugno, ore 2,15, non pubblicato. Colonna comunicò il testo di una nota del Dipartimento di Stato con la quale si chiedeva. la chiusura di tutti gliuffici consolari Italiani negli Stati Uniti, di tutti gli enti lta.llanl connessi con Il governo italiano e 11 ritiro di tutto il rispettivo personale di nazionalità italiana. (2) -Per la risposta di De Peppo vedi D. 300. Il presente telegramma venne comunicato anche a Berlino (T. s. n. d. 23359/1009 P. R. del 10 giugno, ore 23,45) con l'aggiunta della seguente Istruzione: «Di quanto precede potete dare sommaria notizia a Ribbentrop ».
279

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, ALL'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI

L. 77/00159/157. Roma, 19 giugno 1941.

Rispondo alla tua del 10 corrente (l) giuntami solo ora. Tengo tranquillizzarti pienamente su quanto ha fatto oggetto dei tuoi telegrammi circa la sistemazione territoriale del Montenegro.

Ecco come si prospetta la situazione:

Budva, Niegosh, Lovcen faranno parte del Montenegro. Nessuna decisione è stata presa formalmente a questo riguardo ma credo già di potertene dare fin d'ora garanzia. Tieni per ora la cosa riservata, pur dando tranquillità su questo punto.

Più spinosa è la questione del Sangiaccato. Essa è complicata dal fatto che detta zona non è stata ancora occupata dalle nostre truppe e che a Berlino sollevano cavilli circa i limiti della nostra zona concordata a Vienna (2). Pare che qualche affidamento da parte tedesca sia già stato dato ai croati, i quali si atteggiano in questa faccenda come se fossero stati loro a vincere la guerra e col robusto appetito di chi può far legge.

Ci è necessario pertanto riprendere la cosa ab initio e cominciare a chiarirla, il che sto facendo. Ho anche parlato chiaro ai croati durante l'incontro di Venezia (3), quando mi hanno fatto cenno delle loro aspirazioni sul Sangiaccato. Ti posso assicurare che difenderò la cosa con la massima fermezza fino a quando essa dipenderà da me.

Da parte tua vedi di tenermi al corrente di tutto e manteniamoci in stretto contatto. Tieni presente che qui l'Ufficio è a tua disposizione per spalleggiarti in pieno, ma è evidente che il là deve essere dato da te, come hai opportunamente fatto su tutte le questioni.

Per quanto concerne i montenegrini del Cossovo, come tu avrai già visto dal telespresso n. 71/06094/C del 15 corrente (4), sono state impartite istruzioni precise perché i diritti dei montenegrini siano rispettati e tutelati nel modo più efficace.

In tal senso ha ricevuto anche istruzioni il nuovo Commissario Civile per il Cossovo, Ministro di Stato Albanese Alizoti.

Anche a questo riguardo tengo duro fin quanto posso.

Anche le altre questioni (Dulcigno, Flava, Gusinje) sono tutte presenti nel mio interessamento e tengo ad assicurarti che gli interessi montenegrini saranno tutelati nel limite delle mie possibilità.

(-4) Vedi D. 261.
(l) -Vedi D. 240. (2) -Vedi serle IX, vol. VI, DD. 956 e 967. (3) -Vedi D. 260, ma l'argomento non figura nel verbale, essendo stato trattato solo con l croati.
280

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6063/374 R. Tokio, 20 giugno 1941, ore 5,40 (per. ore 17,30).

Sakamoto mi ha accennato che Matsuoka sta considerando opportunità di chiedere prossimamente a noi e Berlino riconoscimento del Governo di Nankino, dato da parte tedesca si sarebbero recentemente dimostrate disposizioni concretamente favorevoli. In tali propositi di Matsuoka ha evidentemente influito mancato sviluppo delle conversazioni iniziate con l'America, che, specie nel clamoroso fallimento dei negoziati fra Tokio e Batavia (1), Washington ha dimostrato di voler far rimanere al punto morto. Inoltre situazione russo-tedesca, qualunque possa esserne sviluppo, fa ritenere momento particolarmente propizio per tentare ogni possibilità per intimidazione su Chung King. Anche questi ambienti militari, che Matsuoka cerca per quanto può di conciliarsi, vedrebbero ormai con favore riconoscimento nuovo Governo cinese, sopratutto come reazione alle tendenze filo-americane rappresentate nel Gabinetto dal binomio Hiranuma-Ogura. Non sembra dubbio che, nelle cirscostanze attuali nostro riconoscimento di Nanchino avrebbe in Giappone una molto favorevole ripercussione nei riguardi del 'l'ripartito e nei confronti della situazione nippoamericana.

281

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6057/370 R. Budapest, 20 giugno 1941, ore 13.

Mio telegramma n. 365 (2).

Non diretto a Bucarest, come detto da Bartha e dal mio collega Germania, ma proveniente da quella capitale ove erasi recato qualche giorno fa, è qui transitato Capo dello Stato Maggiore Generale Halder che si è trattenuto in lungo colloquio con questi dirigenti militari.

A quanto mi viene riferito da questo Presidente del Consiglio dei Ministri, Generale Halder avrebbe espresso opinione inevitabilità soluzione armata nei confronti sovietici. Avrebbe lasciato altresì intendere che la direzione attacco germanico muoverebbe oltre che dalla Polonia anche dalla Rumania ove però non sembra che per ora unità rumene verrebbero impiegate.

Non mi risulta fino a questo momento se e quali misure siano state richie

ste a queste Forze Armate. Riservomi indagare e eventualmente riferirò (l) per quanto ritengo che possa credersi che all'Ungheria verrebbe richiesta semplicemente collaborazione passiva.

(l) -Vedi D. 219. (2) -T. 6008/365 R. del 19 giugno, ore 2,25, non pubblicato: riferiva, tra l'altro, la notizia, fornita a Talamo dal ministro della Guerra ungherese e confermata dal ministro di Germania, del prossimo arrivo del generale Halder a Budapest.
282

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO (2)

T. U. S. N. D. 6065/278 R. Mosca, 20 giugno 1941, ore 20 (per. ore 1 del 21).

Personale per l'Eccellenza Anjuso.

CoLlega tedesco mi ha comunicato che secondo informazioni pervenute ai

suoi collaboratori militari Italia rimarrebbe estranea all'eventuale conflitto fra

Germania e U.R.S.S. Egli non escludeva quindi che R. Ambasciata potesse

rimanere a Mosca ed in vista appunto di tale possibilità Schulenburg mi ha

chiesto occuparmi di alcune sue cose personali.

Prego precisarmi d'urgenza se tuo telegramma 171 (3) va interpretato nel

senso che in caso di rottura tedesco-sovietica dovrò prendere iniziativa per

partenza oppure attendere ancora secondo me probabile invito sovietico a

partire.

Comunque Ambasciata si tiene pronta per qualsiasi eventualità ( 4).

283

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. S. N. D. 23367/89 P. R. Roma, 20 giugno 1941, ore 24.

Vostro 251 (5).

La stampa sopratutto britannica, continua far circolare notizie circa presunti movimenti ex Re Aman Ullah. Potrete, nella forma che riterrete più opportuna, confermare codesto Primo Ministro che tali notizie sono completamente destituite di fondamento. Ex Sovrano è in Italia e non si muoverà dall'Italia. Sua attività politica è nulla. Governo tedesco ci informa che Ghulam Siddiq ha lasciato tempo fa la Germania e si troverebbe in Turchia. Come giustamente osservate, nostro atteggiamento nei riguardi Aman Ullah è strettamente connesso con tolleranza afghana nei confronti nota attività nostra e tedesca.

(l) -Vedi D. 311. (2) -Ed. !n M. ToscANo, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, clt., p. 309. (3) -Vedi D. 252, nota l. (4) -Anfuso rispose con T. s. n. d. 23661/174 del 21 giugno, ore 12,30, quanto segue: «Confermat! mio telegramma 171. Non sono !n grado per 11 momento di fornirti alcuna precisazione». (5) -T. s. n. d. 4933/251 R., del 24 maggio, ore 16, non pubbl!cato, con 11 quale Quaroni aveva riferito circa l'azione degl! agenti di Aman Ullah sob1llati dagl! inglesi.
284

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER TELESCR. 23662/1029 P. R. Roma, 21 giugno 1941, ore 14,10.

Personale per Alfieri.

Il Duce desidera che tu esprima al Fiihrer il suo caldo ringraziamento per

risultati raggiunti a Berlino dalla Missione Giannini, aggiungendo che la comprensione e la solidarietà germanica nei nostri riguardi ci consentir,anno di condurre la guerra con ritmo intenso e deciso.

Il Duce ti incarica anche di far pervenire a Clodius l'espressione della sua riconoscenza· per quanto egli ha personalmente fatto (1).

285

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6107/1108 R. Berlino, 21 giugno 1941, ore 17,45.

Sulla base di serie informazioni rapporti russo-tedeschi comunico quanto segue:

l) Non si crede alla possibilità di una soluzione pacifica del problema stesso. Anche ammesso che Stalin fosse ad esso favorevole, gli riuscirebbe difficile imporre suo punto di vista contro inevitabile reazione armata Rossa;

2) Desiderata tedeschi sono per ora esclusivamente di natura economica. Però un semplice patto che, anche dando soddisfazione alle richieste di Berlino, non concedesse controllo tecnico «sotto la protezione delle forze armate tedesche» è qui considerato come insufficiente;

3) Per spiegare verso opinione pubblica interna e internazionale cambiamento improvviso nelle relazioni tedesco-russe, il possibile attacco verrebbe motivato dalla necessità difendere piccoli popoli finlandesi e romeni contro imperialismo russo;

4) Azione in Russia presenterebbe non eccessiva difficoltà dal punto d.1 vista militare. Preoccupano invece, risolvere l'organizzazione in maniera di renderla utile ai fini bellici, di un territorio così vasto, nonché possibili futuri sviluppi che potrebbero portare estensione guerra a territori e verso obiettivi al di là di ogni previsione;

22 ~ Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

5) Già da parecchie settimane nelle riunioni dei Clubs comunisti e nelle caserme russe viene illustrata ampiamente campagna napoleonica. E ciò probabilmente sia per dimostrare che invasione di grandi estensioni in Russia non rappresenta per invasore necessariamente la vittoria, quanto per preparare gli spiriti alle distruzioni e al vuoto che gli eserciti sovietici lascerebbero dietro di sé nella ritirata;

6) Il Governo tedesco, dopo essersi reso conto dell'altissimo rischio e del prezzo di sangue che potrebbe rappresentare una campagna decisiva contro l'Inghilterra, ha tentato in ogni modo risolvere pacificamente questione russa mediante trattative che potessero portare alla concessione di un controllo germanico sulle forniture sovietiche, ma dette trattative non hanno mai approdato a nulla;

7) Si ritiene che azione contro Russia sarà iniziata nel periodo fra gli ultimi giorni del corrente mese ed i primi del mese prossimo. Ciò dipenderà sopratutto dalla data precisa in cui aviazione tedesca sarà pronta.

(l) Alifieri rispose con T. 6116/1119 R. del 22 giugno, ore 7,35, quanto segue: <<Ho comunicato al ministro Ribbentrop il contenuto del telegramma che è riuscito molto gradito. Il ministro Ribbentrop mi ha assicurato che porterà subito a conoscenza del Ftihrer i ringraziamenti del Duce. Non ho mancato di far pervenire a Clodius l'apprezzamento del Duce ».

286

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 20316/1114 P. R. Berlino, 21 giugno 1941, ore 18,20.

Ho comunicato personalmente Ministro Ribbentropp contenuto telegramma ministeriale 1009 (1). Egli ha manifestato suo compiacimento augurando che trattative abbiano esito favorevole.

A questo proposito Ministro Ribbentrop mi ha ripetuto quanto mi dichiarò di avervi già espresso a Vienna di essere pronto a fare un passo ad Angora per facilitare conclusione patto italo-turco. Di fronte a tale offerta ho manifestato una certa riserva non avendo precise istruzioni al riguardo e perché telegl'amma sopracitato mi incaricava soltanto svolgere azione puramente informativa. Egli allora ha lasciato intendere sembrargli superfluo di ripetere a mio mezzo l'offerta già fatta.

287

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6146/56 R. Stoccolma, 21 giugno 1941, ore 22,15 (per. ore 15,45 del 22).

Il protrarsi dell'attuale fase critica di stretta tenzione dei rapporti russotedeschi mantiene qui gli animi in una vigile ansiosa attesa rilevantesi ampia nel tono dei quotidiani stampa che fra l'altro mettono in rilievo notizie della

Finlandia dove risulta ormai che la mobilitazione generale è in atto e che nel Paese domina lo «stato di emergenza>>. Preoccupazione per i prossimi probabili avvenimenti non impedisce tuttavia che d:n questi ambienti la vita proceda volentieri senza sostanziali alterazioni: tradizionale esodo delle popolazioni cittadine per la breve parentesi di vacanze campestri del principio di estate si svolge con le consuete intense ... (l) agevolato dagli speciali servizi ferroviari che le autorità hanno disposto come negli anni scorsi.

Ho avuto stamane i miei primi contatti presso questo Ministero Affari Esteri. Il Ministro Gunther, pur nell'incertezza dell'.interrogativo ci~ca gli eventi in cui avrà il suo sbocco la crisi fra Berlino e Mosca, continua a mostrarsi fiducioso che comunque la Svezia potrà proseguire sul cammino della neutralità risparmiandosi di dover assumere atteggiamenti compromettenti. Egli non ha esitato a dichiararmi che i rapporti con la Germania sono « eccellenti » evidentemente in questo convincimento si considera confortato anche dalla sensazione della condiscendenza che questo Governo ha dimostrato verso Berlino avendo fatto approvare in questi ultimi giorni dal Parlamento la nuova legge di censura sulla stampa. Senza dubbio tale legge fornirà strumento idoneo per evitare ulteriori rimproveri e rimostranze da parte tedesca sul linguaggio di questi giornali.

L'ottim.ismo rivelato nei riguardi della Germania non è del tutto condiviso dal Segretario Generale degli Affari Esteri Bohemann, il quale ha voluto accennarmi a certi sistemi applicativi dagli organi dirigenti del Reich nella Norvegia occupata, ed alle penose ripercussioni che esse susciterebbero fra questa opinione pubblica.

Nell'insieme generale delle previsioni e congetture intorno ipotesi di un conflitto armato russo-tedesco si osserva da un lato l'istinto di avversione paurosa per il nemico secolare del Kremlino mentre di contro vi è uguale riluttanza davanti alla prospettiva di cadere decisamente nell'orbita dell'altro antagonista. Ma il primo sentimento prevale di gran lunga sul secondo.

(l) Vedi D. 278, nota 2.

288

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (2)

L. (TRADUZIONE) (3). Berlino, 21 giugno 1941.

Vi scrivo questa lettera nel momento in cui preoccupanti meditazioni che hanno durato dei mesi ed una interminabile, logorante attesa trovano la loro fine nella più grave decisione della mia vita. Io credo che dopo aver considerato il quadro della più recente situazione russa e dopo aver esaminato numerosi altri rapporti, non potrei assumermi la responsabilità di una ulteriore aspet

tativa, e credo anzitutto che non vi sia altra via per allontanare questo pericolo al di fuori di una ulteriore attesa che però condurrebbe alla rovina al più tardi in questo anno o nel prossimo.

La situazione: l'Inghilterra ha perduto questa guerra. Col diritto di colui che affoga, essa si afferra ad ogni pagliuzza che possa servirle come ancora di salvezza. Tuttavia, naturalmente, alcune speranze non mancano di una certa logica. L'Inghilterra ha sinora sempre condotto le sue guerre con l'aiuto del Continente. La distruzione della Francia -e sopratutto la eliminazione di tutte le posizioni dell'Europa Occidentale -conducono gli sguardi dei bellicisti britannici sempre nuovamente verso il punto dal quale essi avevano cercato di iniziare la guerra: la Russia sovietica.

Entrambi gli Stati, la Russia sovietica e l'Inghilterra, sono egualmente interessati al collasso dell'Europa, resa impotente da una lunga guerra. Dietro questi due Stati sta in agguato e sobillatrice l'Unione Nordamericana.

Dalla liquidazione della Polonia in poi si mostra nella Russia sovietica una conseguente tendenza che -anche se con abilità e cautela -si riporta tuttavia direttamente alla vecchia tendenza . bolscevica della diffusione del regime sovietico. Il prolungamento della guerra, necessario a tale scopo, dovrebbe raggiungersi tenendo impegnate le forze tedesche ad oriente, in modo da impedire al Comando tedesco di assumersi la responsabilità, specie nel campo della guerra aerea, di un attaco in grande stile ad occidente. Io Vi ho, Duce, anche recentemente detto (1) come proprio l'esperimento ben riuscito di Creta abbia dimostrato come per una impresa tanto maggiore come sarebbe quella contro l'Inghilterra sarebbe necessario impegnare perfino l'ultimo aeroplano. In questa lotta decisiva può accadere che alla fine si vinca solo col vantaggio di poche squadriglie. Io non esiterò neppure un istante ad assumere tale responsabilità se, a prescindere da qualsiasi altra considerazione, io avrò la certezza di non essere improvvisamente attaccato o anche soltanto minacciato da oriente. Lo spiegamento delle forze russe -ho fatto sottoporre dal Generale Jodl a questo Vostro Addetto Militare Generale Marras l'ultima situazione -è enorme. Si può dire che tutte le forze russe disponibili si trovano alla nostra frontiera. Oltre a ciò dall'inizio della stagione calda si lavora a numerose fortificazioni. Se le circostanze mi inducessero ad impegnare l'arma aerea tedesca contro l'Inghilterra, potrebbe sorgere il pericolo che la Russia dal canto suo iniziasse ricatti al sud e al nord, ricatti di fronte ai quali io dovrei cedere senz'altro in silenzio, per la sensazione dell'inferiorità aerea. Sopratutto mi sarebbe allora impossibile di iniziare l'attacco contro le fortificazioni russe con le divisioni che si trovano in oriente senza una sufficiente protezione dell'arma aerea. Ora se io non voglio espormi a questo pericolo bisogna che trascorra tutto l'anno 1941 senza che si verifichi alcun cambiamento nella situazione generale. Ma d'altra parte l'Inghilterra non sarà pronta alla pace perché ripone ancor sempre speranza nel socio russo. Questa speranza andrà vieppiù rafforzandosi col progredire dell'approntamento dell'esercito russo. Oltre a ciò per l'anno 1942 sta la sperata fornitura in massa di materiale da guerra da parte dell'America.

A parte queste considerazioni, Duce, non possiamo nemmeno esser certi che noi avremo questo tempo a nostra disposizione, perché con un ammassamento cosi gigantesco di forze da entrambe le parti -sono stato obbligato ora anche da parte mia di riversare sempre più numerose forze corazzate al confine orientale come pure di mettere in allarme la Finlandia e la Romania -vi è la possibilità che, in qualsiasi momento, i fucili sparino da soli. Ma una ritirata da parte mia avrebbe come conseguenza per noi una grave perdita di prestigio. Ciò sarebbe sopratutto spiacevole per le sue possibili ripercussioni sul Giappone. Perciò, dopo una lunghissima meditazione, sono venuto nella determinazione di strappare il nodo scorsoio prima che esso venga serrato. In questo modo io credo, Duce, che rendo quest'anno, alla nostra comune condotta di guerra, il più grande servizio possibile. Il mio giudizio di assieme è ora infatti il seguente:

l) Della Francia, ora come prima ci si può fidare poco. Non esiste una sicura garanzia che il nord Africa non diventi all'improvviso dissidente.

2) Per quanto riguarda le Vostre colonie, Duce, il nord Africa di per sé è sottratto a qualsiasi pericolo sino all'autunno. Considero che gli inglesi con il loro ultimo attacco volevano liberare Tobruch dall'assedio. Non credo che in un tempo prossimo potranno essere nella situazione di ripetere questo tentativo.

3) La Spagna è paurosa e prenderà partito -temo purtroppo -soltanto quando la guerra sarà decisa.

4) In Siria, alla lunga, la resistenza francese potrà, con o senza il nostro aiuto, diW.cilmente durare.

5) Prima dell'autunno non può assolutamente prendersi in considerazione la possibilità di un attacco sull'Egitto. Ritengo però necessario, in vista della situazione generale, di pensare a costituire nella stessa Tl1ipoli una massa di truppe di operazione da impiegare, se necessario, anche verso l'ovest. È beninteso, Duce, che su questi propositi deve essere tenuto il più assoluto segreto, perché altrimenti non possiamo attenderci che la Francia continui a dare il suo consenso al trasporto di armi e munizioni attraverso i suoi porti.

6) È indifferente che l'America entri o meno in guerra poiché essa già aiuta il nostro nemico con tutte le forze che é in grado di mobilitare.

7) La situazione nella stessa Inghilterra è cattiva; gli approvvigionamenti di generi alimentari e di materie prime sono sempre più difficili. La volontà bellicista si basa in sostanza unicamente su speranze. Tali speranze si. fondano esclusivamente su due presupposti: Russia e America. Noi non abbiamo modo di mettere da parte l'America. Eliminare la Russia entra invece nP-lle nostre possibilità. L'eliminazione della Russia signif;ica nello stesso tempo un enorme allegerimento del Giappone nell'Estremo Oriente e con ciò la possibilità che il procedere degli americani venga più fortemente minacciato da un intervento giapponese.

Mi sono deciso -come ho detto -sotto tali condizioni a porre fine alla ipocrita giuoco del Cremlino. Presumo e anzi sono convinto, che a tale guerra, che libererà l'Europa per l'avvenire anche da un grande pericolo, prenderà parte senz'altro la Finlandia e così pure la Romania. Il Generale Marras ha comunicato che Voi, Duce, metterete pure a disposizione almeno un corpo di spedizione. Se tale è la Vostra intenzione, Duce, -che io accolgo naturalmente col cuore colmo di gratitudine -vi sarà abbastanza tempo per poterla realizzare, dato che, in un teatro di guerra tanto vasto, l'avanzata non potrà avvenire dappertutto contemporaneamente. L'aiuto decisivo, Duce, lo potete però sempre fornire col rafforzare le Vostre forze nell'Africa settentrionale, possibilmente anche volgendo lo sguardo da Tripoli verso l'Occidente, col costituire un contingente per ora sia pure piccolo, che in caso di violazione dei Trattati da parte francese possa mamiare in Francia, ed infine con l'intensificare la guerra aerea e ove possibile quella dei sottomarini nel Mediterraneo.

Per quanto riguarda la sicurezza dei territori occidentali, dalla Norvegia fino alla Francia inclusa, noi siamo sufficientemente forti per poter far fronte ad ogni eventualità con fulminea rapidità. Per quanto riguarda la guerra aerea contro l'Inghilterra, ci terremo per qualche tempo sulla difensiva; ciò naturalmente non vuol dire che noi non saremo in grado di fronteggiare gli attacchi inglesi contro la Germania, ma anzi al contrario noi saremo in grado se necessario di continuare, come abbiamo fatto finora, violenti bombardamenti sul territorio metropolitano britannico. Anche la nostra difesa con apparecchi da caccia sarà sufficiente. Essa consiste nelle migliori squadriglie che noi possediamo.

Per quanto riguarda la guerra in oriente, Duce, essa sarà sicuramente dura ma io non dubito per un istante del suo pieno successo. Io spero sopratutto che ci sarà così possibile assicurare in Ucraina per lungo tempo una base comune di approvvigionamenti atta a procurarsi quei rifornimenti di cui in avvenire potremo forse aver bisogno. Debbo però qui aggiungere che -per quanto si può Hn d'ora prevedere -il raccolto tedesco di quest'anno promette di essere assai buono. È possibile che la Russia tenti di distruggere i campi petroliferi romeni. Vi abbiamo però preparato una difesa che io credo sarà in grado di affrontare ogni eventualità. Del resto sarà compito del nostro esercito di allontanare tale minaccia quanto più rapidamente possibile.

Se io, Duce, Vi invio la presente comunicazione solo in questo momento, è perché la decisione definitiva è avvenuta solo oggi alle 7 di sera. Vi prego caldamente, quindi, di non fare sopratutto alcuna comunicazione al Vostro Ambasciatore a Mosca perché non si ha assoluta certezza che i nostri rapporti cifrati non vengano decrittati. Anch'io faccio comunicare soltanto all'ultimo momento al mio proprio Ambasciatore le decisioni prese.

Il materiale, che io mi propongo di pubblicare poco a poco, è così abbondante che il mondo -in quanto non appartenga a quella parte che è nostra avversaria per principio e per la quale a priori ogni argomento è vano -avrà la possibilità di meravigliarsi più della nostra pazienza che della nostra decisione.

Ora, qualunque cosa possa avvenire, Duce, la nostra situazione con questo passo non diverrà peggiore ma potrà soltanto migliorare. Anche se alla fine di quest'anno dovessi vedermi costretto a lasciare ancora in Russia 60 o 70 divisioni, queste rappresenteranno soltanto una parte delle forze che tengo ora

276 permanentemente impiegate sul fronte orientale. Se l'Inghilterra tuttavia non dovesse essere in alcun modo ammaestrata da questa dura realtà, allora, con le spalle libere, potremo dedicarci con forze accresciute alla liquidazione di questo avversario.

Posso prometterVi, Duce, che tutto quanto sarà nelle possibilità di noi tedeschi verrà fatto.

Vi prego di fare comunicare a me direttamente oppure di far concordare a mezzo dei Vostri Uffici militari col mio Comando Supremo tutti i desiderata, i suggerimenti e gli aiuti che Voi, Duce, vorrete farmi pervenire nella presente circostanza.

Concludendo io posso dirVi ancora una cosa, Duce. Da quando ho preso questa dec,isione sento il mio spirito nuovamente libero. Nonostante tutta la sincerità degli sforzi da me compiuti per ottenere una distensione finale, mi è stato tuttavia spesso molto gravoso marciare a fianco della Russia, perché, in un certo senso mi è sempre sembrato di rinnegare tutto il mio passato, le mie idee e i miei precedenti impegni.

Sono felice di essermi adesso liberato da questo tormento.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca». (2) -Ed. in Hitler e Mussolint: lettere e documenti, Milano, Rizzoli, 1946, pp. 99-104. (3) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. Questa lettera fu recapitata dal consigliere dell'Ambasciata tedesca Bismarck alle 3 del 22 giugno a Ciano il quale ne informò telefonicamente Mussolini che si trovava a Riccione.

(l) Nell'incontro al Brennero Il 2 giugno, vedi D. 200, nota l.

289

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. S. N. D, 171/313 R. Roma, 22 giugno 1941, ore 0,15.

Ambasciatore Horikiri mi ha consegnato seguente messaggio codesto Ministro Affari Esteri: «Su istruzioni del signor Matsuoka sono molto lieto di informarVi del suo pensiero circa le presenti trattative tra il Giappone e l'America, a Voi ben nota.

l) È assolutamente vero che il signor Roosevelt ha la ferma intenzione di spezzare il Patto Tripartito e che si propone di dare al pubblico americano l'impressione che il Giappone non parteciperà necessariamente al conflitto anche quando l'America dovesse entrare in guerra contro la Germania.

L'America ricorrerà all'estremo passo di far partire un convoglio in modo da indurre la Germania ad attaccarla e pretenderà che la gue,rra non sia stata iniziata da parte dell'America. Il signor Roosevelt non mancherà mai di avvalersi di ogni occasione che possa consentirgli di condurre facilmente il congresso alla dichiarazione di guerra contro la Germania.

2) Non vi è ormai dubbio che il signor Roosevelt aveva già deciso d'intervenire nella guerra europea, e che è ormai solo una questione di tempo e quindi ho fatto del mio megiio per distoglierlo dalla sua determinazione.

3) Non ho mai mancato di considerare questi due punti nel quadro della revisione delle relazioni nippo-americane di modo che Voi non dovete avere apprensioni.

4) Sebbene il Governo americano non abbia ancora risposto alle nostre proposte, non ho intenzione di sollecitarlo. Ma non appena avrò la risposta, mi consulterò con Voi prima di inviare al Governo americano la nostra risposta che il Governo giapponese dovrà studiare».

Ringraziate a mio nome il signor Matsuoka dei chiarimenti ed assicurazioni forniteci.

290

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 6115/1117 R. Berlino, 22 giugno 1941, ore 5,25.

Come ho telefonato alle ore una di ieri al Segretario di Gabinetto, Barone de Ferrarlis, dal mezzog,iorno informazioni di fonte diversa mi confermavano l'imminenza di una azione in Russia. Questa mattina alle ore 3,40 un funzionario del Gabinetto del Ministero degli Esteri del Reich mi ha telefonato per informarmi che il Ministro Ribbentrop desiderava vedermi alle ore 4,10.

Il Ministro Ribbentrop mi ha comunicato di avere ricevuto allora l'Ambasciatore sovietico al quale aveva notificato che a seguito dell'atteggiamento politico ostile della Russia che si era venuto marcando da un anno a questa parte e a seguito del forte concentramento di truppe sovietiche alla frontiera russo-tedesca il Fiihrer, considerando insostenibile per la Germania una tale situazione, si era sentito costretto a prendere l'iniziativa di una azione di guerra, azione che si era iniziata stamane all'alba.

Il Ministro Ribbentrop mi ha illustrato riassumendolo il contenuto del mes

saggio che il Fiihrer ha fatto recapitare questa notte stessa al Duce (1).

Successivamente il Ministro Ribbentrop ha ricevuto l'Ambasciatore del Giap

pone e tutti gli altri capi missione dei Paesi aderenti al Tripartito, per far

loro analoga comunicazione.

291

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. 6192/284 R. Mosca, 22 giugno 1941, ore 14,15 (per. ore 19,25 del 23).

Collega tedesco mi ha detto che suo colloquio con Molotov (3) ha avuto luogo stamane alle 6,30. Molotov era già informato che dalle ore 4 si combatteva

lungo tutto il fronte, che vi era stato violento duello di artiglieria e che Sebastopoli aveva subito forte bombardamento aereo. Con molta tristezza ha fatto rilevare ingiustificazione dell'aggressione tedesca. Molotov parlerà oggi alla radio russa. Finora città calma.

(l) Vedi D. 288.

(2) Ed. in M. ToscANo, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, cit.. p. 311.

(3) Con T. 6176/282 R. delle ore 6,45, Rosso aveva riferito quanto segue: «In questo momento (domenica ore cinque antimeridiane) collega tedesco mi ha telefonato per informarmi che andava al Cremlino per farl' a Molotov comunicazione ordinatagll da Berlino. Protezione degll interessi affidata alla Bulgaria».

292

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6166/214-215 R. Montevideo, 22 giugno 1941, ore 14,45 (per. ore 7 del 23). Mio telegramma n. 211 (1).

Questo Ministro degli Affari Esteri ha convocato iersera questi Capi Missioni diplomatiche del Centro e Sud America per invitarli portare a conoscenza dei Governi rispettivi noto progetto del Governo uruguayano circa trattamento di non belligeranza da applicare a Paesi americani che fossero in guerra con paesi extra-continentali.

Progetto Uruguayano basato come è noto sulla dichiarazione fatta da questo Governo nel 1917 si riattacca altresì alle decisioni prese al Congresso dell'Avana quanto necessità adottare in caso emergenza misure non isolate ma comuni.

Comunque seguito di tale iniziativa sino ad ora di carattere piuttosto teorica che pratica dipenderà dall'accoglienza che essa riceverà in Brasile e specialmente in Argentina che secondo mio interlocutore sembrerebbero meno disposti a lasciarsi rimorchiare dall'Uruguay, anche su questo terreno di apparenza più modesta.

(214)

(215) Questo mio collega del Perù mi ha detto che iniziativa Uruguay non sorprende affatto chi come S.U.A. si sono sempre valsi di piccoli Paesi per farsi leva sui grandi e chi conosca con quanti legami confessabili ed inconfessabili questo Governo sia ormai vincolato alla plutocrazia nord-americana.

293

L'INCARICATO D'AFFARI A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6178/577 R. Sofia, 22 giugno 1941, ore 22,30 (per. ore 11,30 del 23).

Mio telegramma n. 576 (2).

Questo Incaricato d'Affari Legazione Germania che a causa assenza titolare ha comunicato stamane a questo Governo inizio operazioni militari contro Sovieti, mi ha detto che Popoff si è mostrato soddisfatto per la decisione

germanica che attendeva e che ritiene logica e tempestiva. Governo bulgaro ha accettato assumere protezione interessi del Reich in Russia ed ha subito cercato mettersi in contatto telegrafico con Mosca.

Popoff ha assicurato che opinione pubblica bulgara si manterrà tranquilla; polizia ha preso subito misure necessarie per stroncare eventuali tentativi comunisti o slavofili. Popoff ha aggiunto che scomparsa regime bolscevico sarà di grande utilità anche per Bulgaria che vedrà così cessare equivoco tra slavismo e comunismo.

In città regna grande animazione e giornali usciti in edizioni speciali recano integralmente messaggio Fiihrer sottolineando parte relativa Bulgaria. Nessun commento editoriale salvo quello ... (l) ma che appare intonato ... (2). Ambienti Russia Bianca sono naturalmente eccitatissimi e già sognano prossimo ritorno in Patria. Ambienti bulgari, come sempre dominati timori possibili future complicazioni che trascinino Paese in guerra, pur non osando dubitare potenza militare germanica, che hanno visto all'opera, e vittoria finale Asse, esprimono qualche preoccupazione circa apertura muovo grandioso fronte che se non liquidato prontamente prolungherebbe indefinitivamente conflitto.

Comunisti hanno fatto tentativo, prontamente sedato polizia, distribuzione clandestina manifesto stigmatizzante «aggressione» germanica.

(l) -Vedi D. 276. (2) -T. 6161/576 R. del 22 giugno, ore 14,20, non pubblicato: riferiva circa le reazioni In Bulgaria alla notizia dell'Inizio delle operazioni m!l!tarl contro l'URSS.
294

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETRO MARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 22 giugno 1941.

Giustiniani ha telefonato ieri da Zagabria che correrebbe voce, non però confermata, che la Delegazione croata per le trattative economico-doganali intenderebbe subordinare il risultato delle trattative stesse all'accordo per l'autonomia di Spalato. Giustiniani avverte che a Zagabria si spera che tale accordo sia ispirato al trattamento assai largo riservato in Croazia alla minoranza germanica. La notizia trova conferma in un'esplicita dichirazione fatta al Console Generale Guerrini Maraldi dal Ministro Ferie che ha espresso il desiderio del suo Governo di veder definita al più presto la questione di Spalato. Per tagliar corto a tali manovre proporrei che Casertano ricevesse istruzioni di presentare senz'altro il progetto di convenzione per la città di Spalato, di cui gli è già stato rimesso il testo.

n Ministro Ferie ha anche detto a Guerrini Maraldi che la Delegazione croata

solleverà nel corso delle trattative economiche la spinosa questione della confisca

da parte del Governo italiano della flotta mercantile ex jugloslava quale preda

bellica.

Infine H Ministro Perié ha segnalato l'arrivo di ulteriori petizioni da parte delle popolazioni dei cinque distretti del Sangiaccato di Novi Bazar che chiedono di essere incorporate alla Croazia. Alla richiesta se analogo movimento per l'unione alla Croazia esista nella città di Novi Bazar e nei distretti del Sangiaccato occupati dalle truppe tedesche, e che dovranno essere incorporati alla Serbia, il Ministro Perié ha risposto con evidente imbarazzo che nulla gli risultava al riguardo.

Intanto vengono segnalate da Serajevo sanguinose lotte tra mussulmani e croati in Bosnia, come risulta dai telegrammi che si accludono (l).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Due gruppi indecifrabili». (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».
295

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. R. P. 11026/AG. Torino, 22 giugno 1941.

Ti rimetto, qui unito, copia del foglio n. 18291 in data 20 corr. diretto dalla Presidenza al Comando Supremo, e concernente le ultime conversazioni francogermaniche di Parigi.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE. CAVALLERO

R. 18291jPR. Torino, 20 giugno 1941.

A seguito del telescritto 17751 del 12 giugno u.s. (2) comunico quanto il Capo della Delegazione italiana di collegamento con la C.T.A. riferisce sulle conversazioni francotedesche che hanno avuto luogo a Parigi nei giorni 12-13 giugno 1941.

Le conversazioni sono state sollecitate dai francesi.

Vi hanno partecipato: per i tedeschi l'Ambasciatore Abetz ed il Gen. Vogl Presidente del C.T.A.; per i francesi, il Segretario di Stato Benoist-Mechin ,in rappresentanza dell'Amm. Darlan e l'Amm. Marzin.

Oggetto fondamentale delle riunioni è stata la richiesta francese di concessioni politiche tali da poter essere valorizzate, ai fini della propaganda di fronte al popolo francese, per giustificare la collaborazione col Reich. I francesi hanno infatti sostenuto che le concessioni di carattere militare finora ottenute, per quanto ingentissime, non possono, per la riservatezza insita nella loro natura, essere portate a conscenza del gran pubblico, al quale pertanto potrebbe sembrare che il Governo di Vichy si sia lasciato andare a pericolose condiscendenze verso il Reich, condiscendenze tali da compromettere il Paese e condurlo ad un conflitto con l'Inghilterra, senza ottenere alcun apprezzabile consenso.

Le concessioni richieste dai francesi riflettono essenzialmente il campo politico-economico-finanziario, con speciale riguardo alla situazione della zona occupata; più particolarmente: ulteriore riduzione delle spese di occupazione, misure atte ad alleviare le difficoltà alimentari, misure a favore della ripresa agricola, diminuzione delle requisizioni (particolrmente di fabbricati) da parte dei tedeschi, agevolazioni nel traffico con la «zona sbarrata» (zona di operazioni) prospicente al Canale della Manica.

Da parte tedesca si è preso atto di queste richieste che verranno trattate dall'Ambasciatore Abetz presso l' Auswartiges Amt.

Altre questioni di maggiore portata non sono state toccate, anche in rapporto al punto di vista tedesco che la situazione non sia ancora matura per procedere a sviluppi più vasti della collaborazione intrapresa, per i quali si vuole una pratica dimostrazione non soltanto del buon volere e della lealtà degli uomini responsabili, ma anche della solidità del loro Governo, e della capacità ad indurre il Paese a seguirli nella nuova linea politica. -...

Nell'ambito armistiziale si è parlato delle note concessioni per la Siria, concessioni che hanno già tutte avuto pratica applicazione.

Da parte francese si è insistito sulla necessità di un concorso delle forze aeree dell'Asse, contro le basi inglesi della Palestina e contro la flotta inglese. Si è invece espressa l'opinione che una collaborazione diretta in territorio francese non sarebbe opportuna, almeno per ora, poiché la situazione locale, specialmente per quanto riguarda lo spirito delle popolazioni, deve ritenersi ancora estremamente instabile e delicata. E la presenza di forze dell'Asse potrebbe forse determinare reazioni nocive ai fini della resistenza e della compattezza delle truppe francesi.

A questa linea di condotta si adeguerà il Comando Superiore tedesco.

I rappresentanti della C.T.A. hanno posto sul tappeto la questione dell'utilizzazione

delle basi tunisine per i rifornimenti diretti in Libia. I rappresentanti francesi hanno

dichiarato di non aver competenza specifica in materia, talché la discussione si è mante

nuta nelle linee generali.

Si è stabilito ad ogni modo che, allo scopo di mascherare il più a lungo possibile

di fronte agli inglesi questa nuova forma di collaborazione, converrebbe evitare che navi

dell'Asse, provenienti da porti sud-italiani, facessero direttamente scalo nei porti tunisini.

È stato ritenuto quindi opportuno escludere i rifornimenti di armi e munizioni e

valersi per il resto di navi francesi partenti da porti francesi della Madrepatria e facenti

scalo a Biserta. Da Biserta le merci proseguirebbero per ferrovia fino a Gabés e di qui,

preferibilmente per via ordinaria su automezzi francesi, fino al confine tripolino dove

dovrebbe installarsi una stazione di scarico e carico.

Non appena gli inglesi avessero avuta notizia di questo movimento, verrebbero a

cadere le ragioni del mascheramento e potrebbe senz'altro adottarsi il procedimento più

spedito del traffico diretto, con navi dell'Asse, da porti italiani alle basi tunisine e quindi

mediante navigazione costiera fino alle basi libiche.

L'inizio dell'utilizzazione delle basi tunisine rimane ancora da stabilire e rimane

riservato al giudizio dei supremi organi politico-rnlitari.

A quest'ultimo riguardo il Capo della nostra Delegazione a Wiesbaden riferisce

l'opinione del C. S. tedesco che gli inglesi verrebbero a scoprire ben presto il concorso

francese a nostri sbarchi in Tunisia e che conseguentemente essi adotterebbero misure

offensive contro il Nord Africa e misure di blocco contro tutto il traffico francese. L'at

tuazione di tali provvedimenti paralizzerebbe, forse totalmente, il movimento marittimo

fra Casablanca e Nord Africa e fra Nord Africa e Madrepatria, movimento che conviene

invece mantenre per quanto possibile attivo. E pertanto l'O.K.W. ritiene che, almeno

per ora, convenga astenersi dall'adozione di misure che potrebbero originare una esten

sione del conflitto al Nord Africa francese.

Da osservare che -come al solito, -anche per questi colloqui non sono stati

convocati rappresentanti della C.I.A.F .. pur essendo state trattate questioni che interes

sano il nostro Paese.

(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicato.
296

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6167/1123 R. Berlino, 23 giugno 1941, ore 10,15.

Inizio azione contro la Russia ha sorpreso larghe masse dell'opinione pubblica tedesca, che non aveva potuto seguire lo sviluppo delle relazioni tedesco sovietiche.

Passato, però, primo momento di sorpresa e quindi contrarietà, la lotta contro la Russia è accolta con grande favore, sia perché si prevedono operazioni militari di rapida conclusione, sia perché l'azione porterà alla conquista di inesauribili fonti di materie prime -motivo questo che ha profonda risonanza -sia da ultimo perché essa consente finalmente di eliminare l'equivoco ideologico creato coi sovietici e di ricominciare a faccia aperta la lotta contro il comunismo.

Le prime notizie militari costituiscono pare a rendere più vivo l'entusiasmo. Alle 6 di sera mi davano per distrutti 500 apparecchi russi, di momento in momento tale numero aumentava e verso le 9 il Ministro Goebbels mi comunicava che la cifra era salita a 1100 apparecchi. Anche le operazioni terrestri si svolgono favorevolmente e dispositivo difensivo russo si presenta poco efficiente.

Entrata in guerra dell'Italia ha qui suscitato la più favorevole impressione sia negli ambienti dirigenti che col popolo, nei quali ha determinato entusiastico gradito senso di soddisfazione per contestazione dei legami di fraternità ormai esistenti fra i due paesi. Mi risulta che Fiihrer ha manifestato anche egli ai suoi più intimi collaboratori una viva gioia per questa nuova prova di solidarietà dell'Italia e per pronta decisione del Duce.

Anche nella stampa della sera dichiarazione di guerra dell'Italia è stata

messa in rilievo e si è sottolineato significativo atto di solidarietà italiana.

297

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6185/51 R. Bratislava, 23 giugno 1941, ore 13,45 (per. ore 20,30).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha detto che oggi Slovacchia dichiarerà guerra ad U.R.S.S. Accordi sarebbero in corso fra questo Ministro Difesa Nazionale e Comandante in Capo ed il Capo Missione Militare tedesco. Pur non essendovi frontiera comune, breve spazio 30 chilometri fra frontiera con governatorato Polonia e territorio U.R.S.S. consentirebbe attraverso territorio polacco eventuale impiego mezzi disponibili. Reich concorre protezione antiaerea. Poliak ha aggiunto che nella sua comunicazione ieri a Tuka questo Ministro di Germania non aveva fatto cenno ad accettazione da parte Reich collaborazione offerta da Slovacchia.

Sudditi sovietici che si limitano soli membri Legazione e Delegazione commerciale sono stati invitati lasciare paese meno cinque che rimarranno finché saranno rientrati cinque membri Legazione slovacca tuttora trovantisi Mosca fra cui Ministro.

298

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELEFONO 6187/380 R. Budapest, 23 giugno 1941, ore 18,30.

Presidente del Consiglio dei Ministri che ho visto stamane a seguito dichiarazione guerra dell'Italia contro sovieti, si è astenuto da particolari commenti su avvenimenti in corso, regolandosi in ciò come ieri mattina all'atto della notificazione fattagli da mio collega Germania che me ne ha riferito. Mi ha peraltro soggiunto che Reggente Horthy è estremamente soddisfatto della soluzione data al problema sovietico, ciò che mi è altresì confermato da mio collega tedesco che ha fatto notificazione anche al Capo Stato ungherese, la cui mai celata avversione contro bolscevismo e speranza di soluzione armata contro di esso ho del resto più volte e fino a ultimo riferito a V. E.

Bardossy mi ha detto inoltre che Ungheria d'accordo in ciò con Berlino, limiterassi a misure precauzionali e di difesa individuale, considerato che posizione strategica ungherese non è rilevante ai fini operazioni militari gia in corso mentre non belligeranza magiara facilita rifornimenti e movimenti germanici attraverso conca danubiana, e visto che, al contrario della Rumania e Finlandia esse stesse importantissime basi di attacco laterale, Ungheria non ha rtvendicazioni territoriali contro sovieti.

Osserva non di meno che da parte del Ministro di Germania, sebbene non incaricato come da lui dettomi di sollecitare collaborazione ungherese, mostrasi non comprendersi troppo attuale atteggiamento Ungheria, sia in rapporto costante tendenza anti-sovietica della politica generale magiara interna e estera, sia in raffronto rivalità . . . (l) fattore romeno negli attuali avvenimenti.

Bardossy mi ha infine preannunziato che notificherà oggi rottura dei rapporti diplomatici a questo Ministro sovietico che verrà però trattenuto col proprio personale ai fini scambio con Legazione d'Ungheria Mosca. Questi come confermami anche il mio collega germanico non ha nascosto sua viva preoccupazione per piega avvenimenti e speranza buona volontà suo Governo soluzione pienamente conciliativa. Spirito pubblico di questi ambienti politici e governativi, e lo manifesta ampiamente stampa, è pienamente favorevole impresa contro sovieti, per scomparsa minaccia bolscevica e allontanamento pressione russa da frontiere ungheresi, come anche allontanamento, prodotto da impegno nuovo sul vasto fronte orientale della Germania, di una maggiore pressione tedesca sull'Europa danubiana balcanica. Elementi destra non celano tendenza per partecipazione, anche simbolica, guerra contro sovieti.

(l) Nota. dell'Ufficio Cifra: «Tre gruppi lndeclfra.blll ».

299

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (l)

L. (2) Roma, 23 giugno 1941 (3).

Nel nostro colloquio del 2 giugno al Brennero (4), Vi manifestai la mia opinione circa la Russia e Vi dissi che oramai una soluzione radicale si imponeva per sciogliere l'enigma russo: o l'alleanza militare o la guerra. Voi mi faceste comprendere che la prima eventualità era da escludersi poiché Stalin non avrebbe mai potuto dimenticare gli insuccessi della sua politica nel bacino danubianobalcanico e coll'accordo con Belgrado (5) stipulato all'ultima ora e straordinariamente reclamizzato aveva rivelato i suoi veri intendimenti; non rimaneva che la seconda soluzione e per questa non v'era che un problema: quello dell'epoca. Alla luce di quanto avete reso di pubblica ragione nei Vostri appelli al popolo tedesco, sono convinto che il rinviare ad altra epoca la soluzione oramai fatale e logica delle armi o il ritardare, sarebbe stato pericoloso per la nostra causa. Anche qui l'ascesso andava tagliato.

Mi rendo perfettamente conto che lunghe meditazioni hanno preceduto la Vostra decisione, poiché la guerra contro la Russia è -sopra tutto -una guerra contro lo spazio, ma a tutti coloro che ritorneranno su taluni precedenti storici, basterà ricordare che oggi lo spazio è vinto dai motori dei carri armati e degli aeroplani e dalla eccezionale capacità manovriera dei Vostri Generali e dei Vostri soldati.

La liquidazione del problema russo, reca, a mio avviso, i vantaggi seguenti: a) toglie alla Gran Bretagna l'ultima speranza di carattere continentale europeo; b) cl libera da qualsiasi preoccupazione nell'immediato futuro; c) ci riporta alle nostre concezioni dottrinarie che solo necessità di carattere tattico, ci avevano costretto ad abbandonare sia pure temporaneamente; d) fa di nuovo convergere verso l'Asse tutte le correnti antibolsceviche esistenti nel mondo in generale e in quello anglosassone; e) può ricondurre la Russia rinnovata ridotta di volume e liberata dal bolscevismo nel cerchio di una leale collaborazione economica col resto dell'Europa e mettere a nostra disposizione le materie prime di cui abbiamo bisogno, sopratutto nel caso che gli anglosassoni ci impongano una imprevedibile durata della guerra.

Quanto precede Vi spiega, Fiihrer, come la Vostra decisione di prendere alla gola la Russia abbia trovato in Italia una adesione entusiastica specie fra i vecchi elementi del Partito, che avrebbero accettato, ma molto a malincuore, una diversa soluzione del problema. In una guerra che assume questo carattere,

(3} n 24 giugno alle ore 13,30, Anfuso telegrafò ad Alfieri quanto segue (T. s. n. d. 26112/1045 p. R.): «A conferma della comunicazione telefonica di questa mattina comunicasi che corriere d! gabinetto Comite giungerà domattina costa alle ore 10,45 latore d! una lettera del Duce al FUhrer che vorrete provvedere ad Inoltrare con ogni sollecitudine ». Alfieri rispose con T. s. n. d. 20927/1144 del 25 giugno alle 16,35: «Essendo assenti da Berlino FUhrer e MInistro R!bbentrop ho subito consegnato noto plico al segretario d! Stato We!rsi!cker che ha immediatamente provveduto all'inoltro».

l'Italia non può rimanere assente. Vi ringrazio quindi, Ftihrer, di avere accolto la partecipazione di forze terrestri e aeree italiane nel numero e per il settore che gli Stati Maggiori stabiliranno. Contemporaneamente ogni sforzo sarà fatto per consolidare le nostre posizioni nell'Africa settentrionale tanto ad ovest per vigilare su Weygand, quanto ad est per impedire ogni tentativo inglese di riscossa, tentativo che non è prevedibile dopo il recente grave insuccesso delle forze inglesi. Nello stesso tempo facciamo il possibile -malgrado le enormi difficoltà dei trasporti-per preparare le 10-12 divisioni necessarie per un attacco verso l'Egitto, il quale attacco non può essere effettuato che ad autunno inoltrato e colla preliminare conquista di Tobruk.

Per quanto riguarda, Ftihrer, la situazione dei singoli Stati, una carta ·importantissima nel nostro gioco è la Turchia. Se la Turchia lascerà passare le nostre forze in modo da potere attaccare l'Egitto anche da Oriente, la sorte dell'Egitto sarà segnata e cioè sarà spezzata la spina dorsale dell'Impero britannico. Le conseguenze di ciò saranno incalcolabili per tutto l'oriente britannico sino alle Indie. Gli è valutando l'importanza della Turchia che ho visto con grande soddisfazione il recente accordo tedesco-turco ed ho proposto formalmente al Governo turco di farne uno analogo e anche rinforzato, se ciò sarà accettato da Ankara.

Francia -Spagna. Voi conoscete, Ftihrer, le mie idee sulla Francia e sui francesi, idee dovute alla precisa conoscenza di quel popolo e della sua psicologia. Senza farci illusioni, conviene pagare di volta in volta con opportune concessioni, le utilità che la politica di Darlan ci può dare, sopratutto nella questione fondamentale dei nostri trasporti per l'Africa settentrionale. Se noi giocassimo in pieno la carta francese perderemmo la Spagna e viceversa se noi giocassimo la carta spagnola, cioè accogliessimo le esigenze della Spagna, la situazione del nord-Africa diventerebbe immediatamente pericolosa. La Francia specula su questo ricatto del nord-Africa, ma la Francia sa che questo coinciderebbe colla occupazione totale del suo territorio metropolitano e quindi sarà prudente. Io considero, Fiihrer, che la migliore politica nei confronti della Francia e della Spagna, sia quella seguita sin qui e cioè quella di evitare che l'una o l'altra ci creino situazioni difficili o irreparabili.

Gran Bretagna -Stati Uniti. Il Signor Roosevelt non può -anche dichiarandoci formalmente la guerra -farci un male maggiore di quanto non ci abbia fatto sin qui. La dichiarazione di guerra avrebbe quindi lo scopo di sollevare il morale degli inglesi che è molto depresso, ma l'effetto di questo eccitante sarebbe di breve durata (1).

Prima di chiudere questa lettera, desidero, Fuhrer, dirVi:

a) per quanto concerne lo sviluppo delle operazioni, Vi prego, Fuhrer, di comunicarmi quanto crederete necessario che io sappia, così come è avvenuto per la recente campagna balcanica. Mi risulta che la collaborazione tra i nostri Stati Maggiori si svolge nella più cameratesca solidarietà e armonia;

b) ringraziarvi per i recenti accordi di carattere economico, testé firmati da Clodius e Giannini (l). Questi accordi mi permettono di superare talune gravi difficoltà e intensificare la produzione bellica;

c) annunciarvi che il raccolto del 1941 è superiore a quello dell'anno passato. Non comunicherò la cifra al popolo, per non suscitare illusioni e rallentamenti nella disciplina dei consumi;

d) la << Stimmung » del popolo italiano è ottima, come, Fuhrer, saprete anche da altre fonti. Sopratutto il popolo italiano è consapevolmente deciso a marciave sino in fondo col popolo tedesco e a sostenere tutti i sacrifici necessari per il conseguimento della vittoria.

Sono sicuro che la campagna contro la Russia bolscevica si concluderà con una trionfale vittoria e che tale vittoria sarà il preludio di quella totale sul mondo anglosassone.

Con questa che è per me una certezza assoluta, Vi prego, Fuhrer, di accogliere i miei sempre cordiali camerateschi saluti.

(l) -Ed. !n Hitler c Mussolini: lettere e documenti, cit., pp. 104-108. (2) -Minuta autografa. (4) -Vedi D. 200, nota l. (5) -Vedi serie IX, vol. VI, DD. 854, 862 e 876.

(l) A questo punto c'era nella minuta autografa la seguente frase poi soppressa sulla primacopia dattiloscritta: «Quantunque mi ripugni di scendere a dettagli di carattere personale, bisogna pur trovare drammatico il destino del mondo anglosassone che nell'ora più dlftlclle della sua storia è affidato a un uomo colpito a 44 anni da paralisi infantile come Roosevelt e a un uomo notoriamente alcoolizzato quale 11 Churchlll! ».

300

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6218/370 R. Ankara, 23 giugno 1941, ore 20,42 (per. ore 11,50 del 24).

Telegramma di V. E. n. 161 (2).

Avuto oggi un lungo e cordiale colloquio con Saracoglu. Egli aveva ricevuto sabato 21 corr. il telegramma dell'Ambasciatore di Turchia in Roma O~'faP tlq 1W 'OUITSsnan tlil.tl.I'lSOUITP au as ':!l 'A UO;J OTTibOUO;J H tlii.TJ<3Jp H~ aq;> che la questione deve essere portata in Consiglio dei Ministri e che egli si proponeva di farlo appena possibile. Dopo ciò mi convocherà. I negoziati potrebbero, secondo lui, svolgersi contemporaneamente a Roma e ad Ankara.

Mi ha poi parlato delle frasi pronunciate dal Duce riguardo alla Turchia nello storico discorso del 10 corrente. Non gli era sfuggito che le parole del Duce andavano, nella lettera e nello spirito, al di là del trattato di neutralità e conciliazione del 1928. Il Governo turco non a v eva ancora risposto al gesto politico-militare del Duce, come non aveva ancora risposto alle frasi di simpatia verso la Turchia pronunciate in recenti discorsi dal Fuhrer -ed anche da Churchill -ma si riprometteva di farlo in una prossima circostanza attraverso un pubblico discorso del Presidente Consiglio dei Ministri. Questi avrebbe intenzione di dichiarare, nei riguardi dell'Italia, che il trattato del 1928 è dalla Turchia, come dal Duce, considerato sempre attuale.

Nel resto della conversazione Saracoglu ha riconosciuto che l'Italia e la Turchia devono, come nazioni mediterranee, collaborare sempre più. Mi ha chiesto quali notizie avessi degli sviluppi della guerra contro l'URSS, e mi ha autorizzato a comunicare a V. E. che in questo conflitto la neutralità di

Z3 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

chiarata dalla Turchia deve da parte nostra considerarsi come neutralità benevola. Si è poi espresso nei riguardi dell'URSS in termini rivelanti profonda ostilità. Avendogli io accennato al sentimento di gioia che era manifesto ieri in Ankara mi ha detto testualmente: «ad Istanbul è molto più accentuato; per noi la minaccia russa è un incubo che dura da secoli».

(l) -Vedi D. 273. (2) -Vedi D. 278.
301

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6208/493 R. Madrid, 23 giugno 1941, ore 21,05 (per. ore 7 del 24).

Serrano mi ha detto che Spagna tutta accoglie con immenso entusiasmo annunzio guerra Asse ai Sovieti. Russia costituiva continua minaccia e tanto Franco quanto lui in varie circostanze e da ultimo al convegno Bordighera (1), aveva avanzato timore che Mosca sarebbe intervenuta con forze intatte non appena se ne fosse presentata favorevole occasione. Russia rappresentava pedina che Inghilterra teneva in serbo qualora perduta guerra Continente, S.U.A. avessero tardato accorrere in suo aiuto, o qualora tale aiuto si fosse dimostrato impotente contro eserciti Asse. Non solo era quindi opportuno ma necessario -ha detto Serrano -che tale pericolo venisse eliminato.

Guerra contro il comunismo deve essere inoltre considerata come crociata da tutto mondo civile e specialmente spagnolo per cui lotta antibolscevica ha costituito base morale sua ultima guerra.

Cade così anche ultimo ostacolo spirituale futura partecipazione spagnola conflitto in quanto molti erano ancora coloro che, non comprendendone necessità contingentali, rimproveravano Germania sua alleanza con Sovieti.

Serrano ha concluso dicendo che verrà facilitato invio di volontari falangisti sul fronte russo. Ha aggiunto che tal gesto non ha tuttavia alcuna relazione con le decisioni ulteriori di unirsi definitivamente all'Asse per l'entrata in guerra della Spagna che diviene sempre più inevitabile.

302

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (2)

T. UU. 6197/285 R. Mosca, 23 giugno 1941, ore 22,40 (per. ore 2,15 del 24).

Ricevo in questo momento (ore 19 di lunedì 23 giugno) vostri 175, 176 e 23671 (3) che trattano argomenti vari ma non ho ricevuto ancora istruzioni sollecitate con mio telegramma n. 276 (4) circa:

l) se debbo prendere io iniziativa partenza;

2) al rappresentante quale potenza amdare protezione interessi italiani.

Ieri nel pomeriggio attraverso nostra radio ho appreso notizia della comunicazione italiana a codesto Ambasciatore dell'U.R.S.S. finora però commissario del popolo per gli Affari Esteri non mi ha fatta alcuna comunicazione e stato di guerra con l'Italia non è stato ancora reso di pubblica ragione.

Da stamane polizia ci impedisce prendere contatti con Ambasciata di Germania con la quale sono rese impossibili anche comunicazioni telefoniche. Attendo istruzioni di V. E. (1).

(l) -Vedi serle IX, vol. VI, D. 568. (2) -Ed. In M. ToscANo, L'intervento dell'Italia contro l'Unione Sovietica, cit., pp. 311-312. (3) -T. 23661/175 P. R. 21 giugno, ore 12,30, T. 23847/176 P. R. del 22 giugno, ore 0,20, non pubblicati. (4) -Vedi D. 275.
303

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6213/255 R. Teheran, 23 giugno 1941, ore 22,40 (per. ore 7 del 24).

Questo Ministro di Germania ha veduto questo Presidente del Consiglio subito dopo aver avuto notizie dell'inizio ostilità contro l'URSS e gli ha domandato se le colonie tedesche in Iran potevano rimanere qui senza tema di eventuali complicazioni sul territorio iraniano da parte dell'Inghilterra e dell'URSS, in caso che la prima volesse inviare aiuti all'altra. Signor Mansour ha risposto che qualsiasi tentativo contro il territorio iraniano sarà respinto decisamente con forza, intendendo questo Governo continuare mantenere una strettissima neutralità. Ha soggiunto che URSS è troppo debole in questo momento avendo concentrato tutte le sue truppe sul fronte occidentale e che Gran Bretagna è troppo prudente per poter temere qualsiasi sconfinamento.

Ettel ha avuto impressione che Presidente del Consiglio sia molto soddisfatto della guerra dell'Asse contro l'URSS e che tutte le misure precauzionali saranno prese per impedire che agenti russi o inglesi possano agire in Iran. Egli ha saputo che sono in corso forti concentramenti di truppe iraniane sulla frontiera del Caucaso e che anche dal lato turco vi sono forti ammassamenti di truppe nella regione di Erzerum.

Questo Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, che ho visto questa mattina, mi ha manifestato la sua soddisfazione per il conflitto Asse-URSS e mi ha detto riservatamente che è impressione di questo Governo che l'Inghilterra limiterà i suoi aiuti all'URSS a prestazioni finanziarie e che la fine prossima dell'URSS segnerà la fine della guerra poiché la Gran Bretagna non potrà più fronteggiare nuova situazione che si verrà a formare.

(l) Vedi D. 310.

304

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6181/146 R. Roma, 23 giugno 1941 (per il 23).

L'inizio delle ostilità contro la Russia non ha recato molta sorpresa in Vaticano dove da parecchi giorni erano pienamente consapevoli delle voci che correvano in proposito. Anzi, secondo i dati che risultavano al Vaticano, l'inizio delle ostilità sarebbe stato anticipato di un paio di giorni, perché esse erano previste per il 25.

Intorno a questo fatto si fanno due interessanti osservazioni. Si nota anzitutto che l'estensione delle ostilità alla Russia da parte dell'Asse non può che portare una chiarificazione, sopra tutto in rapporto a quell'ordine nuovo che oramai tutti ammettono dovrà derivare dalla guerra. Considerando le possibilità di questo ordine nuovo non poteva che destare apprensione il fatto che il comunismo russo potesse sussistere fino alla fine della guerra come una forza europea, anzi mondiale, divenuta unica intatta mentre la guerra stessa era andata sottoponendo tutte le altre for~e sociali alle più dure prove. Questa eventualità che appariva tra le più temibili ora viene eliminata.

Un'altra non meno importante osservazione si fa partendo dall'estremo opposto: ed è che, con l'ingresso della Russia in una delle parti in combattimento, non permetterà più che da quella parte si parli della guerra come di una crociata a favore del Cristianesimo. È vero che questa definizione non è mai partita dal Vaticano, né dal Vaticano è stata mai accettata, ma è anche vero che essa veniva persistentemente ed abilmente diffusa e tal volta con una tale speciosità da poter fare impressione sopra un osservatore superficiale. Adesso, quelli che combattono nello stesso fronte di combattimento nel quale si è allineata la Russia dei <<Senza Dio>> non potranno davvero, si afferma, sostenere di combattere una crociata per il cristianesimo.

Questa sera l'Osservatore pubblica il notiziario delle ostilità germano-russe, ma non fa commenti.

305

IL DUCA AIMONE DI SAVOIA-AOSTA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. R. P. 0002. Roma. 23 giugno 1941.

La designazione a Re di Croazia, attribuitami dalla Maestà del Re e Imperatore, è stata oggetto, naturalmente, di profonda meditazione da parte mia, non solo per le responsabilità che me ne derivano di fronte al Popolo croato, ma anche per quelle che saranno le relazioni fra la nuova Croazia e l'Italia, alla quale si rivolge, con interesse ed affetto, il mio pensiero ed il mio cuore d'Italiano e di Fascista.

Trasmetto a Voi l'unito pro-memoria che conclude con la richiesta di alcune notizie e precisazioni che dovranno illuminare la mia futura azione di Sovrano, la quale non può prescindere dalla conoscenza diretta di tutto ciò che forma i problemi primi della rinascita del Regno indipendente di Croazia.

Attendo da Voi, Duce, l'ambito consenso alle mie richieste e proposte che potrà essermi di norma preziosa per il mio atteggiamento di fronte agli eventi ed ai problemi interessanti il mio nuovo Regno.

Memento alle richieste a) -b).

Queste mie richieste sono legate alle responsabilità che mi deriveranno in un prossimo domani e che sono strettamente legate alla situazione interna che si sta maturando in Croazia, come alle trattative internazionali che potessero essere intraprese e concretate.

Questo non solo a tutela della mia responsabilità personale e del mio prestigio; ma anche nell'interesse dell'Italia e della Croazia.

Soltanto attraverso la conoscenza e l'intervento nelle cose interessanti la Croazia, la mia azione personale potrà appoggiare ed affiancare l'opera non facile del Governo.

Memento alle richieste c) -d).

Queste richieste hanno un contenuto morale di prestigio personale e della funzione commessami.

Il desiderio che, prima della mia partenza, sia espresso il voto del Parlamento croato per la mia nomina a Sovrano di Croazia, mira a conoscere le reazioni vere che si potranno palesare nelle discussioni e quindi conoscere l'entità dei consensi e dei contrari pareri in merito alla Dinastia ·italiana.

Il provvedimento avrà anche un contenuto di ordine politico pratico tn quanto la mia elezione non sarà imposta da un Partito, ma dal voto di un Congresso inserito nella Costituzione del Regno croato: ciò che mi conferirà una maggiore autorevolezza.

Memento alla proposta e).

Le Forze Armate regolari asservite ad un Partito, quando questo non si identifichi con l'ordinamento nazionale, sono contrarie ad un Regime di ordine e facilmente potrebbero rivolgersi contro i poteri costituiti dello Stato, specialmente quando -come presentemente in Croazia -le ideologie delle masse sono contrarie al Partito, al potere ed alla Dinastia.

Memento alla richiesta f).

Questa proposta tende a cercare di conoscere le difficoltà che sorgeranno ln materia di frontiera, cercando di attenuare, meglio -se fosse possibile di eliminare l'irredentismo dalmata dal punto di vista croato (1).

ALLEGATO

PRO-MEMORIA

Le notizie raccolte dal Ministero degli Esteri e quelle che mi pervengono da varie fonti segnalano una situazione interna della Croazia che mi consigliano un esame oggettivo e realistico di essa, per giungere ad alcune precisazioni, atte ad illuminare la mia condotta nella azione Sovrana che dovrò esercitare.

Limitato potere dell'azione sovrana nel campo della politica interna del Regno di Croazia.

Il: mio convincimento che nell'orientamento spirituale odierno dei popoli, le Monarchie resistono e si affermano soltanto quando le origini delle Dinastie s'identificano con la storia ed il passato delle nazioni, mentre nell'alternarsi al governo di un partito piuttosto che un altro, una monarchia senza vincoli etnici e tradizioni dinastiche legate alla sorte ed agli eventi storici del Paese, può, con tutta facilità, divenire impopolare ed essere rovesciata.

Su questo convincimento, vedo modesta la sicurezza della mia stabilità sul Trono di Croazia, come modesto sarà l'apporto di utilità concreto che il Re potrà dare all'Italia, specialmente quando, cessata la guerra, la Croazia potrà riprendere il suo assetto e, di fatto, la sua effettiva indipendenza.

Infatti, limitato sarà il potere sovrano per garantire l'influenza dell'Italia nel bacino danubiano ed addirittura inemcace, quando gli interessi italiani fossero o si credessero in contrasto con quelli dello Stato Libero di Croazia; ancor più di modesta emcacia si presenterà l'azione personale del Sovrano per evitare una penetrazione germanica nello stesso bacino.

D'altra parte, quando simili eventi dovessero prendere poporzioni tali da mettere la Croazia in un insanabile contrasto con l'!hlia, costretto fra la fedeltà agli interessi croati, cui mi obbligherebbe il giuramento allo Statuto del nuovo Regno e l'attacamento al mio Paese, determinerebbe in me una crisi di coscienza che, certamente, mi porterebbe all'abdicazione.

Sono noti i sistemi idonei a far breccia sui popoli balcanici e conosciuti i metodi, gli accorgimenti politici, le iniziative economiche, industriali e commerciali di penetrazione della Germania, potenziati dal prestigio che le verrà dai larghi successi di questa guerra e dal potenziale bellico che rimarrà sempre imponente nel tempo di pace.

D'altronde fin da ora si delinea l'interesse della Germania ad un intervento in Croazia, sia pure di carattere economico, che legherà e limiterà in modo certo anche la possibilità di ampi e sicuri rapporti economici fra la Croazia e l'Italia.

Quadro della situazione interna della Croazia e attività politica germanica nel nuovo Regno Croato.

Dalle notizie ed informazioni raccolte sulla situazione interna della Croazia è possibile di rilevare:

a) che, a prescindere dalle dimostrazioni umciali, l'offerta del Regno di Croazia alla Dinastia italiana è stata accolta con grande indifferenza, anche se appoggiata dal Partito, al quale appartiene il Capo del Governo;

b) che è stato creato da Macek, clandestinamente, il Partito Nazional-Socialista, con a Capo il cognato Dottor Augusto Kosutic, con tendenze repubblicane comuniste e come Partito di opposizione al Governo ed in funzione anititaliana;

c) che la massa del popolo croato è di sentimenti comunisti, sentimenti entrati nello spirito della classe media e più attivi fra gli studenti di tutte le facoltà dell'Università di Zagabria, nella Dalmazia e nella zona cattolica dell'Erzegovina;

d) che dai fatti concreti segnalati dall'incaricato di affari italiano e da informazioni giuntemi da altra via, è palese l'azione tedesca nel creare difficoltà al Governo di PAVELIÉ, favorevole all'Italia.

Ne sono indice:

-gli arresti operati a Zagabria da parte della polizia militare tedesca di circa un migliaio di croati;

-l'ingerenza tedesca nei Ministeri dell'Economia, delle Foreste e Miniere e delle Forze Armate;

-le subdole attività antinazionali e antitaliane degli elementi macekiani, sollecitati da elementi tedeschi.

Completa il quadro il malumore esistente nei lavoratori e la loro richiesta intesa ad ottenere aumenti salariali su minaccia di sciopero generale. Ambiente favorevole per fecondare reazioni popolari estremiste di cui noi stessi avemmo dura esperienza prima dell'avvento del Fascismo.

e) che per quanto il Fiihrer abbia dichirato ad Ante PAVELIÉ che dal punto di vista politico il Reich non ha particolari interessi in Croazia, ha altresl aggiunto che ne ha notevoli di caratteri economico e che l'organizzazione dell'Europa balcanica dovrà essere fondata sugli interessi economici, sulle vie di comunicazioni e sull'attrezzatura del Reich.

Irredentismo dalmato.

Nel quadro sopradetto merita, a mio parere, particolare rilievo la situazione determinata dai nuovi confini della Dalmazia, per la quale si è determinato in Croazia un irredentismo dalmato, difficile ad esaurirsi nel tempo, sia per l'esiguo numero degli italiani ivi residenti, sia perchè la propaganda sarà tenuta viva dall'interesse di altre nazioni e dal basso clero dalmato strettamente unito all'elemento croato.

Infatti, le rivendicazioni sull'intera Dalmazia fanno parte integrante del programma politico del Partito nazionale-socialista croato.

Ciò non agevolerà l'azione dell'Italia non potendosi praticamente ammettere possibilità di una vita distinta fra la Croazia e la Dalmazia italiana, fra le quali, invece, sarebbero auspicabili relazioni di piena collaborazione, fusione di forze e di spiriti.

Reggenza.

Da come si delinea la situazione interna di oggi è intuibile la situazione di un domani, quando cessata l'azione moderatrice ad ogni reazione, imposta dalla presenza delle truppe di occupazione, i Partiti prenderanno una maggiore libertà d'azione, specialmente se appoggiati ad agenti stranieri.

La tendenza comunista dei contadini croati, il prestigio di Macek e dei suoi collaboratori, l'irredentismo dalmato potranno prendere probabilmente il sopravvento.

Ora, da eventuali turbamenti interni che potessero portare ad un imposto allontanamento, ad una forzata abdicazione del Sovrano, in quanto Principe italiano, non si avvantaggerebbe il prestigio del nostro Paese.

Sarebbe stato forse più conveniente, se nulla si fosse opposto, che mi fosse stata affidata, in un primo tempo, una Reggenza, analogamente a quanto avviene per l'Ungheria. Ciò avrebbe consentito la mia nomina a Re di Croazia, soltanto quanto le condizioni interne del Paese nelle relazioni fra Reggente, governanti e popolo si fossero dimostrate propizie all'avvento.

Inoltre la posizione di Reggente avrebbe consentito una partecipazione più precisa e più vicina al Governo nel quadro di amicizia con l'Italia per una rapida sistemazione interna della Croazia, né ciò avrebbe rappresentato un limite all'intesa ed ai rapporti futuri da sviluppare fra le due Nazioni.

/) che sia proceduto fino da ora ad uno studio riservato e confidenziale fra me ed il Governo italiano per un'equa risoluzione di prevedibili difficoltà che potranno sergere, in avvenire, in dipendenza delle frontiere della Croazia.

g) se ancora possibile, studiare l'opportunità di affidarmi preventivamente una Reggenza anziché la Corona del Regno Croato.

Se ragioni d'indole politica non vi si opponessero e si potesse ancora addivenire alla Reggenza, ritengo che se ne avvanteggerebbero il mio compito, il mio prestigio ed anche il prestigio dell'Italia, qualora eventi e rivolte interne, sempre possibili, date le caratteristiche etniche del popolo croato, i partiti e la propaganda straniera, imponessero al Sovrano di lasciare il suo nuovo Regno.

Non ritengo nemmeno superfluo dichiarare che non imporrei la mia presenza, non desiderata sul trono di Croazia, con la forza delle armi.

Richieste e precisazioni.

Di fronte alla difficile situazione interna della Croazia e per le responsabilità future che mi legano a questa situazione, richiedo:

a) di essere tenuto al corrente non soltanto di ciò che è avvenuto e di ciò che avviene nella vita politica interna della Croazia, ma di essere preventivamente consultato su tutte le questioni che riguardano il nuovo Regno Croato e formano oggetto di trattative o deliberazioni fra il Governo italiano e quello croato e che incidono sull'azione sovrana che dovrò, in futuro, esercitare.

b) di conoscere se e quali accordi esistono fra l'Italia e la Germania per la rinascita e l'assetto ed orientamento futuro del Regno Croato Indipendente. c) che la mia nomina a Re di Croazia avvenga con una deliberazione della Dieta Croazia, prima della mia partenza dall'Italia. d) che non venga pubblicato lo Statuto senza che abbia avuto la mia approvazione. e) che le Forze Armate croate, nella loro nuova formazione, non debbano essere asservite ad alcun Partito {1).

(l) Un'annotazione marginale dice: <<Visto dal Duce».

306

IL CAPO DEL GOVERNO CROATO, POVELié, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Zagabria, 23 giugno 1941.

Allo scopo di definire le questioni rimaste in sospeso e la cui soluzione va divenendo sempre più urgente; nell'intento di evitare che possano crearsi malintesi tra i nostri stessi collaboratori periferici nella cui competenza rientrano tali questioni, mi permetto di sottoporre gli argomenti che considero più importanti per rendere efficienti e suscettibili di sviluppi futuri le intese fissate nei Trattati:

l) -Il confine col Montenegro dovrebbe trovare la sua definizione con l'accoglimento da parte italiana della nostra richiesta, che già a voce Vi ho presentata, di alcuni distretti, e precisando:

la linea confinaria dovrebbe esser definita tra il mare e Dobricevo come già fissato dal Trattato italo-croato; da Dobricevo a Hum seguendo il confine storico montenegrino lungo il fiume Tara fino all'altezza di Proscenje,

passare per Prencanje, monte Krupica, sud di Brodacevo, Kranje, ovest di Vodice, Sipovo, Debelja, Jasenova, collegandosi poi con la linea prevista dal Decreto col quale, previ accordi col Reich, la Croazia ha regolato il confine con la Serbia.

Qualora Voi aderiate alla nostra richiesta, Vi sarò grato, Duce, se vorrete darmi il Vostro benestare affinché anche il regolamento di questo confine abbia una decisione sollecita, possibilmente nella stessa forma che mi è stato consentito dalla Germania di adottare per il confine orientale. Questa soluzione g~overebbe moltissimo ad accrescere tra il popolo croato motivi di simpatia e di gratitudine per l'Italia e Voi, Duce.

2) -Nella mia lettera del due giugno (l) Vi pregavo, tra l'altro, di voler promuovere la definizione del confine sloveno in sede di Commissione Militare di delimitazione. Non avendo avuto ancora notizia della formazione di detta Commissione, Vi sarò grato se vorrete, Duce, dare incarico al Capo della Missione Militare italiana, Generale Oxilia che travasi a Zagabria, e al R. Addetto Militare, di voler iniziare al più presto i lavori, soprattutto per la Slovenia ed anche per delimitare i confini adriatici, la cui precisa definizione su terreno è urgente perché, in mancanza di essa, vengono a determinarsi difficile situazioni, anche di ordine interno ed economico. Nei lavori che dovrà condurre detta Commissione, Vi pregherei di voler soddisfare, anche parzialmente, l'aspirazione croata per la Croazia Bianca.

3) -La Convenzione per Spalato e per Curzola prevista dal Trattato Confinario richiederebbe una sollecita redazione, partendo dalla formula proposta dal Vostro Incaricato d'Affari, attualmente Vostro Ministro a Zagabria, contenuta nel mio telegramma del 5 maggio scorso (2), e cioè nomina dell'Autorità croata comunale, portuaria e di polizia per la città di Spalato, sobborghi e Castelli; nonché Tribunali Misti per l'amministrazione della giustizia, e l'insegnamento della lingua croata. Lo stesso per Curzola.

4) -Contemporaneamente alla soluzione degli argomenti che ho elencati nei numeri precedenti, potrebbe essere risolta la questione economica e doganale della Dalmazia e di Fiume, mediante scambio di note, secondo i principi già concordati con il Conte Volpi e contenuti nel comunicato diramato alla stampa il 29 maggio scorso.

Verrebbe opportunamente trovata la formula per escludere, via via che se ne presenterà l'utilità, tutti quei prodotti italiani o croati, il cui libero scambio potrebbe recare nocumento rispettivamente alla economia dell'uno o dell'altro dei due Stati.

Sono sicuro, Duce, che col Vostro alto senso di comprensione, vorrete rendervi conto dell'opportunità di trattare e definire insieme simultaneamente tutte le questioni sospese che sono venuto prospettandoVi, e che hanno tutte contenuto essenzialmente politico. In tal modo, sgombrato il terreno da qualunque malinteso che purtroppo va ora affacciandosi, ho la certezza che

potremo concretamente e attivamente proseguire nella stretta collaborazione che Voi avete voluto stabilire con me su basi di chiarezza nell'interesse dei due Paesi (1).

(l) Per la risposta si veda il D. 347.

(l) -Vedi D. 202. (2) -Vedi D. 54.
307

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6226/918 R. Washington, 24 giugno 1941, ore 0,07 (per. ore 17).

Notizie diffuse in questi ultimi giorni da Londra circa imminenza conflitto tedesco-sovietico erano state qui accolte con incredulità sempre più marcata. Anche stessi ambienti umciali sembravano scorsa settimanà ritenere tensione tra Mosca e Berlino non destinata a degenerare in aperto conflitto e stampa (sulla base opinione espressa da « esperti » su politica sovietica quali noto giornalista Walter Duranty ed ex-Ambasciatore S.U.A. in U.R.S.S. Davies) aveva giudicato un aperto conflitto tra i due Paesi contrario ad interessi sia tedeschi che sovietici e quindi improbabile.

Notizia scoppio conflitto tra U.R.S.S. ed Asse ha quindi trovato opinione pubblica americana impreparata di fronte tale storico avvenimento e reazioni sono state incerte e contraddittorie almeno fino a quando discorso Churchill non ha offerto falsariga propagandistica a stampa e a prime dichiarazioni umciose e cioè rappresentare attacco tedesco contro U.R.S.S. nuova prova chè disegni hitleriani mirano conquista mondiale e rappresentano nuova potenziale minaccia a continente americano poiché Germania tende ad installarsi in Siberia e ad affacciarsi allo Stretto di Bering sull'Alaska cosicché S.U.A. devono estendere «legge amtto e prestito>> a Russia che va considerata solo sotto specie di utile avversaria della politica egemonica dell'Asse.

Propaganda anticomunista è stata peraltro negli S.U.A., sopratutto dopo accordo russo-tedesco dell'agosto 1939, così intensa che un nuovo riallinea.:: mento, dopo referendum retorica democratica, non può avvenire senza dimcoltà perché essa incontra opposizione vari ambienti sopratutto nelle file cattoliche nettamente anti-comuniste, né tale opposizione può essere neutralizzata da adesione a politica governativa dello sparuto partito comunista americano troppo screditato.

A tale riguardo può dirsi comunque che improvviso colpo di scena ha fornito ad ambienti isolazionisti nuovi argomenti polemici. Se infatti da un lato invasione tedesca U.R.S.S. non ha suscitato quella consueta ondata indignazione moralistica che ha accompagnato ogni atto di forma dell'Asse (ma anzi ha suscitato senso compiacimento nelle masse che vedono semplicisticamente alle prese tra loro due Paesi egualmente invisi) dall'altro offre agli isolazionisti la possibilità di attaccare con maggiore emcacia una crociata democratica nella quale Roosevelt travasi alleato di Stalin.

Circa ambienti responsabili si può dire in complesso che essi seguono

avvenimenti massima attenzione anche nei suoi riflessi Estremo Oriente e

si rendono conto aumento potenziale bellico che ad Asse potrebbe derivare

da rapida conquista U.R.S.S. specialmente se guerra dovesse trasformarsi in

lungo conflitto intercontinentale.

Reazione utnciale fin qui costituita da dichiarazione letta a rappresentanti stampa da Sottosegretario di Stato Sumner Welles subito dopo colloquio con Presidente, e che segna nuova massima di violenza verbale antitedesca da parte di questo Governo. Dopo aver premesso che proditorio attacco tedesco contro U.R.S.S. è ulteriore prova delle mire Governo Nazista di dominare mondo e della sua mancanza di fede ai patti che per Germania costituiscono «strumento inganno e monito intenzioni ostili ed omicide ~ ha affermato che « signifl.cato parola d'onore è ignoto a presente Governo germanico~ ma poi, con consueta ipocrisia anglo-sassone e protestante, ha accennato nella sua condanna nazionalsocialismo e bolscevismo perché essi negano ai loro popoli libertà religiosa. Sottosegretario di Stato ha concluso che «immediato problema per popolo americano è tuttavia quello creato da piano conquista universale Hitler inteso ridurre in crudele e brutale schiavitù altri Popoli e a distruggere democrazie ancora rimaste libere» cosicché S.U.A. devono affrontare realisticamente tale diretta minaccia che costituisce principale pericolo e considerare come beneficio per propria difesa e sicurezza ogni schieramento di forze che si oppongono al nazismo, e che possono condurre alla sua rovina, da qualunque parte tali forze provengano.

Duplice condanna nazionalsocialismo e comunismo basata solo su principio libertà religiosa stata evidentemente pronunziata per uso e consumo di quegli ambienti che, come i cattolici, avversano irriducibilmente comunismo e per spuntare facili ironie degli isolazionisti per quell'eventuale aiuto che sulla base « legge atntti e prestiti» si volesse prestare alla «Istituzione democratica» dell'U.R.S.S.

Circa possibilità tale aiuto Sottosegretario di Stato, interrogato, limitatosi rispondere che problema non era attuale poiché U.R.S.S. non ne aveva ancora fatto richiesta.

(l) Per la risposta di Mussolini vedi D. 332.

308

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6236/385 R. Tokio, 24 giugno 1941, ore 10,30 (per. ore 20).

Nel corso di un colloquio che ho avuto oggi con Matsuoka a proposito conflitto coll'U.R.S.S. egli mi ha sostanzialmente detto:

1) che a Roma e a Berlino si può esser assolutamente certi che Giappone è un alleato sicuro dell'Asse e che unicamente da tale punto di vista si considera qui situazione recentemente determinatasi;

2) che Patto di neutralità nippo-russo, che viene caldamente appoggiato in questi giorni dal Governo inglese, a prescindere da elasticità sua interpretazione, è subordinato alla politica coordinazione base del Governo nlpponico che è quella del Tripartito;

3) che il Tripartito, anche nei riguardi Russia, verrà dal Giappone rigorosamente osservato nel suo spirito, più ancora che nella lettera;

4) che egli non ritiene che S.U.A. siano in disposizione e possibilità di fornire praticamente aiuti all'U.R.S.S., dato che si sa a Washington che Giappone non potrebbe tollerar lo;

5) che egli ha personali tendenze combattive nei riguardi dell'U.R.S.S., ma che, conscio dell'importanza essenziale che Giappone è venuto ad assumere nelle attuali circostanze, considera suo compito anzitutto quello di tenere in scacco gli S.U.A.;

6) che egli è propenso a credere che conflitto con U.R.S.S. ritarderà intervento americano;

7) che personalmente è contrario a che per il momento si faccia luogo a pubblicazione di comunicati circa atteggiamento giapponese nei confronti

U.R.S.S.

Situazione attuale ha risvegliato generalmente latenti sentimenti antirussi ed aspettativa avvenimenti è vivissima. Correnti prudenziali sono tuttavia fortissime in vista complessità situazione particolare Giappone che può trovarsi da un momento all'altro in pieno e diretto gioco in Pacifico verso il quale va spostandosi zona di pericolo.

309

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 6223/256 R. Zagabria, 24 giugno 1941, ore 12 (per. ore 16,40).

Poglavnik mi ha lungamente parlato stamane dell'opportunità risolvere questioni rimaste in sospeso con l'Italia. Egli era alquanto impacciato e nervoso nel parlarmene. Ha tenuto a giustificare sue insistenze, motivate anche dal desiderio di stroncare una forte tendenza che va facendosi strada tra i suoi stessi collaboratori i quali stabiliscono paragoni con accoglimento fatto dai tedeschi alle richieste croate. È tornato perciò sull'argomento del confine col Montenegro, ripromettendosi precise richieste in una lettera al Duce per annessione alcuni distretti (l).

Quindi mi ha intrattenuto sulla necessità di dare sollecito inizio lavori commissione delimitazione confini, rese urgenti da dimcoltà carattere economico ed interno. A chiarimento ha aggiunto che esodo ebrei e serbi verso

Spalato minaccia creare difficoltà nelle zone dalmate dove situazione politica è già delicata.

Circa convenzione per Spalato e Curzola mi ha detto rinvio determina diffondersi voci secondo le quali questione dalmatica è rimasta tuttora aperta per disparità vedute tra due Governi.

Al riguardo faccio presente che lasciando ancora la questione insoluta può incoraggiare illusione circa cessione Spalato da parte nostra.

È inoltre da tener conto che elemento intellettuale croato nelle Amministrazioni pubbliche è prevalentemente dalmata e una ripresa dell'agitazione verificatasi al momento delle trattative sarebbe per noi nociva e pregiudicherebbe collaborazione con questo Governo.

Poglavnik mi ha detto che formulerà alcune proposte a conferma delle concessioni fatte dal Duce per Spalato durante le trattative e firma del trattato e intanto ha sollecitato redazione statuto.

Ho intrattenuto Poglavnik sui lavori della commissione economica italacroata riunitasi in questi giorni a Roma R. Ministero gli ho chiesto se avesse ai suoi delegati impartito istruzioni per l'unione doganale della Dalmazia. Alle mie sollecitazioni ha risposto che la questione riveste carattere politico oltre che economico e si riserva di trattarla personalmente al ritorno dei suoi delegati.

Mi ha infine espresso suo avviso circa opportunità affrontare contempo~ raneamente soluzione economica Dalmazia e statuto Spalato.

(l) Vedi D. 306.

310

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. U. 24119/318 P. R. Roma, 24 giugno 1941, ore 18.

Precedenza assoluta.

Mio telegramma n. 317 (l) si è incrocia t o con telegramma diretto al

R. Ministero da Rosso sotto il n. 285 ( 2). Prego informare Rosso tramite codesto Governo. Prego altresì fargli pervenire istruzioni comunicare al Governo sovietico

che egli ha ordine rimpatriare con tutto il personale della R. Ambasciata. Tale comunicazione potrà fare richiamo a quella fatta dall'Eccellenza il Ministro all'Ambasciatore dell'U.R.S.S. in Roma in data 22 corr., con la quale si dichiara che l'Italia si considera in stato di guerra con l'U.R.S.S. dalle ore 5,30 del 22 corr.

Prego assicurare (3).

(1) -Con T. 25935/317 P. R. del 23 giugno, Ciano aveva dato istruzioni a Indelli di interessare 11 governo giapponese affinché chiedesse al proprio ambasciatore a Mosca di prendere contatto_ con Rosso circa la tutela degli interessi italiani in URSS da affidare eventualmente al Giappone. (2) -Vedi D. 302. (3) -Con T. n. 6297/390 R. del 26 giugno, ore l, Indelli comunicò che il governo giapponese aveva deciso di assumere la tutela degli interessi Italiani neli'URSS.
311

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6242/383 R. Budapest, 24 giugno 1941, ore 20,15 (per. ore 6 del 25).

Mio telegramma n. 380 (1).

Mio collega Germania mi riferisce aver visto stamane Presidente del Consiglio che gli ha ancora giustificata astensione ungherese dal conflitto contro sovieti; concludendo, ha affermato che Governo tedesco, più volte presentito da quello ungherese circa esatta situazione germanico sovietica, aveva fino ultimo risposto in modo tranquillizzante, e lo stesso generale Halder occasione suo recente passaggio di cui ho riferito (2) aveva espresso avviso che in caso conflitto con sovieti Ungheria avrebbe dovuto assumere attitudine puramente difensiva. Inoltre ad ogni eventuale diversa attitudine Ungheria osterebbero ragioni politico-militari dato timori possibili rivendicazioni slovacche e anche più romene, e ragioni economiche data prossimità rnccolti e conseguenti gravi danni caso richiami alle armi.

Nondimeno Presidente del Consiglio ha finito col pregarlo domandare a Berlino se collaborazione ungherese sia ivi richiesta, ciò che questi ha fatto.

Ministro di Germania che considera atteggiamento ungherese esitante oltre ogni evidente interesse di questo paese, ha impressione che qui si voglia essere in certo modo premuti per partecipazione conflitto e ritiene che a Berlino non si voglia esercitare tale pressione.

Ambienti militari disapproverebbero qui per altro mancato intervento.

312

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6235/54 R. Bratislava, 24 giugno 1941, ore 21,15 (per. ore 8 del 2b).

Alla comunicazione di cui al mio telegramma Stefani Speciale odierno 93 (3) questo Ministro Affari Esteri ha aggiunto che Slovacchia intende partecipare trattative per riorganizzazione europea in condizioni vantaggiose per avere combattuto a fianco Germania allo scopo di evitare possano venire prese nei suoi riguardi decisioni. come quelle arbitrate Vienna, Tuka ha inoltre preannunziato raccomandando vivamente non pubblicarle misure precauzionali come esistenti arresto sospetti commisti specie di ebrei; nonché provvedimenti relativi problemi approvvigionamenti con nomina persona muniti pieni poteri.

(l) -Vedi D. 298. (2) -Vedi D. 281. (3) -Non rinvenuto.
313

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 6299/285 R. Buenos Aires, 24 giugno 1941, ore 21,44 (per. ore 13,30 del 25).

Governo uruguayano ha presentato ieri Governo Argentino e, credo, altri Governi americani (1) sua cosidetta proposta di «non belligeranza» secondo cui se un Paese americano entra in guerra con uno non americano, gli altri Paesi del Continente non considerano il primo in stato di guerra e non gli applicano pertanto legisLazione che si applica ai belligeranti, concedendogli perciò libero uso dei porti, basi, rifornimenti.

Mi l1isulta che Governo Argent~no prima di rispondere ha chiesto a Governo Cileno quale era suo punto di vista al riguardo, prospettandogli opportunità di mettersi d'accordo con esso per rispondere in maniera analoga. Questo Ambasciatore del Cile è stato pregato dal Ministro degli Affari Esteri Argentino di telegrafare a Santiago a tale scopo. Spero di conoscere tenore due risposte e riferirò.

Circa risposta Uruguay e in genere circa irrequietezza del Ministro degli Affari Esteri Uruguayano, risultami d'altra buona fonte che questo Governo è oltremodo annoiato. Alcuni ritengono poi che sua nuova proposta «non belligeranza» sia stata presentata a esplicita richiesta nord-americana. Governo degli Stati Uniti che desidererebbe nuova convocazione tutti i Ministri deg·li Affari Esteri del continente, esiterebbe promuoverla non essendo sicurissimo adesione unanime altl1i paesi; attuale proposta Guani dovrebbe oltre tutto servire a sondare indirettamente terreno. Dal tenore delle varie risposte Governo degli Stati Uniti giudicherebbe dell'opportunità o meno di promuovere predetta riunione.

314

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6378/024 R. Copenaghen, 24 giugno 1941 (per. il 26). Mio telegramma filo n. 51

Ho trovato ieri sera Ministro Esteri molto soddisfatto del corso degli avvenimenti soprattutto che anche egli ritiene che nuova fase bellica avrà favorevole ripercussione su opinione pubblica danese nei riguardi delle truppe d'occupazione (vedi mio rapporto n. 1020/272 del 22 corrente) (3).

Quando giunsi al Ministero degli Esteri c'era da lui l'Incaricato d'Affari

russo che era venuto accompagnato da due poliziotti per protestare contro l'arresto di due impiegati della Legazione; gli fu promessa soddisfazione giacché anche Legazione tedesca desidera che funzionari sovietici siano trattati con ogni possibile riguardo per evitare rappresaglie contro personale tedesco ancora presente Russia.

Scavenius mi ha detto pure che personale Legazione danese Mosca lascerà appena possibile quella capitale non tanto per ragioni giur~diche quanto per ragioni umanitarie.

Ministro Finlandia che ho incontrato in anticamera mi ha detto che suo paese non è ancora in guerra con la Russia e che a suo avviso sarebbe preferibile che sia la Russia a dichiarare la guerra. Per quanto abbia espresso la speranza che a guerra finita l'URSS sia sminuzzata in diversi stati in modo che scompaia con la Finlandia l'incubo di uno strapotente vicino, non mi sembrava molto soddisfatto della svolta degli avvenimenti.

315.

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6384/0107 R. Bucarest, 24 giugno 1941 (per. il 28).

Rif. telegramma stampa n. 160 del 23 corrente (l).

La nomina del Ministro Mihail Antonescu a Vice Presidente del Consiglio ed il contemporaneo conferimento ad esso dell'interinato della stessa Presidenza del Consiglio, annunciati al giorno seguente all'entrata in guerra della Romania contro l'U.R.S.S., non fanno che legalizzare la posizione già de facto da lui tenuta nel Governo del Conducator.

Mihail Antonescu, lontano parente del Generale e suo devotissimo collaboratore, è infatti l'ispiratore ed in gran parte anche il realizzatore della politica del Conducator. Egli ricopre oggi oltre alle due predette cariche anche quella di Ministro della Propaganda e, praticamente se non legalmente di Ministro degli Affari Esteri essendo stato incaricato dal Generale di occuparsi delle questioni relative alle relazioni tra la Romania e le Potenze dell'Asse.

316.

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 26 giugno 1941.

Il Ministro di Croazia mi ha questa mattina comunicato il seguente messaggio del Poglavnik a Voi diretto:

<<Oggi la missione militare mi ha comunicato la Vostra cordiale decisione di cessare completamente prelevamenti dei materiali dal nostro territol'io anche

se di preda bellica, e che l'armamento dell'esercito croato sarà agevolato colla

magnanima cessione di fucili e mitragliatrici leggere.

Vi ringrazio, Duce, in nome del popolo croato, mio e del Maresciallo per

queste nobili decisioni, che esalteranno in ogni cuore croato sentimenti di viva

e cordiale amicizia ~ (l).

(2). (l) -Vedi D. 292. (2) -T. 6200/51 R. del 23 giugno, ore 18,55, non pubblicato: riferiva le reazioni In Danimarca alla notizia dello scoppio del conflitto tra U.R.S.S. e Germania. (3) -Non pubblicato: riferiva circa la situazione interna In Danimarca.

(l) Non pubblicato.

317

IL MINISTRO DI FINLANDIA A ROMA, TALAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 537. Roma, 26 giugno 1941.

J'ai l'honneur de porter à la connaissance de V. E. ce qui suit.

La Finlande était au courant, depuis longtemps, des intentions perfides de la Russie Soviétique d'envahir le pays à la première occasion. La Russie avait, en effet, violé systématiquement les stipulations du Traité de paix du 13 mars 1940, désirant ainsi d'affaiblir les forces de résistance de la Finlande et de préparer le terrain pour une attaque directe. C'est ainsi que la Russie ne tarda pas à commencer l'invasion de la Finlande immédiatement après le déclenchement des hostilités entre l'Allemagne et la Russie. Des bombardements systématiques furent entrepris contre plusieurs centres d'abitation finlandais le matin du 25 juin. Depuis ce moment la Finlande se trouve en guerre contre la Russie pour défendre son territoire contre l'envahisseur et contre le bolchévisme.

La Finlande poursuit ainsi, fidèle à ses principes anticommunistes, la meme lutte contre le bolchévisme qu'elle combattait déjà en 1918 et en 1939-40.

En portant ce qui précède à la connaissance de V. E. je suis particulièrement heureux de pouvoir constater que les soldats finlandais combattent ensemble avec les soldats de l'Italie fasciste contre l'ennemi principal de l'Europe et du monde entier.

J'aurais voulu présenter mes sentiments personellement à V. E. et à cet effet j'avais demandé une audience chez V. E. Je comprends pourtant que le temps de V. E. est pour le moment tant occupé que l'audience n'a pas pu m'ètre concedé.

318

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 1842/818. Roma, 26 giugno 1941 (per. il 1° luglio).

Mi permetto richiamare il mio telegramma per corriere n. 146 (2) col quale prospettavo alla E. V. le possibili reazion[ degli ambienti vaticani in merito

24 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

alla dichiarazione di guerra contro la Russia bolscevica. Desidero aggiungere

che il valore di quelle segnalazioni è costituito dal fatto che esse mi provenivano

da elementi -autorizzati -prossimi al Vaticano.

Effettivamente, l'entrata in guerra dell'Asse contro la Russia Bolscevica

costituisce un fatto di importanza fondamentale, che deve portare fatalmente

ad una redistribuzione e ad un riaggruppament.n delle forze morali e degli

schieramenti ideologici della guerra.

Il Vaticano e l'elemento cattolico non possono non prendere posto con noi

in questa lotta. Mentre, sul terreno politico, transazioni col bolscevismo sono

talora e parzialmente possibili, esse non lo sono invece -mai e assolutamente

sul terreno religioso.

La conseguenza sarà tanto per dirne una, che, in America, saranno proprio

i cattolici a servire da freno ad ogni collusione col comunismo.

Dato che questa è la situazione mi sembra che, in questo momento, occor

rerebbe facilitare al Vaticano un sempre maggiore riavvicinamento allo schie

ramento nostro. Esso avverrà più o meno ostensivamente e più o meno totali

tariamente, certo tenendo conto -more vaticano -di tutti gli interessi reli

giosi in giuoco, ma avverrà, e l'agevolarlo è interesse nostro, un interesse

-anzi -generale e superiore, di fronte al quale dovrebbero. per il momento,

cedere interessi particolari e contingenti.

Credo mio dovere richiamare su questo punto l'attenzione della E. V. anche

per quelle direttive di massima al Ministero della Cultura Popolare. che fossero

ritenute del caso.

P. S. Come ho già annunciato con mio telegramma per corriere in data odierna n. 150 (1), domenica prossima 29 giugno, festività dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, alle ore 12,30 il Papa rivolgerà al mondo intero un radiomessaggio esponendo «considerazioni intorno alla Provvidenza divma negli avvenimenti umani) (2).

(l) -Il presente documento reca 11 visto dl Mussollnl. (2) -Vedi D. 304.
319

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6322/395 R. Budapest, 27 giugno 1941, ore 11,05 (per. ore 11,55).

Informo che si annuncia ufficialmente che l'Ungheria si considera in stato di guerra con la Russia.

Il comunicato ufficiale non viene ancora riportato dalla stampa che, per altro, esprime con il massimo vigore l'indignazione del popolo magiaro per gli attacchi aerei russi di ieri, che hanno provocato 20 vittime.

(l) -T. 6300/150 R. non pubblicato. (2) -Il testo del radlmessagglo è In Actes et Documents du Saint Siège re!atifs d !a seconde Guerre Mondiale, Città del Vaticano, Libreria Ed. Vaticano, 1965.
320

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. PER TELESCR. 21240/1156 P. R. Berlino, 27 giugno 1941, ore 12.

Per Ministro Ciano.

Dopo la vostra telefonata di ieri ·mattina relativa al riconoscimento di Wang Ching Wei ho subito chiesto udienza al Mmistro Ribbentrop, il quale, assente da Berlino, mi ha fatto sapere che mi avrebbe ricevuto stamane.

Durante odierno colloquio egli mi ha informato della conversazione telefonica avuta ieri con voi e degli accordi presi

Ha chiamato in mia presenza il sottosegretario Weizsaecker al quale ha dato istruzioni nel senso di cercare di addivenire ad un contemporaneo riconoscimento da parte dei paesi amici ed alleati. Il riconoscimento dovrebbe effettuarsi con un telegramma direttamente a Wang Ching Wei.

321

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6412/267 R. Teheran, 27 giugno 1941, ore 19,46 (per. ore 18,30 del 28).

Nel colloquio di ieri, questo Presidente del Consiglio mi ha molto prudentemente accennato alle rivendicazioni iraniane nel caso di prossimo collasso dell'URSS. Ha escluso che l'Iran possa rivendicare tutte le provincie già appartenenti all'Iran nel Caucaso e che gli furono strappate dalla Russia czarista, fra le quali si trovano regioni petrolifere Baku. Iran intenderebbe eventualmente limitare sue aspirarazioni ad alcune rettifiche di frontiere che comprenderebbero: provincie Natchicevan; parte della Armenia russa con centri più importanti Gerusi, tutto l'angolo sul Mar Caspio a sud dei fiumi Kura e Aras.

Mi ha parlato poi della necessità riunire Turkestan russo a quello iraniano, ambedue popolati dalla stessa razza di religione mussulmana, ridando all'Iran suoi confini storici, entro i quali vanno compresi importanti emirati di Bukhara e Samarcanda.

Mi ha detto che tali sue idee erano del tutto personali e me le confidava molto (riservatamente) come ad amico e mi ha pregato dirgli se ritenevo che da parte germanica vi sarebbero state ditllco.ltà a tali giuste rivendicazioni.

Gli ho risposto che ignoravo completamente quali fossero propositi di Berlino a tale riguardo e che non era facile prevedere sviluppi futuri tattica dell'Asse contro l'URSS. Gli ho confermato parere già espressogli altra volta che l'Iran per la sua posizione geografica era interessato alla organizzazione della futura Europa voluta dal Duce e da Hitler e che non sarebbe stato forse fuori di luogo che l'Iran avesse preso in tempo utile posizione nel conflitto attuale.

Egli ha ripetuto allom ragioni che militavano in favore della posizione di assoluta neutralità assunta dall'Iran onde evitare che inglesi e russi potessero avanzare pretese per una azione sul territorio iraniano.

Da tutti colloqui ho avuto impressione che lo Scià ed il suo Governo siano completamente fuori della realtà e che pensino solo ad eventuali guadagni senza rendersi conto dei pericoli che sovrastano questo Paese nell'attuale momento storico.

Presidente del Consiglio al quale ho accennato oggi pericolo che russi ed inglesi possano chiedere passaggio sul territorio Iran per truppe armi e aeroplani, ha risposto nella stessa maniera che al mio collega germanico e di cui al mio telegramma n. 255 0).

322

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6440/288 R. Buenos Aires, 27 giugno 1941, ore 21,11 (per. ore 11 del 28).

Mio riservato 285 (2).

Questo Ambasciatore del Cile mi ha detto di non aver avuto ancora informazioni del suo Governo circa risposta da dare a recente proposta Guani di «non belligeranza». Da altra ottima fonte però ho appreso che Argentina risponderebbe respingendola. Ho potuto prendere visione confidenziale del progetto di risposta che Argentina si proporrebbe inviare Montevideo. Esso contiene seguenti quattro punti essenziali che traduco letteralmente:

2°) Non è perciò necessario stabilire nuovi accordi per il caso che un pericolo comune avesse a concretarsi contro di essi;

3°) Il trattamento speciale che si potrebbe stabilire tra uno Stato Americano e l'altro, nel caso previsto da articolo precedente, e già contemplato negli accordi per la difesa continente;

4°) In ogni caso se vi sarà probabilità di un pericolo effettivo di aggressione, occorrerà rispettare situazione ogni Paese che deve essere apprezzato

o risolto dal suo proprio Governo.

Se -come ho fondato ragioni di credere -mia informazione è esatta e Argentina risponderà effettivamente alla proposta Uruguay in conformità documento suddetto, risposta avrà a mio avviso importanza como nuovo sintomo de:;iderio attuale Governo Argentino di conservare una certa libertà giudizio

-o azione di fronte pressioni che Stati Uniti esercitano, sia direttamente sia

per tramite Stati completamente asserviti loro politica, come Uruguay, su tutta America Latina.

Occorrerà infine vedere se Argentina sarà sola a declinare suggestione frontista o se qualche altro Stato la seguirà. Secondo mio informatore, Brasile avrebbe accettato o starebbe per accettarla, mentre Cile sarebbe più propenso seguire Argentina. Il numero più o meno grande di adesioni proposta Guani servirà inoltre come indice agli Stati Uniti per giudicare se momento opportuno per promuovere nuova conferenza Panamericana.

l 0 ) Paesi America hanno già stabilito un s'istema di accordo per la difesa del Continente;

(l) -Vedi D. 303. (2) -Vedi D. 313.
323

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P Berlino, 27 giugno 1941.

Forse a causa della guerra contro la Russia e della situazione in cui è venuto a personalmente trovarsi all'interno ed all'estero, sta di fatto che Ribbentrop è in uno stato di esasperazione. Lo ho ancora constatato stamane, in occasione dell'udienza che gli avevo chiesto per la faccenda del riconoscimento del Governo di Nanchino e per la quale egli mi ha dato pochi momenti prima di partire per il Quartiere Generale. Lo ho trovato terreo nell'aspetto, nero di umore, distratto e preoccupato. Pavolini, la cui visita mi ha tenuto moltissimo occupato per l'acuita polemica fra i due Ministeri, ti avrà certamente raccontato le reazioni e gli atteggiamenti grotteschi di Ribbentrop: contro i quali Goebbels se ne frega, se la ride e fa quello che vuole, beffandosi del suo collega che non ha il coraggio di attaccarlo direttamente ed offrendo a me di consentirgli di rivolgersi al Fuhrer per chiarire e liquidare in due minuti la situazione ( «non è ammissibile -egli mi ha detto -che nella presente situazione sia permesso di disturbare gli Ambasciatori per cremnerie di questo genere»). Naturalmente, lo ho pregato vivamente di non disturbare il Fuhrer in questo momento per una così misera faccenda.

Sta il fatto che nello stesso ambiente del Ministero Esteri i più alti funzionari sono molto contrariati: anche perché Ribbentrop da qualche tempo a questa parte molto si serve di Luther (un ex commerciante, presto nominato Ambasciatore) per ragioni di politica interna. Naturalmente e pur tenendo stretti contatti con il Ministero Esteri (i Ministri passano, i funzionari, rimangono), io cerco di mantenere una posizione di equilibrio che mi costringe ad un faticoso lavoro: anche perché in tutta questa situazione è riconoscibile la mano e l'influenza -nascosta -della corrente che fa capo a Goering.

Queste cose te le racconto non per fare pettegolezzi, ma perché tu sia al corrente di tutto: e perché tu sappia (e tu mi dica se approvi la mia linea di condotta) che io faccio in modo tu sia considerato amico di tuttJi e mantenga con tutti i buoni rapporti.

In seguito, vedremo e decideremo per il meglio.

324.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 24677/1068 P. R. Roma, 28 giugno 1941, ore 1.

Vostro 1156 (1).

In conformità intese telefoniche con Von Ribbentrop, ho comunicato oggi ad Ambasciatore Horikiri che Governo fascista sarà lieto di procedere al riconoscimento del Governo Nazionale di Nanchino e ben volentieri eserciterà ogni sua influenza presso gli altri Governi aderenti al Tripartito perché vogliano accogliere l'analoga richiesta che sarà loro rivolta direttamente da Tokio.

Ho precisato che la mia comunicazione aveva per il momento carattere soltanto preliminare e che ci riserviamo di concordare sollecitamente, d'intesa con Berlino, la procedura del riconoscimento stesso, che assumerà probabilmente la forma di un telegramma da inviarsi direttamente da ciascun singolo Governo a Wang Ching Wei.

In conformità a quanto precede sono state date istruzioni ai RR. Ministri a Budapest, Bucarest, Zagabria e Bratislava perché, d'intesa con colleghi germanici, vogliono esercitare ogni opportuna azione nel senso richiesto.

Eguali istruzioni sono state date anche al R. Ambasciatore a Madrid, avendo da tempo il Governo spagnolo richiesto di essere informato circa nostro atteggiamento nei confronti Nanchino ed espresso proposito di conformare al riguardo sua azione alla nostra. E di ciò date comunicazione a codesto Governo, per quell'azione parallela che intendesse svolgere nello stesso senso a Madrid.

Governo nipponico ha precisato che sarebbe lieto poter annunziare riconoscimento per il primo luglio. Il telegramma a Wang Ching Wei sarebbe per conseguenza inviato da parte nostra a quella data e pubblicato contemporaneamente sulla stampa italiana. Sarebbe probabilmente opportuna la pubblicazione di un breve comunicato che desse possibilmente notizia del solidale e contemporaneo riconoscimento da parte nostra e tedesca ed eventualmente anche degli Stati aderenti al Tripartito, e della Spagna.

Telegrafate se codesto Governo concorda (2).

325.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A TOKIO, INDELLI, E A SHANGHAI, TALIANI

T. 24681 P. R. Roma, 28 giugno 1941, ore 2.

(Solo per Shanghai.) Ho diretto al R. Ambasciatore a Tokio il te~egramma che trascrivo:

(Per tutti.) Governo giapponese ha ieri richiesto ufficialmente a noi e ai tedeschi riconoscimento Governo nazionale Nanchino.

D'accordo con Berlino, ho comunicato oggi ad Ambasciatore Horikiri che

Governo Fascista è ben lieto di procedere a tale riconoscùnento, in conformità

alle direttive seguite da tempo, ben note al Governo nipponico, che hanno tro

vato esplicita e concreta espressione sin dal dicembre 1939 col noto scambio

di messaggi fra me e Wang Ching Wei (1).

Ho altresì assicurato Ambasc,iatore Horikiri che il Governo Fascista, volentieri aderendo al desiderio espresso costi, eserciterà ogni sua influenza presso gli altri Governi aderenti al Tripartito, perché vogliano accogliere l'analoga richiesta che sarà loro rivolta direttamente da Tokio.

Ho infine precisato che la mia comunicazione ha carattere soltanto preliminare e che ci riserviamo di concordare, sollecitamente, d'intesa con Berlino, la procedura del riconoscimento stesso (che assumerà probabilmente la forma di un telegramma inviato direttamente a Wang Ching Wei) in modo che esso possa aver formalmente luogo alla data indicata dal Governo nipponico (1° luglio).

Confermate quanto precede al Ministro Matsuoka, cui farete pervenire l'espressione del vivo compiacimento del Governo Fascista e della mia personale soddisfazione per un gesto che fu sempre nostro fermo proposito compiere e che è indubbiamente destinato a rafforzare la nostra solidarietà e la nostra amicizia.

(l) -Vedi D. 320. (2) -La risposta, che fu positiva, venne comunicata attraverso un appunto del 30 giugno 1941 dell'Ambasciata di Germania a Roma. Si veda, per il seguito, il D. 330.
326

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 21888/51 P. R. Belgrado, 28 giugno 1941 (per il 1° luglio).

Lo scoppio delle ostnità fra Russia Sovietica e Potenze dell'Asse ha destato vivissima generale emozione fra popolazione serba. Specie nei primi giorni ha prevalso convinzione che guerra europea fosse giunta ad una svolta decisiva e che Germania si fosse imbarcata in avventura senza speranza -convinzione alimentata da radiodiffusioni sovietiche qui molto ascoltate. Classi borghesi che temono sopra ogni altra cosa rivoluzione comunista sono apparse vivamente preoccupate perché convinte anch'esse della vittoria bolscevica. Fra gli operai e piccoli impiegati già fortemente influenzati da propaganda comunista, si fanno strada le più accese speranze. Si sono notati palesi sintomi di effervescenza, quali ostentazione di fiori e fazzoletti rossi, animate discussioni di fronte ai chioschi dei giornali, contegno baldanzoso, se non provocatorio, di fronte a truppe tedesche, che fa singolare contrasto a sentimenti timorosi dei primi tempi dell'occupazione.

Dal canto loro Autorità germaniche hanno preso serie energiche misure per prevenire ogni possibile incidente. Sebbene carattere ed estensione tali misure non siano esattamente controllabili, è tuttavia accertato che sono stati effettuati numerosi arresti fra dirigenti comunisti e aderenti clandestini

(si parla di 3000 arresti a Belgrado e altrettanti nel territorio serbo), che pattugliamento notturno e servizio di polizia è stato fortemente intensificato e che sono stati predisposti e saranno fra breve attuati disturbi alla ricezione delle trasmissioni radiofoniche russa e inglese.

Voct di seri incidenti che sarebbero avvenuti in località della Serbia meridionale, ove, in alcuni casi, sarebbero stati costituiti sovieti di contadini, non trovano conferma. Giornata odierna, anniversario battaglia Kossovo, in cui secondo voce popolare avrebbero dovuto aver luogo dimostrazioni comuniste, è passata invece a Belgrado, in assoluta tranquillità.

Dal punto di vista militare autorità germaniche non hanno preso alcuna speciale misura. Città è tuttora illuminata di notte ed effettivi truppe occupazione, dopo partenza ultimi reparti seconda armata, sono ridotti al mintmo.

(l) Vedi serle IX, vol. III, DD. 71 e 80.

327

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. S. N. D. 174/246 R. Roma, 29 giugno 1941, ore 23.

Come abbiamo precedentemente comunicato a codesto Governo è nostro desiderio fissare definitivamente e al più presto le frontiere dell'Albania. Sarebbe pertanto opportuno che Ministro degli Esteri venisse a Roma entro la settimana, tanto più che andamento operazioni militari germano-sovietiche non mi sembra ragione di impedimento per un tale viaggio. Qualora poi Governo bulgaro non ritenesse di inviare suo rappresentante a Roma, è nostra intenzione procedere alla fissazione delle frontiere con atto unilaterale, sulla base della linea da me concordata a Vienna con von Ribbentrop. Intrattenete codesto Ministro degli Esteri e riferite quanto prima (1).

328.

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6508/275-276 R. Teheran, 30 giugno 1941, ore 21,20 (per. ore 12,45 del 1° luglio).

(l} Per la risposta di Magistrati vedi D. 329.

impadronendosi petroli Caucaso Mossul e Iran e che germanici residenti Iran si preparerebbero ad eseguire tale piano tanto che loro attività disturba sia i sovietici che gli inglesi. Agenzia predetta aggiunge che il Governo sovietico che fino ad oggi ha [osservato] indisturbato tale attività germanica in Iran si preparerebbe oggi ad esercitare pressione su questo Governo per allontanare tedeschi dall'Iran e ciò in collaborazione con la Gran Bretagna.

Aggiungo pure che i documenti relativi ad attività germanica sono stati dati a questo Governo da alcuni Governi stranieri e che sono conservati presso questo Ministero Affari Esteri.

Trascrivo qui appresso testualmente:

«Un'altra ragione che necessita rinvio dei tedeschi dall'Iran e dai paesi vicini è che questi paesi costituiscono il PçflSsaggio per le forze inglesi che probabilmente dovranno raggiungere forze sovietiche ».

Questi giornali protestano vivacemente contro tali affermazioni e concludono dicendo che il Governo ed il popolo iraniano si opporranno con la forza a qualsiasi aggressione ed a qualsiasi richiesta lesiva interessi iraniani e che simile evenienza non farebbe che estendere la guerra.

A mio avviso non è da escludere tuttavia che l'Inghilterra in seguito prossima disfatta sovietica, prenda misure per proteggere petroH iranianl mediante occupazione delle zone del sud.

Intanto questo Governo seguita inviare truppe verso la frontiera del Caucaso. Questa collettività italiana si mantiene tranquilla nonostante che anche verso di essa siano state dirette le manovre allarrrnstiche predette.

329.

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 21940/601 P. R. Sofia, 30 giugno 1941, ore 21,30 (per. ore 12,45 del 1° luglio).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 246 (l).

Ho intrattenuto ora questo Ministro degli Affari Esteri nel senso indicato. Riassumo sua risposta:

l) Viaggio a Roma dei dirigenti Bulgaria, come è stato progettato, considera la presenza tanto del Presidente del Consiglio dei Ministri Filoff quanto del Ministro degli Affari Esteri. Sarebbe opportuno mantenere tale carattere e non immaginarsi quindi un viaggio isolato del solo Ministro degli Affari Esteri.

2) Dirigenti Bulgaria, nel far presente, una settimana fa, necessità breve rinvio viaggio, hanno sempre convenuto che esso dovesse farsi al più presto. Essi saranno ora precisi circa data, e allo scopo Popoff si riserva intrattenere senza indugio Presidente del Consiglio dei Ministri per comunicarmi risposta in questi giorni. Da quanto ho compreso dovrebbe trattarsi della seconda settimana luglio.

3) Circa questioni connesse a definitive frontiere bulgaro-albanesi, Ministro pensa che esse potrebbero essere utilmente oggetto scambi di idee durante suo soggiorno di Roma ma non costituire unico fine del viaggio il quale, nelle intenzioni del Governo bulgaro, ha scopo ringraziare Duce e Governo Fascista per appoggio sempre dato alla Bulgaria e permettere utile contatto.

Telegraferò ulteriormente non appena Ministro mi avrà comunicata decisione presa circa proposta viaggio che avverrebbe su itinerario BelgradoZagabria-Fiume (l).

(275) Con telegramma odierno questo corrispondente Agenzia Stefani riassume articoli pubblicati da giornale Iran e informazione questa mattina da altro giornale e sulla quale attiro Vostra attenzione. Trattasi notizia emanata da Ankara da una agenzia indipendente francese, che tutto lascia supporre trattarsi agenzia degaullista e quindi inglese, in cui è detto che caso vittoria su URSS Germania occuperà con sue forze motorizzate fino a frontiera India

(276) Pubblicazione Agenzia predetta sembrami importante perché rivela lavorio fatto da Gran Bretagna a Teheran per cercare mettere in cattiva luce presso il Governo persiano attività germanica in Persia. A tale proposito registro voci persistenti secondo le quali tutte le donne e bambini germanici in Persia si preparerebbero a partire, voci che sono smentite da questa Legazione di Germania e che vanno ritenute sparse dalla propaganda nemica per allarmare pubblico persiano oltre che per mettere scompiglio nella colonia germanica e italiana. Anche ieri questo Presidente del Consiglio mi ha confermato inesistenza del pericolo di invasione della Persia, tanto più, egli ha aggiunto, in seguito buone notizie che provengono dal fronte germanico contro URSS.

(l) Vedi D. 327

330

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, GLI AMBASCIATORI A SHANGHAI, TALIANI, A TOKIO, INDELLI, E A BERLINO, ALFIERI

T. 24966 P. R./C. Roma, 30 giugno 1941, ore 22,35.

(Solo per Tokio e per Berlino) Ho telegrafato in data odierna alla R. Ambasciata a Shangai quanto segue: (Per tutti) Recatevi a Nanchino e consegnate personalmente per iscritto domani primo luglio a Wang Ching Wei, il telegramma seguente: «Eccellenza Wang Ching Wei, Presidente del Governo Nazionale della Cina -Nanchino

Ho l'onore di informarvi che il Governo fascista, aderendo al desiderio espresso dal Governo Imperiale giapponese, ha deciso di riconoscere il Governo da Voi, Eccellenza, presieduto.

Il Governo fasdsta si propone di stabilire fra breve col Vostro Governo regolari rapporti diplomatici e si riserva di accordarsi appena possibile con Voi per definire tutte le questioni conseguenti al riconoscimento stesso~.

(l) Vedi D. 365.

331

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

TELESPR. 8/02439. Roma, 30 giugno 1941.

Vi accludo la riposta del Duce (l) alla lettera del Poglavnik in data

23 corr. (2) Vogliate rimettergliela personalmente di urgenza, aggiungendo che

è fermo desiderio del Duce di veder sistemate tutte le nostre comuni frontiere

entro la corrente settimana.

Dei tratti di frontiera tra l'Italia e la Croazia sono stati regolati quelli

concernenti la provincia del Camaro e le provincie Dalmate con l'accordo

confinario del 18 maggio u.s.

Per quanto riguarda il confine fra la Croazia e la provincia di Lubiana, esso coincide in questo tratto col limite amministrativo che esisteva nella Jugoslavia fra il Banato della Drava e quello della Sava. Tale confine risulta dall'acclusa carta (allegato l) (3). Poiché il territorio della Slovenia italiana è stato già annesso al Regno d'Italia col Decreto Legge in data 3 maggio u.s., nessuna rettifica sostanziale potrà essere portata a questa linea all'infuori delle eventuali modifiche di dettaglio in sede di apposizione dei cippi. Non è possibile perciò venire incontro neppure parzialmente al desiderio del Poglavnik per quanto riguarda la Croazia bianca, tanto più che la provincia di Lubiana ha già subito tali riduzioni che non è possibile diminuirla ancora. Vi accludo (allegato 2) (4) il testo del R. Decreto Legge di cui sopra, perché vogliate dame formalmente conoscenza a codesto Governo con preghiera di prendeme atto.

Per i confini del Montenegro vi accludo una carta (allegato 3) (3), sulla quale è riportato il tracciato del confine stesso ed insieme (allegato 4) (4) un progetto di accordo per la precisazione di tale frontiera. Vogliate tener presente, che, come Vi ho accennato, noi intendiamo risolvere la questione dei confini prima della fine della settimana. È nostro vivo desiderio che ciò avvenga di comune accordo onde evitare che tale questione sia decisa con un nostro atto unilaterale. Vi sono note le ragioni per le quali intendiamo fissare il confine alla Drina. È bene non dimenticare che se l'Austria, al momento dell'annesstione della Bosnia Erzegovina, stabili i limiti del suo Impero al di là di detto fiume ciò fece per costituirsi una testa di ponte verso il Montenegro ed i territori adiacenti e per assicurarsi la piena disponibilità di ambedue le rive della Drina. È evidente che un precedente storico di tal genere non può ora essere invocato nei nostri riguardi e che non è ammissibile una frontiera come quella storica tutta a salienti e rientranti.

Come giustamente il Poglavnik ha accennato nella sua lettera, occorre sbarazzare il terreno di tutte queste questioni che impediscono di portare avanti quel fecondo lavoro costruttivo basato sulla comprensiva e amichevole

collaborazione delle due parti di cui l patti di Roma hanno stabilito le linee fondamentali. Tengo a richiamare la Vostra attenzione sul fatto che tutte queste questioni sono fra loro connesse e perciò vanno risolte in blocco, per non incorrere nel pericolo di veder compromesso il lavoro già fatto.

Attendo telegraficamente la comunicazione dell'esito dell'azione da Voi svolta sulla base delle direttive sopra accennate (l).

(l) -Vedi D. 332. (2) -Vedi D. 306. (3) -Non rinvenuto. (4) -Non pubblicato.
332

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ

L. P. Roma, 30 giugno 1941.

Ho considerato lungamente e con profonda attenzione quanto mi avete comunicato con la Vostra lettera del 23 giugno (2), rimessami dal Ministro Casertano.

È in me come sempre il più vivo desiderio di dar soddisfazione alle Vostre richieste, con lo spirito di quell'amicizia e di quella larga comprensione con il quale sono venuto incontro alle aspirazioni del popolo croato di essere reintegrato nei suoi diritti storici. Non Vi nego, tuttavia, Poglavnik, che talune delle questioni che mi avete prospettato e alle quali rispondo punto per punto sollevano delle gravi difficoltà.

l. -Il Confine del Montenegro, quale risulterebbe dal tracciato che mi avete indicato, implicherebbe gravi e dolorose mutilazioni per il popolo montenegrino.

Voi sapete quali vincoli leghino l'Italia al Montenegro e quali ripercussioni abbiano nell'animo degl'Italiani le aspirazioni di questo popolo. Esso, nel rivolgersi all'assistenza dell'Italia fascista, le ha chiesto che venissero tutelati i suoi diritti. Voi comprenderete, Poglavnik, che l'Italia non può venir meno a tali aspettative che hanno già avuto la consacrazione di espliciti affidamenti.

Quando è stata trattata a Vienna tra il Ministro Ciano ed il Ministro Ribbentrop la sistemazione da dare ai territori che facevano parte dell'ex Stato jugoslavo (3), sono state concordate tra l'Italia ed il Reich delle linee confinarie con le quali si è tenuto conto, nello spirito più comprensivo e più equo, dei diritti storici delle popolazioni interessate. In particolare sono stati fissati i confini orientali fra il Montenegro e la Serbia, seguendo una linea che lascia al Montenegro il frutto delle sue conquiste delle guerre balcaniche.

In continuazione di tale linea, che fa capo alla confluenza del Lim nella Drina e che lascia alla Serbia la città di Novi Bazar e una striscia di terri

torio a nord-ovest di detta città, le nostre Autorità militari hanno portato la nostra zona di occupazione fino ad una linea divisoria tra il Montenegro e la Croazia, che, partendo dal punto di confluenza predetto, risale il corso della Drina fino a Hum, di lì giunge a Dobricevo, e da Dobricevo al mare.

Il confiine della Drina è senza dubbio, dal punto di vista geografico, il più netto, e come tale quello che meglio eviterebbe malintesi e incidenti tra popolazioni sulle quali, da ambo le parti, occorrerà esercitare opera di pacificazione e di moderazione.

Mi rendo conto che questo richiederà anche da parte croata una larga comprensione, ma io mi attendo che Voi vogliate corrispondere in tal modo alla comprensione della quale il Governo Fascista Vi ha dato così numerose ed evidenti prove. Si tratta di assicurare su solide basi l'assetto territoriale e politico di questa parte di Europa che si affaccia sull'Adriatico e che è stata per secoli teatro di sanguinose lotte di stirpi. In questa zona l'Italia ha vitali imprescindibili interessi. La linea che ho indicata è anche dal punto di vista etnico la più equa. So bene che la Vostra richiesta per una zona del Sangiaccato era motivata da alcune petizioni a Voi giunte da elementi mussulmani, ma a parte il fatto che analoghe petizioni per venire con l'Italia ci sono giunte e continuano a giungerci, ritengo che il criterio etnico debba avere assoluta precedenza su quello religioso, se si vuol fare opera costruttiva e duratura.

2. -Concordo con Voi sulla necessità di addivenire senz'altro alla delimitazione dei confini. Ho perciò disposto la nomina di una Delegazione che, con la Vostra, costituirà la Commissione per la delimitazione delle frontiere comuni, non solo dalla parte del Montenegro, ma anche con la Provincia di Lubiana, con quella del Carnaro e con le provincie dalmate.

Il Ministro Casertano Vi comunicherà la composizione della Delegazione. Sul terreno i delegati delle due parti vedranno quali rettifiche di dettaglio potranno essere concordate a vantaggio dei due Paesi.

3. --Nel mio desiderio di eliminare ogni questione che possa dar luogo a frizione tra i nostri due Paesi, ho disposto perché sia effettuata la redazione del progetto di Convenzione per Spalato, sobborghi e Castelli, nonché per Curzola. Detta Convenzione però dovrà essere tale da salvaguardare la piena sovranità dell'Italia e limitarsi cioè all'ambito strettamente amministrativo, come è indicato nel trattato confinario del 18 maggio. Pe,r la redazione der relativo progetto il Ministero degli Esteri si varrà della collaborazione del Vostro Ministro Peric. 4. --Per la parte economica, ritengo che, nel comune interesse. sarebbe utile portare avanti i lavori della Commissione Permanente.

Sono assolutamente d'accordo con Voi che occorra eliminare nel più breve termine tutte le questioni predette e sgombrare così il terreno da ogni malinteso, per addivenire, come è mio vivo desiderio, alla più stretta e cordiale collaborazione nello spirito degli Accordi da noi conclusi e in quello dell'amicizia personale per Voi e per la Croazia da Voi guidata.

(l) -Vedi DD. 348 e 353. (2) -Vedi D. 306. (3) -Vedi serie IX, vol. VI, DD. 956 e 967.
333

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6540/068 R. Madrid, 30 giugno 1941 (per. il 2 luglio).

Questo Ambasciatore di Germania mi ha confidato di aver giorni addietro avuto istruzioni dal suo governo di suggerire a questo Ministro Esteri opportunità che Spagna in unione a Potenze dell'Asse dichiarasse guerra alla Russia.

Serrano Sufier rappresentò a von Stohrer difficoltà tale passo che, come sarebbe avvenuto per adesione Tripartito (mio telegramma per corriere

n. 058) (1), avrebbe sicuramente provocato da parte inglese temute reazioni. Egli si riservò tuttavia dare risposta dopo aver sottoposto questione Caudillo.

In seguito a ciò Serrano Sufier comunicò con Stohrer che se dichiarazione guerra U.R.S.S. non era possibile, tuttavia egli era riuscito ottenere che Spagna si associasse azione antibolscevica con invio di volontari.

334

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 7168/038 R. Santiago, 30 giugno 1941 (per. il 19 luglio).

Mio telegramma n. 158 (2).

Nuovo Ministro degli Esteri Rossetti col quale ho avuto oggi un lungo colloquio mi ha detto anzitutto essersi sempre sentito profondamente italiano e di avere più che mai profonda ammirazione per Paese suoi padri e per Duce. Egli reputa che sia stata veramente provvidenziale sua nomina Ministro Esteri in questo momento di relazioni internazionali e mentre S.U.A. esercitano pressioni sempre più energiche per inquadrare tutte le Repubbliche SudAmericane e sopratutto Cile in loro politica anti-Asse poiché egli sperava poter efficacemente lottare contro tale espansione imperiale e localizzare Cile in assoluta neutralità. Egli si rende conto debolezza Cile davanti colosso nordamericano e speciali interessi bellici Nord America in questo Paese ma mi dava assicurazione più assoluta che tanto lui quanto Presidente della Repubblica intendevano lottare sino in fondo per difesa integrale neutralità Cile. Egli ha quasi sicurezza essere affiancato in tale lotta dall'Argentina mentre non ha eguale fiducia nel Brasile.

Poiché da qualche giorno si parla di un prestito Nord-Americano a Cile a scopo militare contro cessione basi navali (mio telegramma n. 159 (3) e

circa richiesta Uruguay affinché non fosse riconosciuto come belligerante da Repubbliche Sud-America qualsiasi Stato Americano che rompesse relazioni

o entrasse guerra con Asse, ho domandato Ministro precisazioni al riguardo. Egli mi ha detto che oggi effettivamente S.U.A. hanno rinnovato offerta prestito per armamento e che militari cileni e qualche settore politico locale sarebbe disposto accogliere proposta americana per organizzare difesa Cile che trovasi attualmente pessime condizioni, ma che tanto lui quanto Presidente della Repubblica, se pure non completamente alieni procurare fondi per riorganizzazione militare che appariva ogni giorno più urgente si erano rifiutati concedere basi navali S.U.A. Tali basi navali sarebbero Coquimbo e Arica, Valparaiso e Magellano cioè come indicato nel telegramma n. 146 (l) porti di carico minerali bellici Bolivia e i passaggi australi. Non ho mancato metterlo in guardia sul pericolo accettare comunque concorso finanziario Stati Uniti d'America poiché esso avrebbe avuto necessariamente incisione su libertà di azione Cile sua neutralità e infine anche su sua sovranità poiché Stati Uniti d'America tendono evidentemente farsi in America cogliendo l'opportunità penetrazione commerciale stati clienti e vassalli finanziariamente politicamente. Mi ha risposto tanto lui quanto Presidente della Repubblica si rendevano esattamente conto pericolo e che non avrebbero nulla tralasciato per salvare Cile da asservimento Nord America. Quanto richiesta Uruguay (2) egli era in attesa responso senato che in merito aveva consultato ma che sperava poter d'intesa Argentina rispondere negativamente a richiesta stessa.

A questo punto avendogli presentato questione di cui al mio telegramma n. 168 (3) egli mi disse preferiva nno agitarla per ora e non aver riguardo alcuna discussione con S.U.A. per affari che considerava di secondaria importanza per conservare completa libertà d'azione per discussione altre suddette importanti questioni. Ministro Rossetti mi ha detto che data sua profonda simpatia per Italia mi terrà al corrente tutte questioni internazionali «anche più segrete » di questo settore affinché R. Governo possa tempestivamente esserne informato, ma mi pregava di far presente a V. E. suo desiderio tenere completamente segrete informazioni che in merito mi fornisse, sia perché quello che intendeva fare per Italia non intendeva farlo per altri, sia perché altrimenti sua azione poteva essere compromessa. Mi ha infine aggiunto che era sempre e in ogni occasione a completa mia disposizione e che dovevo in tutte le occasioni considerarlo come amico e ammiratore Italia.

Ho ringraziato Ministro Rossetti sue dichiarazioni e sue promesse assicurandolo che con ogni riservatezza le avrei comunicate a V. E. Non ho ragione di dubitare tali dichiarazioni, cui essenza mi è stata anche confermata da informazioni confidenziali che credo attendibili.

Buona volontà e cordiale amicizia Ministro Rossetti possono soltanto trovare un limite nella debolezza di questo Governo pacifista e in invadente azione politica Nord Americana in America Meridionale e specialmente in Cile

per ragioni indicate nel telegramma n. 146 nonché in manovre alcuni settori politica locale favorevole a priori a Stati Uniti d'America per interesse o per ideologie.

Ma se Argentina e Brasile non cederanno e si manterranno solidali con questo Governo per difesa da imperialismo nord-americano vi è da sperare che propositi Ministro Rossetti possano aver pratica applicazione in modo conservare questo settore America immune dalla guerra e completamente neutrale.

(l) -Vedi D. 236. (2) -T. 6071/158 R. del 20 giugno, ore 13, non pubblicato, con 11 quale De Rossi riferiva circa le voci di accordi militari tra Cile e Stati Uniti, smentite dalla stampa ufficiosa cilena. (3) -T. 6280/159 R. del 23 giugno, ore 20,40, non pubblicato. riferiva circa le pressioni politiche degli Stati Uniti sul governi dell'America latina. (l) -T. 5862/146 R. del 13 giugno, ore 21,37, non pubblicato, riferiva circa le reazioni del partiti conservatori e del partito socialista di fronte alla posizione assunta dal presidente della Repubblica cileno favorevole al mantenimento della più stretta neutralità e deciso a resistere alle pressioni degli Stati Uniti. (2) -Vedi D. 292. (3) -Non rinvenuto.
335

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

L. (TRADUZIONE) (2). Quartier Generale del Filhrer, 30 giugno 1941 (3).

Consentitemi anzitutto di ringraziarVi cordialmente per la Vostra ultima lettera (4). Mi rallegro infinitamente che i nostri due punti di vista nelle grandi questioni concernenti il destino dei nostri popoli si identifichino così perfettamente. Credo che la settimana trascorsa, considerata sotto l'aspetto politico, ha confermato in maniera clamorosa le nostre vedute. È accaduto ciò che io stesso nel primo momento non osavo affatto sperare. L'Europa è stata strappata in gran parte ad un disinte,resse veramente letargico. Molti Paesi si vedono obbligati a prendere ormai in questa nostra lotta contro il bolscevismo una posizione che sarà il principio di una più larga comprensione della nostra comune politica che in fondo è veramente europea.

La lotta, Duce, che ora si svolge da otto giorni, mi dà la possibilità di comunicarVi già ora, in poche linee, un quadro generale e di informarVi delle esperienze fatte.

La più importante constatazione che io ed i miei Generali abbiamo fatto è stata una che veramente ci ha sorpresi nonostante tutte le previsioni. Duce, se questa lotta non fosse avvenuta ora, ma anche soltanto pochi mesi o un anno più tardi, noi avremmo -per quanto possa essere terribile questo pensiero -perduto la guerra.

L'Armata Russa stava approntando uno schieramento di forze con mezzi che andavano molto al di là di quanto noi sapevamo o anche solo ritenevamo possibile. Sono otto giorni che una brigata corazzata dopo l'altra viene attaccata, battuta o distrutta, e nonostante ciò non si è rimarcata alcuna diminuzione del loro numero e della loro aggressività. È soltanto dal 27 giugno che noi abbiamo la sensazione che sopravvenga un alleggerimento, che l'avver

sario si abbatta lentamente e che appaiono localmente parziali manifestazioni di dissolvimento. Come gli inglesi con il carro armato di fanteria marca II, i russi han tirato fuori una sorpresa di cui purtroppo non avevamo alcuna idea. Un gigantesco carro armato del peso di circa 52 tonnellate, con un'ottima corazzatura di 75 mm., con un cannone da 5 cm., e tre mitragliatrici. Senza il nostro nuovo cannone anticarro da 5 cm., il cannone antiaereo da 8,8 e le nuove granate anticarro della nostra artiglieria da campo, noi saremmo impotenti di fronte a questi mezzi corazzati che attualmente sono i più forti.

I russi avevano posto nella grande sacca di Bjalistock come in quella di Leopoli due enormi armate offensive. Numerose formazioni motorizzate e corazzate erano assegnate alle divisioni di fanteria, che a loro volta posseggono quasi tutte propri reparti corazzati. Entrambe queste armate sono state attaccate di fianco da noi dopo la rottura di dispositivi di difesa straordinariamente profondi che in certi luoghi sono di poco inferiori alla linea Sigfrido. I combattimenti che ora hanno luogo qui da otto giorni appartengono ai più gravi che le truppe tedesche hanno dovuto sostenere sinora.

Il russo combatte con un fanatismo veramente stolto: nei primi giorni non si avevano quasi prigionieri. Era una lotta di vita e di morte, nella quale molti ufficiali e specialmente Commissari russi si sono sottratti alla minaccia della prigionia con il suicidio. Le guarnigioni di fortificazioni ormai perdute si sono fatte saltare in aria da sole prima della resa. I contrattacchi russi non si sono effettuati per un qualsiasi elevato pensiero ma con la brutalità primitiva di un animale che si vede rinchiuso e si slancia con feroce rabbia contro le pareti della sua gabbia. Questo soldato, di per sé già molto duro, è stato inoltre follemente eccitato. I suoi Commissari gli raccontano che dopo l'imprigionamento egli sarà torturato e poi anche ucciso. Perciò egli lotta fino alle sue ultime possibilità e preferisce nel peggiore dei casi la propria morte alle torture annunziategli. Per la prima volta negli ultimi giorni di lotta, questo morale comincia ad oscillare, ed il numero dei prigionieri e dei disertori aumenta ormai di ora in ora.

Quasi tutti i contrattacchi russi si sono effettuati solamente con forze corazzate. Singole divisioni che spesso avevano già colpito cento e duecento mezzi corazzati in un solo giorno vengono il mattino seguente attaccate da nuovi mezzi corazzati. Io credo, Duce, che incombeva sull'Europa un pericolo della cui misura purtroppo nessuno aveva una giusta idea.

L'Arma aerea russa è cattiva. Tanto è fanatico il soldato russo quando combatte in terra, altrettanto è stato sempre maldestro come marinaio ed ora sembra lo sia anche come aviatore. Già nei primi sette giorni gli aviatori tedeschi hanno fatto vuoti spaventosi tra le forze aeree russe. Qui la supremazia è non soltanto chiara, ma addirittura assoluta. Ormai solo saltuariamente singoli apparecchi russi tentano di mostrarsi al fronte. In generale ogni volo del genere è anche l'ultimo.

La fanteria russa viene gettata nel combattimento in grandi masse, senza guardare al sacrif.icio. Mitragliatrici, lanciagranate, cannoni di fanteria e granate a mano causano perdite terribili. Nondimeno gli attacchi si rinnovano a brevissimi intervalli.

i5 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

n Comando russo è in genere cattivo. Una eccezione ha fatto, per lo meno nei primi giorni, l'Armata russa del Sud. Il Comando delle singole Divisioni

o dei reggimenti è privo d qualsiasi attitudine militare. Il grado di cultura dei cosidetti ufficiali non corrisponde in alcun modo alle esigenze che si richiedono nelle Nazioni europee. Tuttavia non è da nascondere che con l'andare degli anni anche in ciò vi sarebbe stato probabilmente un miglioramento. Senonché, data la brutalità di tale sis~ma di guerra, non è tanto determinante il valore del singolo quanto la pericolosità dell'istrumento in se stesso. Tale pericolo sta nel numero stragrande di formazioni, nell'enorme sviluppo delle armi corazzate, nel duro fanatismo del singolo soldato come pure nella completa indifferenza con cui il Comando sacrifica uomini e materiale.

Nel riferirVi, Duce, del tutto brevemente i risultati della lotta, prendo naturalmente in considerazione, per il momento, soltanto i successi visibili mentre per ora ci resta ancora precluso l'esame dell'intima costituzione delle già battute formazioni russe.

Ecco quanto risulta dopo otto giorni di campagna:

A nord delle Paludi del Pripet -le quali dividono il teatro delle operazioni nella metà settentrionale del Baltico e della Russia Bianca ed in quella meridionale della Galizia e della Bessarabia -le Armate nemiche ammassate vicino alla frontiera sono state già completamente battute. Nella sacca formatasi dal rapido avanzare delle formazioni corazzate a cuneo nel settore mediano fra Bialystock e Minsk si trovano circondate due armate, mentre altre forze celeri si sono già spinte a oriente oltre la Beresina.

Nel settore nord il nemico cerca, dopo aver sofferto gravi perdite tra la frontiera e la Duna, di salvare i resti del proprio esercito settentrionale a mezzo di una ritirata verso nord-est. Diinabiirg e Riga sono in mano delle forze corazzate tedesche.

Nella Finlandia meridionale si trova il Feldmaresciallo Mannerheim -al quale sto inviando attraverso la Svezia anche una divisione tedesca -pronto fin dal 2 luglio all'assalto dalle due parti del Lago di Ladoga. Nella Finlandia mediana e settentrionale le forze !inno-tedesche hanno il compito di tagliar fuori con un assalto verso est la città di Murmansk, che ha importanza come punto di riferimento per una eventuale azione di soccorso da parte inglese o americana.

A sud delle Paludi del Pripet il gruppo corazzato dell'Armata del Sud avanza nella direzione generale di Shitomir mentre l'avversario da ambo le parti di Leopoli cerca di sottrarsi, con una ritirata verso l'est, ad una minaccia di accerchiamento. La mira dei sovietici potrebbe essere di raggiungere la loro vecchia linea di fortificazione e di stabilirvisi per la resistenza. Io progetto, quindi, -per alleggerire l'urto frontale dall'ovest -di far attaccare nei primi giorni di luglio l'XI Armata avanzatasi in Romania, unitamente alle forze romene che le sono assegnate sul Prut a tergo della linea di fortificazioni rossa. Sul fronte dei Carpazi l'Ungheria si prepara ad avanzare con un corpo celere contro Kolomija e Stanislavow. I primi reparti hanno già attraversato la frontiera.

Le formazioni aeree nemiche hanno subito tali perdite che la padronanza dell'aria è completamente conquistata. L'Arma aerea tedesca può quindi essere sottratta in massa sempre maggiore al combattimento con l'arma aerea nemica ed essere impiegata per l'immediato appoggio dell'esercito.

La Marina da guerra rossa si è mantenuta sinora passiva tanto nel Mar Baltico quanto nel Mar Nero.

Io accetto con gratitudine la Vostra generosa offerta, Duce, di mandare un corpo italiano ed aerei da caccia italiani sul teatro bellico orientale. Che le nostre armate alleate marcino fianco a fianco proprio contro il nemico mondiale bolscevico mi sembra un simbolo della lotta di liberazione condotta da Voi, Duce, e da me.

Come apprendo circa le intese tra i nostri rispettivi servizi competenti, i trasporti dovranno effettuarsi sulla linea Brennero-Innsbruck Salisburgo-LinzVienna-Bratislava-Budapest e sboccare nell'Ungheria orientale. Bisognerebbe quindi comunicare con un anticipo di almeno tre giorni l'inizio dei movimenti di trasporto a causa dei necessari preparativi in Germania. Dove poi avrà luogo l'impiego -prevedibilmente nell'ambito dell'XI Armata tedesca -lo dirà lo sviluppo della situazione. Mi permetterò, Duce, di comunicarVi tempestivamente più precise proposte a tale scopo.

Di speciale importanza mi sembra quanto segue:

Le vie di comunicazione dalla Romania sono attualmente molto gravate dall'avanzata romena ed ungherese. Ad entrambi questi Stati ho fatto sapere che ciò nonostante debbono essere ulteriormente e regolarmente proseguite le forniture di oli minerali romeni di vitale importanza per le Potenze dell'Asse. I dirigenti dei nostri servizi di trasporto hanno già tenuto calcolo di questo punto di vista nella comune preparazione dei trasporti delle truppe italiane.

Anche durante la campagna orientale la lotta contro l'Inghilterra verrà proseguita con sufficiente impiego di forze. La Marina da guerra germanica non sarà quasi impegnata contro la Russia Sovietica nel Mar Baltico da noi sbarrato. Però l'assedio dell'Inghilterra deve essere sopratutto rinforzato, anche durante le operazioni orientali con un adeguato impiego dell'Arma aerea.

Ed ora, Duce, !asciatemi esprimere alla fine ancora un pensiero. Ho riflettuto se non sarebbe forse psicologicamente giusto che noi due proprio nel corso di questa lotta ci potessimo incontrare in qualche luogo al fronte. Il luogo più appropriato sarebbe naturalmente il mio stesso Quartiere oppure un'altra delle località all'uopo previste, poiché si trovano colà le condizioni necessarie, per quegli impianti dai quali io -almeno per un periodo piuttosto lungo -non potrei allontanarmi che con molta difficoltà. Nei riguardi del sistema delle comunicazioni e delle notizie io sono purtroppo schiavo della tecnica. Ma io credo che se ciò potrà una volta realizzarsi -anche prescindendo del tutto dallo scambio personale di idee -gli effetti psicologici per

entrambi i nostri popoli sarebbero certamente utili. Credo inoltre che ciò sarebbe adeguatamente apprezzato anche dal resto del mondo. Chiudo questa lunga lettera, Duce, salutandovi con vecchia amicizia e nel modo più cordiale.

(l) Ed. In Hitler e Mttssolini: lettere e documenti, clt., pp. 108-113.

(2) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (3) -Questa lettera, giunta per corriere aereo, fu consegnata dall'ambasciatore Mackensen a Mussollni Il 2 luglio alle 11,15. (4) -Vedi D. 299.
336

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6521/110 R. Helsinki, 1o luglio 1941, ore 15,10 (per. ore 21).

Oggi Ministro degli Affari Esteri mi ha confidenzialmente confermato notizie che truppe tedesche hanno già oltrepassato confine direzione Murmansk, in Carelia nel territor;o che apparteneva alla Finlandia. A mia richiesta se truppe finlandesi collaborano già con quelle tedesche ha risposto affermativamente. Su tale collaborazione si desidera per ora mantenere riserbo. Ministro degli Affari Esteri ha voluto osservare che è difficile stabilire se trattasi operazioni ricognizione o vere e proprie operazioni occupazione. Verosimilmente Gove·rno finlandese d'accordo con quello tedesco annunzierà avanzata quando essa sarà già abbastanza progredita e coronata da iniziali successi già rilevanti Intanto si continua ad evitare atteggiamento più chiaro nei confronti Inghilterra e America.

337

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. 177/218 R. Roma, 1° luglio 1941, ore 16.

Dite al Poglavnik che ho letto col più grande interesse il sunto del suo discorso di politica interna. Fatevene dare il testo integrale e mandatelo 0).

338

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6553/964 R. Washington, 1° luglio 1941, ore 23,20 (per. ore 13,45 del 2).

Con discorso del Ministro della Marina Knox, pronunciato ieri Washington a Governatori Stati riuniti in Congresso, Governo ha voluto evidentemente agitare nuovamente problema difesa traffici fra S.U.A. e Gran Bretagna ed allo stesso tempo risollevare temperatura bellicista Paese sulla quale conflitto URSS con Asse e suoi sviluppi hanno indubbiamente esercitato quell'azione deprimente che qui accompagna ogni prova di potenza militare e di iniziativa combattiva dell'Asse.

A tale compito Presidente è sembrato voler assegnare ancora una volta

repubblicano Knox. Ma se questo presenta vantaggio di non compromettere

partito al potere e se le di lui parole possono essere presentate in Gran Breta

gna come voce autorevole del Ministro della Marina e cioè manifestazione del

Capo del più efficiente strumento bellico che gli S.U.A. possiedono, esse ven

gono accolte all'interno sempre più come espressione personale di un tempe

ramento violento e fanatico e non è anzi da escludere che invocazione Knox di

ieri di «impiegare flotta per spazzare dall'Atlantico minaccia tedesca» produ

ca nell'attuale momento reazione contraria.

Da notare a tale proposito che elementi più responsabili stesso Partito al potere, quali Capo Commissione Affari Esteri Senato, Senatore George, continuano ad aderire sempre più tenacemente ad una polit'ca di cauta attesa e sono anzi insorti contro tentativo Governo di dare a Paese sensazione che

«S.U.A. trovinsi già in guerra e che quindi non rimanga che adattarsi a fatto compiuto». Antiinterventista Senatore Wheeler, che già sulla base di una affermazione di un noto giornalista, che unità flotta americana avrebbe preso parte ad azione contro sommergibili tedeschi in Atlantico, aveva reclamato inchiesta da parte Commissione senatoriale affari navali, non ha oggi pe·rduto occasione per attaccare violentemente Ministro della Marina.

(l) Minuta autografa.

339

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6919/068 R. Ankara, 1° luglio 1941 (per. il 13).

Mi riferisco al mio telespresso in data del 20 giugno scorso n. 1232/690 (l) e comunico le seguenti ulteriori informazioni ed osservazioni sul Trattato germano-turco, desunte da colloqui confidenziali con personaggi politici turchi ed alti funzionari dell'Ambasciata di Germania.

Ambo le parti hanno negoziato e concluso il Trattato in funzione del problema russo-sovietico. I tedeschi hanno temuto che potesse risorgere e realizzarsi ora il progetto accarezzato dagli inglesi nel 1939 di servirsi della Turchia come della cerniera di una morsa le cui branche sarebbero state ad ovest la Gran Bretagna e all'est l'U.R.S.S .. I turchi hanno tremato al pensiero che Germania ed URSS potessero def'nitivamente intendersi a spese della Turchia. Perciò entrambi i contraenti si sono affrettati a buttar giù zavorra per raggiungere al più presto la meta, e così i tedeschi hanno finito col cedere (all'ultimo momento) sulla riserva degli impegni preesistenti ed i turchi hanno messo a tacere qualche loro scrupolo di fedeltà all'alleanza con l'Inghilterra.

Sembra che questa Ambasciata di Germania abbia avuto grandi difficoltà di far comprendere a Berlino che non era assolutamente il caso di impostare le trattative su richieste di passaggio di truppe e materiale bellico attraverso

32}

l'Anatolia o di una attiva collaborazione della Turchia nella guerra contro l'Inghilterra. Sta di fatto che la Turchia, disponendo di un territorio molto vasto di cui ha appena iniziato lo sfruttamento, ed avendo da pochi anni compiuto una rivoluzione che l'ha portata dal piano imperiale a quello di una piccola repubblica semiasiatica, non ha ambizioni di ordine esterno e non è pertanto sensibile a seduzioni e miraggi di compensi territoriali. Essa non ha cercato dal principio della crisi europea, e non cerca, che una sola cosa: garantire come meglio può la sua sicurezza. Soltanto per salvaguardare la sua indipendenza ricorrerebbe alle armi. Ma per ciò stesso si rifiuta ad ogni collaborazione compromettente con belligeranti: come non ha ammesso di discutere con la Germania sulla base dell'utilizzazione del suo territorio, così ha fatto comprendere in modo inequivocabile all'Inghilterra, prima dell'inizio del conflitto con i Sovieti, che non le avrebbe concesso alcuna base navale od aerea contro l'Asse e, dopo l'inizio del conflitto con i Sovieti, che non le avrebbe consentito di far passare attraverso il suo territorio materiale bellico destinato all'U.R.S.S..

(l) Non rim·enuto.

340

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. 179/219 R. Roma, 2 luglio 1941, ore 2,30.

Prego telegrafare se corrisponda verità che Macek abbia clandestinamente creato Partito croato con etichetta nazional-socialista a capo del quale avrebbe posto proprio cognato Augusto Kosutic. Detto Partito svolgerebbe opera di oppostzwne a carattere antimonarchico e a sfondo comunistoide nettamente antitaliana (1).

341

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6571/412-413 R. Tokio, 2 luglio 1941, ore 9,15 (per. ore 20).

nei riguardi conflitto fra Asse ed U.R.S.S., hanno in ultimo luogo dovuto esaminare suggerimenti giunti da Berlino che vi saranno indubbiamente noti.

Viene diramato stasera un comunicato che sarà trasmesso con Stefani Speciale e che è naturalmente assai vago, secondo era da prevedersi, data la situazione da me precedentemente esposta.

Matsuoka mi ha convocato peraltro nel pomeriggio di oggi insieme all'Ambasciatore di Germania per farci la seguente comunicazione verbale e strettamente confidenziale, che è identica salvo le necessarie varianti del preambolo:

«Nei riguardi della politica del Governo giapponese di fronte guer,ra attualmente in corso fra l'Italia e Germania da una parte e Russia sovietica dall'altra, ho il piacere di informarvi di quanto segue perché sia comunicato alla Eccellenza Conte Ciano.

Il Giappone si prepara per ogni poss:bile eventualità nei riguardi U.R.S.S. allo scopo unire sue forze a quelle della Germania e dell'Italia combattenti attivamente minaccia comunista. Giappone sta attualmente osservando sviluppi delle situazioni particolarmente nella Siberia Orientale, dec:so come è a distruggere regime comunista che vi è stabilito.

S.U.A.. A questo proposito vorrei attirare attenzione di V. E. su fatto che Giappone ha esercitato costante vigilanza in Pacifico compreso l'Oceano sud occidentale allo scopo trattenere queste due Potenze. E continuerà nei suoi sforzi anche intensificandoli ove necessario. Ritengo che V. E. converrà con me che ciò costituisce effettivamente un vitale contributo alla causa comune, in realtà non meno vitale di un intervento del Giappone nel momento attuale contro

U.R.S.S.. Giappone non può e non intende rallentare nel sud i suoi sforzi che d'altronde sono di una grandissima importanza su tutto il corso della guerra dalla quale io ho la più grande fiducia che l'Italia e la Germania usciranno presto vittoriose. Assicuro V. E. una volta di più che Governo giapponese non mancherà di agire in conformità degli scopi e dello spirito del Patto Tripartito 1>.

342.

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6563/188 R. Shanghai, 2 luglio 1941, ore 11 (per. ore 22).

Nanking l" luglio. Giunto in volo Nanking ore 18 accolto con massimi onori e con picchetto armato sono stato ricevuto subito da Presidente Wang Ching Wei, al quale ho dato lettura del messaggio (1).

In risposta Presidente espresso profonda gratitudine e sincero apprezzamento. Ho messo in luce coerenza del governo fascista costante atteggiamento amichevole di V. E.. Ha ricordato concetti espressi nello scambio telegrammi del gennaio anno 1940 (l) oggi più vivi che mai.

Ha espresso (il desiderio di) ricambiare con '".1tta cordialità auguri del Governo fascista e personali di V. E. assicurandomi della sua solidarietà nell'attuale lotta dell'Italia e Germania per stabilire un nuovo ordine in Europa in stretta connessione col nuovo ordine in Asia a creare il quale egli in collaborazione col Governo giapponese consacra tutti i suoi sforzi e tutta la sua energia.

Wang Ching Wei ha aggiunto che pone subito allo studio le questioni formali relative al perfezionamento delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. Ha apprezzato come gesto particolarmente amichevole decisione di V. E. inviare me qui a Nanking per rimettergli personalmente messagg'o.

(412) Mio telegramma n. 392 (2). Oggi sono terminate con una decisione sanzionata dall'Imperatore riunioni del Gabinetto e Comando Supremo che, in ordine atteggiamento giapponese

(l) -Per la risposta vedi D. 357. (2) -T. 6312;392 R. del 26 giugno, ore 1,50, con il quale Indell1 aveva comunicato che si susseguivano conferme d! collegamento fra il Governo e il Comando Supremo per decidere 11 programma di azione nipponica nonché le divergenze di pareri impedivano per il momento conclusioni efficienti.

(413) Stimo inutile aggiungere che, per raggiungere tale obiettivo ed allo scopo frenare l:n Estremo Oriente Russia sovietica nella sua lotta colle potenze dell'Asse, l'incremento dei preparativi militari è, fra l'altro, costante preoccupazione Governo giapponese. Nel tempo stesso, devo dichiarare che Governo giapponese ha deciso assicurarsi punti appoggio nell'Indocina francese, che rendano possibile al Giappone di rafforzare sua pressione sulla Gran Bretagna e

(l) Vedi D. 330.

343

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6585/722 R. Bucarest, 2 luglio 1941, ore 21,40 (per. ore 9 del 3).

Sono stato ricevuto oggi da Mihail Antonescu. Mi ha detto subito con molta franchezza come in questi ultimi tempi suoi sforzi per una maggiore intesa con l'Italia siano rimasti senza eco a Roma. Egli ritiene che non si debba perdere tempo perché il momento storico è tale che necess~ta fissare di urgenza posizioni che permettano all'Italia ed alla Romania armonizzare fin da ora la loro politica nell'avvenire.

Tale opera gli sembra tanto più facile in quanto è fondata non solo su affinità sentimentali di valore forse effimero ma su identità di interessi di valore capitale. Ha accennato infine al viaggio di Bottai a Cluj (2), lamentandosi che anche per questo gesto Roma non avesse voluto mostrare le sue buone disposizioni verso la Romania. Ha concluso infine rievocando i due Memoriali Antonescu e dicendo che fidava nell'appoggio del Governo fasc:sta per la realizzazione alle legittime aspirazioni romene.

Ho risposto che era errato supporre che i suoi sforzi restassero senza eco a Roma dove avevo precise istruzioni da V. E. di adoperarsi per una sempre più stretta intesa itala-romena. Sarei stato un fedele interprete di queste istruzioni. Concordavo sull'opportunità che Italia e Romania armonizzassero la loro futura politica balcanica stabilendo contatti intimi fin da ora. Viaggio Bottai era episodio che non occorreva supervalutare ed erano state precisate ragioni per le quali non si era potuto rinviare. Quanto alle aspirazioni romene Governo fascista le avrebbe certamente esaminate con molta comprensione e simpatia.

Antonescu è rimasto soddisfatto mie dichiarazioni. Egli è stato molto categorico e deciso nell'affermare che intende orientarsi su Roma. Presenterò credenziali nei prossimi giorni non appena il Re ritorna da Sinoia.

(l) -Vedi serie IX, vol. III, DD. 71 e 80. (2) -Vedi D. 271.
344

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A RIO DE JANEIRO, SOLA, A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, E A SANTIAGO, DE ROSSI

T. 25292 P. R./C. Roma, 2 luglio 1941, ore 24.

Ministro degli Esteri uruguayano in occasione recentissimo colloquio (19 corrente) con R. Ministro a Montevideo ha, tra l'altro, dichiarato: l) di non escludere affatto un prossimo collasso inglese;

2) che intervento nordamericano non era affatto sicuro e che forse non sarebbe giunto in tempo;

3) che governo uruguayano si sarebbe ben guardato da compiere gesti destinati a produrre risentimenti e meno ancora rottura con Germania e specie con l'Italia;

4) che stesso Governo si sarebbe limitato ad intese per una collaborazione sudamericana allo scopo di una comune difesa contro le probabilità di una guerra atlantica prolungata.

Ammissioni Guani, antesignano interventismo nord-americano nell'America Latina, appaiono in questo momento significativo. Informatene nella forma che riterrete più opportuna ed in via confidenziale ed amichevole codesto Governo (1).

345

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. UU. S. N. D. 180/455 R. Roma, 2 luglio 1941 (2).

Personale per Lequio.

Vi è noto che con la lettera in data 3 giugno (3), da me inviata a Serrano Sufier dopo il colloquio Duce-Fuhrer al Brennero (4), avevo prospettato a cotesto Ministro degli Esteri l'opportunità di un nostro incontro a Roma o in altra località italiana. Con la sua risposta in data 9 giugno (5) Serrano accettava l'invito e dichiarava di rimanere in attesa di ulteriori comunicazioni.

I successivi sviluppi, militari e politici, della situazione hanno finora impedito di dar corso al progettato incontro né sembra che gli attuali avvenimenti ne facilitino l'esecuzione. Vi prego pertanto di recarvi da Serrano ed esporgli opportunamente quanto segue:

Rimane naturalmente in me il vivo desider'o di rivedere Serrano, al quale vorrete rinnovare il mio più amichevole e cameratesco saluto e dire che la reazione determinata nella Spagna dalla guerra contro i Sovietici (l) è stata qui notata con viva simpatia per il suo s:gnificato di spontanea ed immediata conferma della necessità della partecipazione della Spagna al grande e comune compito di ricostruzione europea.

L'inizio della guerra antibolscevica ha infatti ribadito con assoluta evidenza il senso e gli scopi dell'azione dell'Asse ed ha recato un nuovo e vigoroso impulso alla chiarificazione dei problemi europei, non esclusi ed anzi in particolare modo compresi quelli che -come la pubblica adesione della Spagna al Tripartito -avrebbero formato oggetto della mia conversazione con Serrano. In questo stato di cose è forse consigliabile rinviare la trattazione delle questioni di comune interesse. Assicurate peraltro Serrano che seguo con il più vivo e cameratesco interesse la fervida opera che egli svolge in questo momento per garantire alla Spagna rivoluzionaria il posto che le compete nella grande ora che volge per i destini dell'Europa.

A colloquio avvenuto. telegrafate (2).

(l) -Rispose il solo De Rossi, vedi D. 370. (2) -Manca l'indicazione dell'ora d! partenza. (3) -Vedi D. 205. (4) -Vedi D. 200, nota l. (5) -Vedi D. 233.
346

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (3)

L. (4). Roma, 2 luglio 1941 (5).

Desiderio in primo luogo e di cuore ri.ngraziarVi per la lettera che mi avete mandato (6) e che mi ragguaglia sull'andamento della prima fase delle operazioni contro la Russia.

I bollettini di domenica 29 diramati dal Vostro Comando mi avevano già confermato nella convinzione espressaVi nella mia precedente (7) e cioè che la campagna contro la Russia terminerà con un trionfo delle Vostre armi. Lo spazio non è un ostacolo per unità manovriere come le Vostre, ma un vantaggio. Che in questi ultimi anni l'organizzazione militare dei soviet avesse realizzato dei progressi notevoli mi era noto, ma quanto mi dite, Fiihrer, costituisce anche per me una sorpresa. Appare chiaro che questa potente organizzazione militare, non potendo essere con noi, sarebbe in un dato momento stata

contro di noi. È quindi necessario e provvidenziale eliminarla per togliere alla Gran Bretagna ogni speranza di soccorsi da parte del continente europeo. Lo schieramento delle Nazioni europee con effettivi regolari o con volontari contro la Russia dei soviet, è in realtà uno schieramento diretto anche contro la Gran Bretagna che si è alleata al Cremlino. Questo è molto importante per gli ulteriori sviluppi della guerra e per quanto concerne l'intervento americano che ha, a mio avviso, subito un tempo di arresto. Liquidata la Russia, la sorte della Gran Bretagna non tarderà molto act essere aeclsa, specie se ci riuscirà di portare nel nostro campo la Turchia ed attaccare l'Egitto da due lati.

Per quanto concerne l'invio del corpo ltar1ano, le tre Divisioni sono pronte e possono partire non appena saranno ftssatl rra 1 competenti fattori gli orari.

Accolgo con gioia la proPosta che mi rate dl nostro incontro al Vostro Quartier Generale e ritengo che dal punto di vista politico e morale avrebbe una grande ripercussione fra i nostri due popoli e nel resto del mondo. Il compito di battere la Russia ed estirpare il bolscevismo è veramente epico, e l'averlo osato tornerà a gloria imperitura delle Vostre Armate e della Rivoluz:one dell'Asse.

Desidero, FUhrer, che in questa grande ora della Vostra vita e della storia del Vostro popolo, mi sentiate a Voi, cameratescamente e fedelmente vicino.

(l) -Vedi D. 301. (2) -Per la risposta di r.equio vedi D. 352. (3) -Ed. in D. ALFIERI, Due dittatori eli fronte, cit., pp. 359-360. (4) -Minuta autografa. (5) -Non vi sono indicazioni sul m•èZZO di trasmissione di questa lettera e sulla sua consegna. (6) -Vedi D. 335. (7) -Vedi D. 299.
347

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 2 luglio 1941.

In merito alle richieste presentate dall'Altezza Reale il Duca di Spoleto nel promemoria a'l Duce in data 23 giugno (1), riterrei che si potrebbe rispondere:

a. --Che gli verrà data conoscenza di tutti i documenti che interessano la Croazia. Una collezione completa degli Accordi intervenuti e il testo delle trattative che li hanno preceduti gli viene ora mandata; così pure per le trattative economiche in corso. b. --Per quanto riguarda la deliberazione della Dieta croata per la sua nomina a Re di Croazia, gli viene inviato il testo di un telegramma da Zagabria (2) nel quale era precisata la procedura che PAVELIÉ si propone di seguire a tale riguardo. Tale procedura che prevede appunto la convocazione della Dieta è stata confermata da PAVELIÉ a Casertano nel recente viaggio a Venezia. c. --Per quanto riguarda la promulgazione dello Statuto, la cosa potrà essere segnalata a Casertano.

Se Voi, Eccellenza, lo autorizzate potremmo mandare copia del promemoria del Duca a Casertano, per sua opportuna conoscenza (3).

(l) -Vedi D. 305. (2) -T. s. n. d. 4243/51 R. del 10 maggio 1941, non pubblicato. (3) -Su questo appunto Ciano ha scritto: «SI».
348

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. S. N. D. 6599/300 R. Zagabria, 3 luglio 1941, ore 1 (per. ore 23).

Ho avuto ieri sera conversazione col Ministro Lorkovic che si è mostrato molto stupito per nostra comun'cazione relativa confini Montenegro e Slovenia (l); per quest'ultima ha soggiunto che non riteneva si fosse già al fatto compiuto.

Ho creduto perciò opportuno notiftcargli oggi stesso mediante lettera R. Decreto 3 maggio costituzione provincia Lubiana e carta annessa.

Lorkovic, che aveva precedentemente conferito col Poglavnik sull'argomento confinario, ha accennato al timore che possano nascere incidenti fra truppe italiane e croate nel territorio bosniaco che oggi l'Italia rivendica e tutti i croati ritengono acquisito alla Croazia. Sulle intenzioni del Poglavnik si è espresso laconicamente, ed ho potuto soltanto sapere che egli vorrebbe comunicare al Duce impossibilità addivenire alla firma accordo confinario, montenegrino, e perciò propone che questione venga risolta dall'Italia unilateralmente per R. Decreto. Ha detto di aver notato che Poglavnik è profondamente triste.

Stamane ho visto PAVELIÉ che ha mostrato palese riserbo. Si è limitato a dichiararmi che non può «assumersi cosi grande responsabilità di fronte al paese. Linea Drina rappresenta mutilazione due distretti bosniaci già considerati dalla opinione pubblica come appartenenti alla Croazia».

Mi ha poi parlato dell'assenza del Maresciallo Kvatemik al quale egli deve chiedere consiglio su questione confinaria. Mi ha comunicato che convocherà domani Consiglio dei Ministri di cui fanno parte anche elementi bosniaci come lo stesso Vice Presidente.

349

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6634/191 R. Shanghai, 3 luglio 1941, ore 12 (per. ore 8,30 del 4).

Nanking 2 luglio. Mio telegramma n. 189 (2).

Dopo il banchetto da lui offerto per festeggiare riconoscimento itala-tedesco Wang Ching Wei in un lungo cordiale colloquio ha voluto precisarmi che nel gesto del Governo italiano egli apprezzava oltre l'amicizia di cui sapeva il valore, il significato profondo che esso prendeva nell'attuale momento.

In questi giorni egli pensava intensamente al Duce come al primo uomo di Stato nel mondo che aveva sentito e combattuto il pericolo bolscevico. In questi giorni la nuova Cina anti-comunista si sentiva più che mai vicina alla Italia di Mussolini.

Chiedendo di trasmettere a V. E. i rinnovati sentimenti della sua riconoscenza, il Presidente ha aggiunto che per il perfezionamento dei rapporti diplomatici itala-cinesi si rimetteva a quello che V. E. più ritenesse opportuno. Mi ha fatto intendere tuttavia che sarebbe lieto se ciò potesse avvenire presto e se l'Italia rimanesse sempre al primo posto. Gli ho risposto che avrei informato V.E..

Subito dopo Ministro Affari Esteri mi ha detto che l'eventuale presentazione delle lettere potrebbe avvenire tra due settimane. Gli ho risposto che avrei informato Palazzo Chigi.

(l) -Vedi D. 330. (2) -Non pubbllcatn.
350

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COWNNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6623/972 R. Washington, 3 luglio 1941, ore 21,19 (per. ore 8 del 4).

Proposta avanzata dal Governo dell'Uruguay 21 giugno alle Repubbliche americane di non considerare belligerante qualsiasi nazione di questo continente che venisse in guerra con un paese non americano (1), è stata riscontrata con nota del 2 corrente da Sottosegretar:o di Stato Wells Dumner.

Risposta di questo Governo approva calorosamente l'iniziativa ripetendo solite affermazioni proprie della fraseologia politica panamericana (fronte unico delle democrazie, individibiltà della sicurezza dei singoli stati ecc.) e ricorda come legge sulla neutralità degli S.U.A. contenendo clausole che sospendono sua applicazione nei confronti di repubbliche americane aggredite da nazioni transoceaniche sia già in linea con la proposta Uruguayana.

La stampa commenta rilevando, non senza disappunto, rifiuto argentino e perplessità del governo cileno in merito alla proposta stessa.

351

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6642/420-421 R. Tokio, 4 luglio 1941, ore 8,39 (per. ore 18,40).

{l) Vedi D. 292. {2) Vedi D. 341.

J31

l" -In linea principale: azione verso sud, che è risultata essere quella che è più accetta alle forze armate ed alla massa popolare, sia per vantaggi pratici che offre all'espansione nipponica, sia perché contempla una radicale soluzione della questione cinese. Tale azione è quella che sul terreno politico offre maggiore possibilità di manovra e su quello militare, affidato principalmente alla artiglieria, maggiore probabilità di successo. Essa offre soprattutto come base di partenza, secondo è precisato nella comunicazione citata, l'Indocina francese si giustifica colle intese militari nippo-indo-cinesi di Hanoi del settembre dello scorso anno, colla necessità liquidare Campagna contro Chung King, colla convenienza di tendere la mano al Thai.

Contro questo complesso di buone ragioni hanno finora urtato inutilmente pressioni tedesche dell'ultima ora dopo scoppio conflitto con U.R.S.S..

(420) Dalla comunicazione riservata, che è stata oggetto del mio telegramma n. 412-413 (2) possono essere desunte nelle grandi linee decisioni prese da Conferenza Imperiale circa programma d'azione giapponese.

(421) 2° -Nei riguardi U.R.S.S.: attesa dello svolgersi degli avvenimenti militari per ora ancora lontani ed inoperanti in Estremo Oriente e vigilanza sopra rafforzamento basi russe verso Giappone soprattutto se (attuato) con eventuali aiuti americani. Si ritiene qui non ancora maturato momento per agire verso nord con efficacia e senza spreco di forze. Fra J'altro sono migliaia i pescatori giapponesi che trovansi in acque russe per accrescere riserve del più essenziale alimento di questo paese. È naturalmente impossibile prevedere anche approssimativamente tempi e sviluppi di tale programma.

352

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6649/504 R. Madrid, 4 luglio 1941, ore 20 (per. ore 7 del 5).

Vostro 455 (1).

Fatta stamane comunicazione di cui telegramma succitato.

Serrano si è mostrato vivamente grato per la continua prova di amicizia, e desidera farVi pervenire suoi più cordiali ringraziamenti. Egli si è altresl compiaciuto per il fatto che Italia fasc:sta apprezzi giusta misura partecipazione Spagna crociata antibolscevica e segua con attenzione e interesse progressivo incoercibile avvicinamento Nazione iberica causa Asse con cui presto essa formerà saldo blocco politico militare.

Pur comprendendo motivi che inducono rinvio Serrano è spiacente dover per ora rinunziare incontro con V. E. dato che gli sarebbe stato gradito e utile scambio idee su situazione generale nonché su interessi comuni due Paesi Mediterraneo. Egli spera pertanto che favorevole occasione per realizzare tale eventualità possa presentarsi al più presto.

353.

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 22485/302-303-304 P. R. Zagabria, 4 luglio 1941, ore 22,20 (per. ore 3 del 5).

«DucE, ho ricevuto la Vostra (l) e l'ho letta con tutta l'attenzione e il rispetto che meritano gli argomenti da Voi trattati. Vi sono grato della sollecitudine colla quale avete voluto esaminare tutti i problemi rimasti in sospeso tra l'Italia e la Croazia e dei lavori che mi annunziate per una rapida delimitazione dei confini e per la convenzione di Spalato e le altre quest:oni.

Per quanto 'riguarda il Sangiaccato ho accennato già nella mia lettera precedente (2) le ragioni di carattere interno ed etniche per cui le popolazioni di una parte di Sangiaccato si considerano croate e chiedono di essere territorialmente unite alla Bosnia. Benché sia per noi molto difficile e doloroso rinunziare a questo territorio, apparendo come -rinunziatari verso popolazione non solo del Sangiaccato che aspettavano una soluzione da esse invocata, posso prendere io la responsabJità di non rivendicare territori del Sangiaccato, qualora verrà stipulato un accordo secondo il quale si può addivenire scambio di popolazioni del Sangiaccato, cioè tra popolazione ortodossa di Croazia e popolazione mussulmana di religione ma di razza croata del Sangiaccato stesso, in modo da evitare per il futuro ogni conflitto di stirpi.

Tanto più che fra i montenegrini che sono tutti ortodossi e i mussulmani del Sangiaccato, appunto la diversa religione provocava le lotte secolari che hanno sempre turbato la pacificazione di questo settore, e così sarebbe anche nel futuro.

a) etnicamente perché propr:o su questi territori la popolazione è compattamente croata, benché di religione mussulmana;

b) storicamente questi territori appartenevano alla Bosnia nei tempi preturchi; durante quattro secoli di occupazione turca; durante quaranta anni di occupazione austro-ungarica.

L'Austria-Ungheria quando aveva occupato nel 1878 la Bosn:a, aveva nel medesimo momento occupato anche tutto il Sangiaccato, ma anche allora

il confine tra Bosnia e Sangmccato non era sulla Drina, bensì quello storico che è segnato su tutte le carte geografiche ad est della Drina cioè Uvac, Rudo, Metaljka, Kladnik, Cestin, Obzir, e poi lungo il fiume Tara sino a Hum come è segnato anche sulla carta geografica del Ministero degli Af'fari Esteri quale antico confine del Montenegro.

Quando nel 1908 l'Austria ha sgomberato il Sangiaccato, si è ritirata su questo confine non per ragioni strategiche o per tenervi una testa di ponte, ma perché questo confine esisteva già essendo l'amministrazione bosniaca entro questo stesso confine, mentre Sanglaccato era amministrato dall'Impero turco malgrado l'occupazione militare austriaca.

Sono pienamente d'accordo con Voi, Duce, che nel delimitare il confine si debba fare opera duratura e costruttiva, e appunto per questo Vi prego di tener conto delle ragioni che Vi ho esposto. Io comprendo completamente gli interessi dell'Italia alleata ed amica per la definizione del territorio del Montenegro, e per ciò con animo leale sacrifico tutte le aspirazioni territoriali chiedendo soltanto la tutela per lo scambio delle popolazioni e pregandoVi di assicurarci il nostro confine storico ed etnico, come sopra ho indicato.

Se vorrete telegrafarmi la Vostra approvazione, io provvederei, col Ministro Casertano a perfezionare accordo confinario con indicazioni confine storico croato montenegrino aggiungendo un articolo di contenuto generico per lo scambio di popolazioni.

Vi ringrazio Duce e Vi prego credere sempre alla mia immutabile devozione. Vostro PAVELIÉ ».

Testo che precede mi è stato comunicato alla presenza Ministro degli Af'fari Esteri dopo riunione Consiglio dei Ministri che ha avuto luogo stamane ore 10 alle 13 (1).

(l) Vedi D. 345.

(302) Trasmetto testo seguente lettere Poglavnik diretta al Duce:

(303) Per quanto riguarda il confine tra Croazia e Montenegro, cioè dalla confluenza del Lim nella Drina fino Hum, debbo dirVi, Duce, che non posso difendere la soluzione propostami né prendere su di me e sul Regime la responsabilità di cedere al Montenegro una parte di terr;torio bosniaco che tutti da noi considerano già nazionale e la cui rinunzia sarebbe una mutilazione di due distretti e mezzo della Bosnia, per le seguenti ragioni:

(l) -Vedi D. 332. (2) -Vedi D. 30&.

(304) Se i distretti di Cajnice, Foca e parte di quelli di Vicegrad dovessero passare al Montenegro si creerebbe l'incresciosa situazione di circa centomila croati che non sono stati mai in passato sotto il Montenegro e che non si potrebbero assimilare proprio per il fatto che sono croati quasi totalmente di religione mussulmana.

354

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 4 luglio 1941.

L'Incaricato d'Affari di Cina comunica di aver ricevuto istruzioni dal suo Governo di rompere le relaz:oni diplomatiche con l'Italia. In seguito a tali ordini egli si dispone a partire, insieme al suo personale.

L'Incaricato d'Affari ha chiesto di essere ricevuto da Voi, Eccellenza, per annunziare ulllcialmente quanto precede e per congedarsi.

(l) Per la risposta vedi D. 356.

355

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7021/14 R. Rio de Janeiro, 4 luglio 1941 (per il 16).

In una intervista avuta 1en con il Ministro Aranha, gli ho chiesto quale sarebbe stato l'atteggiamento del Brasile nei riguardi della proposta uruguayana dirètta a considerare « non belligerante ~ quella o quelle nazioni americane che si trovassero coinvolte in conflitto con Potenze europee.

Mi ha risposto «che non sapeva vedere come il Brasile avrebbe potuto negare la sua adesione ad un principio che era già implicito nelle intese di

Avana~.

Gli ho chiesto quale, secondo gli constava, sarebbe stato l'atteggiamento dell'Argentina e del Perù.

Per quanto riguarda il Cile, egli non aveva ancora informazioni ufficiali. Per quanto riguarda l'Argentina, gli risultava invece che il Governo di Buenos Ayres avrebbe risposto esprimendo un generico apprezzamento per la proposta uruguayana, manifestano tuttavia l'avviso che non occorreva far lungo ad una nuova e speciale dichiarazione rispetto «ad un principio che era già impli

cito nelle intese di Avana •·

Ho fatto rilevare ad Aranha che l'illazione impiegata dall'Argentina per rispondere, in sostanza: no, era assolutamente identica a quella che impiegava lui per rispondere: si -Il Ministro degli Esteri ha perfettamente compreso l'ironia delle mie parole, e, spostando la conversazione del suo carattere umciale a quello intimo e confidenziale, mi ha illustrato come la posizione del Brasile è diversa da quella dell'Argentina. Sebbene l'opinione pubblica in Argentina sia molto più accesa contro l'Asse, o piuttosto contro la Germania, di quello che non avvenga in Brasile, e, sebbene il Governo di Buenos Ayres dimostri utncialmente verso la Germania riserve e ditndenze di cui in Brasile non vi è esempio, tuttavia si trova in situazione molto più libera e indipendente nei riguardi dell'America del nord, ciò che permette a quel Paese di prendere certi atteggiamenti abbastanza appariscenti, che il Brasile non può concedersi il lusso di assumere.

Aranha è un filo-americano a spada tratta: ma, ai tanti argomenti ideologici, egli aggiunge quelli che derivano dall'asservimento dell'economia brasiliana a quella nord-americana. Egli confessa candidamente che la situazione economica del Brasile sarebbe oggi insostenibile senza il beneplacito americano, dato che i 4/5 dell'esportazione del caffè sono assorbiti, nelle presenti contingenze, dagli Stati Uniti, rimasti in pratica il solo importante compratore. È l'apporto dei prestiti americani che mantiene in piedi la strutture finanziaria dello Stato, ciò che significa mantenere in piedi, indirettamente, l'attuale regime, che correrebbe il rischio di crollare se si verificasse un crollo della economia interna del Paese. Queste sono le franche chiarissime ammissioni del Ministro degli Esteri.

26 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

Nel pomeriggio di oggi sono stato ricevuto in udienza, non ufficiale, dal Presidente Vargas, con il quale ho lungamente discusso la situazione internazionale.

Il Presidente è convinto dell'inevitabile entrata degli Stati Uniti nella

guerra.

Senza fare nessuna affermazione impegnativa (ciò che non corrisponde né

al suo metodo né al suo carattere) il Presidente ha lasciato trasparire il suo

fermo desiderio di mantenere la rotta del Brasile nel quadrante della neutra

lità, anche se pericolose correnti minacciano deviarla.

Ho obiettato che, se il Brasile non compie gesti precisi, nonché formali,

che indichino la sua direttiva costante, precisa, checché avvenga, gli Stati

Uniti profitteranno della attuale prudenza del linguaggio ufficiale del Brasile

per interpretarlo a modo loro, e formare una soluzione di loro convenienza.

A mio avviso, gravissimi pericoli si addensavano sul Brasile e più gravi sareb

bero divenuti nel momento in cui gli Stati Uniti fossero entrati effettiva

mente nel conflitto, perché da quell'istante la loro interferenza non avrebbe

più obbedito ad alcun riguardo e sarebbe diventata insolente e senza scrupoli.

Egli non doveva giudicare le relazioni degli Stati Uniti col Brasile alla stregua di oggi, quando la Casa Bianca usa ancora, nei confronti dei Paesi sudamericani, e perciò anche del Brasile, certi riguardi: questi sarebbero cessati nel momento in cui gli Stati Uniti si fossero gettati in una lotta di vita o di morte. Dovevo consigliarlo perciò (finché era in tempo) di far conoscere alla opinione pubblica mondiale che il Brasile non è e non si sente minacciato dall'Asse, mostrandogli la gravità delle affermazioni di Roosevelt sui pericoli che correva l'integrità territoriale delle coste sudamericane che fronteggiano Dakar. Con queste affermazioni, del Brasile non smentite, il Presidente Roosevelt piazzava davanti all'opinione pubblica mondiale il problema della difesa panamericana, ciò che significava, in parole povere, occupazione delle Azzorre, delle isole del Capo Verde e delle basi costiere brasiliane.

Il Presidente non ha mancato di rendersi conto dell'estrema serietà delle mie parole. Ha tenuto a farmi rilevare che quasi tutti i suoi discorsi costituiscono indiretta risposta alìe atrermazioni di Roosevelt: «disgraziatamente non poteva parlare in modo più perentorio per non essere accusato di filonazismo ».

In quanto alla iniziativa uruguayana ha dimostrato di disapprovarla.

Facendo poi una diretta referenza all'atteggiamento di riserve dell'Argentina, e rispondendo indirettamente alle mie allusioni circa l'atteggiamento del Brasile, mi ha detto «Tutta la politica di neutralità dell'Argentina, e di conseguenza la politica similare di altri paesi sudamericani, si è manifestata e consolidata intorno alla sostanziale resistenza che il Brasile ha sempre offerto, seppure in modo non teatrale, alla politica interventista ».

Ho riconosciuto col Presidente che ciò era sacrosantamente vero: ma ho battuto ancora sul tasto che, nella situazione attuale, anche i gesti appariscenti, come quello dell'Argentina, hanno qualche influenza e che pertanto, se egli voleva «sperare>> di tener il Brasile saldamente ancorato ad una vera ed effettiva neutralità, sembravami indispensabile che la sua «sostanziale» politica neutralistica, diventasse più apparente, solo con ciò egli poteva dar forza alle correnti isolazioniste, di cui non conveniva svalutare l'importanza, e che esistono, non soltanto in Brasile e in altri Stati sudamericani, ma anche e soprattutto negli Stati Uniti, sul silenzio ufficiale del Brasile nei confronti del ciarliero Roosevelt, tali correnti non trovavano un punto d'appoggio, tanto più che Roosevelt, dopo aver detto che il Brasile è minacciato, poteva ben presto avere il cinismo e la sfacciataggine di affermare che il Brasile si sentiva minacciato.

Presentandosene l'occasione, e provocandola se non si presentasse, non mancherà di insistere col Presidente su questo tema.

356

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. S. N. D. 25809/232 P. R. Roma, 5 luglio 1941, ore 17,30.

Vostro 302-304 (1).

Comunicate al Poglavnik che il Duce nello spirito di amicizia del quale è stato sempre animato nell'esaminare le questioni che interessano la Croazia ha inteso dare a PAVELIÉ una nuova prova di comprensione e aderisce perciò a fissare il confine tra Croazia e Montenegro sulla base di quello storico indicato dal Poglavnik, che segue il tracciato da Uvac, Audo, Metaljka, Kladnik, Cestin, Obzir, e poi lungo il fiume Tara sino a Hun. Detto confine viene da noi reso pubblico domani, con riserva di addivenire in sede di delimitazione frontiera a opportune rettifiche per dare a linea confinaria tracciato più breve e uniforme.

In rispondenza a questo amichevole gesto di pronto accoglimento della proposta del Poglavnik noi ci attendiamo da parte sua un analogo gesto di comprensione e di amicizia per sgomberare il terreno una volta per sempre delle questioni che pesano tuttora sui rapporti tra i due popoli. Mi riferisco in modo particolare al progetto di Convenzione per Spalato e al testo di Convenzione economica per la Dalmazia. Ricordate al Poglavnik che i due testi predetti sono stati da noi formulati non solo nello spirito ma nella stretta conformità degli impegni reciprocamente assunti nei patti del 18 maggio. Ricordategli che i sacrifici da noi fatti nel limitare al minimo la loro contropartita e la loro giustificazione in una intima collaborazione economica e doganale e soprattutto in accordi tali che offrissero alla Dalmazia italiana la possibilità di vivere. Viceversa le recenti misure doganali e fiscali adottate da codesto Governo nei riguardi dei nostri territori dalmati come pure le tergiversazioni nell'addivenire ad un accordo per sanare una situazione di tal genere lasciano dubitare che l'amicizia dimostrata dall'Italia da lunghi anni al movimento croato e le prove tangibili che essa ha dato e continua a dare di tale amicizia non siano state valutate alla loro giusta misura e che ad esse non si risponda con pari immediata comprensione. Insistete perciò perché a chia

rificazione completa dei nostri rapporti ed in occasione della definitiva sistemazione delle frontiere vengano con deciso gesto del Poglavnik risolte anche le questioni di Spalato e della stuazione economica deìla Dalmazia.

Per quanto riguarda scambio popolazioni Sangiaccato siamo in massima d'accordo e R. Governo esaminerà questione, dopo avere presentito Alto Commissario Montenegro. Fate comunque presente al Poglavnik che, date plebiscitarie prove di attaccamento otiertec: da popo:azioni, non potremo andare al di là di riconoscere a coloro che vogliono espatriare la facoltà di emigrare Croazia. In questo caso R. Governo sarà pronto dare tutte facilitazioni.

(l) Vedi D. 353.

357

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 23333/651/346 P. R. Zagabria, 5 luglio 1941 (per. il 10).

Notizie di cui al telegramma di V. E. n. 219 (l) corrispondono soltanto in parte alla realtà della s:tuazione del cosiddetto partito nazionalsocialista in Croazia.

Ho potuto sapere che l'Ing. Kosutic, non è cognato di Macek, bensì genero del defunto esponente croato Stefano Radic. Egli aveva, come è noto, strettamente collaborato con PAVELIÉ nel periodo in cui questi fu profugo in Italia; emigrato poi negli Stati Uniti, era entrato in forte opposizione con Io stesso PAVELIÉ; rientrato in Croazia circa quattro anni addietro, aveva aderito al partito rurale di cui divenne Vice Presidente.

Con l'avvento al potere di Poglavnik, il Kosutic ricevette un primo avvertimento: fu infatti arrestato per essere intervenuto, sembra, a una riunione di elementi di opposizione tra i quali era presente anche certo Dottor Godevic, esponente della tendenza nazional-socialista in Croazia.

Questa circostanza, oltre alla solidarietà che suole legare di fatto gli elementi all'opposizione, può aver dato origine alla notizia, riferita nel telegramma sopra citato, della costituzione, da parte di Macek, di un nuovo partito croato, a etichetta nazionalsocialista.

Non è da escludere che in esso si vengano raccogliendo molti degli elementi del partito rurale, ma la composizione del nuovo partito è prevalentemente estranea al vecchio movimento: vi affluiscono molti elementi sinora apolitici e molti paveliciani, a insaputa dello stesso Poglavnik, o per suo consiglio allo scopo di essere informato dell'attività del Partito stesso.

In realtà il partito nazionalsocialista, se pure non legalmente, esisteva in Croazia da tempo e per i suoi principi e le sue tendenze era ed è in contrasto con i principi informatori del partito rurale.

Il regime totalitario e rivoluzionario degli <( ustascia » non poteva, evidentemente, esser favorevole all'esistenza di un altro partito qualsiasi, anche se

protetto dall'etichetta nazionalsocialista. Per ovvi motivi di prudenza per molto tempo esso fu lasciato stare nella sua ambigua esistenza, sottoposto d'altronde ad attenta sorveglianza da parte di elementi fidati.

Senonché ultimamente, nel suo grande discorso di politica interna del 30 giugno, il Poglavnik ha ritenuto giunto il momento di rompere gli indugi e, in presenza di tutti i Prefetti e gerarchi del partito, nel riaffermare l'indistruttibile compattezza del Regime, ha tra l'altro dichiarato:

«...chiunque pensi di giovare alle sue ambizioni personali, mettendo la maschera di qualche idea nebulosa o inventata o artificiosa, oppure abusando del nome, dei sogni e degli emblemi, in modo indegno e indecoroso, sia pure dei grandi popoli nostri amici, tutti questi lavorano contro gli interessi del popolo croato e si rendono colpevoli, vilmente colpevoli, verso l'altissima dignità e gli altissimi ideali dei nostri grandi amici e alleati, i cui ideali sono anche i nostri ideali~.

L'avvertimento di Poglavnik, che non è stato riportato nel sunto del discorso pubblicato dalla stampa, è chiaro e tempestivo. Non credo però che, se non interverranno nuovi motivi pressanti, il Poglavnik possa stroncare l'attività del Partito o disporre per il suo scioglimento.

Mi riservo comunque di riferire nuovamente sull'argomento, in particolar modo circa il carattere del Partito, che non mi risulta sinora essersi manifestato antitaliano, antimonarchico e comunista.

(l) Vedi D. 340.

358

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 6725/285 R. Teheran, 6 luglio 1941, ore 21,10 (per. ore 10,45 del 7).

Mellini Pance ha avuto colloquio oltre due ore con Gailani e Mufti. Essi ringraziano V. E. e Governo italiano per interessamento loro persone e loro causa.

Mufti ha insistito che recenti avvenimenti Iraq costituiscono appena inizio lotta che egli e suoi amici intendono continuare sino alla fine a fianco dell'Asse qualunque sia per essere svolg'mento avvenimenti futuri.

Inghilterra è e rimarrà sempre il nemico degli arabi che non accetteranno mai alcun compromesso e che continueranno combattere anche se rimanessero soli.

Gailani condivide tali idee ed ha ripetuto che, nell'ultimo colloquio con Cornewallis, spontaneamente e senza nostre pressioni od offerte, egli rifiutò di rompere relazioni diplomatiche con l'Italia, condizione sine qua non imposta dall'Inghilterra per riconoscere suo Governo ed addivenire ad un'intesa.

Ha ricordato che primo periodo ostilità, e quando colleghi ed amici titubavano dubitando dell'aiuto dell'Asse, egli rifiutò nettamente allettanti proposte inglesi inoltrategli da Angora che comprendevano riconoscimento suo Go

verno e completo accordo su applicazione del Trattato molto meno gravoso di quello accettato ora dal Governo illegale di Madfai.

Pur confortati da ultimi continui messaggi amicizia fedeltà e da più recenti notizie che pervengono dall'Iraq e che confermano come tribù e popolazioni siano ancora tutte con loro, Gailani e Mufti temono però che inattiva politica imposta a tutti i rifugiati politici iracheni dal Governo iraniano possa essere alla lunga interpretata dagli arabi come abbandono o rallentamento nella lotta.

Gailani e colleghi sono inoltre amareggiati e preoccupati di non poter agire in qualità solo vero Governo legale dell'Iraq e di non poter provare agli amici -tra i quali molti ancora scettici in proposito -anche Asse è veramente con loro.

Seguaci Gailani gli fanno rilevare come l'Inghilterra si sia affrettata a fare ponti d'oro ai Governi fuggiti dai Paesi occupati ed a permettere loro funzionamento su territori britannic'i mentre la Germania non ha neppure riconosciuto Governo Gailani quando si batteva da solo contro nemico comune.

Per tutto questo Gailani e Mufti vogliono partire più presto possibile per Roma e Berlino dove già molti seguaci stanno avviandosi.

Essi hanno espresso il loro vivissimo desiderio che una volta arrivati in Italia Governo italiano continui riconoscere Governo Gailani come solo Governo legale dell'Iraq.

A tal fine, prima partire da Teheran, Gailani indirebbe riunione segreta Ministri, che gli restano tutti fedeli, con intervento reggente Scezef. Reggente (che rimarrebbe qua) rilascierebbe al Governo ampia procura per future decisioni del Gabinetto.

Ministri raggiungerebbero alla spicciolata Gailani in Italia.

Riconoscimento del Governo permetterebbe loro svolgere etncace attività propaganda attraverso radio tra popolazione mondo arabo e tra mussulmani in Russia e India (dove Mufti conta molti fedeli corrispondenti ed amici). Dopo Roma sarebbe intenzione Gailani recarsi Ca Berlino) augurandosi che il Governo tedesco si sarà finalmente deciso a riconoscere suo Governo.

In una conversazione successiva, Segretario Mufti ha ancora accennato che il R. Governo potrebbe eventualmente in un secondo tempo autorizzare Governo Gailani stabilirsi a Tripoli dove esso potrebbe svolgere importante azione tra gli egiziani e profittare impressione favorevole suscitata dalla sua istallazione in territorio dell'Italia mussulmana.

Ho anche accenato possibilità, se Governo italiano lo ritenga opportuno, di organizzare una legione araba che combatta a titolo rappresentativo a fianco soldati Asse contro comune nemico.

Per norma di condotta e di linguaggio nella continuaZ<ione dei contatti sarei grato a V. E. voler farmi conoscere telegraficamente quale sarebbe atteggiamento di massima Governo italiano di fronte alle intenzioni manifestate da Gailani e Mufti (1).

(l) Per la risposta di Ciano vedi D. 404.

359

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

T. RR. 25981/749 P. R. Roma, 7 luglio 1941, ore 1.

Per Eccellenza Jacomoni.

Particolari considerazioni politiche inerenti alla definizione delle frontiere fra il Montenegro e la Croazia hanno consigliato il R. Governo, a seguito di comunicazioni fatte a Zagabria, di far emanare a Cettigne un proclama alla popolazione nel quale vengono descritti i confini del risorto Stato del Montenegro.

Per ovvie ragioni di opportunità, tale descrizione confinaria comprende l'intero perimetro delle frontiere includendo quindi, con indicazioni sommarie, anche il tratto albanese-montenegrino.

Tanto comunico per opportuna notizia e chiarimento di codesta Luogo

tenenza.

Fregasi pertanto di disporre fin da ora in modo che notizia tale proclama (allorquando esso sarà pubblicato) venga considerata da codesta stampa unicamente come primo atto solenne della ricostituzione statale del Montenegro evitando riferimenti a contestazioni confinarie tra Albania e Montenegro, le quali troveranno soluzione pienamente soddisfacente dico pienamente soddisfacente per aspirazioni albanesi in un Decreto Reale di cui stiamo preparando testo.

360.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6755/992 R. Washington, 7 luglio 1941, ore 1,50 (per. ore 16,30 dell'B).

Con odierno messaggio al congresso Presidente Roosevelt ha annunziato che sulla base di un accordo raggiunto fra Governo degli S.U.A. e quello islandese forze americane sono state inviate in Islanda per effettuarne occupazione per tutta la durata conflitto e che contemporaneamente sono state presidiate le basi ottenute lo scorso anno a Trinidad e nella Guayana inglese dagli S.U.A.

Tale occupazione che viene presentata come «difensiva» al fine di prevenire minaccia tedesca contro emisfero occidentale, rientra evidentemente in quel piano di tutela dei traffici marittimi tra Stati Uniti e Isole britanniche cui del resto fa cenno stesso messaggio pres1denziale quando afferma che occupazione tedesca Islanda avrebbe rappresentato anche minaccia a quel continuo afflusso di materiale bellico all'Inghilterra che costituisce la politica S.U.A. approvata dal Congresso.

Secondo Senatore Wheeler occupazione Islanda da parte delle forze americane sarebbe destinata costituire nell'isola un centro di afflusso e di smistamento di materiale bellico diretto alla Gran Bretagna in modo da limitare compito questa ultima alla scorta dei convogli per sole 600 miglia che separano Islanda da Scozia.

361

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6764/107 R. Bangkok, 7 luglio 1941, ore 13 (per. ore 18 dell'B).

Mio telegramma n. 95 (1).

Riassumo la situazione quale mi risulta dalle ultime conversazioni avute coi rappresentanti Germania e Giappone nonché con questo Primo Ministro e ron questo Ministro degli Affari Esteri aggiunto.

Nuova insinuante politica britannica caratterizzante da allettamento buone maniere e da crescente ripresa forniture commerciali apparentemente senza richieste corrispettivi vantaggi sembra trovare rispondenze nel Governo Tal, e eostringe Giappone che non può competere coll'InghHterra su questo terreno a ricorrere ad un atteggiamento più energico corroborato da pressioni militari. Due divisioni fanteria accompagnate forze aree e forze navali necessarie per ogni eventualità sono state concentrate Rainsu. Questo Ministro giapponese pensa loro emcacia non si farà pienamente sentire finché esse non saranno sbarcate Saigon ma ignora se e quando ciò sarà considerato fattibile a Tokio. Principalmente ultime manifestazioni azione britannica sono:

0 ) Invito al Governo Tai scambiare missioni militari con Malesia (Primo Ministro mi ha detto che a tale iniziativa inglese non sarà dato seguito);

2°) Incarico a questa Legazione Inghilterra organizzare nel Siam servizio controllo economico alle dipendenze ul1lciali della guerra economica di Singapore;

3°) Intensificati acquisti inglesi stagno, gomma ed altre materie prime e moderate pressioni sul Governo Tai amnché riduca contingenti esportati in Giappone. Questa abile manovra presenta troppo pochi rischi per non tentare Siam interessato d'altra parte alla continuazione forniture britanniche.

Dal canto mio ho prospettato Primo Ministro nostro interesse che non venga pregiudicato per un prossimo avvenire possibile ripresa rifornimenti all'Italia.

Primo Ministro mi ha dato assicurazioni al riguardo e ha soggiunto che del resto continuava a ritenere vittorie Asse vantaggiose al Siam. Quanto alle ripercussioni locali della guerra con la Russia esse possono essere cosi riassunte:

0 ) Assoluta sorpresa degli ambienti ul1lciali più ancora che del pubblico;

2°) Reazione generale non sfavorevole dato che URSS non ha mai qui goduto particolare simpatia e che recenti trattative per riprese relazioni diplomatiche sono state unicamente dettate da necessità assicurare via comunicazione con Europa. Per ora non ci si preoccupa neppure di prevedere quanto potrà avvenire scambio relative rappresentanze e si manifesta comunque intenzione premunirsi contro propaganda comunista;

3°) Nessuna linea di condotta di fronte al conflitto è stata fino ad ora fissata dal Governo che attende di vedere quello che farà Giappone;

4°) Impressione diffusa degli agenti britannici che Giappone cui attenzione oramai concentrata verso Siberia dovrà rallentare per il momento sua marcia verso sud il che non è fatto per spiacere ai desideri di tranquillità del Siam. Mio collega nipponico si sta adoperando a correggere tale impressione svolgendo argomento che mentre interessi Giapponesi in Siberia orientale sono puramente d'ordine strategico, quelli verso Asia sud orientale, di impellente carattere economico, rimangono essenziali.

(l) T. 5944/95 R. del 17 giugno 1941, ore 14, non pubblicato. riferiva circa i rapporti commerciali della Thallandia con la Gran Bretagna e 11 Giappone.

362

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6747/366 R. Cettigne, 8 luglio 1941, ore 9 (per. ore 14).

Precedenza assoluta.

Ove linea di confme comunicata nel proclama rimessomi Atene 8/02591 dovesse essere mantenuta, ripercussioni in questi ambienti sarebbero gravi e pericolose alla vigilia dell'Assemblea Costituente convocata per sabato. Il solo accenno eventuale perdita di ulteriore territorio dalla parte della Croazia, della zona di Cajnice e di quella di Dulcigno ha provocato dimissioni di un membro della Consulta e altri hanno dichiarato che ove quelle città non fossero rappresentate alla costituente l'Assemblea rischierebbe andare deserta. Mentre compio ferma opera di persuasione prego voler riesaminare complessa questione e di venire incontro il più possibile alle aspirazioni di questo popolo che fiducioso attende giustizia dall'Italia Fascista e dal suo Duce.

363

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

TELESPR. 71/07314/C Roma, 8 luglio 1941.

Il Duce ha disposto che si proceda alla delimitazione della frontiera tra l'Albania e il Montenegro ed alla annessione da parte dello Stato Albanese dei territori che facevano parte dell'ex Regno di Jugoslavia nei limiti indicati nell'acclusa carta.

Con R. Decreto Legge di cui Vi sarà comunicata la data e del quale Vi accludo il testo procediamo all'annessione predetta. La carta confinaria fa parte integrante di detto Decreto.

Come vedrete sono state risolte Jn senso favorevole agli albanesi tutte le questioni concernenti i territori da essi rivendicati e precisamente quelli di:

Pec e Giacoviza -Flava e Gusinje -Tuzi Hoti-Grudi -Dulcigno.

Il Governo fascista ha voluto in tal modo dare una nuova prova della

sollecitudine con la quale esso tiene conto delle aspirazioni nazionali albanesi.

F'edele agli impegni assunti, l'Italia ha realizzato il sogno secolare degli alba

nesi di essere reintegrati nell'unità dei loro territori nazionali.

Ho dato comunicazione di questa frontiera all'Alto Commissario per il Mon

tenegro perché ne dia conoscenza nei loro dettagli a quelle popolazioni.

Gli ho impartito istruzioni di mettere in piena evidenza che queste frontiere hanno un valore puramente morale ed amministrativo trovandosi ambedue i popoli nell'orbita di Roma.

Vi accludo per maggiore chiarimento copia della comunicazione inviata a tale scopo. Intendiamo che gli affidamenti dati alle popolazioni montenegrine siano rigorosamente osservati costà.

364

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6775/309 R. Zagabria, 9 luglio 1941, ore 3 (per. ore 14).

Poglavnik ha molto apprezzato accoglimento Duce sua richiesta fissare confine Croazia e Montenegro sulla base di quello storico (1). Ha dato oggi incarico al Ministro degli Affari Esteri di preparare accordo definitivo confinario aggiornando testo redatto a Roma secondo tracciato ormai convenuto e aggiungendovi articolo esplicativo indicante rettifiche dettaglio che saranno consentite in sede delimitazione frontiere.

Poglavnik si è dichiarato disposto a dare analoga prova comprensione per quanto si riferisce questioni in sospeso relative Dalmazia e Spalato. Circa Convenzione economica vedrò domani in presenza Ministro degli Affari Esteri questo Ministro delle Finanze Kosak che aveva allo studio progetto consegnatogli a Roma; riferiremo in serata al Poglavnik esito conversazioni.

Per quanto riguarda Convenzione Spalato m iha detto che, malgrado suo desiderio aderire richiesta Duce, soluzione è più difficile non essendo a lui possibile allontanarsi dalla formula che gli permise, durante laboriose trattative confinarie per la Dalmazia, di aderire alla richiesta italiana di Spalato ottenendo, dopo lunghe e dibattute sedute, approvazione Consiglio dei Ministri e Consiglio di Stato croato.

Mi ha -a questo proposito -messo al corrente delle impressioni riferitegli dal Ministro Peric nelle conversazioni da lui avute nei giorni scorsi a Palazzo Chigi e mi ha pregato di dargli due o tre giorni di tempo per far conoscere suo definitivo punto dl vista. Pur non nascondendo sue preoccupazioni per ripercussioni interne, ha tenuto a dirmi che farà il possibile per venire incontro al desiderio del Duce di risolvere questioni su riportate con spirito comprensione e amicizia.

(l) Vedi D. 353.

365

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6808/628 R. Sofia, 9 luglio 1941, ore 13 (per. ore 21 del 10).

Circa imminente visita Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri Bulgaria stimo opportuno porre in rilievo:

l o -Si tratta prima visita ufficiale che questo Governo compie all'estero nella Capitale di un grande Stato amico, dopo realizzazione delle aspirazioni nazionali Bulgaria.

2° -Visita acquista speciale significato in quanto Italia e Bulgaria sono divenute per la prima volta via Albania tra loro confinanti. A ta1le proposito, data appunto futura funzione Albania, non sarebbe credo, male che a Roma dirigenti bulgari avessero occasione incontrare anche qualche elemento albanese correligionario e ciò sia per aver diretta personale sensazione importanza che noi attribuiamo Albania sia per facilitare una distensione albanese-bulgara.

3°) -Non è infine senza significato che dirigenti maggior paese slavo Europa sud-orientale si rechino Roma Capitale del Fascismo, proprio nel momento della crociata anti-bolscevica. Con tale fatto verrebbero utilmente a cadere quelle radicate voci che vorrebbero Bulgaria legata inesorabilmente, appunto per la sua qualità slava, alla Russia sovietica (1).

366

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6806/1002 R. Washington, 9 luglio 1941, ore 18,58 (per. ore 7 del 10).

Mio telegramma n. 992 (2).

Reazione ambienti parlamentari ed opinione pubblica in genere appare, in complesso, favorevole ad «occupazione protettiva» Islanda. Ciò sembra possa ascriversi ad abilità Roosevelt sia nel presentare mossa in funzione dHensiva sia nel farla apparire contenuta nei limiti di una politica continentale.

Tale presentazione dell'occupazione dell'Islanda, nonché base lega'listica voluta dare ad essa coll'accordo concluso col Governo rislandese, hanno imbarazzato stessi ambienti isolazionisti e molti esponenti di tale corrente, quali senatore Vandenburg, hanno dovuto mostrare di credere che essa abbia carattere difen

sivo. Ma che azione islandese abbia carattere offensivo sembrerebbe confermato anche da ultimo discorso Knox Cmio telegramma 964) (l) evidentemente pronunciato non solo per preparare opinione pubblica ad occupazione della isola, ma anche al suo importante corollario e cioè impiego flotta americana per difesa trasporti maritt'mi diretti a Islanda o che si pretendano colà diretti.

Senatore Wheeler, che aveva biasimata occupazione americana Islanda, ha affermato oggi ritenere probabili analoghe azioni su Azzorre, Capo Verde e Dakar.

Da part~ sua presidente in conferenza stampa ieri :interrogato circa limiti di difesa continentali ha affermato che posizioni essenziali per tale difesa possono trovarsi aanche al di fuori questo emisfero e che S.U.A. non possono essere limitati nelle loro misure difensive da mere concezioni geografiche.

Colpi del genere, incruenti e con apparenza legalistica come attuale così come quelli per Groenlandia e per basi ottenute da Gran Bretagna nel settembre scorso messa in esecuzione sembrano dover serv:re a confermare a pubblico americano « realismo » politica ed al tempo stesso confortare opinione pubblica britannica facendo apparire imminente pieno intervento americano per il quale presidente sembra invece volere tuttora attendere che sviluppo lotta possa offrirgli piena sicurezza che intervento S.U.A. rappresenti nel conflitto fattore decisivo.

(l) -Flloff e Popoff giunsero a Roma la mattina del 21 luglio 1941 e furono ricevuti da Mussolinl a Palazzo Venezia alle 11 e da Ciano a Palazzo Chlgl alle 18,30. Del contenuto del due colloqui non risulta che siano stati redatti verbali da parte italiani, ma, vedi CIANO, Diario, cit., pp. 535-536. (2) -Vedi D. 360.
367

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI

TELESPR. 77/00279/275. Roma, 9 luglio 1941.

Il Duce ha disposto che con Decreto Reale, da parte del Governo Albanese sia stabilita la frontiera tra l'Albania e il Montenegro. Vi accludo ad ogni buon fine copia del decreto stesso e la carta che ne fa parte integrante (2). Rileverete da detti documenti che restano all'Albania le seguenti zone:

Pec e Djakovic Plav e Gusinje Tuzi, Hoti e Gludi Dulcigno.

Il Montenegro è stato compensato con l'acquisto di una larga zona del Sangiaccato in più di quelle ad esso attribuite a seguito della guerra Balcanica.

Soprattutto gioverà far presente che il confine fra il Montenegro e l'Albania è un confine puramente morale e di portata meramente amministrativa. Non va dimenticato che Albania e Montenegro fanno parte della stessa unione doganale con l'Italia e che le loro monete sono legate con un rapporto fisso alla lira, H che fa dei due Paesi insieme all'Italia un unico territorio economico con piena libertà di c:rcolazione per le persone e per le merci.

(21 Non pubblicato.

Il principio della parità dei diritti instaurati dall'Italia nell'orbita dei paesi che sono ad essa legati da vincoli di solidarietà, assicura e garantisce d'alt.ra parte a tutti i cittadini il pieno rispetto dei loro reciproci diritti e interessi e la loro paciLca convivenza. Deve scomparire pertanto persino il ricordo di antiche inimicizie e di antichi rancori che non hanno più ragione di essere, dato il nuovo clima di perfetta comprensione e di proficua collaborazione che sl attua fra Italia-Albania e Montenegro.

In particolare potrete dar piena assicurazione ai montenegrini che nulla verrà mutato in Albania per quanto riguarda la situazione degli attuali proprietari montenegrini colà stabiliti. Anzi il Governo albanese considera con lo spirito del più favorevole Interesse la possibilità di destinare a coloni montenegrini, delle terre che risulteranno disponibili in Albania.

Con tali garanzie e con tali precisazioni vogliate rendere di pubblico dominio la linea di frontiera nei suoi particolari e fate comprendere che intendiamo considerare definitivamente ch:usa ogni questione confinaria.

(1) Vedi D. 338.

368

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6843/663/348 R. Zagabria, 9 luglio 1941 (per. l'11).

Nelle due ultime settimane si è verificata una forma di reazione, dapprima manifestatasi con casi isolati e periferici, via via accentuata o diffusa anche al centro, con segni evidenti di coordinamento, per cui è da presumere che la situazione interna possa diventare di ora in ora più preoccupante.

Non pare che, nell'attuale momento tutte le forze antigovernative si siano coalizzate ad un unico fine, ma tuttavia è da porre in rilievo una minore frammentarietà che fa presumere che ebrei mussulmani, serbi, comunisti tengano fra loro contatti e si muovano quasi simultaneamente. Le informazioni di fonte ufficiale e di fonte ufficiosa escludono l'unità di comando. Ma la realtà dimostra invece il contrario. I settori antipavelicisti che fanno capo al clero ufficiale e ai macekiani oppositori non sono collegati col movimento sopra segnalato. I cetnici invece, e particolarmente quelli che si battono oggi con bande armate in Erzegovina e in parte della Bosnia risultano ricevere ordini da un loro quartiere generale posto in località del Sangiaccato occupata dalle truppe tedesche, località che comunica a mezzo di radio clandestina con Zagabria, con Banja Luka, con Karlovac e con altri centri abitati da serbi.

Sembra inoltre che non siano estranei al movimento antigovernativo gli stessi mussulmani della Bosnia, i quali, malgrado l'avventurata politica filomussulmana di PAVELIÉ, manifestano da qualche tempo malcontento e irrequietezza, per il reclutamento di truppe bosniache che ha assunto un ritmo intensissimo ed anche perché non sono seguiti sinora i fatti alle promesse. Notizia non controllata, di fonte tedesca, segnala preoccupazione elemento mussulmano della Bosnia a fondamento religioso, preoccupazione causata dalla persecu

zione in atto contro la religione ortodossa, la quale cosa fa temere che possa

in avvenire verificarsi lo stesso trattamento contro gli appartenenti alla reli

gione maomettana.

Gli ambienti ufficiali tedeschi non sono soddisfatti della situazione interna

che, in certo modo, ha preso la mano agli stessi « agenti stranieri» provoca

tori o dirigenti le fila delle agitazioni più volte segnalate da questa R Legazione

negli scorsi mesi. Essi controllano la situazione, ma risulta che non sarebbero

in grado di dirigerla nell'attuale momento. Grande assegnamento essi fanno

sul partito nazionalsocialista croato (mio telegramma per corriere n. 651/346) (l)

e cercano proprio ora di premere sul Governo Croato perché ravvisi in esso una

forza sostenitrice, capace anche di ostacolare il dilagare della reazione.

Da parte del Governo croato vi è, invece, viva cesistenza ad aderire alle

pressioni tedesche.

A tutto quanto precede va aggiunta una informazione che viene riferita da duplice fonte: dagli ambienti informativi tedeschi di Zagabria e da voci diffuse nella Dalmazia croata e nella Dalmazia Italiana. Secondo tali informazioni e voci si starebbe preparando in Dalmazia, con provenienze anche dall'Erzegovina, un movimento di sollevazione nei principali centri, e particolarmente a Spalato, a Knin, a Ragusa e in qualche località minore.

È da ritenere che le voci di cui sopra siano da collegarsi con la notizia, già nota anche in alcuni ambienti croati, della partenza di alcune unità ,italiane stazionanti in Dalmazia e in Croazia che dovrebbero partecipare alla campagna di Russia.

La partenza delle nostre truppe in questo momento è desiderata dalla popolazione in genere e gli stessi ambienti governativi e militari croati si astengono dal fare, come in passato, accenni più o meno intenzionali, alla riduzione dei nostri contingenti militari.

369.

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 32372/396 P. R. Cettigne, 10 luglio 1941, ore 13,20.

Precedenza assoluta su tutte le precedenze. Per Pietromarchi.

Pregoti considerare quanto ha formato oggetto della mia conversazione telefonica con Corrias.

Devo aggiungere che in seguito a affidamenti avuti Roma avevo lasciato intendere qui che i vecchi confini con l'Albania da Plav e Gusintati sino Dulcigno escluso, sarebbero rimasti invariati e che confini verso la Croazia avrebbero seguito linea Drina includendo Cainica. Nonostante questo ritengo opportuno col tuo consenso procrastinare pubblicazione proclama dopo costituente per assicurare a questa atmosfera fiducia. Ritengo mio dovere rappresentare situazione aggravata oggi per intempestiva comunicazione da parte albanese a popolazioni interessate che ha provocato prime reazioni e profonda impressione in questi ambienti.

(l) Non pubblicato.

370

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 23462/177 P. R. Santiago, 10 luglio 1941, ore 13,28 (per. ore 21). Telegramma di V. E. 25292

Ministro degli Affari Esteri Rossetti ringrazta l'E. V. comunicazione riservata notizia di cui al telegramma suindicato e sarà ben grato V. E. se ogni qualvolta possibile [vorrete] fargli avere riservatamente notizie relative politica Nord-americana ed altri Stati Sud America allo scopo facilitare sua azione intesa mantenimento neutralità Sud America in completa amichevole intesa con l'Italia, secondo quanto indicai mio telegramma posta 038 del 30 giugno scorso (2).

Egli mi ha ripetuto che da parte sua continuerà tenermi riservatamente al corrente notizie possano interessare nostra politica America del Sud.

Circa dichiarazioni Guani di cui al telegramma di V. E. suindi:cato Rossetti opina rappresentino forse suoi sentimenti personali ma che in politica estera egli agisca in modo ben diverso e evidentemente favorevole Potenze democratiche come è dimostrato da proposte Uruguay di ispirazione anglo-americane per non (3), che Rossetti d'intesa Argentina e Perù è convinto aver completamente stroncato in sul nascere.

(1).
371

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA, BASTIANINI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. 2-10/L. Roma, 10 luglio 1941.

A seguito di quanto ebbi già a dirti nel nostro colloquio dell'altro giorno ti confermo l'assoluta urgente necessità che venga provveduto in modo organico e radicale all'approvvigionamento dei territori dalmati.

Con la sua separazione dal territorio attualmente croato, la Dalmazia è venuta a mancare del suo retroterra economico naturale, e ciò tanto più in quanto l'importazione di derrate e commestibili dalla Croazia è andata sensibilmente diminuendo negli ultimi tempi fino a cessare del tutto nei giorni scorsi, quando anche per il passaggio di quantità insignificanti è stato opposto rifiuto dalle autorità croate.

Non so se ciò sia dovuto a difficoltà economiche interne in Croazia: il modo però con cui vengono presi tali provvedimenti mi induce più facilmente a credere che vi sia da parte croata una precisa intenzione di svolgere pressioni nei nostri riguardi, soprattutto per far risultare che la Dalmazia può soltanto vivere all'ombra del territorio croato.

È questo quindi un problema di :.;aporc squisitamente politico, dato che non si tratta solo di risolvere una situazione economico alimentare, ma anche di dimostrare ai croati che l'ItaLa può e sa provvedere in modo diretto all'approvvigionamento dei suoi nuovi territori dalmati, indipendentemente dalle forniture che provenivano in passato dal retrotezza.

Per questo mi rivolgo a te, certo che ti renderai conto di tale necessità e soprattutto dell'opportunità che vi venga posto rimedio con gli stessi mezzi radicali con cui si va provvedendo per le isole Jonie. Dal punto di vista alimentare la Dalmazia deve ogg: considerarsi anch'essa un'isola e per questo debbono essere fatte affluire ad essa gli approvvigionamenti completi: non solo quindi la farina, come si è fatto finora, ma la totalità delle derrate.

Ti sarò vivamente grato se vorrai porre il problema, sotto tale suo aspetto, all'ufficio intermin'steriale da te presieduto e costituito all'uopo, affinché venga data alla cosa una sollecita soluzione. Il tutto è beninteso suscettibile di revisioni avvenire, se opportuni accordi col Governo Croato permetteranno di riesaminare in futuro la questione sotto un nuovo aspetto.

Invio copia di questa lettera a Tassinari e Ricci.

(l) -Vedi D. 344. (2) -Vedi D. 334. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Due gruppi indecifrablll ».
372

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. 26651/254 P. R. Roma, 11 luglio 1941, ore 4,10.

Vostro n. 309 (1).

Come accennato nel mio telegramma n. 232 (2) confine montenegrino croato è stato definitivamente stabilito in un proclama da emanarsi da Alto Commissario Montenegro. Pubblicazione ne è stata ritardata in adesione Vostro suggerimento. Se pertanto costà si ritenga di addivenire anche al trattato confinario, tracciato non può che seguire linea da noi fissata. Per quanto riguarda ret!.ifica a nostro favore richiesta nello stesso mio telegramma e della quale Voi fate cenno, attende conoscerne portata pur concordando ch'essa sia rinviata in sede delimitazione confini su terreno.

373

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI

T. 26822/175 P. R. Roma, 11 luglio 1941, ore 23.25.

Vostro 296 (3). Questo Ministro Uruguay mi ha comunicato di avere ricevuto dal suo Governo la C;omunicazione che la risposta argentina alla proposta di non belli

geranza termina con la dichiarazione seguente: << Posizione del Governo Argentino dimostra in conclusione sua totale coincidenza col Governo uruguyano circa i problemi relativi al mantenimento della sicurezza e integrità territoriale dei Paesi americani ai quali si riferisce il Memorandum cui si risponde:

«Il Governo Argentino avrebbe autorizzato il Governo uruguayano a pubblicare detta risposta.

Pregasi di voler chiarire risposta Governo argentino facendo conosce,re quale sia l'interpretazione che le si debba attribuire nei riguardi della proposta uruguayana » (l) .

(l) -Vedi D. 364. (2) -Vedi D. 356. (3) -Con T. 6627/296 R. del 3 luglio ore 20,53, Boscarelli aveva comunicato quanto segue: «Questa Ambasciata del Cile mi ha detto riservatamente che risposta suo Governo a proposta Uruguayha contenuto analogo a quello Argentina pur essendo forse di tono più forte».
374

IL MINISTRO A ZAGIRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 6852/316 R. Zagabria, 11 luglio 1941 (2).

Seguito mio telegramma n. 309 (3).

Conversazioni relative convenzione economica Dalmazia con questi Ministri Esteri e Finanze hanno messo in rilievo loro restrittivi punti di vista in materia strettamente doganale e valutaria.

Ritardo arrivo Direttore Generale dogane ha pregiudicato raggiungimento accordo, nel quale ho insistito dopo assicurazione di massima datami precedentemente dal Poglavnik.

Ministro delle Finanze mi ha parlato di un controprogetto che egli preparerebbe in giornata e cui principio informatore sarebbe limite portata libertà zona franca Dalmazia contingentando merci ammesse in franchigia doganale. A giustificazione mancata accettazione integrale nostro progetto egli ha adotto preoccupazione ambienti economici croati che realizzazione zona franca Dalmazia possa riuscire dannosa all'organizzazione economica croata che già è resa difficile da fattori interni.

Ho chiesto al Poglavnik di parlargli domani mattina della questione perché venga riesaminata anche sotto aspetto politico per ripercussioni che avrebbe sulle popolazioni dalmate consolidamento rapporti itala-croati su basi più concrete (4).

375

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. P. Cettigne, 11 luglio 1941 (per. il 15).

L'Ambasciatore Attolico, che mi ha veduto al lavoro in momento difficili, saprà dirti come io non ami drammatizzare e come non mi allontani mai dalla più assoluta serenità.

27 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

Quel che capita oggi al Montenegro è talmente grave che non so dissimularmi né posso dissimulare le incognite pericolose del domani.

Tra poche ore la Costituente si riunirà.

Per amore o per forza, ma si riunirà. Ho tutto predisposto perché le apparenze diano la sensazione di totalitaria adesione. Spero e mi auguro che non ci siano sorprese. Ma la realtà è ben diversa. Mentre per ovvie considerazioni avevo deciso di lanciare il proclama sui

confini dopo l'Assemblea, da parte albanese si è lanciata la... lieta novella alle popolazioni di Plava e di Gussinje. Risultato di questo gesto: agitazioni in loco, ripercussioni nel Paese, dimissioni di delegati alla Costituente.

Io mi chiedo se fosse proprio indispensabile inviare a Plava ed a Gussinje... un sergente di finanza a distribuire con la sensazionale notizia, pane e viveri che le popolazioni finitime che resteranno al Montenegro non hanno che in scarsissima misura, quasi a dimostrare lo stacco tra l'eldorado albanese e la miseria montenegrina.

Come sai nella mia prima visita a Roma ebbi affidamenti che se il Kossovo sarebbe passato all'Albania, i rimanenti confini-fatta eccezione di Dulcigno sarebbero rimasti intatti. Questo feci intendere rientrando qui.

Nella seconda visita l'assegnazione dei confini della Drina, di Cajnice e. della .Jinea di Vienna fu decisa in maniera definitiva. Questo feci intendere rientrando qui.

Tu comprendi quanto difficile sia la mia posizione oggi, quanto più difficile sarà domani quando dovrò dare notizia che le decisioni sono state rivedute a solo danno del Montenegro.

Mi auguro fermamente, e non per un interesse personale al quale non ho pensato mai, che la designazione del Reggente cada su altro funzionario.

Non valgono a confortare questa gente le buone promesse sulla reintegrazione dei profughi nei loro diritti di proprietà e sull'« ospitalità» avvenire nelle terre che il Montenegro conquistò a prezzo di sangue e fecondò a prezzo di sudore e che oggi sono tornate all'Albania. È troppo recente il ricordo degli episodi di violenza, troppo profondo il solco scavato.

Mentre la Costituente si riunisce i distretti del Sangiaccato sono ancora, senza una plausibile ragione, sotto il controllo dei tedeschi e degli ustasci talché non è stato possibile far giungere ai delegati di quella zona gli inviti a partecipare all'Assemblea.

Avessi potuto almeno por mano ad un'opera pubblica qualunque! Non ho la disponibilità di una lira per iniziare un lavoro, e ce ne sono degli urgentissimi. La burocrazia delle Finanze varerà i fondi quando le prime nevi non consentiranno di utilizzarli.

Scusami, caro Luca, il disordinato sfogo.

Credi che il quadro che ti ho dipinto è forse inferiore alla realtà, esagerato non certo. Come ieri dissi a Corrias io sono un soldato e rimango sulla trincea. Grazie per quanto hai fatto per salvare il salvabile. Arrivederci tra qualche giorno, con la delegazione di questa fiera e povera

gente.

(l) -Per la risposta di Boscarelli vedi D. 380. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza e di arrivo. (3) -Vedi D. 364. (4) -Per la risposta di Ciano vedi D. 376.
376

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. UU. S. N. D. 191/262 R. Roma, 12 luglio 1941, ore 17.

Vostro n. 316 (1).

Concordo pienamente necessità insistere presso Poglavnik perché questione zona franca Dalmazia sia risolta non secondo criteri limitativi ma secondo quelli strettamente tecnici cui si ispira nostro progetto Convenzione. Vogliate far comprendere nel modo più opportuno che questione zona f,ranca Dalmazia è strettamente connessa con quella confini essendo condizione indispensabile assicurare nostre popolazioni Dalmaz·a più ampie possibilità vita. Non potremmo perciò affrontare problema delimitazione sul terreno fino a quando questione zona franca Dalmazia non sia stata risolta con piena nostra soddisfazione.

377

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 6903/1245 R. Berlino, 12 luglio 1941, ore 18.

Su istruzioni del Min:stro Ribbentrop questo Ministero degli Affari Esteri mi ha pregato di informare V. E. che Governo francese ha chiesto, giorni addietro, in via discreta e confidenziale, l'avviso del Governo germanico circa la proposta di armistizio fatta dal Comandante inglese al Generale Dentz in Siria tramite il Console americano in Beirut.

Governo germanico rispose che la proposta inglese doveva essere accolta con riserva ma che, essendo Governo francese solo a conoscenza delle proprie possibilità di resistenza, incombeva al medesimo la decisione definitiva.

Successivamente non è pervenuta dal Governo francese altra comunicazione.

378

IL MINISTRO A ZAGABHIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 6954/710/368 R. Zagabria, 12 luglio 1941 (per. il 14).

Il tema dei rapporti italo-croati nell'attuale momento forma oggetto di appassionate discussioni nei circoli politici e militari di questo Paese e nello ambiente dei funzionari addetti ai Ministeri degli Affari Esteri, delle Forze Armate e dell'Interno. Principale oggetto di tale discussione è la «pericolosità:. dei nostri rapporti. Non tutti, anzi sono la minor parte malevolmente si com

placciono di rilevare la numerosa serie di incidenti che si verificano in Dal

mazia, ai confini del Montenegro e in zona di occupazione militare italiana,

anche e soprattutto come riflesso della situazione interna.

Numerosi sono invece i politici, i militari ed i funzionari che dimostrano

preoccupazione per quanto accade e per l'influenza che fatti isolati e malin

tesi fra persone possano influire sfavorevolmente sui rapporti italo-croati, modi

ficando la volontà di collaborazione e di comprensione affermata dai Capi dei

due Paesi al momento del riconoscimento dello stato croato e della firma dei

patti romani.

Quelli che sinceramente tengono all'amicizia con l'Italia ravvisano nella azione informativa e negli atteggiamenti di alcuni nostri organi periferici, politici e militari, che interferiscono negativamente, un serio pericolo; si aggiungano le voci diffuse ad arte da «agenti provocatori stranieri», i quali viaggiano spesso fuori del territorio croato in Dalmazia ed in Italia, propalando notizie, ingrandendo la portata degli incidenti, descrivendo come disastrosa la situazione interna ed esagerando gli orrori della repressione ustascia sull'elemento serbo.

Un alto funzionario del Ministero degli Affari Esteri che è entrato nel Partito nazional-socialista croato per poter conoscerne meglio l'attività, mi dichiarava giorni or sono che la propaganda si svolge in senso frammentario e disordinato volutamente, ma che è dato rilevare gli scopi principali tendenti da una parte a staccare sempre più dall'Italia l'opinione pubblica croata e le sfere dirigenti, dall'altra e creare sfavore al Governo di PAVELIÉ nel campo della politica interna, per minarne le basi e preparare l'avvento di un nuovo Governo che non sarebbe nazionalista bensì moderato, e preluderebbe ad una ripresa di stretti rapporti con la nuova Serbia. (Sulle pressioni filo-serbe che anche da parte ufficiale tedesca vengono esercitate sul Governo croato ho riferito col mio telegramma per corriere odierno n. 709/367) (1).

In effetti, come frutto di osservazione personale, sono in grado di segnalare che le resistenze opposte da questo Governo a ingerenze tedesche e a pressioni di vario genere, non soltanto interne, hanno determinato ultimamente un certo distacco tra tedeschi e croati, e la sensazione nei primi che non sia tanto facile tenere la Croazia al guinzaglio.

Il Poglavnik aveva evitato finora di parlare apertamente con me di questi a,rgomenti. Egli da qualche tempo si astiene dal conversare con me con la confidenza dei mesi scorsi dei rapporti ìtalo-croati e della possibilità dei loro sviluppi. Ma dalla trattazione delle questioni contingenti e propriamente nel desiderio di chiarire malintesi e comporre incidenti, egli ha fatto trapelare la sua amarezza per i fattori che giocano contro l'amicizia italo-croata e che spesso hanno presa, ripercuotendosi sugli umori e sul giudizio degli stessi ambienti responsabili della politica italiana. Egli, per esempio, nel deplorare la opera degli agenti provocatori e la leggerezza con cui croati e italiani molte volte si prestano a tali manovre, mi ha detto ieri l'altro:

«Certe volte ho paura della chiarezza con cui vedo le cose e prevedo come le situazioni possono, contro la nostra stessa volontà responsabile, pregiudicare

l'avvenire». Non ha voluto aggiungere altro. Ha escluso che le sue parole si riferissero alle negoziazioni attualmente in corso, alle quali egli tiene moltissimo per il desiderio di risollevare, anche con soddisfazione dell'Italia, le questioni in sospeso. A solo commento delle sue parole gravi ,e non del tutto chiare, ha soggiunto: «Non vorrei proprio che le beghe fra dalmati, che sempre ci saranno

o l'amore pei serbi di cui danno prova improvvisamente alcuni vostri ufficiali dessero ragione a un paese amico che non fu soddisfatto della firma degli accordi di Roma».

(l) Vedi D. 374.

(l) Non pubblicato.

379

IL CAPO DELLA SEZIONE MONTENEGRO, CORRIAS, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

APPUNTO S. N. Roma, 13 luglio 1941.

L'Alto Commissario Mazzolini ha telefonato questa mattina alle ore 10 quanto segue:

«nella notte di ieri sono avvenuti i seguenti incidenti nella zona tra Antivari-Budva-Cettigne:

-è stata interrotta la linea telefonica in una località della costa situata tra Antivari e Cettigne.

-è stato aggredito un posto di guardia di finanza tra Antivari e Budva.

-è stata assalita un'autocolonna che transitava lungo la strada tra Cettigne e Budva ».

Dato che le comunicazioni telefoniche sono ancora interrotte, l'Alto Commissario non ha potuto fornire maggiori chiarimenti. Egli si riservava di riferire al riguardo non appena in possesso dei risultati dell'inchiesta in corso.

Sono state prese tutte le disposizioni del caso.

Nessun turbamento nell'ordine pubblico generale.

380

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6963/302 R. Buenos Aires, 13 luglio 1941, ore 15,18 (per. ore 5,45 de l 14). Telegramma di V. E. n. 175 (1).

Confermo miei telegrammi precedenti (2) circa risposta Argentina che deve essere ed è infatti interpretata da questa stampa, da parte di questi circoli diplo

matici e da parte di questa opinione pubblica come declinante proposta Uruguay. Uruguay proponeva in sostanza alle altre Repubbliche amer:cane di fare speciali dichiarazioni o stabilire accordi per affermare in precedenza di «non applicare carattere di belligerante ad alcuni paesi americani che in difesa suoi diritti si venisse a trovare in guerra con nazione d'altro continente~.

Argentina ha risposto (risposta è stata pubblicata) che essa «ritiene non (dico non) necessario e superfluo cercare nuovo accordo per stabilire quali debbono essere relazioni reciproche repubbliche americane in caso di pericolo di una di esse», giacché tali relazioni sono state esaminate, dalle varie conferenze panamericane, che per quanto riguarda trattamento da concedere reciprocità i:n caso di aggressione, esso è stato anche stabilito da questo stesso accordo generale e che «spetta all'apprezzamento di ogni governo americano decidere -sempre nelle linee generali di tali accordi -atteggiamento da assumere di fronte ad ogni caso concreto».

È bensì vero che la nota argentina conclude nella maniera riferita da codesto Ministro Uruguay, ma è altresì vero che nel suo testo, oltre a contestazione più sopra riferita essa aggiunge che sarebbe «superfluo promuovere nuovo movimento solidarietà» e che deve «ritenersi dimessa ogni agitazione che possa senza necessità turbare vita e lavoro popolo affidati pensiero sereno e di costante vigilanza dei governi>>.

Che risposta debba interpretarsi come negativa è provato dal fatto che tutta la stampa argentina inspirata Washington e alcuni giornali Montevideo la criticano ed attaccano nuovo Ministro degli Affari Esteri Argentino per sua tiepidezza e suo scarso senso di panamericanismo. Infine, un telegramma United Press da Montevideo del 7 corr., riprodotto Prensa informa che a quella data 8 risposte erano state date circa proposte non belligeranza; di esse quattro e cioè quelle S.U.A., Brasile, Bolivia e Salvador erano giudicate favorevoli dalle autorità Uruguay mentre le altre quattro e cioè quella Argentina, Cile, Perù e Colombia erano consisderate contrarie perché respingevano proposta una dichiarazione immediata affermando che iniziative del genere dovevano essere esaminate secondo i criteri fissati dalla panamericana.

(l) -Vedi D. 373. (2) -Vedi DD. 313 e 322.
381

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6946/322 R. Zagabria, 13 luglio 1941, ore 22,50 (per. ore 6,45 del 14).

Telegramma di V. E. 254 (1).

Poglavnik, come ho già riferito col telegramma n. 309 (2), mi ha confer

mato desiderio che definizione confini Montenegro venga fissata anche in un

accordo confinario, cui schema sarebbe quello predisposto dal Ministero degli

Affari Esteri italiano, salvo apportarvi seguenti modifiche chieste dal Poglavnjk

e già approvate dal Duce, all'articolo l, comma l: «Il Confine del Regno di

Croazia verso il Montenegro, partendo dalla zona di Dobricevo (limite setten

trionale della linea di confine già stabilita nell'accordo di Roma del 18 maggio 1941), segue l'antico confine del 1914 fra il Montenegro e l'ex impero austroungarico fin presso alla confluenza del fiume Sutjeska nella Drina e raggiunge Hum; da questo punto segue il corso del fiume Tara e quindi passando per Obzir, tocca Cestine, Kladnjik, Metaljka, Rudo e Uvac, fino a rag~iungere il Monte Cliunacka -Giava (quota 1.082) che è il punto triconfinale fra il Montenegro, Croazia e Serbia ».

Poglavnik chiede che all'articolo 2 vengano aggiunti seguenti comma: « eventuali rettifiche di cui al precedente comma consisteranno nella eliminazione, per quanto è possibile, di troppe curve rientranti e salienti, senza pregiudizi dei centri più abitati. Resta inteso che il tronco ferroviario che conduce da Bilek e Trebinje dovrà essere compreso nel territorio della Croazia».

Qualora V. E. vorrà approvare, vorrei essere autorizzato parafare accordo prossimi giorni.

(l) -Vedi D. 372. (2) -Vedi D. 364.
382

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI

T. 27247/231 P. R. Roma, 14 luglio 1941, ore 18,10.

Il Duce su indicazione di Sua Maestà, ha disposto che la Reggenza dello Stato Montenegrino sia assunta collegialmente da tre sudditi montenegrini e precisamente: dal Vescovo, da un'Alta Autorità Militare, e un'Alta Autorità politica.

Quest'ultima potrebbe essere lo stP.sso Presidente dell'Assemblea Nazionale Costituente.

Resta inteso che Voi conserverete la carica di Alto Commissario.

Vogliate telegraficamente trasmettere i nominativi dei tre Reggenti da designare (1).

383

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. 6970/324 R. Zagabria, 14 luglio 1941, ore 21 (per. ore 23,45).

A rettifica prima parte mio telegramma n. 322 (2) contenente testo articolo primo, comma primo, accordo confinario croato-montenegrino, trascrivo testo definitivo concordato col Poglavnik:

«Il confine dello Stato indipendente di Croazia verso il Montenegro, partendo dalla zona di Dobricevo (limite settentrionale della linea di confine già stabilito nell'accordo di Roma del 18 maggio 1941) segue l'antico confine storico del 1914 fra il Montenegro e rispettivamente l'ex Impero austro-ungarico e la

Serbio, fino raggiungere il Monte Kliunacha-Glava (quota 1.082) che è il punto triconfinale fra Montenegro, Croazia e Serbìa ».

Formulazione diversa è dovuta al desiderio espresso oggi dal Poglavnik di riferirsi esplicitamente all'antico confine 1914 senza citare località, in modo dare questa opinione pubblica impressione che tracciato storico è stato riconosciuto dall'Italia. Inoltre Poglavnik ha creduto necessario aggiungere che antico confine 1914 correva tra Montenegro e rispettivamente ex Impero austroungarico dinanzi Serbìa, mentre quest'ultima non era menzionata nel testo primitivo.

Confine storico risulta tracciato in g:allo sulla carta militare austriaca al 200 mila (ripeto 200 mila), carta che ad ogni buon fine l'imetto col corriere odierno.

Conferma seconda parte mio telegramma n. 322 rimanendo in attesa istruzioni (1).

(l) -Per la risposta di Mazzollni vedi D. 389. (2) -Vedi D. 381.
384

IL LUOGOTENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. PER CORRIERE 6967/0193 R. Tirana, 14 luglio 1941 (per. il 15).

Per Eccellenza Ciano.

Notizia decisioni Duce (2) che nel restituire all'Albania terre strappatele in tempi oscuri e rimaste ostinatamente fedeli alla Madrepatria appagano antiche aspirazioni nazionali profondamente sentite ed eliminano grave causa d'attrito col popolo montenegrino, inaugurando era amicizia tra i due popoli sotto la comune guida di Roma, ha suscitato grande, gioiosa impressione.

Non ne ho dato ancora annunzio ufficiale, in attesa che R. Decreto annessione venga perfezionato. Ho creduto tuttavia poter confermare dando sommaria informazione delle decisioni comunicatemi, prime notizie e indicazioni rassicuranti già diffusesi e che avevano cominciato a dissipare ansie assai vive per la sorte di alcuni dei territori rivendicati.

In alcuni ambienti, specie cattolici dello Scutarino, si sperava che anche i borghi della Krajna settentrionale, sulla riva occidentale del lago, potessero essere annessi all'Albania. Tuttavia Dulcigno, Hoti, Gruda, Triepshi, Tuzi, Plava e Cusinje, Ipek e Jakova, alta valle !bar, rappresentano un complesso di acquisti territoriali e di soddisfazioni al sentimento nazionale che fa considerare definitiva la nuova frontiera col Montenegro e riempie gli animi di gioia e di gratitudine. Qui si comprende d'altra parte carattere più amministrativo che politico della nuova frontiera e mentre si è pronti a dimenticare antichi odi e rancori e ad accogliere amichevolmente montenegrini e rispettarne legittimi interessi, si confida che albanesi che rimangono oltre frontiera godranno stesso trattamento e, se necessario, Roma saprà imporre rispetto loro carattere, loro credenze e loro interessi.

Debbo osservare che atto di romana forza e giustizia che si compie con queste annessioni non può non cementare unione itala-albanese e disarmare, di fronte alla evidenza e grandezza dei risultati, superstiti avversioni e prevenzioni. Anche a giudizio autorevoli albanesi, questo «dono » di territori che Albania mai avrebbe potuto reéuperare da sola o in qualsiasi altra combinazione politica può conquistarci animo di molti che ancora intimamente dissentivano e dubitavano dopo 7 aprile. Nostra posizione in questo paese, che rimarrà sempre caposaldo comunità imperiale, ne viene rafforzata perché nostro patrocinio interessi albanesi, come era necessario per completare l'unità nazionale, sarà tanto più necessario per difenderla e consolidarla.

Permettetemi Eccellenza aggiungere che nella gioia per lo storico evento che sta per compiersi la realtà odierna viene collegata alle parole e ai presagi del maggio scorso anno e che tutti sanno quanto debbono a Vostro costante affettuoso interessamento e alla Vostra alta e larga comprensione delle aspirazioni e degli interessi albanesi. Devotamente.

(l) -Vedi D. 387. (2) -Vedi D. 363.
385

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 6996/445 R. Tokio, 15 luglio 1941, ore 8,30 (per. ore 19,15).

Per incarico di Matsuoka, impedito da malattia, questo Vice Ministro Affari Esteri mi ha oggi comunicato, per informazione del Governo fascista, che domani Ambasciatore nipponico Hato presenterà al Governo di Vichy richieste giapponesi relative cessione basi aeree Indocina francese meddionale. È in programma che negoziati dovranno essere brevissimi non potendosi prolungare oltre 20 corrente mese per eliminare possibilità interferenze anglo-americane. Ohashi mi ha detto che comunque Giappone è deciso e pronto a far fronte a qualsiasi eventualità in caso di reazione da parte inglese e americana. Questione indocinese deve essere considerata ormai come vitale sicurezza nipponica, per i suoi rifornimenti essenziali e per realizzazione programma zona est asiatica. Mi ha aggiunto che Governo g,iapponese conta in ogni caso sulla comprensione e sull'appoggio del Governo fascista nel momento in cui si inizia azione nipponica verso il sud.

386

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7070/303-304 R. Teheran, 15 luglio 1941, ore 14,47 (per. ore 12 del 17).

0 ) Lotta implacabile da lui iniziata contro Inghilterra da lungo tempo ed accentuata ultimi cinque anni ha dovuto per forza di cose esser sino ad ora condotta in difficili condizioni, con grande cautela ed in mezzo a spie e agenti inglesi e francesi adibiti a neutralizzarla o circoscriverla. E però conterebbe ora, venendo in Italia od in Germania di aver maggiori possibilità di azioni più aperta e più decisa dalla quale si ripromette concreti risultati in tutti i paesi arabi. Perciò spera che il Governo italiano faciliterà sua partenza da qui.

2°) Circa avvenimenti Siria egli ritiene che, nel quadro dibattuto della causa dell'indipendenza araba, eliminazione Francia sia passo innanzi galvanizzando tutte le forze arabe contro un solo nemico e diminuendo incertezza e doppi giochi. Egli è convinto che in poco tempo siriani constateranno come i fatti non corrispondano alle rosee promesse avanzate loro dagli inglesi con conseguente scoppio di nuovi odi anti-britannici. Già gli sono pervenute notizie di incidenti cui ha dato luogo comportamento truppe australiane in zona siriana occupata dagli inglesi.

(303) Mufti nel corso di una conversazione con Mellini e Strigari ha espresso seguenti sue idee:

(304) Nella stessa occasione Gailani ha dichiarato che in colloquio di congedo da lui avuto ieri mattina con Segretario di Stato degli Affari Esteri e nel pomeriggio con Presidente del Consiglio, egli ha ritratto netta impressione che ambedue suoi interlocutori sono orientati nel loro cuore contro l'Inghilterra, non credono al promesso disinteressato aiuto che gli inglesi avanzano all'Iran e temono un eventuale colpo di mano britannico contro Abadan ed i campi petroliferi. Gailani ha rafforzato tali loro sentimenti e timori raccontando retroscena delle insidie inglesi in Iraq e mettendoli in guardia amnché non si lascino prendere alla sprovvista da eventuale azione britannica.

387

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. 200/269 R. Roma, 15 luglio 1941, ore 20.

Vostri telegrammi 322 e 324 (1).

Resta inteso che non dovrà essere parafato accordo confinario croato-montenegrino fino a quando non vi sia stato comunicato nostro benestare (2). Attendiamo anche seguito a quanto fatto presente con telegramma 232.

388

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7032/1712 R. Lisbona, 15 luglio 1941, ore 22,40 (per. ore 17 del 16).

Ieri ed oggi sono partiti nuovi contingenti truppe portoghesi per isole Azzorre complessivamente circa 3.000 uomini.

Qui cercasi giustificare tale invio scopo solennità prossima visita Presidente della Repubblica. È però da ritenere che nonostante ripetute e strombazzate assicurazioni americane questo Governo continui temere possibili sorprese: in alti ambienti militari come mi viene riferito si dich:ara infatti che tale apprestamento è fatto e deve essere continuato contro preesistente minaccia americana aggiungendo però esser ciò necessario «per la forma» e prestig:o nazionale dacché Portogallo nelle attuali condizioni non può illudersi opporre efficace resistenza per difendere quelle isole.

Ho personale impressione che intimi propositi e condotta questo Governo siano meno chiari di quanto possa apparire.

Esso per ovvie ragioni note mette suo impegno a difesa neutralità ma mi pare debbasi ormai considerare se le pressioni dirette e indirette esercitate da Inghilterra e America non gli abbiano già fatto considerare opportunità di qualche predisposizione (ad una) manovra che al momento critico dovrebbe mascherare concessioni da fare agli alleati.

Se è vero che con pari preoccupazione è considerata minaccia che eventualmente potrebbe pronunciarsi dall'un lato o dall'altro su questo Paese, è anche vero che anglo-sassoni esercitano tuttavia qui la maggiore incontestabile influenza e Governo stesso non può veramente dirsi al di fuori di essa e dei suoi leciti ed illeciti sistemi.

Ritengo ad ogni modo che la situazione locale in relazione agli sviluppi di quella generale, meriti attualmente la più accorta vigile attenzione.

(l) -Vedi DD. 381 e 383. (2) -Il benestare venne Inviato Il 31 luglio 1941 con T. 29711/269 P.R.
389

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. 7010/435 R. Cetttgne, 15 luglio 1941, ore 23,30.

Permettomi far subordinatamente presente che nelle attuali circostanze è a mio avviso opportuno soprassedere a quanto prospettato nel telegramma di

V. E. 231 (1). Indipendentemente da altre considerazioni che mi riservo prospettare per iscritto faccio presente:

l) -che non esistono personalità miHtari montenegrine;

2) -che Metropolita è persona di dubbi sentimenti e sotto sorveglianza polizia;

3) -che Signor Ivanovic, presidente dell'Assemblea Costituente, trovasi fuori Cettigne né potrebbe farvi presto ritorno dato che strade accesso alla Capitale sono battute da ribelli e pertanto interrotte.

(l) Vedi D. 382.

390

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 15 luglio 1941.

Si riassume un rapporto del Generale Vacca Maggiolini (1), Presidente della C.I.A.F., sulla situazione politica e militare della Francia:

Direttive del Governo di Vichy.

Nota dominante è la politica di avvicinamento che stanno perseguendo la Germania e la Francia di Vichy. L'Italia è ostentatamente ignorata dalla Francia, ma spesso è dimenticata anche dalla Germania.

Per ora i risultati militari che ne derivano sono nettamente negativi per la Germania (Iraq, Siria) oppure non si sono ancora manifestati (basi in Marocco, utilizzazione porti della Tunisia).

Sono stati invece nettamente positivi i vantaggi della Francia che, col riarmo ad essa concesso, ha potenziato la flotta, l'aeronautica e l'esercito del nord Africa in deroga all'armistizio.

Francia metropolitana.

Non può militarmente dare alcuna preoccupazione anche se dovesse cadere il Governo di Vichy. Tale possibilità potrebbe essere anche determinata dallo scoppio di torbidi interni specialmente probabili nel Nizzardo ed in Provenza, e che potrebbero venire appoggiati dalla flotta inglese e da tentativi di sbarco.

Corsica.

È quasi del tutto disarmata così da non rendere difllcili nostre eventuali operazioni per occupar la; però può far gola anche agli inglesi.

Nord Africa e Africa Occidentale.

Il Generale Weygand domina tale settore. Ha dimostrato lealismo nei riguardi di Pétain ma è un convinto nemico dell'Italia. In Marocco però la situazione è confusa soprattutto per la dubbiosa lealtà a Vichy del Generale Noguès.

Un'eventuale azione bellica contro di noi da parte dell'esercito del nord Africa sarebbe ostacolata per le difficoltà dei rifornimenti; ma questo soltanto finché gli anglo-americani non occupassero i porti della costa dell'Atlantico.

Il Generale Vacca Maggiolini concludendo ricorda alcuni accenni fattigli dall'Ammiraglio Duplat circa il desiderio di Darlan di correggere gradualmente la politica, finora seguita, di una voluta ignoranza dell'esistenza di una Italia imperiale e fascista. Egli ritiene possa prestarsi qualche fede a tali avances

purché si abbia sempre presente che l'opinione pubblica francese ben difficilmente si adatterebbe ad una politica di collaborazione con Roma.

Aggiunge infine che la Commissione di armistizio opera in un quadro molto difficile non soltanto per l'ostilità francese ma anche per le già accennate dimenticanze della Germania che, non infrequentemente, trascura di prendere quegli accordi con la C.I.A.F. che in precedenza, di comune intesa, erano stati stabiliti.

(l) Datato 9 luglio 1941, n. 19.500 Pr.

391

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. 7033/439 R. Cettigne, 16 luglio 1941, ore 15,15 (per. ore 21).

0 ) Visto che perdura impossibilità corrispondere per iscritto sciolgo la riserva di cui al mio telegramma 435 (l) e faccio presente subordinatamente quanto segue:

A) Alto Commissariato non sembra poter continuare a sussistere come tale scopo che fosse nominata una Reggenza, in quanto ciò sarebbe in contrasto evidente con dichiarazione indipendenza da noi stessi provocata. Appunto per questo, lo Statuto trasmesso con telespresso 291 (2) attribuiva al Reggente, in quanto presunto italiano, poteri molto ampi, che avrebbero potuto se mai essere estesi a Consiglio Reggenza qualora fosse stato formato almeno in maggioranza di italiani.

B) Con una Reggenza montenegrina cui poteri dovrebbero invece essere limitati, si dovrebbe creare accanto ad essa un organo italiano che non potrebbe avere formalmente altro carattere che di Rappresentanza diplomatica ed al quale dovrebbesi studiare maniera conferire e far riconoscere poteri effettiva ingerenza e controllo sullo Stato Montenegrino.

C) D'altro canto affidare Reggenza a montenegrini o durante o subito dopo attuale rivolta potrebbe verosimilmente essere interpretato come successo della rivolta stessa la quale deve essere posta in relazione anche Assemblea Costituente.

D) Oltre considerazioni mio telegramma citato circa persone indicate da codesto Ministero e che, salvo una, non godrebbero sufficienti consensi non potrei per ora segnalare che elementi di secondo piano e con scarso seguito.

E) Permettomi quindi subordinatamente confermare opinioni già espresse circa opportunità soprassedere ogni decisione lasciando per il momento rhe Alto Commissariato continui funzionare come tale.

2°) Per il caso che comunque intendasi provvedere nomina Consiglio di Reggenza nov uosso che segnalare seguenti nominativi salvo riserva loro accettazione:

a) Michele Ivanovic Presidente dell'Assemblea Costituente che raccoglie intorno a sé consensi.

b) Ivo Radonic legato vincoli parentela con Famiglia Petrovic Niegos, già ufficiale d'ordinanza di Re Nicola. Nostro amico ma trascurabile personalità dal punto di vista militare e con scarso seguito.

c) In luogo del Vescovo Gioacchino Lipovaz, creatura del Patriarca di Belgrado, fratello di antl-italiani comunisti, padre di una studentessa comunistizzante, potrebbe essere scelto Canonico Simo Martinovic, modesto sacerdote ma, in rappresentanza del Vescovo, membro della Consulta Tecnica e che ha cooperato alla organizzazione della Costituente.

(l) -Vedi D. 389. (2) -Telespr. 2400/291 del 9 luglio, non pubblicato.
392

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7072/451-452 R. Tokio, 16 luglio 1941, ore 23,23 (per. ore 13,30 de l 17). Mio telegramma n. 419 (1).

Matsuoka, in esecuzione suo programma di evitare, soprattutto nell'attuale momento, rottura formale da parte Giappone delle conversazioni nippo-americane, farà presentare domani a Washington sua risposta ultima replica americana. Del contenuto di tale risposta, essendo egli ammalato, mi ha fatto comunicare oggi testo da Sakamoto. Lo trascrivo con telegramma a parte (2). Documento non offre particolare interesse in quanto contrariamente a quanto sarebbe preferibile non fa che riprodurre precedente progetto giapponese, da me comunicato con miei telegrammi n. 284, 285, 286 (3) e non aumento probabilità sua accettazione da parte Washington. D'altra parte anche replica americana non è che una parafrasi, con qualche maggiore durezza specie per quanto concerne questione cinese, dell'originario progetto Roosevelt.

di mira, e gli ha costituito, ove egli si decidesse a servirsene pubblicamente, un valido documento per suscitare reazioni opinione pubblica giapponese. Per il momento Matsuoka intende limitarsi a fare comun'care a Hull netto rifiuto Governo giapponese di prendere in esame una simile inconcepibile ingerenza straniera nelle faccende interne giapponesi. Mi è stato confidenzialmente detto che si penserebbe anche al richiamo Nomura, che avrebbe peccato di ingenuità e di personale ambizione.

(451)

(452) Ciò che è invece di notevole interesse è che, insieme replica americana, Nomura ha creduto di telegrafare qui una dichiarazione verbale fattagli da Hull nella quale, senza alcun riguardo di forma, si precisa che Governo americano ritiene non potersi giungere ad alcun soddisfacente compromesso nippo-americano fino a tanto che saranno al Governo uomini notoriamente troppo legati alle Potenze dell'Asse ed alla politica del Tripartito. Tale dichiararazione potenzia profondamente politica estera Matsuoka, preso direttamente

(l) -T. 6636/419 del 4 luglio, ore 6,55 non pubblicato, con Il quale Indell! comunicava essere giunta da Washington replica americana al progetto di accordo nippo-americano. (2) -Vedi D. 394. (3) -Vedi D. 94.
393

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7071/453-454 R. Tokio, 16 luglio 1941, ore 23,23 (per. ore 20,30 del 17).

Progetto Giappone per accordo nippo-americano che viene ora proposto a Washington ha per base testo di cui ai miei telegrammi nn. 284-285-286 (2) con seguenti variant': «Al punto l a viene soppresso il primo alinea. Testo rimane immutato.

Al punto 2° gli alinea 1°, 2° e 3° vengono rettificati come segue: «essendo scopo comune di ambedue Governi di raggiungere pace mondiale, essi uniranno loro sforzi per prevenire estensione guerra europea e, quando se ne presentasse occasione prop:zia, per ristabilire prontamente pace.

Governo giapponese conferma che scopo Patto tripartito era ed è difensivo e inteso a prevenire partecipazione guerra europea delle nazioni attualmente non coinvoltevi e contribuire cosi alla non estensione della presente guerra. Se per altro guerra europea dovesse sventuratamente estendersi Governo giapponese adempirà obblight Patto e determinerà suo atteggiamento soltanto in base a considerazioni della difesa protettiva, del suo benessere e della sicurezza nazionale».

Rimane inalterato 4° alinea. Il punto 3° viene modificato come segue:

«Governo giapponese dichiara al Governo degli S.U.A. che le condizioni fondamentali per soluzione affari cinesi sono conformi ai principi enunciati nella dichiarazione Principe Konoye ed agli accordi e provvedimenti già in atto in applicazione detti principi. Presidente degli S.U.A. raccomanderà al regime di Chang-Kai-Shek di entrare in negoziati d! pace col Governo giapponese per la cessazione ostilità e ripristino relazioni pacifiche ».

Punto 5° (a proposito del quale Washington ha tentato di ottenere l'esten

sione della zona menzionatavi fino ad includervi la Cina) viene formulato come segue: «In base alla mutua garanzia che attività giapponese ed ameri

cana nella zona del Pacifico sud-occidentale dovranno essere condotte con mezzi pacifici e conformemente al principio che nessuna discriminazione verrà fatta nelle relazioni commerciali internazionali, Gove,rni giapponese ed americano coopereranno insieme per produzione e ricerca delle risorse naturali nella detta zona (come petrolio, gomma, stagno, nichelio) delle quali essi necessitano».

Al punto 6° viene premesso quanto segue, che diventa nuovo alinea A: «Ambedue i governi dichiarano che direttiva politica che è a base di questo accordo è pace nella zona del Pacifico, che è loro vivo proposito di contribuire, con sforzo al mantenimento e preservazione della pace nella detta zona e che nessuno di essi ha mire territoriali nella stessa».

Alinea A del precedente progetto rimane immutata e diventa B. Alinea B, che diventa C, rimane anche essa immutata salvo che vi sono premesse le parole seguenti: <<Governo degli Stati Uniti si sforzerà affinché venga accordata» quindi segue come nel precedente progetto.

(453) Miei telegrammi nn. 451-452 (l).

(354) Punto 4° rimane immutato. (l) -Vedi D. 392. (2) -Vedi D. 94.

394

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. Berlino, 16 luglio 1941.

Ho avuto una lunga conversazione con Abetz, persona di assoluta fiducia del Ministro Ribbentrop e che orienta tutta la politica della Germania verso la Francia. Si può, anzi, affermare che le decisioni del Fiihrer in questa materia sono prese sulle proposte e sui rapporti che Abetz fa periodicamente.

Egli mi ha confermato che l'atteggiamento effettivo della F,rancia rimane ostile all'Asse. Ha definito tutti gli uomini del Governo francese come dei traditori che, tranne qualche rarissima eccezione (Laval), fanno il doppio gioco con la Germania, sperando e illudendosi che possa venire il momento favorevole per buttarsi anche ufficialmente dalla parte dell'Inghilterra. Pétain è in buona fede, si rende conto della necessità di stabilire con la Germania rapporti di effettiva collaborazione, ma è per lui molto difficile agire, circondato come è dai suoi collaboratori legati all'antico mondo politico e massonico. Darlan è molto intelligente e furbo; e per questo Abetz pensa che ci si possa servire di lui e della sua influenza per tentare di stabilire con la Francia una effettiva collaborazione.

Abetz è convinto che fra il mondo ufficiale che -ripete -è fatto di traditori, e le ultime zone dell'opinione pubblica vi sia una vastissima parte di francesi che, essendo convinti della ineluttabilità della sconfitta loro toccata, manifestano un effettivo desiderio e una precisa volontà di ricostruzione della Francia secondo gli orientamenti e le direttive dell'Asse.

Allo scopo di efficacemente alimentare questa larga parte dell'opinione pubblica e di non pregiudicare definitivamente l'odierna situazione, Abetz dichiara di fingere di credere al bugiardo buonvolere degli attuali governanti; e quindi mantiene una situazione di equilibrio con la speranza che la parte buona della Francia possa esercitare una definitiva sana influenza su tutto il paese. Se questo non avverrà, allora la Germania si troverà costretta -avendone il diritto dopo le prove di longanimità -ad assumere un atteggiamento molto rigido e preciso con tutte le sue inevitabili conseguenze.

Circa le rivendicazioni italiane, Abetz mi ha con molta fermezza dichiarato che egli è decisamente favorevole a tali rivendicaz"oni; nel senso che egli non manca di fare sapere nei circoli politici francesi che la Germania non potrà fare la pace con la Francia se non saranno contemporaneamente risolti i suoi rapporti con l'Italia.

Questo, come è noto, è anche il preciso atteggiamento del Fiihrer; ma mi è sembrato di capire attraverso le parole di Abetz essere egli del pensiero che già da tempo -e non in questo preciso momento, data la situazione -l'Italia avrebbe potuto aprire dirette conversazioni al riguardo.

Avendogli io chiesto genericamente notizie della nostra numerosa colonia, egli ha detto che non ha affatto motivo di lamentarsene; ha aggiunto che si rende conto delle grandi difficO'ltà in cui essa si trova soprattutto per la parte alimentare e mi ha vivamente sollecitato a fargli una visita a Parigi per rendermi conto personalmente della situazione (1).

395

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 16 luglio 1941.

Accludo alcuni appunti circa situazioni ed impressioni che ho dovuto riassumere perché la corea ad Hannover e Vienna le visite di Host-Venturi e di molte altre delegazioni mi hanno tenuto e mi tengono assai occupato fuori d'Ambasciata.

Ho gran desiderio di vederti e di fare con te una rimpatriata.

Ti prego ogni tanto di una telefonata.

[P. SJ Jacomoni mi aveva tanto raccomandato e pregato di inviarti una parola.

ALLEGATO

Berlino, 16 luglio 1941.

SVOLGIMENTO DELLA GUERRA CONTRO LA RUSSIA

Nonostante lo svolgimento della guerra contro la Russia continui ad essere rapido, vittorioso e compreso nel programma preventivamente stabilito dal Comando Supremo si cominciano qui ad apprendere i gravi sacrifizi di uomini e di materiali a cui sono sottoposti i tedeschi. Ciò sarebbe avvenuto ed avrebbe in conseguenza di un errore di valutazione da parte delle Autorità germaniche circa le unità corazzate sovietiche. Lo Stato Maggiore Germanico riteneva infatti che i russi disponessero di venti divisioni

(l} Nota manoscritta di Ciano: «Nulla osta visita Alfieri a Parigi». Il documento è vistato da Mussolini.

18 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

corazzate, mentre ben ventinove sono impegnate nella battaglia. Di queste (ventinove unità) quindici sarebbero state distrutte, altre sette o otto duramente provate, cosicché allo stato delle cose l'esercito sovietico dispone ora di dieci divisioni efficienti. La Germania avrebbe ora il predominio assoluto nell'aria. I sovietici disporrebbero solamente di 1400 aeroplani.

Non ho potuto controllare l'effettiva precisazione di tali notizie. Sta il fatto che esse

trovano rispondenza nei dati che ho avuto da varie parti. (l)

396

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7086/456 R. Tokio, 17 luglio 1941, ore 8,20 (per. ore 22).

Per quanto da vario tempo, secondo avuto occasione riferire, situazione Matsuoka fosse divenuta difficile e per quanto in questi ultimi giorni si fossero intensificate manovre ostili per iniziativa interna ed estera, improvvise dimissioni Gabinetto Konoye, decise iersera nel corso di una riunione dalla quale Matsuoka era assente perché ammalato, sono state qlll oggetto generale sorpresa, persino per i circoli politici più vicini al Governo ed al corrente della situazione. Non è facile poter sul momento ricostruire esattamente basi e fasi della classica «imboscata ». [Ma] può quanto meno essere fin da ora affermato trattarsi essenzialmente, più che di un avvenimento politico suscettibile di un radicale cambiamento di direttive di Governo, dal risultato di una lunga e stretta congiura di rancore verso uomo politico che, in contrasto con le

tradizioni locali, era venuto progressivamente assumendo nei riguard1 del Gabinetto e pubblica opinione importanza personale notevole. Tali rancori hanno trovato naturalmente ottima occasione di manifestarsi su terreno della crescente pressione americana anti-Matsuoka (mio telegramma 451-452) (2). Konoye ha avuto la debolezza di subire il gioco. Mentre si afferma che crisi dovrebbe portare, con l'eliminazione del dissidio Hiranuma-Matsuoka, ad un rafforzamento del Governo, le circostanze nelle quali si è prodotta non potranno evidentemente giovare al prestigio del nuovo Gabinetto Konoye né di fronte all'opinione interna né a quella estera.

397

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 204/1192 R. Roma, 17 luglio 1941, ore 23.

Commissione Italiana Armistizio è stata informata da suoi rappresentanti a Wiesbaden che Governo francese avrebbe rimesso a codesto Ministero Esteri

Memoriale per chiedere riesame intera questione collaborazione tra Francia e Potenze Asse chiedendo partecipazione italiana in tale sede per chiarire rapporti armistiziali franco-italiani.

Commissione Italiana Armistizio esprime dubbio che Governo francese si proponga sollevare questione rivendicazioni italiane. Attendo conoscere quanto vi risulti al riguardo (1).

(l) -Questi appunti recano 11 visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 392.
398

L'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 2627/340. Cettigne, 17 luglio 1941 (per. il 23).

Nell'atmosfera di incertezza e di malcontento segnalata col mio telespresso

n. 2187/160 del 5 luglio (2), l'Assemblea Costituente è stata convocata per sabato 12 u.s.

La mancata definizione dei confini, la voce rapidamente diffusasi che a Plava ed a Gusinje gli albanesi avevano dato notizia della definitiva sorte di quei distretti mai posti in discussione sin qui (mio telegramma n. 395 del 9 luglio) (3), la delusione di molti nel non vedere chiamato sul trono il principe Michele, avevano creato nei giorni precedenti l'Assemblea un senso di acuto disagio.

Uno dei membri più autorevoli della Consulta -il dotto Pietro Plamenaz rassegnava il giorno 5 le dimissioni e mi dichiarava di non sentirsi di legare la propria responsabilità ad un atto dal quale il Montenegro sarebbe risorto ingiustamente mutilato, ferito nelle sue tradizioni, nell'impossibilità di poter vivere la sua vita. Non giovarono chiarimenti ed insistenze. Pur riaffermando la sua lealtà e la sua devozione all'Italia ed alla Dinastia il dott. Plamenaz pers1ste nella sua decisione.

Gli altri membri della Consulta ,rimasero al loro posto, ma mi dissero francamente il loro disagio di fronte alla situazione di incertezza territoriale.

Fatti istruire preventivamente dai delegati civili, gran parte dei rappresentanti affluirono il giorno 11 a Cettigne. Alcuni di essi che avevano declinato l'invito, furono a tempo sostituiti. Un'assemblea preliminare era stata convocata pel giorno 11. Volevo ad ogni costo evitare possibilità di discussioni durante l'atto solenne del giorno dopo e disposi che i membri della Consulta illustrassero ai rappresentanti la portata dell'Assemblea e ne predisponessero il normale svolgimento. Com'era prevedibile nacquero i contrasti. Le discussioni furono assai vivaci tanto che all'ultima pa,rte della riunione venne invocato il mio intervento. Mi fu facile smontare gli argomenti da alcuni prospettati in merito alla soluzione data al problema del Capo dello Stato, non altrettanto quelli relativi ai confini.

Mancavano i delegati di Plava, di Gusinje, di Cainice, quelli del Sangiaccato occupato ancora da tedeschi e da croati. Ma alla fine riuscii a trascinare !a stragrande maggioranza dei delegati.

L'Assemblea del 12 si svolse regolarmente, la dichiarazione venne approvata per acclamazione. Mentre entro la sala i vecchi montenegrin1 che, invitati o delegati, l'occupavano seppero trovare tonalità di entusiasmo che si ripeterono poi durante la colazione offerta dal Podestà e durante il ricevimento neHa mia res1denza, la popolazione rimase pressoché assente.

il gwrno seguente scopp1arono i primi moti. Mentre essi sono in pieno svolgimento non è possibile indicarne con precisione le origini e gli scopi.

È mia impressione largamente condivisa che essi abbiano sfondo comunista e che uooidiscono a piano preordinato. Ma appare altresì certo che nel quadro della rivolta si muovano fattori nazionalisti, sui quali g1i organizzatori hanno fatto certamente leva per raccogliere attorno a sé il maggior numero di consensi.

Alle ragioni di malessere che ho precedentemente indicato, vanno aggiunte quelle non meno sentite e profonde determinate dallo spettacolo delle migliaia di profughi ricacciati qui da ogni parte, dalle notizie degli atti d1 barbarie contro di essi compiute, dalla persuasione che nulla sia stato fatto per impedire quell'esodo e per punire quegli atti, che ben poco sia stato disposto per rendere giustizia alle vittime e che comunque esso sia sinora limitato a parole ed a promesse.

Quando sarò in possesso di più precisi elementi potrò esprimere più completo giudizio.

Le correnti comuniste ereditate dalla ex Jugoslavia ebbero risveglio nell'ultimo mese: se ne ebbero i primi sintomi con la diffusione di manifestini in lingua "taliana e dopo la dichiarazione di guerra alla Russia. Non va dimenticato che un organo di polizia vero e proprio non esiste qui e che le mie ripetute richieste per poter disporre prima di un gruppo di censori e poi di agenti investigativi conoscitori della lingua del Paese, sono rimaste inevase per l'impossibilità pratica di disporre di elementi idonei.

Con mio rapporto n. 1198/109 del 16 giugno u.s. (l) chiesi l'aumento numerico dei R. Carabinieri ed il concentramento qm dei reparti della Divisione «Messina» dislocati nella provincia di Cattaro. Nella mia recente visita a Roma prospettai tali richieste -autorizzato dall'Eccellenza il Ministro -al Comandante Generale dell'Arma ed al Capo di Stato Maggiore Generale dell'Esercito, e presso la Direzione Generale della Polizia insistetti per avere un sia pur limitato numero di funzionari e di agenti. Mentre quest'ultima richiesta ebbe esito più negativo che incerto, dall'Eccellenza Cavallero e dal Generale Gambelli ebbi affidamenti precisi. Gli ordini furono infatti impartiti, ma gli avvenimenti ne hanno preceduto la disposta esecuzione.

Scoppiati i primi moti e mentre la Autorità Militari nella sfera di loro competenza li fronteggiavano con i mezzi di cui potevano disporre, mi preoccupavo del mantenimento dell'ordine pubblico ed emanavo le ordinanze che qui allego in copia.

Interrotte le comunicazioni col resto del Paese e prat·camente isolata Cettigne, essi avevano esecuzione solo nella Capitale. Sinora la popolazione civile di qui si è mantenuta tranquilla e ciò per merito dell'oculata sorveglianza disposta ed attuata d'accordo con me e col Comandante la Divis one, dal Ten. Colonnello Gandini che da pochi giorni ha assunto il Comando del Battaglione dei Reali Carabinieri.

Con miei telegrammi n. 420, 424, 427, 428, 430, 432, 436, 437, 442 {1) ho tenuto al corrente codesto Ministero sullo svolgersi degli avven·menti. Il giorno 15 il Comando Superiore delle Forze Armate di Albania, con l'ordine che accludo in copia (2), ha disposto un vasto piano di repressione.

Siamo, mentre scrivo, al quinto giorno della rivolta ed anche di quello che può essere definito assedio della Capitale. A quanto mi è dato sapere sporadici focolai si sarebbero accesi nelle zone di Nichich e di DanilovGrad.

Affido questo primo succinto rapporto ad un apparecchio militare e l'indirizzo alla Luogotenenza di Tirana pel suo rapido inoltro a Roma.

Mi tornerà gradito un cenno telegrafico di recezione.

Debbo segnalare -infine -il contegno sotto ogni aspetto encomiabile di tutti i miei collaboratori (3).

(l) -Vedi D. 401. (2) -Non rinvenuto. (3) -Non pubblicato: Il T. 6812/395 R. dava la notizia qui riportata.

(l) Non pubbl!cato.

399

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7111/466 R. Tokio, 18 luglio 1941, ore 8,30 (per. ore 22).

Composizione nuovo Gabinetto Konoye che entrerà in funzione domani conferma quanto ho riferito col mio telegramma n. 456 (4), e cioè che con recente crisi si è voluto in sostanza liberarsi di Matsuoka per soddisfare e placare numerosi avversari dell'ex Ministro, spalleggiate dai finanzieri e da Washington. Rimangono infatti nel Gabinetto Ogura e, sia pure senza portafoglio. Hiranuma, Matsuoka viene sostituito con Ammiraglio Toyoda, che lascia il portafoglio del commercio. Rimangono anche al loro posto Ministri delle Forze Armate. Di modo che quasi totalità del Gab:netto avrà preso parte alle recenti decisioni della Conferenza Imperiale circa il noto programma d'azione nipponica. Da varie parti, infatti, soprattutto da parte militare, mi viene assicurato (e lo stesso Matsuoka me lo ha fatto dire) che politica nuovo Governo non potrà avere mutamenti sostanz:ali. Potranno varia,re peraltro tempi e metodi. In attesa che direttive gabinetto divengano palesi, potrà essere indubbiamente conveniente che nostra stampa mantenga qualche riservatezza in merito.

(l) -Si riferisce al T. s.n.d. 23878/420 P.R. e 6941/424 R. del 13 luglio, 6947/427 R., 692/428 R. 6968/430 R. del 14 luglio, 24132/P.R. e 24222/436 P.R. del 15 luglio, 7030/437 R. del 16 luglio e 7043/442 R. del 17 luglio 1941, non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Il presente documento è vlstato da Mussollnl. (4) -Vedi D. 396.
400

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. N. D. 7110/583 R. Madrid, 18 luglio 1941, ore 13,45 {per. ore 20).

Iersera ha avuto luogo imponente adunata sindacale in occasione anniversario movimento nazionale. Presidente Opera Sindacale ha tra l'altro proclamato nel suo discorso necessità imprescindibile «tutti i poteri alla Falange» affinché questa possa avere orgoglio reggere destini Spagna. Da rilevare in proposito come Presidente Opera Sindacale sia portavoce Serrano Sufier da cui, quale Presidente Giunta Politica, Opera Sindacale dipende. V. E. vorrà pertanto notare come programma su citato corrisponda pienamente concetto da

V. E. formulato nella lettera personale a Serrano del 4 maggio (l) in cui indicava grande via che Spagna Falangista deve seguire.

401

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7100/1291 R. Berlino, 18 luglio 1941, ore 17.

Telegramma ministeriale 1192 (2).

Risulta che tre giorni fa tramite Ambasciata di Germania Parigi è effettivamente qui pervenuta una richiesta francese di riesame intera questione collaborazione tra Francia e Germania. Nulla risulta per altro di richiesta di partecipazione italiana. Documento è stato subito inviato a Ribbentrop che non

ha fatto ancora sapere sua risposta. Tale richiesta francese sarebbe stata preceduta da altra richiesta indicatrice medesima tendenza.

[Posso] anticipare decisione perché mi è stato detto in via preliminare e del tutto personale e confidenziale che punto di vista Governo tedesco rimane sempre di non riaprire questione generale rapporti due Paesi. Potranno invece essere discusse e risolte questioni particolari, come già del resto è stato fatto e come si potrà anche continuare a fare su un terreno prevalentemente tecnico ed economico.

402

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S. N. D. PER CORRIERE 7133/060 R. Atene, 18 luglio 1941 {per. tl 19).

Come fu rilevato dal Ministro Anfuso durante la sua missione in Grecia (3), e come ebbi occasione più volte di riferire per parte mia, il Governo

Tsolakoglu, sia per il suo capo che per i suoi membri, non solo non dispone di seguito né di prestigio nel Paese, ma manca altresì di capac:tà organizzativa ed amministrativa.

Preoccupati essenzialmente, delle proprie situazioni e di sistemare i loro parenti ed amici, il maggior numero dei ministri sembra del tutto impari al compito loro assegnato.

Di tale situazione, che naturalmente incide in misura molto grave sulla azione di Governo centrale e periferica, e ritarda le necessade misure per i rifornimenti e i trasporti e la ripresa della vita economica del paese, si fanno eco numerose personalità greche che richiedono con insistenza un cambiamento di Governo e magari «volenterosamente » si offrono ad assumere la responsabilità.

D'altra parte la discordia regna in seno allo stesso Governo, il che ha portato in questi giorni alle dimissioni dei ministri del Lavoro e degli Approvvigionamenti, due generali oscuri in guerra e ignoti in pace, che non sono stati finora sostituiti, avendo il Ministro della Giustizia e il Presidente del Consiglio, coll'assenso mio e dell'Incaricato d'affari germanico, assunto rispettivamente le reggenze dei dicasteri anzidetti.

Mi si segnala altresì che non ultima causa di tali discordie risiede nello atteggiamento da tenersi nei confronti dell'Asse ed in particolare dell'Italia, atteggiamento che taluni Ministri affermano volere più esplicitamente favorevole, mentre rimproverano ai loro colleghi (non ultimo lo stesso Tsolakoglu) di seguire una linea di condotta spesso incerta ed ambigua e tale da non ingenerare fiducia.

Mi riservo per parte mia ritornare al più presto su tale questione che seguo attentamente, e di riferire altresì sulle misure che sto studiando di adottar per quanto concerne il controllo e l'organizzazione dei Ministri preposti agli approvvigionamenti, ai trasporti e alla vita economica e finanziaria del Paese.

(l) -Vedi D. 52. (2) -Vedi D. 397. (3) -Vedi DD. 29, 30, 31.
403

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 210/1200 R. Roma, 19 luglio 1941, ore 2.

È nota al Governo tedesco la situazione del R. Ambasciatore a Shangai. Il quale, giunto in Cina nell'ottobre 1938, non presentò mai le sue lettere credenziali al Governo di Chang-Kai-Shek, né fu conseguentemente mai accreditato presso alcun Governo. I rapporti con Chang-Kai-Shek furono, sino alla recente rottura dei rapporti diplomatici, da noi mantenuti attraverso un Segretario, staccato a Chung King.

È nostro proposito dare ora corso all'assicurazione data a Wang-ChingWei all'atto del riconoscimento del suo Governo di stabilire relazioni diplomatiche con Nanchino, e di regolarizzare così in pari tempo la posizione equivoca ed incerta sin qui avuta dalla nostra Rappresentanza in Cina (che data la nuova situazione diplomatica non potrebbe essere a lungo mantenuta), accre~ ditando l'Ambasciatore Taliani presso il nuovo Governo.

Si aggiunge che Wang-Ching-Wei ci ha fatto in data del 12 corrente presentire amichevolmente circa la possibilità che la presentazione delle Lettere Credenziali del nostro Rappresentante cada alla fine del mese corrente, dato che per quel periodo sono previste cerimonie per solennizzare la nuova situazione internazionale del Governo di Nanchino.

Informate di quanto precede codesto Governo, di cui, prima di agire nel senso indicato, desideriamo conoscere l'avviso e le intenzioni al riguardo (1).

404.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. S. N. D. 211/167 R. Roma, 19 luglio 1941, ore 1,30.

Vostri telegrammi n. 285 e n. 303-304 (2). Argomenti trattati nella conversazione di Mellini con Gailani e col Mufti sono stati qui considerati con ogni interesse e simpatie.

Atteggiamento Governo italiano nei riguardi dell'Iraq ed in genere dei Paesi arabi del vicino Oriente è e rimane immutato; e ad esso Governo fascista continuerà ad inspirarsi nel regolare la sua politica nei confronti dei Paesi arabi del vicino Oriente, politica a cui porta come sempre il maggiore interesse.

Singole questioni sollevate dal Mufti e da Gailani, comportano decisioni di carattere pratico ed intese con altri Governi, potranno essere meglio esaminate a Roma alla presenza del Mufti e di Gailani, quando sarà loro possibile giungere qui.

Vedremo volentieri qui Mufti e Gailani e ci occup:amo intanto per quanto

possibile per favorire loro viaggio.

Quanto precede per norma di linguaggio di Mellini.

Aggiunto per opportuna norma che per ovvie ragioni Tripoli non potrebbe essere presa in considerazione come eventuale sede di Gailani. Teniamo invece che tanto Mufti quanto Gailani vengano Roma (3).

405.

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7185/184 R. Santiago, 19 luglio 1941, ore 20,13 (per. ore 5 del 20).

Mio telegramma n. 183 (4). Ministro degli Affari Esteri Rossetti mi fa conoscere riservatissimamente che questo Ambasciatore degli Stati Uniti nel presentare lista nera avrebbe preteso

a nome suo Governo che il Governo cileno prendesse misure legali per impedire alle ditte comprese tale lista esercizio ogni commercio allegando che esse facevano parte quinta colonna e che pertanto esercitavano attività contraria

S.U.A. e regime democratico americano.

Rossetti avrebbe risposto oltre riserve di cui al mio telegramma suindicato che il Governo cileno non poteva prendere alcuna misura verso commercianti che avevano sino ad ora svolto onestamente loro attività e che era pertanto necessario Governo degli S.U.A. dimostrasse con prove ineccepiblll le sue accuse verso loro. Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato suggerire a tutti commercianti italiani e tedeschi compresi lista nera astenersi ogni attività che possa in qualsiasi modo provare accuse Nord-americane. Mi si assicura che in Consiglio di Governo odierno è stato ventilato rispondere Governo S.U.A. che Cile non può riconoscere disposizioni che stabiliscono proibizione di intercambio commerciale con gli S.U. con ditte che attualmente funzionano regolarmente in Cile. Parallelamente a mia azione presso Rossetti mi adopererò altresì riservatamente affinché commercianti italiani lista nera americana si valgano ogni mezzo di cui dispongono per far pressione perché questo Governo non ceda in niente a pretesa americana.

(l) -Per la risposta di Alfieri, vedi D. 412. (2) -Vedi DD. 358 e 386. (3) -Questo telegramma venne comunicato anche a De Peppo con T. 28388/213 P.R. del 22 luda parte dell'ambasciata degli Stati Uniti di una lista nera tenuta sino a quel momento (4) -T. 7151/183 R. del 19 lugllo, ore 13,28, non pubblicato: riferiva circa la pubblicazione segreta e ricevuta con « ogni riserva » dal governo elleno.
406

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 7149/1304 R. Berlino, 19 luglio 1941, ore 21,45.

Durante conversazione riservata con personalità bene informate si rileva che avanzata delle truppe tedesche in Russia pur persistendo molto rapida [lo] è stato meno di quanto non si sperasse. Per questo sono stati impartiti ordini precisi di intensificare al massimo il ..... (1).

Le perdite complessive fra morti e feriti e dispersi sono contenute nella cifra di cinquantamila che comincia riservatamente a circolare negli ambienti bene informati. Non si riesce a sapere la p,roporzione fra morti feriti e dispersi.

In questi giorni si è avuta comunicazione della morte di appartenenti a numerose fra le famiglie più in vista di Berlino. E: caduto anche un figlio del Maresciallo Keitel. Riterrei opportuno che Generale Cavallero Inviasse un telegramma a Keitel.

407

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7186/5 R. Zagabria, 19 luglio 1941 (per. il 21).

Seguito precedenti comunicazioni telegrafiche (2). mi onoro rimettere qui uniti i testi dell'accordo originale italiano e dell'accordo concordato con questo Governo, al termine delle conversazioni svoltesi a Zagabria nell'ultima settimana.

L'accordo concordato potrebbe essere siglato a Zagabria non appena l'E. V. vorrà approvare le modifiche apportate agli articoli originali, nonché le proposte croate circa l'estensione della zona (come dalla carta rimessa col corriere odierno), la durata (protocollo finale) e la determinazione della sede del Comitato permanente.

Unisco un appunto (l) dettagliato che riassume i risultati delle negoziazioni.

Tralascio di riferire alla E. V. le difficoltà e le resistenze che sono state da parte nostra incontrate nel corso delle conversazioni, e accenno soltanto che ho dovuto far di tutto per riuscire a separare la trattativa per questo Accordo da quella per la Convenzione amministrativa di Spalato e Curzola, che questi Delegati anche per istruzioni ricevute dal Poglavnik, volevano abbinare.

Rimango in attesa di ordini per procedere alla siglatura, confermando l'avviso, già espresso per telegramma, che ogni rinvio mi sembra che possa pregiudicare la conclusione dell'Accordo (2).

Il desiderio che la pubblicazione dell'Accordo avvenga soltanto nel momento in cui esso potrà essere applicato, mi è stato espresso personalmente dal Poglavnik, alla presenza dei nostri Delegati, motivandolo col fatto che la pubblicazione sui giornali potrà dar luogo a critiche e polemiche intempestive.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra «Manca». (2) -Si riferisce ai seguenti telegrammi sul dettagli del negoziato, non pubblicati T. s.n.d. 6999/327 R. 15 luglio, T. s.n.d. 6998/328 del 15 luglio, T. s.n.d. 7119/343-344 R. del 18 lugl!o.
408

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO

T. S. N. D. 28054/212 P. R. Roma, 20 luglio 1941, ore 2.

La R. Legazione a Teheran ha informato che quell'Ambasciatore di Turchia ha comunicato a Gailani che codesto Governo autorizza il suo ingresso in Turchia, ma non il transito. Gailani si proporrebbe in conseguenza di partire entro questa settimana per Istambul, e da lì sollecitare l'autorizzazione di proseguire il suo viaggio per Roma e Berlino.

La R. Legazione a Teheran ha altresì riferito che quell'Ambasciatore di Turchia non ha ricevuto dal suo Governo alcuna istruzione circa il visto di transito richiesto dal Mufti.

Tanto Gailani che il Mufti hanno espresso alla R. Legazione a Teheran il desiderio che da parte italiana e tedesca si facciano passi presso il Governo turco per indurlo a concedere loro il transito attraverso la Turchia.

Governo tedesco da noi già interpellato al riguardo, aveva espresso nel giugno scorso l'opinione che convenisse astenersi dal fare pratiche presso codesto Governo per la concessione di detti visti di transito, !asciandone l'iniziativa agli interessati.

Dato il tempo trascorso e la convenienza di facilitare la presenza di Gailani e del Mufti a Roma e a Berlino, viene da parte nostra interpellato nuovamente il Governo tedesco per conoscere se mantenga l'opinione espressa.

Aggiungo dservatamente che da un telegramma della R. Legazione a Teheran in data 16 corr. (l) risulta che quel Ministro del Giappone, parlando col R. Ministro, ha accennato all'interessamento che starebbe svolgendo l'Ambasciata di Germania ad Ankara per il visto di transito in territorio turco per Gailani e per il Mufti.

In queste condizioni provvedete a sondare discretamente codesta Ambasciata di Germania per conoscere se ha al riguardo ricevuto istruzioni da Berlino. In caso affermativo siete autorizzato ad agire presso codesto Governo in senso analogo a quanto è stato o verrà fatto da codesta Ambasciata di Germania per ottenere a Gailani e al Mufti il transito attraverso il territorio turco. Altrimenti riferite.

La R. Legazione a Teheran ha anche informato che Gailani non appena a Istambul solleciterà da Voi un'udienza. Potrete riceverlo e dargli la sensazione del nostro vivo interessamento a suo riguardo come anche a riguardo del Mufti.

Invio a parte, per Vostro orientamento, copia del telegramma diretto alla

R. Legazione a Teheran per norma linguaggio Mellini. Telegrafate (2).

409.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7176/468-469 R. Tokio, 20 luglio 1941, ore 7,30 (per. ore 20).

«Prego V. E. voler credere esattamente che politica estera dell'Impero, anche per l'avvenire, non subirà benché minimo cambiamento e che essa posa solidamente sulla base del Patto Tripartito sia per quanto concerne spirito che scopi dello stesso. Atteggiamento nostro Paese verso Italia e Germania, quale è stato fatto conoscere a V. E. dal mio predecessore Matsuoka subito dopo il Consiglio tenuto in presenza di S. M. l'Imperatore il 2 luglio scorso (mio telegramma

n. 412-413) (3) non ha subito n più leggero cambiamento e Vi prego portare quanto precede a conoscenza Vostro Governo. Quanto a me personalmente, quando scorso anno fu concluso Tripartito ero in servizio della Marina imperiale ed ho partecipato ai preparativi alleanza. Succedendo a Matsuoka ne assumo politica estera ed è mia intenzione rafforzare sempre più vincoli allenza fra Giappone, Italia e Germania allo scopo di realizzare ideali dei tre Paesi 1>.

Identica comunicazione è stata fatta a questo Ambasciatore di Germania.

Simili manifastazioni rispondono all'evidente desiderio nuovo Gabinetto di toglierei ogni dubbio nei riguardi sue intenzioni, dato che sente perplessità di notevole parte di questa opinione pubblica di fronte a ripercussione crisi su quelle impostazioni della politica giapponese che non consentono, nel critico momento attuale, oscillazione di sorta. Dato per altro che crisi di Gabinetto è stata manovrata da Hiranuma e da finanzieri occorrerà riservare ancora un giudizio. Intanto ho detto all'Ammiraglio Toyoda, nel prendere atto della dich'arazione fattami, che mi attendevo che continuità politica estera nipponica fosse oggetto, quanto prima, di pubblica solenne e precisa affermazione.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Ciano abbia risposto.

(468) Ieri nuovo Ministro degli Affari Esteri, subito dopo consegne fattegli da Matsuoka, ha espresso desiderio vedermi e mi ha consegnato una sua dichiarazione della quale trascrivo qui appresso parte essenziale:

(469) Dal canto loro i due Ministri delle Forze Armate hanno preso separatamente iniziative particolari di farmi confidenzialmente assicurare che Esercito e Marina sono fermamente decisi realizzare programma stabilito, che è in piena fase preparazione, in stretta adesione alleanza tripartita.

(l) -Si riferisce al T. s.n.d. 7067/305 R. non pubblicato. (2) -Per la risposta di De Peppo vedi D. 415. (3) -Vedi D. 341.
410

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. (TRADUZIONE) (1). Quartier Generale del Fiihrer, 20 luglio 1941 (2).

Al termine della quarta settimana dall'inizio della guerra vorrei farVi, Duce, un breve riassunto della situazione, cosi come essa mi si presenta.

Ho letto la Vostra ultima lettera con vero piacere (3). Condivido completamente, Duce, le Vostre considerazioni politiche. Sono ora sorti alcuni nuovi problemi essenziali, ai quali vorrei brevemente accennare:

1. La Francia ha ripreso il suo gioco equivoco in conseguenza delle ripercussioni della perdita della Siria oppure -come io credo -in seguito al risorgere di nuove speranze per effetto dell'impegno di rilevanti forze tedesche in Oriente. Nonostante che recentemente fossimo rimasti d'accordo, fra l'altro, circa lo sbarco di vario materiale bellico a Biserta, il Governo francese dichiara ora che esso lo potrebbe consentire soltanto dopo nuove concessioni di natura psicologica e militare. In altre parole; l'attuale Governo francese assume completamente la parte di Talleyrand nel Congresso di Vienna dimenticando soltanto che io non sono né Metternich né Hardenberg. Non ho bisogno di diventare soltanto ora ditndente, perché non avevo mai perduto la mia ditndenza. Comunque ritengo che è assolutamente necessario essere sempre sull'attenti. In genere, io non penso a fare ulteriori concessioni perché ogni concessione è per noi sempre la perdita definitiva di una posizione, se il Governo francese da parte sua non si obbliga a qualche seria controprestazione. Per dir meglio: le nostre concessioni, Duce, non possono essere revocate, quando il Governo francese ha semnre la possibilità di annullare da parte sua le proprie prestazioni.

Comunque, ne derivano, Duce, compiti della cui soluzione noi dobbiamo preoccupare! in modo particolare. In quanto che, con ciò, l'ulteriore sicurezza e l'organizzazione delle comunicazioni marittime con Tripoli e Bengasi acquistano una maggiore importanza.

Io considero come scopo principale dei nostri sforzi comuni quello di escludere anzitutto ogni possibilità di una nuova fase critica dei rifornimenti in Libia. Oltre a ciò è necessario organizzare il traffico in modo che tutte le esigenze, richieste dai futuri plani in questo settore bellico, possano essere soddisfatte in tutta la loro estensione e possibilmente senza essere disturbato dal nemico.

Si potrebbe forse ritenere, Duce, che un mezzo adatto a migliorare l'attuale situazione potrebbe trovarsi in ciò che, in armonia con l'esemplare fratellanza d'armi fra 1 reparti italiani e tedeschi venisse istituita una sostanziale, diretta collaborazione presso gli uffici italiani e tedeschi della Marina da guerra e dell'Aeronautica, che hanno il compito di attuare e di tutelare il traffico colla Libia.

A tale scopo Vi metterei a completa disposizione gli Stati Maggiori di collegamento della Marina da guerra germanica e dell'Aeronautica che da più tempo si trovano a Roma e Vi pregherei di avvalerVi della loro collaborazione nel quadro del Comando Supremo italiano.

Come compiti principali, nei quali l'esperienza bellica tedesca potrebbe essere utile, mi si permetta di indicare i seguenti:

l. rendere attiva la difesa da parte dei caccia e la difesa contraerea sul mare a protezione dei porti di imbarco e di sbarco contro attacchi dal mare a mezzo di naviglio di superHcie e sottomarino:

2. -difesa anti-sommergibile, nel quale campo è stata raccolta una preziosa esperienza in occasione dei nostri trasporti per la Norvegia. Ci riuscì allora infatti di eliminare completamente, dopo poche settimane, l'arma sommergibile britannica; 3. -ripartizione ed impiego delle forze aeree e marittime, specialmente nel servizio convogli; 4. -efficace svalorizzazione dell'Isola di Malta come base di appoggio della arma aerea nemica contro i nostri trasporti; 5. -riorganizzazione del tonnellaggio commerciale.

Io accenno a questi punti soltanto per lasciare a Voi di stabilire in quale idonea forma una simile collaborazione potrebbe attuarsi. La preghiera che io Vi rivolgo, Duce, ha solo lo scopo di impiegare gli Stati Maggiori tedeschi di collegamento in modo che il frutto della nostra esperienza sia utile anche alla Vostra guerra. Poiché è mio fervido desiderio, Duce, di contribuire nel modo migliore -con i nostri mezzi forzatamente limitati in questo settore bellico lontano -non soltanto a che l'Italia conservi le sue colonie nord-africane, ma anche a che essa possa soddisfare tutte quelle aspirazioni che rappresentano ai miei occhi una rivendicazione tanto giustificata da non poter esservi per la Germania pace senza che essa sia realizzata.

2. Spagna. L'attuale atteggiamento della Spagna e specialmente l'ultimo discorso di Franco mi sembrano oramai ispirati dal riconoscimento che nella nostra guerra non si decide soltanto della libertà della Ge,rmania e dell'Italia.. ma in realtà del futuro dell'Europa. Sarei sinceramente lieto se da ciò potesse derivare in definitiva un'attiva collaborazione. Spero che -per quanto riguarda la Germania -sarà dato alle nostre forze armate di avere piena libertà di azione al più tardi entro l'autunno. Una collaborazione che potesse allora realizzarsi con la Spagna potrebbe -in determinate circostanze -essere di grande comune utilità.

3. -Turchia. Nutro speranza che mercé i continuati successi sul fronte orientale ci riesca di attirare sempre più la Turchia nella cerchia dei nostri interessi, onde poter per lo meno prendere in esame quelle considerazioni che Voi, Duce, avete esposte nell'ultima lettera. Anzi, sarà forse possibile, col progredire delle operazioni in Oriente, mettere addirittura il Comando inglese di fronte a problemi del tutto nuovi. Su ciò, Duce, vorrei intrattenermi verbalmente con Voi in occasione di un prossimo incontro. Ma già il solo attacco contro l'Egitto dalla parte dell'Asia Minore rappresenterebbe un grande alleggerimento della nostra situazione militare. 4. -Giappone. Non riesco ancora bene a comprendere per quale motivo sia sopravvenuta in Giappone una crisi di Gabinetto. Ritengo impossibile che gli uomini di Stato giapponesi non si rendano conto dell'occasione unica che offre loro l'attuale situazione o che, nonostante ciò, non approfittino di essa. Comunque, quale che sia il passo che decideranno di compiere, esso richiederà del tempo per la sua preparazione. Io non credo che il Giappone sarebbe in grado di agire contro la Russia sovietica prima della metà di Agosto. Anche le misure verso sud non possono attuarsi immediatamente. Presumo che, specialmente prima di intraprendere un passo contro la Russia, il Giappone intenda assicurarsi una migliore posizione strategica verso sud. Su di una cosa, credo, non vi è più in Giappone alcun dubbio: senza alcuna colpa da parte nostra, l'America, grazie al suo Governo dominato dagli ebrei, è divenuta non soltanto il nemico dell'Europa, ma anche dell'Estremo Oriente. Fra giorni lo sarà anche dell'Impero Britannico, e precisamente il suo nemico più temibile. La gretta stupidità degli attuali uomini di Stato inglesi non vede tale svolgimento futuro.

o per meglio dire cerca di chiudere a forza gli occhi di fronte allo sviluppo degli avvenimenti.

L'occupazione dell'Islanda, dato quanto precede, mi ha ancora più rafforzato nella decisione di porre termine il più presto possibile, con ogni mezzo, alla guerra in Oriente. Le previsioni sono favorevoli.

Dopo la prima breccia,, che ha portato all'annientamento di un certo numero di armate russe come pure alla distruzione di numerose divisioni russe, è trascorso un certo tempo:

l) -per annientare e costringere alla resa queste Armate russe da noi circondate, le quali del resto comprendevano più di un milione di uomini;

2) -per dare modo alle divisioni di fanteria di raggiungere le divisioni corazzate che erano andate molto avanti;

3) -[per] mettere in ordine le basi generali di rifornimento e c10e specialmente la rete ferroviaria e la rete di trasmissione delle notizie nonché il collegamento di entrambe con le armate avanzanti.

Specialmente neU'ultimo campo è stato fatto qualche cosa di eccezionale. Numerose ferrovie russe sono già in esercizio, di altre linee viene spostata la inchiodatura, cioè i nostri treni di rifornimento già viaggiano sullo scarta

mento tedesco molto ad oriente di Minsk. In pochi giorni queste linee, nonostante tutte le distruzioni, avranno già raggiunto o superato la così detta linea Stalin. Dopo che questi preparativi erano stati compiuti e le Divisioni di Fanteria, pronte all'attacco, si erano messe in coUegamento con i reparti motorizzati che avevano già avanzato, ho dato l'ordine di attaccare la linea Stalin e di sfondarla nei punti stabiliti.

Questa operazione è riuscita su tutto il fronte. Attualmente in ben otto punti davanti al nostro fronte si trovano incapsulati reparti ed Armate russe. Il cerchio si restringe di ora in ora intorno a loro ed io non credo che importanti contingenti riusciranno ad aprirsi una breccia e a sfuggirei. In ogni modo, passeranno probabilmente ancora otto giorni prima che i nostri reparti corazzati, spintisi molto avanti in Oriente, siano raggiunti dal grosso della nostra fanteria. Io ritengo che per la fine della prossima settimana gran parte delle

Armate russe che si trovavano dinanzi alla linea Stalin sarà distrutta. Attualmente, altre operazioni dirette alla distruzione dell'esercito nemico sono in via di preparazione e saranno attuate entro brevissimo tempo. Io ritengo fm da ora che sia da escludere che il Comando russo possa riuscire a portare in salvo ingenti reparti dietro il Volga o dietro gli Urali. Comunque, io sono deciso ad inseguire l'Armata russa finché essa sarà dispersa e distrutta interamente. Questa decisione è anche la decisione delle truppe. È una decisione sorta nella sua durezza sotto l'impressione della crudeltà che il bolscevismo stesso ci ha dato. Poiché la forza contro la quale combattiamo non è composta di uomini, ma di diavoli. Ogni giorno di più si rafforza presso gli ufficiali ed i soldati la convinzione che era proprio l'ultimo minuto utile quello in cui noi siamo entrati a combattere un pericolo che minacciava l'Europa in un modo tale come non si era più visto dall'Epoca delle incursioni degli Unni e dei Mongoli. Gli atti di crudeltà commessi da questi esseri bestiali non si possono immaginare. Ad esempio, la mia Guardia del Corpo, si è imbattuta in un reparto di avanguardia del gruppo corazzato Kleist che, spintosi molto avanti, fu tagliato fuori e sopraffatto dopo aver fatto uso di tutte le sue munizioni. I suoi componenti sono stati ritrovati tutti legati e ridotti in condizioni così crudeli che anche in Germania non si è potuto pubblicarne le fotografie. Conseguenza di queste impressioni è un sempre più crescente fanatismo anche presso i nostri semplici soldati, i quali non vogliono fare più prigionieri. La massa dei prigionieri in nostre mani -sia soldati che ufficiali -è rappresentata da esseri talmente bassi e bestiali che basta da sola a stabilire un netto confine fra l'Europa e l'interno dell'Asia la quale va però distinta dall'Estremo Oriente, cioè da quelle razze di antica ed alta civiltà che per secoli hanno dovuto faticosamente difendersi dagli attacchi dei mongoli asiatici.

I contingenti tedeschi e rumeni che, sotto il comando supremo di Antonescu, muovono dalla Romania contro i russi, hanno già liberato una gran parte della Bessarabia e da tre giorni stanno attraversando il Dnjester. I reparti rumeni di questo gruppo di eserciti si sono battuti in modo ammirevole. Il loro capo -Generale Antonescu -è una personalità di eccezione, non solo energica ma anche molto capace. Anche le due divisioni e mezza dell'Armata slovacca e i contingenti ungheresi hanno combattuto coraggiosamente. Sfortunatamente la stampa non si astiene dal riaprire le non ancora cicatrizzate ferite tra l'Ungheria e la Romania. Quindi, insieme alle altre preoccupazioni del momento, io devo anche pensare ad impedire che i soldati di questi Stati vengano in diretto contatto per evitare incidenti, benché io creda che -specie a causa dei comuni scopi di guerra -è più facile che se ne astengano i soldati che non coloro che scrivono nei giornali delle varie capitali.

La lotta all'estremo nord è soprattutto una lotta contro la natura. In particolare il Generale Dietl, per ogni chilometro che avanza, deve provvedere ad aprirsi uno stretto sentiero per fare affluire le munizioni éd i viveri. Mi si dice che lassù, nelle tundre, oltre la neve ed il ghiaccio regna anche l'indescrivlbile flagello delle zanzare.

È quindi una lotta, come quella presso Narwik, nella quale la pazienza e la costanza sono elementi decisivi al pari del coraggio, tre qualità che in misura eminente sono proprie dei finnici. Essi sono splenditamente comandati, incredibilmente sicuri e straordinal"iamente privi di pretese! Un piccolo ma coraggioso popolo di eroi!

I Vostri contingenti, Duce, non appena 'le circostanze lo :p€rmetteranno entreranno subito nella lotta, ed lo sono convinto che essi potranno in ogni caso partecipare utilmente e vri.ttoriosamente alla seconda parte della campagna nel sud. Mi rallegro, soprattutto che si tratti di un corpo di spedizione numeroso e completo, poiché ciò semplifica i compiti per l'ulteriore suo rifornimento. Però sarò soprattutto lieto, Duce, se potrò di nuovo salutarvi. Questa volta, ancora più di prima, sono convinto che la guerra è vinta, poiché dopo l'annientamento della Russia, non vi sarà alcuna forza al mondo, Duce, che potrà scuotere la nostra posizione europea o la Vostra posizione nordafricana. Oltre a ciò ci sarà possibile assicurarci dall'immenso spazio del continente orientale quelle condizioni economiche fondamentali che, pure nel caso del prolungarsi della guerra, sono atte a libera,re anche il resto dell'Europa dalla attuale perpetua necessità e dalle preoccupazioni che ne conseguono.

(l) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (2) -Questa lettera fu consegnata dall'ambasciatore Mackensen a Mussollnl !l 21 luglio alle ore 20. (3) -Vedi D. 346,
411

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7221/314 R. Teheran, 21 luglio 1941, ore 14,20 (per. ore 6,30 del 22).

Gailani che partirà oggi per Istambul è venuto a rendermi visita di congedo accompagnato Mufti.

Mi ha pregato far pervenire a V. E. suoi più profondi ringraziamenti per comunicazioni fattegli da Mellini Ponce in base a telegramma di V. E. 167 (1). Mi ha poi confermato suo vivo desiderio venire a Roma insieme con Mufti con

vinto poter svolgere costì efficace intensa azione tutto mondo arabo. Ha insistito ferma intenzione sua e del Mufti seguire in pieno sorti Asse cui sono legati oltre riconoscenza, e da sicurezza vittoria, reciproci comuni interessi ed ideali contro comuni nemici: inglesi, ebrei, bolscevichi.

Ha anche accennato opportunità costituire intento qui centro informativo su attività politica e militare inglese in Iraq con elementi rifugiati iracheni di assoluta fiducia che rimangono Teheran.

(l) Vedi D. 404.

412

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 7206/1307 R. Berlino, 21 luglio 1941, ore 14,40.

Vostro 1200 (1).

Questo Governo ha provveduto come è noto all'invio di un Incaricato d'Affari. Nulla ancora è deciso se Rappresentanza germanica presso nuovo Governo Wang-Ching-Wei, sarà una Legazione o una Ambasciata. Per i tedeschi vi sarebbero, al contrario che per noi, difficoltà forse non facilmente superabili di inviare materialmente un Ambasciatore. Ancora altresì indecisa è quale forma assumerà Rappresentanza a Berlino di Wang-Ching-Wei che dovrà aver naturalmente corrispondenza con Rappresentanza germanica.

A questo Ministero degli Affari Esteri si sono riservati una risposta, informando intanto subito Signor Von Ribbentrop nostra comunicazione.

Ho avuto impressione che questione sia in complesso ancora in istadio indeciso. Non risulterebbe neppure una richiesta di sollecita decisione in senso analogo a quanto è stato fatto a Roma (2).

413

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 28368/1120 P. R. Roma, 22 luglio 1941, ore 16.

Vice Ministro degli Affari Esteri ha comunicato il 15 corrente al R. Ambasciatore a Tokio la decisione adottata dal suo Governo nei confronti dell'Indocina francese (3).

Success:ivamente (18 corrente) quest'Ambasciata nipponica ha confermato

ufficialmente le richieste presentate da Tokio a:l Governo di Vichy, relative

allo stazionamento di truppe giapponesi e alla cessione di basi aeree e navali

in Indocina.

L'Ambasciatore Horikiri ha oggi vivamente pregato a nome del suo Go

verno il governo fascista di voler svolgere ogni opportuna azione allo scopo di

29 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

persuadere Vichy dell'opportunità di accogliere tali richieste, evitando così da parte nipponica atti di forza che potrebbero avere conseguenze che Tokio desidera finché è possibile evitare.

È stato risposto all'Ambasciatore Horikirì che, come gli è noto, non abbiamo da parte nostra una rappresentanza diplomatica presso il Governo di Vichy. I rapporti di fatto tra i due Paesi sono regolati da una Commissione di Armistizio, che ha tuttavia scopi e possibilità ben definiti e comunque tali da non consentire azioni dirette o indirette in questo senso.

Per fare cosa gradita al Governo nipponico ci saremo tuttavia volentieri posti in rapporto col Governo tedesco per esaminare insieme la possibilità di svolgere d'accordo una qualche pressione nel senso richiesto.

È ovvio che un passo analogo è stato compiuto a Berlino da Ambasciatore Oshima. Ci interesserebbe sapere con qual risultato. Parlatene comunque costì d'urgenza, facendo presente il desiderio manifestatoci dal Governo nipponico e l'opportunità di fargli pervenire, anche da parte nostra, una più precisa risposta al riguardo (l).

Aggiungo che l'Ambasciatore Horikiri ha particolarmente insistito sulla circostanza che l'azione predisposta dal suo Governo in Indocina segna l'inzio dell'avanzata nipponica verso il sud e come tale rappresenta una netta presa di posizione antibritannica e antiamericana, che non potrà non suscitare preoccupazioni e conseguenti reazioni a Londra e a Washington. In questo senso essa giova, e più gioverà in avvenire, ad alleggerire la pressione anglosassone sull'Atlantico, riportandola almeno in parte sul Pacifico, con conseguente vantaggio delle Potenze dell'Asse.

(l) -Vedi D. 403. (2) -Per la risposta di Ciano vedi D. 423. (3) -Vedi D. 385.
414

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7275/1329 R. Berlino, 23 luglio 1941, ore 14,30.

Miei telegrammi 1319 (2) e 1321 (3) di ieri.

In via confidenziale mi risulta che azione Governo giapponese si è svolta a Vichy indipendentemente e in parte ad insaputa Governo germanico, nel senso richieste Giappone sono state presentate senza previa consultazione e con carattere di ultimatum. Governo francese avrebbe dato adesione di massima pur elevando proteste per pressione dì forza che veniva esercitata alle proposte di lui e, al tempo stesso, avanzava necessità discutere molte questioni di dettaglio e tecniche. Ne informava Governo germanico solo successivamente in modo che quest'ultimo non ha avuto possibilità di compiere a Vichy alcuna pressione o passo in proposito. Governo francese non ha chiesto aiuto del Governo germanico, come del resto neppure Governo giapponese, e Governo germanico si è limitato a far genericamente sapere anche a Vichy che questione

interessava Giappone e che Germania si rimetteva a quanto sarebbe stato fatto

dalle parti direttamente interessate.

Tali notizie mi sono state date in forma strettamente confidenziale.

Ho comunque compiuto passo di cui al telegramma di V. E. 1120 (l) e risposta al medesimo mi sarà eventualmente data dopo aver informato Ministro von Ribbentrop.

Ad ogni modo circa atteggiamento Gove,rno germanico nei confronti sviluppo Indocina francese confermo a quanto indicato ieri e in pr1ma parte presente telegramma.

(l) -Vedi D. 414. (2) -T. 7238/1319 R. non pubblicato: riferiva circa gli approcci del Giappone presso il governo di Vichy per ottenere la concessione in affitto di basi nella Cina meridionale. (3) -Non rinvenuto.
415

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 25487/455 P. R. Istambul, 23 luglio 1941, ore 16 (per. ore 6 del 24).

Telegramma di V. E. n. 212 (2).

Ho opportunamente sondato von Papen. presso questo [Governo] allo scopo di indurla a concedere a Gailan1 il visto presso questo [Governo] allo scopo di indurlo a concedere a Gailani il visto di transito attraverso la Turchia per recarsi Berlino. Menemencoglu gli avrebbe risposto che a Gailani era stato accordato il permesso di soggiorno in Turchia ma non quello di transito verso la Germania per non creare a Saracoglu imbarazzo di fronte agli inglesi. Alle insistenze di von Papen basate sulla argomentazione che S. E. Gailani è stato a capo di un governo legale, riconosciuto dalla Turchia, Menemencoglu si sarebbe schernito asserendo che la decisione era stata presa in Consiglio dei Ministri e che soltanto un Consiglio dei Ministri avrebbe potuto revocarla qualora la Germania mantenesse la sua richiesta. Von Papen ha mantenuto la richiesta.

Dopo questo passo e, secondo von Papen, precisamente in conseguenza di esso, il Governo turco avrebbe invitato U Gailani a firmare una dichiarazione con la quale questi si impegna ad astenersi in Turchia da qualsiasi attività politica ed a non allontanarsi dalla Turchia. Ciò sarebbe stato comunicato a von Papen dal Ministero degli Affari Esteri in Berlino con telegramma giuntagli il 20 o il 21 corr.

Dato l'impegno preso dal Gailani, von Papen crede che non sia più il caso di rinnovare insistenze presso il Governo turco, ma è disposto ad associarsi a,d un mio eventuale passo. A von Papen ho detto che ci avrei ripensato.

In data di ieri la R. Legazione in Teheran mi ha telegrafato che Gailani è in viaggio per Istambul dove giungerà 27 corr. e si metterà in contatto con me. Dal colloquio che avrò con lui potrò rendcrmi conto se e fino quale punto egli si è impegnato verso Governo turco. Mi proporrei di basare il mio eventuale intervento presso questo Ministro degli Affari Esteri sulla considerazione che a uno stranie,ro si può impedire di entrare nei confini dello Stato ma non gli si può impedire di uscirne a meno non si tratti di internarlo o di imprigionarlo:

Per Mufti risulta confermato quanto ebbe a dichiarare il Ministro Saracoglu (mio telegramma n. 377) (1). Gli è stato rifiutato il visto di ingresso e di transito.

(l) -Vedi D. 413. (2) -Vedi D. 408.
416

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7312/319 R. Tehcran, 23 luglio 1941, ore 16,05 (per. ore 16 del 24).

Sono stato ricevuto ieri da questo Presidente del Consiglio che mi è apparso in linea generale molto preoccupato. Egli mi ha chiesto se sapevo fino a dove germanici intendevano spingere la loro campagna in URSS.

Ho risposto che lo ignoravo ed a mia volta gli ho domandato il perché di tale sua domanda.

Mi ha detto che il suo sentimento personale e quello degli altri uomini di Governo iraniani permangono di simpatia per l'Asse e per magnifica lotta che esso conduce contro URSS; che tuttavia con l'avvicinarsi della guerra verso il Caucaso posizione dell'Iran diveniva ogni giorno più difficile e delicata, non certo perché manchi fiducia nella Germania che ha promesso rispettare neutralità iraniana, ma per la reazione che il suo avvicinarsi potrà provocare presso terzi.

Gli ho allora chiesto se da parte inglese fossero stati fatti passi diretti forzare la neutralità dell'Iran al fine di prendere misure preventive per una eventuale minaccia germanica. Mi ha risposto che da parte inglese erano state manifestate delle preoccupazioni circa presenza numerosi germanici in Iran ma che era stato facile dimostrare infondatezza delle preoccupazioni stesse. Che tanto Londra quanto Berlino avevano dato le più ampie assicurazioni di rispettare neutralità iraniana. Che egli non vedeva quale interesse l'una o l'altra delle parti contendenti potesse avere a portare guerra sul territorio dell'Iran. Circa preparativi inglesi in Iraq egli ha cercato minimizzare dicendo che per ora non vi sono nemmeno centomila soldati e che essi sono scaglionati in formaz:one difensiva dalla Siria al Curdistan per proteggere la regione di Mossul non solo verso frontiera Iran ma ulteriormente ancora verso quella turca. D'altra parte mi ha detto che atteggiamento della Turchia è sempre enigmatico e che perciò gli inglesi si premuniscono anche verso frontiera turca. Dal suo discorso mi è apparso che egli è molto più preoccupato nei riguardi della Germania che in quelli della Gran Bretagna. Egli mi ha detto che si augurava infatti che Hitler avrebbe saputo sfruttare con moderazione le sue grandi vittorie dando un regime di giustizia alle grandi popolazioni che libererà da giogo bolscevico. Ed a proposito del Caucaso mi ha detto che sarebbe arduo prenderlo a mano

armata, mentre dopo il collasso del Governo di Mosca Cauca:slani potranno essere facilmente piegati con le buone maniere, evitando cosi distruzione delle raffinerie d! B~ku.

(l) T. 6368/377 R. del 27 giugno, ore 13, non pubblicato, con il quale De Peppo comunicava tra l'altro aver detto Saracoglu, In sua presenza, che << i Turchi non amano gli arabi e non desiderano avergli In casa loro».

417

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 7448/075 R. Istambul, 23 luglio 1941 (per. il 28).

Con telegramma n. 454 (l) ho comunicato a V. E. che von PapeP evidentemente dietro istruzioni ricevute dal suo Governo sta seriamente ammonendo i dirigenti turchi che l'ora della decisione si avvicina. Quest'ora coinciderà con quella della sconfitta sovietica. La Turchia dovtà allora prendere decisamente posizione accanto alla Germania ed abbandonare l'alleanza inglese, con tutto quello che ciò comporta.

Von Papen crede che la Turchia finirà con l'accordarsi all'Asse, ma mi ha detto che da parte nostra (dell'Asse) occorre essere molto generosi verso di lei e darle soddisfazione su tutte le sue rivendicazioni (ho arguito da questa frase di von Papen che gli sta già promettendo mari monti ed isole).

I dirigenti turchi fanno ... i sordi. Aguzzano le orecchie, e fingono di aver capito a metà. In vero oggi come oggi la Turchia tiene ancora i piedi nelle due staffe, e se nel conflitto contro i Sovieti parteggia evidentemente per l'Asse, d'altra parte segue una politica filoinglese nelle complicazioni irachene e siriane. Da conversazioni avute con uomini politici e diplomatici si può desumere che il piano della Turchia è il seguente: attendere il crollo dei sovieti, farsi allora mediatrice fra l'Asse e l'Inghilterra cercando di indurre quest'ultima ad addivenire alla pace e dimostrando come oramai non le sarebbe più possibile sottrarsi alla pressione della Germania, riprendere la sua libertà di azione in caso di rifiuto della Gran Bretagna e dare il meno possibile all'Asse attenendone il più che può. La pace di compromesso tra Asse e Inghilterra --dopo la definitiva sconfitta sovietica è l'ideale cui mira la Turchia. Intanto cerca di impegnarsi il meno possibile e, considerando punto di arrivo e non punto di partenza il recente trattato di amicizia con la Germania, protrae l'in~zio delle conversazioni con l'Italia.

418

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI

R. 13022 R.G Torino, 23 luglio 1941.

Poiché ad altri spetta, in conformità delle istruzioni contenute nel foglio di codesta Presidenza n. 20121 del 18 luglio u.s. (l), il commento sulle ripercus

sioni di carattere militare, navale, aeronautico, economico-finanziario e di diritto internazionale derivanti dall'accordo intervenuto tra i Comandi francese ed inglese per la cessazione delle ostilità in Siria e nel Libano, mi limiterò per parte mia a qualche breve considerazione circa i r:flessi politici dell'accordo stesso con particolare riguardo ai rapporti itala-francesi.

Da un punto di vista generale, si può senz'altro affermare che la Francia non ha adempiuto agli obblighi che le derivavano dall'impegno preso di continuare a provvedere alla difesa militare della Siria, anche dopo che questo territorio, in base alla Convenzione di Armistizio itala-francese, era passato sotto il controno italiano.

Le manchevolezze e le inadempienze constatate prima durante e dopo lo scoppio delle ostilità sono così numerose ed evidenti, che basta elencarle brevemente per stabilire la responsabilità della Francia. Accennerò. a titolo semplificativo, all'acquiescenza ripetutamente mostrata nei riguardi della attività propaganda britannica e degaullista, al mancato tempestivo potenziamento delle forze militari francesi nel territorio del mandato, alla manifesta incapacità di arginare le numerose diserzioni di ufficiali e soldati, alla non avvenuta dichiarazione di guerra all'Inghilterra che avrebbe dovuto essere la 'logica conseguenza dell'aggressione britannica, alla condotta debole ed incerta delle operazioni con conseguenti lievissimi sacrifici di sangue da parte francese. Di indubbia gravità sono poi alcune clausole della convenzione firmata dai francesi, quali la promessa di liberare immediatamente i prigionieri, ivi compresi quelli di già trasferiti in Francia, l'impegno di consegnare intatti armi, munizioni, rifornimenti, installazioni, ecc., il diritto riconosciuto alle autorità militari britanniche di assumere in servizio le truppe speciali del Levante con tutte le loro armi e infine, e sopratutto, la libera scelta lasciata sia ai civili che ai militari di passare a loro piacimento nelle file anglo-degaulliste, ciò che equivale ad una espressa autorizzazione data ai medesimi di combattere contro l'Italia e la Germania.

L'Italia potrebbe quindi facilmente mettere in stato di accusa il Governo di Vichy ponendolo di fronte alla grave responsabilità di aver acconsentito con le sue colpevoli manchevolezze e con la sua deficiente condotta delle operazioni militari, a che un territorio posto sotto controllo italiano si trasformasse in una nuova ed importante base di operazioni contro l'Asse ed ln particolare proprio contro l'Italia, che è chiamata a sopportare il maggior peso della guerra nel Mediterraneo. E ciò a prescindere dalle ripercussioni che l'arrendevolezza francese o per meglio dire la sua malcelata connivenza con l'alleata di ieri può provocare nel campo internazionale e più specialemnte nel settore del Levante, dove la Turchia vede consolidate le posizioni britanniche e potrebbe improvvisamente trovarsi ad affrontare un tentativo anglo-sovietico di stabilire un fronte comune attraverso il proprio territorio, il mondo arabo assiste ad un aumento del prestigio inglese in un settore nei riguardi del quale ha sempre avuto una particolare sensibilità, i nazionalisti iracheni devono rassegnarsi a rinunciare ad un'immediata ripresa della sommossa antibritannica, mentre l'Inghilterra dopo il grave colpo infertole dalla Germania in Roman'a segna un punto di vantaggio nella sua politica dei rifornimenti di petrolio, sia perché l'occupazione della Siria non può non essere risentìta nell'Iran, sia perché ha potuto cosi assicurarsi il controllo sulla diramazione dell'oleodotto che sbocca a Tripoli di Siria.

Di fronte a tante e così gravi responsabilità da parte francese, sarebbe ben giustificata una richiesta italiana intesa ad ottenere dalla Francia una serie di compensi e riparazioni tanto di ordine materiale che morale. Tali richieste potrebbero compendiarsi in un trasferimento sotto controllo italiano di un altro territorio francese equivalente alla Siria, nella cessione di un congruo quantitativo di armi per controbilanciare quelle acquistate dall'Inghilterra, nel pagamento di una forte indennità in denaro, nella consegna dei prigionieri inglesi ancora in mano dei francesi, nel risarcimento dei danni subiti da privati

o enti italiani, nella punizione dei principali responsabili dell'accaduto ecc.

Se la compilazione di un elenco dettagliato di tali richieste è certamente consigliabile onde essere in grado di valersene nella sede e nel momento che saranno ritenuti più convenienti, e se può forse essere altresì opportuna la formulazione di una riserva di massima dei diritti italiani in vista della nuova situazione creatasi a seguto della perdita della Siria, non altrettanto evidente appare l'opportunità di presentare alla Francia nell'attuale momento delle domande dettagliate in forma categorica, tanto più se non sia ritenuto possibile o conveniente appoggiarle con una irresistibile pressione militare.

È chiaro infatti che i francesi, i quali continuano a fare largo uso della loro tipica gretta mentalità cavillistica anche in sede armistiziale, troveranno ogni sorta di speciose argomentazioni per cercare di dimostrare l'infondatezza delle nostre richieste. Essi non mancheranno di asserire, fra l'altro, che l'attacco inglese contro la Siria è stato appunto motivato dalla politica di collaborazione con l'Asse di recente iniziata dal Governo di Vichy, tanto che uno dei principali pretesti addotti dagli inglesi per giustificare la loro aggressione è stato l'atterraggio in Siria di aerei dell'Asse diretti nell'Iraq.

La Delegazione francese affermerà altresì che, davanti alla propria opinione pubblica, il solo risultato apparente della politica di collaborazione è stata finora la perdita da parte della Francia di un importante territorio come la Siria e che quindi qualsiasi richiesta italiana di indennizzo e ancor più di cessione di altro territorio sarebbe da essa considerata iniqua ed inaccettabile, e comprometterebbe definitivamente ogni futura possibilità collaborazlonistica, mettendo a serio repentaglio la stabilità dello stesso Governo di Pétain e Darlan.

Ogni nostra richiesta sarebbe pertanto nettamente respinta dal Governo francese.

D'altra parte la convenienza di porre nell'attuale momento la Francia di fronte a nostre categoriche domande, va esasminata altresì nel quadro più ampio delle relazioni fra la Francia da un lato e l'Italia e la Germania dall'altro, che, per la sua portata, sfugge alla competenza dello scrivente.

Si può tuttavia osservare che da parte tedesca si è andata via via accentuando una tendenza ad una maggiore flessibilità di atteggiamento nei riguardi della Francia, ciò che i francesi non hanno mancato di registrare ed anche di far rilevare. Sotto questo aspetto sembra anche dover interpretarsi il tenoi"e della risposta data ai francesi dal Governo germanico, il quale, come ha testè rife

rito il R. Ambasciatore in Berlino (1), interpellato da Vichy sull'opportunità di accogliere o meno la proposta inglese per la sospensione delle ostilità in Siria, si è limitato a dichiarare che la decisione in proposito incombeva al Governo francese, solo giudice delle sue possibilità di resistenza. Sempre sotto questo stesso angolo va, a mio avviso, anche registrato il linguaggio tenuto dai membri di questa Delegazione tedesca presso la CIAF i quali, quando se ne porge loro l'occasione; non mancano di mettere in evidenza i vantaggi che, a quanto essi asseriscono, deriverebbero alla causa dell'Asse da un riavvicinamento con la Francia, che avrebbe a loro dire una vasta favorevole ripercussione psicologica tanto in Europa quanto in America.

Le richieste che l'Italia può a buon diritto avanzare alla Francia a seguito della colposa perdita della Siria si presentano quindi, dal punto di vista della loro pratica attuabilità, nella stessa luce delle nostre rivendicazioni. La Francia non acconsentirà a soddisfarle se non costretta dalla forza. A meno che la politica della collaborazione fra le Potenze dell'Asse e la Francia entri in una fase più attiva e più concreta, e che il Governo francese, riconoscendo infine da quale lato si trova il proprio vero interesse, anziché limitarsi ad offrire di discutere le rivendicazioni italiane come ha recentemente fatto sia in via ufficiosa che ~er il tramite del Governo tedesco, si decida a pagare effettivamente il conto insoluto nel quale dovranno naturalmente essere incluse anche le domande italiane derivanti dagli ultimi avvenimenti in Siria.

(l) Non rinvenuto.

419

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'ALTO COMMISSARIO PER IL MONTENEGRO, MAZZOLINI

T. 28694/263 P. R. Roma, 24 luglio 1941, ore 13,45.

Il Duce ha disposto che tutti i poteri vengano assunti dall'Autorità Militare. In conformità Vi prego passare le consegne al Generale Pirzio Biroli rientrando successivamente a Roma.

420

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

L. (2) Roma, 24 luglio 1941 (3).

Rispondo senza indugio alla vostra ultima lettera (4) e faccio anch'io-sulla vostra traccia -un giro di orizzonte.

Francia. Voi conoscete, Ftihrer, le mie idee. Niccolò Macchiavelli ha già definito i francesi: più promettono e meno danno. Non v'è da sperare in qualche

cosa di sostanziale. Settimane e mesi sono passati e le conversazioni per i porti della Tunisia non hanno fatto un passo innanzi. Nel frattempo, Voi avete liberato altri prigionieri e l'Italia ha dato l'uso delle sue basi areree e navali, metropolitane e greche alla Francia per la campagna di Siria, la quale nelle ultime ore è stata una commedia franco-inglese con un regista americano: il Console degli Stati Uniti a Beyrouth. All'interno della Francia si nota una fortissima ripresa dei comunisti e degli anglofili. De Gaulle interpreta il pensiero del novanta per cento dei francesi, compreso forse lo stesso Maresciallo.

Così stando le cose bisogna per quanto concerne H settore mediterraneo contare esclusivamente sulle nostre forze e sopratutto effettuare il loro coordinamento costante. A causa di questo non perfetto coordinamento si hanno delle perdite dolorose. Il Von Tirpitz, ad esempio, è naufragato (tutti gli uomini sono salvi!) a due miglia da San Remo perché è partito da Marsiglia due giorni in anticipo e senza essersi informato della ubicazione dei nostri campi di mine lungo la costa ligure.

Si tratta, dunque, di perfezionare quella collaborazione che è già in atto e sono lieto di conferire a questa collaborazione la forma che Voi, Ftihrer, desiderate.

Mi propongo di stabilire che gli attuali organi di collegamento tedeschi presso di noi si trasformino in Uffici dell'Ammiraglio addetto allo Stato Maggiore della R. Marina o di Generale addetto alla R. Aeronautica. Questi Uffici verrebbero anche materialmente sistemati presso rispettivi Stati Maggiori cui sono addetti e verrebbero chiamati a partecipare, nella persona del loro Capo, ai vari studi che si faranno e alle decisioni che verranno prese in merito ai problemi che avete così acutamente definiti nella vostra lettera. Così accanto al Generale von Rintelen, beim Hauptquartier der italienischen Wehrmacht; l'Ammiraglio Weichold assumerebbe il posto beim Generalstabe der italienischen Kriegsmarine e il Generale von Pohl beim Generalstabe der italienischen Luftwaffe.

Si tratta di lavorare in comune per risolvere nel migliore dei modi il problema più importante che ci sta dinnanzi nel Mediterraneo: quello dei trasporti di uomini e materiali. Credo che si farà a Roma quello che si fa in Libia dove il cameratismo italo-tedesco è semplicemente perfetto. Per essere pronti a fronteggiare situazioni particolari che si determinassero sul fronte occidentale, ho riordinato le dieci divisioni della IV Armata e intendo costituire quattro divisioni che devono guardare il fronte della Tunisia.

Spagna. Oltre all'invio della divisione di volontari non credo che la Spagna voglia o possa fare di più. Col suo discorso il Generalissimo ha bruciato i vascelli dietro di sé, ma non è uscito dal campo delle parole. Io continuerò a lavorare perché la situazione maturi secondo i nostri piani, ma tutto ciò dev'essere fatto con molta discrezione dato il carattere ipersensibile degli spagnoli, peculiare della loro razza. L'atteggiamento della Spagna è utile anche per frenare eventuali colpi di testa della Francia.

Turchia. Anche in questo settore bisogna procedere con molta misura. Io ero più ottimista un mese fa. Secondo le ultime informazioni che ho ricevuto da Ankara, le azioni della Gran Bretagna sono in rialzo e ciò si comprende come conseguenza del fallimento dell'Iraq e della campagna di Siria. I Turchi verranno con noi, solo quando avranno la sicurezza matematica che la Gran Bretagna ha perduto la guerra. Tuttav;a bisogna lavorare e tentare. Se la Turchia facesse un giorno quello che ha fatto la Svezia -cioè lasciasse passare -la sorte dell'Egitto sarebbe decisa ed io sono più che mai profondamente convinto che liquidando l'Inghilterra in Egitto, l'Impero è liquidato. La Gran Bretagna ha la coscienza di ciò, e rafforza incessantemente le sue posizioni e fa concentrare in Egitto gran parte degli aiuti americani.

Giappone. La crisi recente del governo di Tokio ha cause, oltre le ufficiali, che noi non conosciamo. È mia convinzione che il Giappone rimarrà nel nostro campo, anche perché vi è costretto dal fatto degli aiuti sempre più Imponenti che gli Stati Uniti fanno arrivare a Chang-Kai-Shek. Per cominciare non marcerà contro la Russia, ma occuperà l'Indocina, e questo determinerà la rottura con Washington.

Russia. Ho letto con vivissimo interesse quanto mi raccontate, Fuhrer, della campagna di Russia e delle razze che compongono l'esercito bolscevico. Appunto per questa sua composizione eterogenea, per la disorganizzazione dei comandi e per la brutale stupidità degli uomini, ho la matematica convinszione che le vostre armate annienteranno rapidamente quelle russe, già, del resto, duramente provate. Secondo quanto mi dicono i miei Generali, il Corpo d'Armata italiano sarà pronto ad entrare in azione tra il 10-15 agosto. Ma intanto io preparo un secondo Corpo d'Armata e potrei prepararne un terzo, in caso di necessità. Non sono gli uomini che mancano. Quanto alla loro Stimmung essa è ottima e quanto alla loro bravura è indiscutibile purché siano bene armati e bene comandati. Il Generale Rommel. vi avrà, credo, informato su quel che fanno le nostre Divisioni attorno a Tobruk e devesi notare che molti di questi uomini vivono ininterrottamente nel deserto da 15-20 mesi.

Anch'io, Flihrer, desidero vivamente di vedervi. Ciò può avvenire dal 10 agosto in poi e sono disposto a recarmi al vostro Quartier Generale in territorio già russo. Posso assentarmi dall'Italia senza inconvenienti di sorta perché il popolo italiano lavora tranquillamente e crede più che mai nella vittoria.

(l) -Vedi D. 377. (2) -Minuta autografa. (3) -Questa lettera fu consegnata il 25 luglio all'ambasciatore tedesco Mackensen che la trasmise subito per telPgrafo a Berlino per il successivo inoltro al Quartiere Generale del FUhrer. (4) -Vedi D. 410.
421

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 7399/083 R. Madrid, 24 luglio 1941 (per. il 27).

Con mio telegramma n. 552 (l) comunicavo che questo Ambasciatore di Germania era improvvisamente partito per Berlino dove avrebbe partecipato ad una riunione, indetta da Ribbentrop, di tutti gli Agenti diplomatici del Reich in

Europa, nonché degli Addetti propaganda e stampa presso tali rappresentanze. Tornato ieri da Berlino, Stohrer mi ha lungamente parlato di quanto è stato detto nel suddetto Convegno. Riassumo le sue conLdenze.

I convenuti sono giunti a Berlino ai primi del corrente mese. Essi non potevano però essere subito ricevuti da Ribbentrop dato che questi dapprima si trovava col Ftihrer al Quartiere Generale sul fronte russo e poi in una clinica di Koenigsberg per una lieve operazione alla mascella. Appunto per questo ultimo motivo la riunione non aveva luogo nella Capitale bensì a Koenigsberg e precisamente nei giorni 16 e 17 luglio.

Il programma del Convegno è stato il seguente: due discorsi di Ribbentrop, il primo ai soli Capi Miss:one fra cui gli Ambasciatori Mackensen, Abetz, Stohrer, il secondo ai rappresentanti diplomatici unitamente ai loro Addetti stampa e propaganda. Ciascun discorso è durato due ore all'incirca ed ha svolto gli stessi argomenti, situazione mondiale, guerra russo-tedesca, situazione dei vari fronti, previsioni sull'esito delle operazioni, solo che nel discorso tenuto anche alla presenza degli Addetti Stampa e propaganda, Ribbentrop a tali argomenti ha aggiunto alcune considerazioni tecniche ed alcune istruzioni per norma di azione e di linguaggio.

La campagna russa, ha detto Ribbentrop, era assolutamente necessaria. Il Fiihrer è stato lieto di averne divinato l'estrema urgenza e di aver scelto il momento giusto per intraprenderla. Se si fosse ancora tardato, la preparazione russa, alimentata dall'Inghilterra, sarebbe stata tale da spingere i russi a prendere l'inziativa e ad attaccare la Germania nel prossimo autunno. Questo mese di ostilità ha dato la prova meridiana della subdola preparazione: ottimi armamenti, enormi ammassi di munizioni, continui rafforzamenti della linea Stalin, attivissima propaganda fra i soldati per tenerne desti il coraggio, l'entusiasmo. La resistenza è stata dunque, ed è tuttora, accanita. Il soldato russo si batte selvaggiamente. Solo la mancanza di munizioni e di viveri lo costringono alla resa.

Stali:n non si aspettava la fulminea dichiarazione dì guerra e sperava potere prendere tempo. La Germania ha saputo mirabilmente mascherare il suo scopo. (A tale proposito, secondo Stohrer, la firma del Patto di amicizia e non aggressione tra Giappone e URSS (l), con Matsuoka di ritorno da Roma e Berlino, altro non sarebbe stato che uno dei tanti mezzi con cui la Germania ha indotto il nemico in errore).

La guerra contro l'URSS può considerarsi finita. Alla fine di agosto le truppe tedesche saranno o sul Volga o agli Urali secondo che lo Stato Maggiore giudicherà opportuno fermarsi su questa o quella linea.

La Germania ha assoluta fiducia nel Giappone (quando Ribbentrop parlava non era ancora avvenuta la crisi giapponese). Il Governo nipponico ha dato sempre prova di lealtà. Tokio parteciperà al conflitto a momento opportuno senza che sia necessaria pressione alcuna. Il Giappone sa bene quale importanza abbia per i suoi interessi il contatto con la Germania attraverso Siberia, Manciuria, Vladivostock. Se gli Stati Uniti decidessero di entrare nella lotta il Trlpartito funzionerebbe immediatamente.

La guerra è dunque vinta. La Gran Bretagna è battuta. Se resiste è solo per la vana speranza nell'aiuto americano. Se gli Stati Uniti non fossero dietro t'Inghilterra questa già si sarebbe arresa.

Entreranno o no gli Stati Uniti nel conflitto? La domanda non ha più l'importanza di alcuni mesi or sono. Hitler, e lui, Ribbentrop, già hanno nei loro piani calcolato l'intervento americano concludendo che esso non può affatto mutare l'esito finale della lotta, ossia il trionfo dell'Asse. Certo sarebbe meglio che gli yankees rimanessero al di là dell'Oceano e la Germania farà di tutto per non provocarli. ma quandanche intervenissero il loro aiuto non potrà mai avere il risultato che Londra si aspetta.

Dopo queste considerazioni di indole generale, Ribbentrop faceva una specie di «giro di orizzonte>> dei vari fronti di battaglia. Da rilevare come egli si sia soffermato in modo particolare sui fronti della Romania e della Cirenaica. Circa il primo osservava che in Ucra:na l'URSS ha ammassato le sue migliori truppe per poter puntare sui pozzi petroliferi della regione di Ploesti distanti dal Ptuth in linea d'aria appena un 140 Km. e che le truppe sovietiche, al comando del Maresciallo Budenny, hanno colà aspramente contrastato l'avanzata delle truppe tedesco-rumene: circa il secondo, rilevava come gli itala-tedeschi si battono mirabilmente ma'grado il caldo feroce; la battaglia di Sollum è stata epica: Rommel è popolarissimo anche fra gli italiani: fra non molto verrà ripresa la marcia su Alessandria e Cairo.

Non una parola sulla Turchia. Al riguardo Stohrer ritiene che non appena sarà finita la campagna russa, non si mancherà di esercitare pressioni su Ankara affinché non si ostacoli il passaggio delle truppe tedesche che dovranno affrontare gli inglesi in Siria e Palestina. Ribbentrop, secondo lui, avrebbe dunque di proposito tralasciato di parlare di un avvenimento che è inevitabile.

Nessuna parola sulla Spagna e sul Portogallo.

Alle riunioni è seguito un pranzo cui hanno partecipato tra convenuti e alti funzionari dell'Auswartiges circa una settantina di persone. Dato il suo rango, Stohrer si trovava a fianco di Ribbentrop. Egli poteva così intrattenerlo sull'argomento che a lui maggiormente interessava, sulla Penisola Iberica. Lascio in forma diretta le frasi scambiate:

Stohrer: «Avete particolari istruz'oni nei riguardi della nostra azione in Spagna?>>

Ribbentrop: <<No, nulla da aggiungere a quanto già vi ho prescritto (miei telegrammi 379 e 384) (1). Non intervenire nella politica interna, osservare lo svolgimento degli avvenimenti. registrare i successivi stati d'animo degli uomini politici e del popolo spagnoli, riferire esaurientemente. Non c'è bisogno di spingere la Spagna ad entrare in guerra. Non sono necessarie né le promesse, né le minaccie. La partecipazione al conflitto della Spagna sarà automatica. E Serrano?>>

S: <<Serrano dopo la crisi del maggio è divenuto più forte. I mutamenti nei vari Ministeri sono avvenuti dietro sue indicazioni e tutto lascia sperare nella possibilità di una collaborazione tra Esercito e Falange».

R: «Serrano non trad;sce? Non tradirà?>>.

S: «Difficile dare l'assoluta garanzia. Posso però affermare che Serrano base l'avvenire del suo Paese sulla guerra e sulla partecipazione ad essa della Spagna. L'assenza della Spagna nel conflitto rappresenterebbe infatti la fine della Falange e dello stesso Serrano. La fucilazione dei suoi due fratelli gli è sempre presente allo spirito. Ma se Voi ritenete che l'entrata nella guerra della Spagna è automatica per quanto si può prevedere l'evento?»

R: «Dipende dalle operazioni orientali: forse in autunno, forse anche pm in là, a seconda che lo Stato Maggiore intenda agire nella Penisola Iberica

o isolatamente o contemporaneamente alle azioni che svolgerà su altri fronti, caucasico, siriano, cirenaica».

S: «In caso di una azione in Spagna mi permetterei suggerire che non si addivenga ad atti di forza, come sarebbero ad esempio un ultimatum o la violazione del confine pirenaico. L'opinione pubblica spagnola male li tollererebbe e noi faremmo il gioco dell'Inghilterra. La nostra entrata nella Penisola non potrà tuttavia avere come conseguenza l'occupazione delle Azzorre da parte degli anglo-americani? »

R: «Probabile. Però gli anglo-americani potrebbero occupare le Azzorre anche se noi non entrassimo nella Spagna. Ciò signiLca che l'argomento non può avere decisiva importanza per i nostri piani. Ad ogni modo i nostri tecnici, che ora si trovano sul fronte russo, presto potranno recarsi in Spagna per nuovamente studiare la piazzaforte di Gibilterra. A quanto mi è stato detto i lavori che ultimamente vi hanno compiuto gli inglesi la renderebbero quasi imprendibile. Tutto questo non è che questione di tempo. Da parte nostra la preparazione e i rafforzamenti continuano senza tregua. Stiamo costruendo altri FLAG (antiaerei), altri sottomarini, altri aeroplani di nuovo modello o che sono stati modificati secondo le esperienze fatte in battaglia ».

Questo, in riassunto, quanto Stohrer ha voluto dirmi. Se sia poco o tutto nei confronti di quanto è stato detto a Koenigsberg, solo Voi, Eccellenza, in base ai completi resoconti che avrete ricevuto in proposito, potete giudicare. Superfluo dire che farò il possibile per sapere qualche cosa di più sugli argomenti che potessero particolarmente lnteressarVi. Di mia iniziativa cercherò intanto di appurare se a Koenigsberg si sia anche parlato della politica francotedesca ciò che è di particolare importanza per questo Paese.

Come sottolineava lo stesso Stohrer i discorsi in questione sono stati quanto mai assofili e Ribbentrop non ha lesinato all'Italia ammirazione ed elogi.

Circa l'ormai chiaro atteggiamento della Germania verso la Spagna, mi permetto riferirmi al mio telegramma n. :501 (l) e al mio rapporto n. 3158/954 del 26 aprile (2) in cui affermavo come mai la Spagna, quando non è stata richiesta, si sia rifiutata di partecipare al conflitto. È vero che a Bordighera essa poneva determinate condizioni per vettovaglie, armi, ecc. e per una precisazione del noto articolo 5° del Protocollo di Hendaye, ma da allora la situa

zio ne è tuttavia venuta evolvendosi. Oggi, (miei telegrammi 358, 432, 058) (l) anche in seguito alla Vostra lettera a Serrano (2), questo ultimo non insiste oramai più sulla totalità di quelle condizioni e appare disposto a ridurre le sue pretese.

Ciononostante, la Germania ha però, come è noto lasciato cadere ogni possibilità di riprendere in esame tale questione. Colà si è ormai convinti che la Spagna entrerà automaticamente nel conflitto e che Franco, Serrano, Falange sperano nella guerra sia per continuare ad esistere sia per non perdere ogni diritto a far valere le rivendicazioni del loro Paese.

Circa tale modo di vedere di Berlino mi permetto infine di osservare come esso possa essere anche posto in relazione con l'opportunità di risolvere prima la questione sovietica e di non concentrare sin da ora, con la chiusura dello Stretto, la flotta britannica attorno alla Gran Bretagna e sulle coste attualmente occupate dai tedeschi.

(l) T. 23461/552 P.R. del 10 luglio, ore 14,06, non pubblicato.

(l) Vedi serle IX, vol. VI, D. 900.

(l) Non rinvenuti.

(l) -Vedi D. 2. (2) -Non rinvenuto.
422

IL MINISTRO CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 7440/0114 R. Berlino, 24 Zuglio 1941 (per. il 28J.

Sono stato informato in via strettamente confidenziale da questo Ministro degli Affari Esteri che è ormai ferma intenzione del Governo germanico di procedere alla quasi totale eiiminazione degli Uffici Consolari stranieri nei territori occupati e particolarmente nei porti di mare.

Sono in corso le comunicazioni ai vari Governi interessati e la richiesta verso i medesimi è di carattere ufficiale e formale.

Per quanto concerne l'Italia, evidentemente la sua posizione è diversa e si intende procedere ad una amichevole consultazione preventiva, con due avvertenze di cui la prima è il desiderio sopra citato del Governo germanico di eliminare o ridurre ai minimi termini le rappresentanze consolari estere in detti territori e la seconda che avendo l'ItaLa forti gruppi di connazionali da tutelare nei medesimi, la presenza dei rappresentanti consolari italiani può essere anche commisurata alla esistenza di tali nuclei nazionali.

Ciò premesso è stato peraltro esplicitamente richiesto:

l) che venga ritirata la gerenza degli affari consolari di Osio dato che in tutta la Norvegia non vi sarebbero che 59 sudditi italiani;

2) ritiro del Consolato Generale di Lussemburgo i cui affari potrebbero essere centrati a Berlino.

Ho fatto notare che a mia conoscenza vi era a Lussemburgo dei forti nuclei di lavoratori italiani. Mi è stato risposto che risulterebbe che tali nuclei si sono grandemente assottigliati;

3) in Olanda vi sono tre uffici consolari, compresa la ex Legazione; s1 pro

pone l'aboliz:one dell' Aja e di Rotterdam lasciando sussistere il solo Consolato

Generale di Amsterdam.

In tale connessione è stato fatto rilevare che la posizione del Consigliere Commerciale Pietrabissa, già facente parte della Legazione, non è troppo chiara rispetto alle Autorità germaniche che non ne avrebbero a suo tempo autorizzato il rientro;

4) Belgio -Si chiede l'abolizione di Anversa e la soppressione o di Liegi o di Charleroi. Ho fatto osservare che a Charleroi e a Liegi vi sono moltissimi italiani;

5) Francia -Tutti gli uffici consolari attualmente esistenti nella Francia occupata, anche nei porti di mare, possono rimanere.

Mi sono limitato a prendere atto della comunicazione, dicendo che avrei riferito e solo incidentalmente atto della comunicazione, dicendo che avrei fonda trasformazione delle nostre Rappresentanze Consolari nei territori occupati, sarebbe stata consentita la sostituzione di funzionari dato che, come è noto, da una parte il Governo germanico aveva finora sollevato obiezioni a modifiche dello stato quo anche per quanto i titolari, e il R. Governo aveva, in linea di massima, tenuto conto, per quanto possibile, di tale desiderio. In via personale mi è stato risposto che effettivamente la nuova situazione poteva essere l'occasione per riesaminare questi punti.

Dalla comunicazione ho tratto l'impressione che, a parte la forma data alla medesima, per ovvie ragioni politiche, in sostanza il desiderio espresso sotto forma di sondaggio e di suggerimento risponde d'altra parte ad un preciso desiderio del Governo germanico di procedere in tale materia ad un radicale mutamento volendo evidentemente ridurre al minimo gli stranieri che possono continuare a risiedere, con il godimento dl particolari immunità, nei territori occupati e particolarmente in Belgio, Olanda e Norvegia dove la situazione è certamente più delicata. Sembra quindi difficile che si possa opporre al Governo germanico un vero e proprio rifiuto di massima e che si debba venire, almeno parzialmente, incontro al desiderio espresso.

Forse si potrebbe accordare il ritiro di Anversa e Rotterdam, vedendo di salvaguardare Charleroi e Liegi ed eventualmente, Lussemburgo, se risulta confermata la esistenza di forti nuclei italiani. Si può poi, come sopra accennato, risolvere, e magari in via definitiva, la questione delle sostituzioni eventuali dei titolari degli Uffici Consolari che rimangono autorizzati, in modo da evitare le situazioni equivoche e talvolta imbarazzanti finora esistenti, per cui la sostituzione diveniva, o impossibile, o possibile soltanto attraverso vie traverse non prive di seri inconvenienti (1).

(l) -Vedi DD. 195 e 236 e l! T.s.n.d. 4224/358 R. del 9 maggio, non pubblicato. (2) -Vedi D. 205.

(l) Il 12 agosto, alle ore 24, Anfuso telegrafò ad Alfieri r.s.n.d. 31751/1345 P.R.) quanto segue: <<Come già ti ho informato, contenuto telegramma per corriere 0114 di codesta R. Ambasciata ha attirato particolare attenzione Duce, che desidera intrattenere alla tua prossima venuta qui nell'eventualità che da parte tedesca si solleciti risposta, sarà bene mantenere per ora atteggiamento d! riserva».

423

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 28853/1242 P. R. Roma, 25 luglio 1941, ore 20.

Vostro 1307 (1).

Il Vice Ministro degli Affari Esteri, tornando sulle richieste già fatte dal suo Governo, ha nuovamente chiesto al R. Ambasciatore a Shangai in data del 16 corrente se avesse ricevuto istruzioni da Roma in merito al perfezionamento dei rapporti diplomatici con la Cina di Wang-Ching-Wei. Ha aggiunto che il suo Presidente contava di partire alla fine di luglio per Canton, ove rimarrà per alcune settimane. Da ciò la ragione della sua nuova richiesta.

In considerazione di quanto precede, confermo nostro propos:to dar corso all'inizio delle relazioni diplomatiche col Governo di Nanchino nella forma indicataVi con mio precedente telegramma sull'argomento (2), entro il corrente mese di luglio.

Aggiungo essere naturale che una richiesta analoga a quella a noi pervenuta non sia stata fatta anche a Berlino, in quanto codesto Governo ha già provveduto al riguardo e mantiene in conseguenza col Governo di WangChing-Wei relazioni diplomatiche normali (3).

424

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 7400/8 R. Zagabria, 25 luglio 1941 (per. il 27).

La «pericolosità» dei rapporti itala-croati che formava il tema delle discussioni di questi circoli politici, e in merito alla quale ho riferito col mio telegramma per corriere n. 710 in data 12 corrente (4), è venuta assumendo in queste ultime due settimane, carattere di urgenza, secondo l'avviso allarmistico di alcuni dirigenti croati.

Al primo piano, come elemento perturbatore dei nostri rapporti, è la questione della Dalmazia, e propriamente di Spalato. L'acquisizione da parte dell'Italia della sovranità su Spalato era, come noto, subordinata ad alcune concessioni nell'ordinamento amministrativo della città, concessioni alle quali i dirigenti di questo Paese non intendono rinunciare. Il Poglavnik, dal suo canto, avverte intorno a sé un'atmosfera di nervosismo e di sfavore che è appunto determinata dall'apprensione dei suoi collaboratori che egli possa sacrificare tutte o gran parte delìe concessioni all'amicizia che egli nutre per l'Italia.

Parallelamente, per iniziativa di elementi isolati e irresponsabili, che tuttavia sono mossi da uomini di Governo alcuni dei quali nativi della Dalmazia, si svolge un'attività di ordine interno e di ordine internazionale che può definirsi squisitamente antitaliana e che non risponde alle direttive del Poglavnik: ostruzionismo negli approvvigionamenti diretti dalla Croazia in Dalmazia, istruzioni che pervengono a funzionari e a cittadini di Spalato, relazioni ufficiose e private con autorità e con organizzazioni germaniche.

In realtà la situazione sopra tratteggiata, pur essendo delicata, non mi sembra tale da destare allarme. Tutte le volte che il problema della Dalmazia si ripresenta e diventa di attualità suscita forti reazioni, come al tempo delle trattative confinarie, per la presenza in questa capitale di una classe intellettuale e, quindi, dirigente, composta per la maggioranza di dalmati o di originari del litorale adriatico. Tra questi vi sono anche croati appartenenti ai territori dalmati annessi dall'Italia e sono oggi da considerare alla stregua di fuorusciti in Croazia.

È nostro interesse chiarire tale situazione, anche per sottrarre il Poglavnik alle condizioni di disagio e di sfavore cui ho fatto cenno più sopra. A mio subordinato parere il chiarimento potrebbe venire da una rapida conclusione della convenzione per Spalato (conclusione che non mi sembra facile oggi, data la impossibilità in cui mi pare si trovi il Poglavnik di assumersi da solo la responsabilità di una rinuncia alle concessioni amministrative da noi a suo tempo promesse) oppure da un'intesa che rinvii la soluzione del problema alla fine della guerra. Intanto dovremmo però agire con fermezza contro i perturbatori dell'ordine in Spalato e nella Dalmazia italiana, siano essi comunisti o comunque agitatori politici più o meno autorizzati da Zagabria. Provvedimenti esemplari presi qua e là nei centri della Dalmazia varrebbero, anche se in numero limitato, a far intendere la nostra volontà di non tollerare atti di sabotaggio né limitazioni al nostro prestigio.

È opportuno far presente che sui nostri rapporti con la Croazia influiscono negativamente elementi interni ed elementi internazionali. Cito ad esempio lo Statuto concesso dal Governo croato al Gruppo nazionale tedesco in questo Paese; Statuto, come è noto, estremamente liberale. Dal giorno della concessione di tale Statuto il Gruppo Nazionale tedesco che comprende, secondo le statistiche ufficiali, 145.000 anime sparse in vari gruppi nel territorio croato, sta ultimando la sua organizzazione. Nelle Prefetture, fiduciari del Gruppo previsti dallo Statuto già occupano i loro posti. In occasione delle manifestazioni di propaganda che, ogni domenica si svolgono in provincia sotto la presidenza di membri del Governo, da due domeniche a questa parte il Gruppo nazionale tedesco è presente ufficialmente. Ne consegue che l'intonazione dei discorsi subisce un'accentuazione in senso filo-tedesco. Due domeniche fa era il Maresciallo Kvaternik che a Osijek, in presenza del figlio del Poglavnik e di vari rappresentanti di questa Legazione di Germania, riaffermava la tradizione dell'altra guerra insieme combattuta. Lo stesso giorno il Ministro degli Esteri Lorkovic esaltava il nuovo Statuto concesso alla minoranza tedesca, desti~ato forse a diventare un modello per la futura Europa. Domenica scorsa, anche a Karlovac -vale a dire nella zona di territorio croato più vicina all'Adriatico che al Danubio -il Gruppo Nazionale tedesco si è costituito.

30 -Dncumenti cliplnmatici -Serie IX-Vol. VII

Come elemento internazionale, l'invio di contingenti di volontari croati per partecipare alla guerra contro l'U.R.S.S., ha naturalmente ravvivato il ricordo del cameratismo d'armi nella guerra 1914-18, e ha richiamato l'attenzione e le simpatie di militari e politici sulla Germania. Il viaggio del Maresciallo Kvaternik a Berlino, e di li al fronte russo, ha accentuato tale indirizzo.

È evidente che nella crociata conto l'U.R.S.S., per ragioni militari e geografiche, appare Beriino come vessillifera.

Sulla base di tali elementi la propaganda ha buon giuoco, s:a mettendo in rilievo gli elementi positivi realmente esistenti, sia lumeggiando accortamente gli elementi negativi che, oggi apparentemente inesistenti nei confronti di Berlino, si rivelano tuttora persistenti e talora delicati nei confronti di Roma.

Ne consegue un indebolimento della posizione del Poglavnik nel Governo e nello stesso partito; egli è notor:amente legato all'indirizzo filo-italiano e costituisce l'ostacolo maggiore agli intrighi di quanti vorrebbero aggiogare la Croazia al carro germanico. Donde le numerose ed insistenti voci che ricorrono in questo momento di crisi di Governo, caduta di PAVELIÉ e sua sostituzione col Maresciallo Kvaternik, testè chiamato, alla stregua di tanti illustri esempi, al Berghof.

(l) -Vedl D. 412. (2) -Vedl D. 403. (3) -Per la risposta di Alfieri, vedi D. 427. (4) -Vedi D. 378.
425

IL MINISTRO A BERNA, LAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 7414/0107 R. Berna, 25 luglio 1941 (per. il 27).

Il Consigliere Federale Pilet-Golaz mi ha detto che la Svizzera non può smobilitare completamente, perché, se non mostrasse d'avere una forza sufficiente a difendere la sua neutralità, «l'Inghilterra la considererebbe un paese occupato».

Se questa sia opinione sua o se derivi da dichiarazioni inglesi non ho potuto confermare.

Dal modo e tono con cui lo stesso Pilet-Golaz mi ha dichiarato che, salvo errori di rotta, non crede che aeroplani inglesi attraversino più la Svizzera, dovrei concludere che il Governo Federale abbia avuto qualche garanzia in questo senso. Pilet-Golaz ha soggiunto che la sua sicurezza cesserebbe se l'America entrasse in guerra. E anche questo accenno mi sembra alludere ad affidamenti avuti soltanto da Londra.

Mi ha aggiunto ancora lo stesso consigliere federale che hanno b:sogno di molti soldati per custodire intensamente le grandi linee ferroviarie del transito itala-germanico perché egli « ha notizie che gli inglesi si interessano troppo di quelle linee».

426

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 8584. Berlino, 25 luglio 1941.

È venuto a trovarmi il Capo dell'Ufficio per la Politica razziale del Partito nazionalsocialista Prof. Dott. Gross, il quale, dopo essersi riferito alle prese di con

tatto che egli ebbe con me nel 1938 e 1939 in Roma a proposito della collaborazione italo-tedesca nel campo della politica razziale, ha espresso il proposito di intrattenermi in via privata e preliminare su una quest'one del più alto interesse per entrambi i paesi, prima che essa venga trattata in via ufficiale. Ha ammesso tuttavia che le supreme autorità del partito nazionalsocialista, in part:colare il Dr. Bormann e il Dr. Rosenberg, erano al corrente del suo passo.

Il Prof. Gross, esprimendosi con molto tatto e molta chiarezza, ha manifestato preliminarmente il suo compiacimento che l'azione dell'Asse, se tende a una unione dell'Europa, è ben lungi tuttav:a dal preconizzare una universale confusione fra le razze che la popolano ed ha rilevato che invece, se si vuole che la sempre più viva collaborazione europea sia veramente proficua per tutti e non degeneri in un caos e in un impoverimento generali tanto nel campo fisiologico razziale che in quello spirituale, occorre far si che tutte le razze, e prime fra esse le due razze dirigenti, l'italiana e la tedesca, anche nei loro rapporti reciproci, mantengano quanto più possibile intatte le rispettive caratteristiche e differenziazioni.

Passando quindi da tale impostazione di principio alla questione pratica, il Prof. Gross, ha rilevato che concretamente il problema oggi si risolve sopratutto nel duplice fatto grandioso della presenza in Germania di molte centinaia di migliaia di lavoratori stranieri, fra cui in prima linea quelli italiani e della residenza nei territori occupati ed in paesi amici, fra cui l'Italia, di numerosissime truppe germaniche, dato che da tale fatto nasce moralmente il pericolo di una vera epidemia di matrimoni misti. In questo quadro, ha egli aggiunto, è particolarmente delicato, per i rapporti cordialissimi che legano i due paesi, il problema dei matrimoni misti itala-germanici: ogni giorno giungono alle autorità del Reich delle richieste da parte di civili o soldati tedeschi residenti in Italia o in cittadine germaniche, i quali chiedono se possono sposare degli italiani. A questo punto il Gross ha posto rispondendo con la negativa, la questione se sia negli intendimenti dei Governi dell'Asse e nell'interesse delle r:spettive Nazioni che la stretta collaborazione politica, militare e diplomatica fra l'Italia e la Germania si traduca nel campo razziale in un mescolamento dei due popoli. Non sarebbe opportuno, ha concluso il Prof. Gross, che i due Governi dell'Asse emanino insieme e separatamente una dichiarazione concordata riguardo a questo importante problema?

Per conto mio non ho mancato di far rilevare al Prof. Gross che l'Italia fascista è talmente conscia della necessità che la razza italiana si mantenga pura che già da tempo ha emanato una serie di precise disposizioni legislative tendenti a rendere solo in casi eccezionali possibile ai cittadini italiani il matrimonio con stranieri; ma ho anche rilevato quanto il problema sia delicato proprio nel caso dei matrimoni misti con tedeschi, dato che sul piano psicologico e umano è difficile far comprendere alle rispettive popolazioni le ragioni per le quali intimissime relazioni politiche e militari tra i due Paesi alleati non possano risolversi in alcuni casi individuali nel matrimonio m:sto fra cittadini italiani e tedeschi .Ho congedato il Prof. Gross promettendogli di riprendere al più presto la interessante conversazione che, a causa di un imprevisto impegno, dovevo con m:o rincrescimento interrompere.

Mi permetto di attiare l'attenzione Vostra, Signor Ministro, sul .problema in oggetto e sul passo autorizzato più che ispirato del Prof. Gross. Evidentemente le autorità germaniche vorrebbero ad ogni costo evitare i matrimoni misti italagermanici e mi risulta che esse frappongono ogni genere di difficoltà; ma sono impacciate nella loro azione a tal fine rivolta dalla contraddizione che agli occhi della popolazione e degli individui sembra sussistere fra il loro atteggiamento e le relazioni politiche itala-germaniche, e anche, io credo, dal timore che l'atteggiamento stesso possa essere male interpretato dalla nazione amica e dal suo Governo.

Non sta certo a me indicare in quale modo il prdoblema debba essere affrontato e risolto. Mi permetto tuttavia di esprimere il subordinato parere che una soluzione chiara di esso sarebbe anche nell'interesse dell'Italia e nella linea delle sue direttive politiche razziali, ma che d'altra parte una dichiarazione ufficiale programmatica itala-tedesca contro i matrimoni misti sia solo tra italiani e tedeschi, sia anche tra i cittadini dell'Asse da un lato e i cittadini delle varie nazioni europee dall'altro, sia infine in generale tra individui di diverse cittadinanze non appaia in tempo di guerra molto opportuna per varie ed evidenti ragioni. Probabilmente basterebbe per il momento che tra le autorità italiane e tedesche venisse concordata amichevolmente una analoga linea di condotta e che da una parte e dall'altra, rinviando eventualmente a più tardi provvedimenti precisi e definitivi, si facesse fronte alla questione con mezzi, per così dire, empirici e con espedienti vari, i quali, dato l'accordo raggiunto in materia dai due paesi, non potrebbero provocare malumori o malintesi.

Gradirei istruzioni in merito (1).

427

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 7373/1363 R. Berlino, 26 luglio 1941, ore 19,55.

Mio telegramma n. 1307 (2) e Vostro 1242 odierno (3).

Ho rinnovato oggi richiesta conoscere avviso questo Governo circa nostro progettato tnvio a Nanchino ambasciatore Taliani. Ho fatto presente ristrettezza di tempo, dato desiderio cinese questione s:a regolata prima fine mese corrente.

Mi è stato risposto che questione era stata sottoposta a Ministro Ribbentrop, come è noto assente da Berlino presso Gran Quartiere Generale, e che a oggi non era pervenuta alcuna risposta dal medesimo.

Mi è stato promesso che sarebbe stata sollecitata (4).

(l) -Non risulta che le richieste istruzioni siano state Inviate. (2) -Vedi D. 412. (3) -Vedi D. 423. (4) -Vedi D. 436.
428

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI

T. 29007/81 P. R. Roma, 26 luglio 1941, ore 23.

Vostro 184 (1).

Rngraziate Ministro Rossetti per sue informazioni. Assicuratelo esplicitamente che Ditte italiane si asterranno da qualunque attività che possa giustificare sia pure apparentemente accuse nordamericane. Istruzioni sono state date a tutte nostre Rappresentanze America Latina per controbattere pretese Washington. Risposta codesto Governo che seguisse linee da Voi indicate, gioverebbe indubbiamente interessi comuni, e non soltanto italiani e cileni, ma europei e latinoamericani.

429

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI

T. s. N. D. 216/82 R. Roma, 26 luglio 1941, ore 24.

Vostro 177 (2).

Ringraziate Ministro Rossetti per propositi manifestativi. Assicuratelo che qualunque informazione egli vorrà darsi a titolo confidenziale, sarà da noi mantenuta rigorosamente segreta. Non mancheremo da parte nostra fornirgli di volta in volta tutte quelle notizie che possano agevolare suoi compiti. Aggiungete che suo programma di contrastare espansionismo imperiale nordamericano, impedire gradualmente asservimento America Latina, rafforzare neutralità Cile, non solo risponde agli interessi comuni nostri e cileni, ma ai permanenti e concreti interessi europei ed americani. Come tale esso ha la nostra disinteressata adesione. Sottolineato che siamo anche noi particolarmente lieti di vedere alla direzione della politica estera cilena che riassume nella sua persona sentimenti lealtà verso Patria d'adozione e di origine (3).

430

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7417/366 R. Zagabria, 27 luglio 1941, ore 2 (per. ore 10,30).

Convenzione amministrativa Spalato travasi sempre allo stesso punto. Poglavnik mi ha detto trovarsi nell'impossibilità assumersi da solo rinunzia alle concessioni amministrative da noi fatte a suo tempo. Mi ha pregato di richiamare

contenuto suo telegramma al Duce in data 5 maggio u.s. (telegramma di questa Legazione n. 26 pari data e telegramma di V. E. n. 20 del 6 maggio) (1), aggiungendo che almeno in parte le concess:oni alìora accordate dovrebbero trovare conferma nella Convenzione.

Mi ha fatto anche intendere che mancando una soluzione soddisfacente per amministrazione Spalato, egli travasi solo di fronte alla opinione pubblica del Paese a dover sostenere contro suoi stessi collaboratori rinucia non p"ù territoriale ma etnica e morale.

Attuale momento è per PAVELIÉ particolarmente delicato e esaltazione ambienti governativi in genere, militari in specie, domina questa atmosfera politica, in seguito alla visita del Maresciallo Kvaterni!{ a Berghof c alle conseguenze che derivano dall'affermarsi collaborazione militare col Reich e dall'accentuarsi ingerenze tedesche nelle cose interne.

PAVELIÉ risulta alquanto scosso per ondata germanesimo della quale Kvaternik è maggiore esponente e che coincide purtroppo con attuali circotanze sfavorevoli ai rapporti itala-croati.

Esprimo avviso che qualora non intendiamo fare nessuna concessione amministrativa per Spalato, convenga rinviare definizione, motivando con emergenza politica e stato di guerra.

(l) -Vedi D. 405. (2) -Vedi D. 370. (3) -Per la risposta di De Rossi vedi D. 439.
431

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7470/472 R. Istambul, 28 luglio 1941, ore 19,50 (per. ore 2,20 del 29).

Colonnello Luca giunto ad Ankara primo corrente ha visto subito Saracoglu; poi è partito per la frontiera turco-russa incontro alla missione diplomatica italiana proveniente da Mosca. Colà ha dovuto trattenersi circa una quindicina di giorni che ha messo a profitto per raccogliere interessanti dati di natura militare comunicati a questo Addetto MilHare. Giunto a Istambul 27 corr. con gli italiani provenienti dalla Russia, ha ripreso contatto con Saracoglu che travasi in villeggiatura nei dintorni di Istambul e non riceve da qualche tempo nessuno.

Saracoglu gli ha detto che le sue vacanze si potrarranno fino ai primi di agosto. Riprenderà allora la sua attività polit'ca e traccerà le bozze di un trattato d'amicizia con l'Italia. Intanto spera che si riattiverà traffico ferroviario col centro Europa sicché l'Ambasciatore di Turchia a Roma, con cui intende vedersi, possa agevolmente g'ungere in Turchia.

Dalla conversazione di carattere personale avuta con Luca questi ha riportato impressione che il Governo turco sia alquanto preoccupato per le possibili ripercussioni nei riguardi della Turchia della campagna di Russia che non procede con la rap:dità desiderata ed auspicata. Saracoglu ha lasciato comprendere a Luca che

fra le altre misure precauzionali che il Governo sta esaminando vi è quella dello sgombero di Istambul richiesto a tutti gli stranieri specialmente ebrei e levantini anche se sudditi potenze amiche come l'Italia e la Germania.

Luca rivedrà Saracoglu ad Angora verso il 6 agosto prossimo anche per defi

nire con lui questioni rifornimento viveri Dodecaneso ed isole greche occupate

da esercito italiano.

(l) Vedi DD. 54 e 63.

432

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7524/0116 R. Berlino, 28 luglio 1941 (per. il 30).

Il sottosegretario di Stato Woermann ha oggi verbalmente informato che la visita del Maresciallo Kvaternik (l) non ha avuto nessuna speciale significazione politica ma che è stata semplicemente di cortesia. L'idea ne risale all'incontro di Venezia (2) quando, avendo il Maresciallo detto al Ministro Ribbentrop che era stato spiacente di non poter accompagnare il PAVELIÉ nella sua visita in Germania, Ribbentrop gli disse che alla omissione si sarebbe potuto facilmente riparare e che lo avrebbe visto volentieri in una prossima occasione in Germania.

Il marescialslo Kvaternik è stato ricevuto al Quartier Generale del Fueher, del Ministro Ribbentrop e dal Maresciallo Keitel. Naturalmente nel corso di tali colloqui si è parlato di var~e questioni di carattere militare ed in particolare della partecipazione di volontari croati alla campagna russa, nonché eventualmente di aviazione croata.

È stato prese atto ringraziando della comunicazione del signor Woermenn.

433

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 02016/400. Rio de Janetro, 29 luglio 1941.

La situazlone generale in tutto il Sud America da quel che si può vedere di qui, va appesantendosi. Anche in Brasile se ne vedono i sintomi abbastanza chiari nella sempre minor resistenza del Governo alla intromissione americana.

Aranha mi ha dichiarato anche ieri che mai e poi mai il Brasile cederà le sue basi a chicchessia. Ma sta di fatto che la Panair lavora a costruire, apparen

temente con i suoi soldi, ma naturalmente con quelli del Governo Americano, vari grandiosi campi d'aviazione nel Nord del Brasile, mentre da loro parte la Marina e l'Aviazione brasiliana non accusano mancanza di fondi per certi notevoli miglioramenti che stanno facendo all'attrezzatura degli aeroporti militari ed ai porti del Nord.

Poichè Aranha possiede sempre informazioni attendibili, che gli pervengono di prima mano circa la situazione politica internazionale, l'ho pregato di espormi qual era, sulla base di sue informazioni, «il punto di vista del Governo di Washington ».

Mi ha risposto:

l. -L'America del Nord, in sostanza, non vorrebbe entrare nella guerra, e nonostante le tendenze personali del Sig. Roosevelt, molto esiterà prima di fare l'estremo passo. Beninteso si continuerà ad accelerare la preparazione spirituale e materiale del paese perchè possa eventualmente affrontare la guerra nelle migliori condizioni e si cercherà raddoppiare l'assistenza alla Gran Bretagna.

2. --A Washington si è convinti che la Russia sarà schiacciata e che subito dopo la macchina di guerra tedesca si sposterà verso il successivo colpo. 3. --Dove sarà sferrato tale nuovo colpo, è argomento a Washington di gravi riflessioni. Ma in sostanza il Governo americano affaccia solo due principali ipotesi, e cioè: che la Germania o tenterà la invasione della Gran Bretagna o cercherà di allargare il blocco per prendere la Gran Bretagna per fame.

L'allargamento del blocco avrebbe dovuto avere, secondo i piani tedeschi come son visti a Washington, due estremi pilastri: l'Islanda al Nord e Dakar al Sud. In quanto all'Islanda l'America era riuscita a prevenire la Germania: restava Dakar, e perciò, se la Germania vi avesse messo piede, l'America doveva intervenire per scacciarla.

Non era il caso che io facessi obiezioni a tale affermazione perché Aranha si limitava a «riferire» senza aggiungere nulla di suo.

L'ho pregato tuttavia di voler riflettere su questi punti.

Allo stesso modo che gli Stati Uniti avevano prestato alla Germania l'intenzione d'occupare l'Islanda (e si erano perciò affrettati a ... prevenirla) prestavano ora alla Germania l'intenzione di un colpo su Dakar, che, militarmente, non si precisava come, e da quali basi, avrebbe potuto essere sferrato. A mio avviso era quindi chiaro che gli Stati Uniti vagheggiavano essi stessi un colpo su Dakar. giustificandolo con la necessità di difendere l'integrità e l'indipendenza dell'America del Sud, ed in particolare, del Brasile.

L'occupazione di Dakar avrebbe rappresentato del resto appena un preludio a quella delle Isole del Capo Verde, delle Azzorre, e forse delle Canarie, il successivo fatale passo non potendo essere costituito che dalla presenza di forze aereonavali americane nelle basi Atlantiche della costa brasiliana.

Aranha non mi ha risposto, soprattutto perché nulla poteva rispondermi.

(l) -Ciano. con T. s.n.d. 28375/121 P.R. del 23 luglio, ore 0,40, aveva inviato a Berlino le seguenti Istruzioni: "Interessa avere dettagliate notizie circa visita del maresciallo Kvaternik al Gran Quartier Generale. Pregovi quindi seguire questione con ogni attenzione e riferire ». (2) -Vedi D. 260.
434

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7550/336 R. Telw·an, 30 luglio 1941, ore 16,01 (per. ore 8,45 del 31).

Mi riferisco al mio telegramma n. 267 (1).

Da molti sintomi ritraggo impressioni che in conversazione fra questo Ministro di Germania e questo Presidente del Consiglio durante prima metà di questo mese, si sia trattato per ora forse vagamente di eventuale ingrandimento dell'Iran in caso di collasso sovietico. Questo Ministro di Germania, per solito abbastanza espansivo e aperto nel tenermi al corrente dei suoi contatti, si è chiuso in questi ultimi tempi in un assoluto riservo pur nonostante nostri cordiali rapporti.

Che la conversazione stessa (o almeno una di importanza decisiva) sia avvenuta non vi sarebbe dubbio avendone avuto conferma da una indiscrezione.

Noto poi che si è verificato nel signor Ettel radicale cambiamento nei suoi apprezzamenti sullo Scià in senso nettamente favorevole, con previsione più che ottimistiche nei riguardi sia della resistenza armata che l'Iran opporrebbe ad eventuale azione britannica, sia circa intenzione verso Asse.

Tale mia impressione potrebbe essere indirettamente confermata dal fatto che circola la voce in alcuni ambienti iraniani che ultimamente Inghilterra, avuto probabilmente sentore delle conversazioni predette, avrebbe -forse in sede delle richieste di cui mio telegramma 329 (2) -promesso all'Iran ingrandimento territoriale nel Caucaso, compreso Baku, a guerra finita.

435

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7536/1383 R. Berlino, 30 luglio 1941, ore 21.

Come segnalato con bollettino stampa a che odierne, prime pagine giornali sono quasi esclusivamente occupate da titoli ed articoli polemici contro America e particolarmente azione Stati Uniti [in] America Latina. Rilievo viene dato anche ad azione sottomarini contro grosso convoglio inglese. Notizie da fronte russo sono passate in seconda pagina e presentazione ne è evidentemente connessa a battuta di aspetto subita da operaz:oni.

In complesso linea è stata ... (3) tanto nella direzione di Leningrado quanto verso Mosca e Kiev, e risulta che, le tre divisioni corazzate hanno sospeso avan

zata, si stanno ora portando avanti rinforzi fanteria nonché varie div:sioni corazzate di nuova formazione che sarebbe in corso di approntamento nell'interno del Reich. Nei sud risulta che schieramento Russo sta arretrando in modo da eludere minaccia di movimento avvolgente che si profilava da sud di Kiew.

Azione tedesca potrà ripr~ndere nei prossimi giorni, una volta terminata

concentramento di mezzi e di riserve che sembra ora in corso.

Per quanto possa trasparire un lieve disappunto in confronto di certe forse

troppo ottimistiche anticipazioni, mi risulta che comando si mantiene sereno

ottimista e spera concludere campagna prima dell'inverno.

Da parte russa si nota, oltre disperata resistenza dei reparti, mantenimento ovunque efficienza dei collegamenti e in complesso una certa abilità manovriera in contrasto con l'apprezzamento che si faceva nei primi giorni della campagna, quando si denunziava completa assem.a di funzionamento degli alti comandi russi.

Per ora nessun sintomo di sfaldamento politico intorno né di collasso militare. Circa paesi baltici, Galizia. Polonia e Ucraina già occupate rilevo in questi circoli competenti riservo assumere [impegni] futura sistemazione politica territoriale.

Per quanto risulta che Rosemberg sarà chiamato a capo Ministero che dovrà occuparsi tali regioni e quadri del medesimo risultino già fatti, annuzio ufficiale ne è tuttora ritardato. Non si è egualmente pubblicata nomina Commissario Civile per la Lituania.

Estremamente riservato è anche contegno queste autorità verso pari gruppi aut.onomi anti-bolscevichi regioni liberate.

Viene seguita con interesse azione inglese in Iran che si ritiene tenda costituzione nuovo fronte verso Caucaso specialmente in relazione pozzi Baku cui valore oggi sarebbe grandemente aumentato da sufficiente produzione romena.

Interesse per fronte africano mediterraneo in conseguenza fase campagna russa suscettibile diminuzione per quanto specie in ambiente Marina siano valutate con molta ponderatezza notizie pressistenti concentramenti frontiera e voci di prossima iniziativa offensiva.

(l) -Vedi D. 321. (2) -T. 7499/329 R. del 28 luglio, ore 15,36, non pubblicato, con il quale Petrucci riferiva, tra l'altro, che «ultime notizie da varie fonti confermano che sarebbe stata fatta in questiultimi giorni richiesta inglese ad Iran intesa ad ottenere mano libera per fortificazioni a nord e forse passaggio truppe>>. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: <<Gruppo Indecifrabile>>.
436

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7535/1385 R. Berlino, 30 luglio 1941, ore 21,45 (per. ore 22,10).

Mio telegramma n. 1363 Cl).

Pur esprimendo rincrescimento per il ritardo con cui risposta viene data a nostra comunicazione, vengo informato che Governo tedesco, che come è noto ha inviato Nanchino un Incaricato d'Affari, non ha ancora nulla deciso circa elevazione tale Rappresentanza a Legazione o Ambasciata anche perché rappre

sentanza Nanchino a Berlino non potrebbe essere regolata prima dì vari mesi mentre sistemazione dovrebbe essere reciproca e contemporanea. Sua decisione naturalmente non ha sign·ficato politico e ancora meno alcuna punta antigiapponese.

In questa circostanza Governo tedesco desidererebbe che anche nostra Rappresentanza fosse affidata per ora ad un Incaricato d'Affari. A titolo personale è stato prospettato se Taliani malgrado suo rango non potrebbe per intanto essere accreditato come tale. Malgrado insistenti chiarimenti ragione nostra soluzione ritengo che nomina nostra ambasciata non sarebbe qui bene accolta, mi è stato detto esplicitamente che comunicazione fattami rifletteva decisioni cd apprezzamenti Ribbentrop.

(l) Vedi D. 427.

437

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 7560/072 R. Atene, 30 luglio 1941 (per. tl 31).

In occasione del primo colloquio da me avuto con lui al suo ritorno da Berlino, ove si è trattenuto alcune settimane, il mio collega germanico mi ha nuovamente accennato alla questione della permanenza ad Atene del Corpo Diplomatico estero, e all'eventuale riconoscimento internazionale, attraverso tale permanenza, del Governo di Tsolakoglu.

Debbo peraltro aggiungere che Altenburg si è dichiarato d'accordo con le mie considerazioni al riguardo, considerazioni appoggiate del resto sulla circostanza di fatto che il Corpo Diplomatico è ormai ridotto a poche e sparute legazioni e che il Palazzo del Ministero degli Affari Esteri greco è occupato dal Comando delle nostre FF.AA.

È tuttavia mia impressione che il Governo germanico non abbia del tutto rinunciato all'idea iniziale di riservare alla Grecia un trattamento tipo Danimarca o Norvegia, ed è pertanto da r:tenersi che questo Plenipotenziario del Reich continuerà a dare al Generale Tsolakoglu, in questo ordine di idee, un certo appoggio ed un certo incoraggiamento.

Non mancherò di tenere informata V. E. degli ulteriori aspetti di tale questione.

438

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. (1). Berlino, 30 luglio 1941.

Non sapevo assolutamente nulla della tua indisposizione, di cui ho avuto notizia poco fà da Anfuso; e puoi immaginare la mia contrarietà: e perché non so assolutamente immaginarti ammalato, costretto a letto -tu sempre così dinamico e proiettato in avanti; e perché penso che in questo momento

il tuo lavoro personale ti reclama a Palazzo Chigi. Filippo mi ha accennato, con parole coperte, alla presenza di albumina: ciò è quasi normale dopo una infiammazione alle tonsille. Ma ciò esige -tu me lo hai consigliato a suo tempo! -un assoluto e rigido riposo. Mi rammarico molto di non essere a Roma perché io sarei stato capace di obbligarti ad un regime di riposo, sapendoti nel tempo stesso intrattenerti e farti intrattenere secondo la regola dell'arte!

Mentre scrivo, anzi, mi domando perché non potrei fare una corsa a Roma dove rimarrei un poco con te (mi sa mille anni di rivederti!) accompagnandoti eventualmente nel luogo in cui tu decidessi di andare. Ciò che, oltre a tutto, mi darebbe modo di conversare un poco liberamente con te su alcune situazioni presenti e future che si vengono delineando: nelle quali situazioni tu sei destinato a giuocare un ruolo di particolare importanza.

Sono convinto che amici ed amiche comuni faranno a gara per occupare sed caste! -le lunghe ore di forzata immobilità nel letto. Perciò vorrei iscrivermi anch'io; e se tu credi che la cosa sia possibile, ti prego di farmi arrivare una parola: ed io subito -e con gran gioia -ti scriverò una breve lettera, che ti pregherei di sottoporre al Duce per conoscenza e per evitare sorprese da parte sua, in cui chiederei per ragioni amministrative (Palazzo dell'Ambasciata, funzionari, servizi, ecc.) e per ragioni politiche (situazione culturale, operai italiani, ecc.) di fare una sosta a Roma, da dove manco ormai da tanto tempo.

(Per la storia, in Italia -durante quattordici mesi -io sono venuto due volte: e ci sono rimasto sempre e solamente per ragioni di salute).

Caro Galeazzo, ti prego, ti raccomando, ti supplico di stare tranquillo e di fare il bravo; considerando, oltre a tutto, che tu non appartieni solamente a te stesso, alla tua famiglia ed agli amici, ma anche -non dico soprattutto agli alti compiti che sei chiamato ad assolvere.

Ed eccoti, ora, alcune riservate e personali notizie.

Domenica, 15 giugno, al Danieli di Venezia, durante la nostra breve conversazione mentre tu attendevi di andare ad incontrare PAVELIÉ (che, mi risulterebbe da qui, ha una situazione interna piuttosto delicata e difficile) accennando alla inevitabilità dell'offensiva tedesca contro la Russia ed alle sue conseguenze e sviluppi, io ti ho chiesto: «Fino a che punto conviene all'Italia che la Germania incontri resistenza, si indebolisca e si dissangui?». E tu prontamente mi hai risposto: «Fino al punto da non compromettere con la sua anche la nostra sorte».

La mia domanda di allora sta diventando particolarmente attuale. Perché, nonostante che, a ragion veduta, io faccia con i tedeschi ed anche con gli italiani di qui l'ottimista ed il fiducioso, penso che se la situazione non si risolve favorevolmente e decisamente nel giro di pochi giorni -nel senso di inferire un colpo mortale all'esercito russo, assisteremo (e fatalmente saremo coinvolti) a sviluppi imponderabili. Primo: perché la campagna non sarà certamente finita nel termine con tanta sicurezza precisato dallo Stato Maggiore tedesco. Secondo: la caduta di Leningrado e di Mosca, non costituirà affatto la caduta di Stalin che sta sempre più diventando il salvatore della Russia. Terzo: ne verrà quindi il prolungarsi di una guerra invernale sul fronte tedesco-russo, guerra che terrà fortemente impegnate le armate tedesche, col conseguente loro alleggerimento contro l'Inghilterra: la quale se ne varrà contro di noi.

A questo punto, molte osservazioni, ipotesi e ragionamenti si possono fare. Ma è molto meglio parlarne a voce, per evitare -come sempre può avvenire scrivendo -equivoci di interpretazione.

È evidente che l'opinione pubblica tedesca è fortemente contrariata dai ritardati successi militari: ed è preoccupata dall'impreveduto per il prolungarsi di una dura guerra invernale.

E ciò di riflesso opera negativamente, in alcuni settori, nei nostri confronti. Nel popolo, dove si pretende che i nostri 300 mila e più lavoratori hanno preso il posto di altrettanti tedeschi che sono stati mandati, spesso senza ritorno, in guerra. Nei circoli politici dove si manifesta una ipersensibilità: perché sulla stampa americana l'Italia è quasi sempre risparmiata? Perché si è effettuato lo scambio delle popolazioni in Abissinia? E altri interrogativi ancora.

Ecco perché, avendo già da un mese il Ftihrer chiesto di vedere il Duce ed avendo questi risposto affermativamente (la notizia è stata data dalla Transocean ad uso strettamente interno), io penso che quando sarai completamente guarito è bene che l'incontro abbia luogo.

A meno che...

Il dissidio Ribbentrop-Goebbels, che ha avuto la sua clamorosa manifestazione in occasione della visita di Pavolini, anziché attenuarsi si è acuito. Figurati che, pochi giorni addietro, Goebbels non aveva ancora ricevuto l'invito ufficiale per Venezia trasmesso da Pavolini al tuo Ministero e dal tuo Ministero all'Ambasciatore di Germania a Roma.

Da questo dissidio, dientro il quale si nascondono forze che per ora non appaiono, io mi sono abilmente e prontamente defilato. Ma è certo che ne va di mezzo il lavoro ed il servizio.

Carissimo Galeazzo, potrei lungamente seguitare. Ma penso sia meglio ti invii, a parte, un regolare dettagliato rapporto Cl) di cui questa lettera può essere un'anticipazione ed un'impostazione.

Fammi dare, ti prego, tue notizie. E credi all'affetto devoto e sincero del tuo vecchio.

(l) La lettera è autografa.

439

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7599/193 R. Santiago, 31 luglio 1941, ore 19,43 (per. ore 8 del 1° agosto).

Mio telegramma 189 (2). Ho comunicato Rossetti quanto V. E. mi ha fatto conoscere con telegrammi 81 e 82 (3). Egli si è mostrato profondamente riconoscente figucia che V. E.

si è compiaciuto esprimere verso lui e sua opera di Governo. Mi ha incaricato ripetere, che si adopera sempre giovamento Italia, sicuro che V. E. farà stesso verso il Cile. Ha soggiunto rivolgeranno preghiera affinché V. E. voglia compiacersi disporre speciale cura sia data per risolvere rapidamente e con speciale benevolenza ogni eventuale affare o questione che sia sottoposta a V. E. da codesto Ambasciatore del Cile, assicurando egli userà qui stesso procedimento verso noi. Tale attitudine più assoluta cordialità intesa e amicizia fra l'Italia e Cile offrirebbe Rossetti modo provare verso numerosi uomini politici a noi non favorevoli che sua politica verso l'Italia riposa su solida base ed è di comune giovamento.

Ho assicurato Rossetti che avrei comunicato a V. E. suo desiderio aggiungendo che conoscendo speciale interesse che V. E. rivolge affare Sud America divenuta oggi sempre più importante, ed in seguito a [estendersi] conflitto, azione imperialista nord America e Vostri sentimenti per lui e sua opera Governo, era certo che suo desiderio avrebbe trovato più larga benevola accoglienza.

Sarei grato a V. E. ogni volta che siano fatti a codesta Ambasciata Cile facilitazioni o risolte favorevolmente questioni pendenti voglia compiacersi prevenirmene per dare comunicazione tempestivamente Rossetti.

440.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7598/1133 R. Washington, 31 luglio 1941, ore 20,54 (per. ore 9 del 1o agosto).

Welles Sumner nel commentare in conferenza stampa di ieri missione Hopkins a Mosca ha affermato che essa è in relazione a discussione problema rifornimento ad U.R.S.S. da parte degli S.U.A. di materiale bellico e di materie prime in correlazione a conversazioni con missione militare sovietica attualmente in corso a Washington.

Welles Sumner ha peraltro affermato che nonostante Hopkins sia «coordinatore applicazione legge affitti e prest'ti » legge stessa non verrebbe estesa a U.R.S.S. che ha offerto pagare per contanti eventuali forniture.

Missione Hopkins segna inizio più diretto a concreto interessamento nordamericano a resistenza soviet:ca che presidente ha voluto marcare inviando a conferire con Stalin uno dei suoi più sentiti consiglieri ed intimi collaboratori.

Al fine superare resistenza ideologica ad aiuto a U.R.S.S. e al fine anche di convincere Mosca che interesse S.U.A. per resistenza russa non è puramente verbale, si va qui sottolineando importanza fattore russo in equilibrio forze Pacifico.

È sotto tale luce che va considerato probabile ritorno Hopklns da U.R.S.S. via Estremo Oriente e sua visita a Ciung King. Primo risultato conversazioni commissione militare sovietica (che è stata ricevuta oggi Roosvelt) è stato rilascio ad Amtorg licenza esportazione per benzina aviazione ed enti mobilitazione industriale hanno dato ordine di priorità manifattura ordinativo 10.000 fusti acciaio per conto U.R.S.S.

(l) -Vedi D. 445. (2) -T. s.n.d. 7496/189 R. 28 luglio, ore 20,20, non pubblicato, annunciava il prossimo Incontro con Rossetti. (3) -Vedi DD. 428 c 42!1.
441

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7661/342 R. Teheran, 1° agosto 1941, ore 20 (per. ore 12,40 del 2).

È venuto a vedermi Ministro di Germania e mi ha detto che discorso di Eden ieri alla Camera dei Comuni, nel quale ha detto che questo ministro di Inghilterra aveva chiesto al Governo iraniano allontanamento di una parte di cittadini germanici residenti Iran e che attendeva una risposta, aveva lasciato questo Governo perfettamente indifferente e ben dec:so a mantener suo punto di vista. Egli ha precisato che già circa quindici giorni fa questo ministro di Inghilterra era andato a vedere questo Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri e gli aveva esibito una nota in cui era avanzata richiesta predetta. Detto Sottosegretario di Stato lo aveva pregato di non presentare tale nota e difatti Bullard l'aveva ritirata. Quattro giorni fa Bullard è venuto dal Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri e in seguito alle istruzioni ricevute da Londra ha presentato la nota. Questo governo gli ha risposto subito precisando:

1°) che l'Iran e uno Stato indipendente e neutrale e che non accettava imposizioni dall'estero;

2°) che per industrializzazione del Paese era necessaria opera dei tecnici stranieri giacché erano qui anche dei tecnici tedeschi come ve ne erano di inglesi e di altre nazionalità;

3°) che non vi era alcuna ragione di lamentarsi nel contegno tenuto dai specialisti germanici che osservavano le leggi dello Stato.

Ettel ha soggiunto di aver saputo da fonte sicura che lo Scià avrebbe fatto sapere a questo Ministro britannico di informare il suo Governo che nel caso esercito inglese avesse violato territorio iraniano egli aveva già dato ordini precisi di opporsi con la forza. Ettel è convinto che lo Se à sia persuaso della vittoria dell'Asse e che ciò spiega suo atteggiamento tanto energico nei riguardi inglesi. Egli è del parere che azione dell'Inghilterra per l'espulsione dei germanici dall'Iran è fatta ai fini di poter giustificare un eventuale atto di forza contro questo Paese. Egli è però persuaso che gli inglesi non hanno forza militare sufficiente per estendere loro fronte dall'Iran al Belucistan.

Quanto URSS questo Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri ha asisicurato Ettel che nessun passo analogo a quello inglese è stato fatto da questo Ambasciatore dell'URSS il quale da quindici g'orni non si fa vedere al Ministero degli Affari Esteri.

Ettel ritiene che l'URSS non ha più di tre divisioni sulla frontiera iraniana, il che mi viene confermato da altra fonte, e quindi le voci di pericolo di sconfinamento di forti contingenti di truppe sovietiche in territori iranani vanno ritenute come propalate dagli inglesi e dai loro amici per allarmare questo Governo.

In conclusione mio collega germanico afferma persuasione che questo Governo manterrà linea di condotta energica contro qualsiasi azione sia diplomatica che militare inglese e che inglesi manovrino per intimidire questo Governo ma che non siano in condizioni di forzare la mano all'Iran.

Vedrò prossimamente questo Presidente del Consiglio e mi riservo telegrafare (1).

Posso intanto affermare che in questi ultimi giorni seguitano partenza truppe da qui per la frontiera con l'Iraq Settentrionale e precisamente verso Kurdistan.

442

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7733/072 R. Belgrado, r agosto 1941 (per. il 4).

In occasione prima visita di cortesia svoltasi in atmosfera di molta cordialità e cameratismo, nuovo Comandante Militare Serbia, Generale di Squadra aerea Danckelmann, mi ha di sua iniziativa intrattenuto lungamente attuale situazione in Serbia, rilevando sostanzialmente seguenti punti:

-è confermato che atti terroristici e di sabotaggio, isolati ma praticamente continui, si sono estesi negli ultimi giorni anche ad alcune parti Banato e zona Belgrado;

-tali atti sono dovuti a comunisti (di cui è difficile precisare attuale numero) e non a massa popolazione che anzi non è connivente;

-è prevedibile che tale attività comunista, che ha coinciso con inizio guerra contro U.R.S.S., continui per alcun tempo. Generale Danckelmann prevede che «pacificazione efficace» in questo territorio potrà essere intrapresa quando operazioni belliche in Russia (che, ha affermato, procedere regolarmente) avranno portato a conquista capisaldi Pietrogrado, Kodvz, Kiew-Odessa;

-Generale Danckelmann non ritiene che attuale caratteristica fase atti terrorismo isolati preluda o sia per sboccare in aperta insurrezione;

-ha tuttavia rilevato importanza e ripercussioni che attuale attività comunisti in Serbia ha anche per zone limitrofe, specialmente per Montenegro, alla cui situazione si è particolarmente interessato. Anche a questo proposito mi ha invitato a collaborazione ispirata interesse nostri due Paesi e sentimenti caremeratismo. Gli ho naturalmente ripetuto assicurazione reciproci intendimenti. Generale Danckelmann ha assunto poteri solo da pochi giorni. È reduce dalla Polonia, e passa per essere uno specialista nel Governo di paesi occupati. È caratteristico frattanto che anche egli insista nel ben noto concetto germanico di distinzione tra attività comunisti e popolazione serba. È innegabile

che attentati sono diretta opera comunisti. Ma atteggiamento massa popolazione, nel g:udizio osservatori più equilibrati varia da connivenza ad ostilità aperta a indifferenza. Punto cruciale è sin dove oggi nazionalismo serbo si confonda non con ideologie e scopi comunisti, ma con iniziative che esso ha preso e incentivo che provoca contro attuale stato di cose. Se insistenti notizie informatori più attendibili sono esatte, che Trufanovic, in accordo con Kosta Pecanac, sia alla testa del movimento che vorrebbe un fronte unico serbo, sul carattere comunista-nazionalista di esso -per quanto paradossali tali termini possano sembrare -pochi dubbi possono sussistere. Il Comando germanico certo lo ignora meno di ogni altro. Se insiste nella distinzione varie ragioni possono essere ricercate. Forze germaniche di occupazione sono attualmente scarse. Da informazioni più attendibili non supererebbero una divisione. Anche se costituita e rafforzata con reparti mezzi ed armi speciali non appare sufficiente per un'azione di rastrellamento in grande stile contro formazioni numerose e bene armate in terreni cosi vari e difficili. Per il momento è comprensibile pertanto concetto che forze di polizia serbe affiancate da formazioni minoranza germanica fronteggino situazione con intervento diretto truppe tedesche quando necessario. Ciò può anche spiegare accenno Generale Danckelmann a « efficace pacificazione », quando determinati obiettivi in Russia saranno raggiunti, e cioè quando altri reparti saranno disponibili. In sostanza

sarebbe questa una politica di economia.

Inoltre è evidente interesse Comando Militare Serbia a distinguere che misure in atto sono dirette contro comunisti e non contro popolazione.

Previsione nuovo Governatore Militare che attuale stato di cose non preluda a insurrezione organizzata, verosimilmente riposa più su efficacia provvedimenti in corso, e su convinzione che qualunque cosa succeda mezzi a sua disposizione sapranno farvi fronte, che su dati situazione in atto. Non è senza interesse sottolineare che fonti generalmente bene informate affermano concordemente che Inghilterra conta per riaccendere incendio nei Balcani, specialmente in Serbia e Montenegro quali terreni più adatti, agendo mediante leva comunismo innestato su vari elementi nazionalisti e unionisti e tenendo conto di tutti i fattori, non ultimo odio tra serbi e croati. Rivolta in Montenegro sarebbe episodio iniziato in anticipo nel quadro generale, e in seguito circostanze accidentali e non tanto in odio contro di noi, ché anzi generosità e giustizia nostra occupazione è generalmente riconosciuta, ma come tentativo riscossa anti-Asse in questo settore.

Da stesse parole Generale Danckelmann risultava ad ogni modo che egli

giudica attuale attività comunisti in questa zona -anche circoscrivendo ad

essi attuale situazione -come ultimo tentativo elementi disperati che ormai

non hanno scelta. Anche se situazione è in controllo, secondo sue affermazioni,

autorità responsabili, rimane però anche precisa indicazione -se ve ne fosse

bisogno -circa ripercussione e meglio interdipendenza situazione stessa con

quelle zone limitrofe.

Con separato telegramma per corriere (l) riferisco circa dati di fatto si

tuazione negli ultimi giorni.

31 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

(l) Vedi D. 456.

(l) Non pubblicato.

443

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 7901/14 R. Zagabria, 1o agosto 1941 (per. il 3).

Mio telecorriere n. 8 del 25 luglio u. s. Cl).

Pietismo verso serbi ed ebrei, sul quale ho più volte riferito a V. E., rimane causa profonda della incomprensione tra militari italiani ed ustasi. Ogni simpatia da noi dimostrata qui verso serbi ed ebrei ci coinvolge negativamente nella lotta interna e crea uno stato d'animo di odiosità nei nostri riguardi. Azione svolta contro serbi ed ebrei è azione di Partito e di Governo, giudicata indispensabile per mantenere piena autorità sul Paese. Se anche si è addivenuti ad eccessi, la direttiva generale parte da questa Autorità centrale.

Quanto sopra non è compreso né da nostri alti Comandi Militari né, di conseguenza, da Comandi minori e da truppe. Loro intervento contrario all'azione delle autorità croate e particolarmente degli ustasci provoca reazione da parte di questi ultimi, donde numerosi giornalieri incidenti lamentati, di cui alcuni anche gra vi.

Questa serie di incidenti crea un'atmosfera di netta avversione alle nostre truppe da parte degli elementi di questo regime. Le ripercussioni sono sensibilissime al centro: nei rapporti con queste autorità è evidente l'abbassarsi del tono di amichevole simpatia dei primi tempi.

Se esiste un piano tedesco per accaparrarsi influenza in Croazia esso non può avere migliore alleato se non in questo stato di tensione.

Premetto che, dal mio canto, ho svolto e svolgerò sempre azioni per imporre in ogni caso rispetto ai Comandanti e soldati italiani -anche se qualche volta hanno torto -ma non posso mancare di far presente a V. E. che, se da parte nostra non si cambierà sistema, situazione continuerà ad aggravarsi e potrà produrre spiacevoli profonde conseguenze.

Ho il dovere di dire che è giunto il momeDto di far cessare ogni forma pietismo -privata o ufficiale · --da parte nostre autorità militari e truppa. Cosi pure dovrà cessare ogni forma contrabbando a favore ebrei, serbi e a favore anche nostra economia nazionale (vedi mio rapporto n. 768/394 del 19 luglio) (2). Nostri interessi trovano loro soluzione e possibilità sviluppo negli accordi economici tra due Governi. Ogni atto deve essere improntato p:ù assoluto riserbo di fronte politica interna governativa e sue applicazioni periferiche, lasciando da parte forme di sentimentalismo qui non comprensibile anche se fondate su maggiore grado di civiltà, e commenti su metodi di Governo ritenuti qui indispensabili per esistenza nuovo Stato.

Mi risulta anche formarsi in Italia di un'atmosfera che rispecchia stato d'animo delle nostre autorità militari. Certe relazioni informative che preten

dono generalizzare situazioni locali facendo il punto sui rapporti itala-croati, prescindono dalla causa prima dei malintesi -sopra da me esposta -e dal quadro della situazione generale. Mi riferisco alle molte informaz:oni che partono da Comandi o da altri Uffici, e che vengono rimesse in copia a questa Legazione; opera ustascia vi è spesso stigmatizzata come quélla di una minoranza irresponsabile, come se si ignorasse che tale minoranza costituisce partito rivoluzionario di PAVELIÉ che noi stessi abbiamo aiutato ad assumere il potere. Quasi si vorrebbe che quella minoranza fosse travolta, perché violenta, da nuove forze interne, ignorando che tali forze non potrebbero essere favorevoli all'Italia, s:ano esse formate da serbi, o da macekiani o da una coalizione dei diversi vecchi elementi.

Non si tiene conto, inoltre, informando le autorità centrali italiane, che ogni ostacolo sia materiale che morale opposto alla lotta politica ustasa contro i nemici del Regime è causa di malanimo e può determinare deplorevoli incidenti.

Il Comando della II Armata deve ammettere alla fine in un suo rapporto dello scorso luglio (trasmessomi in data 28 col n. 8/03123) (1), riferendo su una serie di incidenti, che essi sono provocati da reazioni di ustacia «nei confronti di nostri militari e ufficiali intervenuti in favore di persone sottoposte a soprusi e violenze ».

Dopo quanto ho esposto, mi permetto conc"udere rappresentando a V. E.:

0 ) -Necessità che dal centro pervengano anche alle autorità militari italiane in Croazia direttive su atteggiamento da tenere, rispondenti a quella linea di condotta che mi è stata tracciata da V. E. per relazioni con questo Governo, e che venga richiamata l'attenzione della II Armata sulle finalità di amichevole collaborazione nostra occupazione militare.

2°) -Opportunità di Comandi militari, i quali controllano così vasta regione, agiscono in stretto collegamento con questa R. Rappresentanza, o -almeno secondo gli ordini già impartiti dal Comando Supremo --con Missione militare, qui appositamente inviata per trattare anche questioni inerenti II Armata, Missione che a sua volta mi terrà tempestivamente informato sulle relazioni tra nostra Armata e ambiente croato.

Incidenti anche notevoli di cui mi perviene notizia tardiva, e spesso soltanto attraverso codesto Ministero, non sono più riparabili se non dopo aver lasciato traccia nelle relazioni tra i due Paesi. Provvedimenti errati, quale quello del carabiniere serbo -di cui miei telegrammi n. 367 del 27 luglio e

n. 371 del 28 luglio (2) -non sono facilmente riparabili e si sarebbero potuti evitare se questa R. Rappresentanza fosse stata presentita da Autorità militari, certamente ignorare della impoliticità del provvedimento.

3°) -Per facilitare collegamento e improntare a un unico fine l'azione politica e militare, sembrami opportuno che ordini e istruzioni pervengano contemporaneamente alla Legazione e all'Armata.

Allo stato attuale, coesistenza due linee condotta, una militare cd una politica, se non perfettamente fuse, reca serio nocumento all'interesse dell'Italia in questo settore balcanico. Ogni divario ha conseguenza e ripercussioni che io avverto fin d'ora e che, col protrarsi di questo stato di cose determinano pericolo per applicazione trattati e accordi.

(l) -Vedi D. 424. (2) -Non pubblicato. (l) -Non pervenuto. (2) -T. 7389/367 R. e T. 7495/371 R., non pubblicati, riferivano circa la presenza in territorio croato di ex gendarmi serbi vestiti con uniforme dei carabinieri.
444

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 1° agosto 1941.

Spero vivamente che questa mia ti trovi in migliorate condizioni di salute. Accludo un rapporto (l) sulla offensiva tedesco-russa.

Sul contenuto di tale rapporto e su altre situazioni gradirei molto riferire personalmente. Chiedo pertanto autorizzazione di fare una corsa a Roma del che approfitterei per regolare ed accordarmi circa alcune questioni di carattere amministrativo che sono già da tempo in corso presso gli uffici del Ministero, e che reclamano di essere risolte. Urgente è quella relativa al Palazzo dell'Ambasciata.

P. S. Stasera parto per il Quartiere Generale dove conferirò con Ribbentrop (2).

445

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 8823. Berlino, 1° agosto 1941.

Riassumo alcune osservazioni di carattere generale le quali, pur riflettendo l'offensiva tedesca in Russia, non intendono affatto di contenere giudizi e valutazioni di significato militare.

Sta il fatto che, pur sottraendosi alla strana e caratteristica mentalità generalmente diffusasi in questa guerra per cui si pretende che le armate tedesche non appena si mettono in moto debbano rapidamente trionfare di qualunque resistenza, ostacolo o difficoltà, non volendosi ammettere nessuna circostanza attenuante o sopravveniente, l'offensiva tedesca sta subendo delle pause di lentezza e di ritardo sul programma prestabilito. Lo si dichiara a mezza voce nei circoli politici; lo si ammette negli altri ambienti militari. Si può ora affermare che, se la campagna contro la Russia è stata egregiamente e metodicamente preparata da parte tedesca, lo è stata altrettanto da parte sovietica. (Ricordo a questo proposito che precisamente due anni or sono il Duce fu impressionato dalla visione di due documentari russi -uno relativo

ad una grande parata militare, l'altro riferentesi ad una interminabile sfilata

delle organizzazioni giovanili -; e volle che tali documentari fossero visti da

membri del Governo per rendersi conto di quella che fin da allora Egli riteneva

una sicura manifestazione della capacità organizzativa e di propaganda sovie

tica nell'esercito e nel partito, ritenendo che al momento opportuno ciò avreb

be dato -come poi oggettivamente ha dato -innegabili risultati).

Circa la preparazione della campagna contro la Russia, si apprende ora che, onde non allarmare i sovietici, alle truppe tedesche era stato dato l'ordine di concentrarsi, ai primissimi di giugno, non alla frontiera sovietica, ma bensì ad una distanza di circa 300 chilometri in linea d'aria dalla frontiera stessa. Verso il 10 tutta la massa delle truppe tedesche si è messa in movimento e, spesso a marce forzate, raggiungeva la linea di demarcazione, un paio di giorni prima dell'attacco decisivo. I russi sono stati così sorpresi in pieno, perché fino a tre o quattro giorni prima del 22 giugno la zona di confine risultava agli occhi degli innumerevoli osservatori sovietici scaglionati in ogni dove completamente sguarnita da truppe tedesche.

Conferma di questa sorpresa è stata poi data da telegrammi intercettati dalle truppe tedesche, in cui reparti avanzati russi telegrafavano ai loro comandi nella mattina del 22 giugno: «Siamo attaccati. Come dobbiamo comportarci?». Prova evidente che l'offensiva tedesca non era minimamente attesa, se non erano state date disposizioni di nessuna sorte neanche per fronteggiare la «possibilità» di un attacco germanico.

In un primo tempo, soldati tedeschi parlavano entusiasti della dovizia e della bellezza delle campagne ucraine, ove le spighe dei cereali quasi maturi si estendono come un mare. I bolscevichi in fuga ben poco hanno potuto distruggere e anche di bestiame ce n'era grande abbondanza. Durante alcuni giorni, avendo le pioggie rese impraticabili le strade per gli automezzi, si riusciva a far proseguire lo stesso le truppe facendo trainare da cavalli trovati sul posto tutto ciò che i mezzi motorizzati rimasti impantanati non riuscivano più a far avanzare.

Enorme la preda bellica che l'esercito tedesco ha trovato in Ucraina, per ciò che riguarda cereali e bestiame. (A questo proposito è interessante notare che le disposizioni stampa di alcuni giorni or sono hanno imposto ai giornali tedeschi di non parlare assolutamente di cattura di provviste di generi alimentari sul fronte russo...). La dovizia di cibo è tale che le truppe hanno potuto dall'entrata in Russia ad oggi vivere quasi esclusivamente sul paese.

La sorpresa e l'impreparazione russa ad un attacco è dimostrata anche dal fatto che la maggioranza dei ponti furono trovati intatti, a parte certuni che i russi fuggendo cercarono di incendiare cospargendoli di benzina, prova evidente anche questa di impreparazione concretatasi perfino nella mancanza delle mine necessarie.

La resistenza russa, superiore alle aspettative, non trova la sua ragione né in una direzione militare intelligente e tecnicamente all'altezza del compito impostole dagli avvenimenti, nè nel fatto che l'esercito russo, abbia saputo modernizzarsi e migliorare qualitativamente, ma principalmente, oltre che dalla massa degli uomini abbrutiti che combattevano fino all'ultimo come delle belve cui si tenti di strappare il cibo, nella enorme massa dei carri armati.

L'unico progresso sulla guerra del 1914-18 è quello che H famoso rullo compressore russo, che all'epoca era esclusivamente composto dalle schiere compatte di centinaia di migliaia di mugik che lo czar inviava a! mgssacro, è stato oggi in gran parte sostituito dal rullo compressore meccanico di migliaia e migliaia di carri armati. Mi è stato detto che ai 3000 carri tedeschi di prima linea con cui è stata iniziata l'offensiva contro l'U.R.S.S. i russi hanno certamente opposto una massa di quasi 10.000 carri d'assalto rossi!

Il Comando Superiore sovietico, conscio della sua impossibilità di migliorare qualitativamente l'esercito russo, ha lavorato un:camente ed esclusivamente per assicurarsi quantitativamente la preponderanza in caso di guerra, convinto che alla fin fine cinque bruti anche privi di intelligenza e di astuzia riusciranno sempre ad ammazzare un uomo solo, anche se forte ed ardito.

L'impiego dei carri armati russi ha qualcosa di apocalittico, avanzano in blocchi serrati di diecine e diecine, e più se ne distruggono, più ne saltano fuori da ogni dove. Le enormi perdite causate ai russi in questo settore sono dovute al nuovo cannone anticarro tedesco da 150 mm, messo in uso per la prima volta, pare, sul fronte libico alcuni mesi fà.

Dopo i primi rapidissimi successi tedeschi la situaz· o ne è fluida, ed i russi hanno potuto opporre una efficace resistenza.

La battaglia ad Oriente (die Schlacht im Osten) ha rivelato che il metodo tedesco dell'impiego delle enormi masse di materiale tali da imporre fin dal principio della battaglia la supremazia è stato minutamente studiato dai russi e da loro attuato in tutta la estensione delle loro possibilità.

Ci si erano forse in Germania fatte un pò troppe illusioni, giudicando l'Armata Rossa sulle basi della disgraziata campagna finlandese dell'inverno 1939. Non bisogna dimenticare a questo proposito soprattutto due elementi decisivi:

l) La Russia ha affrontato all'epoca la Finlandia essendo completamente impreparata ad una campagna che essa riteneva impossibile, nella convinzione che mai la piccola Finlandia avrebbe osato opporsi con le armi al colosso moscavita. Ora, per quanto la Finlandia sia una piccola nazione, il fronte era vastissimo e soprattutto la stagione era enormemente favorevole alla difensiva. Gli osservatori neutrali del conflitto si sono forse lasciati un po' troppo impressionare dal lato sentimentale della questione e sono stati forse un po' troppo portati a schernire il valore reale dell'esercito rosso ed a sottovalutare le possibilità.

2) La campagna finlandese era una campagna offensiva che richiedeva iniziativa, tattica, strategia, ecc., tutte cose di cui forse l'Alto Comando russo non dispone in eguale misura dei comandi di altri eserciti europei. Oggi invece si tratta di guerra difensiva ove le qualità e la tenacia del soldato sovietico hanno possibilità di dimostrazioni ben maggiori che non lo fossero nell'inverno 1939. Infatti, se nell'attacco alle posizioni della Carelia 10.000 russi massacrati bestialmente davanti ai «Bunker>> finnici potevano non rappresentare neanche una avanzata di pochi metri, oggi invece 10.000 soldati sovietici che si facciano massacrare nelle ridotte corazzate della linea Stalin significano, per lo meno, un arresto di uno, due o tre giorni per lo slancio offensivo tedesco. Mentre nella offensiva una truppa intelligente, preparata tecnicamente e moralmente ha molte più possibilità di riuscita di una massa di bruti capaci esclusivamente di farsi uccidere, nella difensiva invece anche la massa di bruti diventa preziosa quando il disprezzo per la morte vi regni sovrano come l'hanno dimostrato le truppe russe che combattono fino all'ultimo facendosi ammazzare con un fatalismo che confina con l'inveros:mile.

È facile che questi due elementi, pur essendo stati presi i.n considerazione dai Comandi che hanno organizzato la campagna di Russia, non siano stati forse valutati nel loro pieno importantissimo significato. Almeno l'esperienza di queste prime settimane di guerra russo-tedesca sembrerebbe dimostrarlo. Non bisogna poi dimenticare un fattore profondamente umano che, senza voler sottovalutare la preparazione tedesca, può indubbiamente aver giuocato una certa parte nel periodo precedente al 22 giugno. Questo fattore è rappresentato dalla possibilità che dopo due anni di successi continui e portentosi nel campo militare, forse non tanto nel Comando generale della Wehrmacht, ma nei Comandi inferiori, in quelli dove lo spirito di responsabilità non è così grande, sia avvenuto un certo rilassamento.

L'esercito tedesco è entrato in Russia pieno di entusiasmo. Specie quel reggimenti che avevano già due anni or sono occupati i territori oltre la linea di demarcazione sono rientrati felici nelle terre che, dopo aver conquistato col loro sangue, avevano dovuto cedere a dei profittatori che, arrivati a cose finite, avevano preteso, quasi senza combattere, metà del bottino. Le famose « Panzerdivisionen » formate dai veterani di Francia, di Polonia, di Jugoslavia, hanno passato la frontiera quasi inebriate dal senso dell'infinito dato loro dalle sconfinate pianure presentatesi davanti ai loro occhi ed alla loro fantasia. Invece degli spazi limitati a centinaia di chilometri, ecco estendersi davanti ai radiatori di quei formidabili distributori di morte spazi di migliaia e migliaia di chilometri. Le divisioni corazzate si sono, non ne dubito, lanciate in Russia con lo stesso entusiasmo, con la stessa passione con cui i dragoni di un tempo lanciavano i loro cavalli alla carica nelle battaglie dei secoli scorsi. All'urlo dell'uomo è stato sostituito il canto del motore! Le divisioni corazzate tedesche che sono entrate in Francia, in Polonia ed in Jugoslavia per farvi la <<guerra», sono entrate in Russia con lo spirito di chi è preparato sì a combattere, ma soprattutto ed innanzitutto è preparato a «vincere».

Ora in questi ultimi tempi giungono notizie che il morale delle truppe tedesche non è più così buono, che vi è del malcontento, che vi sono delle lamentele, ecc. Tutto questo non rappresenta alcun pericolo, si tratta esclusivamente di un fenomeno di riadattamento. Non si tratta d'altro che di una crisi passeggera provocata dal passaggio dallo stato di euforia bellica, cagionata dal felice esito delle «Blitz »-campagne precedenti, al senso della realtà.

Una campagna che non era ritenuta difficile si rivela invece tale. Dopo un primo momento di smarrimento morale riprenderà indubbiamente il suo posto il senso di equilibrio, di realismo, di paziente perseveranza che hanno sempre caratterizzato il soldato tedesco, il quale in fondo è stato, dalla condotta di guerra del «Blyitzkrieg », portato in un'atmosfera artificiale che minacciava forse, se fosse durata, di modificare, e forse non a suo favore, alcune delle sue doti e delle sue qualità sostanziali.

Dalle lettere che vengono dal fronte si nota un certo senso di smarrimento:

«Questo paese che Dio deve aver creato in un momento di cattivo umore e dove i russi ci rendono il « rimanere in vita » così difficile » CWo die Russen uns das am Leben bleiben so schwermachen) scrive un giovane sottotenente dal fronte di Smolensk. « Polvere e sole, fango ed acqua » riassume un altro le impressioni di cinque settimane di campagna. « Per la prima volta -scrive un veterano -ci troviamo di fronte ad un nemico degno di noi» Ceinen ebenburtigen Gegner) ». «I carri armati russi si presentano come delle muraglie a ondate successive. Non finiscono mai. Nello spararci dentro con il cannone, ci prende come una furia sadica di distruggere. Ogni proiettile colpisce nel segno. Dieci, venti, trenta colossi si arrestano, sbandano, si rovesciano, ma nella nuvola di fumo provocata dagli incenti ecco apparirne degli altri, degli altri ancora. Spariamo contro di loro come se si trattasse di esseri umani. Li vediamo perché non finiscono mai, perché sembrano rivivere sulle spoglie di quelli distrutti, e soprattutto perché avanzano stupidamente facendo sempre la stessa strada, con le stesse mosse da bruti...» scrive un giovane sottufficiale delle compagnie anticarro. Quasi tutte le lettere parlano con orrore del vuoto che i sovietici lasciano dietro di loro. Nelle campagne precedenti, spesso dopo la battaglia il soldato aveva occasione di godere di qualche piccolo comfort anche primitivo. L'ospitalità di una fattoria, il pernottamento in un villaggio trovato intatto in una zona risparmiata dalla guerra, tutto contribuiva a risollevare il morale. Quì, specialmente nelle ultime due settimane, nulla di tutto questo. Rovine e macerie, macerie e rovine. Questo specialmente nella zona di mezzo, percl"lé in Ucraina invece la situazione è

alquanto migliore.

Ma se nelle lettere, nei racconti dei reduci si può rilevare la nota di sconforto, vi si possono anche e sempre in maggior numero rilevare le espressioni di odio, di volontà di vincere e sopratutto la convinzione, che tutti quelli che sono stati laggiù riportano, che la Russia stesse, veramente, preparando l'aggressione alla Germania. Ora le distruzioni ed i massacri, a cui ogni soldato tedesco ha assistito, collegati al pensiero che lo stesso avrebbe potuto succedere nel suo paese e nella sua casa se non si fosse riusciti in tempo a parare il colpo, fanno sì che la volontà di vincere si tenda in ogni uomo, e sempre di più, e sempre più forte e più sicura diventi la convinzione che bisogna schiacciare la testa al Mostro. Certo la campagna di Russia non si rivela facile. Anche perché il fattore di una possibile rivolta interna su cui si era forse contato, si è rivelato illusorio. « Una massa di tronchi d'albero -mi diceva tempo fa un camerata tedesco -non potrà mai fare una rivoluzione ». Ma la certezza di vittoria rimane sempre più immutata in tutti questi ambienti ufficiali i quali contano soprattutto sul consumo enorme di materiale bellico ed umano che hanno avuto i sovietici ed anche sul fatto che finora ben rari sono i casi di uso intelligente e tecnicamente capace fatto dai russi del materiale in questione.

Per quel che riguarda lo stato d'animo generale della popolazione nei riguardi della guerra, bisogna distinguere:

l) la grande massa popolare;

2) gli appartenenti ai ceti cosidetti privilegiati;

3) gli appartenenti alle gerarchie del partito e delle organizzazioni paramilitari (SA e SS);

4) l'esercito;

5) i giovanissimi che non hanno conosciuto altro regime che quello al potere.

Cominc:o da questi ultimi, la cui fede nella vittoria è grande e sincera. Abituati a non pensare ed a credere, essi costituiscono una magnifica e disciplinatissima riserva umana, su cui il nazionalsocialismo potrà contare fino allo estremo. La loro certezza di vittoria non si basa su questo o su quel ragionamento, ma unicamente su di una fede cieca ed assoluta, su di una fede che farà certamente di essi dei soldati che sapranno tutto dare e tutto osare per il bene della Patria nazionalsocialista. Essi appartengono alle classi che hanno oggi dai 17 ai 23 anni o 24 di età.

Viene poi l'esercito, in cui distinguo gli ufficiali di carriera, per il cui temperamento profondamente militare la guerra è un magnifico campo di collaudo e che quindi fanno la guerra per la guerra con passione ed entusiasmo senza chiedere spiegazioni. Accanto ad essi gli ufficiali della riserva i quali, pur avendo da bravi tedeschi indossato con l'uniforme militare anche lo spirito di essa, non hanno potuto tuttavia certamente disfarsi da un momento all'altro della mentalità propria alle categorie a cui appartenevano da borghesi. È logico quindi pensare che questa mentalità influenzi la loro valutazione degli avvenimenti. Per i soldati delle classi più giovani vale quello detto più sopra parlando della gioventù nazionalsocialista, per quelli più anziani vale invece presso a poco quanto detto per gli ufficiali di riserva.

Vengo ora a parlare degli appartenenti alle varie gerarchie del partito e delle organizzazioni paramilitari, fra i quali bisogna distinguere gli esseri primitivi che credono cecamente ed incondizionatamente senza chiedersi dei motivi e senza domandare delle ragioni, e quelli invece che. più portati al ragionamento o muniti di maggiore plurilateralità, sentono delinearsi sullo sfondo della loro fede, che però credo schietta e sincera, certo tanti interrogativi cui non sempre sanno dare risposta. Nei primi, che hanno già in comune con i giovanissimi, la fede è fine a sé stessa, si crede perché si crede; nei secondi invece l'elemento fede trova la sua radice nella volontà, nella profondamente sentita necessità di credere.

In ogni modo a parte queste sfumature, che dal punto di vista pratico non possono aver molto valore, trattasi per la maggioranza di questi gerarchi di gente solida e primitva, i quali rappresentano un saldo bastione del naz.ionalsocialismo anche perché la loro esistenza è intimamente legata all'esistenza e al consolidamento del partito stesso.

Per quel che riguarda invece le classi cosidette privilegiate, quelle intellettuali ed in parte anche quelle della grossa industria, esse non hanno mai fatto ln questi ultimi tempi eccessivo mistero della loro posizione sia di riserva che di velata ostilità nei confronti del nazionalsocialismo. Posizioni i cui alti e bassi dipendono assai dall'andamento della guerra.

Ed arrivo con ciò alla parte più importante della popolazione, quella cioè costituita dalla grande massa popolare, cui appartengono persone di ambo i sessi di età superiore ai 25-30 anni senza troppo precisa opinione politica ed appartenenti sia alla piccola e media borghesia che alle classi rurali ed operaie. Questa massa costituisce il substrato numericamente più forte delle nazioni e sono i suoi spostamenti lenti ma formidabili che han finito sempre con l'influenzare nei secoli gli avvenimenti storici.

Lo stato d'animo di questa massa non è brillante. Si nota fra di essa specie negli ultimi tempi un'asprezza di tono, una malcontenuta violenza di espressione che ben poco ha di comune con i tempi antebellici, in cui le critiche si svolgevano più contro certi uomini o contro certi avvenimenti che contro il sistema. Si distinguono in ciò specialmente le donne del popolo che mostrano in questi ultimi tempi una libertà di giudizi sconosciuti nel periodo prebellico. Che le autorità si siano accorte di questo spirito di fronda è dimostrato da molti fatti, non ultimo da quello della sparizione sempre più intensa delle uniformi del partito e dell'inasprirsi dei provvedimenti presi contro coloro che ascoltano le radiotrasmissioni straniere.

A mio avviso, sarebbe però eccessivo definirla atmosfera di malcontento, come sarebbe d'altro canto errato l'ignorarla. Esso malcontento non può certamente, al momento attuale, rappresentare un grave pericolo per il regime, poiché se lo si analizza, si viene alla conclusione che il fattore principale da cui esso deriva è proprio quello che non gli dà, almeno per ora, la possibilità di estrinsecarsi nel campo pratico e positivo. Tale fattore principale è rappresentato da una grande stanchezza lungamente maturatasi.

Bisogna, infatti, pensare attraverso quali prove questa gente è passata dal 1914 ad oggi: guerra -sconfitta -rivoluzione -inflazione -cr'si di ogni genere disoccupazione -lotte politiche ecc. ecc.

Un susseguirsi di disordini e di miserie che avrebbe distrutto il sistema nervoso di molti popoli non aventi la quadrata attrezzatura morale di quello tedesco. Nel 1933 il nazionalsocialismo ha trovato dinanzi a sé il dimcile compito di risanare questo grave corpo ammalato. Esso si è messo al lavoro con fede ed energia ed è riuscito ad ottenere risultati che sarebbero sembrati impossibili. Ma il riacquisto della salute dipende sempre, oltre che dalla perizia del medico, anche da un fattore naturale di enorme importanza: quello del tempo.

Le generazioni che avevano fatto la guerra del 1914, che avevano vissuto la sconfitta, che avevano visto l'inflazione distruggere il loro patrimonio, che avevano sentito la rivoluzione passare davanti alle loro finestre e la disoccupazione battere alle porte, non avevano ancora essere potute sostituire dalle generazioni nuove, né d'altra avevano avuto il tempo di rimettersi completamente in forze, quando si è chiesto una nuova volta al popolo tedesco di affrontare la grande prova.

Oggi, specie dopo l'inizio della campagna di Russia, si cominciano a vedere le conseguenze di questo stato di cose. Le fulminee vittorie su ogni fronte avevano in questi primi due anni di guerra creata fra queste popolazioni un'atmosfera di cavalcata wagneriana che le difficoltà dell'impresa russa fanno pian piano sparire. Comincia a farsi strada la convinzione che il prezzo dei successi futuri sarà enorme e sarà rappresentato da sangue e da distruzioni di ogni sorta. Il popolo tedesco, che aveva vissuto per mesi e mesi in uno stato di esaltazione e di clima surriscaldato, si è trovato improvv·samente di fronte, o per meglio dire ha improvvisamente, in queste ultime settimane, avuto l'impressione di trovarsi di fronte aHa realtà.

È, strano dirsi, questa realtà è rappresentata da una immagine che da quando la gU:)rra è cominciata non è mai completamente, neanche nei giorni della più grande euforia, sparita dall'immaginazione della più grande parte del popolo germanico: quella della guerra precedente.

Fin quando le cose vanno bene, questo pensiero impallidisce, i successi militari fanno gonfiare ogni petto tedesco d'orgoglio, il «Geltungsb ...fnis » (bisogno di imparare e di far conoscere la propria superiorità), questo bisogno cosi insito e così particolare a questa razza che, nonostante la sua proclamata supremazia, è ancora così piena di complessi di inferiorità, ed anche il ricordo delle sofferenze di 20-25 anni svanisce. Tuttavia, non appena le cose vanno, non dico male, ma non benissimo, ecco riapparire all'improvviso lo spettro del conflitto passato.

Le sofferenze morali e materiali che l'ultima guerra ha provocato in questo paese sono state tante e tali da influenzare ancor oggi la vita interna di questa gente, specialmente per quello che riguarda la pos:zione nei riguardi della guerra.

Gli individui di una certa età per averlo provato, i più giovani per aver sentito parlare e per averne subito indirettamente le conseguenze, tutti sentono il terrore di poter forse essere costretti un g'orno a passare attraverso le stesse prove.

Mentre per un italiano una battaglia perduta è una battaglia perduta, per il tedesco invece una battagUa perduta non è che il principio di una serie di altre battaglie perdute e che assieme porteranno alla sconfitta finale. L'ital!ano vede l'insuccesso come una cosa a se stante, e sotto un certo punto di vista inevitabile nella condotta di una guerra, il tedesco lo vede sempre in funzione di quello che è successo nell'altra guerra. Solo così si spiega il rapido ed improvviso mutamento spirituale e morale che avviene in questo paese ogni qualvolta le cose non vanno completamente bene.

Concludendo: che ci sia del malcontento, che ci siano delle critiche, che ci siano delle depressioni è indubbio. Che questi fenomeni possano, come sono ora, rappresentare un pericolo, è da escludersi in modo assoluto, perchè si tratta in fondo di man·festazioni più di stanchezza che di altro. E basterà che nuovi successi si realizzino perché l'opinione pubblica riprenda il suo tono normale e si prepari ad affrontare --· sia pure con rassegnata disposizione -il terzo inverno di guerra (1).

(l) -Vedi D. 445. (2) -Vedi DD. 452 e 453.

(l) Il seguente rapporto reca il visto di Mussolini.

446

IL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI, HOST VENTURI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA. Roma, 1° agosto 1941.

Durante il banchetto ufficiale offertomi dal Ministro tedesco delle Comunicazioni ebbi occasione di parlare a lungo coll'Ambasciatore Wiehl, Capo dell'ufficio degli Affari Economici al Ministero degli Affari Esteri germanico, dal quale dipende direttamente il Dott. Clodius.

Alla domanda rivoltami dal Sig. Wiehl su come vanno le cose in Croazia, risposi: «Non ho elementi politici, né informazioni esatte su questo argomento. Non so che cosa ne pensino il Duce ed il Ministro per gli Affari Esteri. La mia personale impressione è che le cose non vadano bene, sopratutto per il fatto che si sta manifestando una concorrenza nel campo economico fra Germania e Italia. Ho l'impressione che chi prima arriva porta via tutto e siccome primi ad arrivare siete stati voi col vostro esercito e con la vostra azione economica, l'Italia ha trovato una situazione molto compromessa. Quello che doveva essere il nostro spazio vitale ed un complemento economico per noi indispensabile ci è venuto a mancare e di questa situazione evidentemente approfittano i croati, per cui i nostri risultati nel campo economico sono pressoché nulli, mentre ho la sensazione che i vostri sono concreti ed importanti».

Non mancai anche di far rilevare che i croati cercano di speculare su questa situazione e di trasferire tale speculazione dal campo economico a quello politico a tutto nostro svantaggio.

Conclusi che consideravo grave deficienza la mancanza di un accordo sul terreno prat.ico, tendente a disciplinare equamente la penetrazione economica in Croazia da parte dei due alleati.

II Signor Wiehl mi rivolse ancora questa domanda: «Che ne è di Macek? l>

Gli risposi: «Questa domanda mi meraviglia perché dovreste rivolgerla, invece che a me, agli ufficiali tedeschi in Croazia, in quanto mi risulta che ogni sera consumano i loro pasti con Macek. Questo fatto ha un evidente significato politico, che io interpreto così: l o -far comprendere a P a velié e agli ustasci che Macek gode la simpatia dei tedeschi e la loro protezione; 2° -mantenere buoni rapporti con Macek per tenerlo di riserva».

Siccome è notorio che gli ufficiali tedeschi non compiono gesti di carattere politico se non autorizzati, è evidente che la situar.ione di Macek è ben conosciuta in Germania.

II Sig. Wiehl convenne sulla necessità che sia raggiunto un accordo fra Italia e Germania sullo sviluppo dell'attività dei due Paesi in Croazia esprimendosi in questi termini: «Bisognerà mettersi d'accordo per sviluppare un programma armonico, però non è questo il momento perché abbiamo altri problemi più gravi da affrontare».

Risposi che, come avevo già accennato, pensavo anche io che sarebbe bene mettersi d'accordo per evitare tutti gli equivoci e i danni derivanti dall'attuale situazione, ma soggiunsi che questa era una mia opinione personale, perché

non sapevo che cosa ne pensasse il Ministro degli Esteri, il quale essendo in grado di disporre di altri elementi di giudizio, poteva avere vedute diverse.

Di quanto precede ho ritenuto doveroso, Duce, tenerVi informato.

447

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 7887/344 R. Teheran, 2 agosto 1941, ore 15 (per. ore 1,15 del 3). Mio telegramma n. 336 (1).

Nel colloquio di ~eri con questo Ministro di Germania ho cercato sapere se tra di lui e questo Presidente del Consiglio fossero avvenute conversazioni circa compenso territoriale all'Iran a vittoria dell'Asse. Egli lo ha negato nel modo più deciso.

Gli ho domandato come concili sua persuasione che gli inglesi non avrebbero potuto far nulla contro Iran e le notizie che avevano circolato insistentemente a Berlino circa imminente azione inglese contro l'Iran.

Egli mi ha confidato con tutte riserve che deve combattere una dura battaglia per smentire tutte le voci allarm:stiche raccolte dalla wilhelmstrasse.

Mi ha detto che Berlino in questi ultimi tempi ha dimostrato grande nervosismo avendo ritenuto vicino attacco inglese contro Iran, e che si augura di aver potuto tranquillizzare suo Governo.

448

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO -PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 2 agosto 1941.

Le notizie che ci giungono da Belgrado e da Zagabria mostrano che in tutto il territorio della ex Jugoslavia è in atto un tentativo di rivolta da parte di elementi cetnici serbi che dai distretti più meridionali della Serbia e dal Montenegro cercano di avanzare nel cuore della Bosnia fin nei pressi di Banja Luka ed oltre.

In presenza di tale movimento il Comando Supremo si è preoccupato di tenere saldamente ,in nostro possesso la fascia costiera da Sussak a Spalato in modo da garantirci la piena disponibilità della linea ferroviaria Ogulin-KninSpalato, indispensabile per i movimenti e la vita delle nostre truppe.

A tal fine le nostre autorità militari hanno provveduto alla istituzione di alcuni presidi specie nella zona Gospic-Knin dove si sono verificati gli atti di ribellione contro gli Ustascia. Tali provvedimenti sono in corso.

Il Governatore della Dalmazia ha oggi comunicato che: -a Knin truppe croate regolari, già allontanatesi e ritornatevi dopo riordinate, sono agli ordini del comando del 151 Reggimento di Fanteria; -agli Ustasci sono state tolte le armi per evitare incidenti; -il ristabilimento delle autorità civili croate nella zona di Knin renderebbe la situazione sempre peggiore.

In relazione a quanto sopra il Governatore della Dalmazia propone che nella zona costiera, comprendente tutta la ferrovia, le nostre autorità mJitari assumano piena libertà di azione, come si è già verificato a Knin, dopo la fuga delle autorità e delle truppe croate.

Il Governatore Bastianini fa presente inoltre che in tutta la zona da noi presidiata la s~tuazione è normale e che per evitare incidenti basterebbe che non vi rientrassero gli Ustasci e le truppe croate, il che sarebbe d'altra parte opportuno per evitare soprapposizioni di competenze o interferenze nell'azione dei nostri Comandanti di presidio.

Dato quanto precede converrebbe, come propone il Governatore della Dalmazia, far presente al Governo croato che le nostre truppe sono più che sufficienti per il mantenimento dell'ordine nella zona costiera e che pertanto non è necessario, né d'altra parte opportuno, che da parte croata vi vengano inviate altre forze regolari e soprattutto irregolari, forze che possono essere molto più utilmente adoperate altrove.

Preso contratto col Comando Supremo sembra che nulla si opponga da parte militare alla attuaz:one della proposta del Governatore della Dalmazia intesa:

-a determinare nettamente la zona di competenza delle nostre autorità da quelle delle autorità croate; -ad evitare il verificarsi di ulteriori torbidi per la presenza ed il noto contegno degli ustasci; -a non coinvolgere i nostri reparti in azioni, che possono essere anche sanguinose, provocate da elementi irresponsabili.

Qua,lora V. E. approvi si potrebbero prendere ulteriori precisi accordi con le autorità militari in tal senso tenendone al corrente come abbiamo fatto finora la R. Legazione in Zagabria.

(l) Vedi D. 434.

449

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 2 agosto 1941.

Nei giorni 24-26 giugno e 8-10 luglio scorso hanno avuto luogo a Parigi colloqui franco-tedeschi circa la questione della utilizzazione dei porti tunisini per l'invio di rifornimenti in Libia.

Il Governo francese ha presentato un memorandum (il cui contenuto non è stato reso noto alla CIAF) nel quale, fra l'altro, si chiede una revisione totale dei rapporti Francia-Asse, compresa la questione delle rivendicazioni italiane.

Il Governo tedesco e l'O.K.W., esaminato il memorandum, hanno deciso:

-di non ammettere che l'esecuzione degli accordi militari raggiunti a Parigi il 27 e il 28 maggio u. s. sia rimessa in discussione e tanto meno subordinata alla risoluzione di nuovi e più ampi problemi politici;

-di condurre a termine al più presto le trattative per l'applicazione di tali accordi militari e in particolare per Lmmediato inizio dei trasporti in Tunisia.

La c:r.A. ha già comunicato tale decisione alla Delegazione francese di Wiesbaden precisando fra l'altro:

a) che la Germania, qualora da parte francese si insistesse sull'intenzione di ritarare o comunque subordinare ad altre richieste le sue promesse, riprenderà in esame il suo atteggiamento e sarà costretta a rititrare le agevolazioni promesse a titolo di compenso;

b) che nel frattempo la c:r.A., d'accordo con la CIAF, ha stabilito di rinviare le sue decisioni su una serie di richieste francesi, avvertendo che un atteggiamento favorevole non potrà essere preso dalle due Commissioni fino a che non sarà autorizzato l'uso delle basi tunisine.

Gli ulteriori sviluppi della quest:one saranno esaminati nel prossimo incontro che il Presidente della CIAF avrà con il Presidente della C.T.A. a Monaco (l) e in tale occasione sarà richiesta dalla CIAF la partecipazione italiana ai futuri colloqui con i francesi.

Per il momento il Presidente della CIAF ha dato istruzioni alle competenti Sottocommissioni:

-di non arrestare le misure che valgono ad elevare la capacità difensiva del Nord Africa e dell'A.O.F.;

-di porre il fermo, fino a nuovo avviso,alla r:soluzione di tutte le richieste francesi che non rispondono allo scopo di cui sopra.

450

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE S. N. D. 7731/207 R. Roma, 2 agosto 1941 (per. il 4).

Codesto Ministero avrà rilevato la riluttanza del Vaticano a prendere posizione sul piano politico a favore della Germania nella lotta che essa ora conduce contro l'U.R.S.S.

Una simile presa di pos1z10ne è risultata impossibile, la Santa Sede avendo motivo di rimproverare alla Germania una politica antireligiosa, spesso arrivante a vere e proprie persecuzioni, come noi stessi abbiamo potuto sperimentare pure di recente, per esempio in Slovenia.

È ancora di ieri, del resto, l'informazione giunta da Lisbona (telegramma per corriere n. 19831 del l o agosto) che dice:

«Calcolasi a 300 numero sacerdoti fucilati e a circa mille morti in prigione durante primo anno occupazione tedesca della Polonia. Furono imprigionati 2700 sacerdoti dei quali 1400 sono ancora nei campi concentramento oppure nelle cave di pietra austriache. Gli ultimi arrestati sono Vescovo di Lodz il suo coadiutore e cinque canonici».

In questa situazione, il Vaticano (dico Vaticano perchè quanto ai Vescovi -vedi quello di Gorizia -essi sono stati lasciati liberi di esprimersi come volevano) si è trovato nelle impossibilità di bandire una crociata antibolscevica: dove erano -infatti -i crociati?

Se, però, una presa di posizione sul piano politico era impossibile, lo era sempre, tuttavia, sul piano religioso. La Santa Sede questo lo ha sentito ed ecco, in data 2 agosto, un articolo della Civiltà Cattolica contenente un «attacco a fondo » dell'ateismo sovietico.

L'articolo è dovuto alla penna del padre gesuita F. Pellegrino; è lungo ben tredici pagine e ha l'aria di essere scritto prima dell'« inevitabile conflitto » col bolscevismo russo.

Per chi, come me, è stato nell'U.R.S.S. cinque anni, l'articolo -molto documentato -non contiene granché di nuovo. Esso mostra però nell'autore il desiderio di nulla omettere di quanto potesse rendere completo il fosco quadro di bassezze e di empietà che secondo l'autore si identifica col bolscevismo.

Mi risulta in modo preciso che l'articolo è d'ispirazione vaticana.

P.S. -Richiamo l'attenzione sopra un altro articolo comparso sullo stesso numero di Civiltà Cattolica del 2 agosto: «L'autarchia e il concetto dello Stato».

(l) Vedi D. 460.

451

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. PER CORRIERE 7732/21 R. Zagabria, 2 agosto 1941 (per. il 4).

A seguito di precedenti comunicazioni telegrafiche (l) relative al viaggio effettuato recentemente del Maresciallo Kvaternik, Ministro delle Forze Armate Croate, in Germania, mi onoro comunicare quanto risulta a questa Legazione.

Il Maresciallo Kvaternik si è recato, subito dopo l'udienza concessagli dal Fiihrer al Quartiere Generale, sul fronte russo, e propriamente in Ucraina; ha

percorso lo schieramento dell'esercito germanico, accompagnato da alcuni ufficiali di Stato Maggiore e dal Ministro di Germania a Zagabria, e si è spinto con quest'ultimo fino alla linee degli avamposti. Al suo ritorno, come è noto attraverso le sue comunicazioni date alla stampa e il discorso radiodiffuso, il cui testo ho inviato a parte (1), il Maresciallo Kvaternik, che di solito parla facilmente e riferisce le sue impressioni, si è espresso in modo superlativamente entusiasta sulla efll.cienza e sulla combattività dell'esercito del Reich. Ha anche detto che la resistenza dei russi è accanita e organizzata, che i generali sovietici hanno buoni piani strategici preparati di lunga mano e che il soldato russo si batte egregiamente. Deficienti sono invece i quadri degli ufll.ciali subalterni e degli ufll.ciali superiori.

Argomenti trattati nelle conversazioni avute col Fuhrer, sempre stando alle indiscrezioni del Maresciallo stesso, sono i seguenti:

1° Possibilità di trasferire in Russia tutta o quasi la popolazione serba o comunque ortodossa che abita la Croazia;

2° Ritiro da parte germanica della Gestapo che attualmente si è insediata in Croazia e particolarmente nella capitale. Non pare che a questa richiesta si sia aderito di buon grado e pienamente. Tuttavia sarebbero state fatte promesse per un alleggerimento di tale organizzazione, soprattutto per quanto riguarda la parte attiva, e cioè intervento degli elementi della Gestapo in Croazia nell'esercizio dei poteri della polizia e dei controlli sui servizi pubblici;

3° Questione di Mediomurja è stata richiesta dal Maresciallo Kvaternik la collaborazione del Reich per far desistere l'Ungheria dall'atteggiamento unilaterale che ha condotto all'annessione dei territori del Mediomurja da parte ungherese della rottura delle trattative in corso tra i due Paesi, per tale questione e per le altre di carattere economico, ferroviario, relative allo scambio di popolazioni, ecc. Gli affidamenti ricevuti sarebbero subordinati alla conclusione della campagna di Russia.

4° Rapporti italo-croati, con particolare riguardo alla ripercussione che tali rapporti possono avere su quelli tedesco-croata.

Su questo argomento pare Ce qui riferisco le parole che sarebbero state pronunciate dallo stesso Maresciallo) «che il Fiihrer non abbia voluto intrattenersi. Egli ha dichiarato che la lealtà dimostrata dall'Italia come alleata ed amica dà possibilità di intesa in qualunque campo, e confermando i cordiali rapporti che lo legano al Duce, è passato a trattare altro argomento».

5° Collaborazione della minoranza tedesca in Croazia nel partito ustascia, nelle forze armate e nelle amministrazioni pubbliche. Le richieste germaniche che erano state formulate in precedenti trattative svoltesi a Berlino tra Ministro di Croazia ed il Ministro degli Esteri del Reich, hanno trovato in gran parte accoglimento nei provvedimenti emanati da questo Governo negli scorsi giorni, con l'ingresso di tre compagnie del Gruppo nazionale tedesco nella milizia ustascia, con la protezione del personale app!l!rtenente al Gruppo e impiegato nei Ministeri. È prevedibile che altri provvedimenti seguano per quanto riguarda

3Z -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

soprattutto la partecipazione alle forze armate e all'impiego dei reparti nei quali verrebbero inquadrati i cittadini del Gruppo germanico.

6° Impiego dei contingenti croati di terra, di aviazione e di marina come forze combattenti nella campagna di Russia. Il Maresciallo ha chiesto ed avrebbe ottenuto che i croati delle tre armi partecipino a operazioni belliche, appena ultimato il necessario periodo di addestramento.

(l) Con T. 7213/s.n. R. del 21 luglio, ore 20, non pubblicato, Casertano aveva riferito circa la partenza del maresciallo Kvaternik per la Germania e circa l commenti dei giornali Croati su tale viaggio.

(l) Con telespr. 1012/523 del 2 agosto.

452

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. PER TELESCR. 7909/1416 R. Berlino, 3 agosto 1941, ore 18,20.

Riassumo il colloquio che ho avuto col Ministro Ribbentrop al Quartiere Generale:

l o -le operazioni militari si svolgono con piena soddisfazione del Fuhrer e del Comando Supremo e secondo i tempi prevent1vamente stabiliti.

Apparenti ritardi nello sviluppo continuativo delle operazioni sono causati dal fatto che le armate russe anche quando sono completamente accerchiate si difendono fino all'ultimo uomo. Grossi reparti sovietici chiusi in morse di ferro e di fuoco hanno attaccato le truppe tedesche avanzando in file compatte di grande larghezza e profondità rimanendo letteralmente falciati e distrutti dalle mitragliatrici avversarie.

In relazione alla formazione delle grandi sacche il Fuhrer invece di procedere alla loro eliminazione mediante attacco diretto sempre più restringentesi -procedimento più rapido ma che comporterebbe maggiori perdite tedesche -preferisce aspettare che le truppe sovietiche rinchiuse nella sacca si lancino, come in realtà sta sempre avvenendo, all'attacco disperato. Con tale metodo vi è un notevole risparmio di uomini e di materiale ma si verificano alcune lentezze nello svolgimento delle operazioni.

Si calcola che i russi abbiano già avuto un milione di morti e un milione di prigionieri.

Nella zona a sud di Kiew le operazioni che avevano subito ritardo a causa di un insolito insistente imperversare di cattivo tempo hanno ripreso da tre giorni il loro sviluppo con brillante atteso successo. Infatti durante la conversazione è giunto un alto ufficiale collegamento per annunciare che in quella zona un'altra grande sacca si stava chiudendo col risultato di accerchiamento metà dell'armata russa meridionale comandata dal Maresciallo Boudienni.

Ribbentrop ha dichiarato che il proposito e l'obbiettivo del Fuhrer di battere e annientare esercito sovietico si stavano attuando in pieno. Ciò è stato facilitato dal fatto che truppe sovietiche hanno resistito e hanno combattuto anziché abbandonarsi ad una ritirata. Ribbentrop ha manifestato l'assoluta convinzione che entro mesi di agosto e settembre conflitto militare colla Russia sarà liquidato in modo da rendere assolutamente impossibile una qualunque parvenza di riorganizzazione dell'esercito sovietico. Ciò permetterà ai tedeschi di stabilizzare la linea del fronte in modo da consentire ad una gran parte delle truppe tedesche di dislocarsi verso altri settori, realizzando col veniente inverno una situazione «in cui sia possibile respirare più Jiberamente e largamente».

Ribbentrop ritiene poco probabili in Russia movimenti interni e ha dichiarato che Stalin sarà raggiunto dovunque -dopo la caduta di Mosca -egli sarà progressivamente costretto a ritirarsi.

2° -Egli è stato molto soddisfatto di avere la conferma che anche l'Italia come la Germania invierà Ambasciatore a Nanchino quando si effettue,rà la reciprocanza.

3° -Secondo Ribbentrop il Giappone è ormai decisamente orientato contro Russia.

4° -La Turchia, pur rimanendo sostanzialmente nella linea del recente patto dimostra riserva e tentennamenti.

5° -La Francia ha in questi giorni fatto ulteriore passo per avere maggiore libertà di movimento ma tale passo non è neppure stato preso in considerazione da Ribbentrop.

6° -Dato il tono molto amichevole e cordiale della conversazione ho creduto di poter far ulteriori tentativi circa nota questione confini Lubiana, ma Ribbentrop mi ha fatto capire con cortese fermezza che la questione non può essere riaperta.

7° -Alle mie preoccupazioni per la delicata situazione creatasi a causa trattamento ai nostri lavoratori e per i riflessi che essa può avere nell'opinione pubblica italiana e anche tedesca, Ribbentrop ha risposto che interverrà prontamente e personalmente sulla base dei dati che gli fornirò.

453

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 27160/1417 P. R. Berlino, 3 agosto 1941, ore 20,30.

Personale per il Ministro Ciano.

Durante il colloquio di cui riferisco a parte (l) Ministro Ribbentrop manifestando «la speranza vedere presto il Duce al Quartiere Generale » mi ha riferito la voce raccolta nell'ambiente del Ftihrer che questo si riprometterebbe di accompagnare il Duce nell'ispezione che, dopo la visita al Quartiere Generale, egli farà al Corpo di spedizione italiano sul fronte orientale.

Non essendo io di ciò a conoscenza e non avendo nessuna istruzione mi sono tenuto sulle generali.

(l) Vedi D. 452.

454

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 30392/1297 P. R. Roma, 4 agosto 1941, ore 15,12.

Personale per Alfieri.

Ti confermo mia comunicazione telefonica di stamane pregandoti di sospendere tua partenza.

Duce giungerà a Koenigsberg 14 corr. per una visita al Quartiere Generale del Ftihrer e, successivamente, ai Quartieri Generale di Goering e di Brautschich.

Duce ispezionerà infine truppe italiane e partirà dalla Germania giorno 17 per essere a Roma giorno 19. Egli sarà accompagnato da Generale Cavallero e da me qualora Conte Ciano non potesse partecipare viaggio. Quanto precede ti comunico -per ovvi motivi -a titolo assolutamente segreto e confidenziale.

Riceverai in seguito tempestive comunicazioni.

Cordiali saluti.

455

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 27288/483-484 P. R. Istambul, 4 agosto 1941, ore 15,30 (per. ore 21).

È vero che egli ha firmato una dichiarazione con cui si impegna ad astenersi in Turchia da qualsiasi attività politica ed a non allontanarsi dalla Turchia, ma egli non si considera legato da tali impegni ed appena giunto a Istambul ha comunicato a Saracoglu che intendeva mettersi in contatto con i suoi amici dell'Asse e del Giappone e che desiderava avere la possibilità di recarsi a Roma e a Berlino. Saracoglu non ha mosso alcuna obiezione a che egli in Istambul entri in comunicazione con le Ambasciate italiana, tedesca e giapponese e lo ha soltanto pregato di non costituire associazioni o comitati locali aventi carattere politico; quanto a visto di uscita, Saracoglu ha promesso che se ne sarebbe immediatamente occupato Consiglio dei Ministri aggiungendo che con molta probabilità gli sarebbe stato concesso. Circa il Mufti Rashid ha avuto da Saracoglu la conferma che non gli sarà concesso né il visto in

gresso in Turchia né quello di transito: Saracoglu avrebbe detto a Rashid che in Turchia non si amano i «turbanti» pur lasciando intendere che qualunque concessione fatta al Mufti avrebbe messo il Governo turco in imbarazzo nei confronti degli inglesi.

Siamo rimasti d'intesa con Rashid che egli mi comunicherà appena l'avrà ricevuta, la risposta di Saracoglu alla sua richiesta del visto di uscita. Se essa sarà dilatoria o negativa esaminerò con Von Papen l'opportunità di un nostro intervento.

Gailani mi ha poi parlato della situazione in Iran nei seguenti termini.

Lo Scià e il Governo sono sostanzialmente favorevoli all'Asse. Il Presidente del Consiglio dei Ministri iraniano ha anzi esplicitamente dichiarato a quell'Ambasciatore di Inghilterra che qualunque aggressione inglese produrrebbe l'immediato effetto di gettare l'Iran nelle braccia dell'Asse. Ma il Governo iraniano, che è forza limitata, è costretto per ora a tergiversare fingendo di accedere alla richiesta di allontanamento di alcuni elementi tedeschi.

Appena le truppe tedesche faranno apparizione sul Caucaso, l'Iran, secondo Gailani, getterà la maschera e si schiererà decisamente una volta. Nel momento attuale il maggiore pericolo per l'Iran dato dalla [presenza] di otto divisioni inglesi sulla frontiera Iraq-Iran, per quanto queste truppe siano composte in maggioranza di indiani che non hanno nessuna voglia né disposizione di battersi; d'altra parte l'esercito iraniano benché deficiente ed impreparato può sostenere da solo per uno o due mesi aggressione e non mancherà di farlo per dar tempo ai tedeschi di liquidare la partita contro la Russia e scendere dal Caucaso.

456.

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7825/352 R. Teheran, 5 agosto 1941, ore 11,02 (per. ore 20,15 del 6).

Mio telegramma n. 342 0).

Questo Presidente del Consiglio mi ha in 1inea di massima confermato quanto mi aveva riferito Ettel circa ferma intenzione di questo Governo opporsi qualsiasi persona straniera rompa neutralità Iran o [tenti] di menomare indipendenza mediante richiesta del genere di quella inglese per espulsione cittadini germanici.

Unica modifica a quanto Ettel mi ha detto è che passi sono stati fatti analogamente da questo Ministro d'Inghilterra e da Ambasciatore dell'URSS Presidente del Consiglio ha aggiunto che per ora questa Legazione Germania e sudditi germanici in Iran sono molto prudenti in modo non fornire minimi appigli, è di parere che azione anglo-russa sia chiusa e che sia stata da considerare come minaccia al tedeschi per indurii cessare qualsiasi eventuale attività sospetta. Egli ha aggiunto che non ritiene Inghilterra cerchi pretesto per violazione neutralità Iran anche perché ha sicura notizia che lo schieramento forze armate inglesi in Iraq è difensivo e non offensivo.

Gli ho detto essere nostro interesse sapere se vi fossero pericoli imminenti sia per importanza numerosa comunità italiana in Iran ed anche perché intendiamo attivare scambi commerciali per via Turchia. Egli mi ha risposto che, salvo sviluppi imprevisti nella lotta tra Asse e Russ'a, non c'è alcun pericolo essendo interesse inglese non urtarsi Iran.

(483) Mio telegramma n. 455 (1). Rashid Gailani è venuto farmi visita stamane. Riassumo la conversazione con lui avuta.

(l) Vedi D. 415.

(484) Gailani mi ha detto che è urgente che egli si rechi a Roma ed a Berlino per poter continuare anche per mezzo radio la sua azione politica anti-inglese. Sarebbe secondo lui un errore lasciare il campo libero alla propaganda avversaria e dare agli iracheni in particolare o al mondo arabo mussulmano in genere, l'impressione che egli Gailani ed i suoi amici e sostenitori dell'Asse abbiano abbandonato la causa.

(l) Vedi D. 441.

457

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 7800/1422 R. Berlino, 5 agosto 1941, ore 13.

Mi risulta in modo preciso che Ftihrer è stato particolarmente soddisfatto della pronta adesione del Duce alla sua proposta (1). Anche nel ristretto ambiente dei suoi co:tlaboratorl si attribuisce all'incontro grandissima importanza.

458

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DELLO STATO CROATO, PAVELIÉ

T. GAB. 234 R. Roma, 5 agosto 1941, ore 14.

Mi giunge molto gradito il vostro augurio (2) e vi ringrazio cordialmente. Colgo occasione per dirvi che io seguo quotidianamente opera vostra e mi rendo conto difficoltà che dovete superare. Des:dero aggiungere che non bisogna sopravalutare incidenti aut cadere nel gioco del nostri comuni avversari che speculano su ogni episodio per turbare i nostri rapporti. Gli esordi di un nuovo regime sono sempre difficili e più difficili sono nelle attuali circostanze. La rivoluzione fascista solo tre anni dopo la Marcia su Roma diventò Stato e regime. Contate sempre sulla mia amicizia per Voi, Poglavnik, e per la vostra nazione (3).

(l) -Si riferiva all'invito di incontrarsi verso la metà di agosto contenuto in una lettera semidistrutta dalla umidità del 4 agosto diretta da Von Mackensen a Ciano. (2) -Il testo del telegramma di auguri di Pavel!é T. 7778/24345 del 4 agosto, ore 21, inviato tramite il Ministero dell'Interno era il seguente: «Desidero Duce col sentimenti sinceramente grati che Voi conoscete esprimervi fervidi auguri miei e del popolo croato per il Vostro compleanno dal momento !n eu! la Croazia è impegnata con la forza dell'Europa Nuova per stroncare nemici coalizzati contro ordine e civiltà tengo r!confermare a Voi anticipatore e artefice della nuova storia mia certezza nella comune Vittoria e mia, fedele amicizia ». (3) -Minuta autografa.
459

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7814/1152 R. Washington, 5 agosto 1941, ore 19,40 (per. ore 13 del 6).

È stato ieri reso pubblico scambio di note in data 2 corrente fra Dipartimento di Stato e questa Ambasciata dell'U.R.S.S. (che ha accompagnato rinnovo per un anno accordo commerciale fra Stati Uniti e U.R.S.S. avvenuto con scambio di note in pari data) con il quale Governo americano ha concesso licenza generale ad esportazioni dirette a U.R.S.S. che vengono così escluse da ogni ·restrizione di carattere politico o economico.

A tale esclusione U.R.S.S. da regime licenza (alla stessa stregua impero britannico) viene dato valore e significato di una ades:one nord-americana a politica di resistenza a Germania.

Welles Sumner ha dichiarato in sua nota ad Oumansky che Stati Uniti « hanno deciso dare ad U.R.S.S. ogni possibile assistenza economica allo scopo di rafforzare sovieti nella loro lotta contro aggressione nella convinzione che tale rafforzamento è nell'interesse della difesa degli Stati Uniti in quanto che predatorio attacco contro sovieti minaccia non solo sicurezza ed indipendenza sovietica ma di tutte le altre Nazioni». A tale fine Governo degli Stati Uniti ha aggiunto Welles Sumner -va dando «più amichevole considerazione » a richieste Mosca di forniture più urgenti necessarie a difesa sovietica, al fine di accelerarne produzione sia di facilitarne trasporti ma·rittimi.

Accordo viene oggi valorizzato da corrispondenti diplomatici Capitale, su evidente falsa riga propagandistica, non tanto per sua effettiva ed immediata portata e che viene riconosciuta limitata da attuale difficoltà trasporti -quanto per suo significato politico, giacché schiererebbe inequivocabilmente S.U.A. a fianco U.R.S.S. nella sua lotta contro Germania, superando divergenze ideologiche in nome interesse difesa nazionale.

Viene altresì sottolineato che accordo stesso rappresenterebbe conferma della fiducia di Washington nelle possibilità di resistenza sovietica.

460

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARIMISTIZIO-PAGE. PIETROMARGHI

L. R. P. 13942/AG. Torino, 5 agosto 1941.

Faccio seguito alla mia lettera di ieri n. 13889 (1), e ti rimetto qui unito copia del rapporto dell'Eccellenza il Presidente n. 21095, in data 4 corrente, diretto al Capo di Stato Maggiore Generale, e concernente i recenti colloqui svoltisi a Monaco di Baviera, e la collaborazione tra la Francia e l'Asse.

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRAN

CIA, VACCA MAGGIOLINI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CA

VALLERO

ALLEGATO

L. 21095jPR. Torino, 4 agosto 1941.

Ritengo doveroso riferirVi subito sommariamente, Eccellenza, le impressioni generali ed i risultati essenziali del convegno svoltosi a Monaco di Baviera tra le Presidenze delle due commissioni italiana e tedesca, per l'armistizio con la Francia, nei giorni 31 luglio, 1° e 2 agosto.

Notizie dettagliate sulle singole questioni trattate -alcune delle quali di notevole importanza -saranno trasmesse a parte via via che ne sarà compiuta l'elaborazione, mendiante altrettante apposite lettere. (l)

Superfluo il premettere che l'accoglienza che ci è stata fatta dai colleghi tedeschi è stata oltremodo gentile e cordiale; le relazioni tra il generale Vogl e me si sono sempre svolte sulla base di un sincero, amichevole cameratismo.

Durante la prima riunione -31 luglio -il generale Vogl ha desiderato dare inanzi tutto uno sguardo generale all'attuale situazione dei rapporti tra l'Asse e la Francia, quale essa appare ai tedeschi.

Dopo di aver perciò preliminarmente ricordato che i problemi armistiziali si vanno facendo Eempre più ampi e complessi e che essi debbono riferirsi alla Francia occupata e non occupata, all'impero coloniale francese sia leale che dissidente, ha riconosciuto che il centro di gravità delle varie questioni è nell'Africa. La metropoli ha importanza secondaria ed interesse soprattutto nei rapporti dell'Africa; la Siria è perduta; l'Indocina è stata occupata dai giapponesi.

Il governo francese considera che in seguito alle minacce inglesi ed americane un pericolo sovrasti in Africa, come già ha sovrastato sulla Siria con le note conseguenze; pertanto scopo principale dell'Asse dev'essere quello di far sì che l'impero coloniale francese rimanga fedele al Governo di Vichy e che l"impero stesso sia posto in condizioni di difendersi efficacemente contro possibili aggressioni anglo-sassoni-degaulliste.

Queste preoccupazioni del governo francese sono comprensibili e tutto sta a dimostrare come esso intenda veramente di difendersi. L'Ammiraglio Darlan, il segretario di Stato Bénoist-Méchin, sono gli esponenti attivi di questa intenzione; il generale Weygand in Africa è da considerarsi come già il generale Dentz in Siria, fedele al suo Governo. Bisogna quindi darP. credito alla Francia di questa fiducia.

Ne consegue che da parte dell'Asse bisogna ottenere -specialmente in relazione all'assoluto bisogno che nel momento attuale abbiamo di disporre dei porti tunisini che la capacità difensiva francese venga potenziata, sia concedendo convenienti armamenti alle forze armate francesi, sia evitando richieste alla Francia che diminuiscono le sue possibilità di difesa.

Per la messa in atto di tali concetti, un intenso lavorio è stato compiuto tra Francia e Germania dal mese di maggio in poi, così da tendere ad una collaborazione che favorisca l'Asse nei suoi fini bellici contro l'Inghilterra e che ponga la Francia in misura di reagire contro le inevitabili aggressioni inglesi a cui essa si espone (e la Siria lo dimostra) dalla messa in atto di tale collaborazione. Ed a tal proposito il generale Vogl ricorda -allo scopo dichiarato di persuaderei che le recenti trattative tra Francia e Germania erano state condotte, da parte tedesca, con perfetta lealtà verso l'Italia, pur essendo questa assente -la cronistoria degli ultimi avvenimenti al riguardo:

9-11 maggio: primi colloqui di Parigi con l'Ammiraglio Darlan per le questioni Iraq-Siria;

13-15 maggio: riunioni di Merano tra C.I.A.F. e C.T.A. in cui sono state esaminate le questioni Iraq-Siria già discusse a Parigi e quelle relative al Nord Africa ed all'Africa Occidentale francese (vedasi foglio 16142jPR. del 18 maggio di questa commissione); (2)

26-28 maggio: proseguimento trattative tra C.I.A.F. e C.T.A. a Wiesbaden sugli stessi argomenti (vedasi foglio 16920/Pr. di questa Commissione del 31 maggio); (l)

28 maggio: riunione di Parigi dei Delegati della C.T.A. coi rappresentanti francesi e redazione di un protocollo sulle questioni anzidette;

8 giugno: inizio dell'attacco britannico in Siria per lo specioso motivo di allontanare i tedeschi, mentre invece è stato determinato sicuramente da motivi strategici (allontanare la minaccia dell'Asse da Suez e a Cipro; avvicinare i britannici alle basi petrolifere del Caucaso); note sono le misure prese per l'invio rinforzi nel Levante;

12-13 giugno: nuova riunione di Parigi tra l'Ambasciatore Abetz ed il generale Vogl da una parte, il Ministro Darlan ed il segretario di Stato Bénoist-Méchin dall'altra. Argomento fondamentale: la pronta applicazione dei precedenti accordi per la concessione alla Germania delle basi tunisine. Da parte francese atmosfera contraria ad accogliere le richieste tedesche, dato l'andamento delle operazioni nel Levante, e tendenza a portare la questione nel campo politico per la revisione completa dei rapporti Francia-Asse (foglio 18291/Pr. del 20 giugno u.s.). (2) Comunque venne stabilito di studiare i dettagli tecnici per l'eventuale utilizzazione delle basi tunisine affidando tale Studio, da condursi in comune, al segretario generale della C.T.A. ed all'amm. francese Marzin;

22 giugno: la Germania entra in guerra con la Russia ed inizia le operazioni;

24 giugno: il governo francese decide l'invio in Levante del gruppo «Strasbourg » (una nave da battaglia, quattro incrociatori, quattro o sei cacciatorpediniere, quattro torpediniere ed eventualmente due sommergibili). Duce e Fiihrer autorizzano, ma la Francia vi rinuncia, dato il precipitare degli avvenimenti;

24-26 giugno: riunione a Parigi tra il segretario generale della C.T.A. e l'Amm. Marzin per lo studio tecnico preliminare dell'utilizzazione delle basi tunisine (su tale argomento verrà riferito in foglio a parte);

6-9 luglio: altro incontro a Parigi tra il gen. Vogl, l'ammiraglio Darlan ed il segretario di Stato Bénoist-Méchin, questo ultimo di ritorno allora dalla Siria e dalla Turchia e con animo non certo ben disposto. Nessuna conclusione sulle insistenze tedesche di avere le basi tunisine, ma risposta dei rappresentanti francesi che la questione veniva sottoposta al governo di Vichy;

14 luglio: firma dell'armistizio in Siria;

14 luglio: governo francese presenta all'ambasciatore Abetz a Parigi noto memorandum di contenuto politico, nel quadro del quale e subordlnatamente ad esso, dovevano essere trattate questioni militari (vedasi foglio 19979/Pr. del 16 luglio di questa commissione). (3)

18 luglio: il generale Doyen, presidente della Delegazione francese a Wiesbaden ed il suo capo di gabinetto sono richiamati in Francia. Resta come presidente interinale l'amm. Michelier, uomo di fiducia di Darlan e quindi in condizione di meglio rappresentare il pensiero di quest'ultimo nelle delicate trattative;

24 luglio: in base alle decisioni del governo tedesco, il presidente della C.T.A. comunica all' Amm. Michelier che non è accolto il memorandum francese e si insiste per scindere le questioni politiche della Francia alla cessione delle basi tunisine, altrimenti il governo tedesco sarebbe costretto a prendere adeguate misure;

28 luglio: l'Amm. Michelier presenta alla C.T.A. una nota del governo francese con la quale esso dichiara di non poter deviare dalla sua linea di condotta:

29 luglio: l'Ambasciatore Abetz consegna in Parigi al segretario di Stato BénoistMéchin la risposta del governo tedesco al governo francese per ribadire la tesi tedesca che, per ora, è prematura una discussione di carattere politico e che invece occorre proseguire nelle intese di carattere militare secondo i protocolli di Parigi del 28 maggio e che in particolare occorre addivenire alla pronta cessione delle basi tunisine. Il governo francese si è riservato di dare la risposta quanto prima.

Non si può prevedere quale sarà la risposta del Governo francese. È necessario pertanto considerare i due casi:

a) caso A, risposta negativa da parte della Francia per l'utilizzazione da parte della Germania delle basi tunisine;

b) caso B, risposta positiva.

Per il caso A si dovranno esaminare quali mezzi di pressione adottare per raggiungere lo scopo (sulla cui vitale importanza è superfluo soffermarsi) senza tuttavia incidere troppo sulle possibilità francesi della difesa per non compromettere la situa.7~nne generale.

Per il caso B, si dovranno esaminare quali agevolazioni accordare ai francesi con spirito di larghezza specialmente in Africa Occidentale e in Marocco.

Sulle varie questioni di dettaglio da esaminare nel corso delle varie riunioni, relative alle tre forze armate ed a affari vari, saranno sempre tenuti presenti questi due casi A e B.

A questa esposizione di carattere generale fatta dal gen. Vogl ho a mia volta risposto, basandomi sulle considerazioni che Vi ho esposto, Eccellenza, nella mia relazione del 9 luglio, (l) considerazioni pienamente approvate dal Duce nel colloquio accordatomi, alla Vostra presenza, il 12 luglio.

In sostanza ho fatto rilevare, pur senza discutere l'asserita lealtà del governo di Vichy e del generale Weygand, la scarsa garanzia di solidità e di durata che ha l'attuale governo francese data la manifesta avversione dell'opinione pubblica francese a seguirne la politica, la sua diffusa simpatia pel degaullismo (simpatia comprovata dai recenti conflitti di Tunisia e del Marocco), l'ambiguo contegno di talune autorità francesi.

Ho perciò espresso la convinzione che pur dovendosi, necessariamente, perseguire nell'ormai iniziata politica di collaborazione, occorrerà essere ben vigilanti perché le concessioni specialmente militari e specialmente quelle relative all'Africa settentrionale, fatte alla Francia, non abbiano invece, da un giorno all'altro, a risolversi a nostro danno.

Nel che il generale Vogl ha finito, sia pur con riluttanza, per convenire, ribadendo però che, comunque, ormai bisogna decidersi o per la collaborazione o contro la collaborazione; il Ftihrer è per la collaborazione.

Tali concetti mi furono ripetutamente ricordati anche nei giorni successivi, talché ho potuto convincermi che, per quanto il generale Vogl ed i suoi diretti collaboratori possano, forse, aver riconosciuto giusto il nostro punto di vista e possano perciò temere i pericoli insiti ad una politica di collaborazione con un governo mal solido quale è quello cui presiede il maresciallo Pétain, essi debbono però -per tassativi ordini ricevuti -non allontanarsi menomamente, almeno per ora, da tale politica e devono am:i evitare scrupolosamente ogni atto che possa spingere al governo di Vichy e scemarne il prestigio. Calde preghiere mi sono state fatte perché un nostro diverso atteggiamento non venga pertanto a compromettere ed anche solo a turbare le relazioni tra l'Asse ed il Governo di Vichy.

Inutile perciò, da parte nostra, ogni tentativo di prendere, oggi, misure ostili alla Francia. Non ci resta dunque, a mio parere, che seguire la politica di collaborazione (ma con vigilanza e diffidenza tanto maggiori, quanto maggiori saranno le concessioni

fatte dall'Asse alla Francia) salvo naturalmente il caso -che potrebbe anche verificarsi subito se Vichy ci negasse le basi tunisine -che la Germania stessa riconoscesse la necessità di agire con risoluta fermezza.

Quanto alla esposizione delle recenti, e non ancora conchiuse trattative io ne ho, naturalmente, ringraziato il generale Vogl, accertandolo che non avevamo mai dubitato della lealtà tedesca nei nostri confronti.

A mia domanda il generale Vogl ha spiegato che nel memorandum politico francese, di cui non ha copia, non si parla esplicitamente delle nostre rivendicazioni esso tende principalmente a far sl che essa ha (sic: che la Francia abbia) la possibilità di prepararsi per sostenere il conflitto contro l'Inghilterra a fianco delle forze dell'Asse, conflitto nel quale sarebbe indubbiamente trascinata (come confermano gli avvenimenti di Siria) qualora concedesse agevolazioni nei suoi possedimenti.

E lo stesso generale Vogl ha aggiunto che si augura che venga trovata una via per la distensione dei rapporti tra Italia e Francia e che da parte sua cercherà che, nello svolgimento di future trattative, non manchi la partecipazione italiana anche, se occorre, con rapporti diretti tra la C.I.A.F. e gli esponenti del Governo francese.

Da quanto testé esposto, si ha la riprova di come la situazione dell'armistizio con la Francia diventi sempre più complessa e delicata.

Nel momento presente si è dunque in periodo di attesa della risposta francese alla messa a disposizione delle basi tunisine, risposta che giungerà quanto prima a che costituirà base di orientamento ai prossimi rapporti armistiziali.

Osservo come sia del tutto comprensibile il motivo per quale la Francia. disposta in un primo tempo (mese di maggio), a concedere le basi tunisine, abbia poi fatto opposizione.

Da un lato la reazione britannica in Siria dimostra l'intenzione anglosassone di far guerra alla Francia se questa aiutasse positivamente o militarmente l'Asse; d'altro lato la bardatura armistiziale, che limita alla Francia l'organizzazione e l'impiego delle sue forze, che le vieta l'uso delle industrie belliche e che la carica di gravami finanziari, impedisce alla Francia stessa di sostenere un conflitto militare, senza contare i vincoli che le derivano dall'occupazione da parte dei vincitori di buona parte del suo territorio metropolitano e dal fatto che la Germania detiene ancora oltre un milione e mezzo di prigionieri francesi, cioè di uomini validi alle armi e necessari per la sua economia e soprattutto -se la Francia non vuole essere fra vent'anni alla mercè dei suoi vicini indispensabili per le sue già tanto misere condizioni demografiche.

Evidentemente la Francia desidera liberarsi da questi ceppi prima di dare adesione a richieste dell'Asse, tali da compromettere la sua situazione politico-militare attuale e la sicurezza del suo impero.

Non escludo altresi che la Francia, ben disposta a concessioni dopo le vittoriose azioni tedesche in Jugoslavia ed in Grecia, non cerchi di farle pagare a più caro prezzo, ora che la Germania è seriamente impegnata in Russia e che la Libia è fortemente minacciata dalla Gran Bretagna.

È probabile pertanto che seppure la Francia, sotto determinate pressioni dell'Asse, addiverà a concessioni, sia pure parziali, delle basi tunisine (e la Germania vorrebbe poi anche punti d'appoggio del Marocco atlantico), farà poi nuovamente riaffiorare il problema politico dei rapporti Asse-Francia, in ispecie se la Francia medesima avrà potuto dimostrare coi fatti la sua buona volontà di collaborare con l'Asse.

Tale questione dovrà essere dunque preveduta per predisporre in quali termini eventualmente trattarla.

Certo è che appare sempre più opportuno formare, anche in questo campo, un fronte unico italo-tedesco (anche perchè altrimenti i francesi ne approfitterebbero, come hanno altre volte approfittato di qualche divergenza di vedute tra CIAF e CTA) fronte unico sulla base di premesse politiche, che esulano dalla mia competenza, ma sulle quali potrei, se In, situazione andrà maturandosi, esporre il mio punto di vista, derivante dalla conoscenza che ho del pensiero tedesco attraverso la C.T.A. e del pensiero francese attra· verso gli organi armistiziali.

(l) Non pubblicato.

(l) -Non pubblicate. (2) -Vedi D. 142, Allegato l. (l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 295, Allegato I. (3) -Non pubblicato, riferiva le notizie per le quali Ciano spedì il telegramma pubblicatoal D. 397.

(l) Vedl D. 390.

461

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ROMENO, ANTONESCU

T. 235 R. Roma, 6 agosto 1941, ore 13,30.

Ho molto apprezzato, Eccellenza, il messaggio che mi avete inviato al mo· mento dell'arrivo delle truppe italiane in Romania. (l) Mentre la guerra contro il nemico della nostra comune civiltà ribadisce l'amicizia dei nostri popoli, desidero ricambiare a Voi e al valoroso esercito romeno il mio cameratesco saluto.

462

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7868/1159 R. Washington, 6 agosto 1941, ore 20,15 (per. ore 13,30 del 7).

Voce diffusasi ieri qui e a Londra che Presidente Roosevelt, attualmente in crociera in nord Atlantico, si incontrerebbe con Churchill in Oceano o in Canadà sembrerebbero avallate da reticenza questi ambienti ufficiali oltre che da sensazionale carattere segretezza che è stato dato alla partenza di Roosevelt e da esclusione rappresentanti agenzie giornalistiche da unità navali che abitualmente scortano yacht presidenziale.

Che Roosevelt non sia alieno da uno spettacolare convegno del genere in Atlantico possono altresì essere indizi passati accenni a suo desiderio potersi incontrare in analoga forma con Duce. Che presa di contatti diretti fra Roosevelt e Churchill possa inoltre essersi resa necessaria, nonostante loro continui rapporti radiotelefonici, potrebbe essere ritenuto plausibile in relazione ad aggravamento situazione Estremo Oriente, nonché ad accentuarsi voci malumori esistenti fra due Governi per applicazione legge affitti e prestiti secondo le quali Governo inglese si andrebbe dolendo che il materiale bellico non è il più adeguato mentre da parte americana si rimprovererebbe che materiale stesso non venga impiegato nel modo migliore.

Dietro tali reciproche doglianze starebbe fondamentale divergenza vedute circa una iniziativa offensiva militare da parte Gran Bretagna. Mentre infatti ritiensi che Churchill subordini tale iniziativa a partecipazione Stati Uniti a conflitto, Roosevelt a sua volta condizionerebbe intervento a concreta manifestazione britannica di capacità offensiva, quale quella di una creazione di una testa di ponte nel Continente europeo, nella quale poter inserire cooperazione militare americana.

(l) Il testo del messaggio inviato da Antonescu era Il seguente (T. 7776/s.n.r. del 4 agosto, ore 12): «A nome mio e dell'intero popolo romeno da venti secoli sentinella della latinltà e della civiltà ad Oriente, esprimo all'Eccellenza Vostra i più fervidi sentimenti di riconoscenza nel momento in cui i prodi soldati dell'Italia Fascista giungono sulla terra della Dacia a combattere a fianco dell'Esercito Romeno per la civiltà dell'Europa strettamente legata alla storia dell'Italia ed a suggellare cosi nel comune sacrificio di sangue i vincoli indistruttibili elle uniscono i nostri popoli ».

463

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

L. 221782/695. Roma, 6 agosto 1941.

Mi riferisco a quanto mi hai segnalato con il tuo telegramma 1385 del 30 luglio (l) circa la nostra Rappresentanza a Nanchino. La questione è stata riassunta nell'Appunto di cui ti allego copia (2) e che è stato visto dal Duce.

Come vedi, non è per noi né semplice né facile l'accogliere il desiderio espresso dal Governo del Reich. Per venirvi tuttavia incontro, nel solo modo possibile, sono state indicate le soluzioni di cui ai n.ri l e 2 della seconda pagina che potresti, unitamente alle precedenti argomentazioni, prospettare all'Auswiirtiges Amt, per giungere ad una intesa al riguardo e per consentire finalmente quella sistemazione della nostra Rappresentanza in Cina che davvero non può essere più oltre prorogata.

Comunque tieni presente la questione, della quale parleremo al nostro prossimo incontro (3).

ALLEGATO

PRUNAS A CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 2 agosto 1941.

È stato fatto presente al Governo tedesco:

l) che Wang Ching Wei ha ripetutamente insistito presso di noi per un sollecito inizio delle relazioni diplomatiche con Nanchino, esplicitamente contemplato all'atto del riconoscimento del suo Governo;

2) il nostro proposito di accreditare a Nanchino l'Ambasciatore Taliani, anche per regolarizzare la sua posizione incerta ed equivoca, non avendo egli mai presentato le sue Lettere Credenziali al Governo di Wang Ching Wei, né essendo stato in conseguenza accreditato presso alcun Governo: situazione che dura da quasi tre anni.

Il Governo tedesco ci ha fatto conoscere, in risposta, che desidererebbe che anche la nostra Rappresentanza fosse affidata ad un Incaricato d'Affari ed ha prospettato la possibilità che Taliani sia, malgrado il suo rango, accreditato come tale. La nomina di un Ambascia~ore non sarebbe comunque bene accetta da Ribbentrop.

La richiesta tedesca ci pone sotto molti punti di vista in una situazione imbarazzante. L'Ambasciatore Taliani dovrebbe ancora e senza alcun fondato motivo, continuare a risiedere a Shangai in una posizione ancora più equivoca che per il passato. Il Governo di Nanchino, che sconta la sua nomina come cosa certa, non potrà d'altra parte non accogliere tale prolungato assenteismo che come gesto poco amichevole. In sostanza finiremo dunque con l'alienarci tutta la Cina, sia quella di Chung King sia quella di Nanchino. Sembra comunque da escludersi che un Ambasciatore possa essere retrocesso al rango di Incaricato d'Affari.

Si potrebbe forse, per ovviare a tali inconvenienti, e se Voi, Eccellenza, approvate, riprospettare al Governo del Reich, tramite la sua Ambasciata a Roma, l'opportunità di:

l) accreditare l'Ambasciatore Taliani presso Wang Ching Wei, in vista della nostra specifica situazione locale e con l'intesa precisa che egli si recherà a Nanchino soltanto per presentare le sue Lettere, ripartendo quindi per Shangai e permanendovi sino a nuovo ordine;

2) lasciare stabilmente a Nanchino il Consigliere dell'Ambasciata Straneo, con l'incarico di mantenere i contatti con Wang Ching Wei e in veste quindi, di fatto, di Incaris::ato d'Affari.

Si aggiunge che la soluzione di lasciare la cosa immutata, inviando semplicemente a Nanchino il Consigliere Straneo, urterebbe contro la difficoltà che l'inizio di relazioni diplomatiche richiederebbe che Straneo vi fosse accreditato ufficialmente come Incaricato d'Affari, ad esclusione quindi dell'Ambasciatore, la cui ulteriore presenza in Cina non avrebbe per conseguenza alcuna valida giustificazione. (l)

(l) -Vedi D. 436. (2) -Vedi allegato. (3) -Per la risposta vedi D. 485.
464

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7931/515 R. Tokio, 8 agosto 1941, ore 8,30 (per. ore 23,30).

Mi risulta che Governo giapponese sta facendo qualche cauto sondaggio, per il tramite di questo Ambasciatore dell'U.R.S.S., per accertare disposizione attuali di Mosca nei riguardi soluzione di alcune note questioni da tempo pendenti, specialmente di quelle dell'utilizzazione pratica delle concessioni petrolifere nipponiche nel nord Sahalin. E sembra che d aparte sovietica si dimostri notevole e favorevole interessamento. Varie circostanze farebbero ritenere che si tratta nelle intenzioni giapponesi di manovra per guadagnare tempo e nel tempo stesso per dare soddisfazione a quegli ambienti che vedono con molta apprensione preparativa militari giapponesi in direzione Nord, mentre guerra europea va prolungandosi oltre il previsto. A questo Ministero degli Affari Esteri mi è stato chiaramente accennato che si è effettivamente preoccupati della possibilità che truppe sovietiche possano troncare indugi e preparativi militari prendendo iniziativa. È fuori dubbio che serie condizioni finanziarie ed economiche del paese e conseguenti scarse disposizioni belliche della massa popolare facciano considerare con perplessità una guerra con U.R.S.S. a lunga scadenza attraverso prossimo inverno. Situazione è qui nel complesso di osservazione e di attesa. Anche nel sud si attende per ora al completamento operazioni in Indocina senza programmi immediati, precisi e radicali che sembra si vogliano fare decidere sopratutto dalle circostanze. Crisi prodotta dall'arresto attività economica normale giapponese in seguito recente offensiva finanziaria angloamericana ha avuto qui effetto che va approfondendosi anche perché reazioni fattive sono qui lentissime. Parola d'ordine è nel momento presente que1la di non aumentare turbamento acque americane. Paese sembra attraversare crisi di esitazione, nelle presenti circostanze interne ed esteriori, nel momento ingaggiare una partita realmente vitale.

(l) Questo appunto è stato vlstato da Mussollnl.

465

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 7962/413 R. Zagabria, 9 agosto 1941, ore 14 (per. ore 18,50).

Seguito mio 366 (1).

Ho riparlato ieri al Poglavnik della convenzione amministrativa Spalato.

Egli mi ha espresso sua fiducia nella Convenzione economica zona extradoganale litorale adriatico che si augura potrà avere rapida e razionale applicazione. «Spero -mi ha detto -che turbamento opinione pubblica determinatosi nel mio Paese anche per rinvio definizione amministrativa Spalato e Curzola possa mitigarsi e permetterei più serenamente di discorrere dell'argomento. Conto però sulla comprensione italiana sia per il problema scolastico e della lingua che per quello della utilizzazione degli elementi dalmati locali».

Quest'ultima allusione riferivasi evidentemente alla utilizzazione dell'elemento di lingua croata in Spalato e in Curzola che, secondo il suo avviso precedentemente manifestatomi, non può accordarsi con l'impiego da parte nostra di elementi dalmati di lingua italiana che svolsero già azione irredentista.

466

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 9 agosto 1941.

Il Ministro Plessen è venuto a chiedere, per istruzioni ricevute dal suo Governo, quanto vi sia di vero nella informazione giunta a Berlino che un movimento di rivolta è scoppiato nel Montenegro provocando un mutamento di Governo.

Gli ho risposto assicurandolo che la situazione nel Montenegro è quale è ben nota al Governo germanico. Tutti i poteri civili e militari sono ne1le mani del Comando Militare italiano il quale provvede a ristabilire l'ordine nel Paese con operazioni di polizia che hanno il loro corso regolare e che saranno in breve tempo compiute. Nessuna crisi di Governo può essersi determinata in Montenegro data la mancanza di un Governo montenegrino e l'assoluto controllo della situazione da parte delle Autorità italiane.

Plessen ha espresso l'opinione che la notizia giunta a Berlino sia dovuta ad una errata segnalazione e mi ha detto che avrebbe subito comunicato la nostra risposta al Ministro von Ribbentrop.

(l) Vedi D. 430.

467

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2352/1028. Roma, 9 agosto 1941 (per. il 10).

Con il mio telegramma per corriere n. 207 del 2 agosto (l) ho segnalato a codesto R. Ministero, come una delle più salienti manifestazioni, l'attacco a fondo antibolscevico, pubblicato sulla Civiltà Cattolica, il maggior organo di cultura religiosa, ed ho precisato come detto articolo mi risultava di ispirazione vaticana.

Segnalo ora come di indubbio significato, per la personalità dell'alto prelato che l'ha pronunciato, l'elevatissimo discorso dell'Eccellenza Monsignor Celso Costantini, che la stampa italiana ha posto in rilievo, auspicante «la vittoria conclusiva» e <<la benedizione dell'altissimo sui combattenti italiani e tedeschi nella lotta, per la difesa della nostra libertà contro 1a barbarie rossa».

Monsignor Costantini è Segretario della Congregazione di Propaganda Fide e non avrebbe parlato senza il consenso della Santa Sede.

Va rilevato altresì che la stampa cattolica di grande informazione (Italia, Avvenire, ecc.) a tipo per così dire Nazionale (l'Osservatore essendo un organo internazionale) ha pubblicato, sin dall'inizio della guerra antibolscevica, articoli di esaltazione deUa lotta e di alto spirito religioso pienamente in armonia con gli scopi etico-politici del conflitto.

Ma più significativi ancora sono tutti gli articoli apparsi negli organi minori di Associazioni religiose e di azione cattolica, che per la capillarità della loro diffusione e la particolarità del pubblico cui sono diretti, sono, direi ancor più efficaci ed espressivi.

Ne cito solo alcuni, fra quelli venuti a mia conoscenza ma sono certo che ve ne saranno molti altri, e ciò risulterà al Ministero della Cultura Popolare.

Italia e Fede settimanale rurale cattolico di Roma n. 26 del 29 giugno, articolo: «Italia e Germania contro i nemici di Dio e dell'umanità» che inneggia alla «Crociata della Civiltà di Roma contro la barbarie della demoplutocrazia e del bolscevismo», alla «Crociata della più alta giustizia sociale proclamata dal Fascismo, contro le iniquità deHa lotta di classe» e dichiara essere ormai ben chiaro che «la guerra dell'Asse è una Crociata contro i nemici di Dio e dell'umanità».

Italia e Fede n. 27 del 6 luglio, articolo «Le due teste dell'idra ebraica, la plutocrazia e il bolscevismo » che dovo aver dichiarato com efosse il piano della plutocrazia ebraica e anglosassone di avere un'Europa senza ideali e bolsceviz:~:ata, preconizza la caduta prossima dell'idra ebraica e il trionfo dell'ideale della Rivoluzione Fascista.

Voce Coritana organo religioso della Curia di Cortona, n. 7, articolo: « 22 giugno 1941-XIX. » data di inizio «della guerra più santa della Crociata più giusta». Con questo atto, dice l'articolo, «Le due Rivoluzioni della nuova Euro

pa rientrano nel solco della Storia e la guerra ha un significato universale e umano. Solamente ora si può parlare di solidarietà e di coscienza europea che marcia verso un'unica meta. Londra e Mosca, che vollero mettersi contro la Storia e la civiltà, periranno ».

Italia e Fede, n. 28-29, articolo: «La guerra antibolscevica: distinguo >>, che svolge il concetto che con la guerra antibolscevica si sta ricreando l'unità-spirituale dell'Europa; e altro articolo: «La Santa Crociata contro l'inferno sovietico».

L'Appennino Camerte (di Camerino) n. del 26 lugHo, per l'articolo «Ibridi connubi». Credere, organo della gioventù di Azione cattolica n. 23 del 23-27 luglio, articolo: «Il crollo sovietico».

L'Amico del Clero, bollettino mensile della Federazione tra le Associazioni del clero in Italia, n. 3, dell'agosto, articolo: «I nodi al pettine» che spiega come, « venute a cadere le ragioni ben note che imponevano la tolleranza di un regime di orrori e di atrocità senza nome» si può combattere a viso aperto questi nemici perché «questa vergogna umana va spazzata via dalla faccia del mondo». Parlando poi della «Sollevazione universale -ad eccezione delle due Nazioni che per i loro materiali interessi lascerebbero l'umanità sotto quel putrido giogo. » l'articolo dice che questa è una Crociata.

Aggiungo ancora che il Vescovo Mons!gnor Giordani, che oltre ad essere

V. Ispettore della G.I.L. è anche Direttore dell'Assistenza religiosa degli operai italiani in Germania è ora tornato da un viaggio in quella Nazione, ha posto a base della sua propaganda fra i nostri operai in Germania la necessità per l'Asse di liberare l'Europa e il mondo dal bolscevismo.

Le manifestazioni in questo senso sono destinate ad aumentare.

Tutto compreso, quindi mi sembra essere giunto i:l momento in cui non si possa più dire che la Santa Sede non abbia preso posizione nella lotta che si combatte contro il bolscevismo.

Essa, invece, l'ha ormai presa, ma more Vaticano, e cioè con quella misura e cautela che crede le siano imposte dalla sua missione.

P. S. Il presente rapporto era appena steso e già il Giornale d'Italia del 10 agosto dava notizia di un'altra pastorale a sfondo antibolscevico del Vescovo di Civitavecchia, che credo anche Capo dei <<Congressi Eucaristici». Queste personalità non parlano senza una tacita parola d'ordine. B. A.

(l) Ved. D. 450.

468

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2673/1174. Lisbona, 9 agosto 1941 (per. il 16).

Il Presidente Carmona compiuta fra acclamazioni e fiori, come hanno riportato i giornali, la sua visita di «sovranità» alle Azzorre, sta per far ritorno a Lisbona. Agli evviva delle popolazioni, nelle varie soste. ha spesso fatto eco

33 -Dorumcnti cliplomafiei -Serie lX-Vol. VII

la parola del Presidente che per ispirarsi non ha certo atteso le emozioni delle

bellezze locali. «Aqui è Portugal ~ ha continuato a proclamare, come legge di

stato e di onore, il generale Carmona, ed il motivo è stato ripetuto, su tonalità

diverse, dagli altri oratori che durante il giro presidenziale hanno avuto occa

sione di far sentire la loro voce agli isolani azzorrini.

Come a suo tempo ho riferito, sono state fatte varie ipotesi e varie considerazioni sui motivi e sull'opportunità, nel momento attuale, di questo viaggio del Capo dello Stato; affermazione di una sovranità minacciata da oltre oceano; solidarietà vigilante verso popolazioni che economicamente subiscono le conseguenze della crisi di guerra e politicamente una certa attrazione da parte degli S.U.A.; preparazione, si è voluto anche dire, di qualche spostamento che il governo di Lisbona potrebbe ritenere necessario nell'incerto avvenire della situazione europea; ecc. ecc.

Nel clima dell'ora non sorprende di certo che un fatto, che ha comunque un'importanza politica, sia differentemente interpretato e che la fantasia si presti a certe esigenze della curiosità popolare. Fermandoci però, su quello che, se pur non unico, è stato senza alcun dubbio il più significativo scopo del viaggio presidenziale, ci sia lecito considerare l'avvenimento nel quadro generale della politica e della s:tuazione dei Portogallo.

Affermazione di sovranità. Si è già molto parlato e si continuerà certamente a parlare della minaccia americana sull'arcipelago delle Azzorre e Capo Verde. Il governo di Lisbona cerca ostentare, ufficialmente, una certa tranquillità al riguardo, falsando in tal modo i suoi veri sentimenti. Sa il Portogallo che prolungandosi la guerra e, verosimilmente in tal caso, estendendosi essa territorialmente, questo settore europeo con tutta probabilità ne verrà coinvolto. Una facile analisi della situazione fa pensare che, in simile evenienza mentre il territorio metropolitano continentale rimarrebbe sottoposto all'azione predominante dell'una delle parti belligeranti, gli arcipelaghi e gli altri possedimenti extra-europei dovrebbero subire l'azione dell'altro belligerante. È questa una constatazione di fatto, ed anche essenziale. Il Portogallo quale valore mediato o immediato attribuisce ad una sua presa di posizione piuttosto verso l'una che verso l'altra delle parti? Quali le conseguenze presenti e future di una tale scelta?

Si è detto che il Portogallo avrebbe già dato prova del suo sentimento «europeo» ed io rispetto ogni giudizio in tal senso espresso nei confronti di questo governo e più precisamente dal suo presidente, Signor Salazar. Ma a parte le speculazioni ideologiche, i sentimenti e risentimenti personali, le aspirazioni, ecc., ecc., mi pare che se e quando arriverà il momento della decisione, questo governo non vorrà fare che un calcolo di probabilità nel proprio interesse. Tengasi presente che se il Portogallo ha finora mantenuto e vantato il suo stato di neutralità, tale neutralità risponde certamente al tornaçonto del paese ed è stata poi favorita dagli stessi belligeranti per una coincidenza dei loro pur contrastati interessi. La naz'one nella sua grande maggioranza rimane tuttavia orientata verso le plutocrazie anglo-sassoni: fa eccezione, se mai, una piccola minoranza che sarebbe azzardato classificare come la parte migliore o più importante della cittadinanza nel senso della sua efficienza politica ed economica. Il governo stesso, nonostante le idee e i principi che al Signor Salazar si vogliono attribuire, fondatamente o no, questo governo, a me pare, deve essere giudicato attraverso la sua azione pratica, e le tendenze che in esso prevalgono o possono prev~lere.

Si osserva da qualcuno che il Portogallo avrebbe dovuto essere fin da principio con l'Inghilterra e che è già per noi un gran successo H vederlo neutrale. Ciò può essere vero, ma dubito d'altra parte che il Portogallo potrebbe vantarsi oggi della sua sorte, se altra via avesse scelto. A ogni modo non mi pare sia questa la questione che oggi ci si pone. Questo Stato dovrà subire, quando che sia quella sorte che gli interessi o le esigenze di una lotta ben superiore alle sue forze gli serberanno: nelle linee di tal quadro, non è senza interesse sapere come il governo portoghese andrà incontro al suo destino.

Dicevo, dunque, che attraverso la sua attività pratica il governo di Lisbona rivela il suo gioco di equilibrio, come, del resto, non altr:menti potrebbe fare e non altrtmento potrebbe pretendersi; ma quando e come questo equilibrio potrà spostarsi?

È sorta di recente la questione degli arcipelaghi. Non metto in dubbio il desiderio, la ferma volontà del Portogallo di difendere e mantenere la propria sovranità sui territori minacciati. Tale volontà ha oggi una man:festazione concreta negli apprestamenti miìitari a difesa delle Azzorre, Capo Verde e Madera, accompagnati da reiterate dichiarazioni ufficiali al riguardo e, certamente, da quell'azione diplomatica che il governo di Lisbona può svolgere allo stesso fine. Mi chiedo, però, se, arrivati al punto critico, lo Stato portoghese metterà veramente mano alle armi, deciso ad andare fino in fondo. L'America sta tentando ogni mezzo per ridurre questo paese alla sua volontà, cercando financo, a quanto si dice, di ritorcere in mano un'arma di cui il Portogallo cerca valersi (mio telegramma n. 1798) (l) e cioè, agendo a sua volta sul Brasile per conseguire in un modo o nell'altro i suoi scopi verso l'arcipelago portoghese. È da attendere a quest'ultimo riguardo quale risultato potrà conseguire l'Ambasciata speciale portoghese a Rio, presieduta dal dott. Julio Dantas.

Per il Gabinetto di Lisbona, dopo quanto è stato fatto e rumorosamente fatto sapere, la difesa delle isole dovrebbe dunque essere diventata la sua stessa ragione di essere; ma è precisamente a questo punto che io fermo la mia attenzione, rivolgendo lo sguardo al governo del Sig. Salazar. Negli ambienti locali e particolarmente nei circoli militari si sente spesso dire, tra l'altro, che, presentandosene la necessità, la d:fesa delle isole non potrebbe avere che il semplice scopo di una affermazione di volontà, mai quello di un'azione militarmente efficiente..Ma allora, tutto quello che si sta ora facendo e dicendo pur con accento eroico, non potrebbe essere semplicemente considerato come un espediente tattico? Si grida, e di buona lena e di buona volontà, per allontanare il lupo; l'espediente potrebbe in certe circostanze anche valere; ma se altre circostanze indurranno il lupo a venire lo stesso? A questo punto agggiungo, a mo' di parentesi, che l'Inghilterra dispone ancora in Portogallo di mezzi potenti; in tutti i campi; e al momento opportuno potrebbe servirsi di tutti i mezzi e con il suoi sistemi. Chi è qui a capo del Governo è indiscutibilmente un ottimo amministratore, ma -ritengo --non è un condottiero, anche se volesse farlo. E mi permetto

di andare più oltre. L'America probabilmente sceglierebbe, per fare verso questa parte un passo-di forza-un momento psicologicamente adatto; un momento cioè, in cui il corso degli eventi bellici desse motivo di credere -almeno ai simpatizzanti -che le azioni degli alleati sono o stanno per andare decisamente in alto. In circostanze simili, vorrebbe questo paese giuocare le sue carte a tutto rischio? Io credo di no. Ma le ipotesi sono varie e così le risposte che si potrebbero formulare: ci dilungheremmo però troppo.

Ho voluto prospettare rapidamente la situazione e la politica di questo paese sotto quegli aspetti che a me pare non debbano essere trascurati, cercando di cogliere, di sfiorare almeno, certi stati d'animo sui quali è sempre bene far convergere un pò di luce chiarificatrice. Il Portogallo, in conclusione, è e rimane, di fronte al conflitto europeo, in uno stato di attesa: il mezzo è la sua politica di neutralità, il fine il suo stesso interesse. Ma, ricordiamo, che ,le tendenze sono qui prevalentemente orientate verso l'altra sponda e, quel che più conta, il calcolo delle probabilità sarebbe, secondo i portoghesi, non proprio favorevole all'Asse.

La questione degli arcipelaghi che commuove oggi questo popolo e questo governo può diventare domani 11 grosso ostacolo sulla via finora percorsa e che si vorrebbe percorrere fino in fondo. E nel caso, cosa farà il Governo di Lisbona? Non certo un gesto di puro eroismo.

(l) Non pubblicato.

469

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 31426/1328 P. R. Roma, 10 agosto 1941, ore 13,45.

Personale per Alfieri.

Come è forse già a tua conoscenza noto viaggio (1) è rinviato, a richiesta tedesca, di 8-10 giorni. Noti appunti, di cui a tuo tlegramma n. 1450, (2) concernono seguenti argomenti:

1) Lav ora tori -italiani in Germania;

2) Rappresentanze italiane nei territori occupati dalla Germania di cui a tuo telegramma 0114 del 24 luglio; (3)

3) Croazia;

4) Balcani;

5) Matrimoni misti, di cui a tuo rapporto 08584 del 25 luglio. (4)

Cordialmente.

(-4) Vedi D. 426.
(l) -Vedi D. 457. (2) -Non rinvenuto. (3) -Vedi D. 422.
470

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 14228/AG. Torino, 10 agosto 1941 (per. il 12).

Ho ronore di attirare la Vostra particolare attenzione, Eccellenza, sui miei rapporti n. 13942 e 14225 del 5 e del 10 corrente (1), coi quali ho trasmesso i resoconti dei colloqui svoltisi a Monaco di Baviera dal 31 luglio al 2 agosto fra i Presidenti della C.I.A.F. e della C.T.A.

Mentre mi riservo di riferire a parte circa taluni argomenti particolari discussi in quella occasione, non credo inutile, data la complessità delle questioni trattate, tratteggiare qui appresso la situazione dei rapporti ltalo-germanofrancesi, quale si presenta nell'attuale momento, riassumendo i rispettivi punti di vista.

Il Generale Vogl, capo della Commissione tedesca, nel discutere sugli argomenti in esame, è partito dalla premessa che il punto centrale dei rapporti AsseFrancia è attualmente costituito dal problema africano.

Tale problema, per le Potenze dell'Asse, si presenta sotto faspetto dell'imprescindibile necessità di assicurarsi l'uso delle basi tunisine per garantire il rifornimento e il potenziamento delle forze italo-tedesche dislocate in Libia, mentre, da parte francese, esso viene prospettato sotto l'angolo della minaccia anglo-americana contro il proprio impero africano, con conseguente richiesta di rafforzamento della sua difesa militare.

Nelle more della risposta del Governo francese che, messo alle strette e richiesto di aderire alle nostre precise domande circa le basi della Tunisia, esita, tergiversa e chiede rinvii (mio rapporto n. 14095 del 7 corrente) (2), la C.I.A.F. e la C.T.A. hanno esaminato in dettaglio i singoli problemi, considerando due ipotesi distinte, e cioè quella dell'accettazione pura e semplice da parte della Francia, delle nostre richieste, e quella invece di una possibile risposta negativa o dilatoria.

Senza entrare in un esame dettagliato dalle complesse questioni di carattere militare già esaurientemente approfondite dall'Eccellenza Vacca Maggiolini nei resoconti delle sue conversazioni, è interessante notare come il problema delle basi tunisine abbia operato nella questione dei rapporti Asse-Francia come un reagente chimico, facendo improvvisamente cristallizzare una situazione da lunghi mesi contenuta nell'ambito armistiziale e costringendo ciascuna delle parti in causa ad abbattere il proprio giuoco ed a chiarire le rispettive posizioni.

La Francia, come contropartita ad una sua eventuale adesione alle richieste dell'Asse, ha colto l'occasione per cercare di giungere alla soluzione totalitaria

di tutte le sue questioni coll'Asse, sia sul piano militare, che su quello politico. A tale fine ha presentato una serie di richieste che vanno dalla riorganizzazione e potenziamento delle sue forze militari e di polizia nel Nord Africa e nell'Africa Occidentale francese -già in parziale via di attuazione -e di quelle proven:enti dalla Siria, al riarmo di una nave di battaglia, di una portaerei, di un incrociatore, di un congruo numero di cacciatorpediniere, torpediniere, sommergibili e altre unità minori, nonché a un sostanziale rinforzo dell'aeronautica navale e terrestre e della difesa contraerea, sia in Nord Africa che nella Francia metropolitana.

Sul piano politico, anche se, come ha affermato il Generale Vogl , nel memorandum francese (che peraltro non è stato comunicato alla C.I.A.F.) non si accenna esplicitamente alle nostre rivendicazioni, è tuttavia certo che la Francia tende ad affrontare in pieno il problema italiano, nella speranza di risolverlo col minimo sacrificio possibile. Per contro, mancano elementi per apprezzare l'atteggiamento francese nei riguardi dei problemi più specificatamente francogermanici, e ciò sia per quanto concerne eventuali richieste francesi relative alle questioni armistiziali (ad esempio parziale evacuazione dal territorio francese da parte delle truppe tedesche, riduzione delle spese di occupazione, liberazione accelerata dei prigionieri di guerra, ritorno della capitale a Parigi, ecc), sia per quanto ha tratto alle questioni territoriali, circa le quali non è certo se la Germania, per parte sua, abbia presentato alla Francia richieste che esorbitino dalla già avvenuta annessione dell'Alsazia e Lorena.

Al riguardo vale forse la pena di registrare una notizia secondo la quale r:mprovviso recente richiamo del Generale Doyen, Presidente della Delegazione francese a Wiesbaden, sarebbe stato motivato dalla sua vivace reazione alla richiesta avanzata dai tedeschi per la cessione territoriale pura e semplice di ben sette dipartimenti francesi, nella zona frontiera franco-belga-tedesca-svizzera. Non mi è naturalmente possibile di controllare l'esattezza di tale voce, né tanto meno sapere, ave i tedeschi avessero effettivamente avanzato richieste del genere, se intendano mantenerle o semplicemente servirsene quale moneta di scambio nei loro negoziati.

Ma in relazione con tale notizia potrebbe esser posta la redazione sibillina de-lla frase contenuta nel predetto memorandum francese, con la quale il governo di Vichy chiede di sapere, nell'eventualità che le forze francesi debbano in avvenire combattere a fianco di quelle dell'Asse, se i francesi «di certe province» combatteranno per la Francia o per l'Asse.

Di fronte a questa presa di posizione del Governo francese, l'atteggiamento italiano è stato chiaramente ed efficacemente esposto dall'Eccellenza Vacca Maggiolini al suo collega tedesco. L'Italia non intende opporsi alla politica di collaborazione voluta dal Governo tedesco, ma è decisa ad eserc:tare la massima vigilanza per evitare che le concessioni di carattere miHtare fatte o da farsi alla Francia, specie nel Nord Africa, abbiano a ritorcersi contro di noi, in caso di dissidenza, o di un mutamento dell'attuale indirizzo del Governo Pétain-Darlan. Prima di accogLere le richieste francesi di potenziamento militare (che sono state vagliate dai nostri esperti ad una ad una per tentare di ridurle a più modeste proporzioni) occorre quindi, anche nell'ipotesi che la Francia aderisca alle

nostre domande per le basi tunisine, ottenere dei preventivi chiarimenti circa le sue reali intenzioni nel campo operativo, nonché eventuali garanzie o pegni per il caso che essa passi nel campo avverso.

Sulla questione politica il Presidente della C.I.A.F. non ha avuto a pronunciarsi, po:ché, secondo quanto ha affermato il Generale Vogl, l'Ambasciatore Abetz aveva fin dal 29 luglio u.s., dichiarato ai francesi che ogni discussione politica era prematura e che gli scambi di vedute dovevano esser limitati agli argomenti militari.

I rappresentanti germanici hanno manifestato il loro punto di vista con eguale franchezza: il Ftihrer vuole la collaborazione con la Francia: tale politica presenta dei rischi indubbi, ma egli ritiene che valga la pena di correrli. Di fronte a tale precisa direttiva, è evidente, e ciò appare chiaro dal riassunto delle conversazioni, che la C.T.A. è decisa a tutto porre in opera per eseguire gli ordini del Ftihrer. Se la Francia comunicherà la sua adesione alle richieste dell'Asse, le sarà praticamente accordato tutto ciò che ha richiesto, sia pure con quella certa gradualità che è stata insistentemente domandata da parte nostra. Ma anche se la risposta francese sarà negativa o temporeggiatrice, la C.T.A. non sembra declsa ad adottare provvedimenti di carattere drastico, ma piuttosto propensa ad usare mezzi di pressione volutamente assai moderati. Essi si limiterebbero infatti a soprassedere: a) alla restituzione dei prigionieri di guerra; b) al reclutamento volontario nella zona occupata; c) alle facilitazioni già accordate in materia di traftìco mercantile.

Non è qui il caso di dilungarsi ad esaminare i moventi che hanno determinato questo atteggiamento tedesco: basterà accennare, tra l'altro, all'urgente necessità di risolvere l'assillante problema dei rifornimenti alle divisioni motorizzate tedesche dislocate in Libia; alla proclamata convenienza di porre i possedimenti coloniali francesi in grado di difendersi da possibili aggressioni; al desiderio di incoraggiare le sia pur deboli ed incerte tendenze collaborazionistiche di taluni settori dell'opinione pubblica francese; al timore che un atteggiamento troppo rigido da parte dell'Asse possa provocare gravi fenomeni di d~ssidenza nell'impero e nella marina da guerra francese, o peggio, la caduta di Pétain e di Darlan con la conseguente necessità di intervenire militarmente contro la Francia mentre le armate tedesche sono duramente impegnate in Russia; al desiderio di assicurarsi mediante amichevoli intese il pieno sfruttamento del potenziale dell'industria bellica francese; ed infine alle favorevoli ripercussioni di ordine psicologico che il riavvicinamento franco-tedesco avrebbe in Europa e fuori, cui il Ftihrer sembra attribuire, come ho già riferito in precedente occasione, grande importanza.

Per concludere, anche se la situazione dei rapporti italo-germano-francesi, nell'attesa che il Governo di Vichy comunichi la sua risposta, si presenta tuttora allo stato di fluidità, una cosa appare però certa fin d'ora: e cioè che la fase dell'ortodossia armistiziale è oramai definitivamente tramontata e che, in qualsiasi direzione si svolgano gli avvenimenti, non sarà più possibile farvi ritorno. La convenzione di armistizio, firmata più di tredici mesi fa, è fatalmente destinata a svuotarsi giorno per giorno di ogni pratico contenuto, anche se sarà ritenuto utile mantenerla temporaneamente e apparentemente in vita.

Essa ha fatto il suo tempo, sia nel caso che la Francia passi al nemico, ciò che costringerebbe le potenze dell'Asse ad adottare misure di forza nei suoi riguardi, sia che essa decida di aderire alla politica di collaborazione, nella quale ipotesi occorrerà, o prima o poi, addivenire ad accordi di più vasta portata. Questa ultima eventualità va prevista e tenuta particolarmente presente, dato l'atteggiamento germanico quale si è più nettamente delineato nelle recenti conversazioni italo-tedesche di Monaco di Baviera.

(l) -Vedi D. 460 per il primo: il secondo non è stato pubbl!cato contenendo solo ulteriori dettagl!. (2) -Non pubblicato.
471

LA REGINA ELENA AL PRINCIPE MICHELE DI MONTENEGRO

L. P. Sant'Anna di Valdieri, 10 agosto 1941.

J'ai reçu ta lettre du 4 Juin (1).

Ta lettre m'a fait bien de la peine et je ne puis te le cacher.

Je te réponds aujourd'hui en citant d'abord tes propres arguments. Tu dis que «Avant tout il y a dans mon coeur l'idée de la Grande Yougoslavie ». Les extraits ci-joints (2) du journal officiel du Monténégro le Glas Crnogortsa

n. l sont assez éloquents pour prouver que l'idée d'une Yougoslavie réunissant le Monténégro, la Serbie, la Croatic et la Slovenic a été chérie par ton Gran-Pére, qu'il y a travaillé ardemment de tout son grand et noble coeur, en vrai patriote monténégrin. Mais les extraits du n. 2 (2) du mème journal révélent en termes (encore que bien reservés) le ròle néfaste que la Serbie officielle a joué. Sa duplicité, son envie haineuse, tous les crimes commis contre tes compatriotes monténégrins pendat 22 ans d'accaparrement du Monténégro ne sont pas restés impunis; l'effondrement honteux et la défaite écrasante ont été la rançon du ròle inique des méfaits que s'était permis la Serbie officielle. C'est elle qui a noyé l'idée de la Grande Yougoslavie et cela irrévocablement.

Certainement, pendant que ce drame de 22 ans se passait, ton jeune àge, l'éloignement de ton Pays, ne te permettaient pas de te rendre clairement compte de ce qui s'y passait. Mais actuellement, je ne puis et ne veux pas croire que tu ne sente pas où est le devoir.

Tu te dis « fier d'ètre issu d'un si noble Pays » mais alors on est avec ce pays dans l'infortune comme dans la glorie et, ce qui prime avant tout -on le sert, comme l'ont fait tes glorieux Ancètres qui partageaient avec Lui toutes les adversités, mais aussi toutes ses glories.

Tu m'écris que tu me pries de te « pardonner la chagrin que je t'apporte et de le comprendre un peu ». Je tiens à dire que mon chagrin est en effet trés grand, parce qu'il m'est dur de constater qu'un déscendant des glorieux Pétrovich-Njégoch n'a pas suivi le chemin du devoir, celui de servir son Pays; mème si je le pouvais je n'aurais pas le droit de pardonner cela. Quant à «comprendre » je te 'l'éponds ouvertement: je ne te comprende pas.

Voici les réponses que ma conscience et mon amour pour mon Pays natal me dictent -et je n'ai rien à y ajouter.

472.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 9135/1838. Berlino, 11 agosto 1941.

Le osservazioni contenute nel mio dettagliato rapporto 8823 del l o corrente (l) che illustrava la situazione psicologica quale si delinava a poco più di un mese di distanza dall'inizio della campagna di Russia nonché le prime reazioni dell'opinione pubblica al suo andamento, non sono affatto in contraddizione col contenuto del mio lungo colloquio con il Ministro Ribbentrop -di cui al mio rapporto telegrafico n. 1416-1417 in data 3 corrente (2). -Osservo che tale colloquio -da me fedelmente riportato, senza commenti -era ufficiale; che le informazioni datemi dal Ministro Ribbentrop contenevano fatalmente quel tanto di propaganda che è comprensibile in situaz:oni del genere.

Senza pertanto voler infirmare le assicurazioni del Ministro tedesco degli Esteri, posso confermare che nonostante le notizie degli ultimi successi, lo stato dell'opinione pubblica rimane quello da me illustrato nel precitato mio rapporto del l o agosto.

Le «Sondermeldung » ripetutamente annunciate sono seguite con scarso interesse; i successi militari, che esistono nella loro realtà, sono considerati come avvenimenti del tutto normali, e comunque tali da non portare ad una conclusione finale.

Tutto ciò che avviene va benissimo, pensano i tedeschi, ma in definitiva non fa che allontanare il giorno e la possibilità di abbattere il nemico principale: l'Inghilterra.

Volendo mettere in evidenza i punti del quadro in luce meno favorevole, è certamente interessante rilevare le differenze di linguaggio che oggi vengono e ufficialmente e nella stampa e alla radio impiegate in confronto delle espressioni, apprezzamenti, frasi. usati nell'immediata precedenza e nei primi giorni dell'azione. Si diceva allora che vi erano sintomi di sfaldamento, che mancava completamente l'Alto Comando russo, si irrideva all'ordine dato da Stalin di distruggere tutto il possibile, si parlava di accoglienza favorevole delle popolazioni; oggi il frasario, è completamente mutato. Si ammette che non c'è nessun sintomo di sfaldamento né politico né militare, che il Comando russo manovra e contromanovra, che i collegamenti bene o male funzionano, che le popolazioni, dove ancora sussistono, partecipano spesso alla lotta, si riconosce che un poco la lotta stessa, ma soprattutto i bolscevichi, fanno effettivamente dietro di sé il deserto.

Alla guerra facile, a cui finora erano abituati gli eserciti tedeschi con l'urto fulmineo e risultati di sfondamento immediati e catastrofici per l'avversario, alla tattica basata sull'impiego in massa di mezzi corazzati, si è venuto a sostituire per la prima volta un nemico che resiste, rallenta l'avanzata, non si scompiglia, si batte fino all'ultimo. Tutta l'impostazione della campagna, in quanto essa si basasse sull'esperienza delle campagne precedenti, ha dovuto essere così spostata.

Da qui provengono le conseguenze psicologiche già da me segnalate e in particolare una di grandissimo interesse: l'esasperazione e quasi l'indignazione per il nemico che osa resistere. Vi è per aria quasi una stupefatta meraviglia per questi russi che si battono fino all'ultimo e muoiono piuttosto che arrendersi. Ma oltre a questo lato interessante, degno di essere registrato, vi sono da rilevare le conseguenze che da una simile situazione derivano in particolare non tanto le perdite di uomini che tale guerra comporta, quanto l'enorme consumo e dispendio di materiale.

L'impostazione delle campagne tedesche basate su un enorme attrezzamento motorizzato e corazzato, su un'enorme concentraz:one di servizi, se raggiunge immediate conseguenze risolutive, paga ad usura l'imponenza della preparazione; ma le immediate soluzioni non vengono aggiunte, tale metodo di guerra comporta un'enorme dispendio di consumi di materiali e di mezzi; ed è precisamente quello che sembra si stia verificando attualmente in Russia, tanto per i mezzi corazzati come pure per tutti i riforn'menti ed in primo luogo per la benzina di cui è in atto una sensibile rarcfazione nella stessa Berlino.

Tuttavia, come ho segnalato, l'attesa generale è tuttora orientata a ottimismo circa la durata della campagna e il suo es:to, ottimismo che si basa non solo sul rapporto di preparazione e di efficienza dei due eserciti in campo, ma anche sui consumi e sui logoramenti che un prolungarsi della campagna può arrecare alle due parti, con conseguenze che qui si cons·derano per ora nettamente favorevoli per la Germania e viceversa gravi per la Russia. Giuocano in questa valutazione in primo luogo le riserve rispettive: riserve imponenti da parte germanica, riserve scarse da parte russa. In secondo luogo la diversità di potenziale produttivo: attrezzatura germanica in piena efficienza al riparo da offese dirette o indirette nemiche, attrezzatura russa già minacciata direttamente dall'avanzata germanica e in parte sotto la minaccia di distruzione dall'aria. L'occupazione di Leningrado, Mosca, Odessa, lascierebbe a disponibilità del nemico la sola attrezzatura industriale e produttiva del rimanente territorio e magari della Siber'a che, pur senza essere valutata in base allo sforzo che i sovieti hanno in tal senso compiuto in questi ultimi anni, viene calcolata come assolutamente insufficiente a fronteggiare tutte le esigenze di un colossale esercito combattente sopra un così vasto fronte.

Certo è che questi primi quaranta giorni di campagna russa inducono a meditazioni e riflessioni di notevole portata dal punto di vista militare come da quello politico e psicologico. E di capitale importanza sarà anche a tali effetti e ai fini più risolutivi generali della guerra il prossimo mese e mezzo.

Occorre avvertire che, se è doveroso registrare tutti i sintomi e i lati negativi della presente situazione, sarebbe tuttavia veramente prematuro non solo trarre conclusioni plù larghe, ma anche solo voler fin d'ora fare previsioni sull'andamento ulteriore della campagna russa. Evidentemente il Comando tedesco, per ragioni militari e forse ancora di più politiche, sta raccogliendo ulteriori forze e non si può dimenticare che tali forze in uomini e materiali e in riserve spirituali sono tuttora formidabili; e che la durezza della presente campagna, anche se certamente molto superiore allo atteso, nulla fa ritenere sia al di sopra delle possibilità offensive germaniche (1).

(l) -Vedi D. 210. (2) -Non pubblicat.o. (l) -Vedi D. 445. (2) -Vedi DD. 452 e 45::.

(l) Il presente rapporto reca il visto di Mussolini.

473

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

T. S. N. D. 28638/545 P. R. Berna, 13 agosto 1941, ore 17,32 (per. ore 0,10 del 14).

Ti prego comunicarmi se Ministero degli Affari Esteri è informato che mediante intermediari ignoti si prepara incontro del Ministro Riccardi con un membro del Governo Federale in un luogo ancora imprecisato della Svizzera. Credo mio dovere affermare tale incontro impolitico e dannoso nostro prestigio. Noi non abbiamo da pregare o da mendicare prestiti con lus'nghe speciali. Prestiti di cui abbiamo bisogno dobbiamo esigerli sia perché c'è il precedente della Germania che ha ottenuto 800 milioni sia perché facciamo ogni giorno favori specialissimi a questo paese che danno diritto a contro prestazioni. Nella storia delle relazioni dei due Paesi non è mai avvenuto che un Ministro italiano venisse a pregare qualche cosa in Svizzera. Non può essere Governo Fascista a iniziare questa novità. Governo germanico non ha mandato in Svizzera nemmeno il M:nistro Clodius ma soltanto funzionari di nessun conto. Consigliere Federale Stampfli non conta. Precedenti prestiti sempre ottenuti mediante intervento di carattere politico. Decisiva è stata sempre azione del Dipartimento Politico Federale. Dopo averle inflitto smacco col deliberato rifiuto di qualunque partecipazione alle sue feste centenarie (smacco qui molto sentito), a una settimana di distanza vogliamo rendere tanto onore alla Svizzera. Che cosa sospetterà di questo incontro la Germania che tratta la Svizzera nel modo che sapete? Qui è assolutamente impossibile (dico impossibile) mantenere il segreto; stampa libera di pubblicare notizie, numerose agenzie straniere altrettanto libere, paese pieno di spie e piccolissimo dove tutto ciò [che avviene] si sa. Convegno risaputo riceverà subito carattere politico e solleverà sospetti commenti chiacchiere. Personalmente devo respingere ogni responsabilità (1).

474

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8159/27 R. Zagabria, 13 agosto 1941 (per. il 14).

Ho riferito telegraficamente sui motivi che avevano determinato nelle ultime settimane di luglio e nei primi giorni del mese corrente un turbamento dei rapporti itala-croati (2). Tali motivi, che avevano dato l'impressione che

ci si era allontanati dalla linea segnata dai Capi al momento della firma degli Accordi di Roma, possono così riassumersi:

l. -propaganda degli agenti stranieri;

2. --ritorno di tendenze irredentistiche in Dalmazia e conseguente incomprensione da parte elementi responsabili e irresponsabili della politica fra i due Paesi; 3. --vociferazioni circa l'atteggiamento italiano nei riguardi della politica antiserba della Croazia; 4. --incidenti vari tra militari italiani e croati e, soprattutto, ustascia; 5. --errata interpretazione di ordini.

Il messaggio del Duce (l) in risposta al telegramma augurale del Poglavnik ha prodotto una schiarita dell'atmosfera, dando valore ai passi compiuti da questa R. Rappresentanza per smentire le voci e per ricondurre alla serenità e alla fiducia di un tempo i rapporti italo-croati. La stampa, la radio, gli oratori ufficiali croati nei raduni domenicali hanno commentato le parole del messaggio e soprattutto i seguenti passi: «Comprendo le difficoltà da Voi incontrate, ma desidero dirVi che non bisogna sopravalutare gli incidenti~. «I nostri nemici comuni sfruttano ogni occasione per disturbare i nostri rapporti. «Gli inizi di ogni Governo sono sempre difficili, specie oggi~. -«La Rivoluzione Fascista è diventata solamente dopo tre anni dalla Marcia su Roma Stato e Governo». -«Potete sempre contare sulla mia amicizia, Poglavnik, per Voi e per il Vostro Popolo».

Le significative parole del Duce hanno ricondotti i rapporti italo-croati all'atmosfera del maggio scorso, stabilendo la possibilità di una nostra ripresa, sia nel campo politico che in tutti gli altri nei quali può affermarsi la collaborazione dell'Italia con la Croazia. Credo anche di poter aggiungere che potremo avvantaggiarci e riguadagnare terreno nei riguardi del Reich qualora la ripresa verrà assecondata da uno sforzo di tutti i settori interessati a tale collaborazione -Dalmazia italiana anzitutto -, evitando la sopravalutazione degli incidenti, sgombrando il terreno dal pietismo che abbiamo smentito categoricamente e che la realtà della lotta tra Croazia e Serbia porta al primo piano dell'attenzione di questo Governo.

Motivi di dissidio tra i Governanti croati e gli esponenti della politica penetrativa del Reich si avvertono già al centro e alla periferia; il tempo, anziché comporre tali dissidi lavorerà ad acuirli: mi riferisco in primo luogo alla lotta antiserba, che fatalmente porterà le autorità tedesche in Croazia e in Serbia, se non pure quelle centrali a premere sul Governo di Zagabria perché abbiano a cessare la strage e le persecuzioni contro i Serbi. Sintomi di questo si sono già avuti nell'intervento del generale Fortner, comandante delle truppe tedesche in Croazia, che ha avuto sfavorevole accoglienza; e in altri interventi minori da parte di questa Legazione e delle autorità tedesche di Belgrado. Appare quindi a maggior ragione inutile e impolitico da parte italiana qualunque intervento periferico o arbitrario che contrasti con le direttive del Duce.

Così pure ogni manifestazione nostra che possa essere interpretata a Zagabria come antipatia per gli ustascia, quali autori di violenza o quali attori individuali e <<irregolari>> della politica croata, non farà che urtare ed offendere la suscettibilità fanatica di questi governanti. A noi conviene lasciare che responsabili della politica di altri Paesi commettano tale errore.

Altro motivo di dissidio con le autorità del Reich è l'organizzazione delle minoranze tedesche in Croazia. Il potenziamento del gruppo nazionale tedesco, al quale, come è noto, è stato concesso da questo Governo uno statuto speciale, ha già determinato attriti, proprio perché interferisce nella politica interna della quale PAVELIÉ e i suoi seguaci ex-cospiratori sono gelosissimi. Si sta cercando da parte tedesca di accogliere nelle file del gruppo nazionale e del Kulturbund, gente le cui origini razziali germaniche sono più che discutibili, e che costituiscono gli esclusi dalle file ustascia. È naturale che questo urti il Governo rivoluzionario di PAVELIÉ. Domenica scorsa il Ministro Budak, in un pubblico raduno, parlando a migliaia di ascoltatori, tra i quali erano presenti i rappresentanti locali del Kulturbund, non ha esitato a scagliarsi violentemente contro la sentenza di «accogliere la feccia dei croati nella organizzazione delle minoranze tedesche, ridonando una verginità, sotto un aspetto indiscutibilmente razziale, ai rifiuti di altri tempi». Il Budak ha detto inoltre: <<Non credo che la Germania nazionalsocialista forte di 80 milioni di cittadini, abbia bisogno di accogliere tali rifiuti>>.

I rapporti italo-croati, come si può dedurre da quanto ho premesso, si trovano oggi ad una svolta quasi decisiva per cui non esito ad affermare che ogni errore di tattica, ogni nostro intempestivo allarmismo provocato da incidenti o anche da informazioni affrettate e non controllate, può diventare nocivo e annullare l'effetto salutare prodotto dalle parole del messaggio del Duce che sono una direttiva per chiunque è responsabile della politica italiana nei riguardi della Croazia.

Mi permetto perciò pregare l'E. V., qualora concordi nel mio avviso, di voler dare notizia del messaggio del Duce, che non mi risulta essere stato riportato dalla stampa italiana, alle autorità militari che stazionano sul territorio croato e alle nostre autorità della Dalmazia.

(l) -Per la risposta di Anfuso vedi D. 477. (2) -Vedi DD. 378, 424 e 443.

(l) Vedi D. 438.

475

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8322/091 R. Istambul, 13 agosto 1941 (per. il 20).

Miei telegrammi nn. 483 e 484 (1).

Gailani mi ha fatto sapere che il Governo turco non gli concede tuttavia il permesso di allontanarsi dalla Turchia. Von Papen ha fatto un nuovo passo presso Saracoglu senza successo. Io stesso ne ho parlato a Saracoglu stamane chiedendogli per quale ragione si proibisse all'ex-capo di un Governo riconosciuto a suo tempo anche dalla Turchia di uscire dal territorio turco.

Saracoglu mi ha detto che a lui risultava che il Governo iraniano voleva espellere Gailani; non certo per amore verso gli arabi ma per considerazioni umanitarie (dato che il Gailani aveva già la sua famiglia ad Istambul) egli contrariamente all'opinione espressa da altri suoi colleghi ha permesso al Gailani di rifug:arsi in Turchia; tale permesso egli ha subordinato alle due condizioni che il Gailani si astenesse dallo svolgere qualsiasi attività politica in Turchia e dal servirsi della Turch'a come tramite per recarsi a svolgere tale attività altrove; il Gailani ha sottoscritto questi impegni che adesso non riconosce più validi; egli, Saracogl u, non è ora né in condizioni né nelle disposizioni di prosciogliere il Gailani dalla parola data, forse lo sarà fra qualche tempo, intanto se il Gailani vuole può fuggire dalla Turchia ove peraltro non metterà più piede. Al Mufti invece è stato e sarà rifiutato il visto così di transito come di ingresso.

Mi riservo di comunicare quanto precede in forma opportuna al Gailani.

(l) Vedi D. 455.

476

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA (1). Torino, 13 agosto 1941.

Alla fine del convegno di Monaco, riflettendo su quanto vi era stato detto e deciso e discutendone coi miei più vicini collaboratori, sono venuto se non nella convinzione assoluta (per la quale, come accennavo nella conclusione del mio foglio 21095 (2), sarà opportuno attendere che gli eventi in corso giungano a maturazione, il che, forse, non è però lontano) almeno in un fortissimo dubbio che la Germania sia in errore allorché, essendosi dapprima avviata decisamente verso la via della collaborazione colla Francia, vuole ora arrestarsi a metà strada, con una di quelle soluzioni medie che non accontentano nessuno e nulla risolvono.

Se la Francia ci è -come viene affermato -indispensabile per condurre a termine vittoriosamente la lotta contro gli anglo-sassoni; se i suoi porti tunisini ci occorrono -come è vero -per poter stroncare l'urto inglese in Cirenaica e costituiscono condizione sine qua non per una eventuale offens~va verso Suez; se -come è altrettanto vero -il liberarci da ogni preoccupazione verso la Francia e, specialmente, verso l'Africa del Nord migliora enormemente la nostra situazione strategica e le disponibilità delle nostre forze; se perciò dobbiamo sostenere il Governo di Vichy sino a procurare -come il Gen. Vogi mi ha più volte ripetuto a Monaco -di tutelarne, anzi di accrescerne il prestigio, cosicché esso sia in grado di convincere e dominare l'opinione pubblica fracese, ora nella maggioranza favorevole al degaullismo, è ovvio come appaia logica la richiesta di Vichy di uscire dall'attuale assurda situazione politica e militare, per cui la Francia è, in pari tempo, ufficialmente nostra nemica e gra

vata da un rigoroso e pesante regime d'armistizio, ma anche ci è quasi alleata, tanto da combattere lo stesso nostro avversario -sia pure in speciali teatri operativi e per limitati per:odi di tempo --da cedere porti e basi indocinesi al nostro alleato Giappone, da entrare in discussione per la cessione all'Asse di porti e basi della Tunisia. Né bisogna dimenticare che una più aperta collaborazione della Franc:a coll'Asse, provocherebbe alla Francia, inevitabiimente, gravissimi danni, sia per dirette azioni militari inglesi, sia ed ancor più per la chiusura dello stretto di Gibilterra (pel che si renderebbe sempre più necessaria ed urgente un'azione diretta contro Gibiliterra attraverso la Spagna) e per l'intercettazione della sua navigazione attraverso il Mediterraneo Occidentale.

A mio parere la realtà di tale situazione Lnirà per imporre all'Asse quel riesame della situazione generale politica che ora la Francia chiede inutilmente, ma logicamente.

Che tale sia la logica realtà appare anche dall'esame del regime armistiziale ora in atto. La verità è infatti che la Convenzione, conclusa nel giugno 1940, non regge ormai più.

Due principali ragioni ne sono la causa:

l) Studiata e concretata per vivere qualche settimana e perciò come regime momentaneo le cui manchevolezze avrebbero trovato rimedio nella sua stessa breve durata, la Convenzione di Armistiz·o è invece ormai in vita da più di un anno e nessuno può dire quanto altro tempo potrà durare.

Si è perciò stati costretti -e lo si è ogni giorno di più -a modificarla; a rinunciare all'appl:cazione di talune prescrizioni (per es.: quella che vietava alla flotta mercantile francese di navigare, talché ormai la Francia sarebbe morta di fame e noi stessi ne avremmo risentito dannosissime conseguenze: pei fosfati, per non dire altro); a cercare, in altri casi, d: estendere nel tempo prescrizioni che nell'armistizio avevano invece carattere di imposizione momentanea (per es., noi vorremmo, sulla base dell'articolo che esigeva di mettere in libertà, all'atto dell'armistizio, gli italiani imprigionati per motivi politici, impedire oggi alla Francia di arrestare nostri concittadini per simili motivi: lo scopo che ci proponiamo è ragionevole, ma non risponde certo né alla lettera né allo spirito della Convenzione).

Ben di rado i francesi si piegano alle nostre richieste: ne nascono perciò interminabili, penose discussioni che non sono certamente propizie a stabilire quella cordialità di rapporti che la Germania desidera.

2) L'attuale situazione generale politico-militare, assolutamente imprevedibile nel giugno 1940, ci ha obbligato a consent:re alla Francia di armarsi in terra, in aria e in mare ---dapprimJ in Siria, poi nell'Africa Occidentale, oggi nell'Africa Settentrionale, domani probabilmente in Corsica e in Provenza -perchè possa opporsi ad azioni aeree e navali dell'Inghilterra. Con ciò veniamo a distruggere con le stesse nostre mani la parte essenziale dell'armistizio, che tendeva, invece, a rendere la Francia militarmente impotente e le sue forze militari adatte soltanto a mantenere l'ordine pubblico.

Da questo stato di fatto è nata una situazione assurda e oltremodo pericolosa: l'armistizio è ormai vuoto di senso; alla Francia noi stessi forniamo i mezzi, che ieri le abbiamo tolti e che le consentirebbero di ritorcerli a nostro danno il giorno in cui, per l'una o per l'altra ragione (forse per colpa dell'Asse stesso), il Governo di Vichy dovesse far voltafaccia, ovvero cadere, lasciando il posto ad un Governo apertamente anglofilo e degaullista.

Se, ripeto, la Francia ci è indispensabile, bisogna allora decidersi a farla uscire dal regime d'armistizio, liberarla dai mHle v:ncoli che ne ostacolano la normale esistenza e ne riducono la capacità militare, darle qualche solida garanzia per il suo avvenire. Soltanto così potremo essere sicuri di lei e potremo, senza angoscia, permettere che essa si riarmi, anzi aiutarla a farlo.

Inoltre non bisogna dimenticare che un accordo leale colla Francia renderà subito libere, come massa di manovra, le forze che oggi teniamo pronte per operare sulle Alpi ed in Corsica (un totale, credo, di 10-12 divisioni) e ci consentirà perciò di non aumentare troppo fortemente gli organici dell'esercito nostro, aumento difficile per scarsità di quadri, per deficenza di mezzi e per insufficiente attrezzatura industriale, economica e finanziaria del Paese.

Evidentemente questa logica ma totalitaria conclusione presenta per noi gravi inconvenienti, poiché mette in pericolo le nostre giuste rivendicazioni nazionali. Non è escluso anzi che possa mettere a repentaglio anche talune rivendicazioni tedesche, se è vero che la Germania non aspira soltanto ad incorporare l'Alsazia e la Lorena, ma ha mire anche su provincie francesi fronteggianti il passo di Calais; e sul Marocco.

Quale sarebbe la via da seguire per accontentare la Francia, sostenere il prestigio del maresciallo Pétain e del suo Governo, pur mantenendo immutate le nostre rivendicazioni?

Il mezzo più netto potrebbe essere questo: fare la pace, assicurando alla Francia, fin d'ora, larga parte del bottino coloniale inglese, talché essa vi trovi compenso alle concessioni territoriali fatte all'Italia: cessioni cui potrebbe aderire tanto più facilmente se si trovasse modo -con agevolazioni economiche od anche con adattamenti politici (per es. ricostituzione del territorio di Nizza in Contea e sua unione personale a Casa Savoia) --di indorare la pillola all'opinione pubblica francese. Vero è che si potrà dire che vendiamo la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, ma non si è fatto lo stesso le mille volte, in mille altre occasioni antiche e recenti (Patti di Londra e di S. Giovanni di Moriana?).

Riconosco però io stesso, come ho già detto, che l'avviarsi verso questa soluzione radicale potrebbe essere oltremodo pericoloso: qualora la Francia rifiutasse di accettare le rivendicazioni nostre e quelle tedesche, la nostra stessa offerta di collaborazione, a simili patti, potrebbe bastare a decidere il Governo di Vichy a schierarsi addirittura contro di noi, abbandonando la Francia metropolitana e rifugiandosi nelle braccia di Weygand e di Nogués oltre Mediterraneo.

Occorre dunque vedere se non vi sia qualche soluzione meno rischiosa.

Radicale soluzione potrebbe naturalmente essere quella di completare senz'altro l'annientamento militare della Francia. Ma poiché non ne abbiamo la possibilità (non per quanto riguarda la metropoli, ma per quanto riguarda l'Africa Settentrionale ed Occidentale) la situazione consiglia -a mio pa

rere -di giungere tra Asse e Francia ad un compromesso, sia pure di carattere temporaneo e meno radicale di quello dianzi accennato. A mio avviso si potrebbe cioè trattare apertamente e risolutamente colla Francia sulle seguenti basi:

l) Consentirle di uscire dall'attuale penoso regime armistiziale, pur senza permetterle di sboccare addirittura, come essa probabilmente vorrebbe, nella pace definitiva. Ciò potrebbe attenersi sostituendo all'attuale Convenzione di Armistizio altra speciale Convenzione più larga e generosa e meglio adatta rulle crescenti circostanze, ma sopratutto creando una situazione completamente nuova che, per l'appunto, non sia né armistizio né pace. La guerra attuale ha già visto affermarsi la «non belligeranza» come sottospecie della neutralità: si potrebbe ora trovare il termine (ma più del termine è importante trovare la sostanza) adatto ad uno stato di fatto che, ripeto, non sia più armistizio e tanto meno guerra, ma non sia neppure la pace, pur avendo della pace tutti i caratteri e consentendo alla Francia persino atti di vera e propria collaborazione militare con l'Asse (1).

2) Garantire alla Francia, pur senza specificare -per ora -i suoi sacrifici, compensi coloniali adeguati alle sue rinunzie territoriali (perché, per es., non prometterle, se il Giappone non vi si opponesse, il protettorato -o un mandato ad uso VersagHa -dell'India?).

3) Ridare intanto subito alla Francia tutta la sua libertà, restituirLe i suoi prigionieri, sopprimere le spese di occupazione, ecc.

4) Stabilire con lei una piena e leale collaborazione militare, che dia all'Asse la possibilità di utilizzare le sue forze armate, le sue basi, i suoi territori, i suoi porti, ed assicuri alla Francia la difesa dei suoi attuali possedimenti. Ritengo che entro tale collaborazione potrebbe -e dovrebbe -entrare l'occupazione militare tedesca delle coste atlantiche francesi, occupazione cui l'Asse non può evidentemente in alcun modo rinunciare.

Concludendo, io penso che, salva la eventualità di un ulteriore favorevole sviluppo degli avvenimenti (per es.: un insuccesso completo della offensiva inglese in Cirenaica; entrata della Turchia in guerra a fianco dell'Asse, od altro) che apra nuovi orizzonti alla politica e che offre nuove possibilità militari, ci convenga preparare! ad affrontare il problema dell'abrogazione dell'attuale regime armistiziale e della sua sostituzione con un nuovo regime più generoso e sincero.

Le traccie per accordi colla Francia nel senso ora detto -accordi da sancire con apposita speciale Convenzione -potrebbero all'incirca essere queste:

l) Cessa lo stato di guerra colla Francia ed il regime d'armistizio e perciò: a) -è restituita alla Francia la sua piena sovranità in ogni campo; b) -sono al più presto ripristinate le rappresentanze diplomatiche e con

solari;

34 ~ Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

c) -speciali accordi verranno al più presto conclusi tra Francia ed Italia per la parte economica, finanziaria, commerciale, pel trattamento degli italiani nel territorio metropolitano e coloniale, ecc.;

d) -fino alla conclusione di tali accordi ed al ristabilimento delle rappresentanze diplomatiche continueranno a funzionare gli attuali organi armistiziali.

2) Ogni definitiva regolarizzazione di carattere territoriale e finanziario (indennità di guerra ecc.) è rinviata al momento in cui sarà fissata, con congresso internazionale o per accordi internazionali, la defin.tiva sistemazione del continente europeo.

3) Nel frattempo, e finché durino le ostilità delle Potenze dell'Asse contro l'Inghilterra ed i suoi alleati, le truppe, le navi da guerra e i mezzi aeronautici italiani e tedeschi hanno piena libertà di sosta e di movimento in tutti i territori francesi metropolitani e coloniali ove la loro presenza sia richiesta dallo sviluppo delle operazioni, venendovi a tutti gli effetti considerati come truppe alleate ed amiche.

Osservo, infine, che un nostro avvicinamento alla Francia potrebbe esserci anche molto utile in futuro e nelle stesse trattative di pace, come vantaggioso contrappeso alla formidabile potenza militare e politica del Reich.

Ed in tal senso io penso che se, fino ad oggi, abbiamo rappresentato il freno nella politica di collaborazione tra Asse e Francia, ci convenga invece ora -se per tale politica ci decidiamo -por mano invece all'acceleratore, sorpassando nelle buone disposizioni la stessa Germania.

Né, a tal riguardo, si deve dimenticare che, a guerra finita, l'Asse sarà così forte da imporre alla Francia qualsiasi condizione. Essenziale sarà essere in proposito perfettamente d'accordo colla Germania, vincolando questa -se già non si è fatto -con precisa convenzione segreta.

(l) -Il testo di questo promemoria, presentato personalmente da Vacca Maggiollni a Mussollni Il 15 agosto (vedi D. 494), fu trasmesso al Ministro degli Affari Esteri con R. 14513/ AG. del 13 agosto 1941. (2) -Vedi D. 460, allegato.

(l) Nota dei documento: «Preliminari di pace è termine di situazione ammesso dal diritto Internazionale ma che non risponde al nostro caso, data la possibilità di addivenire addirittura ad una collaborazione militare Asse-Francia ».

477

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A BERNA, TAMARO

T. S. N. D. 31980/301 P. R. Roma, 14 agosto 1941, ore 15,15.

Decifrate voi stesso.

Comunico testo telegramma dell'Eccellenza Riccardi per comm. Masi con preghiera di darne subito conoscenza al destinatario:

«Date conoscenza testo questo telegramma Ministro Tamaro. Cortese tramite Camerata Anfuso preso visione telegramma Tamaro. Non condivido pensiero nostro Ministro tuttavia disposto rimandare mio viaggio ed addirittura eliminarlo sempreché mi venga data immed.ata assicurazione che con intervento politico nostro Ministro Berna assistito tecnicamente da Masi Governo svizzero impegnasi concedere seguenti ulteriori crediti. Centoventic:nquemilioni franchi svizzeri in contanti con garanzia che Masi proporrà secondo mie precedenti istruzioni e trecentomilioni franchi svizzeri conto speciale due.

Faccio telegrafare immediatamente mia impossibilità recarmi convegno già fissato Zurigo ore dieci antimeridiane del diciannove corrente presenti Presidente Consiglio Ministri e Ministro Finanze oltre Ministro Economia e Dottor Hotz Direttore Generale del Comme·rcio. Naturalmente non assumo alcuna responsabilità sulle conseguenze del mancato incontro mentre sarò veramente lieto se evitandomi un viaggio si potranno ottenere medesimi risultati. Mi occorre una risposta ufficiale nel giro di pochi giorni. Ministro Riccardi ~ (1).

478

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8177/501 R. Istambul, 14 agosto 1941, ore 16,20 (per. ore 22,15).

Ieri mattina trovandomi ad Angora appresi da fonte fiduciaria che il 16 corr. gli Ambasciatori di Inghi'lterra e dell'U.R.S.S. avevano rimesso a Saracoglu due note identiche contenenti una garanzia di rispetto della convenzione di Montreux, una dichiarazione di disinteresse territoriale sugli Stretti, una promessa di assistenza militare in caso di aggressione da parte di terze potenze. In mattinata vidi Saracoglu e dopo altri argomenti gli chiesi se la notizia fosse esatta. Saracoglu la confermò aggiungendo che pochi minuti prima aveva dato all'ufficiosa Agenzia di Anatolia un comunicato al riguardo che sarebbe apparso in serata (ne invio il testo per corriere) (2). Aggiunse che le note in questione erano unilateriali, non richiedevano risposta da parte del Governo turco e che egli tornando riceverli aveva ringraziato i due Ambasciatori per il gesto suaccennato.

Feci osservare a Saracoglu che la promessa di assistenza prestata in caso di aggressione si fondava su due false promesse:

l) che una terza potenza al di fuori dell'U.R.S.S. e dell'Inghilterra avesse l'intenzione di aggredire la Turchia;

2) che in tal caso Inghilterra e U.R.S.S. fossero in grado assistere militarmente la Turchia, aggiunsi che, soprattutto per quanto riguarda l'U.R.S.S., la promessa di assistenza militare mi sembra una ironia. Saracoglu mostrò ridendo di condividere le mie osservazioni e per provarmi fino a qual punto fosse incredulo circa la reale consistenza della garanzia sovietica mi indicò su una carta geografica col più vivo compiacimento, l'estensione che va prendendo la disfatta rossa specialmente in Ucraina e verso il Mar Nero.

Nella serata di ieri ebbi occasione di parlare col Vice Segreta·rio Generale Aggiunto al Ministero degli Affari Esteri che tenne a dirmi che le note presentate dai due Ambasciatori erano un gesto spontaneo e non per nulla con

cordato o sollecitato. Con tale gesto l'U.R.S.S. ha voluto cercare di tranquil

lizzare la Turchia dopo l'ultima pubblicazione di documenti ed articoli di stam

pa, ma la Turchia sa quale conto fare sia de~le intenzioni russe sia delle ga

ranzie offerte dall'Intesa.

La stampa odierna pubblica una terza nota rimessa anche il 10 agosto dall'Ambasciatore d'Inghilterra specificante che la precedente nota non allarga né restringe gli impegni sanciti dal Trattato di Alleanza turco-inglese del 10 ottobre 1939 (1). Questa precisazione inglese ha tutta l'aria di essere stata desiderata dai turchi per evitare di essere compromessi di fronte all'Asse; comunque è interessante notare che tutta la stampa ribadisce l'affermazione che le note in questione non state... (2).

(l) -Per la risposta di Tamaro vedi D. 481. (2) -Non pubblicato.
479

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. S. N. D. 31971/366 P. R. Roma, 14 agosto 1941, ore 17.

Dalle intercorse comunicazioni è evidente la necessità, per elementari misure di sicurezza, di organizzare saldamente a difesa la fascia costiera tra Fiume ed il Montenegro in modo da escludere, nella maniera più assoluta, la possibilità di infiltrazioni in ta;le fascia da parte dei ribelli nonché di colpi di sorpresa dal mare. È noto che le fila del movimento ribelle fanno capo al passato Governo jugoslavo ed a Londra. S'impone perciò la necessità di fronteggiare adeguatamente la situazione e prevenire ogni sorpresa: ciò risponde all'interesse stesso della Croazia ma soprattutto all'interesse della condotta della guerra.

Nella zona predetta si trovano già le nostre truppe di presidio. Noi ci proponiamo di rafforzarle nella misura che il nostro Comando Supremo riterrà necessaria. Vogliate informarne codesto Governo dal quale ci attendiamo la piena comprensione delle necessità dell'attuale momento in corrispondenza ai suoi obblighi di alleato.

È evidente che le nostre autorità militari, nella organizzazione della difesa, debbono procedere con la libertà necessaria e che perciò si ritiene che le autorità civili croate lascino ai nostri Comandi piena responsabilità di azione e di poteri.

Si richiede inoltre, e su questo richiamo in modo del tutto particolare la Vostra attenzione con la precisa istruzione di insistervi nel modo più fermo, che, come già abbiamo domandato, la gestione della ferrovia Fiume-OgulinPerkovié-Spalato sia affidata al nostro personale militare.

Fate presente che non insisteremmo in tale richiesta se essa non fosse assolutamente imposta dalla situazione. È necessario mettere termine una volta per sempre allo stato di insicurezza che regna nella zona costiera e che perciò si presta a tutte le sorprse.

Vogliate far presente che provvedimenti tempestivi come quelli da noi chiesti allontanano qualunque minaccia. Ogni incertezza, ogni tergiversazione ed ogni mezza misura non farebbero invece che aggravare la situazione, mettendoci poi in condizioni sempre più difficili per adeguatamente fronteggiarla.

Nel lumeggiare così quanto Vi ho esposto dovete mettere in rilievo da una

parte le necessità della guerra e dall'altra che non si tratta che di meglio coor

dinare e rafforzare le provvidenze già in atto.

Precisioni al riguardo saranno fornite pel tramite dei nostri rappresentanti

militari costì (1).

(l) -Vedi serie IX, vol. I, D. 823. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Quattro gruppi indecifrabili».
480

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 8233/080 R. Atene, 14 agosto 1941 (per. il 17).

Nell'ordine di idee di cui al mio telegramma per corriere n. 072 del 30 luglio u. s. (2), ho potuto notare che pervengono al Governo ellenico da parte di questi ambienti tedeschi, taluni incoraggiamenti e suggerimenti circa iniziative che, se indubbiamente si inquadrano nell'orbita generale ideologica dell'Asse, corrispondono invece assai meno ai nostri specifici interessi in questo Paese ed alla reale situazione della Grecia e del suo Governo.

Fra queste iniziative vanno ad esempio ricordate quella relativa all'invio di una legione greca a combattere contro l'U.R.S.S. (miei telegrammi n. 527 e n. 559) (3); ed un'altra, circa la quale ho riferito con telespresso a parte

n. 1906/417 dell'8 corrente (4) relativa alla richiesta di istituire in Grecia un «Servizio del lavoro».

Non manco per parte mia di adoperarmi, ogni qualvolta ne abbia le possibilità, per contenere l'attività del Governo greco, nelle sue naturali funzioni di semplice organo di amministrazione, secondo direttive più consone alla realizzazione dei nostri interessi attuali e futuri.

481

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

T. S. N. D. 29004/555 P. R. Berna, 15 agosto 1941, ore 20,28 (per. ore 0,30 del 16).

In risposta telegramma n. 301 consegnato a Masi (5). È completamente assurdo chiedere da me una immediata assicurazione che Governo svizzero concederà senz'altro 425 milioni alla nostra prima richiesta. Perciò ho detto a Masi

di prendere accordi per conferenza con Presidente della Confederazione e con Capo del Dipartimento Economia già preparata per il 19 corrente la quale dunque avrà luogo alla data che sarà oggi concordata da Masi col Consigliere Federale Stampfli. Assicuro formalmente il Ministero degli Affari Esteri, perché conosco questi signori del Governo, che con l'intervento del Ministro Scambival non si potrà ottenere nulla di più di quanto per le vie ordinarie e di quanto qui sanno già di dover dare. Per il resto riconfermo tutto quanto ho detto circa carattere politico di questa conferenza e declino fermamente ogni responsabilità lietissimo se l'Eccellenza il Ministro per gli Scambi e Valute Riccardi potrà ottenere un immediato successo. Circa la desiderata segretezza informa essere stato constatato che ambienti finanziari Zurigo e Basilea sono già informati della prevista Conferenza e che noto Bianchi di Zurigo ha già preparato un banchetto e ad alcuni invitati ha detto già che è per l'Eccellenza attesa da Roma.

(l) -Per la risposta di Casertano vedi D. 486. (2) -Vedi D. 437. (3) -Non pubblicati. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi .D. 477.
482

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8217/1205-1206 R. Washington, 15 agosto 1941, ore 21,13 (per. ore 13,15 del 16).

(1205) Miei telegrammi nn. 1159 (l) e 1195 (2).

Congiunta dichiarazione di Roosevelt e di Churchill emessa ieri a conclusione dell'incontro Atlantico appare essere della più tipica marca rooseveltiana. Negli « otto punti » della dichiarazione, tutta pervasa di spirito wilsoniano, sono comprese due delle «quattro libertà» del Presidente bandite nel suo messaggio al Congresso del 6 gennaio (mio telegramma n. 19) (3) e cioè «libertà dal bisogno» (indipendenza economica) e «libertà dalla paura» (sicurezza nazionale).

Le altre due delle quattro libertà da lui bandite (libertà di parola e libertà di coscienza) sono rimaste escluse dalla dichiarazione di ieri evidentemente per un delicato riguardo per U.R.S.S., a cui sembra soprattutto dedicato il punto terzo (rispetto del diritto di tutti i popoli di scegliersi forma di Governo) anche se tale rispetto non si concili con auspicata «finale distruzione della tirannia nazista » di cui al punto sesto.

Mentre la «libertà del bisogno» dovrebbe realizzarsi attraverso la collaborazione economica di tutti ed il libero accesso per tutti alle materie prime e

ai commerci, la «libertà dalla paura» dovrebbe essere raggiunta attraverso un disarmo non generale ma solo di quelle nazioni che minacciano o possono minacciare altre cosicché dichiarazione viene a confermare senza ritegno come tale cosiddetta libertà dovrebbe servire solo a perpetuare egemonia economica e militare imperialismo anglo-sassone, ovvero in particolare S.U.A. Tale dichiarazione ha poi evidentemente il valore di presa di posizione nei confronti della Gran Bretagna con cui Washington ha inteso autoconferirsi, nella eventualità di una vittoria della coalizione anglo-americana, il diritto di imporre l'assetto mondiale post-bellico.

In linea generale essa si ripromette uno scopo propagandistico, ad uso esterno, per l'effetto che si spera essa possa avere fra le popolazioni dei Paesi occupati compenetrando lo stesso Asse, ed ad uso interno per coprire con il manto della sua retorica la realtà di un convegno che per le sue caratteristiche di quella qui tanto deprecata «diplomazia segreta» è tale da suscitare la diffidenza delle masse e soprattutto del Congresso.

(1206) Infatti se dal:la dichiarazione appare che nuovi impegni sono stati senza dubbio assunti dagli S.U.A. per potenziare legge affitti e prestiti (mediante massima intensificazione della produzione bellica americana e della sua coordinazione con quella britannica) e che fra argomenti discussi è stato quello delle condizioni e dei limiti dell'aiuto da estendere dai due Paesi aH'U.R.S.S., è evidente che altri argomenti, anche se non se ne sia fatto cenno nella dichiarazione, sono stati esaminati nel convegno.

Cosidetto « parallelismo » della politica di Londra e di Washington non solo in Pacifico ma anche in [Atlantico], specialmente in previsione di un annientamento della potenza militare sovietica, non può essere stato estraneo all'incontro.

Benché in ambienti parlamentari all'opposiz:one affermasi che Presidente abbia addirittura preso nel suo convegno con Churchill precisi impegni di prestare a Londra non solo maggiore assistenza non solo sul campo forniture belliche e guerra economica e diplomatica contro Asse ma anche in quello militare, con diretto intervento armato non appena determinate circostanze si verificassero, attuale rispettiva situazione politica militare dei due gruppi belligeranti nonché opposizione nel [governo] e nel paese ad una entrata in guerra degli S.U.A. sono tali che è fortemente da dubitare che risultato convegno possa essere stato in tale campo conclusivo anche se nuovi passi siano stati certamente segnati nella collaborazione anglo-americana.

Nonostante esaltazione da parte stampa e radio della « storicità » del convegno dell'Atlantico e della congiunta dichiarazione anglo-americana può dirsi che gli otto punti rooseveltiani abbiano incontrato generale indifferenza e diffuso scetticismo.

Borsa New York (quotazioni registrano ormai abitualmente con balzi in avanti ogni rialzo temperatura bellicista) che attendeva ieri con ansia preannunziate dichiarazioni anglo-americane è rimasta delusa e quotazioni sono rimaste statiche.

(l) -Vedi D. 462. (2) -T. 8157/1195 R. del 13 agosto, non pubbllcato; riferiva circa 11 probabile incontro Churchill in Atlantico. (3) -Vedi serie IX, vol. VI, D. 418.
483

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

APPUNTO S. N. (1). [Roma, 15 agosto 1941] (2).

Studio sulla Vallonia nei suoi elementi etnici fondamentali. Breve cenno sui separatismi della regione. Possibilità di aggregare gli elementi etnici di lingua francese alla nazione belga che verrebbe a far parte della Francia mentre gli elementi fiamminghi passerebbero a far parte di una Olanda retta amministrativamente dalla Germania. Eventuali frontiere.

Intenzione del Duce di proporre al Ftihrer un incontro con Darian che dovrebbe servire di base alla creazione di uno statuto metropolitano della Francia (eventualmente cessione del Nizzardo e della Corsica all'Italia). La discussione dei problemi coloniali verrebbe rinviata alla fine totale della guerra.

Proclamazione dei principi sociali ed economici dell'Asse in antitesi con le formulazioni anglo-sassoni.

484

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. PER CORRIERE 8311/0459 R. Sofia, 15 agosto 1941 (per. il 20).

Questo Presidente del Consiglio, Filoff, nel farmi conoscere che fino ad oggi non è giunta ancora da Ankara alcuna precisazione di dettaglio circa il progettato ritiro contemporaneo delle truppe bulgare e turche dalla zona di frontiera, mi ha detto che in realtà si è già avuto in quella zona un qualche alleggerimento nei dispositivi militari delle due parti. I turchi mantengono tuttora un Corpo d'Armata alla foce della Maritza ed alcune Divisioni in quella di Adrianopoli verso la frontiera bulgara, ma il grosso del concentramento turco appare già arretrato.

Naturalmente anche il Presidente Filoff si domanda cosa avverrà nelle prossime settimane. E la sua attenzione appare soprattutto attirata dai due elementi che possono costituire il «fatto nuovo~. in tema di atteggiamento di Ankara e cioè:

l) La sorte della importante e forte flotta sovietica de'l Mar Nero la quale, qualora minacciata nella sua base principale di Sebastopoli, dovrà decidersi o a farsi affondare o ad arrendersi o a farsi internare in un porto turco, o a chiedere ed ottenere il passaggio degli Stretti per raggiungere, con l'aiuto delle

forze navali britanniche, le basi del Mediterraneo. In quest'ultimo caso non è certamente esclusa una decisiva pressione di Londra su Ankara, dato che, quando si tratta di forze navali che possono cadere nelle mani dell'avversario, gli inglesi sono capaci; come ha dimostrato il famoso episodio di Crano del lÙglio del 1940, di giungere alle estreme conseguenze.

2) La sorte dell'Iran, intimamente legata a quella del Caucaso. Anche io questo caso l'atteggiamento di Ankara ritornerà alla ribalta con conseguente eventuale reazione germanica.

La Bulgaria quindi, in queste condizioni, deve rimanere attenta e vigile con le armi al piede pur concorrendo a favorire, come nell'attuale proposta per il ritiro delle truppe bulgare e turche dalla linea di frontiera, qualsiasi forma di distensione.

(l) -Questo apputo, intitolato nel registro dell'Archivio segreto dell'Ufficio di Coordinamento del Gabinetto «Direttiva del Duce per le conversazioni con n Fuehrer », è stato dettato, da Mussolini ad Anfuso che ha poi provveduto a farlo datt1loscrivere. (2) -Per la datazione di questo appunto ci si è riferiti a quanto risulta da CAVALLERO Comando Supremo: Diario 1940 -1943 del Capo di S.N.G, Bologna, Cappelli, 1948.
485

L'INCARlCATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. Berlino, 15 agosto 1941.

In assenza dell'Ambasciatore mi riferisco alla tua lettera diretta a S. E. del 6 agosto u. s. n. 221782/695 (1). Mi riferisco anche alla conversazione telefonica avuta con Alessandrini alcuni giorni addietro.

Sono tornato ripetutamente sull'argomento con questo Ministero degli Affari Esteri e, in sostanza, richiamandomi anche alla conversazione avvenuta tra l'Ambasciatore Alfieri ed il Ministro Ribbentrop. Vi sono due punti ai quali i tedeschi tengono particolarmente e precisamente che vi sia una contemporaneità di accreditamento di Ambasciatori tedesco e italiano presso il Governo di Nanchino, come che vi sia contemporaneità di accreditamento tra i nostri Ambasciatori e quelli di Nanchino presso di noi.

Precedentemente era stato fatto anche valere un argomento e precisamente che non era stato ancora fissato se la Rappresentanza a Nanchino sarebbe stata un'Ambasciata o una Legazione. In questi ultimi giorni però mi è stato ufficiosamente fatto intendere che in sostanza deve considerarsi come acquisito l'invio di un Ambasciatore: tale comunicazione ha però in un certo senso carattere privato.

Detto quanto precede la soluzione che qui viene ritenuta come possibile per risolvere la situazione della nostra Rappresentanza a Nanchino è la seguente: inviare Straneo o altri con un accreditamento anche telegrafico come Incaricato d'Affari. Qui si è proceduto cosi, nel telegramma di riconoscimento al Governo di Nanchino è stato menzionato l'invio del Signor Fischer come Incaricato d'Affari. Il Signor Fischer si è presentato con una copia di tale comu

nicazione ed ora è stata preparata una lettera di accreditamento ufficiale vero e proprio del Fischer come Incaricato d'Affari che reggerà la Rappresentanza diplomatica istituita a Nanchino e poiché questa lettera a firma del Ministro degli Esteri non potrà giungere a Nanchino che con grande difficoltà ed in epoca imprecisata se ne darà comunicazione telegrafica. Ad ogni modo si tratta di questioni di pura forma e credo che troverete il modo di realizzare la cosa fermo restando che non vada a Nanchino un Ambasciatore ita;liano prima del germanico e prima che un Ambasciatore di Nanchino giunga a Roma e a Berlino.

(l) Vedi D. 463.

486

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 8229/428 R. Zagabria, 16 agosto 1941, ore 23 (per. ore 6,50 del 17).

Telegramma del Duce n. 366 (1).

Ho informato questo Ministro Affari Esteri e Poglavnik nella stessa mattinata. Comunicazione ha destato vivissima preoccupazione. La richiesta italiana sembra al Poglavnik grave soprattutto:

l) -per allontanamento truppe croate dalla zona demilitarizzazione;

2) -per cessione poteri civili, anche se parziale, alle autorità militari italiane;

3) -per ripercussioni opinione pubblica sia nei riguardi Italia, sia nei riguardi regime ustascia che della sua posizione verso il Paese;

4) -per riflessi interni, e cioè per inasprimento resistenza ribelli, cui aspirazioni manifeste ormai è di vedere allontanati ustascia e croati da campo della lotta e sostituiti da truppe italiane e tedesche;

5) -per analoga probabile richiesta tedesca a proposito della Bosnia che ne potrebbe derivare.

Pertanto Poglavnik, prevedendo forti reazioni ambienti militari e ustascia, fa presente sua delicata posizione e prega Duce evitare allontanamento totale truppe e cessione poteri civili. Mi è parso trovarsi in minore imbarazzo per far accettare dagli stessi ambienti assunzione gestione ferrovia Fiume-Spalato da parte nostra autorità militari.

Poglavnik ha convocato per questo pomeriggio Consiglio dei Ministri, perché-mi ha detto-tutta la questione comporta eccessiva responsabilità morale. Mi tengo a contatto col Comando della seconda Armata.

(l) Vedi D. 479.

487

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 8280/431 R. Zagabria, 18 agosto 1941, ore 20,45 (per. ore 24).

Ho potuto persuadere questo Ministro degli Affari Esteri delle inopportu

nità invio nota di cui al mio telegramma n. 429 (1).

Ho fatto presente Poglavnik che nell'interesse della condotta della guerra

e nell'interesse comune dei due paesi è necessario che Governo croato mostri

comprensione e aderisca al più presto alle richieste contenute nel telegramma

del Duce (2).

Ieri sera avuto luogo altra riunione Consiglio dei Ministri che ha deciso

non più indirizzare nota a questa Legazione, riservandosi farlo per proporre

formula collaborazione nella zona ·delimitarizzata.

Rivedrò quest'oggi Poglavnik (3).

488

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. s. N. D. 8283/433-434 R. Zagabria, 19 agosto 1941, ore 3,30 (per. ore 9,40).

Formula collaborazione approvata da Consiglio dei Ministri dopo lunga discussione, nella quale sono state esaminate ripercussioni ordine pubblico e economico, è stata concretata dal Poglavnik nel seguente telegramma diretto al Duce:

«DUCE, il Ministro d'Italia mi ha dato comunicazione della necessità da parte dell'Italia di adottare urgentemente provvedimenti militari nella zona litoranea, organizzando a difesa la fascia costiera da Fiume al Montenegro.

Mi rendo conto pienamente e il mio governo se ne rende ugualmente del dovere di alleato che deriva allo Stato indipendente croato di adoperarsi con tutti i suoi mezzi a coadiuvare l'Italia a fronteggiare ogni colpo di sorpresa che possa venire dal mare e ogni minaccia di ribellione.

Consapevole di tali doveri il Governo croato si dichiara desideroso di contribuire con tutte le sue forze all'attuazione preventiva delle misure militari che

l'Italia col suo esercito si propone di predisporre anche sul territorio della Croazia in quella zona. Per l'attuazione di questo contributo, vi prego, Duce, di voler approvare seguente procedimento:

1°) Tutte le autorità civili croate della zona sono pronte a presentarsi agli ordini dell'autorità militare italiana, e propriamente del Comando della 2a Armata in considerazione dell'attuale situazione di emergenza bellica. Per meglio concretare collaborazione delle autorità civili, e per evitare nel medesimo tempo gravi disturbi nel funzionamento regolare dell'amministrazione, nell'ordine economico e fiscale, negli approvvigionamenti della popolazione e delle truppe e in tutti i servizi che richiedono conoscenza leggi, della lingua e della gente, nominerei un Commissario Generale Amministrativo per il territorio che appartiene alla Croazia.

2°) Nel periodo di preparazione ogni nostro pensiero sarà rivolto a facilitare l'organizzazione difensiva predisposta dal vostro Comando. Anche le truppe, che siamo pronti a mettere a disposizione della vostra Armata, saranno fiere di cooperare per stroncare i residui dei nostri nemici. Le nostre truppe, che si trovano già in quella zona, sono già addestrate per quel terreno e hanno anche finora, particolarmente nell'Erzegovina risolto il compito affidato a loro in maniera soddisfacente, e sono sicuro che il Comando italiano impiegandole alle sue dipendenze, sarà contento di loro da ogni punto di vista.

3°) Per quanto riguarda il ripristino e la gestione della linea ferroviaria Fiume-Spalato e del servizio telegrafico, di questa linea, concordo nella necessità che essi siano affidati al Comando Militare.

In tal modo, Duce, credo di poter darvi atto che l'alleata Croazia risponda pienamente ai suoi compiti, accoglie nella sostanza le Vostre disposizioni, senza che derivino ripercussioni gravi per la sua situazione interna statale.

Vi prego, Duce, di credere alla immutabile amicizia del mio popolo e mia personale. PAVELIÉ ».

Nel consegnarmi testo telegramma, alla presenza Maresciallo Kvaternik, Ministro degli Affari Esteri e Interni, Poglavnik ha nuovamente illustrato motivi orgoglio militare, prestigio nazionale e ordine interno che lo inducono proporre collaborazione croata (1).

(433) Seguito mio 431 (4).

(l) -T.u.s.n.d. 8248/429 R. del 17 agosto, ore 12,30, non pubblicato, con il quale Casertano riferiva che il Consiglio del Ministri Croato aveva deciso l'invio di una nota alla Legazione d'Italia circa il trattato confinarlo e l'opportunità di evitare la cessione del poteri civili. (2) -Vedi D. 479. (3) -Vedi D. 488. (4) -Vedi D. 487.

(434) Detto commissario, che sarà agli ordini del Generale d'Armata nella sua qualità di Comandante militare nell'interesse comune dei due paesi in detta zona, avrà sede presso il Comando stesso e dipenderanno da lui le autorità civili croate che rimarranno ai loro posti per lo svolgimento dei compiti di ordinaria amministrazione e di ordine pubblico. Qualora dovesse realizzarsi la minaccia di un'invasione della costa o comunque del territorio da parte dei nemici dell'Italia, che sono pure nemici della Croazia, ogni compito delle autorità civili e dello stesso Commissario Generale amministrativo convergeranno verso la difesa del territorio, con l'unico fine comune ai nostri due popoli.

(l) Per la risposta vedi D. 492.

489

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 32483/1370 P. R. Roma, 19 agosto 1941, ore 12.

Personale per Alfieri.

Con riferimento telegramma n. 1297 (1) informoti che Duce partirà Roma pomeriggio giorno 23 corrente transitando Brennero mattino 24 e giungerà Koenisberg mattinata del 25.

Visita si svolgerà secondo programma comunicatoti; nelle sue linee generali, col telegramma in riferimento.

Duce r~partirà per Roma sera 28.

Riservomi farti pervenire eventuali ulteriori comunicazioni.

Quanto precede per tua conoscenza strettamente personale.

490

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8324/1221 R. Washington, 19 agosto 1941, ore 21,2() (per. ore 11,45 del 20).

Roosevelt ha convocato ieri leader parlamentari democratici e capi Commissione degli Esteri Camera e Senato per riferire loro su suo convegno con Churchill. Alla fine lunga conferenza, Senatore Connally, di recente nominato capo Commissione degli Esteri Senato, ha fatto giornalisti resoconto dichiarazione presidenziale che riassumo qui appresso.

1°) In convegno Atlantico sono stati passati in rassegna tutti gli aspetti internazionali e discussi in relazione possibili sviluppi di essi. Tali possibili svluppi, Connally ha lasciato intendere, si riferirebbe ne dettagli a eventuali aggravamenti, «minaccia tedesca» Azorre Canarie Capo Verde e Dakar.

2°) Situazione Estremo Oriente è particolarmente grave e tale da coinvolgere S.U.A. in conflitto «in quanto esistono 50 probabilità su 100 che Giappone inizi nuove aggressioni».

3°) Situazione europea è non meno preoccupante in quanto, ove la Germania chiuda prima dell'inverno in attivo partita sul fronte orientale, Asse volgerebbesi sulla penisola iberica.

4°) Chiave situazione europea è pertanto U.R.S.S. cui esercito, nonostante avanzate tedesche, è tutt'altr,o che liquidato (Presidente sarebbe stato particolarmente ottimista su questo punto e avrebbe sottolineato importanza aiuto americano alla Russia).

5<') Gran Bretagna è convinta che la Germania può essere vinta solo con invasione continente europeo che non sembra essere peraltro considerata imminente.

6°) S.U.A. non hanno assunto alcun nuovo impegno nei confronti Inghilterra.

Quest'ultimo punto è particolarmente sottolineato dalla stampa che lo ricollega con dichiarazione fatta Roosevelt al suo ritorno dal convegno Atlantico «non essere S.U.A. più vicini alla guerra di quello che lo fossero prima suo incontro con ChurchHl i>.

Con tali recenti dichiarazioni circa non imminente ingresso S.U.A. in guerra è sembrato oggi armonizzato provvedimento preso da Ministero della Guerra di inviare gradualmente in congedo reclute e guardie nazionali prima del compimento due anni di ferma di recente approvato dal Congresso. Tale provvedimento prevede immediato congedo uomini superiori 28 anni, e, man mano che giungeranno nuove reclute, congedo di un equivalente numero di uomini sposati che abbiano compiuto una annata di servizio, e di soldati, non rientranti tali categorie, dopo periodo permanenza armi fra i 14 e 18 mesi.

Provvedimento stesso subordinato ad espressa clausola «a meno che S.U.A. non siano più seriamente coinvolti in situazione internazionale » sembra peraltro sopratutto ispirato alla necessità sedare profondo malcontento di gran parte opinione pubblica e dei soldati di leva per recente impopolare prolungamento ferma.

(l) Vedi D. 454.

491

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 8332/392-393 R. Teheran, 19 agosto 1941, ore 21,45 (per. ore 7,10 del 20).

Ho veduto ora questo mio collega Germania che per la prima volta mi è sembrato molto preoccupato e pessimista.

Egli mi ha confermato quanto ho riferito con telegramma sopra citato circa nuovo passo anglo-russo e circa colloqui da lui avuti domenica 17 corrente con questo Presidente del Consiglio.

Ha poi aggiunto:

l) Azione inglese per espulsione cittadini germanici dall'Iran è un pretesto e ormai Inghilterra intende fare un'azione militare contro l'Iran. Da informazioni avute circa alcune indiscrezioni commesse da questo Ministro d'Inghilterra, Ettel ritiene che l'Inghilterra intenderebbe predisporre difesa dell'India essendo convinta del prossimo collasso della Russia. Si arriverebbe così alle conclusioni già da me prospettate dell'occupazione da parte inglese dei punti strategica

mente importanti ai fini della difesa della Mesopotamta e dell'India oltre alla presa di possesso della regione del petrolio (vedi mio telegramma n. 315 in data 21 luglio scorso) (1).

2) Questo Presidente del Consiglio ha confermato che la decisione dello Scià di resistere con la forza è ormai irremovibile. Avendo anzi Ettel proposto di eliminare la ragione dell'azione anglo-russa facendo partire tedeschi, questo Presidente del Consiglio lo ha pregato con grande insistenza di non prendere misure del genere per non dare agli inglesi la minima sensazione che il Governo iraniano abbia potuto subire le loro pressioni. Ciò stante Ettel conferma sia impressione che l'Inghilterra non possa subire questo nuovo rifiuto e giunge alla conclusione che fra breve l'Inghilterra prenderà iniziative militari contro questo Paese.

3) Lo Scià dimostra di aver assoluta convinzione nella vitoria dell'Asse e nel prossimo sfacelo della Russia. Tale sarebbe la vera ragione dell'energico atteggiamento iraniano di fronte pressione anglo-russa. Però Ettel si domanda quale resistenza effetivamente potrà opporre esercito Iran!

4) L'Iran è isolato e fino a quando esercito tedesco non giungerà al Caucaso: deve fare assegnamento sulle sole sue forze per resistere agli anglorussi!

5) La Turchia persegue una politica ambigua ed egoista ed Ettel ritiene che non farà nulla per aiutare Iran.

6) Tenuto conto gravità situazione Ettel ha riunito principali capi aziende tedesche ed ha loro detto che prima attendere prossima chiusura qualsiasi traffico fra l'Iran e Germania riteneva opportuno che disoccupati rimpatriassero alla spicciolata come manifestazione individuale e non collettiva.

Ma se questa via di mezzo non sarà sufficiente intendendo Inghilterra procedere senz'altro ad un atto di forza onde garantire difesa sue posizioni nel Medio Oriente per il giorno del crollo sovietico, sono del parere che Iran, posto fra l'azione immediata inglese ed il pericolo futuro germanico, si limiterà ad opporre una certa resistenza armata all'Inghilterra onde dimostrare di aver dovuto cedere alla forza e cercare così di aver un giusto trattamento dall'Asse quando verrà giorno della sua vittoria. Ma resistenza non potrà esere effettiva, e per le condizioni di debolezza dell'apparato militare iraniano ed anche perché non si può escludere una grande fila già in atto contatti segreti fra inglesi e iraniani.

(392) Mio telegramma n. 389 (1).

(l) T. u. 8306/389 R. delle ore 15,40, non pubblicato; riferiva circa le pressioni di URSS e Gran Bretagna sul governo iraniano per ottenere l'allontanamento dei cittadini tedeschi dal paese.

(393) Da quanto precede e da altre informazioni assunte è mia impressione che gli iraniani cercheranno fino all'ultimo momento di salvarsi nel grave momento storico attuale e nella loro difficile posizione geografica. Se da una parte rispondono negativamente ai passi anglo-russi, mentre ai tedeschi danno ad intendere di saper tener fermo; ma dall'altra sono ben lieti approfittare delle buone disposizioni di questo Ministro di Germania e dell'inevitabile nervosismo sudditi germanici per facilitare loro partenza e poter così cercare di ammansire inglesi e russi.

(l) Non pubbllcato.

492

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. UU. S. N. D. 32659/375 P. R. Roma, 20 agosto 1941, ore 17,30.

Vostro 433-434 (1).

Vogliate presentare Poglavnik il seguente telegramma del Duce:

«PoGLAVNIK, ho ricevuto il telegramma che Voi mi avete diretto pel tramite del R. Ministro costà relativo ai provvedimenti militari da adottare nella zona litoranea da Fiume al Montenegro per organizzarne la difesa contro ogni minaccia in dipendenza della guerra. Tengo a ringraziarVi per la piena comprensione che Voi ed il Vostro Governo avete mostrato delle esigenze che mi hanno indotto a presentarVi la richiesta di eccezionali misure nel comune interesse della Croazia e dell'Italia. La collaborazione sempre più intima che, in tal modo viene a stabilirsi tra i nostri due Paesi alleati risponde pienamente allo spirito degli Accordi da noi conclusi e sarà improntata a quella schietta e cordiale amicizia che ha informato tutta la nostra politica.

I. -Sono lieto della proposta che mi avete fatto della nomina di un Commissario Generale Amministrativo presso il Comando Militare Italiano incaricato dell'organizzazione della zona predetta, e vi aderisco pienamente.

II. -Vi ringrazio, Poglavnik, dell'offerta di mettere a disposizione del nostro Comando le Vostre truppe che già si trovano nella zona. Affido al Comando della nostra 2a Armata di studiare d'accordo con le Vostre autorità militari la possibilità di impiego di tali truppe. Converrebbe che i Vostri Comandi ricevessero istruzioni di stabilire gli opportuni contatti con il Comando della 2a Armata.

III. -Ho preso atto di quanto mi avete comunicato circa la gestione da parte del nostro Comando della linea ferroviaria Fiume-Spalato e del servizio telegrafico ed anche di questo Vi ringrazio.

Vi confermo che si tratta di misure assolutamente eccezionali in relazione alla condotta della guerra. Vogliate credere, caro PAVELIÉ, ai sensi della mia immutata amicizia per Voi, personalmente, e per il Vostro Paese. MussoLINI ».

493

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 8352/213 R. Santiago, 20 agosto 1941, ore 20,52 (per. ore 9 del 21).

Rossetti mi ha detto riservatamente che in base rapporti pervenutigli da rappresentanze diplomatiche Cile sembra che Stati Uniti di America entrino

presto guerra. Ha soggiunto che sino a quando lui e Presidente della Repubblica resteranno potere Cile resterà neutrale e che in ogni eventualità relazioni italocilene rimarranno perfettamente cordiali come adesso.

Gli ho domandato se stessa attitudine pensasse conservare anche verso la Germania. Mi ha risposto, pregandomi mantenere assoluta riservatezza tale notizia, che relazioni attuali germanico-cilena resteranno immutate e che soltanto pregherà Governo germanico astenersi far qua propaganda politica troppo rumorosa e vistosa tale dar appiglio reclami di parte Nord America e da partito avversario.

Data richiesta Rossetti assoluta riservatezza non ho comunicato quanto precede al mio collega Germania.

(l) Vedi D. 488.

494

IL SEGRETARIO DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, FRACASSI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. 14990/AG. Torino, 20 agosto 1941.

Faccio seguito alle nostre precedenti segnalazioni in merito all'udienza concessa il 15 agosto u.s. dal Duce al Presidente della Commissione d'Armistizio.

Il Generale Vacca Maggiolini mi ha detto che il Duce lo aveva ricevuto due volte, e che ai colloqui era presente anche l'Eccellenza Cavallero. Vacca Maggiolini aveva ampiamente illustrato il promemoria da lui preparato (ns. rapporto

n. 14513 del 13 agosto) (1), col quale, come è noto, proponeva: la cessazione del regime armistiziale; il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con la Francia; la costituzione del territorio di Nizza in Contea autonoma con unione personale sotto la Dinastia Sabauda; il rinvio della soluzione delle altre questioni alla fine della guerra, lasciando intendere alla Francia la possibilità di ottenere una specie di mandato in India (!) quale compenso per quelle altre cessioni territoriali che la Francia fosse chiamata a fare all'Italia.

Avendogli io chiesto quale avviso avesse manifestato il Duce in proposito, Vacca Maggiolini ha incominciato col dirmi che gli era stato raccomandato di mantenere il più stretto riserbo su quanto gli era stato detto nel corso del colloquio: poteva però precisarmi che il Duce si era dimostrato «pienamente d'accordo circa la diagnosi, ma che aveva idee differenti circa la cura da applicare al paziente».

Per quanto riguardava Nizza, il Duce aveva osservato che si potevano studiare varie soluzioni, ma che, alla soluzione dell'Unione personale, Egli mostrava di preferire quella di uno Statuto speciale, similmente a quanto era stato fatto per la nuova Provincia di Lubiana, e cioè larga autonomia, esenzione dal servizio militare, università e scuole proprie, facoltà dell'uso del francese nei Tribunali, ecc.

35 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

Vacca Maggiolini ha aggiunto che il Duce avrebbe intrattenuto della intera questione dei rapporti Asse-Francia il Filhrer, che incontrerà quanto prima sul fronte orientale, e col quale, pur conservando l'iniziativa di eventuali trattative con la Francia, intende naturalmente di procedere in pieno accordo.

Da quanto mi aveva detto il Presidente della C.I.A.F., avevo di già tratto l'impressione che il Duce si proponeva, ove il Governo di Pétain mostrasse di voler e potere attuare una effettiva collaborazione con le Potenze dell'Asse, di giungere a un rapido regolamento delle note questioni con la Francia, mediante una soluzione originalissima da Lui personalmente escogitata.

Tale soluzione, a quanto mi risulta, sarebbe la seguente: la Francia, quale compenso per la cessione della Contea di Nizza all'Italia, otterrebbe le provincie dei Valloni, Brusselle inclusa; le provincie fiamminghe del Belgio sarebbero invece unite all'Olanda, sotto la Corona belga.

Mi risulta anche che Vacca Maggiolini, dopo l'incontro del Duce col Filhrer, intenderebbe recarsi in stretto incognito in Francia per incontrarvi Darlan e procedere direttamente col Ministro francese a un ampio scambio di vedute. Confalonieri, giunto ieri a Torino per conferire, è stato avvertito dal Presidente della C.I.A.F. di tale suo proposito, onde predisporre l'eventuale incontro con Darlan.

Ignoro se e quali intendimenti abbia il Presidente della C.I.A.F. circa le altre rivendicazioni italiane (Corsica, Tunis: a, Gibuti): ho però l'impressione che si vada qui polarizzandosi prevalentemente sulla questione di Nizza, lasciando tuttora nell'ombra le altre di maggiore importanza effettiva dal punto di vista stategico-economico.

Non mancherò di continuare a tenerTi informato degli sviluppi della questione (1).

(l) Vedi D. 476.

495

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8538/097 R. Madrid, 21 agosto 1941 (per. il 28).

Questo Ministro Ungheria mi ha riservatamente mostrato e tradotto rapporto con cui si dà resoconto di una conversazione avuta il 4 corrente da un funzionario della Legazione di Ungheria in Berlino con un generale dello Stato Maggiore germanico.

Riassumo per sommi capi:

1°) Reich persegue politica riavvicinamento con Francia desiderando che quest'ultima prenda parte attiva a favore dell'Asse con sue forze armate;

2°) Pétaln e Darlan sarebbero per totale collaborazione con Germania ma tuttora trattenuti da tendenze antitotalitarie e filodemocratiche massa popolo francese;

3°) parte guarnigioni tedesche della Francia occupata, e precisamente quelle della costa oceanica, sarebbero già state rinforzate con elementi francesi;

4°) pessima impressione, non solo in Francia, ma nello stesso esercito tedesco, prodotta dalla sostituzione, in corso di attuazione, dei capi militari delle forze germaniche di occupazione con elementi della S.S. e della Gestapo. Tale sostituzione esautorerebbe l'esercito e produrrebbe, come già nel Belgio, immancabili incidenti;

5°) guarnigioni dai Pirenei all'Olanda sarebbero state rinforzate in vista probabili prossimi avvenimenti sulla costa;

6°) Olanda, e forse anche Norvegia, verrebbero annesse alla Germania;

7°) a pace conclusa Berlino vorrebbe che Fmncia, a parte Alsazia e Lorena, non venisse privata di alcun territorio metropolitano e coloniale.

(l) Trasmettendo questa lettera al capo di gabinetto Anfuso, Pietromarchi gli scriveva Il 21 agosto 1941: «Questa lettera di Fracassi è molto importante. Vacca Maggiolini cerca di farsi incaricare di trattative politiche particolarmente delicate, con un senso polltico... quale puoi facilmente constatare. Se effettivamente dovesse recarsi a parlare con Darlan occorrerebbe che Il nostro Ministero lo facesse accompagnare da un suo funzionarlo che lo tenesse ln brlglla. Non credi?>>.

496

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 8391/447 R. Zagabria, 22 agosto 1941, ore 23,15 (per. ore 9 del 23).

Telegramma di V. E. n. 375 (1).

Ho comunicato ieri al Poglavnik la risposta del Duce al suo telegramma. Egli si è mostrato molto sensibile alla comprensione del Duce nell'accogliere formula collaborazione, e si è affrettato a dare notizia di tale accoglimento ai Ministri degli Esteri, delle Forze Armate e dell'Interno. A quest'ultimo ha impartito in mia presenza disposizioni affinché tutte le Autorità rimangano ai loro posti e prendano contatto con le Autorità Militari italiane con senso di disciplina e di cameratismo.

Stamane mi sono recato a Karlovac per conferire col Comandante della

3

Armata e, secondo le istruzioni di V. E., adoperarmi affinché collaborazione abbia luogo senza che si verifichino incidenti per intempestività o altro.

Il Comandante dell'Armata, al quale ho dato comunicazione telegrammi Poglavnik e Duce, si è riservato prendere accordi con la parte croata dopo aver studiato sotto vari aspetti le misure da adottare.

Ho avuto intanto con lui uno scambio di idee ed ho preso nota del suo

avviso sulle diverse questioni che riferirò alla E. V. insieme ad altri clementi di

giudizio, durante il mio viaggio di servizio a Roma.

Nella stessa mattinata, aderendo al desiderio espressomi dal Poglavnik, ho fatto incontrare presso il Comando dell'Armata il Generale Ambrosia col Ministro dell'Interno croato, col Commissario Generale amministrativo, dottor Andrea Carcic, nominato ieri e col Generale croato Perkovié.

È stata soltanto una visita di cortesia, perché Generale Ambrosia ha detto che ne avrebbe riparlato ad istruzioni ricevute. Credo perciò opportuno, con riserva di direttive dettagliate sui diversi argomenti che sottoporrò alla E. V., pervenissero al Comandante dell'Armata da parte del Comando Supremo disposizioni per la collaborazione militare e civile secondo contenuto telegramma del Duce.

Nel pomeriggio odierno ho rivisto il Poglavnik il quale mi ha ripetuto il suo desiderio che mi rechi a Roma per riferire sulla situazione generale e su quella relativa alla zona costiera che costituisce un quarto del territorio croato.

Gli ho comunicato di essere stato già autorizzato, e che partirò domani.

(l) Vedi D. 492.

497

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 31021/094 P. R. Ankara, 22 agosto 1941 (per. il 29).

Mio telegramma per corriere n. 091 (1).

Il 15 corrente ho comunicato a Gailani l'esito del passo da me fatto ad Ankara. Gli ho detto che Saracoglu non intende, per il momento, scioglierlo dalla parola data, ma non si opporrà ad una sua eventuale fuga dalla Turchia.

Gailani mi è sembrato restio a prendere la decisione di «fuggire» dalla Turchia.

Egli ha poi avuto una conversazione con von Papen al quale ha parlato d1 un « prestito » da concedergli per permettere a lui ed ai suoi collaboratori (circa una ottantina di persone) di vivere intanto all'estero. Von Papen nel riferirmi la conversazione mi ha detto che è nel nostro interesse di accedere alla richiesta del Gailani: le spese del mantenimento di questi fuorusciti potrebbero essere sopportate da Italia e Germania in parti eguali.

Con von Papen siamo restati d'intesa che il Gailani resti per ora in Turchia, in attesa che la questione della sua partenza possa essere regolata d'accordo con Governo turco (2).

(l) -Vedi D. 475. (2) -Ciano rispose con T.s.n.d. 34278/271 P. R. del 21 agosto, ore 19,15: «Potete dire a Von Papen che Il Governo Italiano è in massima d'accordo di assumere In parti uguali col Governo tedesco spese mantenimento all'estero d! Gallanl e del suoi collaboratori». Questa istruzione e il contenuto del presente telegramma furono comunicati a Berlino con T.s.n.d. per corriere 34520 P. R. del 3 settembre. Cosmelli riferì con T.s.n.d. per corriere 9066/0137 del 15 settembre che Il Governo tedesco era «d'accordo ùl aiutare Gailanl nel senso Indicato dall'Ambasclatoro u Istambul ».
498

IL COMMISSARIO PER LE MIGRAZIONI E LA COLONIZZAZIONE ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, LOMBRASSA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI.

R. S. N. (1). Roma, 22 agosto 1941.

Considerazioni d'ordine generale sulla situazione tedesca.

La prima e più notevole impressione che prova un visitatore straniero che, come il sottoscritto, conosce da anni la Germania è quella di trovarla popolata di donne vecchi e bambini. Pochi sono in circolazione, all'infuori dei militari, gli uomini atti alle armi. Certe città poi, in primo luogo Berlino, appaiono spopolate, come se il terrore di una epidemia ne avesse cacciato gli abitanti. Larghe, lunghe strade deserte, percorse da rare automobili guidate da soldati o adibite ad usi militari. Spenta quasi del tutto la vita notturna tanto cara ai tedeschi. Il tono dello spirito pubblico mi è parso medio, cioè equidistante dall'entusiasmo e dall'abbattimento. L'aspetto esteriore non è quello di gente felice e, forse, nemmeno serena. È l'aspetto di gente abbastanza decisa che pensa: «certo vinceremo, chissà quando però. In ogni modo staremo a vedere quello che accadrà)>, Quelli dell'altra generazione, vale a dire dell'altra guerra mondiale, hanno due pensieri fissi che non riescono a scacciare:

l) una certa similarità della situazione attuale con quella del '14-18. Molte, troppe vittorie, così dicono, senza che si intraveda minimamente quella vera, definitiva che metta, come nell'ultima pagina di un romanzo, la parola fine alla guerra in corso;

2) il timore che il problema alimentare, punto della minore resistenza tedesca, o ritenuto tale, a lungo andare, giuochi anche in questa guerra, come nell'altra, un ruolo negativo se non addirittura decisivo.

L'annuncio delle ripetute vittorie, per il fatto stesso che le vittorie sono tante e nessuna di esse definitiva, ha perduto ogni virtù di tonificare lo spirito pubblico e di alimentare quella tensione ideale che è necessaria perché il popolo non attribuisca un peso troppo grande ai disagi e ai sacrifici, ma li consideri niente più che il corrispettivo di una aspra lotta, gloriosa, apportatrice di straordinari benefici. Le ripetute vittorie sono per questa gente tante circostanze felici che si susseguono senza tregua da due anni, ma non sono la felicità che si chiama pace vittoriosa. A queste felici circostanze, per la straordinaria adattabilità dell'uomo alle gioie e ai dolori, hanno fatto l'abitudine, talché esse riconoscono ormai inefficaci anche ai fini della propaganda interna; al pari di un organismo umano che sottoposto per sistema a ininterrotte cure ricostituenti non ne ritrae più alcun beneficio.

Esempio: Mi trovavo a Berlino il giorno 6 agosto allorché in un pubblico locale affollatissimo furono Ietti i quattro bollettini straordinari del Comando

Supremo tedesco annuncianti le perdite russe fino a quel giorno: 900.000 prigionieri, 13.145 carri armati, 10.380 cannoni e 9.082 aeroplani catturati o distrutti. Il Ministero della Propaganda si riprometteva grandi risultati dalla pubblicazione simultanea -a bella posta stabilita -di notizie tanto importanti. Il risultato fu nullo perché, come io stesso potei constatare, essere caddero in una indifferenza quasi assoluta.

A proposito di guerra contro la Russia, é necessario dire che il suo annuncio, e più il suo andamento sino ad ora, hanno peggiorato le condizioni dello spirito pubblico che vede in essa un nuovo sforzo, per non dire una nuova avventura, non risolutivo e più sanguinoso dei precedenti, sopratutto se si tien conto delle illusioni, create anche dall'alto, che si trattava di una faccenda che le armate tedesche avrebbero liquidata in un mese al massimo due.

A questo punto mi permetto di esporre alcune mie considerazioni sulla situazione dello spirito pubblico mondiale di fronte al fatto di guerra. Mi sembra che per una serie molto complessa di motivi d'ordine materiale e psicologico, i popoli, tutti i popoli della terra, abbiano oggi, in confronto del '14-18, una infinamente minore dispos'zione al sacrificio, alcuni anzi, vedi Francia, una vera e propria insopportabilità al sacrificio. Il 1.900.000 morti tedeschi, il 1.350.000 morti francesi, gli 850.000 morti inglesi, i 650.000 morti italiani appaiono oggi cifre impressionanti dalle quali lo spirito dei popoli si ritrae inorridito. Un più alto tenore di vita materiale, la così detta vita comoda, la degustazione a piene mandibole delle gioie terrene e carnali coltivate da elementi psicologici vari e diversi, hanno allontanato via via i popoli dall'essere pronti e sensibili al richiamo di motivi ideali sopratutto se questi si debbano affermare o difendere col sangue. Il caso della Francia, naturalmente con tutti i peggiorativi di una situazione particolare di infradiciamento e spappolamento progressivi, è di una evidenza lampante. Ma questo fenomeno, che secondo il sottoscritto è d'ordine universale, non ha lasciato immune nessun popolo, tedesco compreso. Si tratta, da popolo a popolo, di maggiori o minori percentuali, queste ultime dovute al regime interno di certi paesi (Italia, Germania) che ha esaltato continuamente, reagendo con tutte le forze alla corrente internazionale, i valori spirituali della vita. In ogni modo questa universale minore sopportabilità del sacrificio giuoca anche sullo spirito pubblico tedesco. Fino alla campagna russa i sacrifici di sangue erano ln Germania lievissimi, tenuto conto dei suoi 85 milioni di abitanti; le famiglie colpite rare e lontane l'una dalì'altra. La guerra contro la Russia ha reso evidente, palpabile, constatabile codesto sacrificio rendendo frequenti e vicine le famiglie colpite, collocandole nella stessa casa, sul medesimo piano. Alla delusione d'una campagna non breve s'aggiunge il morso delle perdite umane molto sensibili.

Ripeto, come Vi dissi a voce, che mi sembra esistere un tacito, sottinteso patto tra il popolo tedesco e il suo Capo. Il primo ha detto al secondo: «Fai pure tutte le imprese che vuoi. Vai dalla Norvegia a Oreta, alla Russia fino alla fine del mondo ma che tutto questo costi poco, cioè non costi più di quel che possiamo e vogliamo dare». Credono i tedeschi nella vittoria? Risponderei che, forse, il 70 % ci crede, e seppure senza entusiasmo, senza farlo apparire esteriormente. Nel 30 % titubante e indeciso devono collocarsi uomini e donne dell'altra generazione che han visto e fatto l'altra guerra. L'esercito, soprattutto nello Stato Maggiore e nei giovanissimi, é sicurissimo della vittoria. Il mio giudizio

conclusivo sulla situazione generale tedesca è che essa è tuttora nel suo complesso solidissima e che tale, se non intervengono improvvisi fattori negativi, rimarrà per lungo tempo nonostante i disagi, le restrizioni alimentari e i sacrifici di sangue della campagna in corso.

Bombardamenti aerei.

Ho attraversato e visitato, lasciando fuori Brema, Amburgo e Kiel, città particolarmente colpite, la zona nevralgica della Germania dal punto di vista bellico, le regioni cioè che, percorrendo un arco di cerchio, vanno da Berlino a Colonia attraverso Braunschweig, Hannover, Miinster, Dortmund, Essen, Dlisseldorf; regioni ricche di fabbriche e bacini minerari. I bombardamenti aerei se sono visibili e gravi per gli edifici distrutti (in alcune città come Mlinster e Colonia intere fette di strade sono distrutte) e per le vittime umane, non hanno inciso sul ritmo della produzione che è prodigioso e, per adoperare una parola cara ai tedeschi, colossale.

Osservazioni varie.

Vento di fronda in Austria dove i tedeschi sono sopportati se non addirittura odiati. C'entra per una parte anche lo spirito di campanile. A Vienna, e in genere in tutta l'Austria, gli austriaci sono esclusi dalle cariche e dai posti direttivi. I funzionari politici ed amministrativi, i comandi militari, la polizia sono di provenienza tedesca, anzi prussiana. Molta gente crede o spera che la Germania perda la guerra e l'Austria risorga, molta gente gioisce quando Berlino è bombardata anche perché Vienna, dove l'oscuramento comincia solo alle undici mentre a Linz è finito del tutto dal 16 agosto, si ritiene protetta dalla simpatia inglese. Gli inglesi, dicono a Vienna, sperano sempre che l'Austria prima o poi darà seri grattacapi alla Germania e perciò non la bombardano. Le popolazioni della Marca orientale sono ostili all'Italia più che per il ricordo del passato, per la presente amicizia tra Italia e Germania.

Dovunque, girando la Germania, ho trovato gerarchi ammalati di megalomania. Tutti prevedono cose enormi dopo la vittoria, tutti pensano di fare mirabilia, strade, porti, fabbriche, campi sportivi, ecc. ecc., e ogni cosa ha da essere la più bella e grande del mondo. Lo dicono con un entusiasmo infantile. Non c'è un borgomastro che non pensi di raddoppiare il numero degli abitanti della sua città che dovrà diventare qualunque essa sia, per il solo fatto che egli ne è il borgomastro, una delle più importanti della Germania.

Ho notato, e sottilmente mi è stato anche detto, che da dieci mesi a questa parte le simpatie per l'Italia sono diminuite. Fanno cap:re che è una situazione d'ordine generale, più precisamente un apporto militare ritenuto inferiore al prevedibile, che ha condotto a questo. Per una certa percentuale la presenza degli operai italiani deve avere anch'essa influito.

Ho ricevuto sempre, nei quattordici giorni della permanenza nel Reich, cordialissime accoglienze. Non bisogna dimenticare che si tratta di accoglienze ufficiali. Osservavo alle stazioni, lungo le strade percorse in automobile aperta e ovunque capitassi, il comportamento della popolazione senza obblighi, dirò cosi, di ospitalità e lo confrontavo con quello da me riscontrato negli anni precedenti. Ricordo che in altri tempi la gente si faceva alle finestre, sui balconi,

sulle porte per salutare o applaudire il rappresentante dell'Italia amica e sostenitrice; sui marciapiedi i passanti si irrigidivano sugli attenti nel saluto romano e da ogni gesto, voce e parola traspariva una calda e immediata simpatia. Tutto ciò se non è scomparso, è tuttavia diminuito. Solo le donne mantengono invariato il loro sorriso che è però, prima di tutto, un sorriso nordico per l'ospite del Mezzogiorno, un sorriso cioè che si potrebbe definire « uterino >>.

A questo più basso tono di simpatia popolare ed esteriore si trovano giustificazioni anche obiettive.

Per lo stato di guerra la gente è meno allegra, meno vogliosa di sbracciarsi per questo e per quello ad ogni occasione. Per lo stesso stato di guerra la più parte della popolazione è costituita, come ho già detto di gente di una certa età, la meno adatta quindi ad abbandonarsi ad entusiasmi e la più adatta a pensare ed a preoccuparsi dei fatti suoi personali.

Situazione degli operai italiani.

In un appunto che ebbi l'onore di sottoporVi tempo fa (l) facevo presente che dal piano politico e morale, su cui l'apporto di lavoro italiano alla Germania doveva sempre rimanere per essere compatibile col senso dell'onore che abbiamo noi italiani e col nostro prestigio nazionale, si era caduti in una vera e propria prestazione di mano d'opera, cioè in una vera e propria emigrazione di stato. Ho compiuto tutti gli sforzi possibili per riguadagnare l'abbandonato piano politico e morale. Alla sede dell'Ambasciata italiana a Berlino (e qui mi corre l'obbligo di segnalare che l'Ambasciatore Alfieri si è prodigato in ogni maniera per risolvere favorevolmente il complicato problema), alla presenza di numerosi componenti del governo tedesco e di altre personalità politiche germaniche, ho ufficialmente affermato che il principio fondamentale della dottrina e della politica fascista è quello di non inviare più italiani a lavorare in paesi stranieri ma di richiamare anzi in Patria gli italiani sparsi per il mondo. Una sola eccezione, ho detto, è stata fatta a questo fondamentale principio e riguarda la Germania perché il Duce ha inteso di trasferire temporaneamente agli ordini di Hitler non 300.000 lavoratori ma 300.000 soldati che, come quelli dell'organizzazione Todt parificati in tutto ai combattenti, danno un contributo alla vittoria comune che è e vuole essere di natura prettamente militare. Il medesimo principio l'ho annunciato e affermato ovunque, in articoli e interviste per giornali tedeschi, in conversazioni private, in, ahimé, infiniti brindisi conviviali, in discorsi agli operai italiani e germanici. La radio e la stampa tedesca hanno ripetuto lo stesso concetto per quattordici giorni su tutti i toni. Anche i ciechi hanno dovuto leggere tali parole e i sordi ascoltarle. Gli accordi specifici di natura tecnica ed economica presi col dottor Ley hanno un presupposto essenzialmente morale e politico perché finalmente si è riusciti a far governare gli italiani, che vivono nei campi sino ad oggi controllati e comandati dai tedeschi, da autentici italiani i quali sono i soli responsabili della disciplina, del nutrimento, dell'educazione, della propaganda, della cucina per i lavoratori itailani. Non un tedesco vivrà più dentro i campi italiani che saranno, nell'immenso corpo della Germania, delle isole di italianità all'ombra della bandiera della Patria.

Ogni elemento d'ordine generale che influisca sulla considerazione dci tedeschi per l lavoratori italiani esula dalla mia autorità e sfugge alla mia competenza. Circa le condizioni specifiche di vita e di lavoro delle masse operaie italiane in Germania il giudizio non può essere formulato in maniera totalitariamente sfavorevole.

A prescindere dal miglioramento delle capacità professionali che alcune categorie dei nostri operai raggiungeranno sicuramente dalla partecipazione alla grande industria tedesca, non posso tacere il fatto che la coscienza patriottica e fascista di tutti i nostri lavoratori mi è apparsa temperata ed accesa.

Comunque, nell'attesa che, al momento da Voi stabilito, i lavoratori italiani rientrino in Patria, resta da risolvere -e sarà fatto -il problema di una metodica, graduale, inesorabile selezione che condurrà a mantenere in Germania soltanto coloro che sono degni, sotto l'aspetto morale, professionale e politico, di rappresentare un grande e vittorioso paese come l'Italia.

(l) Il documento è Intitolato: «Rapporto al Duce sul viaggio compiuto in Germania dal giorno 3 al giorno 15 agosto 1941 ».

(l) Non rintracciato.

499

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8415/546-547 R. Tokio, 23 agosto 1941, ore 9,30 (per. ore 21,45 del 24).

Accenno di Ishi alle garanzie circa destinazione rifornimenti all'U.R.S.S. appare indicativo dal punto fino al quale si sarebbe qui disposti a sacrificare in pratica lo spirito del Tripartito di fronte alla gravità complessiva di una ostilità abilmente manovrata da Washington che ha finito col porre Giappone sulla difensiva nei vari settori. Intanto è già in corso qualche approccio da parte di alcune delle autorevoli industrie giapponesi per riattivare possibilmente, anche se in proporzioni modeste, gli scambi delle merci più essenziali e principalmente seta e petroli. Contemporaneamente si pensa a riprendere parzialmente navigazione con porti nord americani mediante qualche modesto piroscafo da carico. Mi viene riferito che, come è naturale. simile apertura sarebbe stata accolta finora a Washington con viso severo.

(546) Nel corso della conferenza stampa di ieri, a proposito rifornimenti americani all'U.R.S.S. che sono in corso via Vladivostok, e quindi attraverso gli Stretti giapponesi, portavoce questo Ufficio Informazioni confermato che diritto passaggio attraverso Stretti è, dal punto di vista legale, indiscutibile. Richiesto se Giappone avesse o meno ottenuto da Washington garanzie che finale destinazione di tali rifornimenti sarebbe stata non già Vladivostok ma fronte europeo. Ishi ha replicato che una simile garanzia sarebbe stata indubbiamente gradita. Questa singolare preoccupazione della «legalità » e della rigorosa osservanza della disposizione dell'Art. 9 del Trattato di Portsmouth circa navigazione negli Stretti di La Perouse e di Rsugaru -disposizioni che le presenti circostanze possono rendere obiettabili -sembra essere giustificazione fissa di Toyoda. In realtà è destinata a giustificare temporaggiamento Governo giapponese di fronte alle misure che occorrerebbe prendere senza ritardo qualora si intendesse parare direttamente al pericolo che Vladivostok possa diventare una effettiva minaccia per questa capitale estesissima, in gran parte di legno, insufficientemente provvista di mezzi di difesa antiaerea attiva e passiva.

(547) Dalle conversazioni che ho avuto in argomento questo Ministero Affari Esteri e con qualche ambiente militare ho tratto convinzione che qui, sul punto di correre nuovi rischi, a breve scadenza da quello scampato al momento dell'occupazione dell'Indocina, si preferirebbe invece lasciare cadere l'aperta sfida di Washington, per ricorrere piuttosto a nuovi tentativi di migliorare situazione nipponico-americana.

500

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S.N. Roma, 23 agosto 1941.

Il Presidente della C.I.A.F., aderendo a richiesta tedesca, si incontrerà con il Presidente della Commissione tedesca d'Armistizio verso la metà della prossima settimana in una località del territorio italiano, che non è stata ancora stabilita.

Tale incontro precederà delle trattative militari tra tedeschi e francesi, che la Commissione tedesca d'Armistizio ha avuto ordine di riprendere a seguito di richiesta francese. Formerà oggetto di dette trattative, fra l'altro, la questione delle basi tunisine e di quelle dell'Africa occidentale francese, in collegamento con una serie di contropartite tendenti al riarmo di altre forze armate francesi per opporsi alla prevedibile reazione inglese.

Il Generale Vacca Maggiolini farà presente al Generale Vogl la necessità che alle trattative prendano parte rappresentanti della C.I.A.F .. Di questo suo desiderio egli ha già informato l'Ammiraglio Duplat, il quale ha dichiarato che la partecipazione italiana sarà non soltanto accettata ma anche molto gradita dai francesi.

501

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

H. S.N. Berlino, 24 agosto 1941.

Riassumo per uso di V. S. in stile telegrafico, una lunga conversazione da me ieri avuta, col noto Bayer von Ehrenburg del N.S.K.K.

Avevo telefonicamente richiesto di parlargli oltre un mese fa e mi era stato risposto che trovavasi in licenza in ItaUa, fino verso la prima decade del corrente mese.

Rientrato (ha soggiornato a Capri assieme alla signora) mi ha telefonato e poi è venuto personalmente in utlìcio.

Gli ho detto, come del resto è la verità, che a suo tempo desideravo interpellarlo circa la possibilità di mettere mio figlio minore in una scuola tedesca del N.S.K.K. ma che oramai la questione era superata essendo mio figlio rientrato in collegio.

La conversazione è scivolata subito sull'argomento della guerra.

Anche il Bayer a somiglianza del Vaillant (coincidenza non priva di significato) ha confessato che si domanda spesso, in questi ultimi tempi, come l'Asse possa riuscire a vincere; pur tuttavia si dichiara ancora ott'mista di fronte alle possibilità che esistono per la Germania di impiegare le sue formidabili forze per dare nuovi colpi -che potrebbero essere decisivi -all'avversario.

Nelle prossimissime settimane le forze germaniche, ricostituite e rinforzate

(si tratterebbe di circa 160 divisioni) scatteranno all'attacco.

Gruppo nord: cercherà di far cadere Leningrado e l'intera zona dei Valdai: si otterrà anche il vantaggio di liberare completamente (ecco il perché delle attuali operazioni in Estonia) il golfo di Finlandia e rendere così disponibili, per il blocco in Atlantico, i numerosi sommergibili tedeschi che sono là impiegati.

Gruppo centro: mentre fisserà al centro la massa delle forze sovietiche, attirate come una «fata morgana » dalla possibilità di riconquistare Smolensk, agirà alle ali, sopratutto a quella sud, con la massa delle sue forze corazzate, per avvolgere le forze sovietiche davanti e al di là di Mosca (nel frattempo il gruppo Guderian è già stato sp"nto a sud, ha lottato vittoriosamente per respingere l'avversario da tempo insinuato nella zona di Gomel e punterà in direzione di Briansk). Oltre al Guderian (come è noto molto legato sia al Bayer sia al Capo del N.S.K.K. (Nat. Soz. Kraftw. Korps) per questa nuova azione offensiva è stato costituito un nuovo gruppo di forze comprendente un'Armata tolta dal gruppo centro ed una tolta al gruppo sud. Essa costituirebbe la branca sud della tenaglia del gruppo centro.

Gruppo sud: destinato a ricevere prossimamente nuovi importanti rinforzi -mi ha accennato a questo proposito anche convenienza che l'Italia aumenti in forte misura le forze che attualmente collaborano con quelle tedesche continuerà sua azione oltre Dnieper sempre alle calcagna del Budenny, per annientarlo prima che raggiunga la zona del Caucaso, ove sembra voglia ricongiungersi con gli inglesi di Wavel.

La linea difensiva russa sulla quale si svolgerà la prossima battaglia, ha confermato svolgersi dal lago Ilmen-Valdai-Rshew-Wjasma-Briansk e più al sud secondo un tracciato non noto. È costituita da una fascia difensiva di tipo semipermanente e campale, la cui costruzione sarebbe stata iniziata oltre un anno fa.

Obiettivo finale di questa battaglia, che deve chiudere per questo anno il ciclo delle operazioni contro la Russia, è il raggiungimento della linea del Volga e l'occupazione, prima dell'inverno, dei passi settentrionali del Caucaso. È indispensabile che tutto ciò si svolga entro otto settimane al massimo e possibilmente entro sei, dato che non si può essere sicuri sulla situazione climatica della fine di ottobre.

Raggiunta la linea del Volga, sì sarà ottenuto l'intento: di aver per lo meno «pistato » le settanta divisioni sovietiche ancora efficienti; di avere occupati i due grandi centri industriali russi (sopratutto per la produzione del carri armati) esistenti nelle sole due zone di Leningrado e Mosca; di potere tenere la fronte con forze relativamente deboli dell'esercito, mentre una adeguata massa di aerei potrà bastare a garantirla da ogni sorpresa ed ad agire sui pochi centri industriali rimasti verso la zona degli Urali; di poter completamente sfruttare le risorse minerarie e sopratutto quelle agricole della zona occupata.

Per lo sfruttamento intensivo ed immediato, specie dell'Ucraina, esiste già una completa organizzazione di mezzi a motore ai quali non manca che il combustibile che sarà trovato sul posto; le braccia saranno date dagli abitanti e dai prigionieri, che solo a questo prezzo riceveranno il minimo per vivere. Col prossimo anno i prodotti della Russia serviranno a sfamare anche la Spagna e allora questa non farà più obiezioni o difficoltà per agire su Gibilterra. Tutte le operazioni del 1941 sono a carattere difensivo: quelle offensive saranno iniziate soltanto nella primavera del 1942.

Il 1942 sarà l'anno della decisione.

E la decisione -in questo avete avuto sempre ragione voi italiani -si avrà nel Mediterraneo. Nella primavera del 1942 le forze tedesche sboccanti dal Caucaso e attraverso il Bosforo-Dardanelli dalla Turchia, saranno in grado di: minacciare l'India, impadronirsi delle ricche regioni petrolifere del Medio Oriente, agire, attraverso Siria e Palestina, contro l'Egitto. Poiché è assoluta convinzione del Ftihrer che per occupare l'Egitto sia necessario attaccarlo non solo da Ovest, ma anche da Est.

Nessuna azione offensiva sarà tentata dalla Libia nel corrente anno, tanto più che la presenza di una sola strada costiera dalla Cirenaica fino a Marsa Matruh, agevolmente battuta dagli aerei e dalla marina inglese, impedisce la concentrazione delle forze e dei mezzi e l'attuazione di qualsiasi manovra di sorpresa.

Le forze attualmente dislocate in Libia dovranno limitarsi, e lo potranno fare agevolmente, a stroncare qualsiasi attacco dell'avversario. Occupato, nel 1942, l'Egitto, il Medio Oriente e tutta la zona settentrionale dell'Africa, l'Inghilterra sarà costretta a «mollare». E poiché entrambe le parti si saranno allora definitivamente persuase che non si potrà arrivare ad una pace di vittoria, si adatteranno ad una pace di compromesso.

Interessanti sono le notizie sulle perdite subite dai tedeschi in uomini e materiali.

I morti sono pm di 150.000, ma gravissime quelle in ufficiali che ammontano al 16 % circa. 350.000 i feriti. In totale tra morti, feriti e prigionieri (questi ultimi in numero minimo) meno di 600.000 uomini.

Le cifre delle perdite russe date dall'O.K.W. (5 milioni) sono leggermente superiori alla realtà, perché includono molti lavoratori: tuttavia non sono certo inferiori ai 4.000.000. Riconosciuto l'errore iniziale, i prigionieri russi non vengono più fucilati e si pensa convenga meglio impiegarli come mano d'opera.

I russi dispongono ancora di circa 5.000 carri armati, ma occupate le zone

di Leningrado e di Mosca, non saranno più in grado di produrne.

Da parte tedesca esiste presso a poco lo stesso numero di carri armati, ma la Germania ha la possibilità, per lo meno, di mantenere inalterata la propria produzione.

In senso relativo la situazione dell'aviazione germanica non è brillante. Con le perdite che ha subito e con la produzione americana in pieno sviluppo, nel 1942, e forse anche prima, si avrà la parità delle forze aeree con l'avversario. Da quel momento l'aviazione tedesca non potrà mantenere la parità.

La Germania si trova dolorosamente in ritardo, per lo meno di un mese, nella sua campagna all'est. Ciò è esclusivamente dipeso dalla sorpresa jugoslava, che ha ritardato di oltre un mese la predisposta offensiva contro la Russia. Non avendo, come Napoleone, bisogno dell'erba russa, i tedeschi pensavano di iniziarla non oltre metà maggio.

La Germania si ripromette un buon apporto della divisione azzurra spagnola composta di truppe sceltissime e piene di odio contro i russi.

Non altrettanto dalla legione portoghese (si tratta di un reggimento o poco più) ora raccolto in Baviera. Durante il trasporto in Germania ben 500 uomini hanno disertato.

502

IL SEGRETARIO DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, FRACASSI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-P ACE, PIETRO MARCHI

L. P. R. 15295/AG. Torino, 24 agosto 1941 (per. il 25).

Faccio seguito alla mia lettera n. 14990/AG. del 20 agosto u.s. (l).

Sono oggi in grado di fornirti qualche ulteriore elemento circa il pensiero del Duce nei riguardi dei problemi della Corsica e della Tunisia, quale è apparso dal Suo recente colloquio col Generale Vacca Maggiolini.

Per quanto concerne le nostre rivendicazioni in Tunisia il Duce ritiene che tale problema non debba essere per ora affrontato, data l'attuale situazione militare in Libia, ma rinviato a data ulteriore.

Per quanto concerne la Corsica il Duce non intende rinunciare a nulla, e quindi Egli scarterebbe senz'altro qualsiasi soluzione parziale o a carattere transazionale, come sarebbe quella della sua smilitarizzazione.

Egli vuole invece giungere all'occupazione della Corsica da parte delle nostre truppe. A questo fine sono già stati fatti tutti gli apprestamenti militari necessari, in modo che l'occupazione possa essere immediatamente effettuata appena il Duce lo oròinerà. Quanto al momento in cui essa verrebbe attuata, ciò dipenderà dalle contingenze politico-militari, sia che possa esser ottenuto il preventivo consenso del Governo Francese, sia che la nostra decisione si trovi ad essere giustificata da un'imminente minaccia o da un tentativo di sbarco da parte degli inglesi.

In proposito attiro la Tua attenzione sullo studio relativo alla Corsica preparato dagli Uffici tecnici della Presidenza, trasmesso col mio rapporto

n. 15204 in data odierna (1), dal quale ho stralciato alcuni dei punti che Ti possono maggiormente interessare.

Come rileverai, la Corsica si trova oggidi pressoché totalmente disarmata, ciò che faciliterebbe un nostro sbarco che sarebbe invece assai difficoltoso in caso di resistenza francese, date «le condizioni fisiche ed umane che rendono facile la difesa dell'isola, difficile l'offesa con sbarchi in forza dal mare e dal cielo». L'avvenuto disarmo della Corsica la rende naturalmente anche più vulnerabile nei confronti di un analogo tentativo britann'co.

(l) Vedl D. 494.

503

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (2)

VERBALE. Quartier Generale del Fiihrer, 25 agosto 1941, [mattina].

Nella prima conversazione avuta col Duce subito dopo l'arrivo al Quartiere Generale, il Fiihrer ha tracciato al Duce un quadro generale della situazione insieme con una esposizione dettagl'ata degli avvenimenti militari.

Il Fiihrer ha iniziato dando atto al Duce che era stato saggio consiglio aver liquidato la Grecia e, con essa, la Jugoslavia prima della campagna di Russia. Grecia e Jugoslavia erano in realtà due potenziali ed attivi nemici dell'Asse ed averli eliminati a tempo ha costituito un grande vantaggio nel momento in cui si è resa necessaria l'azione contro la Russia sovietica, per eliminare la grave minaccia bolscevica e conseguire l'effettivo controllo dell'Europa.

Il Ftihrer ha poi esplicitamente riconosciuto che, per la prima volta dall'inizio del conflitto, il servizio tedesco delle informazioni militari non ha funzionato. Esso non ha infatti comunicato che la Russia disponeva di un esercito ottimamente armato ed attrezzato, formato per la maggior parte di uomini animati da vero fanatismo che malgrado l'eterogeneità delle razze, si battono con cieco accanimento. Nel suo complesso l'esercito sovietico può considerarsi formato di due grandi masse: l'una, prevalente, formata da contadini che combattono con incosciente testardaggine, l'altra, costituita in maggioranza da operai che credono nel verbo marxista e lottano fanaticamente. Per ragioni opposte, entrambe si battono fino all'ultimo uomo: i primi per barbarica ignoranza, i secondi perché trascinati dalla mistica comunista.

Il Fiihrer ha inoltre dichiarato che egli non intende prestarsi al tentativo sovietico di prolungare la lotta entro le città con i combattimenti di strada, per i quali i russi si sono particolarmente preparati. Egli non intende distruggere i grandi agglomerati urbani, ma vuole farli cadere dopo aver vinto la battaglia di annientamento delle forze militari sovietiche circostanti. Così in

tende fare per Leningrado, la cui area urbana comprende circa quattro milioni di abitanti e la cui caduta avverrà subito dopo il completamento della distruzwne delle truppe sovietiche che circondano la città. Evitando i combattimenti di strada, che non conducono a nessun utile risultato, si risparmiano, oltre tutto, importanti forze.

Il Fiihrer non ha comunque dubbio alcuno sull'esito della lotta. Egli non ritiene opportuno soffermarsi, per il momento, sull'esame di quella che potrebbe essere una eventuale futura linea di resistenza sovietica: ma è incline a ritenere che la forza miìitare rossa dovrà fatalmente frantumarsi, al più tardi entro ottobre, sotto i ripetuti colpi che le vengono e le verranno inflitti. A ciò contribuirà anche grandemente la conquista, in parte glà avvenuta, in parte di prossima realizzazione, dei grandi centri industriali e dei grandi bacini minerari sovietici, quali ad esempio quello del Don. che questo crollo avvenga a breve scadenza, tra qualche mese o anche nella primavera ventura può considerarsi secondario poiché gli strumenti della vittoria sono sin da adesso nelle mani tedesche. Intanto le perdite germaniche sono state finora contenute, malgrado l'asprezza della lotta, nella modesta cifra di 68 mila uomini e il bottino di guerra caduto nelle mani tedesche è talmente ingente -e supera di tanto i bisogni delle forze armate del Reich --che il Fiihrer ha deciso di concentrare d'ora innanzi lo sforzo produttivo nella costruzione di soli sottomarini, carri armati e artiglierie contro-aeree.

Per quanto riguarda i piani militari per l'avvenire, il Flihrer ha detto al Duce -in linea assolutamente segreta -che, terminata la campagna di Russia, egli intende vibrare il colpo iìnale all'Inghilterra invadendo l'Isola. A tale scopo egli sta predisponendo i mezzi necessari con l'allestimento di adeguato materiale navale e terrestre occorrente allo sbarco. Nel pensiero del Ftihrer ciò dovrà rappresentare l'ultimo atto del conflitto.

Relativamente alla Francia, il Fiihrer ritiene che non sia opportuno affrontare tale problema fintanto che duri la lotta con la Russia. Egli ha confermato i suoi sentimenti di diffidenza verso i francesi, che sorveglia attentamente e nei cui riguardi intende mantenere un atteggiamento negativo. La questione francese verrà ripresa in esame alla fine della guerra.

Tornando alla campagna di Russia il Fiihrer ha dichiarato che il raccolto del grano dell'Ucraina è caduto in gran parte nelle mani tedesche. Bisogna tuttavia tenere presente che l'anno ventura il raccolto russo dovrà servire sopratutto al rifornimento dei paesi occupati. Il Fiihrer ha ripetuto l'elogio delle truppe finlandesi che combattono in modo mirabile ed ha avuto parole di lode anche per i romeni, gli ungheresi e gli italiani che hanno già sostenuto -questi ultimi -brillantemente i primi combattimenti.

L'esposizione del Fiihrer si è svo~ta con ordine e precisione dando l'impressione di calma e serenità assolute. Anche per questo il Duce ha ritenuto opportuno lasciare che il Fiihrer sviluppasse liberamente le sue considerazioni rinviando ad una successiva conversazione (l) la formulazione di più precisi quesiti circa l'andamento delle operazioni militari ed alcuni determinati problemi territoriali.

(l) -Non pubblicato. (2) -Ed. !n G. CIANn, L'Europa verso la catastrofe, clt., pp. 669-671.

(l) Vedi D. 511.

504

COLLOQUIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, CON IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA WEHRMACHT, KEITEL (l)

VERBALE. Quartier Generale del Filhrer, 25 agosto 1941, mattino.

K eitel: Tiene anzitutto a spiegare che la difficile situazione logist;ca nella quale è venuto a trovarsi il Corpo di spedizione italiano in Russia è stata una conseguenza del rapido spostamento in avanti della fronte di battaglia. Ora, però, la crisi è superata.

Parla, poi, della situazione degli autocarri che giudica grave in considerazione della immensità della fronte russa, e delle distruzioni operate dall'avversario in ritirata sulle vie di comunicazioni rotabili e ferroviarie. Molte volte solo gli aeroplani hanno potuto consentire di superare la crisi dei rifornimenti. La deficienza, poi, riguarda non soltanto gli autocarri, ma anche le gomme che non è possibile fornire in numero sufficiente a tutti gli autocarri prodotti. La situazione della gomma si è altresì aggravata dopo la guerra con la R.ussia che ha preclusa la via di rifornimento dall'Estremo Oriente attraverso la Russia stessa ed obbliga a ricorrere alla via marittima assai lunga e pericolosa. Già due delle tre navi cariche di gomme che venivano dall'Estremo Oriente sono state silurate (2400 tonnellate su 3600 circa). Un po' di gomma è stata catturata a Nicolajew, ma si tratta di poca cosa. È pure formidabile il consumo di carburanti. Per difetto di vagoni-cisterna è venuto a soffrire anche il rifornimento di carburanti all'Italia.

In merito all'invio di un secondo corpo d'armata italiano alla fronte russa, si ringrazia sinceramente da parte tedesca. È però da tener presente che il comando tedesco non potrebbe dare alcun aiuto in fatto di automezzi. Ve n'è già tanta penuria che il Maresciallo Brauchitsch ha chiesto e il Fiihrer ha concesso, sia pure a malincuore, di avviare senz'altro al fronte la produzione automezzi di luglio.

Né sarebbe prudente utilizzare per questo secondo corpo italiano automezzi destinati alla Libia. Di più ci si avvia verso l'inverno che può essere sopportato dagli italiani molto meno facilmente di quanto possono sopportare i tedeschi il caldo in Libia. Abbiamo stabilito di impiegare nel sud il corpo italiano appunto perché il clima è più favorevole.

In conclusione sarebbe molto gradito che il comando italiano, prima di decidere l'invio di un secondo corpo d'armata in Russia, valutasse questo aspetto del problema (automezzi).

Cavallero: È chiarissimo. Noi non siamo in condizioni di dare al nostro secondo corpo d'armata tanti automezzi (4600) quanti ne abbiamo dati al primo. Questo secondo corpo d'armata è di costituzione normale e ha motorizzati solo

i servizi. Riferirò pertanto al Duce in argomento. Ad ogni modo informo che il secondo corpo d'armata, se dovesse essere inviato, sarebbe pronto a partire fin dai primi di settembre.

Keitel: Oirca il Nord Africa vi è poco da dire, dati i contatti recentemente avutisi al riguardo. Personalmente esprimo il pensiero che colà il pericolo non sia imminente. La situazione di Sollum è buona. Dopo l'insuccesso recentemente subitovi, gli inglesi non oseranno attaccare con le forze di cui ora dispongono in luogo. Certo che, con le forze ora presenti sul Canale essi potrebbero tentare un più forte attacco; ma pel momento essi sono attratti verso il Medio Oriente. Occorrerebbe aver preso Tobruk per la fine di settembre. Si tratta di sapere se per metà settembre il Generale Bastico sarà pronto per l'attacco. Mentre gli inglesi s'impegnano in Iran sarebbe bene di dar loro uno scacco a Tobruk.

Cavallero: Ritengo che per la metà di settembre l'attacco non sarà pronto. Occorre avere sul posto le unità, le artiglierie e le munizioni necessarie. Del resto la determinazione della data è stata lasciata ai comandi in sito; il Generale Bastico deve sentire al riguardo il Generale Rommel e poi riferirmi.

Keitel: Occorre anche impegnare ogni mezzo nella costruzione della linea difensiva di Ain Gazala. Queste posizioni retrostanti organizzate a difesa danno piena sicurezza a tutta la C~renaica. Una ritirata da Sollum e da Tobruk sarebbe certamente la più grave operazione che si possa immaginare. La soluzione del problema sta nel rinforzare Sollum e nel prendere Tobruk. E allora le nostre forze sarebbero inattaccabili anche in Libia.

Cavallero: Da gran tempo questa è l'opinione del Duce ed anche la mia. Per questo è stato ordinato di preparare la linea di Ain Gazala.

Keitel: Per la preparazione di tale linea si mettono a disposizione da parte tedesca mine, mezzi tecnici per perforazioni delle rocce, ostacoli anticarro ecc.

Cavallero: La costruzione della linea di Ain Gazala sarà integrata dalla predisposizione di una forza mobile; questo è per me l'elemento essenziale.

Keitel: Naturalmente. Occorre poi che il comando delle due fronti di Sollum e di Tobruk stia riunito in una sola mano per poter manovrare tra una fronte e l'altra. Circa un'ulteriore avanzata verso Suez, subito dopo la presa di Tobruk, si può dire che mancano le premesse necessarie, sopratutto per le poco favorevoli condizioni delle linee di comunicazione. Ad ogni passo avanti che si fa, tali linee si allungano e la situazione peggiora.

Cavallero: Questo è anche il nostro punto di vista.

Keitel: La situazione dei rifornimenti in Nord Africa è il problema pm grave. Il Grande ammiraglio Raeder ha proposto di inviare in Libia mezzi tecniC'i e personale specializzato per cooperare al rapido miglioramento dell'organizzazione dei porti. Accordi potranno essere presi al riguardo dalla Marina italiana con quella tedesca a mezzo dell'Ammiraglio Weichhold.

36 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

Cavallero: La nostra Marina ha già fatto molto in questo campo. Ogni aiuto sarà gradito. L'ammiraglio Riccardi prenderà accordi con l'ammiraglio Weichhold.

Keitel: La mancanza di automezzi è anche problema grave. Si spera in un miglioramento quando i francesi daranno gli automezzi che devono dare. L'utilizzazione di Biserta è rimandata. Dopo l'esperienza della Siria la Francia è divenuta esitante: teme analoghi fatti altrove. Darlan ha assicurato che non verrà meno all'impegno sottoscritto. Bisogna però pensare che noi non possiamo aiutare i francesi in caso di attacco. Perciò bisogna aspettare. Si proverà prima con navi francesi a trasportare gli autocarri, agendo con ogni cautela.

Bisogna poi riconoscere la necessità di aderire ad ogni aumento di forze che la Francia richiedesse per rinforzare la parte occidentale del Nord Africa francese, la quale è minacciata da americani e inglesi. Bisogna solo controllare che le forze accordate vadano effettivamente colà. Se si dovesse perdere l'Africa occidentale francese la situazione peggiorerebbe veramente per noi. Comunque si tratta essenzialmente di questione politica, ed essa potrà essere trattata dal Ftihrer col Duce.

Data la lunghezza delle comunicazioni fra Tripoli e Bengasi è necessario dirigere la maggior parte possibile dei trasporti a Bengasi, Derna e Bardia.

Cavallero: Già facciamo tutto quanto è possibile in questo senso e ci sforziamo di fare sempre di più.

K eitel: Ringrazio per l'aiuto che viene dato da parte italiana all'Afrika Korps.

Cavallero: Faremo sempre il meglio possibile al riguardo.

Keitel: Circa la sicurezza dei trasporti, dopo lo spostamento in Grecia del X Flieger Korps noi non possiamo più concorrere alla protezione delle rotte per Tripoli ed anche per Bengasi. Certo Malta è il punto più sgradevole del Mediterraneo. Al riguardo è stato ordinato alla nostra aeronautica di tenersi in sempre più stretto collegamento con l'aeronautica italiana tramite Von Pohl. Per facilitare il compito della vostra artiglieria contraerea verranno messi a disposizione dei moderni aerofoni.

Cavallero: La protezione dei convogli rimane, però, sempre incompleta data la scarsa autonomia degli aerei da caccia italiani. Sarebbe desiderabile, per tale scopo importante, avere a disposizione due squadriglie di « Zerstorer » tedeschi.

Keitel: In questo momento ciò è assolutamente impossibile. Dobbiamo far fronte a numerosissime esigenze, tutte importanti.

Cavallero: La nostra richiesta era solo per la durata di 4-5 settimane, il tempo cioè occorrente per avere disponibili i nostri caccia a maggiore autonomia «Re 2000 ». Comunque, prendo atto della impossibilità in cui vi trovate di aderire alla nostra richiesta.

Keitel: L'Ammiraglio Raeder metterà a disposizione della Marina italiana anche moderni apparecchi d'ascolto per individuazione di sommergibili, cosicché possa divenire più facile la caccia dei sommergibili nemici. Al riguardo prenderanno accordi gli Ammiragli Riccardi Weichhold.

Cavallero: Gli accordi sono già in corso, anzi è già istituita da molti mesi una collaborazione della quale già si stanno raccogliendo i frutti.

Keitel: Poiché la nostra situazione in fatto di sommergibili migliora, abbiamo intenzione di inviare in Mediterraneo dei sommergibili, così come l'Italia ha inviato sommergibili in Atlantico. Così pure, appena il Mar Baltico sarà libero dalle navi russe, verranno inviati in Mediterraneo Mas e dragamine tedeschi.

Cavallero: Ringraz:a sentitamente.

(l) Da ufficio Slorico ùello Stato mflggiore dell'Est>rclto.

505

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8464/404 R. Teheran, 25 agosto 1941, ore 16 (per. ore 7 del 26).

Mio telegramma n. 392 (1).

Questo Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri mi ha detto giovedì scorso sono state consegnate Ministro d'Inghilterra ed all'Ambasciata dell'U.R.S.S. le note di risposta con le quali viene respinta la richiesta di allontanare cittadini germanici, come incompatibilmente con neutralità. dignità e indipendenza Iran.

Egli mi ha confermato che continuano affluire con ritmo accelerato truppe cannoni munizioni ed aeroplani in Iraq e che si stanno compiendo lavori fortificazioni in Iraq lungo frontiera Iran.

Mi ha poi parlato lavorio propaganda inglese nel Medio Oriente per creare stato agitazione. In tale azione rientra criterio complotto militare contro regime in Iran, che l'Inghilterra smentisce.

Ha confermato che in questi circoli governativi regna grande incertezza circa vera intenzione britannica nei riguardi dell'Iran e del Medio Oriente in generale. Egli ritiene Gran Bretagna sopratutto preoccupata in questo momento di sostenere Governo di Stalin con pubbliche manifestazioni di prossimi aiuti in virtù anche prossima riunione anglo-americana sovietica a Mosca che avrebbe sopratutto scopo impress~onare pubblico sovietico circa effettivo aiuto anglo-sassone per incoraggiarlo così a resistere ad oltranza. Quello che preme all'Inghilterra è che U.R.S.S. possa resistere tanto da poter dare luogo ad una campagna d'inverno. U.R.S.S. rappresenta a suo avviso ultima carta che giuoca Inghilterra.

Ho chiesto ad Amery notizie circa atteggiamento turco ed egli si è limitato a rispondere che questo Governo ha ragione di esserne molto soddisfatto.

(l) Vedi D. 491.

506

COLLOQUIO DEL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, CON IL CAPO DELLA SEGRETERIA DEL MINISTRO RIBBENTROP, STEENGRACHT

VERBALE. Quartiere Generale del Filhrer, 25 agosto 1941, ore 17.

Il Ministro Steengracht mi ha fatto una lunga esposizione sulla situazione militare al fronte russo.

Il logorio delle armate sovietiche --mi ha detto -ha raggiunto ormai uno stadio acuto. Ne sono prova non soltanto l'imponente cifra dei prigionieri e dei caduti, dei mezzi catturati e di quelli distrutti; ma anche il fatto che, da Kiev fino al Mar Nero, le armate tedesche incontrano sempre più di frequente reparti non istruiti e male armati, paracadutisti e specialisti impiegati come fanteria ordinaria, operai senza uniforme, tolti in fretta dalle fabbriche: sono stati fatti prigionieri, tra gli altri, quattrocento marinai della corazzata « Molotov >>. Un collasso generale potrebbe anche verificarsi, pertanto, tra qualche settimana.

A quanto è oggi dato prevedere, le posizioni invernali tedesche sarebbero stabilite, in massima, sulla linea Leningrado-Mosca-Kiev. Appoggiandosi a questa linea i tedeschi farebbero quindi puntate offensive in avanti e rastrellamenti sistematici delle retrovie.

Anche il Barone Steengracht ha riconosciuto che la resistenza dei russi è accanitissima e la loro preparazione imponente. Innumerevoli episodi dimostrano che al fatalistico sprezzo del pericolo si accoppia in loro un temerario ed inatteso spirito d'iniziativa. Tiratori scelti, appollaiati sugli alberi in pieno campo nemico e destinati a sicura morte, sparano fino all'ultima cartuccia; carristi isolati marciano per ore intere incorporati in colonne tedesche comprendenti carri di preda bellica, cannoneggiandole d'improvviso senza speranza di scampo; reggimenti mimetizzati restano in agguato più giorni nelle retrovie per tentare colpi disperati contro le comunicazioni dell'avversario.

Altrettanto stupefacente è la maniera totalitaria con la quale sono stati mantenuti segreti l'addestramento e gli apprestamenti bellici. Sono state scoperte delle lunghe strade asfaltate di cui tutti ignoravano l'esistenza; mentre arterie, indicate come importanti e in buono stato nelle carte topografiche, si rivelavano in realtà inutilizzabili.

Molti di questi lavori sono stati effettuati con sistemi assolutamente faraonici: l'autostrada che da Minsk conduce a Mosca -secondo ha potuto ora accertare l'organizzazione Todt -è stata costruita per così dire a mano: pochissime macchine, nessun impianto razionale; soltanto un campo di concentramento ogni trenta chilometri. Per ogni sezione era stata fatta una retata di tutti i contadini validi della zona: quelli che tentavano di sottrarsi venivano chiusi nei campi. I campi sono stati trovati affollati.

Steengracht mi ha detto inoltre che l'assedio di Odessa, affidato in toto ai romeni a richiesta del Maresciallo Antonescu, esigerà probabilmente molto tempo. Ciò non ritarderebbe d'altra parte la continuazione dell'offensiva sul fronte sud, dove le operazioni potrebbero proseguire fino a metà novembre. Il passaggio del Caucaso appare tuttavia estremamente problematico; sarebbe perciò allo studio la possibilità di raggiungere la zona petrolifera per via di mare.

La corazzata da 35 mila tonnellate trovata nell'arsenale di Nicolaiev è intatta: i russi hanno dato soltanto fuoco ai puntelli. Un'altra corazzata da 26 mila tonnellate, venduta dai tedeschi ai russi e da questi pagata integralmente, si trova oggi bloccata a Leningrado ove i tedeschi sperano catturarla.

A tale proposito il Min·stro Steengracht ha aggiunto che l'importanza delle navi da battaglia sembra ormai notevolmente diminuita. L'azione della «Bismarck», a grande distanza dalle basi, ha costituito un grande errore. Una nave da battaglia costa un miliardo di marchi; con la stessa somma si possono costruire oltre tremila aereosiluranti.

Quanto alla guerra subacquea, occorre tener presente -ha concluso che se gli affondamenti in Atlantico non hanno assunto proporzioni maggiori ciò è dovuto sopratutto alle severe disposizioni che si è ritenuto impartire ai comandanti dei sommergibili tedeschi per evitare in modo assoluto il siluramento di navi americane.

507

COLLOQUIO DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, CON IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA WEHRMACHT, KEITEL (1)

VERBALE. Quartiere Generale del Filhrer, 25 agosto 1941, sera.

Keitel: Fa rilevare come la situazione dei carburanti sia seria. È necessario al riguardo che sia al più presto preso contatto tra un plenipotenziario italiano e il generale von Schell, capo della motorizzazione germanica. Certo che bisogna fare la massima economia. In Germania sono state fatte limitazioni rigorosissime.

Cavallero: Anche da noi le limitazioni sono rigorose. In pace si consumavano mensilmente per i bisogni civili 150 T. di carburante; ora se ne consumano 40 mila, e buona parte di questi vanno a stabilimenti di produzione bellica. La marina abbisogna mensilmente di 100 mila T. di nafta. Durante l'anno in corso ne ha ricevuto solo 50 mila ed è stata così costretta a consumare le riserve ormai insignificanti. È noto come il problema del Mediterraneo sia importante e quanta e quale attività la nostra Marina debba dedicare alla protezione dei trasporti per la Libia.

Keitel: Noi faremo quel che potremo per migliorare la situazione in questo campo. Anzitutto potrebbero essere inviate navi cisterna italiane per caricare la nafta (30 mila T.) che è a Costanza e a Burgas e che viene messa a disposizione della Marina italiana.

Cavallero: Assicura che sarà fatto ogni sforzo per trasportarla.

Keitel: Inoltre da tre giorni sono inviati in Italia sette treni di carburanti, (3500 T. al giorno), in luogo di cinque mentre tre soli vanno in Germania.

Cavallero: Mi auguro che ciò possa durare a lungo. Il problema del carburante è per noi di importanza vitale. Se noi fermassimo i trasporti per la Libia, l'Asse correrebbe un grande pericolo.

Keitel: Ne sono convinto. Ad ogni modo occorre anche, oltre al concorso che potrà dare la Germania, una rigorosa economia in Italia. Sarebbe bene che il generale Favagrossa avesse facultà di provvedere in questa materia.

Cavallero: Noi abbiamo qualche difficoltà a fare quanto voi ci suggerite a causa della nostra organizzazione interna diversa da quella insistente in Germania. Ma vi assicuro che la materia è attentamente regolata e tutte le economie possibili vengono realizzate. Il Comando Supremo ha preso in esame esso stesso tutta la questione dei combustibili liquidi. Ogni mese vengono assegnate a'l Ministero delle Corporazioni circa 40 mila T. per i bisogni cosidetti civili, i quali comprendono almeno 9 mila per le fabbricazioni di guerra, 3 mila per le necessità inerenti alla Marina. La circolazione degli automezzi civili consuma appena 400 T. mensili di benzina. Ogni esistenza o sopravenienza al di fuori della consumazione mensile oradetta è bloccata. In luglio si è dovuto dare 17 mila T. di carburante per consentire la trebbiatura del grano. La ripartizione per il mese di settembre è già stata stabilita dal Comando Supremo.

Non so se mi riuscirà di far dare i poteri che voi desiderate al generale Favagrossa. Ma la cosa non appare indispensabile. Vi ass:curo che oggi tutto è da noi rigorosamente regolato.

Keitel: In Germania si sono prese misure draconiane affidando piena responsabilità a plenipotenziari regionali.

Cavallero: Poiché la Marina abb:sogna di 55 mila T. di nafta mensili, in aggiunta alle 45 mila che normalmente riceve, pur ammettendo qualsiasi limitazione, non potremo mai risparmiare un tale quantitativo, per la semplice ragione che esso non esiste. Bisogna perciò aumentare gli invii di carburante in Italia, altrimenti la Marina si fermerà.

Keitel: Confermo che occorre ritirare subito quello d1sponibile a Costanza.

Cavallero: Faremo il necessario.

Keitel: Per l'intera Germania sono concesse solo 45 mila T. di carburanti per i bisogni civili. Poco tempo fa erano 59 mila T. Sono state ridotte a 50 mila ed ora e 45 mila. Comunque della questione si dovrà trattare con il generale von Schell e con il generale Thomas.

Cavallero: Noi cercheremo di utilizzare tutti i mezzi per ritirare prontamente i carburanti a Costanza. Pregheremo di continuare il più possibile l'invio dei sette treni rifornimento giornaliero.

Keitel: Tale inviò durerà il più possibile. Occorre poi aumentare con ogni mezzo la disponibilità di navi-cisterna. Bisogna costruirne in Italia, con maestranze italiane e con materie prime tedesche. Al riguardo sarà bene che gli Stati Maggiori delle due Marine prendano accordi tra loro. La costruz:one di tali navi-cisterna è urgentissima.

Cavallero: Ma anche per le costruzioni degli altri tipi di navi ci mancano le materie prime. Vi sono anzi delle navi in avanzata costruzione che non possono essere ultimate per difetto di tali materie prime. Vi sono 21 mila T. di materie prime promesse e non ancora pervenute. Pregherei di sollecitare intanto questo invio.

Keitel: È meglio che per questo problema si accordino :lo Stato Maggiore della Marina italiana e l'Ammiraglio Weichhold. Occorrerà costruire un certo numero di piccole navi da carico (600-700 T.) da adibire alla linea di Bengasi, nelle quali siano utilizzati motori d'aviazione. Siamo pronti a darvi i piani di costruzione di piccole navi in cemento al'lo scopo di ridurre il consumo di ferro.

Cavallero: Anche per i carburanti per l'Aeronautica vi sono dimcoltà. Consegna al riguardo un pro-memoria.

Fà poi presente che la produzione bellica italiana è sopratutto manchevole nei seguenti campi: -naviglio mercantile e da guerra; -automezzi; -carri armati; -munizioni. Ciò essenzialmente per difetto di mater1e prime e dei cosiddetti metalli ricchi.

In fatto di munizioni, i percento raggiungibili con la produzione rispetto ai consumi mensili sono: -calibro 20 mm. : 20%; -calibro 47 mm 50%; -calibro 75 mm. : 60 %; -calibro 100 mm. : 45 %; --calibro 105 mm. : 12 %; -calibro 149 mm. : 12%; art. contraerea : med'a 15 %.

Occorrono sopratutto ferro, stagno e rame. (È al riguardo presentato un promemoria). In fatto di automezzi, potremo fabbricare in parte anche per la Germania se ci venissero date le materie prime.

Keitel: Per le munizioni noi adoperiamo non più il rame ma l'acciaio.

Cavallero: Siamo venuti anche noi in questo campo. Comunque, il generale Favagrossa parlerà al riguardo col generale Thomas. Prega però il maresciallo Keitel di voler dare il suo aiuto personale. Vi sono, poi, numerosi materiali già promessi dalla Germania fin dal dicembre scorso e non ancora inviati. Sarebbe desiderabile che essi fossero consegnati e, primi fra tutti, gli autocarri. Consegna in proposito un promemoria.

Keitel: Verranno consegnati 500 autocarri nuovi di produzione francesa e 600 autocarri tedeschi della ditta Opel, di cui 400 senza gomme. Circa il problema della gomma ricorda quanto ha già detto nel colloquio del mattino.

Cavallero: Quanto alle gomme, noi stiamo studcando il problema che è in via di soluzione. Si tratta di sostituire con cingoli Ie ruote dei due assi posteriori.

Keitel: Anche noi facciamo gli stessl esperimenti. Certo con i cingoli il consumo di carburante si presenta maggiore. Accenno ora a due altre questioni. Sarebbe desiderabile che gli ufficiali tedeschi di collegamento della Marina e dell'Aeronautica fossero tenuti a più stretto contatto con i rispettivi Stati Maggiori italiani.

Occorrerebbe poi che fosse mandata una divisione italiana a Creta per sostituire la sa divisione alpina tedesca che deve andare nel Caucaso in autunno. Il comando dell'isola dovrebbe tuttavia rimanere al generale d'Aeronautica tedesco, trattandosi di base che per la sua importanza aerea dipende dal comando dell'Aeronautica. Resterebbero così a Creta la 7133 divisione da occupazione tedesca, una divisione italiana e le altre truppe italiane già precedentemente colà dislocate.

Cavallero: Assicuro che la divisione di occupazione da inviare a Creta sarà pronta alla fine di questo mese.

(l) Da ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

508

COLLOQUIO DEL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, CON IL CAPO DELL'UFFICIO OPERAZIONI DEL COMANDO SUPREMO TEDESCO, VARLIMONT

VERBALE. Quartiere Generale del Filhrer, 25 agosto 1941, ore 22.

Francia. Il Generale Varlimont mi ha confermato che le trattative francogermaniche subivano attualmente una sosta.

Gli ho chiesto se avessero raggiunto un punto morto. Mi ha risposto di no: <<I francesi avevano troppo desiderio di non !asciarle cadere». Ma da quello che ha aggiunto ho avuto l'impressione che desiderio anche maggiore di concludere esista da parte tedesca.

La sua tesi è che su Darlan si può fare pieno assegnamento, perché è con vinto della vittoria dell'Asse: che <<se la sua politica è impopolare nel paese, la sua persona non lo è»; che la maggior parte degli ufficiali francesi è consapevole della necessità di mantenersi fedele a Pétain per salvare l'impero; cl1(. conviene riarmare al più presto la Francia ed aumentare progressivamente la

collaborazione, fino a raggiungere la sua partecipazione attiva alla guerra.

Il Nordafrica in mano agli agli angloamericani significherebbe la perdita del Mediterraneo: per evitare che ciò avvenga <<vale la pena di correre qualche rischio».

È naturale, d'altra parte, che la Francia per avventurarsi in una politica di decisa cooperazione con l'Asse attenda di aver ottenuto sufficienti garanzie. «È compito della diplomazia fissare il prezzo: ma è certo che più si attenderà e più questo sarà elevato>>.

Nord Africa francese. Il Gen. Varlimont esclude che le forze francesi del Nordafrica possano rappresentare un serio pericolo per le posizioni itala-tedesche in Libia.

Noguès in Marocco non ha più il comando delle truppe. I tedeschi gli hanno ora fatto mettere accanto un generale sicuro, liberato dalla prigionia dopo un serio vaglio.

Weygand certamente è infido: ma già Darlan prepara una disposizione che, abbassando i limiti di età a 65 anni, lo toglierà automaticamente di mezzo (1).

509

IL MINISTRO DELLA CULTURA POPOLARE, PAVOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. Roma, 25 agosto 1941.

Tornano in questi giorni dalle loro vacanze i primi giornalisti tedeschi accreditati a Roma, coi quali sono stati presi contatti anche per raccogliere impressioni ed umori.

Bisogna subito notare che giornalisti che tornano dalla Germania manifestano innanzi tutto notevoli preoccupazioni per la situazione generale di guerra, rispecchiando evidentemente lo stato d'animo dell'opinione pubblica come possono giudicarla dei cittadini che rientrano in Patria dopo assenze piuttosto prolungate.

Lo stato d'animo più espansivo che naturalmente si accompagna in queste preoccupaz·ioni ha indotto qualche giornalista a confidenze anche più sincere che sono state opportunamente e discretamente incoraggiate.

Reichert del D.N.B. ha detto, fra l'altro, quale amico dell'Italia, che ha trovato in Germania un inquietante stato d'animo poco simpatico nei riguardi dell'Italia, aHa quale si rimprovera la disfatta di Graziani e l'impresa di Grecia.

Inoltre c'è molta preoccupaz:one per le possibilità di prolungata resistenza dell'Italia qualora la guerra si inasprisca con nuove prove dirette specialmente contro l'Italia.

Finalmente la questione dell'Alto Adige ha prodotto e produce viva ~rritazione in Germania. Abituata a rivendicare con successi. per lo meno attuali, tutto ciò che in un modo o nell'altro ha appartenuto o si presume appartenere al germanismo, la rinuncia all'Alto Adige, terra profondamente tedesca, molto conosciuta ed amata in tutto il mondo germanico, non si riesce a comprendere. Gli Alto Atesini poi dopo l'accordo per le opzioni costitu'scono un grave problema ed un centro di agitazioni. Essi mostrano di non avere nessuna intenzione di andarsene, convinti che la guerra farà tornare in un modo o nell'altro l'Alto Adige alla Germania, o per meglio dire al Tirolo di cui si sentono parte integrante. Una sola persona in Germania tiene fede o mostra di tener fede

Ad avviso del Gen. W. Warllmont gli scopi degli Inglesi sarebbero tre: stabilire con l russi l'unico collegamento ora possibile; rafforzare la difesa della via delle Indie in vista dei progressidell'offensiva alleata lungo il Mar Nero; arrivare ai pozzi petroliferi del Caucaso ed eventualmente lnut!Jizzarli prima che vi giungano l tedeschi.

Warlimont dubita però che l russi siano consenzienti circa quest'ultimo punto: la diffidenza reciproca silrebbe troppo grande >>.

al rispetto del Brennero: Hitler. Ma gli Alto Atesini dicono che questo è un gioco di opportunismo come tanti altri dell'abilissimo Fiihrer, oppure questi è un traditore. Comunque gli Alto Atesini non si muovono e aspettano. Quelli che sono andati via sono molto scontenti e vorrebbero ritornare sull'opzione. Un paese come il loro, specialissimo ed incantevole, cui sono attaccati in modo tenacissimo, non si trova al mondo. Il regime in Germania è assai più duro che in Italia, sotto tutti gli aspetti.

Gli Alto Atesini che sarebbero rimasti volentieri, anche facendo atto di fede'ltà all'Italia, sono la grande maggioranza, perché l'emigrazione è un salto nel buio ed un grande dolore. Ma la campagna nazista svoltasi con accanimento per consacrare una clamorosa manifestazione di fedeltà al germanesimo li ha costretti con minaccie e violenze di ogni sorta a optare tutti.

Toggenburg, capo rurale degli Alto Atesini, venuto a Roma per tranquillizzare la massa sull'argomento che più spaventava, cioè il trasferimento dei non optanti in Sicilia e nel Mezzogiorno, se non addirittura in Libia ed in Etiopia, non ha potuto avere alcuna indicazione, c tutto quello che ha potuto fare è stato di dire che lui, per conto suo, si sarebbe deciso all'ultimo momento. La sua opzione a favore dell'Italia è stata conosciuta effettivamente quando esse erano chiuse. Migliaia di persone dicono che avrebbero fatto come lui se lo avessero saputo prima, ma le minaccie dei tedeschi e la politica incostante e esasperante della Prefettura avrebbero determinato la grande sorpresa del 98 % allorquando Mastromattei aveva previsto non più del 25 %.

La conclusione è che la Germania ha ormai senza dissimularla una rivendicazione territoriale e morale assai sentita verso l'Italia.

Aggiungasi che gli Alto Atesini sono convinti che la stessa Italia non potrebbe popolare e coltivare l'Alto Adige per la sua specialissima configurazione di alta montagna e le colture particolari che solo la popolazione locale da secoli conosce e pratica, quindi la soluzione meno rivoluzionaria che gli Alto Atesini prevedono e auspicano è che si ritorni sull'infelice accordo di trasmigrazione e opzioni, permettendo in qualche modo agli optanti di restare.

Quando Reichert ha cercato con notabili Alto Atesini di ragionare sul piano politico invocando l'autorità e la parola del FUhrer, le disposizioni fraterne si sono bruscamente chiuse e gli animi si sono mostrati ostili e ditndenti.

La campagna di minaccie per le opzioni, secondo i pochi tedeschi che antepongono l'interesse della politica dell'Asse alla rivendicaz.ione sentimentale dell'Alto Adige, sarebbe stata un errore e viene attribuita al Partito Nazista.

A questo proposito si ha l'impressione dai discorsi relativi che l'autorità e la saggezza del partito sono molto discusse in Germania. È stato detto in Germania che Rosenberg è quanto mai isolato negli strati della popolazione germanica e che vive apprensioni sono nutrite dalle persone saggie per quel che potrebbe ora fare in Russia, dove si recherebbe per l'organizzazione dei territori occupati. Hitler non conosce nulla della Russia: il suo consulente ed istruttore in materia è Rosenberg, il quale ha sempre fatto della Russia un piano fondamentale del suo programma. «Chi sa ora che combinerà in Russia, dove i problemi sono spaventosamente vasti e difficili! >>.

Molte di queste impressioni sono state confermate da un altro giornalista tedesco serio ed amico, del D.N.B., il Barone von Hahn, che fu per molti anni

corrispondente a Ginevra e nostro amico nella lotta ginevrina. Egli ha confermato il senso di grave preoccupaz:one che domina in Germania; il rancore del pubblico tedesco per la disgraziata campagna della Grecia fatta dall'Italia senza preparazione e senza intese con la Germania. Non così per la Libia per la quale vi sarebbe maggiore comprensione, specialmente dopo che i tedeschi hanno potuto constatare a proprie spese le difficoltà di questo teatro di guerra. Sulla questione dell'Alto Adige, von Hahn, pur confermando i giudizi e le informazioni di fatto di Reichert, ha mostrato di condividere più di questi il sentimento della maggioranza dei tedeschi verso quella terra abitata da una popolazione tedesca. Alle ragioni geografiche e storiche dell'Italia che si oppongono a quelle etniche e sentimentali della Germania egli ha evasivamente osservato che fra due Paesi alleati non vi dovrebbero essere diffidenze; argomento contradditorio e futile che è stato facilmente r;battuto nella conversazione, senza peraltro dare l'impressione di un risultato convincente.

Questi due giornalisti citati rispecchiano le impressioni generali senza bisogno di altre citazioni nominative. I tedeschi naturalmente concludono le loro conversazioni preoccupate con ostensive affermazioni di fiducia nella vittoria finale, ma non sembrano convinti.

Reichert ha detto che dopo la felice conclusione della campagna di Russia, che si auspica tempestiva per prima dell'autunno, dovrebbe esserci un'azione verso Gibilterra attraverso la Spagna consenziente, per completare cosi l'occupazione dell'Europa Continentale e poter dichiarare, forse dopo l'incontro del Duce col Fiihrer, che l'Europa, assicurati i suoi confini contro i fattori ostili ed estranei, procede alla sua nuova organizzazione sotto la guida dell'Asse.

Naturalmente queste impressioni, molto delicate e compromettenti da parte di tedeschi, hanno carattere strettamente segreto e confidenziale.

(1) La conversazione toccò anche un altro argomento per 11 quale Anfuso redasse il seguente appunto 25 agosto 1941, ore 22: «Nel corso di una conversazione il Capo dell'Ufficio Operazioni del Comando Supremo Tedesco mi ha detto risultargll che i russi sono già entrati in Jran richiamandosi al Trattato d~l 1921. già predisposto contro gli Inglesi; nulla risulterebbe invece, finora, circa i movimenti di questi ultimi.

510

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8466/408 R. Teheran, 26 agosto 1941, ore 1,30 (per. ore 9).

Fino ad ora inglesi hanno occupato Denderehapur, Forrasahar, Ahwaz ed hanno attaccato sulla strada da Kaniquin a Fenanseish. La piccola flotta iraniana è stata messa fuori combattimento. Nessuna notizia circa nostri piroscafi, ma tutto è stato predisposto.

Russi dopo aver bombardato Tabris ed altre città sono entrati da Gailfa ed hanno già occupato Tabris. Sono sbarcati a Palkevi e l'hanno occupata. Essi potrebbero essere a Teheran domani non potendosi pensare ormai ad una qualsiasi seria resistenza da parte iraniana. Questo Governo è stato sorpreso dagli avvenimenti. La maggiore calma regna a Teheran, nessun oscuramento, la città conserva l'aspetto abituale.

Parlamento si è riunito e Presidente del Consiglio ha fatto dichiarazione in cui ha riaffermato condotta di stretta neutralità dell'Iran, ha riassunto tratta

tive con Governi inglese e sovietico circa loro richieste di allontanamento cittadini tedeschi, ed ha reso noto che oggi i rappresentanti dell'URSS e dell'Inghilterra hanno presentato una nota in cui hanno dichiarato di ricorrere alla forza. Difatti frontiere dell'Iran vengono attaccate, città aperte bombardate e fornito ultime notizie di cui sopra. Aggiungendo che le forze che hanno aggredito hanno trovato resistenza armata da parte iraniana ovunque. Il Governo per chiarire causa e scopo di tale aggressione è entrato immed'atamente in trattative. Ha racomandato serenità e sangue freddo.

Domani mattina 26 corrente alle ore 9,30 sarò ricevuto dal Presidente del Consiglio (1). Nel caso in cui truppe sovietiche giungessero a Teheran darò rifugio in Legazione a tutti i cittadini italiani, i quali finora hanno dimostrato massima disciplina.

Ho già distrutto tutto l'archivio riservato, collezione telegrammi e parte del materiale crittografico, conservando solo per il somato cifrario Y-l e tabelle L a A, tascabile R A l con lista L N e codice A B 30. Prego avvertire ufficio cifra.

Prego telegrafarmi se posso eventualmente consegnare R. Sede e questa Legazione svizzera (2).

(l) Circa 1 particolari di tale colloquio vedi D. 513.

511

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (3)

VERBALE. Quartier Generale del Filhrer, 26 agosto 1941.

Nella seconda conversazione avuta col Filhrer la sera del 25 agosto, il Duce ha esposto il suo punto di vista su determinate quest!oni di particolare importanza.

Turchia: La Turchia -ha rilevato il Duce -continua a seguire, tra l'Asse e l'Inghilterra, una politica oscillante che va attentamente osservata. È forse possibile -egli ha detto -di fare qualche ulteriore tentativo per condurla al nostro fianco offrendole qualche compenso e facendo leva sulla sua sensibilità militare. Il Filhrer ha convenuto col pensiero del Duce. L'atteggiamento della Turchia è naturalmente influenzato direttamente dagli sviluppi della campagna contro la Russia. Si può tuttavia pensare ad offrirle eventualmente una lieve rettifica di front:era in territorio bulgaro e qualche futura concessione in Siria a guerra terminata. Si può anche prendere in considerazione un'offerta di truppe corazzate tedesche.

Creta: Il Filhrer ha partecipato al Duce il suo desiderio che una divisione italiana sia inviata a Creta in sostituzione del Corpo Alpino tedesco che egli intende inviare sul fronte russo per essere destinato ad operazioni sul Caucaso. Il Duce si è dichiarato d'accordo.

(Z) -Vedi D. 524.

Spagna: Il Ftihrer si è espresso in termini amari verso la Spagna ed ha affermato che questo Paese gli ha recato una vera e propria delusione.

Nel Giura francese è stata trovata una montagna rassomigliante alla roccia di Gibilterra, sulla quale reparti tedeschi specializzati si sono a lungo esercitati con particolare entusiasmo ed efficacia. Se in gennaio o in febbrario Franco avesse saputo prendere la sua decisione, gli speciali mortai da 620 Cdi cui il Duce ha visto gli esemplari « Thor » e «Odino » durante la sua odierna visita a Brest-Litowski) avrebbero egregiamente lavorato contro Gibilterra con la straordinaria forza dirompente dei loro proiettili da 2 mila kg.

Il Duce, pur concordando col pensiero del Ftihrer, ha osservato che praticamente -data la particolare situaz:one e le speciali caratteristiche della Spagna -è inutile esercitare ulteriori pressioni per indurla all'intervento. Non v'è dubbio che i suoi interessi la costringono, e più la costringeranno, a spalleggiare l'Asse ed è quindi utile tenerla per ora come riserva, in attesa del momento in cui la carta spagnola potrà o dovrà entrare nel nostro gioco.

Francia: Relativamente alla Francia il Duce ha esposto al Ftihrer l'anormalità della situazione che si è venuta a determinare nei rapporti con questo Paese. Essi sono tuttora regolati dalla Convenzione d'Armistizio che in realtà non funziona più, essendo stata esautorata dallo sviluppo degli avvenimenti. Occorre perciò decidersi -ad un certo momento -a parlare ai francesi, profitando anche del fatto che Pétain è con l'acqua alla gola per le infinite difficoltà interne ed esterne tra le quali si dibatte.

Il Ftihrer ha . ripetuto al Duce che egli nutre per i francesi sentimenti di antipatia e diffidenza e che si rende perfettamente conto di quanto il Duce ha fatto presente sull'anormalità dei rapporti di questo Paese con le Potenze dell'Asse. Egli ritiene tuttavia opportuno di soprassedere per ora a vere e proprie conversazioni perché è necessario -onde togliere ai francesi qualunque speranza ed illusione -che sia definita inequivocabilmente la campagna contro la Russia.

Svezia: Il Ftihrer si è espresso in termini assai duri contro gli svedesi che ha definito dei vigliacchi. Questo Paese tiene un atteggiamento subdolamente ostile alla Germania e solleva infinite difficoltà alle richieste tedesche per il passaggio di truppe.

Svizzera: In termini sfavorevoli il Ftihrer ha parlato anche della Svizzera che, seppure con molta cautela, nutre sentimenti di netta avversione all'Asse.

Giappone: Il Duce ha espresso il suo punto di vista sul Giappone osservando che questo Paese ha una situazione politica interna complessa e travagliata che è alla base delle incertezze della sua politica estera. Non v'è tuttavia dubbio che il Giappone è fondamentalmente animato da un dinamismo nazionalistico che tende a farlo gravitare verso l'Asse ed ha -in un certo senso una condotta più lineare della Spagna. È assai probabile che esso sarà un giorno in linea con l'Asse. Occorre dunque valutare realisticamente le sue possibilità per giudicare del suo attuale e del suo futuro atteggiamento.

Stati Uniti: Il Duce ha fatto presente che il convegno del << Potomac » non ha giovato, tutto sommato, all'azione politica di Roosevelt, i cui titoli risultano essere alquanto ribassati dopo la nota dichiarazione. Comunque l'atteggiamento degli Stati Uniti è oramai ben chiaro e -così stando le cose -appare preferibile evitare inutili polemiche.

Il Fiihrer ha fatto una dettagliata esegesi della cricca giudaica che circonda Roosevelt e sfrutta il popolo americano. Egli ha affermato che per nulla al mondo potrebbe vivere in un paese come gli Stati Uniti le cui concezioni di vita sono ispirate al più gretto mercantilismo e che non amano alcune delle più alte espressioni dello spirito umano come la musica.

Mediterraneo: Il Fiihrer ha dichiarato di essere contento della situazione nel Mediterraneo, che risulta migliorata. Il Duce ha convenuto, rilevando che il nuovo fronte aperto alla Gran Bretagna in Iran ha determ;nato un alleggerimento della pressione inglese nel Meditteraneo.

Partecipazione italiana alla campagna contro la Russia: Il Duce ha partecipato al Fiihrer il suo vivo desiderio che le forze armate italiane partecipino in misura p:ù vasta alle operazioni contro i Sovietici. L'Italia -ha detto il Duce -ha abbondanza di uomini e può inviare ancora sei, nove ed anche più Divisioni. Il Fiihrer ha detto di apprezzare vivamente questa offerta per la quale ha molto ringraziato il Duce. Tuttavia egli ha osservato che la grande distanza del fronte russo dall'ItaEa e le difficoltà di carattere logistico rendono non poco arduo il problema del trasporto e del funzionamento di ingenti masse militari. Il Duce ha confermato da parte sua che l'Italia può recare alla guerra contro la Russia un contributo di maggiore rilievo ed ha suggerito che ulteriori aliquote di truppe italiane vengano impiegate in sostituzione delle truppe tedesche inviate in congedo. Il Fiihrer ha preso atto di questa proposta che verrà ulteriormente esaminata ed ha accennato alla possibilità di impiegare le truppe italiane in Ucraina, ove la temperatura media invernale non è, in genere, inferiore ai sei gradi sotto zero.

Il Fiihrer ha infine ribadito il concetto già espresso nella sua precedente conversazione (1), che cioè egli non intende fare una guerra di distruzione né di prestigio, bensì una guerra di annientamento delle forze armate nemiche per liberare la Germania e l'Europa dalla ricorrente minaccia di conflitti e per creare la base necessaria alla costruzione del nuovo ordine europeo. Ed ha concluso il suo dire manifestando il vivissimo desiderio di poter venire -a guerra ultimata -in Italia per trascorrervi qualche tempo a Firenze, città da lui prediletta più di ogni altra per l'armonia della sua arte e la bellezza della sua natura.

Quest'aspirazione è stata calorosamente raccolta dal Duce che ha senza altro invitato il Fiihrer a recarsi a Firenze a guerra finita assicurandolo della simpatia e dell'amicizia con le quali il popolo italiano lo avrà di nuovo suo ospite graditissimo.

(l) -Circa i particolari di tale colloquio vedi D. 513.

(3) Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 672-675.

(l) Verll D. 503.

512

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. (1). Quartiere Generale del Filhrer, 26 agosto 1941.

Il Fuhrer aveva scelto già nel novembre dell'anno scorso la regione dei Laghi Masuriani come sede nel suo Quartiere Generale. I lavori erano cominciati nell'autunno del 1940 e sono stati ultimati alla vigilia dell'entrata in guerra contro la Russia. La spesa totale è stata di 50 milioni di marchi. Casematte, larghi impianti sotterranei, fortini, doppi binari, tutto un insieme di città semitrincerata è stato costruito ai margini di una foresta distante un centinaio di chilometri da Konigsberg, alla confluenza del gruppo di laghi che ha costituito in ogni tempo l'unico baluardo delle genti germaniche contro gli slavi, ed in prossimità della regione dove si sono svolte le battaglie napoleoniche di Friedland e di Eylau e le due di Tannenberg.

Il Fuhrer vive in questa fortezza sotterranea dall'inizio della campagna. Egli dorme in un Bunker sobriamente arredato, mentre i suoi principali collaboratori sono sistemati in casematte adiacenti. Il Ministro degli Esteri del Reich ha anche portato a Gorlitz una vasta succursale del suo dicastero, che occupa un grande albergo sito su uno dei laghi masuriani, mentre Ribbentrop abita un castello delle vicinanze. Numerosi corrieri aerei giornalieri fanno la spola tra la capitale guerriera e sotterranea del Terzo Reich e Berlino.

Il Fuhrer, a detta dei suoi intimi, appare in ottima forma e in floride condizioni fisiche: viceversa un osservatore più attento può notare come il suo sguardo sia più fisso che di abitudine e come egli appaia notevolmente dimagrito e stanco. Insiste nelle sue abitudini di vegliare lungamente e di abbandonarsi a lunghi soliloqui con i suoi collaboratori, illustrando le varie fasi degli avvenimenti con voce alta e concitata. È probabile che la lunga permanenza sotterranea abbia in qualche modo inciso sulla sua fibra.

In questo villaggio silvestre e fortificato si svolge una vita intensa ed ivi affluiscono tutti i rapporti militari e politici riferentisi alla grande lotta impegnata dalla Germania. Converrà notare che l'alta burocrazia armata che circostanza il Fuhrer è prevalentemente delle S.S., della milizia nazionalsocialista cioè che forma la vera guardia del corpo attorno alla sua persona. Tra gli appartenenti alle S.S. ed i militari corrono certamente rapporti di cameratismo; non tali però da creare una vera e propria collaborazione, sicché è facile notare come, pure essendo devoto al Filhrer, l'Esercito tenga a sottolineare le sue caratteristiche di casta e di sistema di fronte all'inevitabile eterogeneità delle S.S., cui del resto è interamente devoluta la protezione della persona del Filhrer.

Presso gli ambienti del Quartier Generale è di regola un ottimismo di principio, ma vi è in tutti lo stupore, anzi lo sdegno per la resistenza caparbia di cui danno prova i russi. Il Filhrer stesso con parole infiammate e con una

abbondante aggettivazione ha detto al Duce come il perfetto esercito tedesco si sia trovato di fronte ad una sottospecie di uomini (Untermenschen) piccoli, rozzi, dal muso asiatico, dall'espressione bestiale, vero esempio di popolo artificiosamente ibridizzato dalla classe politica comunista giudaica. A queste affermazioni sulla degenerazione dell'avversario si aggiunge il palese riconoscimento delle loro qualità combattive, qualità combattive che vanno, a detta dei collaboratori del Fiihrer e del Fiihrer stesso, sino ad uno stolto sacrificio della persona, ad una lotta che ha dell'inutile e dell'animalesco. Una divisione rossa, mi ha detto Ribbentrop, accerchiata da tutte le parti è andata all'attacco per ben quindici volte pur sapendo di dover essere falciata dalle mitragliatrici germaniche e preferendo di essere gradualmente distrutta anziché arrendersi. Un gruppo di carri armati rossi, mi ha raccontato un altro gerarca, si è voluto incastrare in una grossa colonna composta di carri armati germanici e di carri armati rossi catturati dalle truppe tedesche. Dopo aver percorso alcuni chilometri insieme alle formazioni tedesche ha voltato i cannoni e le mitragliatrici dei carri contro le formaz:oni tedesche producendo un inutile massacro poiché dopo qualche tempo le formazioni germaniche avevano ragione del suo attacco. Non rari sono i casi di franchi tiratori che muniti di fucili mitragliatrici si arrampicano sugli alberi e benché sicuri di dover essere subito dopo spacciati sparano sulle truppe germaniche in marcia e sui feriti finché non vengano abbattuti. Innumerevoli sono i casi di bande rosse che si abbandonano ad una guerriglia disperata in tutte le direzioni. Naturalmente l'armata tedesca procede implacabilmente contro tali «partisans >> e tutto questo non fa che accrescere le difficoltà della guerra. Nessun dubbio circa l'esito finale della lotta, ma un accorato risentimento contro il nemico comune, l'inglese, per non voler riconoscere gli sforzi che compie la gente germanica per liberare l'Europa dallo slavismo marxista e una rabbia non contenuta contro il popolo russo che contrappone in questa lotta una tenacia e dei mezzi che, come il Fiihrer ha detto al Duce, nessun servizio d'informazioni militari aveva sospettati.

In quanto al Fiihrer egli rappresenta moralmente e fisicamente questo stato d'animo della sua gente e, come il Duce ha avuto agio di osservare, la sua esposizione è dominata dal fervore quasi religioso di liberare l'Europa dal bolscevismo, mentre nel suo dire ricorre spesso la parola Europa che egli qualche volta sostituisce alla parola Germania. Nessun accenno peraltro si può notare nelle sue parole al futuro dell'Europa.

Egli si sofferma spesso sulla necessità che i popoli abbiano presto la pace ed accenna agli innumerevoli compiti che toccheranno ai dirigenti della nuova Europa per sanare le piaghe che il conflitto ha prodotto. A proposito della Romania egli diceva testualmente al Duce: « La Romania sarà largamente premiata dello sforzo che adesso ha compiuto, essa riceverà la totalità della Bessarabia e qualche pezzo di territorio finitimo. La ricchezza di questa regione e la sua forza di produzione sono tali che i romeni avranno un vasto compito da assolvere sì da poter dimenticare l'inutile bega con l'Ungheria a proposito della Transilvania ».

Particolarmente preoccupato durante il corso della stessa conversazione egli si mostrava verso i popoli delle regioni occupate come Belgio, Olanda, ecc., dicendo che la sua cura prossima sarà quella di provvederli di derrate e queste

dovrebbero essere largamente fornite dal territorio russo, il cui aggregamento all'economia tedesca dovrebbe procurare nuove fonti di vita all'Europa occupata dalle armi dell'Asse.

Queste affermazioni hanno evidentemente un valore solo contemporaneo poiché le esposizioni politiche che egli fa sembrano sempre dominate pnma dall'odio e dalla necessità di abbattere la Gran Bretagna e poi di liberarsi al più presto dal gigantesco schermo posto davanti alla v~ttoria che si è r1velato essere l'Unione dei Sovieti. Ma non ho inteso nulla che possa offrire motivo a induzioni sui suoi propositi di ncostruzione europea. Aspro è il suo linguaggio verso la Francia, abbastanza severo verso la Spagna. Come mi ha detto Ribbentrop, che vuole interpretare il pensiero del Fiihrer più da vicino: «la Spagna doveva entrare in guerra ,in febbraio. Non avendolo fatto ha commesso un grave delitto d1 ingratitudine verso l'Asse. Franco è un ingrato, Sufier un gesuita. Se la Spagna fosse entrata in guerra in febbraio avrebbe avuto Gibilterra, una parte del Marocco e avrebbe avuto anche da mangiare. All'Asse avrebbe reso il grande servizio di togliere i denti alla rivolta degaullista nell'Africa del Nord e levare ogni speranza coloniale a Weygand. Avrebbe anche forse ritardato i piani di entrata in guerra degli Stati Uniti. Viceversa adesso la Spagna è rimasta sola, senza gli inglesi che ne diffidano e senza di noi che siamo rimasti delusi del suo atteggiamento~

Il Fiihrer sembra molto al corrente della situazione interna dell'Inghilterra. Egli dice che in Inghilterra vi è una discreta minoranza che è sinceramente angustiata della guerra con la Germania. Novemila fascisti inglesi sono in prigione. Molti conservatori deplorano l'atteggiamento ostinato di Churchill e dei suoi compagni. Associandosi al Fiihrer Ribbentrop crede, o almeno dice di credere, che una crisi interna si potrebbe verificare in Inghilterra e, senza peraltro precisarne l'origine, fa i nomi di Samuel Hoare ed anche di Beaverbrook come possibili compositori di un governo di tregua. Naturalmente tutto questo è detto senza un'assoluta convinzione; ma è evidente l'interesse di splare le mosse dell'avversario e di cercare di interrogarne il futuro. È palese, comunque, al vertice dell'organizzazione militare e politica germanica, il proposito di continuare la guerra in ogni modo e di non allentare la stretta, proposito che può in certo modo contrastare col bisogno di pace che dimostrano molte categorie del popolo germanico e che d'altronde non intacca la solida compattezza dell'Esercito il quale, nella campagna di Russia, propno perché sviluppatasi in maniera imprevista, dimostra una singolare forza di resistenza.

In conclusione, si può sottolineare che i dirigenti tedeschi non si sono ancora riavuti dalla sorpresa causata dall'organizzazione sovietica e che hanno accolto questa circostanza con animo fermo, sebbene non possano nascondere il loro disappunto per il fatto che il ritardo nello sviluppo delle operazioni abbia creato delle rùserve da parte di Stati che potevano diventare o alleati o amici: le riserve cioè di cui prima il Giappone e poi la Turchia si sono rivestite, l'uno per procastinare una sua eventuale entrata in guerra, l'altra per evitare qualsiasi contatto con la Germania che possa renderla sospetta agli occhi dell'Inghilterra. Anche lo stesso Ribbentrop, che sopratutto di fronte a noi è il più ottimista degli ottimisti, dice che l'entrata in guerra del Giappone dovrebbe appartenere alla logica per quanto gli avvenimenti interni di quel paese dimo

37 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

strino il contrario; e per quello che si riferisce ali Turchia si limita a dire che

i turchi sono sospettosi e non bisogna impaurirli.

Per quanto ci riguarda, le manifestazioni di simpatia e di comprensione

sono apparse insistenti e numerosi. Esse sono evidentemente generate dalla

nuova situazione in cui si viene a trovare il Reich alla vigilia dell'inverno e

in cospetto di una campagna che non si può dire se possa essere conclusa

all'apparizione delle prime nevi. Ampi sono stati i riconoscimenti della nostra

azione politica passata e chiare le richieste di collaborazione. In questo mo

mento è evidente che il Fiìhrer desidera una funz1onalità dell'Asse che dimostri

agli anglosassoni una solidarietà oltreché politica anche morale con l'Italia.

Egli ha trovato, come Voi avete notato, Duce, accenti di vera commozione

quando ha parlato della parte che Voi avete assunta di fronte all'umanità nel

farVi iniz.atore della lotta antibolscevica. Egli ha detto che senza di Voi

l'Europa sarebbe stata sommersa da quelle ripugnanti figure fisiche che i

soldati dell'Asse sono costretti adesso ad inseguire e sopprimere. Tutto questo

è stato pronunciato con quella enfasi mistica che il Fiìhrer mette quando vuole

esprimere il suo credo politico: e tale sua conclamata fede nell'alleanza dei due

Fascismi è stata una delle ragioni principali dell'incontro attuale che egli ha

evidentemente voluto a dimostrazione delle necessità morali che lo hanno

indotto ad iniziare l'aspra campagna con l'Unione dei Sovieti.

(l) Anfuso accompagnò Mussollni nella visita al Quartler Generale tedesco in rappresentanza del ministro Ciano, ammalato.

513

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

1'. 8504/410 R. Teheran, 26 agosto 1941, ore ... (l) (per. ore 7 del 27).

Ho veduto stamane Presidente del Consiglio al quale ho fatto presenti gravi responsabilità che incombono al Governo iraniano per la protezione colonia italiana e l'ho pregato dirmi chiaramente se vi era imminente pericolo. Egli mi ha detto che questo Paese è stato aggredito senza alcuna ragione e che responsabilità Governo, e che non avrebbe mancato informarmi appena necessario. Mi ha detto che questo Paese è stato aggredito senza alcuna ragione e che Governo aveva subito convocato i rappresentanti dei Paesi aggressori per chiedere [spiegazioni]. Essi hanno telegrafato a iloro rispettivi Governi e attendono risposta. Egli si augura di poter giungere ad una soluzione del conflitto. Mi ha dichiarato per il momento non c'è stata guerra fra Iran ed URSS ma che se alla guerra si dovesse giungere allora l'Iran sarebbe automaticamente alleato Asse (sic.). I russi hanno attaccato da tre parti ma non sono ancora giunti a Tabris. Gli ho chiesto se l'unica strada che lega Teheran-Tabris era stata fatta saltare ed egli mi ha risposto in senso negativo. Gli ho chiesto se l'esercito persiano difendeva con tutte le sue forze territor:o nazionale: egli mi ha risposto in maniera evasiva. Mi ha detto inglesi hanno occupato territori del

l'Anglo-Persian Oil Company compreso porto di Dandarshapur e che hanno messo fuori combattimento piccola flotta iraniana. Gli ho chiesto notizie dei nostri piroscafi. Mi ha risposto che non [si] hanno sicure notizie ma che ritiene siano stati bombardati. Non ha negato che gli inglesi siano già Kermanstich. Appariva molto depresso. Mi ha detto che lo Scià non si attendeva che sua opera di civilizzazione di questo Paese dovesse subire un tale attacco.

Ritengo che questo Governo faccia di tutto per venire ad un accordo con

gli aggressori e che sappia già quali siano le loro vere richieste e stia trat

tando per salvare la faccia sopratutto di fronte opinione pubblica ,interna che

è allarmatissima e ostile al regime, e manca completamente di quella decisa

volontà di difendere con la forza Paese, che era stata a più riprese affermata.

(l) Manca l'Indicazione dell'ora di partenza.

514

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8517/526 R. Ankara, 27 agosto 1941, ore 18 (per. ore 7 del 28).

Mio telegramma n. 525 (1).

Ho avuto oggi lungo e cordialissimo colloquio con Saracoglu. L'ho trovato giù di morale e molto preoccupato per l'azione anglo-russa contro l'Iran. Avendogli io chiesto se il pensiero ufficiale Governo corrispondesse all'intonazione della stampa ed al sentimento popolazione mi ha risposto che vi è perfetta coincidenza. Il Governo turco già da principio della cni.si aveva fatto conoscere la sua disapprovazione al Governo britannico ed al Governo sovietico ai quali malgrado abbia avuto assicurazione che in nessun caso gli interessi della Turchia saranno lesi ha reiterato, dopo inizio dell'az~one, sue manifestazioni di disappunto e malcontento. Che cosa potevamo fare di più? mi ha detto Saracoglu -correre in difesa dell'amico Iran quando noi stessi abbiamo bisogno di mantenere! in forza per difenderci forse domani da analoga minaccia?

Saracoglu mi ha detto poi che questione dei tedeschi dimoranti in Iran è un semplice pretesto; i fini che si propone l'Inghilterra sono di alimentare resistenza russa e farla protrarre durante prossimo inverno, privando la Germania dei possibili rifornimenti petroli dal Caucaso e dall'Iran e assicurandosene invece la disponibilità.

Saracoglu ha definito aggressione inglese come ingiusta in sé stessa e pericolosa per gli altri e sopratutto per la Turchia.

Un solo aspetto favorevole presenta la situazione, secondo Saracoglu, ed è che né l'Inghilterra né la Russia abbiano richiesto alla Turchia passaggio truppe e rifornimenti attraverso territorio turco. Questa sarebbe stata la via più agevole per raggiungere Caucaso e per operare congiunzione tra Siria, Iraq e Russia: il fatto che nessuna richiesta sia stata avanzata rappresenta per ora un vantaggio assicurato.

(l) T. 8485/525 R. del 26 agosto, ore 12,30, non pubblicato, con 11 quale De Peppo riferiva circa le reazioni in Turchia all'azione congiunta anglo-russa contro l'Iran.

515

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUOCI

1'. S. N. D. 33827/223 P. R. Roma, 27 agosto 1941, ore 2130.

Vostro telegramma 407 (1).

In caso necessità, siete autorizzato fornire al Gran Mufti ed al suo Segretario passaport1 italiani ad altro nome, tentando farli partire per Turchia e proseguire possibilmente per l'Italia.

Sempreché possibile, Mellini potrebbe accompagnarli.

Dato noto atteggiamento turco contrario ad ammettere in Turchia il Mufti, dovrete dire che passaporti sono stati forniti d1 vostra iniziativa -ripeto di vostra iniziativa -non avendo voi avuto possibilità ricevere istruzioni da Roma.

R. Ambasciata Ankara viene informata in v:a segreta. Telegrafate all'atto eventuale partenza Mufti.

516

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8542/166 R. Belgrado, 27 agosto 1941, ore 23,30 (per. ore 9 del 28).

Secondo voci sempre più insistenti e autorevolmente confermate Amministrazione locale serba troverebbesi in crisi. Pravda avrebbe tra l'altro fatto presente che, mentre metodi repressivi tedeschi hanno inasprito ed eccitato animi, attuale scarsità forze militari ed armamento gendarmeria non consentirebbe ad Amministrazione serba di assumere ulteriore responsabilità mantenimento ordine nel Paese.

Confermansi anche voci incontri ed accordi personalJtà tedesche con Kosta Pecanac capo cetnici (mio telegramma n. 120 in data 25 luglio) (2). Autorità occupazione avrebbe offerto soluzione su seguenti basi:

l) creazione Governo nazionale con a capo Generale Nedié Milan;

2) Ministero Difesa assegnato al generale Petar Pésic. Ministero delle Comunicazioni al Generale Stetic, Ministero della Giustizia Ljotié, Ministero dell'Interno ad Acimovié;

3) concessione bandiera, inno nazionale e creazione adeguata corpo milizia per ordine interno.

Trattative non ancora concluse procedono tra difficoltà notevoli.

(l) -Petrucci aveva chiesto con T. s.n.d. 8492/407 R. del 25 agosto, ore 16,30: «Prego telegrafare urgenza se in caso di estrema necessità e di imminente minaccia arrivò qui di forze nemiche posso tentare di far riparare in Turchia e possibilmente proseguire per l'Italia Gran Mufti 11 suo segretario, fornendoll di passaporti italiani ad altro nome ». (2) -Non pubblicato.
517

IL SEGRETARIO DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO.

R. S. 15547/A. G. Torino, 27 agosto 1941 (per. il 28).

L'Eccellenza Vacca Maggiol'ni mi comunica, in via strettamente confidenziale, che il rinvio delle previste conversazioni tra i Presidenti delle Commissioni italiana e tedesca (mio rapporto n. 15294/AG. del 24 agosto) (l) è stato deciso a seguito di analoghe istruzioni impartite dal Comando Supremo germanico alla C.T.A..

È infatti in corso di esame, colla partecipazione del Comando Supremo italiano, il problema generale della futura condotta della guerra nel Mediterraneo e nell'Atlantico, nel cui quadro rientra quello particolare della collaborazione mil'tare con la Francia.

Sotto quest'ultimo riguardo sono in grado di precisare che il punto di vista dell'Alto Comando tedesco è quello di astenersi da atti che possano trascinare la Francia in un aperto conflitto con l'Inghilterra, finché non siano dispon'bili i mezzi per farvi fronte con successo. Nell'attuale momento, una partecipazione diretta di forze dell'Asse non (dico non) appare possibile: in loro assenza gli anglo americani potrebbero facilmente raggiungere la preponderanza e conquistare posizioni che sono a noi necessarie per il futuro sviluppo della guerra.

Questo il pensiero dell'Alto Comando Tedesco; le decisioni ultime saranno state probabilmente raggiunte nell'incontro tra il Duce ed il Fiihrer (2).

Ove questo nuovo attegg'amento dei Capi militari tedeschi, probabilmente dettato dalle esigenze militari del fronte russo, trovasse conferma, è da prevedersi che le trattative con la Francia segneranno un tempo di arresto.

Ho ringraziato il Generale Vacca Maggiolini per la sua comunicazione, assicurandolo che avrei fatto l'uso più discreto delle informazioni cortesemente fornitemi. Ho aggiunto che i Comandi Supremi italiano e tedesco sono naturalmente i soli competenti a decidere sulle questioni di alta strategia.

Dal punto di vista politico si può tuttavia osservare che, soprattutto dopo il suo recente radiodiscorso, il Maresciallo Pétain ed il suo Governo si sono ormai compromessi di fronte all'opinione pubblica mondiale in favore della politica di collaborazione con l'Asse. Ho ricordato al riguardo la frase di Pétain: «questa è la mèta verso la quale ci dirigiamo», che è stata, come è ovvio, debitamente registrata a Londra.

Questo discorso e l'atteggiamento in generale del Governo di Vichy negli ultimi mesi, sarebbero pretesti più che sufficienti ai britannici per effettuare egualmente, ove ne ravvedessero la convenienza, un tentativo di sbarco a conquistare quelle posizioni che noi abbiamo supremo interesse a salvaguardare.

Sono bensl da ritenere le voci raccolte nei circoli politici di Vichy, secondo le quali gli Stati Uniti avrebbero fornito assicurazioni che da parte inglese non verrà intentato nessun altro attacco contro l'Impero francese, finché la Francia manterrà una scrupolosa neutralità. Ma il concetto di neutralità è troppo elastico per non prestarsi a comode interpretazioni, e gli inglesi hanno di già sufficientemente dimostrato di non esser afflitti da troppi scrupoli nei riguardi dell'antica alleata quando i loro interessi sono in giuoco. Gli episodi della Siria e di Gibuti sono abbastanza significativi per non lasciar dubbi in proposito.

È anche da tener presente che il Governo francese, per parte sua, continuerà a richiedere in ogni caso di esser autorizzato a potenziare gli apprestamenti militari nel Nord Africa e nell'A.O.F., allegando la situazione di pericolo in cui si trova dopo le sue pubbliche prese di posizione: quindi pericolo per noi di dover fare egualmente sostanziali concessioni militari in Africa, senza nessuna contro partita.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi DD. 503 e 511.
518

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 31086/391 P. R. Buenos Aires, 28 agosto 1941, ore 21,30 (per. ore 8 del 29).

Mio telegramma n. 385 (1).

Con primo aereo invio copia dell'accordo navi firmato 25 corrente. Accordo ha avuto ed ha favorevole ripercussione in circoli argentini internazionali e italiani suscitando atmosfera viva simpatia per nostro Paese. Confermo che in esso sono state realizzate tutte le condizioni prospettate da V. E., compresa clausola che navi non saranno utilizzate in favore dei paesi belligeranti con Italia e suoi alleati. Ad ogni buon fine credo utile anticipare:

1° scambio [lettere] P" avuto luogo contemporaneamente a firma accordo. Loro testo, che è quelh. da me trasmesso con mio telegramma n. 347 (2), è stato integralmente incorporato nei discorsi letti alla fine della cerimonia e pubblicati da tutti questi giornali. Perciò non ho insistito perché lettere fossero anche pubblicate a parte. Loro pubblicazione separate avrebbe forse provocato da parte numerosi giornali d'opposizione reazione che era meglio evitare e che è stato evitato. Nulla vieta che, qualora V. E. lo ritenga opportuno, lettere siano pubblicate in Italia. A me sembra però che sarebbe preferibile non pubblicarle e tenerle come (argomento) da far valere in caso di difficoltà nell'esecuzione.

2° accordo speciale Banco Centrale sarà conforme a quanto già telegrafato. Sua firma è stata volutamente ritardata per evitare potesse far sospettare a Governo inglese sua stretta relazione con accordo generale;

3° ho [parlato] riservatamente di tutto questo Ambasciatore di Germania (eccetto accordo con Banco Centrale) e gli ho dato copia lettere. Mi ha ringraziato e mi ha detto di avere anche egli constatato che firma del contratto aveva provocato un'atmosfera di simpatia per l'Italia;

4° mi consta da buona fonte che durante ultima fase trattative questo Ambasciatore del Brasile ha fatto passi presso Governo argentino per indurlo a non pagare prezzo richiesto. Notizia mi è stata indirettamente confermata da questo Ministro degli Affari Esteri che mi ha detto confidenzialmente che alcuni miei colleghi americani si erano molto agitati in quest'ultimo per:odo intralciando trattative;

5° se V. E. lo stimasse opportuno credo che si potrebbe offrire a Governo argentino navi «Adamello» e «Fausto» attualmente Montevideo (mio telegramma n. 31) (1);

6° per tutte le questioni inerenti sistemazione equipaggi ho nominato commissione composta da R. Console Generale, Comandante «Principessa Maria», che ha già preso contatti con autorità argentine. Riferirò al riguardo separatamente con aereo.

(l) -Con T. 30450/385 P. R. del 25 agosto, ore 20,09, Boscarelll aveva comunicato quanto segue:«Questa sera [sarà] firmato accordo navi con questi ministri Ester! e Marina». (2) -T. 27187/347 P.R. del 3 agosto, ore 2,33, non pubblicato: comunicava il testo delle lettere scambiate tra Boscarelli e 11 ministro degli Esteri argentino nella quali si sottolineavano i vincoli di amicizia esistenti tra Italia e Argentina.
519

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8580/0106 R. Madrid, 28 agosto 1941 (per. tl 30).

Mio telespresso odierno n. 6729/2177 (2).

Serrano mi ha confidato aver date istruzioni ad Ambasciata Spagna presso Santa Sede sollecitare benedizione papale per combattenti «Divisione Azzurra» e ciò anche nell'intento indurre Vaticano assumere netta posizione antibolscevica.

Nel constatare come sinora nessuna dec~sione al riguardo sia stata adottata dalla Segreteria di Stato, questo Ministro Affari Esteri si è lamentato meco dell'atteggiamento agnostico attuale Pontefice ed ha ricordato analogo atteg

glamento tenuto da Pio XI durante la guerra spagnola. Ha quindi deplorato che Santa Sede non dia sua ades:one morale alla guerra contro comunisti anticattolici e anticristiani, aggiungendo che non dovrebbe esservi difficoltà concedere benedizione richiesta a spagnoli che partecipano campagna russa come volontari e unicamente per ragioni ideologiche.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non rinvenuto.
520

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8641/087 R. Belgrado, 28 agosto 1941 (per. il 1• settembre).

Come ho riferito con il mio telegramma n. 169 (l) in data di ieri la situazione politica in Serbia sembra avviarsi ad un radicale e sensaz:onale mutamento.

La costituzione di un governo regolare, con un corpo armato per il mantenimento dell'ordine e l'adesione di alcuni capi cetnici, che già si dà per sicura, al nuovo stato di cose, dovrebbe rappresentare una svolta decisiva nella vita di questo Paese.

Frattanto l'annuncio ufficiale di questi avvenimenti già universalmente noti in città, è atteso per oggi, è stato rimandato a più tardi. Tuttavia gli organi tedeschi e quelli dell'amministrazione serba, sebbene ammettano l'esistenza di qualche difficoltà residua, si dimostrano fiduciosi nella prossima realizzazione dell'accordo; e per quanto la mentalità di questo popolo e sopratutto l'assoluta incomprensione reciproca fra vinti e vincitori rendano possibile qualsiasi sorpresa dell'ultimo momento, rimane indiscutibile il fatto che i tedeschi posti di fronte al dilemma di reprimere la rivolta con l'impiego di larghe forze militari o accordarsi con elementi responsabili del paese hanno scelto, o tentato di scegliere, la seconda alternativa.

La situazione nell'interno era divenuta di fatto insostenibile. La R. Legazione ha segnalato man mano l'aggravarsi dei disordini. Dagli attentati individuali, dagli atti di sabotaggio isolati si è passati gradatamente, ma rapidamente, alla creazione di grossi focolai di rivolta che estendendosi e congiungendosi hanno finito col ridurre l'intero paese a sud di Belgrado in uno stato di guerriglia e di ribellione permanente. Ufficiali tedeschi del Comando militare ammettono che i rivoltosi (cetnici, comunisti, soldati dell'ex-esercito regolare, banditi) superano i centomila. Le bande, armate di mitragliatrici e cannoni, ten

gono più o meno indisturbate le montagne e le foreste, prendono d'assalto piccoli e grandi paesi, li occupano per qualche giorno e attaccano le colonne tedesche e i presidi della gendarmeria serba.

Secondo informazioni autorevoli, i tedeschi hanno perduto sessanta soldati in un solo giorno. Le strade sono divenute a tal punto mal sicure che un ufficiale di collegamento italiano il quale, per tre vie diverse, ha tentato di raggiungere l'Albania in automobile, è stato respinto dalle pattuglie tedesche a pochi chilometri da Belgrado.

L'elemento dominante della situazione è costituito dalla palese deficienza di truppe d'occupazione. Il presidio della capitale viene calcolato di 2.000 uomini, la maggior parte dei quali occupati negli uffici e nei comandi. Una voce insistente e generale di questi ultimi giorni è che si stesse preparando un attacco imminente dei rivoltosi a Belgrado. E per quanto l'ipotesi possa sembrare assurda, essa non è affatto scartata come impossibile da elementi responsabili del Comando germanico.

Tali sono i precedenti, e in verità non felici, del mutamento che ora si preannuncia. A giudizio degli osservatori imparziali e di molti tedeschi il tentativo di un Governo autonomo della Serbia avrebbe avuto probabilità maggiori di successo se attuato mesi fa, prima dell'inizio dei disordini, o potrebbe averne di maggiori anche attualmente se inaugurato dopo una repressione in forza della rivolta.

Attuato in queste condizioni, e dopo le dure pubbliche repressioni ancora vive nella memoria della popolaz:one, esso rischia di essere interpretato soltanto come un segno di debolezza. Che lo stesso Generale Danckelmann abbia avuto coscienza di questo pericolo, risulta dal fatto, autorevolmente confermatomi che esso ha chiesto l'invio di tre divisioni di rinforzo, ricevendone un rifiuto dal Comando Supremo.

Altra incognita della nuova situazione è data dall'atteggiamento dei cetnici. Che questi siano irritati dagli atti predatori delle bande comuniste è indubbio. Ma è anche certo che hanno preso le armi per combattere i tedeschi ed è lecito domandarsi quale seguito avrà tra i loro ranghi l'adesione che sarebbe stata promossa da Kosta Pecanac, capo già screditato, e da alcuni altri. Comunque è bene tener presente che il problema cetnico è strettamente legato a quello dei serbi in Croazia. Finché questi ultimi dovranno fuggire a migliaia dalle loro case e rifugiarsi in Serbia, assetati di vendetta, le bande dei cetnici non potranno che ingrossare le loro file.

Se questi sono elementi negativi, non è però affatto da scartarsi la possibilità che la nuova decisione abbia effetti immediati e benefici e serva a ricondurre una relativa calma e saggezza nel Paese. I serbi sono come nessun altro popolo sensibili all'idea nazionale; e il fatto che al nuovo Governo darebbero l'adesione personalità universalmente rispettate, può contribuire efficacemente ad accreditare l'opinione che il mutamento sia una riparazione onorevole e sufficiente al sentimento nazionale profondamente offeso dalle pubbliche esecuzioni di Terasjie.

D'altra parte dai nuovi dlrigenti ci si può attendere il proposito sincero di risparmiare nuove sventure ad un popolo già così duramente provato e di collaborare lealmente, anche se provvisoriamente e con la riserva mentale di una ultima speranza nella vittoria inglese, al mantenimento dell'ordine.

(l) Si tratta !n realtà del T. 166, vedi D. 516.

521

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8586/423 R. Teheran, 29 agosto 1941, ore 14,45 (per. ore 13,30 del 30).

In questo momento nuovo Ministro degli Affari Esteri Soheili mi ha detto che nota verbale di cui al mio telegramma 422 (l) inviata a questo rappresentante inglese e sovietico era stata fatta senza previo accordo con i rappresentanti stessi i quali si sono riservati informare i loro Governi. Questa mattina non era ancora pervenuta loro risposta e le ostilità erano continuate.

Mi ha detto che russi avevano iersera bombardato ancora parecchie città del nord.

Mi ha detto pure che finora non si conoscevano condizioni che gli inglesi ed i russi intendevano imporre all'Iran eccettuata quella della espulsione alcuni tedeschi.

Mi ha confermato che questi rappresentanti inglese o sovietico non avevano mai fatto minimamente accenno agli alleati italiani residenti in Iran e che stimava misura di concentrare italiani nei locali R. Legazione non fosse per ora necessaria.

Mi ha promesso avvertirmi in caso di pericolo ma per ora russi e inglesi erano lontani da Teheran.

Mi è sembrato che Soheili per solito attivo, energico avesse assunto oggi aria molto rassegnata ed umile il che lascia supporre che egli cercherà in tutte le maniere venire ad una soluzione. Mi è sembrato pure che fosse specialmente preoccupato J)€r l'invasione delle provincie del nord da parte truppe sovietiche.

Questo Ministro S.U.A. che ho visto subito dopo ed al quale ho manifestata tutta la mia meraviglia per il fatto che inglesi avessero potuto lasciare mano libera ai russi in Iran, mi ha detto che inglesi non hanno desiderato intervento sovietico e che oggi non possono più controllare truppe sovietiche che compiono continui bombardamenti di città aperte provocando distruzioni qualche volta gravi come quella della città di Resht.

In questo momento Forze armate S. M. li Re d'Inghilterra sono rtnl territorio iraniano; Governo Iran, per dimostrare le sue buone intenzioni e salvaguardare relazioni buon vicinato non procede guerra. Tuttavia Forze armate Vostri Governi hanno iniziato ostilità bombardando città. Beninteso Forze armate stazionanti nelle [vicinanze] davanti attacchi predetti hanno inevitabilmente dovuto resistere difendendosi. Si porta quindi Vostra conoscenza che li Governo Imperiale per provare le sue intenzioni pacifiche ha dato ordine Forze governative non opporre più resistenza astenendosi da azione. Ci si attende che le forze Vostri Governi argineranno loro avanzata e cesseranno le loro operazioni belliche. Questa decisione del Governo è portata anche a conoscenza rappresentanze altre Potenze».

(l) T. 8582/422 R. del 29 agosto, ore 11,50, non pubblicato. Il testo della nota era il seguente:«Come è a conoscenza di V. E. Governo Imperlale dell'Iran ha avuto sempre massima cura per li mantenimento dl un'eventuale politica dl neutralità e la conservazione delle sue relazioni amichevoli specialmente con tutti l Governi suoi vicini.

522

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 8619/1294 R. Washington, 30 agosto 1941, ore 1,50 (per. ore 13 del 31).

Mio telegramma n. 1289 (1). Ho veduto oggi Ambasciatore Nomura e gli ho chiesto cosa potesse dirmi circa suo colloquio con Presidente Roosevelt.

Egli mi ha detto essersi limitato a rimettere ed illustrare messaggio principe Konoye (2) cui scopo principale era quello di esternare preoccupazione Giappone per deterioramento rapporti fra i due paesi specialmente in seguito a annunziato invio rifornimenti bellici ad URSS via Vladivostok e di prospettare desiderio Giappone mantenimento pace nel Pacifico.

Nomura mi ha aggiunto che quantunque abbia sensazione che in seguito a messaggio recenti relazioni nippo-americane siano un poco meno tese di quanto Io fossero nei giorni scorsi, senso sollievo diffuso in questa stampa non corrisponde a reale miglioramento rapporti fra i due Paesi.

Premesso che Giappone intende tenere fede ad impegni Tripartito, Nomura, per quanto concerne posizione Washington nell'attuale conflitto, si è dichiarato convinto che S.U.A. non potranno non partecipare al conflitto stesso qualora dovesse ulteriormente protrarsi. Quale che sia tale partecipazione (che egli è sembrato giudicare estremamente pericolosa tanto per Asse Roma Berlino che per Giappone) non bisognerebbe -egli ha detto -lasciare passare qualsiasi opportunità potesse offrirsi per giungere alla pace, dato che una coalizione anglo-americana, se non potrà avere ragione dell'Asse Roma-Berlino, non potrà neppure essere battuta.

Ho creduto doveroso portare a conoscenza di V. E. punto di vista espressomi da Nomura come sue considerazioni personali pur non essendo in grado di giudicare se e fino a quale punto esso coincida con pensiero Tokio.

523

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8613/175-176-177 R. Belgrado, 30 agosto 1941, ore 23 (per. ore 7,30 del 31).

Con telegramma Stefani speciale in data odierna ho trasmesso comunicato ufficiale annunciante costituzione Governo serbo sotto la presidenza gene

rale Nedié, avvalorata discorsi pronunciati da Generale Danckelmann e Ge

nerale Nedié in occasione presentazione nuovo Governo al Governatore mili

tare della Serbia e riassunto proclama comandante generale cetnici.

Composizione governo si presenta in sostanza eguale a quella indicata

nel telegramma n. 174 eccetto che Ministero della Difesa Nazione non (dico

non) è stato costituito, e che Generale Draskié assume invece Ministero Lavoro.

Stampa locale serba riproduce con grande rilievo comunicato e cronaca ceri

monia ufficiale. Donau Zeitung pubblica stesse notizie ma in riassunto e con

rilievo assai minore.

(175) Miei precedenti telegrammi 173 e 174 in data 29 corrente (3).

(l) -T. 8593/1289 R. del 29 agosto, ore 22,16, non pubblicato, riferiva l commenti della stampa americana circa il colloquio tra Roosevelt e l'ambasciatore del Giappone. (2) -Vedi D. 525. (3) -T. 8572/173-174 R. delle ore 22,30, non pubbl!calo, riferiva. circa. la costituzione di governo Serbo.

(176) Discorso Generale Dankelmann notevole per esplicita ammissione rivolta in Serbia e per accenno a possibilità che nuovo Governo assicurando ordine pubblico consenta « togliere alle truppe tedesche compiti che dovrebbero essere esclusivamente competenza serba». Risposta Generale Nedié contiene medesimo accenno in forma anche più chiara esprimendo speranza « rendere possibile ritiro truppe tedesche». Proclama Kosta Pecanac al popolo serbo, ha destato meraviglia generale per tono risoluto col quale ordina personalmente dissoluzione delle bande irregolari e comuniste, e dichiara che ogni ulteriore attività illegale tali bande armate sarà giudicata da Comandante generale cetnici e invita popolazione ad arruolarsi suoi reparti. Tenore di tale proclama, affisso pubblicamente ha sollevato evidente perplessità anche in autorità occupazione come è dimostrato dal fatto che ne è stata v1etata riproduzione giornali odierni, e sequestrato unico quot:diano che l'aveva pubblicato.

(177) È caratteristico anche che proclama Pecanac non contiene nessun accenno del nuovo Governo mentre comunicato uffl.ciaie e discorsi governatori militari e generale Nedié non fanno parola proclama stesso o comunque movimenti cetnici. Se le pretese avanzate in proclama dovessero realizzarsi impressione generale è che nuova situazione risulterebbe imperniata principalmente su movimento cetnico e suoi capi i quali disporrebbero effettivamente mezzi per combattere bande armate comunisti, piuttosto che su un'azione Nedié.

524

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 34265/231 P. R. Roma, 30 agosto 1941, ore 23,15.

Secondo radio Teheran nuovo Primo Ministro, in dichiarazioni approvate dal Parlamento, avrebbe dichiarato fra l'altro quanto segue:

«Faremo del nostro meglio per mantenere buone relazioni con Potenze straniere e specialmente con nostri vicini». Farete sapere d'urgenza al Primo Ministro che Governo fascista conta che Governo iraniano qualunque siano i risultati delle trattative in corso con gli anglo-sovietici, sappia e voglia garantire anche per l'avvenire le relaz:oni, gli interessi, i cittadini italiani in Iran (1).

525.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8620/562 R. Tokio, 31 agosto 1941, ore 14,30 (per. ore 13 del 1° settembre).

Termini esatti del messaggio che Konoye ha fatto rimettere il 28 corrente a Roosevelt per mezzo di Nomura sono per il momento tenuti nel maggiore riserbo --per reazione ai metodi di Matsuoka -anche nei riguardi Ambasciatori dell'Asse. Questo Vice Ministro Affari Esteri, Amau, si è limitato a dire che messaggio espone in termmi generici vedute nipponiche per una desiderabile normalizzazione dei rapporti fra Giappone e S.U.A., dato che in quest'ultimo tempo a Tokio si sarebbe venuti nella convinzione che a Washington si considerasse opportunità di giungere ad un «chiarimento dell'atmosfera fra i due Paesi». Amau ha dichiarato che contava tenerci al corrente dei termini del messaggio fra qualche giorno non appena fosse giunta risposta americana.

Messaggio risulterebbe essere stata iniziativa personale di Konoye, vivamente sollecitata da Nomura, che, come da tempo riferito, ha giuocato sulla carta americana sua situazione di futuro Ministro. Iniziativa è del resto conseguenza della situazione riferita nei telegrammi ultimi e determinata da offensiva anglo-americana e da minaccioso atteggiamento nel quale sarebbe condotta specie nel campo ,economico, che è quello più direttamente e largamente risentito e temuto sul momento. Di fronte alle ripulse americane nei confronti dei timidi approcci giapponesi per il regolamento delle questioni particolari (ripresa traffici marittimi e commerciali, rifornimenti all'U.R.S.S. via Vladivostok) Konoye ha creduto di agire abilmente mettendo tutte le carte in tavola. E ciò anche per sfuggire, in ogni caso, all'accusa di non avere fatto ogni estremo tentativo per migliorare la situazione che soffoca progresso e [mette alla prova] duramente il paese. Iniziativa di Konoye, che è indubbiamente pericolosa, incontra qualche scetticismo in vari ambienti politici che si rendono conto come i compromessi che sono o che possono essere proposti per una sistemazione nippo-americana in Pacifico, ora che Roosevelt può cons"derarsi in situazione di prevalenza, saranno assai dillìcilmente conciliabili con quelli che dovrebbero essere i punti fermi nipponici. Ed indubbiamente il Tripartito, almeno nella sua efficienza, deve entrare nel cumulo dei compromessi. Mi riservo comunque riferirmi a situazione ed elementi più chiari.

526.

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8629/427 R. Teheran, 31 agosto 1941, ore 15,47 (per. ore 20,10).

Questa mattina sono stato ricevuto unitamente mio collega Germania ed all'Incaricato d'Affari Bulgaria e Romania da questo Presidente del Consiglio Foroughi; lo conoscevo già ed il rivederlo mi ha confermato impressione di un vecchio debole e conciliante.

Ci ha detto subito che si stava sul punto di venire ad un accomodamento con gli anglo-russi e che potevamo stare tranquilli che non vi sarebbe stato alcun pericolo che gli anglo-russi chiedessero rottura delle relazioni diplomatiche fra l'Iran e Paesi Asse, che per quanto riguarda cittadini germanici essi si limitavano insistere nella domanda di espulsione di alcuni di essi.

Ad ogni modo cittadini degli altri Paesi Asse non avevano formato oggetto alcuna richiesta. Gli ho chiesto notizie dello Scià e mi ha risposto che è sempre nel suo palazzo e che lo ha visto oggi.

Non è stato diramato nulla circa altre condizioni poste dagli anglo-russi ma ha assicurato non esservi stata congiunzione fra truppe sovietiche e quelle inglesi e che sovieti si sarebbero arrestati a Kazvin e inglesi ad Hamadan.

Ho veduto prima Ministri Gabinetto che uscivano dal Consiglio dei Ministri e mi sono apparsi tutti sorridenti e soddisfatti.

Mi viene riferito pure che le trattative abbiano già dato luogo ad un accordo firmato il che appare improbabile dato che un'ora fa aeroplani sovietici hanno bombardato fabbrica munizioni vicinanze Teheran e ancora adesso è in corso altro raid.

(l) Vedi D. 528.

527

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 8708/088 R. Belgraào, 1° settembre 1941 (per. il 4).

Miei telegrammi n. 175, 176 e 177 in data 30 agosto u.s. (1). Ho avuto stamane una lunga e amichevole conversazione con il mio collega di Germania sui recenti avvenimenti. Da quanto egli mi ha detto e da altre concordi fonti d'informazione e giudizio, la situazione può riassumersi come segue:

Di fronte al fatto, ora improvvisamente e ufficialmente ammesso, di un grave stato di rivolta generale nell'interno del paese, il Comandante Militare della Serbia si è trovato nell'alternativa: reprimere la ribellione con la forza o affidare a un Governo serbo, composto di elementi responsabili e stimati, autorità e mezzi necessari per fronteggiare la situazione.

È probabile che il Generale Danckelmann -i precedenti delle spietate repressioni stanno ad indicarlo -inclinasse per temperamento e per giudizio verso la prima alternativa. Ma, non avendo voluto chiedere o potuto ottenere i larghi rinforzi necessari per un'azione in grande stile (mio telegramma per corriere n. 087 del 28 agosto u.s.) (2) il Comandante Militare ha dovuto contentarsi della seconda soluzione. Sulla sua decisione ha certamente influito il riconoscimento dell'opportunità urgente di impedire, all'ultima ora,

un congiungimento delle forze nazionali (cetnici, bande di soldati regolari) con i comunisti e i banditi. Si è così ripresa l'idea della candidatura Nedié, già vagheggiata per il passato (telegramma per corriere n. 061 del 17 luglio u.s.) (l) e, pensiero ben più ardito, si è cercato e si è raggiunto, almeno formalmente, un accordo con i cetnici.

Disgraziatamente, fra questi che dovrebbero essere i due pilastri della nuova situazione, sembra mancare sin da ora una coordinazione sicura. Il proclama di Kosta Pecanac ignora il Governo; il Governo ignora, nelle sue prime manifestazioni ufficiali, il movimento cetnico. E in verità le pretese dell'uomo che si intitola Comandante generale dei cetnici appaiono enormi, incompatibili in teoria non soltanto con qualsiasi forma di Governo regolare ma anche con lo stesso potere delle autorttà d'occupazione germaniche.

Pecanac ordina la dissoluzione delle bande 1rregolari e il disarmo dei comunisti; promette salva la vita a chi obbedisca; .minaccia la morte ai ribelli; garantisce vita beni e proprietà non soltanto dei cittadini e delle autorità serbe, ma anche degli stessi tedeschi; dichiara che ogni attività brigantesca sarà da lui giudicata; invita il popolo ad arruolarsi sotto la bandiera dei cetnici; ordina infine la costituzione di reparti, cetnici in ognd. località del Paese.

Questa semplice enumerazione basta ad indicare che, se le pretese di Pecanac, dovessero anche soltanto in parte realizzarsi, si dovrebbe arrivare alla costituzione di uno «stato cetnico », analogo sebbene avverso, allo stato ustascia, con tutte le incalcolabili conseguenze di guerra civile nel paese. L'impressione generale non può meglio riassumersi che con le parole pronunciate dallo stesso Ministro di Germania alla prima lettura del proclama: «se tutto ciò è vero, il vero padrone non è né il Generale Danckelmann né il Generale Nedié, ma Kosta Pecanac ».

Gli stessi ambienti tedeschi sono rimasti stupiti e interdetti di fronte a questa manifestazione. Il Consigliere della Legaz,ione di Germania mi ha confermato che il giornale «Obnova » è stato sequestrato per avere pubblicato il proclama; e mi ha anche detto confidenzialmente che l'origine del proclama non è chiara, che il suo tenore sembra aver colto di sorpresa lo stesso Comando Militare e che il Gene:rale Danckelmann afferma ora di non averne mai autorizzato la pubblica affissione.

Qualunque sia la verità circa questo singolare errore di regia, sembra chiaro, che la situazione attuale rappresenta il compromesso, non del tutto armonico, di varie pretese, esitazioni, rifiuti, pentimenti dell'ultimo momento. Così ad esempio: la sera del 29 agosto si dava per sicura negli ambienti più autorizzati la formazione di un Ministero della Difesa con il Generale Panta Draskiç alla testa (mio telegramma n. 173) (1). Nel nuovo Gabinetto tal Ministero non figura e il Generale Draskiç ha avuto invece quello del lavoro. Tuttavia è proprio Draskiç che ha firmato oggi un appello col quale si ordina a tutti gli ufficiali e sottufficiali del servizio attivo di presentarsi e mettersi a disposizione del Governo; e si dice che egli avrà l'incarico di formare il

nuovo corpo di gendarmeria. Egualmente, per quanto riguarda la bandiera nazionale che tutti i giornali hanno già dato per concessa il mio collega Feine mi ha detto che la questione non è ancora decisa, e che per ora sono stati autorizzati soltanto gli emblemi ufficiali dello Stato, non la bandiera.

La situazione si presenta perciò in termini così nuovi, inattesi e confusi che qualunque previsione sarebbe vana. Negli ambienti tedeschi è evidente la tendenza ad attenuare il significato e la portata del contributo cetnico e a sottolineare invece la tesi che il nuovo Governo è l'erede e il continuatore dell'antico, assai poco efficiente, Consiglio dei Commissan. È necessario tuttavia tener presente che le radici dei mali che affliggono il paese sono così profonde e intrecciate che la semplice costituzione di un governo, sia pure guidato da un uomo popolare come Nedié e sia pure potenziato da un corpo di polizia adeguato, non sembra davvero un rimedio in se stesso sufficiente. La ricetta offerta da Pecanac qualora egli fosse realmente seguito dalla massa dei cetnici, ciò che è più che dubbio, sembrerebbe, pur con tutta la sua ingenuità melodrammatica, assai più aderente alla triste realtà. Se cioè si potessero effettivamente chiamare le forze nazionaliste e popolari a collaborare alla costruzione di un nuovo ordine serbo, le probabilità di successo apparirebbero ben più favorevoli che non quelle di una semplice azione di polizia. Lo sviluppo ulteriore della situazione mostrerà se e sino a qual punto sia possibile ottenere, nel quadro dell'occupazione germanica, la cooperazione di tali forze.

Con telespresso a parte (l) trasmetto i testi del comunicato ufficiale relativo alla costituzione del nuovo Governo, del discorso pronunc,iato dai Generali Danckelmann e Nedié, del proclama di Kosta Pecanac, nonché dei principali commenti della stampa.

(l) -Vedi D. 523. (2) -Vedi D. 520.

(l) Non pubblicato.

528

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. u. 8680/437 R. Teheran, 2 settembre 1941, ore 19,30 (per. ore 22,10 del 3).

Ho fatto a questo Ministro degli Affari Esteri Soheili la dichiarazione di cui al telegramma di V. E. n. 231 (2). Egli l'ha accolta con ampia assicurazione circa intenzione questo Governo conservare con l'Italia tradizionale amicizia e di proteggere interessi e cittadini italiani come meglio potrà.

Gli ho detto che da più di due mesi tanto io che il mio collega germanico abbiamo chiesto al già Presidente del Consiglio Mansur se non fosse stato prudente far partire nostri connazionali specialmente donne e bambini e che il predetto aveva negato qualsiasi pericolo, aveva energicamente affer

mato intenzione Scià e suo Governo difendere oltranza neutralità Persia riservandosi anzi far appello alla parte avversaria all'eventuale aggressore, ed aveva anche aggiunto al mio collega di Germania, il quale dopo il primo passo anglo-russo per espulsione tedeschi aveva proposto far partire certo numero suoi compatrioti, che non doveva farlo, per dare agli inglesi e russi impressione cedere davanti loro pressioni.

Questi fatti rendono ancora più grave responsabilità Governo persiano. Egli ha risposto che anglo-russi non avevano mai fatto alcuna richiesta circa eventuale allontanamento cittadini italiani e che trovava pericoloso sollevare questione loro partenza prima che fosse stato firmato accordo definitivo fra la Persia Gran Bretagna ed U.R.S.S.

Il Governo persiano avrebbe dato in seguito tutto suo appoggio per facilitare eventuale esodo degli italiani e riteneva autorità anglo-russe non avrebbero potuto negare salvacondotti attraverso zona occupata.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 524.
529

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8663/563 R. Tokio, 2 settembre 1941, (per. ore 19 ore ,30 d 20,05 el 3). Vostro 486 Seguito a n. 562

Malgrado sollecitazioni di questo mio collega Germania e mie fino ad oggi nessuna comunicazione di qualche precisione ci è stata fatta né circa testo messaggio Konoye né circa prime ripercussioni conversazioni Nomura. Il che potrebbe anche far supporre che messaggio stesso contenga qualche concessione d'interpretazione nei riguardi Tripartito. Reazione questi ceti sono state in genere e per la politica del Tripartito e per l'intransigenza sulle basi essenziali della politica nipponica: Cina e grande zona autarchica est asiatico. Scetticismo è pressocché generale circa risultati conversazioni in corso a Washington, né si vede come un compromesso accettabile a Tokio potrebbe essere raggiunto sulla questione principale, nella quale interessi Tokio sono assolutamente opposti, che è quello cinese. Sulla iniziativa di Konoye evidentemente hanno molto influito, oltre crescenti difficoltà situazione economica di questo Paese, pressioni ambienti finanziari ed industriali, sollecitazioni di Nomura dopo incontro Roosevelt-Churchill, soprattutto ritmo più lento del previsto della campagna in Russia, della quale da Berlino, specie per mezzo di Oshima, si era garantita una vittoriosa conclusione entro questo mese. Nelle attuali condizioni URSS, appoggiata dall'America, rappresenta un peri

38 -Documenti cliplomatici -Serie IX-Vol. VII

colo non indifferente e, data anche imminenza inverno, già si parla qui di rimandare alla prossima primavera ogni progetto per la frontiera settentrionale. Si fa quindi il possibile per mantenere intanto con URSS rapporti corretti sulla base patto neutralità. Blande osservazioni mosse a Mosca, come a Washington, circa rifornimenti americani via Vladivstock (miei telegrammi

n. 531 (l) e n. 546) (2) hanno provocato secca risposta russa circa inammissibilità tentativi interferenze nipponiche in materia iniziativa Konoye è quindi da attribuirsi principalmente desiderio alleggerire pressione anglo-americana e guadagnare tempo e possibilità maggiori in tutti i settori.

(1). mio telegramma (2). (l) -Con T. 34281/486 P. R. del 31 agosto, ore 2, Anfuso aveva inviato a Indell1 le seguentiIstruzioni: «Pregavi riferire circa messaggio Konoye-Roosevelt; conversazioni ambasciatore Nomura; questione riferimenti nordamer!cani ai Sovietici, e, !n generale, attuale fase rapporti nippo-americani e nlppo-sovlet!c! >>. (2) -Vedi D. 525.
530

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8677/395 R. Buenos Aires, 2 settembre 1941, ore 21,32 (per. ore 10,30 del 3).

In occasione dell'accordo navi (3) ho fatto visita di cortesia Vice Presidente Repubblica che mi ha ripetuto sua riconoscenza per Italia e per V. E. per aver favorito, con cessione nostre navi, creazione marina mercantile Argentina.

Ha aggiunto che accordo era accolto con grande soddisfazione da tutto il paese e soprattutto da numerosi italiani e discendenti di italiani che vedevano in esso un nuovo vincolo fra Italia e Argentina la cui amicizia avrebbe a loro avviso resistito a tutti gli attacchi della propaganda contraria e degli interessi contrastanti. Mi ha poi ricordato che egli aveva a più riprese dichiarato pubblicamente che voleva mantenere Argentina al di fuori del conflitto e mi ha confermato sua decisione di perseverare nella posizione di neutralità finora seguita. Ho risposto ringraziando e ripetendo quanto avevo già detto nel discorso pronunziato all'atto della firma accordo e nelle dichiarazioni fatte a stampa, trasmesse a V. E. con mio rapporto n. 1.000 (4).

531

IL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI, AMÈ, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA. [Roma], 2 settembre 1941.

Nei giorni 27-29 agosto ha avuto luogo a Merano il preannunciato mio incontro col capo del Servizio Informazioni Germanico. Erano presenti da ambo le parti i Capi delle Sezioni offensive e difensive e gli Ufficiali di collegamento.

(-4) Non rinvenuto.

Lo scopo dell'incontro era quello di prendere in esame ed aggiornare, in relazione all'evolversi della situazione, direzioni, forme e modalità della collaborazione dei due Servizi.

Le riunioni quindi hanno avuto carattere eminentemente tecnico-informativo, in funzione di dati di fatto e di elementi di giudizio concordemente apprezzati dai convenuti.

Hanno avuto nella trattazione particolare evidenza i problemi offensivi e difensivi a carattere operativo che la situazione rende ogni giorno di più ardua soluzione.

Più precisamente, nel campo offensivo, sono state oggetto di esame:

-la ricerca e la raccolta delle notizie politico-militari in tutto il settore del Vicino e Medio Oriente, dove la collaborazione in atto sarà intensificata con azione e mezzi di ricerca proiettati dalla Grecia e dalla Turchia con organizzazioni separate, ma a contatto e con scambio di notizie pel tramite delle Centrali;

-la necessità di intensificare ancora gli sforzi verso l'Egitto, potenziando le organizzazioni informative delle truppe operanti e raddoppiando iniziative e stratagemmi per ristabilire in profondità gli agenti venuti meno. A tale scopo il Servizio Germanico sta attribuendo più completa intelaiatura all'organizzazione informativa del Corpo Rommel, mentre da parte nostra sono già in corso provvedimenti per inviare agenti ben preparati e migliorare notevolmente con mezzi e personale l'attività e la possibilità della radiogoniometria, della intercettazione e della crittografia da parte dell'Ufficio «l )> del Nord Africa;

--l'opportunità di completare e vivificare -per quanto l'ambiente sia particolarmente ostile -le comuni possibilità di ricerca e di controllo sulle terre del Nord-Africa francese, che, per positura geografica, per le relazioni con la Madre Patria, per la malcerta situazione locale, rappresentano settore di interesse informativo particolarmente delicato. II Capo del Servizio Informazioni Germanico ha escluso che orientamenti e possibilità di concreta collaborazione col Governo di Vichy possano dischiudere a noi prossime speranze di sfruttare nel Nord-Africa punti d'appoggio e concessioni utili per il controllo dei movimenti della flotta nemica. Del pari non sono da coltivare illusioni circa la possibilità di ristabilire per lo stesso fine le forme di collaborazione offerta in passato dalla Spagna nelle isole Baleari;

-la necess1tà di estendere le rispettive attività verso le regioni africane atlantiche (Dakar, isole del Capo Verde, Gambia ecc.) ovunque sia possibile avere dati di controllo circa movimenti ed intensità di trasporti avversari circumafricani, diretti sia verso l'Oceano Indiano sia verso l'Inghilterra.

Nel settore difensivo hanno avuto rilievi le seguenti conclusioni:

-di fronte al progressivo risorgere di attività del 2éme Bureau francese, collaborante dalla Francia con il Servizio Informazioni Inglese, viene concordemente sentita la necessità di sviluppare e ricostruire l'organizzazione di difesa sia ai confini, sia nei territori della Francia occupata. Per noi questa necessità si concreta nel maggiore impulso da dare all'azione difensiva del Centri C.S. rivolti verso la frontiera occidentale e in una intensificazione di misure preventive verso i francesi;

-viene concordemente apprezzata la delicatezza e la minaccia che la situazione dei territori balcanici occupati o sottoposti al nostro controllo rappresenta al fini della difesa, di fronte alle manifestazioni attuali ed alle possibilità avvenire. Da cui deriva la riconosciuta necessità di intensificare su direzioni di lavoro concordi, l'opera dei due Servizi, rivolta, sia a garantire le nostre truppe, sia ad evitare loro sorprese;

-degna di particolare interesse la situazione della Grecia, tuttora sede di agenti e di militari inglesi che, sfuggiti al controllo ed alla cattura, rappresentano una minaccia seria nel complesso dell'attività dell'I.S. Occorre evitare che la Grecia diventi per gli Inglesi efficace base informativa contro di noi, sfruttando le facili relazioni da e verso la Turchia. Il Servizio Germanico ha fissato in Grecia la sua attività generale limitandosi ad esercitare, nel territorio che gli compete, l'azione offensiva avente per obiettivo diretto la salvaguardia delle proprie truppe.

Noi abbiamo invece intrapreso il potenziamento dell'attività di C.S. la quale ha presentato in questi ultimi tempi a concreti risultati ovunque anche in Grecia è stato di recente ristabilito il contatto fra gli organi dei due servizi.

All'infuori del campo informativo, per ciò che concerne visione ed apprezzamento generale della situazione, i Capi del Servizio Informazioni Germanico sono apparsi sinceramente preoccupati dall'andamento delle operazioni e dai riflessi generali della campagna di Russia.

Essi hanno confermato le notizie delle grandi perdite subite anche da parte germanica, specie in ufficiali, della tenacia combattiva dei russi i quali, con azioni incessanti di contrattacco e di contrassalto rendono difficile e sanguinoso ogni progresso.

Hanno affermato che la condotta dei minori reparti e delle grandi unità russe è ispirata a notevole capacità ed energia di capi e che unità russe rimaste a tergo delle linee rendono tutt'ora malsicure molte zone con azione di guerriglia. Per cui, nella situazione generale, causa le perdite subite in uomini, il logorio grandissimo dei materiali, specie corazzati e motorizzati, la difficoltà dei rifornimenti, la reazione incessante dell'avversario, essi non si fanno illusione sulla possibilità di portare presto altri colpi poderosi decisivi.

Ritengono che nella direzione di Mosca e di Karkow i russi opporranno poderosa disperata resistenza, usando se necessario anche gli aggressivi chimici, pur di conservare nelle mani tali due centri decisivi per la vita politica e per il potenziamento bellico del Paese.

Prevedono pertanto a non lontana scadenza un ineluttabile arresto cui dovranno fare riscontro vasti e poderosi preparativi per una sosta invernale di cosi grandi masse di uomini in così vasto spazio.

Al di fuori del teatro di operazioni russo, la situazione è giudicata difficile in Norvegia, dove, su una popolazione ostile ai tedeschi, viene profondamente e largamente accolta la multiforme azione inglese.

Poco tranquillizzante la situazione stessa appare in tutta la regione balcanica dove, su terreno reso propizio dal disordine politico ed economico, operano, con base il fermento comunista, germi di odio, di vendetta e di sopraffazione.

La riunione si è svolta in atmosfera di cordiale cameratismo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 499. (3) -Vedi D. 518.
532

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. Berlino, 2 settembre 1941.

Impressioni, osservazioni e notizie raccolte durante il memorabile viaggio, ho ritenuto trovassero meglio posto -dato il loro carattere -nell'accluso appunto riservato (sul tipo di quelli che facevo quando ero Vostro Ministro) piuttosto che in uno dei consueti rapporti ufficiali, nei quali si trattano precise questioni.

ALLEGATO

REAZIONE DELL'OPINIONE PUBBLICA TEDESCA SULL'INCONTRO IMPRESSIONI SUL VIAGGIO DIARIO DELLE VISITE

Berlino, 2 settembre 1941.

Le reazioni sull'incontro permangono vastissime, profonde, emotive, in tutta la Germania: e la personalità del Duce domina trionfalmente l'opinione pubblica tedesca, perchè ogni sua visita in Germania ed ogni suo incontro col Flihrer riesce a galvanizzare stati d'animo offuscati da stanchezze e da dubbi. il motivo è certamente da ricercarsi nella particolare situazione del momento tanto dal punto di vista politico quanto da quello militare.

Ho avuto già occasione di segnalare come in questi utimissimi mesi, e specialmente poi dall'inizio della campagna contro la Russia, l'attenzione si sia particolarmente polarizzata in alcune direzioni e principalmente: vicende strettamente militari della campagna di Russia, durata della guerra, atteggiamento dei paesi vinti, possibilità di collaborazione coi medesimi, ricostruzione e ordine nuovo europeo. A tali problemi rispondono degli interrogativi, che si assommano e si accentrano nelle difficoltà, in complesso risultate maggiori dell'atteso, della campagna di Russia, che, da un lato impongono alla Germania dei grossi sacrifici di sangue e di energia e, dall'altro, polarizzano un pò ovunque in Europa le velleità di resistenza. A tale quadro politico-militare europeo fa riscontro, e fa aumentare alcuni degli interrogatori dell'ora, alcune iniziative del nemico e, in particolare, la sempre più stretta collaborazione e solidarietà anglo-americana, e, con l'incontro Roosevelt e Churchill, un tentativo del nemico di concretizzare le proprie finalità di guerra, con evidenti scopi anche di propaganda.

È su tale sfondo di eventi e stati d'animo collettivi, in cui vive oggi anche il popolo germanico, che il recentissimo incontro dei due Capi, italiano e germanico, ha sollevato aspettazioni di risultati positivi.

Non è, innanzi tutto, sfuggito il prolungarsi delal visita del Duce: quattro giorni di contatto personale e diretto tra i due Capi, che non ha precedenti e che ha mostrato in modo visivo e tangibile, ancora una volta, l'intimità personale dei medesimi che le vicende e le difficoltà della guerra accrescono e rendono sempre più stretta e cameratesca. In questo momento, in cui talvolta in Germania corrono le voci più singolari, evidentemente alimentate dalla propaganda nemica, questa tangibile prova della intimità dei due Capi, della identità di aspirazioni e di scopi delle due Rivoluzioni e delle due Nazioni in guerra, ha collaborato ancora una volta, se era necessario, la reciproca certezza delle due Nazioni della vittoria comune. Sempre nello stesso ordine di considerazioni, è stata qui particolarmente rilevata la riaffermazione immutabile della volontà di continuare la guerra fino alla sua conclusione vittoriosa.

Ma questa volta nel comunicato, oltre la formula consueta della avvenuta discussione delle questioni politcio-militari, vi è anche del nuovo: in questi circoli politici ed oltre nel cerchio più vasto della opinione pubblica, di cui la stampa è solo un parziale riflesso, è stato sottolineato quanto viene detto circa il nuovo ordine europeo e circa i fini di guerra delle potenze dell'Asse. È la prima volta infatti che precisazioni abbastanza concrete vengono fatte in proposito e non è solo una battuta polemica, una risposta polemica alle enunciazioni contenute nel documento redatto dai Capi delle Nazioni nemiche, Churchill e Roosevelt, ma una formula impegnativa che concretizza precendenti affermazioni e dichiarazioni, fatte però finora in formule meno impegnative e a carattere più generico che specifico.

« Neue Ordnung », «nuovo ordine in Europa», « nuovo ordine in Oriente e nel mondo»: se ne parla, ormai, da tempo nella stampa e fuori come base della politica dell'Asse e di collaborazione con gli altri Paesi europei e in particolare i Paesi vinti, ma è stata finora più o meno una enunciazione scheletrica, quasi una semplice bandiera; la formula è venuta invece acquistando, per la prima volta, nell'attuale comunicato ufficiale, qualche cosa di positivo, concreto, raggiungibile: vi vengono indicate, come meta da realizzare e che sarà certamente realizzata, in primo luogo, la eliminazione delle cause che hanno provocato le precedenti guerre europee, in secondo luogo, la distruzione del pericolo bolscevico e dello sfruttamento plutocratico come premessa per una cooperazione politica-economica e culturale qualificata come «pacifica, coordinata e feconda» di tutti i popoli del continente europeo.

Questa formula e queste parole hanno quì destato, come accennavo, non solo nei circoli politici, ma in quelli più vasti di stampa e di opinione, la più favorevole delle impressioni e questa concretizzazione di scopi di guerra viene esplicitamente attribuita non solo all'incontro e allo scambio di idee dei due Capi, ma intuita come positivo e utile apporto del Duce.

In questa interpretazione e in questi apprezzamenti che sono abbastanza trasparenti nei commenti che si sono intesi in questi giorni a Berlino non solo nei così detti ambienti ufficiali, si contiene anche il valore premanente e determinante dell'apporto dell'Italia e personale del Duce alla politica comune dell'Asse. In questo momento in cui il popolo germanico, tutto teso nella lotta antibolscevica e antirussa, cerca da un lato ovunque in Europa e nel mondo consensi a tale sua crociata, e sente al tempo stesso che le difficoltà dell'ora mettono in evidenza presso tutti i popoli vinti, e così facilmente vinti, non solo velleità di resistenza, ma un latente e generalizzato sentimento di avversione e ostilità verso la Germania, sono di prezioso incitamento per il popolo germanico la riaffermazione di simpatia, di cameratesca solidarietà, da parte di un elemento così fondamentale nel consorzio europeo quale l'Italia, e al tempo stesso la sensazione che nella formulazione e nella realizzazione degli scopi di guerra dell'Asse il Fuhrer può sempre contare sulla stretta solidarietà e sul prezioso intervento del Duce.

Si può quindi affermare che se la visita del Duce all'Hauptquartier del Fuhrer ha avuto una enorme risonanza internazionale, come si può facilmente desumere da quello che ha scritto la stampa di tutti i paesi e come è emerso dal senso di incertezza che si

legge tra le righe del [...] (l) articoli dei gironali nemici, essa ha provocato al [... ] fronte interno tedesco una reazione che non potrebbe essere veramente più salutare al [ ...] fronte del convegno Duce-Fiihrer che è stata indubbiamente fissata in base a criteri politicomilitari non avrebbe potuto essere scelta in un momento migliore e più opportuno di questo.

Riandiamo infatti col pensiero un momento alla curva ideale di alti e bassi che fissa sul diagramma della Stimmung tedesca verso il nostro paese il grado della maggiore o minore intensità delle simpatie popolari verso l'Italia.

L'inizio della guerra con le folgoranti vittorie ottenute sui campi di battaglia polacchi, l'irrompere apocalittico delle masse di carri armati contro cui si spezzava come un fuscello al contatto di spada l'inutile eroismo dell'Esercito polacco, l'avanzata fulminante su Varsavia, ha, all'epoca, distolto l'attenzione del popolo tedesco dalla nostra dichiarazione di neutralità, che era stata accolta in un primo momento con un senso di malcelata delusione.

Finita però la campagna di Polonia e soprattutto finite le speranze di pace che la conclusione insperatamente rapida della campagna stessa aveva fatto nascere nel cuore di ogni tedesco, ecco l'opinione pubblica di questo Paese rivolgersi negli ultimi mesi del 1939 con commenti stizzosi e con frasi non sempre cortesi, contro la nostra politica di neutralità.

Il pronto intervento della locale propaganda fatto a mezzo stampa, e specialmente attraverso le disposizioni immediatamente impartite agli organi periferici del Partito, di spiegare nelle Kreisleitungen e nelle Ortsgruppenleitungen alla popolazione l'atteggiamento italiano, dava quasi subito buoni risultati; ma l'atmosfera non si rasserenava completamente che in primavera, e ciò specialmente al momento del fortunato sbarco in Norvegia. Nei mesi successivi, la Stimmung nei nostri riguardi [...] dovuta soprattutto alla felice campagna della Francia ed alla entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania.

L'estate passa serenamente con una popolazione tutta tesa nella speranza dell'invasione dell'Inghilterra, e della pace.

Arriva l'autunno ed ecco riapparire le critiche e le riserve verso l'Italia.

Nella primavera 1941 la Stimmung nei nostri riguardi migliora per risubire invece un notevole abbassamento nei mesi estivi: luglio e agosto.

Analizzando ora attentamente questi alti e questi bassi, troviamo che le zone, chiamiamole grigie, della Stimmung popolare nei riguardi dell'Italia corrispondono quasi sempre a dei motivi che spesso non hanno nulla a che fare con la nostra condotta e col nostro atteggiamento.

Infatti l'autunno 1939, l'autunno 1940 e l'estate 1941 rappresentano per il popolo tedesco tre periodi di indubbia depressione morale, dovuti, il primo, come ho detto più sopra, alle deluse speranze di rapida pace, subito dopo la campagna di Polonia, il secondo, alle egualmente deluse speranze di pace provocate dalla mancata invasione dell'Inghilterra e dalla preoccupazione con cui questo popolo memore delle sofferenze del periodo 1914-1918 ha visto avvicinarsi un altro inverno di guerra, e l'ultimo infine provocato dal fatto che la campagna di Russia cui la fantasia popolare attrbiuiva una durata di sei settimane sta già protraendosi per oltre due mesi mentre si avvicina a gran passi un terzo inverno di guerra.

Dalla precedente analisi risulta come logica deduzione sopratutto una cosa: che nei momenti più difficili la massa popolare tedesca, la quale sente il bisogno di liberarsi almeno parzialmente dal disagio interno mediante uno sfogo verbale, e che trova alquanto pericoloso fare oggetto di questo sfogo la condotta bellica o politica del Governo del Reich, ha scelto un pò come capro espiatorio del suo malumore l'alleato italiano contro cui si concentrano i commenti agro dolci e le critiche non sempre benigne di almeno una certa parte di questa popolazione.

Non è escluso però che le osservazioni precedenti possano pure essere state oggetto di attento esame da parte del servizio di informazioni inglese, cosa che sembra confermata specialmente dal fatto che in questi ultimi due mesi le varie insinuazioni messe in

giro sul nostro conto hanno tutta l'aria di provenire dalla stessa fonte che le fabbrica e le propaga regolarmente.

Così ad esempio, si trovano -si trovavano -sparse in tutta la Germania false notizie circa intenzioni di pace separata attribuite al nostro Paese ed a conferma di dette intenzioni si citano le fortificazioni che stanno costruendo sulla linea di confine del Brennero.

Egualmente preparata in tutta la Germania è una campagna di insinuazioni contro i nostri operai che lavorano in questo Paese, dei quali si dice che portino via il posto ai tedeschi che stanno combattendo e morendo sul fronte orientale ecc. ecc. tutte cose queste che avevano creato specie fra il 15 luglio ed il 15 agosto, beninteso nella massa popolare e non nei circoli ufficiali, un'atmosfera che non era eccessivamente simpatica nei nostri riguardi.

Ed è proprio in questo momento, proprio nell'istante in cui la presenza e l'appoggio del treuer Kamerad di cui canta la vecchia canzone tedesca si faceva maggiormente sentire, che il Duce varca il confine per venire ad incontrarsi col Ftihrer.

Per il popolo di Berlino e della Germania questa visita -ripetesi -non poteva veramente capitare in un momento più opportuno.

Infatti sui giornali del 30 agosto la popolazione berlinese più del comunicato conclusivo più degli articoli che occupavano con titoli vistosi e sensazionali tutte le prime pagine della stampa tedesca, ha cercato nelle fotografie dell'incontro la sua bella faccia 11erena, la sua espressione di maschia sicurezza e di volontà, ha cercato e ritrovato, grata e commossa il treuer Kamerad che in una indimenticabile sera di autunno in una adunata di popolo quale raramente la storia ricorda, le ha gridato una promessa che è stata mantenuta più tardi col sacrificio più alto: quello del sangue:

« ... quando si ha un amico si marcia con lui fino in fondo!»

Impressioni sul viaggio

Il Duce e il Filhrer. Appena avuto un primo contatto personale con il Duce al Brennero, il principe di Urach ha spontaneamente detto: «Conosco Mussolini fin dal 1923. Ogni volta che torno ad incontrarlo, e stavolta particolarmente, mi pare che la sua fisionomia abbia acquistato una maggiore sincerità. Non conosco altri uomini che sappiano, come Lui, ispirare subito all'interlocutore rispetto e confidenza insieme». Quando il Duce e il Ftihrer si sono trovati vicini, unanime è stato il riconoscimento di come il primo si distinguesse, per la presenza fisica, di fronte al secondo. Hitler, infatti, appare un poco invecchiato. È pallido e, soprattutto, curvo. Una persona del seguito ha detto: «Non sembra davvero che Hitler sia di alcuni anni più giovane». Un altro tedesco ha rilevato: «Il Ftihrer è molto vivace ora che si trova con Mussolini. Pare che la sua presenza lo abbia rasserenato. Negli ultimi giorni era un pò cupo». Anche gli italiani hanno avuto l'impressione che il Ftihrer fosse più disteso e chiaro in volto, nei giorni seguenti il primo incontro con il Duce.

Hitler e i suoi uomini. Il quartier Generale del Ftihrer consta di un gruppo di casette coperte di uno spesso strato di cemento, e completamente celate in una foresta di betulle e di abeti. « Quando c'è il sole si sta abbastanza bene -ha detto un abitatore di questo villaggio anti-aereo-ma quando piove, l'umidità e la malinconia sono veramente forti». La costruzione di questo villaggio dev'essere costata parecchi milioni di marchi. Le casette sono addobbate semplicemente, ma con una eleganza rustica tipo rifugio alpino, tutte collegate con tubazioni sotterranee anche per il riscaldamento centrale. Il Quartier Generale è circondato da reticolati, da un duplice sbarramento che non si può sorpassare senza una tessera speciale. Recentemente è stato fermato da una sentinella il Generale Jodl che s'era dimenticata la tessera. Il servizio di vigilanza è esercitato per la maggior parte da militi S.S. Intorno al Ftihrer sono i soliti uomini che stanno con lui da anni: Dietrich, gli aiutanti militari, i due Bormann, Schaub, il segretario particolare, Bauer, il fedele pilota dell'aeroplano, il Ministro Hewel, che tiene il collegamento con Ribbentrop, il generale Bodenschatz che tiene il collegamento con Goering. «Siamo circa venticinque -raccontava Bodenschatz -sempre gli stessi in compagnia con il Ftihrer, tutti insieme, alle due, si prende insieme la colazione, la sera insieme per la cena dalle otto alle dieci. Quando uno manca, Hitler se ne accorge subito, chiede dov'è. Parlando col Dott. Morell, un'altro immancabile del seguito del Fiihrer, egli ha descritto la vita monotona che si conduce al Quartier Generale. Il Fiihrer non vuole più vedere film, ma soltanto i quadri dei giornali cinematografici .Passa gran parte della giornata a seguire il corso delle operazioni e a studiare i piani, con i generali e a leggere le segnalazioni stampa che gli vengono trasmesse, sopratutto per tutto ciò che riguarda l'estero.

Quartier generale del Filhrer. Esso dà una strana impressione di cupezza e di isolamento. È evidente anzitutto, che fra gli uomini che circondano Hitler non vi è nessun ingegno spiccato, nessun consigliere. È un coro che fa eco alle sue parole, essendo nota l'abitudine del Fiihrer di parlare lungamente ai suoi seguaci e, generalmente, la sua tendenza al monologo e la poca consuetudine di dialogo. In un certo senso, conversando con i compagni di Hitler pare che ciò si rispetta anche sulla situazione bellica. Hitler, cioè, si preoccupa di più dei piani propri che di quelli del nemico, le sue concezioni non sono un mosaico ma come un blocco che si scaraventa ora da una parte ora dall'altra.

Mentre si era al Quartier Generale, arrivavano le notizie dell'Iran. Non per simulazione ma proprio con aria sincera, nessuno se ne interessava gran che affermando che anche per quel settore sarebbe giunto il momento di mettere le cose a posto, ma non ora. Così, Hitler e i suoi, annidati nella foresta come i loro lontanissimi avi guerrieri delle saghe germaniche, sono concentrati in sé stessi e poco sensibili alle relazioni esterne. Non sembrano scalfiti dal minimo dubbio, ma solo adontati dalle difficoltà che si presentano e che ritengono inutili per coloro che le oppongono, come nel [...], fonte cioè di sacrifici che non potranno arrestare la marcia del colosso. È tutto questo in fondo, che dà loro la straordinaria sicurezza dimostrata e, si ritiene per certo, sentita. Hanno poca stima degli avversari, hanno una incrollabile e giustificata fiducia nel funzionamento perfetto dei propri strumenti bellici, uomini e macchine. Ora sono convinti che la guerra, e in particolare quella contro la Russia, durerà più di quanto non si credesse da principio. Ma ciò non sembra turbare [gli abitanti] di questa foresta; nell'immenso silenzio che regna intorno, intenti al lavoro sulle carte geografiche, muti e raccolti, si sentono interpreti fatali di un destino incombente sulla loro razza, per cui ogni palmo di terra và conquistato con le armi e col sangue, e per cui la guerra è quindi inevitabile e necessaria, se la vita è moto, come una forza della natura. Si può spiegare come Hitler senta il bisogno, concepita così la guerra, di dirigerla vivendo a contatto della natura stessa, fra pochissimi uomini, nel bosco che odora di muschio, di nafta e di zuppa di cavolo. Meno comprensibile è l'eremitaggio del Ministero degli Esteri, in un castello vicino.

Il castello di Ribbentrop. Perchè anche Ribbentrop ha un suo quartier generale, a pochi chilometri da quelli del Fiihrer e di Goering. È installato in un castello patrizio. Vicino è stata requisita una deliziosa locanda campestre che viene adibita a foresteria, e dove appunto Ribbentrop ha offerto una colazione per il seguito diplomatico del Duce. Davanti c'è una lago, i segretari del Ministro degli Esteri hanno a loro disposizione una barca a motore e una barca a vela. Al suo castello, come a quello di Fuschl presso Salisburgo, dove usa risiedere quando il Ftihrer è a Berchtesgaden, Ribbentrop ha una succursale di tutti i servizi degli Esteri, in primo luogo di quello stampa. Ma è evidente la difficoltà di dirigere un dicastero, quasi constantemente, da centinai di chilometri di distanza. Ciò porta a rallentamenti e a disguidi che si manifestano, ad esempio, quando i capiservizio abbiano bisogno di istruzioni urgenti. Si aggiunga che essi, sia per stare a contatto con il loro Ministro, sia per variare la monotona vita burocratica, hanno la tendenza a visitarlo il più frequentemente possibile.

Ribbentrop, a sua volta, cerca di essere quanto più vicino al Fi.ihrer. Non solo è il suo strumento più agile e intelligente, colui che asseconda rapidamente i suoi piani di politica estera più arditi; Ribbentrop tende anche a consolidare sempre più la sua situazione personale nel regime che non manca di rivalità fra i personaggi subordinati di Hitler.

È evidente che vi è un circolo chiuso, intorno al Fi.ihrer, in cui ciascun Ministero vuole avere un suo rappresentante. I più vicini a questo circolo, anche topograficamente, sono i militari. Poi vi è Ribbentrop. Goering ha una posizione a sé, una popolarità propria e non riflessa [e la forza dell posto che gli spetta nello Stato nazionalsocialista è incontrastabile. Ed è interessante vedere come l'organizzazione dei quartieri generali risponde a tutto ciò.

Ucraina. Certo che, nonostante l'apparato bellico, le uniformi, il viavai degli automezzi, di aeroplani, di treni lunghissimi in cui il Fìihrer e i suoi gerarchi si spostano con vagoni su cui sono issate le batterie antiaree, da simili quartieri generali la guerra è lontana molto lontana, anche perché essi sono sganciati da ogni base di operazione e da ogni contatto con le truppe. La guerra si sente, anche se non si vede più, nelle lande sconfinate dell'Ucraina, con quelle miserabili capanne cui si affacciano rari contadini dalle vesti stracciate e dai volti terrigni, con quegli autocarri russi e tedeschi rovesciati nei fossati, presto arruginiti dalle piogge, con quelle macchine agricole che giacciono talvolta accanto ad essi, inutilizzate, mentre i covoni di biade ammucchiate sui campi aspettano mani che li raccolgano.

Si sente in Ucraina che cosa sia questa campagna di Russia. Si pensa che l'Ucraina, con quella terra nera, densa di umori, che davvero sembra una polpa feconda, è una delle zone più ricche e meno devastate dell'Unione Sovietica, e si immagina che cosa devono essere le altre.

L'occhio si stende per decine di chilometri su campi di girasoli, interrotti da macchine di alberi Più ancora se si vedessero, su questa pianura, manovrare masse di armati, impressionerebbe questa immensa solitudine. La guerra passa come una folata rovente. Non rimangono che alcune case sventrate, alcune carcasse di macchine, alcune croci sormontate da un elmetto, che si vedono nei paesi, e, sotto i rozzi cartelli dai nomi svalvi, ai crocicchi nella campagna, altri cartelli con indicazioni in tedesco che segnano dove si trovi un Comando, o un autocentro, o un ospedale. È impossibile, si vede bene, occupare questo paese vastissimo. se ne prenderanno i gangli, ma è evidente che accorreranno degli anni per organizzarlo secondo la nostra civiltà.

Il soldato germanico. Allora si immaginano gli sforzi e le fatiche del soldato germanico in queste regioni dove avanzare con un esercito sarebbe di per sé un problema, anche se non esistesse una resistenza nemica. Tutto ciò si è compreso bene, a Uman, zona ormai divenuta una retrovia, ma dove il rancio consiste in una composta con roba in scatola, e veramente disgustosa.

«Da due mesi non vedo una bottiglia di birra -dice il piccolo caporale di Monaco che guida la nostra vettura -e quì non si trova niente da mangiare e da comperare sul posto. A turno ci si ammala tutti di diarrea. Chissa da che cosa dipende. Non è grave, ma per una settimana si è fiacchi a male in gambe>>. Chiestogli se faceva già freddo, la notte, il caporale rispondeva che sì, e che gli indumenti invernali sa ranno distribuiti soltanto in ottobre. « Ma per allora -egli aggiungeva -speriamo che il nostro Heeresgruppe sia tirato via di quì, dalla Russia». E non spiegava su che cosa fondata questa speranza.

Tutti ricordano la bella campagna di Francia, dove all'arrivo a Parigi le truppe potevano sfilare con la musica in testa, e i soldati mandare a casa un paio di calze per la ragazza o un pacchetto di cioccolato per il bambino. E tuttavia si lamentano, per così dire, allegramente, con quella sana serenità del combattente che viene dal cameratismo e dalla concezione molto semplice e cosi grande che, dal momento che bisogna fare il proprio dovere, tanto vale di stare di buon umore e compierlo senza pensare troppo al domani.

Così, questi soldati che si sono incontrati non nascondono le difficoltà né i disagi nella speranza che tutto finisca presto né le maledizioni a questa dannata Russia e ai suoi abitanti che qualificano semiselvaggi. Ma il loro morale è sempre alto e davvero, questi sono i migliori figli della Germania.

Da notizie ed informazioni avute durante il viaggio, risulta finalmente confermato quanto ebbi ad esporre in precedenti rapporti: che [questa campagna] di Russia ha riservato ai circoli dirigenti tedeschi molte sorprese ed anche qualche delusione.

Dal punto di vista militare, è evidente che ci ai attendeva da parte germanica una immediata schiacciante vittoria che nel giro di poche settimane avrebbe permesso l'occupazione di Pietroburgo, Mosca, di tutta l'Ucraina, portando il fronte verso la linea

degli Urali e del Volga. I successi dei primi giorni nei quali ha operato in pieno l'ele

mento sorpresa e le distruzioni ingenti operate, avevano alimentato questa fiducia. Ma

già i primi contatti col grosso dell'avversario hanno rivelato che l'esercito sovietico per

ricchezza immensa ed assolutamente impensata di materiale, per combattività dei gre

gari, e sinanco per una non disprezzabile capacità di comando, rappresenta un ostacolo

tutt'altro che disprezzabile.

Particolarmente impressionati sono rimasti i tedeschi davanti alla massa ed an

che alla qualità del materiale sovietico. Il Magg. Christian (dello S.M. dell'aeronautica)

ha affermato ad esempio che dall'inizio delle operazioni ad oggi i russi hanno perso

tre volte il numero di apparecchi al quale lo S.M. germanico computava le forze aeree

sovietiche. Come tipi, gli apparecchi si sono invece dimostrati inferiori alla aspettativa,

e comunque non in grado assolutamente di competere con quelli germanici. I bombar

dieri sono lenti e facile preda. I pochi apparecchi che hanno cercato di avanzare so

pra il territorio tedesco sono stati sempre e per la totalità abbattuti, Migliori i caccia

tori, molto ben difesi e di facile manovra per cui i cacciatori tedeschi, costretti dalla

loro stessa velocità a seguire evoluzioni più larghe, sovente, se isolati hanno difficoltà

ad ingaggiarli ed abbatterli.

La maggiore sorpresa è stata data tuttavia dall'altissimo grado di motorizzazione

raggiunta dall'esercito sovietico, nonché dal numero e dalla potenza dei carri armati.

Da un ipotetico 7 mila previsto dai servizi di informazioni tedeschi, il numero computabile dei carri armati russi è passato al doppio e quindi al triplo. Si parla ora addirittura di 20 mila carri di cui sarebbe stato fornito l'esercito rosso [ . . . . . . J (l) nonostante i quindicimila distrutti o presi dai tedeschi.

C'è 11 riconoscimento infine del valore personale, addirittura [eroico] del soldato sovietico.

Dal punto di vista politico, i tedeschi sono rimasti delusi del mancato crollo interno del paese e dall'assenza di qualsiasi tentativo o desiderio di rivolta contro il regime bolscevico. Al contrario la popolazione ha dimostrato di avere, dopo 20 anni, subito ed assorbito appieno le idee comuniste. Il fenomeno viene spiegato dal completo isolamento da qualsiasi idea esterna col quale la propaganda comunista aveva integrato la propria opera di convincimento. Ha comunque sorpreso questa completa ed evidentemente sincera adesione al regime.

Dal punto di vista sociale, infine, molti tedeschi sono stati sorpresi nel constatare il relativo benessere raggiunto dalle popolazioni, sopratutto quelle agricole, che, pur continuando a vivere in condizioni di assoluta miseria, si trovano, a giudizio dei competenti, effettivamente meglio che ai tempi del regime zarista. Dove viceversa il bolscevismo ha lasciato traccia raccapriccianti, mostrandosi in tutta la sua crudeltà distruttrice e negativa, è stato nei territori occupati dai russi dall'inizio dell'attuale guerra mondiale ad oggi (Polonia, Stati Baltici, Bessarabia) dove le popolazioni hanno accolto le truppe tedesche con manifestazioni non dubbie di entusiasmo o quanto meno di sollievo.

Con tutto ciò non si dubita affatto o per un solo momento dell'esito finale della campagna russa. Le perdite sofferte dai russi vengono stimate a cifre impressionanti: se non i 7 milioni citati da qualcuno (Steengracht), certo un minimo di 5 milioni (Hewel). In qualche misura queste perdite incideranno sulla efficienza del rimanente esercito bolscevico. Su questo punto i pareri sono discordi. C'è chi confida in un completo disfacimento sovietico una volta impegnata la prossima battaglia oltre il Dnieper; altri che prevede tuttora una resistenza destinata non certo da impedire ma comunque a ritardare l'avanzata germanica. Certo che, morsi dalle sorprese delle passate settimane, tutti evitano di precisare il loro pensiero su quello che potrà essere il ritmo delle prossime azioni. Si evita di pronosticare una prossima fine e si ammette la possibilità di una guerra destinata a trovare la sua soluzione solo dopo il prossimo periodo invernale. Molto affidamento si fà sulle conseguenze materiali oltre che psicologiche della conquista di Mosca, centro Motore di tutto l'organismo statale bolscevico. Dal punto di vista militare si ritiene tuttavia che lo sforzo maggiore sarà diretto verso il sud, in direzione del bacino del Donetz e quindi del Caucaso.

Diario delle Visite

Il viaggio del Duce al Fronte Orientale contro i Sovietici è durato dal mattino del 24 agosto alla sera del 29 agosto. In questo periodo il Duce ha percorso 5300 chilometri in ferrovia, 2000 in aereo [ . . . . . ] in automobile. Hanno accompagnato il Duce oltre a [ . . . . . ] e ai funzionari della sua segreteria particolare, i seguenti diplomatici:

Filippo Anfuso, Capo di Gabinetto del Ministero degli Affari Esteri, Geisser Cav. Celesia, Capo del Cerimoniale, Corrado Baldoni e Carlo de Ferrariis del Gabinetto, Rolando dalla Rosa e Stefano Mansi del Cerimoniale e i seguenti ufficiali: generale Ugo Cavallero, Capo di Stato Maggiore Generale, generale Antonio Gandin, colonnello Luigi Gallo, colonnello Gustavo Cecco, ten. col. Giacinto di San Marzano, ten. col. Domingo Fomara, ten. col. Giuseppe Calzavara, maggiore Emilio Cirino, capitano di vascello Gastone Minotti, tutti del Comando Supremo. Sono venuti da Roma con il treno presidenziale l'Ambasciatore del Rei c h Hans Georg von Mackensen, con l'Addetto militare generale von Rintelen, il ten. Col. SS. Dollman, e il consigliere Ritter von Reichert. Sono venuti da Berlino in tre vetture che sono state unite al treno presidenziale l'Ambasciatore d'Italia Dino Alfieri, con l'Addetto Militare generale Efisio Marras, il Primo Segretario Alberico Casardi e l'Addetto Stampa Cristano Ridomi, il ministro plenipotenziario Paul Schmidt e il principe Albrecht von Urach dell'Auswaetiges Amt.

Nel treno viaggio il figlio tenente Vittorio che accompagnerà il Duce durante tutto il viaggio.

Nel treno presidenziale, che era preceduto da un treno staffetta, hanno preso posto un centinaio di persone, compresi il personale ferroviario e quello addetto ai vari servizi.

Nelle sue linee principali, il programma delle sei giornate si è svolto come segue:

Domenica 24 agosto 1941. Il treno presidenziale è arrivato al Brennero alle 7,45. il Ministro Paul Schimdt e il principe Albrecht von Urach si recano nel vagone del Duce a portargli il benvenuto del Fiihrer in terra germania.

Il Duce riceve questa missione, e l'Ambasciatore Alfieri. Il treno prosegue via Innsbruck. Arriva a Monaco di Baviera alle 11, [ricevuto dai maggiorenti] germanici della città, dal R. Console Generale Pittalis con il Console Coppini e il Vice Console Alvera. Alle ore 12,16 il treno prosiegue per Norimberga, attraversando la Baviera, la Franconia, la Sassonia, la Marea del Brandenburgo. Durante tutto il tragitto è posto un servizio d'ordine. Soldati, agenti di polizia, militi della S.S. e delle S.A. sono disposti a un centinaio di metri l'uno dall'altro, armati. A tutte le stazioni vi è numerosa folla, che saluta a braccio levato.

Lunedì 25 agosto. Attraversanto l'ex corridoio polacco, il treno entra nella Prussia Orientale. Ferma alla stazione di Neu Bentschen, Posen, Hohensalza, Thorni, Deutsch Eylau, Allenstein, Korschen, si arresta a una stazione che reca il nome convenzionale di Goerlitz e presso la quale si trova il Quartiere Generale Sud del Fiihrer. Questi si trova ad attendere il Duce con il Capo di Stato Maggiore generale, maresciallo Keitel, il Ministro degli Esteri del Reich, von Ribbentrop, il reggente la Cancelleria del Partito nazionalsocialista, Bormann, e il Capo dell'Ufficio Stampa del Governo Dietrich. Presentazioni. Il Duce e il Fiihrer partono in automobile, alle 11,30, seguiti dai militari, per il Quartier generale del Fiihrer, di cui visitano gli impianti. I diplomatici si intrattengono presso la stazione con il ministro von Ribbentrop, che poi si allontana. Colazione al Quartier generale del Fiihrer. Nel pomeriggio il Duce con il Fiihrer e i militari visitano il Quartier generale dell'Esercito. Il Comando supremo, che travasi a pochi chilometri da quello del Fuehrer, e a circa settanta chilometri dall'ex frontiera con la Russia. Sono ricevuti dal Maresciallo von Brauchitsch. che illustra con grafici il corso delle operazioni. Tale percorso fra la stazione di Goerlitz e il Quartier generale dell'Esercito è compiuto in locomotrice. Pranzo al Quartier generale del Fuehrer, sotto grandi tende. Davanti, uno spiazzo illuminato con lanterne poste per l'occasione.

Martedì 26 agosto. Il Duce ,il Fuehrer e i militari partono in automobile [ . . . J A circa ottanta chilometri. salgono su quadrimotori Condor, volano [ . . . J scendendo 1tlla fortezza durante il percorso il Duce ha pilotato l'apparecchio.

Il Fiihrer descrive come è stata conquistata la fortezza, come i soldati sovietici si sono battuti valorosamente. Poi il maresciallo Kesserling spiega lo sviluppo delle operazioni aeree. Colazione da campo su tavolo all'aperto, una minestra, frutta, sidro. Alle

13.30 il Duce e il Fuehrer ripartono in aereo per il Quartier generale di Goering. Il Maresciallo del Reich offre al Duce un album contenente fotografie del comandante Bruno Mussolini durante la sua visita alle basi atlantiche. Alle [ . . . ] il gruppo torna al treno del Duce.

I diplomatici al seguito del Duce compiono intanto un'escursione in macchina ai laghi Masuri visitano la fortezza di Loetzen che tanta parte ebbe durante la guerra mondiale, sono poi raggiunti dal Ministro von Ribbentrop che li invita a colazione alla Jaegerhoehe, un ex albergo dove ha la sua foresteria, mentre abita in un castello delle vicinanze.

Il treno del Duce riparte alle 19,25, e ripercorre un tratto della Prussia Orientale, Rastenburg, Korschen, Deutsch-Eylau, dell'ex corridoio polacco, della Slesia.

Mercoledì 27 agosto. Il treno percorre la Slesia, entra dopo Kattowitz nel territorio del Governatorato generale, ex Polonia. Si segue il tragitto Thorn, Hohensalza, Posen, Ostrowo, Kreuzberg, Rosenberg, Beuthen, Kattowitz, Kressendorf, Cracovia, Bogumilowice, Rzeseow e Wisniowa. Durante questo percorso il servizio di sicurezza appare particolarmente intenso. Su alcune strade son piazzati soldati che, dando il dorso al treno, tengono puntata verso la strada una mitragliatrice. Si vede un soldato sparare contro una donna che si affaccia a una finestra. A Kressendorf, prima del passaggio del treno, un gruppo di polacchi si sono ribellati ad un'intimazione di soldati germanici e sono stati presi a fucilate. Otto morti polacchi, un soldato tedesco ucciso.

Il Fuehrer e Ribbentrop si portano con i loro treni speciali al Quartier generale, dove si trovano ad attendere il Duce, alle 19,30. Il Duce pranza da solo a solo col Fuehrer. Il villaggio artificiale che costituisce il Quartier generale sud non era stato ancora utilizzato dal Fuehrer. Esso era costruito evidentemente per riserva. Vi è un grande tunnel mimetizzato, lungo 380 metri dove il treno del Fuehrer verrebbe ricoverato durante gli allarmi aerei, e presso cui sosta ora il treno armato del Duce. Il tunnel ha una copertura di quattro metri di cemento armato, vasti sono gli impianti di aria condizionata. ~ stato costruito da operai italiani, non avendo voluto le Autorità tedesche, per ragioni di segreto militare, adoperare quelli polacchi.

La regione del governatorato generale appare ostile e squallida. Miseria, gente scalza, pochi uomini. Le truppe tedesche non sembrano molte. Si vedono invece molte stazioni di comandi SS. I treni secondari che si incontrano recano attaccati sui scompartimenti il cartello: «Solo per tedeschi».

Giovedì 28 agosto. Il Duce e il Fuehrer alle 7, i seguiti alle 8 partono in volo per Uman, dall'aeroporto di Krosno. Dopo due ore di volo per i Condor, tre per gli Ju 52, si atterra al campo di uman. Durante il sorvolo dell'Ucraina occidentale poche tracce si vedono della guerra: solo alcune colonne di automezzi distrutti. A Uman le aviorimesse sono quasi intatte, mentre ai margini del campo si trovano alcuni apparecchi sovietici demoliti dalle bombe. Da cinque giorni si è quì insediato il maresciallo von Rundstedt, con il Comando del Gruppo di armate. Un giorno prima, i Russi avevano gettato bombe sulla stazione, che è distrutta, e le cui rovine ancora fumano, impregnando l'aria di un odore di bruciaticcio. Si parte con una colonna di automezzi per la campagna ucraina, dove al crocicchio di Tekuscha attendono il generale Messe, comandante il Corpo di spedizione italiano, con il maggiore Cavallero. La divisione Torino di cui fa parte anche la legione di camicie nere « Tagliamento » è schierata in perfetto ordine alcuni chilometri più in là. I soldati sono sbarbati, in perfetto ordine nell'uniforme, hanno puliti e lucidati gli automezzi, ottima è l'impressione riportata dagli ufficiali tedeschi che accompagnano gli ospiti italiani. Un reparto di caccia scorta la colonna. Un reparto di autoblindate la affianca. I villaggi appaiono quasi intatti. La popolazione saluta con indifferenza. Le macchine procedono a quindici chilometri

l'ora in un pantano. È piovuto fino alle 5 di stamane. Alcune automobili si impantanano e si deve proseguire con altre di riserva. Al [...] si consuma il rancio circondati dai soldati [...]. Il Duce si intrattiene con il maresciallo von Rundstedt (65 anni) e con il generale dell'Aviazione [...] che avevano prima spiegato sui grafici, il corso della battaglia per la conquista di Uman. La campagna intorno non appare peraltro devastata. I raccolti appaiono ammucchiati nei campi. Ritorno in aereo alle ore 18. Il Duce ha pilotato per alcuni tratti l'apparecchio quadrimotore. Poi il Duce e il Fuehrer si ritirano ancora a colloquio. Hitler, Keitel e Ribbentrop si schierano quindi sulla banchina e salutano il Duce che parte alle ore 20.

Venerdì 29 agosto. Si ripercorre una parte del tragitto fino a Cracovia. Per Vzieditz, Oderberg, Zauchtel, Lunderburg, toccando la zona del Protettorato, l'itinerario passa per Vienna, e prosegue per la linea del Semmering e la Carinzia, la Suedbahn. Prima di Klagenfurt il principe Urach avverte che il Ministro von Ribbentrop ha fatto sospendere la comparsa del comunicato, concordata per le ore 18 contemporaneamente a Roma e a Berlino. Il Duce dà ordine che il treno si arresti a Villach fin che la cosa non sia chiarita. Si apprende essersi trattato di un malinteso. La radio tedesca alle 18, e subito dopo la nostra, hanno diffuso il comunicato.

Nella Marca Orientale i saluti della folla, anche qui numerosa al passaggio del treno del Duce, sono particolarmente espansivi. Il Ministro Schmidt e il principe Urach si accomiatano a Tarvisio dal Duce alle ore 21.

Durante tutto il viaggio, i servizi di collegamento sono stati sempre efficienti. A molte stazioni venivano innestate due linee telefoniche e ci si metteva subito in comunicazione con Roma e con Berlino. Corrieri aerei da Berlino hanno raggiunto il treno presidenziale al Quartier Generale Nord e quello Sud. A quello Nord si sono avuti i quotidiani di Roma nella stessa giornata a circa tre mila chilometri di distanza dalla Capitale. Allegata una carta geografica su cui è tracciato il percorso compiuto. (l)

(l) In questo e in altri punti il documento è reso llleggibile dall'umidità.

(l) Parole illeggibili perché il documento è gravemente deteriorato dall'umidità.

533

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8759/096 R. Atene, 3 settembre 1941 (per. il 6).

Questo mio collega germanico mi ha informato che il Ministero Affari Esteri tedesco, in risposta alle sue considerazioni e proposte circa l'eventuale sostituzione del Generale Tsolakoglu, ha fatto telegraficamente le seguenti osservazioni:

-che in linea politica occorre tenere presente come il Governo del Generale Tsolakoglu sia stato costituito in contrapposizione a quello allora ritiratosi a Creta;

-che può sorgere il dubbio se persone più energiche, chiamate a formare il Governo, non finiscano in definitiva col creare imbarazzi alle Potenze occupanti;

-che, fino a quando egli mantenga in movimento l'amministrazione statale, sembra potersi ritenere che Tsolakoglu abbia assollto al suo compito.

Il telegramma del Ministero degli Esteri tedesco termina peraltro precisando a questo Plenipotenziario del Reich che l'iniziativa e la precedenza nella linea di condotta da assumere al riguardo deve essere a noi riservata.

In sostanza a quanto mi ha confermato lo stesso Altenburg, il Governo tedesco conservi bensì dei dubbi nell'opportunità della sostituzione di Tsolakoglu, ma non solleverebbe peraltro difficoltà qualora per parte nostra la ritenessimo necessaria.

Dato quanto precede, e mentre mi riferisco a quello che ho già a più riprese riferito a V. E. circa il Gen. Tsolakoglu e circa il suo atteggiamento ambiguo ed inerte nei confronti dell'Asse e particolarmente dell'Italia, mi riservo considerare la questione sulla base delle comunicazioni fattemi dal mio collega germanico informandone V. E.

Poiché peraltro Tsolakoglu ha fatto pervenire ad Altenburg ed a me nuove proposte di nomine e sostituzioni di Ministri, e mi ha anche pregato di indicargli dei nomi che mi sarebbero graditi, tanto io quanto il mio collega tedesco pensiamo (pure evitando dirette indicazioni di nominativi per lasciare al Presidente la responsabilità del Governo nei nostri confronti) di dare corso fra le varie proposte alternative da lui avanzate, a quelle che sembrano presentare qualche vantaggio per il funzionamento della inerte e disorganizzata amministrazione ellenica.

Confermo comunque che la situazione interna della Grecia, ben più che dall'azione del Governo ellenico, è in stretta dipendenza dalla situazione generale, dalle decisioni relative alla sistemazione territoriale del Paese e, sempre di più, dai fornimenti alimentari dall'estero (1).

(1) Non pubbl!cato.

534

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8721/438 R. Kabul, 4 settembre 1941, ore 17,15 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 432 (2). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha ripetuto comunicazione fatta Ministro Germania. Richiesto che cosa avrebbe fatto se Inghilterra invece che

-o parte sudditi tedeschi attualmente in Afganistan, governo afghano non opporrebbe rifiuto>>.

concedere salvacondotto avesse richiesto consegna almeno determinati sudditi italiani o tedeschi mi ha risposto in modo evasivo. Continua ad attendersi che il nuovo Ministro Gran Bretagna abbia istruzioni mettere in chiaro qualche punto: in complesso ritiene che l'Inghilterra non abbia interesse arrivare ad invadere Afghanistan per la maggiore reazione

che ciò ponerebbe nel mondo mussulmano India, per immobilizzazione forti contingenti truppe che sarebbero rese necessarie da reazione popolo e sopratutto per non far entrare anche la Russia in Afghanistan.

Ha soggiunto che l'Afghanistan da parte sua è decisa fare qualsiasi sacrificio compatibile con onore e indipendenza pur di evitare al paese guerra in occasione enormemente sproporzionate di forze.

Eccezione fatta occupazione militare di tutto o parte del paese concessione che il Governo anche volendo non sarebbe in grado di fare, mia opinione è che Afghanistan è disposto concedere tutto quello che inglesi volessero richiedere.

In sostanza condivido opinione questo Ministro degli Affari Esteri circa condizione che dovrebbe consigliare Inghilterra evitare avventura in Afghanistan, senonché disposizioni più che concilianti di questo Governo di cui Legazione inglese è certo al corrente possono incoraggiarla a chiedere. In realtà in questo momento unica relativa risposta per gli inglesi è costituita dal punto di vista stato d'animo opinione pubblica e da timore che eccessi e concessioni da parte di questo Governo possa portare ad aperta rivolta.

(l) -Anfuso, in riferimento a questo telegramma, telegrafò (T. 356251728 P. R. del 10 settembre ore 2) quanto segue: <<Nulla osta a che, in attesa riesaminate eventuale sostituzione Gabinetto greco, diate corso a quelle proposte Tsolakoglu che vi sembreranno più opportune >>. (2) -Con T. 8712/432 del 2 settembre, ore 19,50, non pubblicato, Quaronl aveva riferito che Il ministro degli Esteri aveva convocato Il ministro di Germania per dirgli che «il governoafghano pur volendo non fare una commedia come quella del persiani, è deciso a non lasciare nulla Intentato per evitare un conflitto » e che «se governo Inglese chiedesse espulsione di tutti
535

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8727/1318 R. Washington, 4 settembre 1941, ore 20,35 (per. ore 8 del 5).

Presidente Roosevelt ha annunziato invio speciale missione in Russia per rappresentare Stati Uniti d'America in conferenza anglo-russa-americana che avrà luogo prossimamente a Mosca.

Missione è presieduta da Harriman speciale rappresentante del Presidente a Londra per coordinamento forniture bellliche a Gran Bretagna e di essa fanno parte generali Burns e Brett, ammiraglio Stanley già Capo Stato Maggiore Marina e signor Blatt del Dipartimento del commercio.

Invio missione viene messo da stampa in grande rilievo quale indice decisione Stati Uniti d'America dare attivamente proprio contributo a difesa

U.R.S.S. contro Asse.

536

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL COMANDANTE DELL'ESERCITO FINLANDESE, MANNERHEIM

T. 321 R. (1). Roma, 5 settembre 1941, ore 15.

Mentre le vostre truppe eroicamente combattendo hanno raggiunto il vecchio confine permettete che vi partecipi il saluto cameratesco delle forze armate italiane insieme col sentimento di ammirazione con cui tutto il popolo italiano segue -non solo da oggi -la vostra opera e lo sforzo compiuto in pace e in guerra dal valoroso popolo finnico (2).

537

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 8763/251 R. Roma, 5 settembre 1941 (per. il 6).

Pur non essendo apparso, come è naturale, alcun commento di carattere più o meno ufllciale del Vaticano sui famosi otto punti concertati nel noto colloquio anglo-americano {3) pur tuttavia non sono mancati indizi in questi ultimi tempi denotanti una « ostile indifferenza » della Santa Sede verso le nuove verità proclamate dagli anglo-sassoni.

Anzi, attraverso organi di stampa più o meno ufficiosi, non sono mancati commenti molto aspri intesi soprattutto a smentire ogni pretesa analogia fra gli otto punti rooseveltiani e quelli esposti da Pio XII nei suoi recenti messaggi. A parte le note dell'Agenzia di informazioni vaticana La Corrispondenza è di particolare rilievo un corsivo del giornale cattolico L'Italia di Milano, del quale trasmetto il testo in copia allegata ( 4), nel quale viene senz'altro dichiarato che «mentre l'azione pontificia mira esclusivamente e di·rettamente alla pace nella verità e giustizia per tutti, al di sopra di ogni interesse territoriale e con la visione di un futuro ordine cristiano la conferenza Churchill-Roosevelt è stata un atto di guerra ai fini della guerra guerreggiata».

Mi è stato anche riferito, ed è questo l'episodio più significativo, che, quando il manifesto degli otto punti è stato diramato, il Cardinale Maglione, nella consueta udienza dal Papa, ha chiesto a questi se ne avesse già ricevuta notizia. Il Santo Padre avrebbe risposto appena con un gesto, al che il Cardinale Segretario di Stato ha semplicemente risposto: «Vostra Santità ha già detto ben altro>>; e questo episodio racchiude in sé tutte le reazioni che gli organi massimi della Chiesa hanno avuto in presenza delle nuove manifestazioni anglo-americane.

39 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

(l) -Minuta autografa di Mussollni. (2) -Il maresciallo Mannerheim rispose (T. 8788/s.n.r. del 6 settembre) quanto segue: «Pregol'E. v. di voler gradire i miei più profondi ringraziamenti e quelli delle Forze Armate di Finlandia per 11 gentile saluto inviatomi da Voi a nome del Popolo e del valoroso Esercito Italiano. Posso assicurare l'E. V. che questo Vostro messaggio fu ricevuto con i più calorosi sentimenti in nostro paese nordico tanto più che il popolo finlandese si ricorderà sempre con gratitudine la grande simpatia e l'aiuto concreto dato dal popolo Italiano durante la nostra dura guerra invernale. Contracambio il saluto cameratesco delle Forze armate finlandesi e prego l'E. V. di gradire atti del mio devoto ossequio e quello dell'Esercito finlandese». (3) -Si riferisce alla cosiddetta «Carta Atlantica». (4) -Non pubblicato.
538

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8791/53 R. Zagabria, 5 settembre 1941 (per. il 7 ).

Il rafforzamento dell'occupazione militare italiana nella zona demilitarizzata e l'assunzione dei poteri da parte del Comando della II Armata in quella zona hanno determinato negli ambienti di questa Capitale reazioni che meritano di essere segnalate:

l) Negli ambienti politici, dopo l'allarmismo del primo momento per cui sembrava che all'indipendenza ed alla sovranità dello Stato fosse stata apportata una grave menomazione, è subentrata una certa ragionevole rassegnazione. I più sensati componenti del Governo vedono nei provvedimenti militari italiani un motivo di tranquillità per la zona affidata alla occupazione delle nostre truppe, proprio nel momento che si riaccende la lotta civile in Bosnia e si delinea il pericolo dello sconfinamento di numerose bande ribelli dal territorio serbo in quello croato. Non sono prevedibili qui le proporzioni di tale sconfinamento, in conseguenza della nuova politica che in questa ora difficile la Germania conduce in Serbia con la nomina di un nuovo Governo locale, e con scarse forze militari tedesche di presidio. Fra i politici ve ne sono alcuni che giudicano severamente io stesso PAVELIÉ accusandolo di debolezza per non avere provveduto in tempo a dare all'esercito croato una salda organizzazione, appoggiandosi all'Italia, tanto più che la collaborazione militare con l'Italia era chiaramente prevista dai Trattati firmati a Roma il 18 maggio.

2) Negli ambienti militari, invece, è sempre più manifesta la tendenza a considerare un errore della politica di PAVELIÉ il non avere voluto affidare pienamente alla Germania l'organizzazione dell'esercito croato, cercando di contrastare l'opinione del Maresciallo Kvaternik e dei maggiori esponenti dello Stato Maggiore croato che era nettamente favorevole a tale orientamento. Trattasi dei vecchi generali e colonnelli che si ritirarono o furono esclusi dall'esercito jugoslavo e la cui attività svolta nei quadri austro-ungarici costituisce un ricordo lontano di oltre venti anni, che essi avrebbero voluto far rivivere, rientrando come croati nell'orbita militare tedesca. Costoro sentono la pressione che, favorita dalle odierne circostanze bellliche e internazionali, viene esercitata da Roma per il concretarsi della collaborazione militare italacroata. II timore che costoro manifestano viene acuito dalla volontà del Pog1avnik di disfarsi di gran parte di essi, e aver modo di costituire nuovi quadri per l'esercito croato, affidandone l'istruzione allo Stato Maggiore italiano. È da prevedere che l'ultima resistenza di questi elementi si manifesterà con riluttanza e rinvii, nonché con attriti che potranno sorgere fra reparti croati e comandi italiani nella zona demilitarizzata. Tuttavia, dal momento che tali reparti sono passati alle dipendenze del comando della II Armata, che ne dispone per l'impiego, l'addestramento e la disciplina, un inizio concreto di collaborazione, capace di sviluppi, potrà aversi proprio nell'ambito della II Armata

3) Negli ambienti economici, si è ancora molto lontani dal riconoscere la convenienza e l'urgenza di stabilire più stretti legami con l'Italia e dal ravvisare una coincidenza di interessi per la complementarietà delle due economie. In una certa minoranza di uomini vicini al Governo che i problemi economici considerano in funzione diretta della politica, va facendosi strada l'avviso che la Croazia non può eternamente oscillare fra Roma e Berlino, se vuole organizzare la sua economia e la sua stessa vita politica, senza interventi militari che potrebbero in seguito essere determinati da circostanze anche estranee alla condotta della guerra. Il momento per ripresentare qui una richiesta di stretta collaborazione economica e doganale sembra perciò maturare, e potrebbe essere prossimo qualora tali correnti si affermassero.

La situazione per quanto riguarda l'ulteriore nostra penetrazione in Croazia presenta quindi aspetti interessanti, e potrebbe divenire sempre più favorevole a noi, qualora si verificassero alcune condizioni, e cioè:

a) rimaneggiamento del Governo (da qualche tempo se ne parla con insistenza) con riduzione dei dicasteri e accentramento da parte del Poglavnik;

b) diminuita influenza del Maresciallo Kvaternik, a seguito dell'allontanamento di gran parte degli ufficiali generali ex-austro-ungarici che, intorno a lui, costituiscono una << cricca »;

c) valorizzazione di alcuni uomini, tra cui in primo luogo il Ministro Artukovic, che, al potere o lontano dal potere, non hanno sinora esercitato influenza pari ai loro meriti e alla loro capacità. Tra questi elementi Artukovic (e con lui qualche macekiano che recentemente ha aderito al movimento ustascia) rappresenta l'opposizione alla politica indecisa, che ha fatto del filogermanesimo un gioco pericoloso e inopportuno rivolto contro l'Italia e, indirettament, contro la stessa costruttività del Governo di PAVELIÉ;

d) alleggerimento della pressione tedesca, sia politica che economica, sia di propaganda che di controllo; pressione che viene ora esercitata anche nelle forme extra-ufficiali più insidiose ed inopportune e che si risolve a netto svantaggio delle posizioni italiane in Croazia.

539

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8790/54 R. Zagabria, 5 settembre 1941 (per. il 7).

Da alcuni giorni è stato rilevato negli ambienti governativi e dal movimento ustascia un particolare interessamento per la questione monarchia. Sotto forma di domande, personalità politiche hanno cercato di conoscere da funzionari di questa Legazione se sarebbe stato opportuno fissare una prossima data (fine autunno o inverno) per l'ascesa al trono di Croazia del Principe designato da S. M. il Re e Imperatore.

Si è parlato di imminente proclamazione del Re e, con maggiore insistenza, del conferimento della cittadinanza croata a S.A.R. il Duca di Spoleto ed all'Augusta Consorte, come atto preliminare dell'evento della proclamazione.

Giorni or sono il Poglavnik mi ha detto che stava studiando, sulla scorta degli elementi a sua disposizione, le formalità necessarie per la formazione della Casa Militare del Re e per lo Statuto di Corte. Ha aggiunto che vorrebbe al più presto far iniziare i lavori per l'adattamento della villa e del parco destinati come residenza del Sovrano, fino a quando non sarà possibile provvedere all'ampliamento del palazzo ed al piano regolatore della zona reale.

Inoltre mi ha manifestato l'intenzione, rammaricando di non poter lui stesso recarsi in Italia per incontrarsi con S.A.R., di inviare nei prossimi giorni, quale suo incaricato, Monsignor Seguic, noto cultore di storia e tradizione monarchica, del quale egli si vale per gli studi preparatori all'instaurazione della nuova dinastia.

Il Poglavnik non ha nascosto la sua indecisione ad affidare i complessi problemi inerenti all'instaurazione monarchica a uomini che, pur ricoprendo cariche politiche, non hanno sperimentate qualità per tali compiti. Tuttavia mi sono reso conto che egli matura il proposito di affrettare i tempi per la proclamazione del Sovrano. Motivi internazionali sopratutto, e forse il timore che i rapporti con l'Italia possano direttamente o indirettamente influire, rimandando l'ascesa al trono del Re di Croazia, lo inducono oggi a porre le linee di un programma che nella sua mente non mi è parso abbia ancora un chiaro disegno e per il quale ho l'impressione che egli non sarebbe alieno dal desiderare la collaborazione di qualche elemento di fiducia di Corte.

A mio subordinato avviso, un consigliere potrebbe essere utilissimo al Poglavnik, sia come orientamento specifico, sia per evitare affrettate decisioni

o acceleramento di tempi, che oggi non mi sembrano opportuni, date le difficoltà che ancora presenta la situazione interna. Comunque le intenzioni di PAVELIÉ non dovrebbero essere subito incoraggiate, ma seguite e convenientemente indirizzate.

Poiché è ormai certa la venuta in Italia di Monsignor Seguic, procurerò che egli prenda contatto con l'Ufficio Croazia e col Cerimoniale del Ministero Affari Esteri e, quindi. col Ministro della Real Casa.

Mi riservo di telegrafare la data di partenza di Monsignor Seguic (1).

540

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GUIDOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N.D. PER CORRIERE 8814/089 R. Belgrado, 5 settembre (per. l'B).

Mio telegramma n. 182 del 4 corrente (2).

Confermo le notizie date con il mio telegramma surriferito.

di 50 comunisti quale rappresaglia per l'uccisione di un soldato tedesco e circa l'aggravarsi della situazione nell'interno del paese.

L'improvviso aggravamento della situazione nell'interno del paese sembra dovuto a più cause. In primo luogo gli avvenimenti dimostrano che Kosta Pecanac, che si fa chiamare Comandante Generale dei Cetnici, non ha che scarsa e contestata autorità sulla massa (mio telegramma per corriere n. 085 del 21 agosto u.s.) (l). Il suo proclama non ha avuto l'effetto che egli stesso e i tedeschi si ripromettevano; si nota invece nella zona centrale della rivolta una tendenza dei cetnici a far causa comune con i comunisti.

Il governo Nediç, screditato nell'opinione pubblica dalle severe repressioni del Comando tedesco a tre giorni dalla sua costituzione, (fucilazione di 50 comunisti -mio telegramma n. 182) ha tentato affermarsi vigorosamente con un programma di riforme sociali ed economiche. Ma incontra difficoltà notevoli nei suoi rapporti con le autorità di occupazione, le quali non sembrano affatto disposte a permettere la costituzione di una forza armata serba, già data per sicura nei discorsi del Generale Nediç, e negli articoli della stampa locale. Si ha l'impressione che l'accordo, concluso in fretta, abbia Lasciato la via aperta a molti malintesi, a molte ritirate e dinieghi su punti capitali che avrebbero potuto essere chiariti prima.

Né dall'altra parte si può contare molto sulla popolarità personale di Nediç. L'eccitazione del popolo è tale che un uomo disposto, anche con suo sacrificio personale e per il più puro patriottismo, a collaborare con il regime d'occupazione, viene immediatamente accusato di essere venduto al nemico. Il logoramento delle posizioni personali è tanto più rapido in quanto sugli uomini del nuovo governo si rovescia quotidianamente il fiume di accuse e di calunnie della radio di Mosca e di Londra.

L~aggravamento della situazione sembra aver profondamente deluso il Comando Militare germanico che pensava aver trovato la ricetta per un rapido risanamento del disordine che affligge il paese.

Si assiste così al conflitto tra le misure teoriche e ottimiste prese dal Comando (costituzione di un governo regolare, accordo con Kosta Pecanac, simulcro di un'autonomia serba) e la realtà concreta che, ignorando le formule cortesi e ingegnose escogitate a Belgrado, si sviluppa in una lotta caotica, nelle campagne, e nei boschi, dove cetnici, comunisti, banditi combattono con solidarietà spesso non premeditata.

Sabaç, importante centro del sud della Serbia, è investita da 10 compagnie di cetnici. Un battaglione tedesco è accerchiato a Kaviljaska; due compagnie accerchiate da due giorni, a Krupanj. Le più importanti vie di comunicazione sono bloccate o dominate dai ribelli e la zona della rivolta si estende sino alle porte di Belgrado.

Si ritorna cosi alla chiave di volta di tutta la situazione, di cui già più volte ho avuto occasione di sottolineare l'importanza vitale; la deficienza di truppe di occupazione. Il Comando Militare della Serbia che sembra spesso procedere per via di esperimento, in tentativi non sempre coordinati, e che pensava aver trovato il sistema di tenere il paese con gli scarsi effettivi a sua disposizione, si trova ora nella necessità indubbia di chiamare e ottenere rin

forzi. Si parla già del prossimo arrivo di truppe fresche; un contingente di Stukas, giunto ieri, ha già preso parte alle azioni nell'interno del paese.

A parere concorde di tutti gli osservatori, condizione indispensabile per uno sviluppo, qualunque possa essere, delle premesse politiche poste con la formazione del nuovo Governo, è la repressione della rivolta mediante una energica azione militare.

(l) -Con T. s. n. d. 8797/479 R. del 7 settembre, ore 13, non pubblicato. Casertano comunicò avergli monslgnor Seguic detto che sarebbe partito lunedì 8 per assolvere il noto Incarico (2) -T. s. n. d. 8728/182 delle ore 23,10, non pubblicato, si riferiva circa la fucilazione

(l) T. 8444/085 R., non pubblicato, riferiva circa i rapporti tra comunisti e cetnici e il tentativo da parte del comando tedesco di raggiungere accordo con Pecanac.

541

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 16225/AG. Torino, 6 settembre 1941 (per. il 10).

Il Generale Vacca Maggiolini è stamane qui ritornato da Roma, dove è stato ricevuto dal Duce. Egli mi ha riassunto il suo colloquio, le sue impressioni, e le sue intenzioni per l'avvenire, nei termini seguenti:

sia il Duce che il Ftihrer sono giunti al convincimento che non è possibile accordarsi con la Francia nel momento attuale. Pétain, Darlan, e ancora più chiaramente Weygand, sono «attesisti», perché si illudono sempre sulla possibilità di una vittoria britannica; pertanto il Governo francese, non solo non è disposto a consentire a quei sacrifici che sarebbero indispensabili al raggiungimento di un accordo, ma non riconosce neppure come defintiva l'annessione alla Germania dell'Alsazia e Lorena. Poiché esso, e in particolare Darlan, hanno anche di già esternato la propria ostilità a qualsiasi progetto di compensi territoriali alla Francia come contropartita di eventuali analoghe cessioni da parte di essa, sono venute a mancare le premesse per qualsiasi negoziato coi francesi.

Per quanto concerne le basi tunisine, il punto di vista del Comando Supremo germanico segnalato da questa Sottocommissione fin dal 27 agosto u.s. (telespresso n. 15547/ ag) (l) ha trovato piena conferma: l'uso di tali basi non verrà più richiesto alla Francia, dato che le esigenze militari del fronte orientale non consentono di distogliere truppe e materiali per avviarli sul fronte libico.

Constatata quindi l'impossibilità di stringere ora intese con Vichy, occorre seguire nei suoi riguardi una politica temporeggiatrice, nell'attesa che la vittoriosa conclusione della guerra contro la Russia e il successivo schiacciamento dell'Inghilterra, pongano la Francia alla completa mercè delle potenze dell'Asse, le quali potranno allora veder soddisfatte tutte le loro rivendicazioni.

Il Generale Vacca Maggiolini ha aggiunto che da tutto ciò risultava chiaramente che egli doveva, d'ora in poi nelle sue conversazioni coi francesi, adottare una tattica dilatoria, che poteva riassumersi, secondo la pittoresca ed efficace espressione del Duce, nella parola «barcamenarsi». Egli si proponeva quindi, anche per non suscitare diffidenze e allarmi, di fare, ove neces

sario, qualche ulteriore concessione ai francesi, ma non di tale natura che esse possano nel futuro ritorcersi contro di noi: così egli sarebbe disposto a concedere eventualmente qualche batteria costiera e antiaerea di più nell'Africa del Nord, e a dare qualche facilitazione per l'Africa occidentale francese; potrebbe anche consentire al trasferimento nel Marocco delle truppe che rientrano dalla Siria, ma non intende autorizzare l'aumento, anche di un solo battaglione, degli attuali contingenti in Tunisia ed Algeria.

Il Presidente della C.I.A.F. illustrerà il proprio punto di vita al suo collega tedesco, durante l'incontro che avrà luogo a Gardone il 9 corrente (telespresso

n. 16001 del 2 settembre u.s.) (l); qualora i tedeschi esprimessero l'avviso doversi fare alla Francia più ampie concessioni, risponderà, confermemente a quanto prospettato col rapporto n. 15469 del 6 agosto (1), che esse dovranno essere accordate dalla Germania, e non dall'italia.

Il Generale Vacca Maggiolini, nel congedarsi dal Duce, ha osservato che, per morfinizzare la Francia, occorrerà, tra l'altro, che da parte delle varie Delegazioni della C.I.A.F. non vengano acutizzati gli eventuali incidenti, ma sia invece fatto il possibile per risolverli rapidamente e soddisfacentemente; egli darà istruzioni in tale senso e si ripromette anche di fare un breve viaggio a Nizza, Marsiglia, e in qualche altro centro, per rendersi conto sul posto della situazione e per impartire le direttive del caso. Qualora dovesse però verificarsi qualche incidente di eccezionale gravità, il Presidente della C.I.A.F. ne riferirà direttamente al Duce.

Il Duce lo ha anche autorizzato a disporre dei prigionieri di guerra francesi (circa 180) ancora in ltalia, come egli crederà, onde possa servirsene come carta di scambio per risolvere questioni particolari.

Circa l'eventuale proseguimento dei negoziati in merito all'art. X della Convenzione di Armistizio, riferisco con separato rapporto (1).

(l) Vedi D. 517.

542

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. 8810/450 R. Teheran, 8 settembre 1941, ore 2,25 (per. ore 9,45).

Questa sera alle ore 8, questo Ministro degli Affari Esteri ha convocato me ed anche Ministro [di Germanial e ci ha letto seguente nota comunicatagli questa mattina dal Ministro britannico e dall'Ambasciatore sovietico: «Fra il 30 agosto scorso (data in cui venne presentata prima nota con la quale veniva richiesta consegna della [colonia] tedesca) ed il 6 settembre corrente la situazione è cambiata in senso contrario agli interessi britannici e sovietici avendo Germania iniziato una campagna per mettere ridicolo britannici sovietici, come deboli ed incapaci di spingersi fino Teheran.

Perciò domandiamo che le Legazioni Italia, Germania, Ungheria, Romania abbandonino l'Iran>>.

Ministro degli Affari Esteri ha detto che questo Governo vuole evitare rottura delle relazioni diplomatiche con i paesi suddetti e che siccome d'altronde non è in condizioni resistere alle richieste anglo-russe, prospetta possibilità che i Ministri nazioni predette e relativo personale abbandonino spontaneamente Iran motivando loro partenza con le condizioni create nel paese in seguito azione miltare anglo russa. Ciò permetterebbe a Legazioni Iran a Roma e Berlino di restare al loro posto.

Abbiamo risposto che avremmo riferito ai nostri Governi. Abbiamo domandato se le richieste predette significassero che anche collettività italiane e germaniche potessero lasciare Iran con noi, ed il Ministro ci ha risposto negativamente, ossia che, mentre non si era parlato della colonia italiana, questione partenza della colonia tedesca faceva oggetto trattative a parte.

Io ho risposto subito che non era possibile che i Ministri italiano e germanico abbandonassero i loro connazionali in Iran e che era normale che essi partissero con loro Legazioni. Ho aggiunto che, per parte mia, salvo ordini contrari, del mio Governo, non avrei lasciato Legazione se non assieme Colonia italiana e che non avevo alcuna paura che gli anglo-russi fossero venuti Teheran per forzarmi ad abbondanare i mie connazionali.

Mio collega germanico si è subito associato dicendo che era assurdo pensare che egli avrebbe potuto presentarsi al Fuhrer dopo aver abbandonato tedeschi Iran.

Ministro degli Esteri ha promesso che avrebbe prospettato la cosa ai Rappresentanti degli Anglo-russi. Noi abbiamo detto che avremmo informato nostri Governi per avere istruzioni.

Ministro degli Esteri ha pregato dare una sollecita risposta poiché anglorussi continuano minacciare occupazione Teheran. Resto quindi in attesa di conoscere istruzioni V. E. (1).

(l) Non pubblicato.

543

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. UU. 323/248 R. Roma, 8 settembre 1941, ore 21,25.

Vostro 450 (2).

In considerazione della situazione prospettata da codesto Ministro degli Affari Esteri, comunicato d'urgenza al Governo iraniano che siamo disposti a ritirare R. Legazione da Teheran, a condizione che tutti gli italiani trovantisi in Iran, compresi naturalmente tutti equipaggi navi italiane Golfo Persico, siano autorizzati a lasciare indisturbati il Paese allo stesso momento e con gli stessi mezzi che saranno posti allo scopo a disposizione vostra e del personale dipendente, via Turchia.

Ritiro R. Legazione non (dico non) comporterà, se tale condizione verrà accettata, rottura diplomatica con l'Iran, che potrà in conseguenza mantenere sua Legazione a Roma.

Nel fare predetta comunicazione aggiungete che, codesto Governo sa, italiani in Iran hanno sempre mantenuto atteggiamento più leale e corretto rapporti fra i due Paesi sono stati sempre impostati fiduciosa cordialità, nessun incidente ha mai turbato relazioni reciproche.

Ciò è stato esplicitamente riconosciuto ed in occasione recentissima anche dagli stessi avversari. Pretesa anglo-sovietica nei nostri confronti è per conseguenza pure e semplice atto sopraffattorio (1).

(l) -Per la risposta vedi D. 543. (2) -Vedi D. 542.
544

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 8883/091 R. Belgrado, 8 settembre 1941 (per. l'11J.

Mio telegramma per corriere odierno n. 092 (2). In lunga e amichevole conversazione con mio collega di Germania, attuale situazione Serbia è stata lungamente esaminata.

Benzler non ne ha nascosto gravità, pur cercando di attenuare portata alcuni elementi, non tanto per quanto concerne stato attuale in tutto il territorio che non può essere nascosto, quanto mostrando un deliberato ottimismo su azione di controllo e politica intrapresa da autorità occupazione.

Circa situazione nel territorio della Serbia, nel riferirini per i particolari di fatto a successivi rapporti R. Incaricato d'affari, essa può essere riassunta indicando che da attentati terroristici isolati è passata oggi a stato insurrezionale diffuso con vari focolai in tutto il Paese, ma che trova suo massimo centro nella zona immediatamente a sud e a sud-ovest di Belgrado, grosso modo compresa tra Drina, Sava e Morava. Particolarmente i territori che fanno capo a Sabaç, Valjievo e Uziçe. Non mancano altri focolai, e ora viene indicato estendersi moto insurrezionale verso sud nella zona di Nls.

Benzler non ha nascosto tutto ciò e anzi mi ha dato vari particolari, confermando quanto ho esposto, e indicando che città Belgrado è «per il momento tranquilla». Comando germanico ritiene di essere riuscito a catturare «capi comunisti di Belgrado». Sempre «per il momento» riteneva che ripetutamente annunciato tentativo insorti su Belgrado sia da escludere. Ma Belgrado è circondata verso sud da posti germanici che consigliano chiunque voglia attraversarli ad attendere una scorta. Secondo Benzler, Sirmio (condominio germanico-croato) e parte sud Banato sono tranquilli.

Zona insorti sulla Drina confina con Bosnia, e cioè con territorio croato che è pure in stato insurrezionale. È evidente che zona serba e zona croata formano unico focolaio nel quale se agiscono vari elementi, prevale tuttavia

accanita lotta che ha seguito persecuzione serbi da parte croati, reazione cetnici e conseguente sequela vendette ed assalti da una parte e dall'altra. Benzler ha ricordato ripetuti avvertimenti dati a Governo croato e previsione reazioni da parte serba.

Importanza per noi di tale zona ha scarsamente bisogno di essere sottolineata, dato che confina ad est e a sud-est con zone nostre.

Benzler mi ha indicato che vi è attiva collaborazione per scambio informazioni, ma che non aveva sinora conferma ripetute voci collaborazione militare con partecipazione nostri reparti nella zona stessa.

Quanto a Governo Nediç, è evidente imbarazzo da parte germanica ogni volta che occorre parlarne con noi. Guidotti mi ha riferito che al momento nomina Nediç, Consigliere Legazione germanica Feine, gli aveva detto che precedenti contro Italia di Nediç erano noti e che ciò era stato naturalmente considerato, ma che d'altra parte tra documenti trovati in Serbia era venuto in luce esposto Nediç a Principe Paolo, redatto in tempi non sospetti, in cui sosteneva che Jugoslavia non poteva ormai più rimanere fuori della lotta, e doveva decidersi: o con l'Asse o con i nemici dell'Asse. Esaminava quindi, spassionatamente, dal punto di vista tecnico, e con singolare imparzialità per un generale serbo, vantaggi e svantaggi di ciascuna delle due soluzioni.

Oggi Benzler ha ripetuto invece il vecchio concetto politico che gli è caro. È intendimento germanico che «i comunisti» siano combattuti dagli stessi serbi. Occorreva quindi un uomo capace di farlo, e da ogni parte veniva indicato Generale Nediç. Era stato quindi nominato con i vecchi commissari. È certo un governo poco omogeneo, e alquanto debole. Ma se Nediç riuscirà nella lotta anticomunista, il suo Governo potrà essere adeguatamente rimaneggiato e rinforzato.

Questa argomentazione pecca evidentemente nell'insistere che attuale movimento insurrezionale in Serbia sia esclusivamente comunista. Vi sono certo anche i comunisti, e sono molto spesso i più attivi, ma non vi sono solo i comunisti. Gli elementi di tale movimento sono stati più volte enumerati, come è stato anche accennato ai tentativi inspirati da parte germanica nel voler far apparire i cetnici come anticomunisti. Vi saranno senza dubbio cetnici anticomunisti, ma il movimento odierno in Serbia, qualche volta coordinato tra i vari elementi, e qualche volta indipendente, ha tutta l'aria di essere un movimento generale contro chi occupa il territorio.

Benzler attribuiva gran merito a Nediç (e quindi lo portava come elemento positivo della situazione) per il fatto che è riuscito ad impedire ogni dimostrazione in occasione del genetliaco del Re fuggiasco. Dimostrazioni erano volute specialmente da Ljotiç e dai suoi. Ha accennato che a Nediç saranno dati mezzi con la costituzione di una gendarmeria serba. La cifra che indicava, 1500 uomini, è tuttavia insufficiente.

Ha indicato (e cioò aveva probabilmente ragione) che Kosta Pecanac si è rivelato senza autorità e senza seguito. Ha affermato che problema cetnici non è così grave. Vi sono almeno quattro gruppi di cetnici con altrettanti capi. Alcuni hanno già accettato di far parte della nuova gendarmeria serba e serviranno di guida nella lotta sulle montagne. Questi ultimi giudizi sui cetnici

appaiono alquanto superficiliali e almeno per ora di un ottimismo che i fatti non hanno ancora giustificato.

È noto d'altra parte che fra Legazione di Germania e Comando Militare della Serbia esistono per lo meno divergenze di vedute. Legazione persegue esperimenti politici pacificazione e collaborazione. Comando ha domandato rinforza per agire, dato che, come già segnalato, truppe di cui dispone sono insufficienti. Rinforzi furono in primo tempo rifiutati. Secondo odierne informazioni nostri organi militari collegamento sarebbero ora stati accordati ma in misura assai ridotta, circa un terzo di quelli richiesti.

È probabile che data divergenza tra due organi -quello politico e quello militare -e insufficienza forze disponibili, direttive continuino a seguire alternative tra esperimenti politici e azione di forza. Ma vi sono già, e più possono esservi da un momento all'altro elementi imperativi situazione che esigano affrontare situazione stessa con mezzi decisivi. Oiò che non fu fatto da autorità occupazione né in particolare subito dopo la vittoria, con adeguato rastrellamento uomini ed armi, né in seguito con l'aggravarsi della situazione.

(l) -Per la risposta di Petrucci vedi D. 547. (2) -Vedi D. 545.
545

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 32743/092 P. R. Belgrado, 8 settembre 1941 (per l'11).

Per Gabinetto Ecc. il Ministro.

In conversazione odierna questo mio collega di Germania mi ha lungamente intrattenuto sul nuovo Governo serbo presieduto da Generale Nediç. Mentre riferisco altre parti conversazione con separato telegramma per corriere n. 091 (1), segnalo che Benzler ha insistito che nulla è cambiato nella situazione del Governo serbo nei riguardi delle autorità ge·rmaniche di occupazione anche se per opportunità politica del momento al Generale Nediç è stato dato il titolo di Presidente del Consiglio e ai Commissari quello di Ministri, ed è stato costituito un Ministero degli Affari Esteri.

Mi ha quindi espresso il desiderio che anche relazioni ufficiali R. Legazione non subiscano mutamenti, e cioè che esse continuino esclusivamente con n Comando Militare della Serbia e con la Legazione di Germania. Ha aggiunto che naturalmente che se Nediç o altri ministri prendessero iniziativa di farmi visita (ciò che non può essere escluso a priori, ma che non sembra altrettanto probabile) non riterrebbe naturalmente il caso di evitare rapporti di semplice formalità.

Data anche figura e precedenti Generale Nediç, nonché attuale situazione Serbia e quella tuttora incerta e indecisa nuovo Governo, ritengo dover sottoporre Vostra approvazione opportunità seguire linea di condotta suggerita da mio collega di Germania (2).

(l) -Vedi D. 544. (2) -Anfuso comunicò la richiesta approvazione con T. per corriere 36238 del 13 settembre ore 8.
546

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 8837/1618 R. Berlino, 9 settembre 1941, ore 13,20.

Durante il viaggio ho avuto l'onore di riferire personalmente al Duce circa l'aggravarsi di persecuzioni tedesche (sic!) in Germania in questi ultimi tempi.

Di ciò parlai privatamente al Ministro von Ribbentrop facendo presente che tali persecuzioni avessero risultati di propaganda fortemente negativi nelle numerose famiglie cattoliche che hanno figli e parenti in guerra e costituissero giustificato elemento di grave turbamento nell'opinione pubblica.

Ho appreso oggi da seria fonte che sono stati impartiti precisi Òrdini onde fermare ed impedire le persecuzioni per tutta la durata della guerra.

Tale provvedimento può essere messo in relazione con l'autorizzazione nella Russia occupata di riaprire le Chiese.

Cappellani militari cattolici i quali hanno fatto sapere che per il giorno seguente avrebbero celebrata la Messa si sono visti spontaneamente portare tutti i paramenti e gli oggetti sacri che erano stati custoditi e nascosti dalla popolazione da 25 anni.

547

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. 8861/457 R. Teheran, 9 settembre 1941, ore 20 (per. ore 12 del 10).

Ho fatto a questo Ministro degli Affari Esteri comunicazione di cui al telegramma n. 248 (1). Mi ha ringraziato e mi ha promesso darmi la risposta domani. Mi è apparso preoccupatissimo. Avendo chiesto spiegazioni per misure adottate da polizia di invitare tutti italiani entro giornata nel recinto Legazione egli mi ha detto trattarsi di misure precauzionali provvisorie e che domani situazione sarà [chiarita]. Tutto ciò con aria molto imbarazzata e misteriosa, che ha avvalorato in me la supposizione che si stia preparando per questa notte un colpo di scena.

Corre voce insistente che si prepara per questa notte arresto in massa delle colonie italiana e germanica. Mi recai subito alla residenza estiva per attendere eventi in mezzo alla collettività.

(l) Vedi D. 543

548

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. S. N. Roma, 9 settembre 1941 (per. il 13).

Si conferma (l) in Vaticano che la presenza a Roma dell'Ambasciatore Taylor sarà di breve durata. Si ritiene che egli -atteso a Roma questa sera si proponga di partire verso il 18.

Ecco gli scopi generalmente assegnati in Vaticano alla visita Taylor:

l) Roosevelt si trova un po' imbarazzato di fronte alla propria opinione pubblica, con un Ambasciatore presso il Vaticano che sta costantemente in America. Ha bisogno di far vedere ch'egli riprende contatti con la Santa Sede e lo fa in tempo utile e cioè finché non è ancora in guerra dichiarata.

2) Taylor ha qui interessd personali e particolari questioni da sistemare:

a) portare a buon fine la donazione al Santo Padre della sua villa di Firenze;

b) custodia, o trasporto, di tutti i propri mobili.

3) Molto probabilmente, Taylor sarà pure apportatore di qualche lettera autografa di Roosevelt per il Papa. Il Presidente degli Stati Uniti ama questa particolare forma di comunicazioni. Almeno fino a questo momento però, non risulta che una simile missiva abbia contenuto politico.

Del resto, l'unica questione politica che potrebbe interessare il Santo Padre sarebbe la pace. Ma il Vaticano non ritiene che Roosevelt possa trattarne:

a) non sarebbe l'uomo per farlo;

b) non potrebbe in ogni modo farlo in questo momento.

II Presidente potrebbe, tutt'al più, parlare di pace «interna~ e cioè dell'atteggiamento dei Cattolici. Ma, anche in questa materia, il Vaflicano non potrebbe fare di più di quello che ha già fatto, e del resto senza successo attraverso il Delegato Apostolico Mons. Cicognani.

La situazione venutasi a determinare fra i Cattolici in America è tutt'altro che edificante. La maggioranza -di orgine irlandese -è contro la guerra. Ma, a parte il fatto che i Cattolici costituiscono nella Confederazione una esigua minoranza, fra gli stessi Cattolici regna grande discordia si che basta che uno dica una cosa, che un altro, anche solo per motivi personali, dice il contrario. Così è accaduto per l'allocuzione tenuta dal Cardinale O'Connel con

tro la guerra, circa tre mesi or sono. Rispose subito Hurley, dicendo che invece era meglio «lasciar fare al Presidente » e rimettersi a lui anche per la dichiarazione della guerra, con o senza il Congresso. S~ è così istituita fra i Cattolici degli Stati Uniti una disputa politico-costituzionale circa i poteri presidenziali e una eventuale riforma della costituzione.

Tutto ciò non può far piacere al Vaticano, tanto più che, prendendone pretesto, tutti gli altri elementi, di gran lunga preponderanti, accennano a far massa contro i Cattolici, compromettendone gli interessi, particolari e generali.

La Santa Sede ha quindi raccomandato, attraverso Monsignor Cicognani, la tranquillità e la calma. Lo stesso ha fatto ancora recentemente, dopo il discorso dell'Arcivescono di Dubuque, Monsignor Beckman, il 28 luglio ultimo.

Tutto ciò tuttavia, ripeto, senza risultati. Comunque, all'infuori di questo lavoro di Sisifo, il Vaticano non vede cosa di più, o di diverso, potrebbe fare.

Taylor sarà ricevuto in udienza dal Papa nel pomeriggio di domani 10 settembre. Spero di essere in grado, il giorno dopo, di poterne dare qualche ragguaglio (1).

(l) Attollco aveva dato notizia del prossimo arrivo dl Myron Taylor con T. per corriere 85921243 R. del 30 agosto.

549

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 8899/794 R. Sofia, 11 settembre 1941, ore 20,20 (per. ore 1 del 12).

Ho veduto stamane a lungo questo Presidente del Consiglio.

Riassumo:

l o -La situazione turca è oggetto della massima attenzione e si segue sopratutto con grande interesse andamento e sviluppo conversazioni commerciali turco-tedesche a tale proposito è prevista una nuova sosta di Clodius a Sofia al suo ritorno da Istambul;

2° -frattanto è bene tenere gli occhi aperti. Esercito bulgaro, anche allo scopo creare maggiore affiatamento tra truppe e nuovi generali recentemente nominati, svolge in queste settimane manovre di addestramento.

3° -misure contro comunisti saranno applicate con rigore e Legazione sovietica a Sofia è sorvegliata.

Nel complesso ho tratto impressione che Presidente del Consiglio si augura sempre che crisi attuale, cui sviluppi sono previsti prossimi e pericolosi, possa

essere attraversata senza una conflagrazione bulgaro-turca. Evidentemente si vuole sempre tenere viva quella politica di equilibrio astensionista tra Angora e Sofia che ha già tante volte favorevolmente giocato.

550.

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. 8910/462 R. Teheran, 11 settembre 1941, ore 21 (per. ore 11,01 del 12).

Ho veduto oggi questo Ministro degli Affari Esteri e gli ho consegnato una nota scritta per pregarlo di dare una risposta alla comunicazione di cui al telegramma di V. E. 248 (l) per precisare la richiesta che la colonia italiana sia fatta partire unitamente alla Legazione e per protestare contro le misure adottate dalla Polizia di non permettere agli italiani concentrati nella residenza estiva di uscire per liquidare i loro interessi prima di partire. Questo Ministro Affari Esteri mi ha promesso di parlare questa sera con il capo della Polizia al riguardo. Si riserva poi sempre di rispondere altre questioni. L'ho trovato sempre più incerto e scoraggiato. Mi ha detto che anglo-russi chiedono ora che 220 tedeschi siano consegnati agli inglesi e 50 [ai] sovieti. Ha convenuto che tale ultime richieste è molto grave, ma che Governo persiano non ha più maniera di resistere. Aggiunge che il Governo sovietico ha dato piena garanzia che i tedeschi che gli saranno consegnati, verranno trattati in maniera umana.

Gli ho domandato se fosse stata avanzata dagli anglo-russi analoga richiesta circa consegna cittadini italiani ed egli mi ha risposto negativamente. Unica risposta riguardante italiani è finora quella che devono lasciare la Persia. Ho visto Ministro di Germania e mi ha detto aver ricevuto la nota di questo Ministero degli Affari Esteri che riferisce puramente richiesta anglo-russa di consegnare predetto numero tedeschi non più tardi domani mattina venerdì. Ettel ha telegrafato a Berlino ed aspetta istruzioni circa risposta da dare. Intanto è ben deciso di non cedere che alla forza.

Ho veduto per ultimo, in questo momento, Capo Ufficio politico Ministero Affari Esteri incaricato trattative per colonia germanica. Egli mi ha detto spera protrarre termine per consegna tedeschi fino a domani sera.

Mi ha detto ormai non vi è che alternativa: o russi verranno Teheran per prendere tedeschi o Governo persiano, nel timore vedere russ,i a Teheran, sarà costretto fare atto di forza per farsi consegnare tedeschi. Ho compreso che sarà

tale ultima soluzione. Gli ho domandato circa colonia italiana, mi ha risposto non è stata avanzata alcuna richiesta al riguardo e che essa potrà lasciare liberamente la Persia.

(l} Vedi D. 543.

(l) Vedi D. 551.

551

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RR. S. N. Roma, 11 settembre 1941.

Con la conoscenza e l'assenso del Papa, il Cardinale Segretario di Stato mi ha convocato oggi in Vaticano per le ore 13, e cioè immediatamente dopo l'Ambasciatore Taylor che, ricevuto già dal Cardinale Maglione ieri mattina e ieri sera da Sua Santità, era ritornato in Segreteria di Stato anche stamane quasi per una visita di congedo, dato che, mentre egli stesso parte per Firenze oggi, oggi alle 4 ripartiva per Casoria anche il Cardinale Segretario.

I colloqui con Maglione si sono protratti assai più a lungo di quello col Papa, dato che il Cardinale Segretario, oltreché servirsi -per l'inglese d'interprete, usa anche, alla fine di ogni conversazione tenuta per tal tramite, fa,rne egli stesso, ad ogni effetto utile, un riassunto.

Il contenuto dei tre colloqui -i due di ieri essendosi praticamente equivalsi -può riassumersi come appresso. L'Ambasciatore Taylor ha dichiarato che gli obiettivi principali della sua visita erano sopratutto due:

1°) mostrare che la missione straordinaria affidatagli dal Presidente presso il Vaticano non era interrotta;

2°) illuminare la Santa Sede circa la posizione dell'America nei confronti della guerra.

Il primo punto risponde perfettamente a quello che mi aveva detto fin da avantieri Monsignor Tardini (mio rapporto 9 corrente) (1). Evidenti ragioni di natura interna, in un momento in cui l'opinione pubblica americana è ancora in stato di formazione, imponevano al Presidente americano una ripresa di contatti con la Santa Sede.

Sul secondo punto, il messo rooseveltiano ha tenuto a dichiarare che, in America, le simpatie sono tutte per gli inglesi. Non si odia il popolo tedesco; «tanto meno il buon popolo italiano », ma non si ama Hitler.

D'altra parte, la persuasione, anZJi meglio il « sentimento » generale, negli Stati Uniti è che Hitler abbia virtualmente perduto la guerra (sic).

Tutto ciò, peraltro -proseguiva Taylor -mentre determina nella pubblica opinione la unanimità dei consensi per quanto riguarda una guerra imposta dalla Germania e cioè una guerra difensiva, non basta a determinare unanimità analoga per una guerra di iniziativa e cioè offensiva.

Però, ha ammonito l'Ambasciatore, Hitler stia attento. Anche la guerra con la Spagna non era voluta in America da nessuno, ma bastò l'incidente del Maine per capovolgere la situazione e portare alla guerra. Tutto questo dipenderà dalle «provocazioni tedesche».

Dopo questo preambolo -che il Cardinale ha ascoltato quasi sempre in deliberato silenzio -l'Ambasciatore Taylor ha abbordato, ma avendo l'aria di darvi solo una importanza di secondo piano, la questione della situazione dei Cattolici negli Stati Uniti, in sostanza sollecitando, per quanto indirettamente, l'intervento di Roma per modificare lo stato di cose attuale (vedi rapporto citato del 9 corr.).

Qui il Cardinale è subito intervenuto, spiegando che in fatto la linea di condotta del Vaticano in materia è sempre stata di raccomandare calma e prudenza. Il fare una guerra entra nel dominio di Cesare e non di Dio. I cattolici come tali non dovrebbero, quindi, interferire.

Ciò premesso Maglione ha messo al corrente Taylor di quanto la Santa Sede aveva già fatto a mezzo di Monsi~nor Cicognani e di cui mi trovo di avere già riferito. La Santa Sede potrà -ha aggiunto il Cardinale -c continuare ~ ad agire nello stesso senso, per le stesse vie e con gl1. stessi sistemi, ma non più.

Quanto sopra esaurisce il contenuto delle conversazioni di ieri quella Taylor col Papa essendo praticamente equivalsa a quella con Maglione.

Quella di oggi, che voleva essere una visita di pura forma e quasi di dove,re, per quanto più breve di quella di ieri, ha invece avuto spunti particolarmente interessanti.

Dopo aver, incidentalmente, parlato della donazione della sua villa di Firenze al Papa e del suo desiderio di perfezionarla (oggetto per il quale Maglione lo ha senz'alto rinviato a Monsignor Montini), l'Ambasciatore Americano ha ripreso a parlare della guerra, lamentandone gli orrori e le sofferenze e prospettando la gravità di quelli che saranno pe,r essere i problemi del c dopo guerra ~. Uno dei pericoli maggiori e delle maggiori preoccupazioni del periodo post-bellico è vista, dagli Stati Unità. nella estensione della disoccupazione che seguirà alla smobi1itazione delle industrie di guerra.

Il Cardinale ha a questo punto creduto di osservare che, purtroppo, le distruzioni della guerra sono e saranno tante da non far temere, almeno per l'Europa, di una troppo forte e comunque invincibile disoccupazione. Che anzi, ha aggiunto, uno dei campi in cui gli Stati Uniti potrebbero a suo tempo aiutare di più, è appunto quello di apprestare e rendere accessibili le materie prime necessarie per la ripresa del lavoro e per la ricostruzione europea.

Senonché, il rappresentante di Roosevelt ha subito mostrato che egli si è preoccupato del problema solo in funzione americana e degli interessi immediati del suo Paese. In Europa, egli ha detto si produce e si produrrà più a buon mercato che in America... Le navi (il Cardinale Maglione aveva accennato appunto alla enorme massa di lavoro necessaria alla sola ricostituzione del naviglio mercantile mondiale) costruite in Italia saranno sempre più a buon mercato di quelle costruite in America...

L'Ambasciatore Taylor è quindi venuto a quello che -secondo Maglione doveva forse costituire l'obiettivo principale di questa seconda conversazione. Che intenzioni ha il Papa per la pace? Si propone forse di tentare qualche cosa a tale scopo? Questo perché al caso, il Presidente Roosevelt gradirebbe esserne informato in precedenza...

40 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

A questi sondaggi che avrebbero voluto -nelle intenzioni e nella forma essere molto discreti, il Segretario di Stato ha -senza neanche interrogare il Papa che ne sarà informato solo oggi -risposto, senz'altro, che il Sommo Pontefice non -dico non -aveva intenzione di compiere, specie in questo momento, alcun tentativo del genere.

Questo il contenuto della seconda conversazione, a chiusura della quale Taylor ha dichiarato che egli intendeva ripartire al più presto, ma che se, anche dopo il suo ritorno in America, per una qualunque ragione, la sua presenza fosse stata desiderata, egli non avrebbe esitato a varcare nuovamente l'Atlantico....

Ho ringraziato il Cardinale -e attmverso lui il Papa -della cortesia

usatami nell'informarmi di quanto precede. Anche data l'urgenza ch'Egli aveva

(eravamo ancora msieme alle 14 ed egli doveva partire per Casoria alle 16)

non mi ritenevo autorizzato a prolungare, almeno per ora, la conversazione.

Ritenevo tuttavia doveroso far presente, in linea assolutamente personale, essere interesse della Santa Sede evitare che la eventuale «continuazione» dell'azione vaticana nei confronti dei cattolici americani apparisse comunque influenzata da Roosevelt. Maglione ha esplicitamente assentito.

Il Cardinale, nella sua ultima conversazione con me, aveva espresso l'opinione che il ritorno di Taylor segnasse una battuta d'aspetto nel càclo dell'intervento americano. Richiamandomi a questo precedente, io gli ho domandato se rimanesse ancora della stessa opinione oggi.

Maglione mi ha risposto che, certamente, la sua impressione su questo punto non era perfettamente identica ora a quel che era stata il primo momento, ma che, tuttavia, egli continuava a credere che l'intervento americano non dovesse considerarsi come imminente e che -secondo le parole del Taylor -molto sarebbe dipeso dal verificarsi di quello che, in linguaggio americano, sono chiamate « provocazioni» hitleriane.

Ho infine domandato a Maglione se Taylor avesse chiarito come mai, e su quali basi, in America Hitler sia considerato virtualmente battuto. Il Cardinale mi ha detto che, nel dir questo, Taylor aveva espresso un «sentimento» e forse anche soltanto un desidel1io.

Non mi risulta che altri Ambasciatori siano stati convoc·ati oggi, e per lo stesso scopo, in Vaticano.

(l) Vedi D. 548.

552

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8945/465 R. Teheran, 12 settembre 1941, ore 16,01 (per. ore 11,20 del 13).

Iersera questo Ministero Ested mi ha inviato una nota nella quale: «porta con grande rincrescimento a conoscenza della R. Legazione d'Italia che come già a suo tempo comunicato al R. Ministero Italia -governi del

l'U.R.S.S. e britannico in data (l) hanno ufficialmente notificato al governo iraniano che Legazioni di Germania Italia, Ungheria e Romania dovranno essere allontanate e loro personale dovrà abbandonare territorio Iran. È inutile esporre ragioni dato che la R. Legazione è anche a [conoscenza] dell'incidente della invasione di forze a:rmate britanniche e sovietiche in territorio iraniano e delle condizioni da essi imposte.

Nel comunicare quanto precede governo iraniano rinnova espressione suo rammarico per accaduto». Anche in tale comunicazione scritta manca qualsiasi accenno alla partenza colonia italiana.

Ministro Affari Esteri mi ha però confermato iersera che questo Ministro Inghilterra nella conversazione avuta con lui 5 corrente ha chiesto che colonia italiana lasci Iran.

553

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8944/1353 R. Washington, 12 settembre 1941, ore 19,21 (per. ore 8,30 del 13). Mio telegramma 1345 (2).

Violento discorso con cui Presidente Roosevelt ha enunciato una « libertà dei mari» ad uso e consumo degli Stati Uniti d'America e dei loro protetti e satelliti ed, ordinando ricorso alla forza, ha contemporaneamente arbitrariamente ·interdetto talune zone oceaniche a navigazione navi da guerra di una delle parti presentemente belligeranti, sembra rappresentare in sostanza una vera e propria dichiarazione di guerra marittima da parte degli Stati Uniti d'America contro Germania e Italia, anche se teatro ne sia stato da Presidente limitato a «acque cui protezione è necessaria a difesa americana» e da lui peraltro non meglio precisate.

Benché discorso presidenziale segni senza dubbio inizio di una partecipazione militarmente attiva nel conflitto da parte degli Stati Uniti d'America, già da qualche tempo belligeranti sul terreno economico e diploma1Jico, esso è apparso tuttavia preoccupato di riaffe·rmare, anche in questa occasione, sua verbale volontà di pace insistendo su carattere difensivo delle nuove misure da lui ordinate.

Ciò evidentemente non solo nell'intento d•i far ricadere su potenze dell'Asse responsabilità di una « Shooting war » (implicando egli che cozzo potrà essere evitato solo che Berlino e Roma lo vogliano mantenendo rispettive forze navali fuori dei limiti quelle che egli ha chiamato «acque difensive americane ») ma anche nel timore suscitare reazione contraria nel paese in

seno al quale egli cerca invece fatic,osamente trovare consenso quanto più largo possibile. Preoccupazione questa che si rileva anche chiaramente nel commento di Willkie al discorso quando questo afferma che ordini impartiti ora da Presidente potranno risparmiare a Stati Uniti d'America guerra mentre un di lui atteggiamento meno fermo avrebbe inevitabilmente condotto paese in una «guerra disastrosa~. In tal senso si delineano anche commenti degli ambienti vicini al Governo e della stampa cui consenso a discorso può dirsi unanime e che invece passa quasi sotto silenzio vigoroso appello lanciato da Lindbergh al paese immediatamente dopo discorso presidenziale.

Per quanto riguarda reazioni ambienti isolazionisti è da registrare che discorso viene attaccato quale effettiva partecipazione degli Stati Uniti d'America alla guerra per esclusiva iniziativa e volontà di Roosevelt che usurpato cosi poteri Congresso.

554.

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9038/0542 R. Sofia, 12 settembre 1941 (per. il 16).

Mio telegramma n. 795 di oggi (1).

Come ho telegrafato, il Governo di Mosca ha dato sfogo al suo malumore, che appariva chiaro dalle trasmissioni radiofoniche degli scorsi giorni da Mosca, contro la Bulgaria, riassumendo in una nota, consegnata al Ministro bulgaro nella capitale sovietica, signor Stamenoff, tutte le «accuse» che l'Unione sovietica formula contro il Governo di Sofia.

La Nota, della quale mi è stata data qui lettura, inizia con l'affermare che anche prima della aggressione germanica contro la Russia, la Bulgaria ha dato chiari segni della sua ostilità contro Mosca e della sua volontà di collaborazione con Berlino. Essa infatti nel marzo divenne la «piazza d'armi~ per l'invasione della Grecia e della Jugoslavda da parte delle truppe tedesche. Ora -continua la nota -il gioco dovrebbe ripetersi ai danni della Russia ed allo scopo Sofia ha permesso la creazione di basi tedesche sul Mar Nero ed il concentramento in terra bulgara di divisioni tedesche ed italiane.

Il Governo bulgaro, inoltre, con l'introduzione nel paese di leggi e disposizioni nettamente antisovietiche, con misure di violenza contro d. cittadini sovietici, con «attentati~ (nella nota s1 accenna a colpi di fucile che sarebbero stati tirati a Sofia, il 7 settembre, contro il Vice Addetto militare russo, episodio fino ad oggi qui ignorato) si è posto nettamente su una strada che mostra la sua «slealtà ~ nei confronti di Mosca. A conclusione, il Governo sovietico si vede nella necessità di richiamare l'attenzione del Governo di Sofia sui pericoli di un tale contegno che appare non rispondere ai veri interessi del popolo bulgaro.

Come si vede, e come ho fatto telegraficamente notare, le conclusioni non corrispondono esattamente al tono ed al contenuto del documento che, per

ben quattro volte, ritorna sull'afferma2'lione che la Bulgaria è la «piazza d'armi» delle forze dell'Asse ed una base per la preparazione di azioni antisovietiche da parte delle truppe germaniche.

Qui, al momento dell'arrivo della nota, si era creduto che la Russia avrebbe, quale diretta conseguenza, chiesto il ritiro della Miss1one diplomatica bulgara da Mosca. Ma ciò non è avvenuto e non sembra dovere avvenrre. Da parte bulgara non si vogliono prendere miziative in mateda e qumdi, almeno per ora, le cose resteranno al punto di prtma anche perché, da quanto mi è dato vedere, gli stessi tedeschi non vogliono vedere la situazione, in questo momento, giungere alle estreme conseguenze. Né si crede a colpi di testa sovietici, quali bombardamenti aerei o dimostrazioni navali contro i porti bulgari di Varna e dt Burgas, i quali per altro sono già, con uomini e materiali tedeschi, sufficientemente attrezzati per reagire.

In conclusione si pensa a Sofia che la mossa sovietica sia stata soprattutto fatta per diffondere, a mezzo della radio russa ed inglese, nel popolo bulgaro l'accusa contro il Governo di Filoff di fare correre al paese gravi rischi per il suo atteggiamento antirusso.

Non si prevedono, ripeto, immediate reazioni. Il Ministro degli Esteri, Popoff, non ha rinviato, per l'arrivo della nota, un suo progettato breve viaggio nella Bulgaria me~idionale ed anche il Consiglio dei Millistri, indetto per questa sera, si limiterà a prendere conoscenza del documento. Nulla per ora è stato dato alla stampa per quanto già ieri sera le Radio Mosca e Londra abbiano accennato alla consegna della nota ed al suo contenuto.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra «gruppo errato », quello che più si avvicina da « 15 corrente ». (2) -T. 8874/1345 del 10 settembre, ore 21,15, non pubblicato, preannunclava il discorso di Roosevelt.

(l) T. 8914/795 R., delle ore 12, non pubbl!cato; riferiva circa la nota consegnata dal governo sovietico al ministro di Bulgaria a Mosca.

555

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S. N. D. PER CORRIERE 9080/0103 R. Belgrado, 12 settembre 1941 (per. il 15).

Mio telegramma per corriere n. 091 in data 8 corrente (1).

Negli ultli.mi quattro giorni situazione !In Serbia non ha praticamente mutato, se mai ha peggiorato. Tranne città dt Belgrado che rimane stranamente tranquilla (sono cessati quasi del tutto anche spari una volta continui dopo coprifuoco) in tutto H territorio perdura situazione insurrezionale. A parte le poche zone -ove si sono potuti mantenere o hanno potuto essere ripristinati presidi tedeschi, o quelle ove stanno penetrando, combattendo, nuovi reparti gendarmeria serba -si può dire che il resto del paese è infestato, praticamente, dai ribelli che sono in possesso di mtere regioni. Segnalo a parte atti violenza e terrorismo pubblicati dai giornali.

A Belgrado vi è una certa quantità di forze, e d'altra parte Comandi germanici opinano che cosi spesso annunciato attacco dei ribelli presen

terebbe per essi, se dovesse essere condotto in forze, svantaggio di farli uscire dai loro nascondigli e dalle zone di facile possesso per affrontare lotta probabilmente decisiva. Vi sono invece voci ricorrenti che ribelli avrebbero piano di penetrare in Belgrado per isolate azioni di sorpresa contro tedeschi per provocare reazione punitiva sulla città che ribelli stessi giudicano assente da movimento nazionale.

Centro critico insurrezione si è esteso nei giorni scorsi da zone Sava-Drina a Sud-Ovest di Belgrado verso la Morava, puntando su Nis.

Linea ferroviaria Belgrado-Nis è stata interrotta. Ripristino comunicazioni dopo due giorni mediante linea collaterale indica gravità interruzioni. Rapidità ristabilimento comunicazioni può essere anche attribuita al fatto che dopo aver prospettato con una certa insistenza eventualità retrocessione nostri tre treni militari diretti in Grecia e fermi a Zemun (miei telegrammi n. 189 del 9 corrente e 194 del 10 stesso) Comando Militare Serbia ha voluto evitare di dover alla fine dichiarare che non era in grado di far transitare truppe alleate.

Da un punto di vista politico è da notare vivace campagna giornali in favore Governo diffondendo ed esaltando proclami Nedié a gioventù serba (mio telespresso n. 1226/332 in data odierna) (1).

È uscito inoltre primo numero di un settimanale di Ljotié cui seguaci partecipano (con qualche discrepanza) al Governo Nedié. Primo numero pubblica lettera diretta da Ljotié al Principe Paolo il 30 agosto 1940 (ne trasmetto traduzione con telespresso odierno n. 1227/333) (1). Se non mancano anche in tale lettera puntate antitaliane o di timore delle aspirazioni italiane, con suete nell'uomo, vi si nota però una chiara visione dello stato della ex-Jugoslavia e una previsione sorprendentemente esatta dello sfacelo continuando negli stessi sistemi. Tale lettere è ampiamente sfruttata dalla stampa con tali concetti in favore attuale Governo.

Movimento insurrezionale svolge dal canto suo attiva propaganda anche con manifesti di cui trasmetto esemplare con odierno telespresso n. 1232/336 (l). Radio Mosca continua anche dal canto suo attiva propaganda con continui consigli e direttive per attentati, impiego esplosivi ecc. Sembra che Comando Militare Serbia che voleva dapprima controbattere tale propaganda con la propria, abbia ora in animo di procedere sequestro apparecchi radio-riceventi. Se ciò potrà riuscirgli relativamente facile in Belgrado, non si vede come possa attualmente riuscirvi nella quasi totalità del resto del paese.

Da un punto di vista politico-militare vi sono notizie concordi che nuove forze gendarmeria concesse a Nedié si stanno organizzando e alcune sono già impegnate contro ribelli. Sono vestite ed equipaggiate come antico esercito jugoslavo e nulla la distingue da forze regolari. Impiego tali reparti armati di fucili e di mitragliatrici leggere spetta a ufficiali serbi in accordo con Comando tedesco, il quale fornisce quando necessario, concorso artiglieria e aviazione.

Alcune notizie da fonte serba indicano che reparti sarebbero stati bene accolti nelle campagne ove contadini, liberati da minaccia comunista li so

sterrebbero. Ma stesse fonti serbe ammettono che situazione è ormai gravissima e che insurrezione si estende in ogni angolo del Paese.

Proponimento Comando Militare sostenere Nedié appare in questo momento fermissimo. Stesso Comando indica tuttavia, come già segnalato, che qualora esperimento fallisse, agirà direttamente con divisioni germaniche.

Circa situazione forze germaniche in Serbia, nostro ufficiale collegamento conferma che all'inizio della campagna contro U.R.S.S. erano di circa una divisione. Comando Militare chiese successivamente tre divisioni che furono rifiutate. In seguito nuove insistenze fu concessa una divisione circa. Non si tratta di divisioni organiche ma di forze equiparabili. Inoltre furono concessi rinforzi aviazione. Recentemente Comando Militare ha rinnovato insistenze per portare forze a sua disposizione f,ino a cinque divisioni.

Come già segnalato Comando Militare ha in animo di concedere a Governo Nedié, se esperimenti in corso lo consentiranno, forze gendarmeria fino a l O mila uomini.

(l) Vedi D. 544.

(l) Non pubbllcato.

556

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI

T. S. N. D. 36187/106 P.R. Roma, 13 settembre 1941, ore 2.

Radio Londra in emissione ore 24 undici corrente ha affermato che finlandesi respingono nuovo ordine e a sostegno tale asserzione ha citato diffusione data dalla radio finlandese, alla risposta del giornale Suomen Socialdemocratico al recente discorso di Quisling affermando che un nuovo ordine nazionale sta per formarsi in Finlandia. Il predetto giornale avrebbe respinto seccamente tale affermazione, dichiarando che le informazioni di Quisling sulla Finlandia sono errate. Il fatto che i tedeschi combattono sullo stesso fronte dei finlandesi -ha aggiunto Radio Londra -non modifica concezione finlandese della libertà e indipendenza nazionale.

Pregasi accertare e riferire quanto Vi risulti circa tale asserita pubblicazione di stampa e conseguente emissione della radio f~nlandese cn:

557

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. PER CORRIERE 36241 P.R. Roma, 13 settembre 1941, ore 8.

È stato qui segnalato che il Generale Falkenhausen e qualche altro ufficiale dello Stato Maggiore tedesco sarebbero stati decisamente contrari ad intraprendere la guerra contro l'URSS.

In relazione anche a quanto da Voi già segnalato circa lo stato d'animo di quegli ambienti responsabili nei riguardi della campagna contro la Russia, vogliate svolgere ulteriori accertamenti in specie sull'atteggiamento dello Stato Maggiore germanico e riferire quanto Vi potrà risultare al riguardo (1).

(l) Per la rispoEta di Clcconard! vedi D. 559.

558

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9018/594 R. Tokio, 13 settembre 1941, ore 8,30.

Mio telegramma n. 593 (2).

Toyoda ha dichiarato ad Ambasciatore di Germania non essere ancora autorizzato a dargli conoscenza testo messaggio Principe Konoye (3) e risposta americana, ma che conta poterlo fare prossimamente. Gli ha detto che tratterebbesi unicamente e puramente di una proposta giapponese di riprendere negoziati interrotti nel luglio scorso in seguito crisi di Gabinetto e pe·r effetto occupazione nipponica in Indocina. A Washington proposta avrebbe avuto favorevole accoglienza. Negoziati verrebbero ripresi sulla base del progetto giapponese di cui ai miei telegrammi numeri 453 e 454 del 16 luglio

u.s. (4), progetto che Nomura a causa degli avvenimenti menzionati si astenne allora dal presentere al Governo americano. Toyoda ha aggiunto di avere dato istruzioni a Nomura di comunicare a Washington che in nessun negoziato debba prescindere da obblighi assunti dal Giappone col Tripartito i quali debbono rimanere intatti. Il mio collega tedesco ha chiesto poi a Toyoda quale fondamento avessero voci di un progettato impegno da parte del Giappone, che sarebbe oggetto delle attuali conversazioni di Nomura, di non compiere ulteriormente azioni né a nord né a sud delle attuali sue posizioni, Ministro degli Affari Esteri lo ha smentito. Richiesto da Ott quali fossero istruzioni del Governo nipponico riguardo impiego truppe ammassate alla frontiera dell'URSS, Toyoda si è limitato a dichiarare che loro preparazione non è ancora compiuta. A questo proposito e nei riguardi negoziati con l'America ha poi accennato all'effetto deprimente che ha avuto già da tempo in Giappone, tagliato da ogni comunicazione coi suoi alleati, prolungarsi resistenza russa, malgrado previsioni e assicurazioni a suo tempo comunicate da Berlino. Mi riservo telegrafare ulteriormente dopo parlato con Toyoda (5).

(-3) Vedi D. 525.
(l) -Per la risposta di Alfieri vedi D. 596. (2) -T. 8958/593 del 13 settemòre, non pubblicato; riferiva che Il Consiglio del ministri giapponese stava esaminando la risposta di Washlngton al messaggio di Konoye e deliberando circa la replica. (4) -Vedi D. 393. (5) -Vedi D. 565.
559

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 33107/170 P.R. Helsinki, 13 settembre 1941, ore 16,16 (per. ore 19,30).

Telegramma di V. E. n. 106 (1).

Con telegramma Stefani speciale 376 del 10 corr. è stato trasmesso riassunto articolo editoriale del Suomen Socialdemocratico polemizzante con recente discorso Quisling.

In detto articolo non si parla nuovo ordine europeo ma si respinge ii.dea riforma politica interna finlandese che, secondo concezione attribuita Quisling, dovrebbe operarsi in senso nazionalsocialdsta. Tuttavia giornale ammette altissima importanza valori nazionali e come loro conseguenza riforme sociali economiche qui dopo-guerra nel quadro costituzione democratica dello stato.

560

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. PER TELESCR. 8946/1648 R. Berlino, 13 settembre 1941, ore 17.

A quindici giorni di distanza dalla visita del Duce, ho ritenuto opportuno visitare il Ministro Ribbentrop allo scopo di avere, in questo momento particolarmente importante, dirette e precise notizie sull'attuale situazio.ne militare e poli1Jica. Ho avuto con lui al suo Quartiere Generale, un lungo colloquio, di cui riassumo i punti principali:

0 ) Le operazioni sul fronte russo si svolgono secondo dl programma prestabilito e il Fuehrer e l'Alto Comando Militare si dichiarano soddisfatti del loro andamento.

Dopo l'effettuato accerchiamento di Leningrado divisioni blindate tedesche hanno sfondato <in alcuni punti la linea difensiva più avanzata -che è più consistente che le successive -permettendo in tal modo all'artiglieria pesante di battere direttamente la città. Avuto riguardo alla necessità delle risorse locali, in relazione anche alla popolazione civile e militare accerchiata. la quale ammonta circa quattro milioni e mezzo, Ribbentrop pensa che Leningrado non possa reststere oltre due settimane.

Le truppe tedesche sono ormai completamente padrone situazione in Estonia. Sono in corso operazioni dirette a direttamente garantire possesso

Plause Dago e Oesel che costituiscono le principali basi di partenza per gli aviatori russi attaccanti la Germania.

Nel settore centrale del fronte sono in sviluppo, in direzione di Mosca, operazioni che dovrebbero portare alla formazione di una grande sacca racchiudente da 35 a 50 divisioni russe.

Nel settore Sud una importante azione di reparti motorizzati tedeschi, che doveva cominciare tre giorni fa, è ritardata dal cattivo tempo che rende impraticabili le strade.

Tutte queste notizie sono state illustrate nei particolari dal Colonnello Steinhauser, Ufficiale addetto al collegamento tra Oberkomand e Ministro Ribbentrop. A mia domanda quest'ultimo ha risposto che perdite russe ammontano complessivamente a 6-7 milioni, di cui tre milioni di morti. Non ha invece saputo precisare perdite tedesche. Ha dichiarato inoltre che la combattività delle truppe russe sembra un poco diminuita e che non gli constano episodi di sabotaggio e di violenza da parte di prigionieri russi episodi che mi erano stati riferiti altre fonti. Mentre mi ha confermato il parziale annientamento delle armate russe, Ribbentrop ha ammesso d'altra parte che aviazione bolscevica rivela ancora una potenzialità notevole.

2°) Sull'Inghilterra non ha fatto speciali dichiarazioni.

3°) Circa Amerrica, ha vivacemente polemizzato con Roosevelt a proposito del discorso pronunciato giovedì sera e mi ha detto che entro la giornata di ieri avrebbe proposto a Fiihrer di rispondere -non mi ha specific,ato in qual modo -per precisare sulla base ricostruzione dei fatti che, comunque si sviluppi la situazione, aggressore è e rimane l'America.

4°) Non mi ha nascosto la sua contrarietà per atteggiamento equivoco Governo giapponese, manifestando convinzione che una politica di forza e eventualmente di minaccia da parte di Tokio verso S.U.A. sarebbe stata molto più efficace dell'attuale condotta tergiversante.

5°) Nei confronti Turchia non ha ritenuto poter fare previsioni, pur esprimendo avviso che Inghilterra non eserciterà su Angora una forte pressione.

6°) Circa Spagna nulla di nuovo. Ribbentrop esclude per ora possibilità di un'azione dell'Asse contro Gibilterra.

7°) Parlando problema francese ha smentito rispondendo a mia domanda, le notizie secondo le quali Pétain avrebbe compiuto un ulteriore tentativo per ottenere dalla Germania un regolamento definitivo dcl rapporti francotedeschi. Ha aggiunto che non si sarà abbastanza sospettosi e prevenuti nei confronti del Governo Vichy.

8°) La visita Reggente Horthy non ha avuto altro scopo se non quello di un normale scambio di idee.

Dopo questo sguardo d'insieme alla situazione internazionale ho voluto trattenere Ministro Ribbentrop su alcuni questioni più direttamente interessanti i rapporti italo-tedeschi. Illustrandogli situazione dei lavoratori italiani in Germania -per la quale egli tempo fa si era efficacemente interessato gli ho accennato alla questione dei matrimoni misti: R.ibbentrop si è manifestato favorevole ad una soluzione intermedia che non sia in contrasto con le fondamentali direttive raz:lll.ali dei due Paesi, ma che tenga tuttavia conto delle particolari condizioni contingentali. Si è riservato ulteriori comunicazioni in merito. Ho inoltre richiamato la sua attenzione sulle gravi difficoltà che il nostro Paese incontra nei confronti di materie prime soprattutto nel campo dei carburanti, e ciò nell'intento di provocare un intervento in nostro favore dell'autorità politica presso quella militare. Egli mi ha però dichiarato che vi sono esigenze imprescindibili dalle quali gli organi tecnici militari non possono decampare, pur rendendosi conto della nostra situazione. Ho avuto comunque impressione essere desiderio tedesco che le nostre richieste siano tempestivamente e globalmente presentate in un organico [prospetto] abbracciante un lungo periodo di tempo.

Poiché in Germania circolano ora tali voci relative a momenti di depl'lessione della nostra opinione pubblica e a manifestazioni sporadiche di scontento popolare, ho creduto opportuno di ricordare e sottolineare nel modo più assoluto quanto già il Duce aveva detto al Fiihrer: che cioè la situazione interna italiana non desta la minima preoccupazione e che anche dal punto di vista alimentare sono stati presi tutti i provvedimenti necessari per affrontare con assoluta tranquillità il prossimo inverno.

Alla f1ne del lungo colloquio, il Ministro Ribbentrop che mi ha trattenuto a colazione, mi ha incaricato di fare pervenire al Duce il suo rispettoso saluto insieme alle espressioni del più gradito ricordo per la recente visita e di trasmettere al Conte Ciano i suoi augul'li più fervidi per un pronto e completo ristabilimento.

Come impressione riassuntiva posso dire che attenzione di Ribbentrop e di tutta l'Alta Direzione politica e militare è più che mai assorbita dalla campagna in Russia (1).

(l) Vedi D. 556.

561

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 8974/420 R. Buenos Aires, 13 settembre 1941, ore 22,16 (per. ore 13,30 del 14).

In queste ultime settimane S.U.A. hanno rinnovato offerta e pressioni a tutti gli Stati americani per provvedere confermemente risoluzione confe,renza Avana organizzazione cosi detta difesa continente. Profittando varie ricorrenze patriottiche Sud America ha avuto luogo e stanno avendo luogo Buenos Aires Rio Janeiro e Santiago conferenze tra Ministri Guerra e Capi dii. Stato Maggiori tre paesi. Ministro della Guerra argentina che era andato a Rio Janeiro con un

gruppo di ufficiali superiori è tornato solo Buenos Aires, ha avuto subito conferenza con Ministro degli Affari Esteri e Ministro della Marina ed è ripartito iersera per Santiago.

Ho chiesto a questo Ministro Marina se poteva confidenzialmente dirmi qualcosa conferenza ieri. Fregandomi mantenere più grande segreto mi ha risposto confermando nuove pressioni S.U.A. e ha soggiunto: non possiamo sottrarci impegni assunti conferenze Panamericane e dobbiamo provvedere nostra difesa in caso di aggressioni. Manderemo forse ufficiali a Washington per prendere contatti Stato Maggiore americano ma non faremo nulla che possa comunque menomare nostra sovranità ed è perciò che nella conferenza di ieri è stato decsio che ai questionari che C'i sono stati o saranno posti da S.U.A. circa possibilità e bisogni nostra dif.esa sia risposto in maniera da non (dico non) comunicare loro nostri segreti militari. Accettiamo che S.U.A. ci forndscano materiale necessario, intendiamo però pagare contanti perché facilitazioni offerteci darebbero loro diritto a pretese che noi non intendiamo da,re a nessuno giacché si tratta di diritti e pretese che potrebbero ad un momento dato obbligarci a prendere decisioni che noi vogliamo poter prendere con piena libertà. A questo punto ha accennato grandi difficoltà che eventualmente sorgeranno per stabilire chi sarà aggressore ed ha concluso riaffermando vivo e deciso desiderio attuale governo argen1Ji.no mantenere sua neutralità. «Faremo tutto quello che potremo -mi ha detto testualmente -per non essere costretti a entrare in guerra perché desideriamo nel dopoguerra presentare! a tutti ex belligeranti come un paese che ha fatto ur..a politica onesta e decente (sic.). Non è possibile dire se circostanze ci permetteranno resistere fino alla fine; faremo però impossibile per resistere».

Avendo reiterato preghiera assoluta segretezza mi ha detto inoltre che suo collega guerra era tornato dal Brasile con impreSSrione che quel paese, sia per differente posizione geografica sia per grande corruzione amministrazioni interessate aveva in gran parte acceduto richieste americane. Nel pregare V. E. voler considerare quanto precede come riservato aggiungo che credo sincere dichiarazioni che mi ha fatto Ammiraglio Fincati in quanto esse rappresentano pensiero attualità nell'attuale momento internazionale.

(l) Il presente telegramma reca il visto di Mussolinl.

562

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9042/0339 R. Budapest, 13 settembre 1941 (per. il 16!.

Mio telegramma n. 526 (1).

Bardossy mi ha visto subito dopo suo ritorno.

Mi ha detto che visita ungherese in Germania era stata concordata durante mia recente venuta Roma, e cioè proposta principio settimana scorsa e accettata qui venerdì con indicazione data partenza domenica 7 corrente, come avvenuto. Massimo segreto era stato specia.lmente richiesto da parte tedesca, anche nei confronti stessi componenti questo Governo, per ragioni riserbo e sicurezza capo Stato Ungherese.

Presidente Consiglio mi ha precisato che visita, la quale sembra precederebbe, dopo recente incontro Duce Fiihrer, quella di altri capi Stato e Governo PaeslÌ. amici e alleati, per prima pare quella Presidente Repubblica slovacca, sarebbe stata destinata manifestare piena concordia politica e militare nel quadro conflitto contro sovieti, sottolineata nel caso Ungheria dal conferimento solenne Gran Croce di Ferro al Reggente.

Visita avrebbe inoltre fornito occasione ampi contatti polit!ici, che avrebbero dimostrato pieno accordo delle due parti, e consentito dirigentJi germanici esposizione talune proprie vedute sulla situaz~one politica militare.

Così, secondo Bardossy, mentre in Germania non esprimesi alcun avviso su durata attendibile conflitto generale, manifestasi massima tranquillità su favorevole esito prima inverno campagna Russia, pur convenendo che sforzo militare è stato e sarà molto notevole e superiore all'atteso. Si conterebbe peraltro che potenza reattiva esercito sovietico sarebbe fino da ora da considerarsi fiaccata e facilmente contenbile entro fronte invernale da stabilirsi su linea Leningrado, Mosca, Kiew di cui attendesi caduta, Odessa: ciò che consentJirebbe poi anche ritiro parte effettivi germanici. Successiva azione sarebbe compiuta su Caucaso attraverso Georgia: data attendibile indicata entro ottobre.

Nessun accenno sarebbe stato fatto situazione mediterranea nord africana, salvo talune considerazioni Goering su opportunità azione risolutiva contro Malta.

Nei riguardi ungheresi massimo apprezzamento sarebbe stato manifestato per comportamento ed attività contingenti magiari in Russia. Aumento contingenti stessi, come dichiaratomi da Bardossy, non sarebbe stato né richiesto né offerto. Si sarebbe invece considerata opportunità sostituire perdite e quadri finora impegnati, ciò che comporterebbe proporzionali nuovi richiami in Ungheria. Tale indicazione corrisponderebbe a quanto già anticipatomi da questo Vice Ministro Affari Este.ri come da mio telegramma n. 518 (1). Presidente Consiglio mi ha soggiunto che mezzi necessari e armamenti da sostituire sarebbero assai ampiamente forniti da parte tedesca: non di meno non sarebbe successivamente esclusa partecipazione meno attiva contingenti magiari alle operazioni.

Ha poi tenuto a smentirmi che dimissioni e sostituzione questo capo Stato Maggiore, che già da tempo aveva altre volte manifestato desiderio cessare da incarico, siano connesse con tali intese militari, per quanto non abbia interamente negato intenzioni Capo Stato Maggiore dimissionario prevedessero eventualità maggiore partecipazione militare ungherese alla guerra.

Solo accenno politico sarebbe stata nuova assicurazione trasferimento a suo tempo Banato all'Ungheria, e tranquillizzazione circa atteggiamento tedesco verso nuovo Governo serbo. Né questione Murakez, né quella rapporti ungaro-romeni sarebbero state toccate, come anche nei particolari riguardi ungaro tedeschi problemi minoritari germanici in Ungheria.

In complesso Bardossy mi si è dichiarato e mi è parso estremamente soddisfatto esito visita, anche per marcata amichevole cordialità che l'avrebbe contrassegnata.

Vedrò lunedì mio collega tedesco tornato oggi (1).

(l) Con T. 8950/526 R. del 13 settembre. ore 22,10, Talamo aveva comunicato quanto segue: c Presidente del Consiglio, che ho visto oggi al suo ritorno dalla Germania, e che pare molto soddisfatto risultati visita, mi ha dato ampi particolari sulla medesima che riferisco con telegramma per corriere in partenza domani».

(2) T. 8854/518 R. del 9 settembre, ore 20,30, non pubblicato.

563

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. R. R. 2676. Roma, 13 settembre 1941 (per. il 14).1

Nel rapporto del 9 corrente (2) -in base ad informazioni fornitemi da Monsignor Tardini -io accennavo alla possibiHtà che l'Ambasciatore Taylor fosse anche latore di una lettera autografa di Roosevelt per il Papa. Nella sua conversazione con me, il Cardinale Maglione non ebbe però a dirmi nulla in proposito. Ciò mi ha fornito occasione per tornare dal Segretario per gli Affari Straordinari e domandargli esplicita conferma o meno della cosa.

La missiva c'è: è brevissima e contiene espressioni di puro saluto e cortesia; uguale, più o meno, a quella dell'anno scorso. Nessun contenuto politico, tanto che il Papa non ha neanche domandato alla Segreteria di preparargli elementi per la risposta. Risponderà due righe personalmente (che quasi certamente consegnerà allo stesso Taylor, quando questi tornerà a vederlo in visita di congedo prima della partenza). ·

Ma se anche la lettera al Papa non dice nulla, quale è allora -ho domandato io -l'obiettivo vero di questa nuova missione Taylor?

Puramente « reclamistico » -ha risposto Tardini -con ciò intendendo dire la missione rispondeva sopratutto a esigenze di politica inte·rna. L'assenza, cioè di Taylor da Roma, prolungata oltre i limiti della sua malattia, aveva dato l'impressione quas!i di una interruzione di rapporti tra Stati Uniti e Santa Sede. Bisognava cancellare questa impressione.

Avete visto -ho aggiunto -il Messaggio Roosevelt e che impressione vi ha fatto, dopo le dichiarazioni di Taylor, il quale voleva ancora far credere che l'America, salvo provocazioni, potesse non entrare in guerra?

Si, è vero, Taylor si era -ha risposto Tardini -espresso al riguardo in materia dubitativa, mentre Roosevelt ormai, dichiarandosi provocato « a priori» , ed adottando il criterio -del resto non nuovo -della «difesa attiva», sem

bra escludere ogni dubbio. Ma noi siamo abituati, in Vaticano, a queste assicurazioni pacifiche da parte dei Governi alla vigilia di entrare in guerra... (1). Come mai Taylor ha potuto dire che rin America tutti pensano che Hitler sia alla vigilia della sconfitta? Su quali elementi?

Su nessuno, veramente. È uno dei tanti errori di valutazione -ha risposto il mio interlocutore -che hanno caratterizzato e caratterizzano il corso di questa guerra. Ma, tant'è, l'America pensa così e, poiché pensa così, vuole intervenire nella guerra per vincere anch'essa, ed assicurare con la vittoria il proprio predominio economico, questo e non atlro (sic.) essendo il suo scopo nella presente guerra...

Ha cercato Taylor di guistificare la combutta dell'Amertca con il bolscevismo?

Non ha giustificato nulla, ma ha chiaramente detto che il nemico n. l in America è considerato il nazismo. Una Russia bolscevica, anche vincente, è considerata sempre possibile e proficua cliente; una Germania vincente è considerata, economicamente e commercialmente, un pericoloso e forse imbattibile concorrente.

(Notevole la precisione e la fermezza di vedute su questo punto di uno dei più alti Gerarchi Vatican!). Che cosa precisamente si proponeva Roosevelt nel domandare se il Papa intendesse o meno di fare tentativi di pace?

Risposta: uno scopo puramente negativo. Assicurarsi, cioè, che il Papa non facesse nulla. È chiaro che, in questo momento, un qualunque gesto del Papa in tale senso avrebbe intralciato i disegni interventisti del Presidente. Del resto, la posizione del Pontefice in materia è semplice. Non solo il momento non si presta obiettivamente a tentativi di sorta, ma, anche se l'opportunità si verificasse, il Papa che, quando si tratta di affermazioni di principio agisce da sé e non domanda niente a nessuno, prima, invece, di intraprendere un'azione concreta di pace, consulterebbe anticipatamente i belligeranti.

Dopo Mons. Tardini, ho visto anche Mons. Montini. Egli non mi ha aggiunto nulla di nuovo. Tuttavia, devo dire che, per quanto riguarda l'immediatezza dell'intervento americano egli si mostra meno sicuro di Mons. Tardini.

Credo che, effettivamente, ri colloqui Taylor in Vaticano non contengano gran ché di più di ciò che ho già riferito. Oltre quanto ho già specificato, v'è pure stato un qualche accenno agli otto punti di Roosevelt (2), di cui è stato sottolineato specie quello riguardante la cosidetta «libertà dei mari».

Nl io credo che Taylor abbia effettivamente detto di più l'America, dopo tutto, non ha motivo -né interesse -ad aprirsi in modo particolare con la Santa Sede.

Trovandomi con Mons. Montini e dopo aver opportunamente sottolineato il radiomessaggio dell'Eccellenza Ciano (3), ho continuato nelle mie sistematiche puntate in materia di bolscevismo.

È doloroso ha affermato Mons. Tardlni che il Vaticano sia stato messo in condizione di « dover » tacere. Ma le persecuzioni in Germania sono state tante che, se il Papa avesse parlato del bolscevismo, non avrebbe, in tutta coscienza, potuto tacere del nazismo. Ha preferito non dir nulla.

A proposito, ho aggiunto, in Vaticano è poi finalmente giunta conferma dei nuovi ordini del Fiihrer preannunciati dalla nostra Ambasc,iata? Adesso si, ma si tratta di una mera «sospensione per la tlurata della guerra... ». Vuoi dire che dopo ... Dopo, ho interrotto io, Dio provvederà.

(l) -Vedi D. 572. (2) -Vedi D. 548. (l) -Nota del testo: «È mia impressione che, nell'esprimere l'opinione da me riferita nel rapporto dell'H [vedi D. 551 J, il Cardinale Maglione volesse in sostanza, più che fare una previsione. esprimere il convincimento che, ove si volesse ancora impedire l'entrata in guerra dell"America, converrebbe cercare di non fornirle dei pretesti». (2) -Vedi D. 537. (3) -Trasmesso,1'11 settembre: riguardava la lotta contro il bolscevismo.
564

IL CONSOLE GENERALE A FRANCOFORTE, SERRA DI CASSANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 11381/854. Francoforte, 14 settembre 1941 CD.

Mio telespresso n. 6830/495 del 30 maggio 1941 (2).

Il Principe Michele di Montenegro mi ha ieri telefonato da Bad Homburg, pregandomi di recarmi da lui. Debitamente informata di ciò la locale Direzione della Gestapò, mi sono nel pomeriggio portato alla sua residenza.

Evidentemente il regime di segregazione in cui le Autorità germaniche lo mantengono, e pliù ancora il severo contenuto di una lettera della Maestà della Regina e Imperatrice (3), hanno ottenuto sul giovane Principe un notevole effetto.

Dopo avermi intrattenuto, insieme con la Principessa, su futili argomenti, egli si è richiamato al nostro colloquio del 29 maggio scorso; e, rinnovate le espressioni della sua particolare simpatia per l'Italia, mi ha dichiarato che per la durata del conflitto non intende recedere dal suo proposito di non montare sul trono montenegrino; altrimenti -egli ha chia.rito -la massa del popolo riterrebbe una tale decisione presa sotto la pressione itaLiana, e lo giudicherebbe male. Ma, una volta il conflitto terminato con la vittoria dell'Asse, se negli accordi della pace si conservasse l'attuale progetto di restaurare la monarchia montenegrina, egli non potrebbe non obbedire al suo dovere e raggiungerebbe senz'altro il suo posto.

Mi ha poi detto di essere stanco del completo isolamento in cui egli e sua mogHe vivono a Bad Homburg (un agente della Gestapo non li abbandona mal, da mattina a sera, e ascolta tutto quanto dicono, e controlla la corrispondenza); e mi ha data a leggere copia di una lettera inviata due mesi or sono al Ministro degli Affari Esteri del Reich -e rimasta senza risposta -nella quale, dopo aver espresso il proprio ringraziamento pel trattamento cortese usato a lui ed alla Principessa in Germania, assicurava di non aver mai svolto attività poli

tica, prometteva di non compiere in avvenire alcun atto non gradito alle Potenze dell'Asse, e chiedeva di essere lasciato libero di tornare con la moglie a Parigi.

Naturalmente -mi ha poi detto -avevo chiesto di andare in Francia perché non ho osato domandare al Governo tedesco di essere inviato in Italia. Ma questo sarebbe il vivissimo desiderio mio e della Principessa, sia per poter essere vicini all'Augusta Sovrana, sia per tornare nel paese che tanto amiamo. Io non posso fare alcun passo in proposito; ma penso che se il Duce chiedesse al Fuehrer questo mio trasferimento, forse il nostro voto potrebbe realizzarsi.

Non ho mostrato di raccogliere in special modo quest'ultima frase del Principe; ed ho portato il discorso su altri argomenti. Prima che mi accomiatassi la Principessa mi ha detto che per consiglio del consorte si stava applicando allo studio delle lingue italiane e serba.

Non mi permetto sottoporre alcun suggerimento circa la convenienza o meno di far venire nel Regno il pretendente al Trono di Montengro; ma sembrami che converrebbe sottrarre a tempo questo giovane Principe, ancora inesperto e agitato da sentimenti talvolta notevolmente contrastanti, ad ogni eventuale estranea influenza (l).

(1) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 191. (3) -Vedi D. 471.
565

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.9024/596 -597 R. Tokio, 15 settembre 1941, ore 8,10 (per. ore 20,15).

Ho veduto oggi Toyoda il quale mi ha ripetuto, pressoché negli stessi termini, dichiarazioni già fatte a questo mio collega Germania a proposito ripresa negoziati fra Washington e Tokio. Mi ha detto che tale ripresa è stata imposta dallo Stato di assoluta necessità nel quale Giappone è venuto a trovarsi di parare ln qualche modo alla crisi determinata in Pacifico dallo sviluppo degli avvenimenti posteriori all'interruzione dei precedenti negoziati e specialmente per effetto del prolungarsi guerra fra l'Asse e l'U.R.S.S., la cui durata che venne virtualmente a suo tempo comunicato da Berlino non avrebbe dovuto superare i due mesi. Ha aggiunto che ciò che preoccupava gravemente Governo giapponese, e che non era stato considerato al momento conclusione Tripartito, era interruzione ferrovia transiberiana che costituiva unico mezzo sicuro di comunicazione coi suoi alleati e mi ha domandato anzi mia opinione personale circa presumibile epoca riattivazione della ferrovia. Gli ho risposto che, a mio avviso, su prossimi sviluppi situazione in Siberia avrebbe evidentemente esercitata molta influenza atteggiamento Giappone alla frontiera settentrionale.

41 -Documenti cl.iplomalici -Seri~ IX-Vol. VII

Toyoda si è dichiarato spiacente anche con me di non poter aderire nostra richiesta di avere sul momento comunicazione del testo messaggio Konoye e della risposta di Washington, pur assicurando che tali documenti non contengono elementi nuovi per noi, che già conosciamo testo progetto accordo nippoamericano inviato il 14 luglio scorso da Tokio a Nomura e da questi non presentato a Washington per le note circostanze sopravvenute.

Toyoda mi ha poi accennato alle sue impressioni sull'ultimo discorso di Roosevelt che, secondo lui, è destinato essenzialmente a sondare effettive disposizioni della grande massa americana e reazione.

(596) Mio telegramma n. 594 (2).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. Con successivo telespr. 11616/865 del 19 settembre 1941, il Console Serra di Cassano riferiva ancora: «Il Principe Michele di Montenegromi ha ieri categoricamente pregato d'inoltrare al R. Governo la sua istanza di trasferimento in Italia. Egli mi ha dichiarato di porre una sola condizione a tale istanza: di non dover subire da parte delle autorità italiane un trattamento di maggiore rigore di quello attuale». (2) -Vedi D. 558.

(597) Ho particolarmente insistito perché Toyoda mi dichiarasse formalmente che negoziati si svolgessero sul preciso testo menzionato (miei telegrammi n. 453 e 454) (1). Mi ha risposto affermativamente, ma ha aggiunto: «noi non abbiamo alcuna variante imposta dalle circostanze speciali del momento». Gli ho chiesto se formula adottata al punto secondo alinea secondo del detto progetto, per quanto concerne impegni giapponesi sulla base del Tripartito praticamente rimanesse o meno assolutamente inalterata. Mi ha detto di sì, ma, mi è sembrato, con qualche titubanza, aggiungendo che a Washington non si pensa menomamente a distaccare Giappone dal Tripartito, molto genericamente mi ha promesso metterei al corrente occorrendo dello sviluppo negoziati con Washington. Colloquio mi ha ribadito impressione che situazione esterna ancora immatura e rischiosa per desiderio Giappone e serietà situazione politica ed economica interna, abbia qui causato un arresto su tutta la linea di qualsiasi azione risoluta o di forza.

566

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI

T. 36505/214 P.R. Roma, 15 settembre 1941, ore 14,45.

Vostro 264 (2).

Comunicato Wang Chin-Wei nostro gradimento alla nomina del signor Wukaishen (James Wu) ad Ambasciatore del Governo Nazionale di Nanchino presso il Quirinale.

Da comunicazioni fatte da quest'Ambasciata giapponese risulta che il signor Li Shen Wu, nominato Ambasciatore del Governo di Nanchino a Berlino, partirà alla fine del corrente mese per raggiungere sua destinazione a bordo del Piroscafo giapponese che sarà a quella data inviato in Europa per l'evacuazione dei cittadini nipponici dall'Inghilterra.

Sarebbe gradito se anche Rappresentante Nanchino presso Quirinale giungesse in Europa con lo stesso mezzo e alla stessa data. Telegrafate.

567.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI

T. 36506/215 P.R. Roma, 15 settembre 1941, ore 14,10.

Chiedete gradimento per vostra nomina ad Ambasciatore presso Governo Nazionale di Nanchino. Tenete presente che, per accordi presi col Governo tedesco, cerimonia presentazione vostra lettera credenziali dovrà aver luogo contemporaneamente alla presentazione delle lettere credenziali da parte degli Ambasciatori della Cina Nazionale a Roma e a Berlino rispettivamente ai Governi italiano e tedesco. Poiché è materialmente impossibile inviarvi nuove lettere credenziali siete autorizzato a presentare quelle già in vostro possesso, opportunamente aggiornandole (1).

568.

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. 9070/475 R. Teheran, 16 settembre 1941, ore 16,40 (per. ore 20,45 del 17).

Da ieri vociferavasi che in un lungo Consiglio dei Ministri si era discusso abdicazione Scià senza giungere alcuna conclusione circa successione trono. Forse per affrettare abdicazione truppe sovietiche hanno lasciato Kasvin marciando su Teheran. Si è subito riunito improvvisamente Consiglio dei Ministri e mi viene riferito che Scià ha abdicato a favore principe ereditario ed è partito per Ispahan. Pare che anglo-russi, in perfetto accordo con opinione pubblica persiana, rifiutino accettare designazione Principe ereditario. Truppe sovietiche sono giunte a 40 km. da Teheran e si sono fermate. Nostra partenza viene rinviata, sia perché per ora è stato possibile organizzare solo partenza Legazione tedesca e donne e bambini. Rimarrà qui un funzionario della Legazione tedesca per organizzare partenza uomini vecchi ed ammalati.

569.

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9059/802 R. Sofia, 16 settembre 1941, ore 20,10 (per. ore 2,40 del 17).

Governo bulgaro si è deciso rispondere nota sovietica anche per impedire che qui si dicesse che documento contiene accuse irrefutabili.

Risposta è stata ora telegrafata al Ministro bulgaro perché la consegni a quel Commissario del Popolo per gli Affari Esteri e copia ne è stata data a mano a questo Ministro Russia. In essa Governo bulgaro ribatte punto per punto documento sovietico insistendo soprattutto su circostanza che il Governo di Mosca nel formulare sue accuse, appare essersi lasciato ingannare da incontrollabili voci ed informazioni della propaganda anti-bulgara. Si smentisce nettamente pretesa presenza di importanti unità dell'esercito e della marina del Reich e italiane in territorio o nelle acque territoriali Bulgaria.

Di tale nota di risposta Governo darà oggi testo a questa stampa facendola accompagnare dal riassunto della nota sovietica fino ad oggi non conosciuta da questa opinione pubblica.

Ministro degli Affari Esteri nel commentarmi documento di Mosca mi ha detto ritenere che ragione principale della mossa Sovietica contro la Bulgaria deve soprattutto ricercarsi, secondo sua impressione, nella volontà del Governo sovietico di dare una base «legale >> alla sua azione di propaganda in Bulgaria.

Invio maggiori dettagli per corriere (l) e per Stefani testo della nota bulgara.

(l) -Vedi D. 939. (2) -Con T. 8252/264 R., del 17 agosto, Tallani aveva riferito circa la decisione del governodi Nanchino di nominare il vice-presidente del Yuan legislativo Wukaishen (James Wu) ambasciatore a Roma.

(l) Tal!ani rispose con T. 34718/297 P.R. del 24 settembre quanto segue: «Presidente Wang Ching Wei considera superata formalità gradimento per mia persona. Si augura che presentazionelettere credenziali venga affrettata per quanto è possibile. Egli ha apprezzato spirito amichevole che ha posto alla base della comunicazione confidenziale degli accordi a giustificare ritardo nel perfezionamento formale delle nostre relazioni diplomatiche, ritardo che lo preoccupava vivamente».

570

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 2702. Roma, 16 settembre 1941.

Come è riportato dall'Osservatore Romano di oggi, sono stato ricevuto questa mattina dal Papa. Ho chiesto di vederlo non tanto per saperne di più di quanto già sapessi (2), quanto, soprattutto, per una affermazione.

Come il Papa riceve l'Ambasciatore d'America, così è bene non solo che riceva quello d'Italia, ma anche che ciò sia risaputo. Devo anzi dire che, ricevuto dopo M. Taylor, l'Osservatore pone invece la mia visita come prima.

Non vedevo il Papa da molto tempo. Non mancava quindi, materia di conversazione. Ma, naturalmente, io non ho mancato di domandare ancora, direttamente a Lui, informazioni sulla visita Taylor.

Devo dire subito che il Papa non mi ha detto nulla di nuovo e che io non abbia già riferito. Le parole usate dal Pontefice rispondono perfettamente a quelle dettemi dal Segretario di Stato prima e da Mons. Tardini poi. Che anzi ho avuto, attraverso la pluralità delle versioni, la conferma di quanto mi era stato pure detto circa sistemi di conversare dell'Ambasciatore Taylor. Questi

usa portare con sé una carta, con un sommario dei punti da svolgere e delle domande da fare. Ripete lo stesso, identico disco al Papa, al Cardinale Segre· tario (quest'oggi anche a Mons. Tardini), e prende accurata nota delle risposte.

In sostanza, io ho fatto presente al Papa il sentimento generale, che cioè il viaggio Taylor dovesse avere scopi e finalità eccedenti quelli di una semplice ripresa di contatti.

Pio XII ha sorriso e mi ha detto: <<Vedo che non le sembra abbastanza». E ha quindi rifatto, con ordine, Egli stesso, la storia dell'intervista. Per non ripetermi a mia volta, riassumo qui appresso solo il quadro dell'intervista e dei suoi obiettivi:

l) Ripresa di contatti. Desiderio di cancellare l'impressione di una interruzione di rapporti fra Stati Uniti e S. Sede. Scopo, quindi, dimostrativo per eccellenza, come lo prova il fatto delle visite frequenti e ripetute.

(Taylor è stato dal Papa una seconaa volta oggi e una terza volta vi andrà venerdì, in visita di congedo e per presentare sua MagHe, che il Papa non ha visto ancora. In sostanza, Taylor ha bisogno di fare sapere che è stata dal Papa non una, ma più volte).

2) Scopo informativo. Mettere al corrente il Santo Padre dell'opinione pubblica americana cercando di chiarire la posizione di Roosevelt. Assolutamente nulla da aggiungere in proposito, a quanto ho già riferito (mio rapporto dell'll corrente).

3) In relazione ai due primi punti, sollecitare l'intervento del Vaticano presso i Cattolici degli Stati Uniti, onde farne cessare le opposizioni al Presidente. Al riguardo, ho avuto la conferma, esplicita, dal Papa che la S. Sede non farà nulla di più di quanto ha già fatto e cioè raccomandare ai cattolici, come tali, e specialmente ai Vescovi, di tenersi il più possibile fuori delle contese politiche.

Quanto questo abbia potuto soddisfare l'inviato di Roosevelt non so. L'impressione avuta ieri da uno degli origlianti vaticani -il neo marchese Travaglini -è che Taylor fosse su questo punto -forse il principale della sua visita -rimasto «con le pive nel sacco».

4) Obiettivi secondari. Sistemazione della donazione già annunziata al Vaticano della famosa Villa di Firenze.

5) In connessione con questo, sistemazione, un po', degli affari propri. Secondo me, Myron Taylor vuole anche, alla vigilia della guerra, riprendere quanto più può dei propri oggetti personali. Lo sviluppo dato a questo obiettivo risulterà soltanto dopo, a partenza avvenuta, dal numero delle valigie e delle casse che l'illustre Ambasciatore ed amico personale di Roosevelt riporterà con sé in America.

Questi -e non altri -gli obiettivi della visita. Che essi giustifichino un viaggio in Clipper è cosa che va considerata anche alla stregua dello spirito di superiore snobismo americano. Taylor ha tenuto a ripetere, ancora oggi, al

Papa che egli, al primo cenno, è pronto a tornare, e si propone anzi di tornare a Roma. Che anzi, traendo motivo da queste affermazioni -che io ritengo senza contenuto e dovute, ripete, a mero snobismo -il Santo Padre ha creduto di dedurre che, dopo tutto, se questo è vero, l'entrata degli Stati Uniti in guerra non deve essere cosi imminente come sembra. Su questo punto, il Papa partecipa più dei dubbi di Mons. Montini che della certezza di Tardini (mio rapporto del 13 corrente).

Anche col Papa io non ho mancato di portare opportunamente la conversazione sul bolscevismo. Ma anche il Papa mi ha risposto come il Cardinale Segretario e i suoi collaboratori, ma anzi con enfasi e sicurezza maggiori. La Santa Sede -Egli ha detto -ha già parlato, suo tempo, sul bolscevismo e non ha mai cambiato. Sono gli altri, se mai, che hanno cambiato. La Germania per la prima ha fatto di tutto per andar d'accordo col bolscevismo: la Santa Sede no...

Ma se io parlassi e sarei prontissimo a farlo -ha aggiunto Pio XII -del bolscevismo, non dovrei dunque dir nulla del nazismo? La situazione in Germania, mi ha detto, è infinitamente peggiorata dal giorno della sua (mia) partenza da Berlino. Se anche il FUhrer ha ordinato la «sospensione» delle persecuzioni, ciò non significa che il Cristo sia riammesso nelle scuole da cui è già stato tolto e che saranno riaperti i numerosi conventi ed istitu1Ji religiosi già chiusi; che sarà soppressa l'orazione che si fa recitare ai bambini tedeschi in cui, parodiando il Pater Noster, si ringrazia Hitler del pane quotidiano...

Il Papa mi ha intrattenuto su questo punto per circa mezz'ora. Che anzi, Egli ha detto, sono lieto dell'occasione per porre una domanda:

Già da molto tempo mi era stato detto (un certo K. appartenente al << servizio di sicurezza del Reich » lo aveva confermato nel giugno scorso direttamente in Segreteria di Stato) che in Germania si mirava ormai a fare a meno del Vaticano, in quanto non vi era posto per esso nel nuovo ordine europeo P.l'~. P.~~-Adesso. mi si afferma che, anche nell'incontro Hitler-Mussolini (l), il Ftihrer avrebbe detto essere necessario di «farla finita » col Vaticano. f.: vero?

Di fronte a una domanda siffatta, io avrei potuto riservarmi d'indagare e riferire. Ma ho preferito opporre una vigorosa, netta smentita, della quale, devo dichiarare, il Papa si è mostrato come lieto e direi quasi sollevato, con ciò dimostrando come pesi sull'animo Suo la persuasione, direi quasi l'incubo, di nuove e più gravi persecuzioni.

Egli parla come se un giorno potesse, « manu germanica» esser mandato via da Roma. Ma ne parla --intendiamoci -non da pavido. Mai come questa volta mi son reso conto che lo stato dei rapporti con la Germania pesa sull'attitudine generale del Vaticano persino un po' nei confronti nostri e, senza dubbio, molto agli effetti della guerra.

Continuando nella sua esposizione, il Santo Padre ha detto: anche io sento che, specie di fronte al prolungarsi della guerra con la Russia, una mia

parola sul bolscevismo riuscirebbe in Italia e nel Mondo quanto mai benefica ed opportuna: ma ho detto niente o fatto forse riprodurre sull'Osservatore Romano la Pastorale del Vescovo di Munster o quella dei Vescovi della Germania? Tuttavia, se un giorno «dovrò» parlare, parlerò, ma dirò tutto.

Il Papa ricordava ancora con me i lunghi anni trascorsi in Germania, la sua simpatia per i tedeschi. Anche qui a Roma, ogni giorno, .riceve in Vaticano tutti i tedeschi che Gli si presentano, senza neanche pretendere che Gli si inginocchino dinnanzi come gli altri: per riceverli, interrompe talora il rapporto giornaliero con lo stesso Segretario di Stato.

«Oh, se soltanto la Germania mi avesse lasciato in pace... la mia attitudine in questa guerra, specie in questo momento, sarebbe stata ben diversa... ». Il Papa mi ha intrattenuto oltre un'ora. Mi ha detto di ritornare a vederlo quando voglio.

(l) -Vedi D. 574. (2) -Vedi DD. 548, 551 e 563.

(l) Vrdi DD. 503 e 511.

571

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9122/0141 R. Bucarest, 16 settembre 1941 (per. il 19).

Mihail Antonescu è ritornato (l) con me sulla questione dei rapporti italaromeni. Mi ha detto: «Ho l'impressione che Roma sia sorda ai nostri richiami. Eppure un esame anche sommario della situazione attuale dei Balcani e di quella che potrà essere la situazione generale dell'Europa di domani porta inevitabilmente alla conclusione che l'Italia e la Romania hanno tutto l'interesse d'arrivare ad un'intesa stretta e fattiva. Noi abbiamo in comune la necessità di difenderci dal pericolo slavo e la necessità di arginare l'espansione tedesca».

«Ho detto lealmente al Ministro di Germania che noi siamo degli alleati fedeli e disposti ad andare fino in fondo nella lotta che ci è comune. Ma questo non significa né può significare che la Romania abdicherà alla sua tradizione di Stato sovrano e libero. Tutto ha un limite e tanto il Conducator che io siamo fermamente decisi ad impedire che questo limite sia superato. Credo che in questo nostro atteggiamento la Vostra amicizia e il vostro appoggio potrebbero essere efficaci a noi ed utili a voi, in quanto la Romania oltre a rappresentare una barriera difensiva orientata spiritualmente verso di voi è anche un mercato di estrema importanza per l'Italia».

Ho risposto ad Antonescu che nel recente mio viaggio a Roma, avevo trovato le migliori disposizioni nei confronti della Romania. Il telegramma calo

roso del Duce al Conducator (1), l'atteggiamento della stampa italiana che aveva esaltato il valore delle truppe romene, erano le prove di questo favorevole stato d'animo. Naturalmente se le prove di amicizia che ci si chiedeva dovevano consistere nel << mollare » l'Ungheria per sostenere le rivendicazioni romane in Transilvania era chiaro che questo non potevamo farlo, perché non era possibile gettare alle ortiche un'amicizia di venti anni ed una provata fedeltà che avevano dato i loro frutti.

Evidentemente nessuna posizione politica era eterna. Alla fine del conflitto certe posizioni politiche avrebbero potuto essere riviste e modificate in dipendenza di nuovi fattori che era prematuro ora valutare. Mi sembrava che in materia di amicizia italo-romena avremmo potuto fare grandi cose senza precipitare gli eventi, con molta prudenza e con molto tatto.

Ho aggiunto che intanto speravo di poter far venire a Bucarest, per l'inaugurazione dei corsi dell'Istituto di Cultura, una personalità politica italiana di primo piano (questa notizia ha fatto molto piacere ad Antonescu che non dimentica il viaggio di Bottai a Cluj). In questi giorni avremmo meglio concordato il mio progetto di un Centro di studi corporativi al quale il Governo Italiano avrebbe dato tutto il suo appoggio; la nuova Convenzione culturale molto buona era allo studio a Roma; i rapporti economici tra i due Paesi si presentavano sotto un aspetto favorevole e a giorni sarebbe venuta a Bucarest la Commissione italiana per concretare un nuovo accordo; io mi adoperavo per dare una nuova vita all'Associazione italo-romena, all'Istituto italo-romeno di studi giuridici ed ad altri Enti che avrebbero potuto rendere sempre più intimi i nostri rapporti, in armonia anche alla nostra situazione di alleati della stessa guerra.

Mihail Antonescu mi ha ringraziato e mi ha detto che si rendeva conto di quanto gli esponevo, ma che la sua preoccupazione era che si facesse qualche cosa di concreto prima che la pressione tedesca sul suo Paese rendesse ciò difficile se non impossibile.

(l) Vedi DD. 343. Del dispaccio in data 6 agosto 1941, di cui Bova Scoppa riporta un lungo brano nelle sue memorie (Yedi R. BovA ScoPPA, Colloqui con due dittatori, cit. pp. 42-43) non si è trovata traccia in Archivio Storico del Ministero.

572

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9127/0340 R. Budapest, 16 settembre 1941 (per. il 19).

Mio telegramma per corriere n. 0339 (2). Mio Collega di Germania mi ha confermato sostanzialmente quanto dettomi da Bardossy.

Nondimeno più esplicitamente di questi mi ha detto che dimissioni e sostituzione questo Capo Stato Maggiore sarebbero effettivamente connesse atteggiamento generale Werth contro talune tendenze già delineatesi in seno

questo Governo, a seguito maggiori prove recentemente subite da contingenti ungheresi, per ridurre partecipazione militare campagna di Russia. Tali tendenze occasione incontro Capi di Stato tedesco e ungherese sarebbero peraltro risultate già superate, come superato di pieno accordo è stato problema rifornimento materiale e armamenti corpo operante magiaro. Del resto von Jagow non escludeva che sopraveniente stagione invernale contribuirebbe limitare attività formazioni celeri ungheresi impegnate.

Può tuttavia lumeggiare preoccupazioni qui corse odierno articolo organo conservatore Pesti Hirlap che accenna necessità mantenere per quanto possibile intatta efficienza esercito ungherese in vista «aspirazioni a garantire degno posto alla Nazione magiara al momento nuova sistemazione Europa Centrale e Danubiana», e «garanzia che anche nei periodi più critici non possano ripetersi avvenimenti verificatisi dopo ultima guerra europea, quando Ungheria rimase esposta ed asservita violenza e ingiustificabili esigenze popoli vicini». A tali preoccupazioni sembra peraltro rispondere accenno fattomi da von Jagow, che mi ha osservato come occasione avvenuto incontro, da parte ungherese, siasi potuto constatare che destini Ungheria sono pienamente garantiti da Potenze Asse.

Circa condotta generale conflitto mi ha detto in Germania, mentre concluderebbesi fallimento tentativo soffocazione Europa mediante blocco, considerasi svolgimento campagna Russia con pieno ottimismo, pur riconoscendosi importanza sforzo militare in atto. Calcolerebberosi circa cento divisioni sovietiche impegnate e impegnabili comprese tutte le possibili riserve e incluse divisioni già accerchiate Pietrogrado e Kiew. Anche andamento stagionale non presenterebbe eccessive preoccupazioni dato che fino novembre nel settore settentrionale e fino dicembre in quello meridionale consentirebbe operazioni, anzi potrebbe facilitarle per consolidamento terreno dopo primi geli. Del resto osservavami von Jagow vittoria germanica laghi Masuriani corso uitima guerra fu conseguita in gennaio con temperatura 35 gradi sotto zero.

Dalle parole mio Collega germanico deducevansi evidenti previsioni termine fase impegnativa campagna Russia entro corrente anno sia per liquidazione ogni attendibile potenza offensiva esercito sovietico, cui possibilità efficienti rifornimenti armi e materiali da parte anglo-americana non presterebbesi fede, sia forse, secondo accenno da lui fattomi, per flessione Governo sovietico che da gravità propria situazione militare e inefficacia aiuti propri alleati potrebbe trovarsi indotto riesaminare propria situazione.

Mi ha confermato già segnalati progetti operazioni fronte caucasico per inizio stagione invernale, pur osservandomi operazioni stesse sarebbero fondamentalmente facilitate da consenso attraversamento truppe e materiali da parte Turchia, al cui atteggiamento dimostravasi particolarmente interessato. Alla possibilità di fare base su territorio turco collegava altresì previsioni sviluppi operazioni contro Canale Suez che considera cardine principale posizioni britanniche e nei cui riguardi mi ha più volte mosso domande sulla situazione fronte libico. Segnalo questo ultimo punto anche perché von Jagow, come mi ha detto, è in amichevoli relazioni e in corrispondenza con generale Rommel.

(l) -Vedi D. 461. (2) -Vedi D. 562.
573

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9080/603 R. Tokio, 17 settembre 1941, ore 9 (per. ore 19).

Nel corso colloquio con Toyoda che è stato oggetto dei miei telegrammi

n. 594-597 (l) Ministro degli Affari Esteri mi ha chiesto se ero in grado dargli notizie degli argomenti trattati ultimo incontro del Duce col Fiihrer. Richiesta, fattami in occasione mie insistenze per essere messo esattamente al corrente negoziati in corso nippo-americani, è apparso evidente carattere polemico. Data speciale mentalità locale si può supporre che sulla resistenza opposta da Toyoda a comunicare a questo Ambasciatore di Germania ed a me noto documento dei negoziati con l'America, abbia avuto qualche peso il fatto che questo Governo riterrebbe non essere stato abbastanza dettagliatamente informato delle massime direttive decise nei convegni alleati dell'Asse.

574

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9238/0556 R. Sofia, 17 settembre 1941 (per. il 19).

Mio telegramma n. 802 di ieri {2).

Come ho telegraficamente informato, il Governo di Sofia ha deciso, al ritorno alla capitale, dopo una assenza di tre giorni, del Ministro Popoff, di rispondere alla nota dell'll u.s. con la quale il Governo sovietico aveva rivolto alla Bulgaria una serie di accuse.

I tedeschi, per la verità, non hanno menomamente insistito per questa risposta e hanno anzi dimostrato di non eccessivamente valutare questa polemica bulgaro-sovietica. Ma il Governo bulgaro, evidentemente, si è sopratutto preoccupato di non avallare con il suo silenzio, dinanzi ad una parte di questa opinione pubblica, le accuse sovietiche e si è quindi risolto ad inviare a Mosca, a mezzo del suo Ministro colà residente le sue risposte.

Ne ho inviato il testo completo a mezzo dello Stefani. Aggiungo, a breve commento, che anche il documento bulgaro, a simiglianza di quello russo, non porta a nessuna conclusione, limitandosi, nelle sue frasi finali, a constatare con dispiacere «che il Governo dell'Unione è falsamente informato sulla situazione in Bulgaria e che esso interpreta erroneamente alcuni fatti della

vita interna della Bulgaria. Altrimenti, infatti, esso non avrebbe alcuna seria ragione per accusare la Bulgaria di una attitudine sleale o di attribuirle intenzioni aggressive».

Le cose, quindi, restano al posto di prima e le voci, subito sorte allorché la polemica è stata resa nota e che vorrebbero imminente una rottura delle relazioni diplomatiche tra Mosca e Sofia non sembrano, almeno per il momento, dover rispondere alla realtà.

Ci si domanda ora quale sia stato lo scopo perseguito da Mosca nel presentare improvvisamente questa nota di protesta e di accusa alla Bulgaria sulla base di fatti antichi e recenti tutti già di pubblica ragione. E si è portati effettivamente a credere che il Governo russo abbia voluto principalmente suffragare, con un suo atto ufficiale, la propaganda che i suoi agenti e gli elementi bulgari russofili, da esso probabilmente ritenuti numerosissimi, vanno qui conducendo per dimostrare i pericoli dell'atteggiamento antisovietico assunto dal Governo di Re Boris.

Altro motivo potrebbe essere stato costituito dal desiderio di Mosca di concorrere, a favore anche della propaganda britannica in Turchia, a fare apparire agli occhi di Ankara il pericolo di una Bulgaria «piazza d'armi » dell'Asse e base di operazioni per uno sconvolgimento della situazione del Mar Nero. Ma se ciò fosse, il tentativo dovrebbe essere ritenuto piuttosto ingenuo perché Ankara non ha certamente bisogno delle denunzie di Mosca per conoscere esattamente la situazione esistente in Bulgaria.

(l) -Vedi DD. 558 c i;65 (2) -Velli D. 569.
575

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. 16955/AG. Torino, 17 settembre 1941 (per. il 18).

Riferimento: nostro 16781/AG. del 15 corrente (1).

Di seguito al telespresso in alto citato, rimetto, qui unito in copia, il rapporto n. 23566/Pr. in data 16 corrente diretto dall'Eccellenza il Presidente al Comando Supremo sui colloqui di Gardone tra C.I.A.F. e C.T.A., e i verbali dei colloqui stessi.

Come V. E. rileverà è stato concordato un piano di prestazioni francesi e concessioni alla Francia suddiviso in quattro stadi, basato sull'esigenza, constatata nell'incontro in Russia Duce-Fiihrer, di non chiedere per ora nessuna concessione alla Francia tale da provocare una reazione anglo-americana su teatri d'operazione che l'Asse non sarebbe attualmente in grado di alimen

tare e di difendere, e su quella di consentire alla Francia immediati e sostanziali riarmi nelle due zone più minacciate e meno difendibili per l'Asse, cioè l'A.O.F. e il Marocco. Invece il riarmo dovrà essere assai minore in Algeria e addirittura minimo in Tunisia, e ciò per evidenti necessità di sicurezza della Libia.

Le concessioni militari riflettono soprattutto batterie costiere antiaeree e anticarro, carri armati leggeri e medi, aviazione da caccia, da ricognizione marittima e da bombardamento in picchiata, alcune unità navali e, nei limiti delle possibilità tecniche e di carburanti, la motorizzazione di unità dislocate in A.O.F. e in A.F.N.: sono quindi tutte concepite in funzione di rafforzare le difese costiere e di consentire l'impiego di truppe di manovra anti-sbarco.

Il piano concordato a Gardone è tale elle, se fra qualche mese sarà opportuno chiedere un'efficace collaborazione militare francese (basi tunisine e sud-atlantiche), le cose saranno già predisposte in modo da attuarla rapidamente.

Per gli armamenti (industrie belliche) è stato deciso di avviarne la produzione, nel quadro della collaborazione industriale germano-francese, dato il lungo tempo necessario per la messa in moto iniziale. In una riunione collegiale della Commissione avvenuta il mattino del 17 corrente, il Generale Vacca Maggiolini ci ha comunicato che la C.T.A. alle sue obbiezioni circa la fornitura di carbone, nafta, materie prime all'industria bellica francese, che sarebbero naturalmente a scapito dell'analoga industria italiana, aveva dato assicurazioni per una partecipazione italiana i prodotti finiti. Così pure è stato deciso, come risulta dai verbali, per i futuri trasporti di carburante dalla Romania con naviglio francese.

1"".; stato pure deciso, d'accordo tra le due Commissioni, che lo sbloccamento dei materiali dai depositi sotto controllo italiano, dovrà avvenire, dopo il primo stadio di cui al rapporto allegato, subordinatamente alla nota soluzione finanziaria dell'art. X della Convenzione d'armistizio itala-francese, e che le concessioni militari in Tunisia saranno vincolate alla restituzione delle armi personali ai coloni italiani della Tunisia, ancora ultimamente rifiutata dal Governo francese, come riferirò con separato rapporto.

Devo rilevare che, come già fatto presente dal Marchese Fracassi col rapporto 15469/AG. del 26 agosto u.s. (1), il punto debole del programma concordato a Gardone consiste nell'assenza di concessioni alla Francia tali da essere sentite e apprezzate dalle masse, salvo le previste e limitate liberazioni di prigionieri per l'esercito d'Africa, mentre alcune delle prestazioni richieste (cessioni di automezzi, navi, rimorchiatori, fabbricazioni belliche) sono tali da essere rapidamente note al gran pubblico.

Come V. E. rileverà è stato fissato in modo inequivocabile che le trattative

Asse-Francia devono essere limitate alle questioni militari, con assoluta esclu

sione dei più vasti problemi politici Asse-Francia.

SoG

ALLEGATO I

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRNCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

R. 23566/P. R. Torino, 16 settembre 1941.

Seguito foglio 23442/Pr. del 13 settembre (1). Le riunioni tra le presidenze delle Commissioni di armistizio italiana e tedesca hanno avuto luogo in Gardone di Riviera dal 9 al 14 corrente.

Nei colloqui preliminari avuti col generale Vogl presidente della C.T.A., è stata constatata l'uniformità delle direttive impartite dal Comando supremo italiano e dal Comando supremo tedesco circa la linea da seguire nelle trattative con la Francia.

Il risultato delle riunioni è stato concretato nell'unito verbale redatto in duplice testo italiano e tedesco; verbale che viene in pari tempo sottoposto all'approvazione del Comando supremo italiano da parte di questa Commissione ed all'O.K.W. dalla Commissione tedesca.

A questi risultati si è giunti dopo una completa e minuziosa disamina delle varie questioni; non sempre facile è stato per talune di esse di far collimare il nostro punto di vista con quello tedesco. Cosicché se codesto Comando supremo avesse in qualche punto una veduta diversa da quella che è stata concretata con la C.T.A., occorrerebbe che venisse interessato direttamente l'O.K.W., dato che la C.T.A. non può andare al di là di quanto risulta dal verbale.

Il verbale stesso, dopo l'approvazione dei due Comandi supremi, rappresenterà le direttive da seguire nello svolgimento delle ulteriori trattative con i francesi; trattative che avranno luogo probabilmente a Parigi tra i rappresentanti italiani, tedeschi e francesi nella prima quindicina di ottobre.

A titolo riassuntivo espongo i punti essenziali degli accordi raggiunti:

l" Riprendere le trattative inziate sin dal maggio u.s. tra Germania e Francia, a tre: Germania, Italia e Francia; e !imitarle al campo militare, facendo quindi decadere la proposta francese di una revisione politica dei rapporti Asse-Francia. Attendere, però, che l'iniziativa della ripresa delle trattative avvenga da parte francese; il che è molto probabile che si verifichi.

2" Soprassedere per ora a chiedere alla Francia l'utilizzazione delle basi tunisine, per evitare la presumibile reazione inglese e per non creare quindi nuove complicazioni nel Mediterraneo.

3" Richiedere alla Francia una serie di prestazioni che, in linea generale, hanno per oggetto: predisposizioni tali che, senza dare sospetti agli inglesi, agevolino la messa in atto dei rifornimenti in Libia via Tunisia, qualora nei successivi tempi sia possibile realizzarli; cessioni alla Germania ed all'Italia di materiali e merci varie (artiglieria e munizioni, rimorchiatori, carburanti, ecc.).

4" Fare alla Francia una serie di progressive concessioni nelle forze di terra, di mare e del cielo, che la pongano in condizioni di realizzare una efficace difesa del suo Impero coloniale prima dell'eventuale cessione delle basi tunisine con conseguenti prevedibili reazioni britanniche.

5° Le concessioni anzidette siano larghe, compatibilimente alle disponibilità esistenti in Francia, per l'A.O.F. (Dakar), ove più grave si presenta la minaccia ingleseamericana ed ove pressochè impossibili sono i soccorsi da parte delle potenze dell'Asse in caso che l'aggressione si manifesti; le concessioni, invece, siano minori per il Nord Africa e precisamente pochissime in Tunisia, un pò più elevate in Algeria e maggiori in Marocco (in particolare per la Costa atlantica), tenuto conto che minima è la minaccia

inglese in Tunisia (anche per i soccorsi che può dare l'Italia per le vtcme basi della Sicilia, della Sardegna e della Tripolitania) e che la minaccia stessa si va accentuando progressivamente da Est ad Ovest sino ad essere massima in Atlantico.

6" Rimandare ad un futuro esame quei rinforzi richiesti dalla Francia che non trovano pronta eseguibilità per deficienza di materiali o che non si ravvisi opportuno concedere sino a che non sia stata chiarita la situazione politica della Francia nei riguardi dell'Asse (ad esempio concessione della nave da battaglia « Provence » con sette cacciatorpediniere e quattro torpediniere.

7' Ripartire le prestazioni da parte della Francia e le concessioni da farsi dall'Asse in quattro stadi, proporzionando opportunamente prestazioni e concessioni. Nel 4° stadio sono comprese quelle prestazioni e quelle concessioni che -come detto al numero precedente -richiedono un futuro esame, e che perciò al momento non si possono prendere in considerazione.

so Autorizzare la Francia a riprendere le fabbricazioni di guerra che, come noto, sono vietate dalle Convenzioni di armistizio, allo scopo di mettere la Francia in condizioni da poter disporre del materiale bellico necessario al rafforzamento di cui sopra. Queste fabbricazioni rientreranno in un programma generale di costruzioni da affidare alle industrie francesi da parte del governo del Reich, il quale si impegna di fornire le materie prime e la forza motrice (carbone e nafta). Su tale argomento sarà riferito a parte.

9" Subordinare da parte della C.I.A.F. l'autorizzazione a sbloccare i materiali occorrenti per i rafforzamenti anzidetti, e situati nei depositi sotto controllo italiano a senso dell'art. X della Convenzione di armistizio, alla nota contropartita finanziaria che è in corso di trattative con il governo francese. E per intanto la C.I.A.F. si è dichiarata disposta a bloccare i materiali occorrenti per le concessioni del primo stadio, se le trattative finanziarie non saranno ancora giunte a conclusione allorché si presenterà opportuno di addivenire a tali concessioni. Anche su questo argomento verrà riferito a parte.

Mi riservo di far conoscere il seguito che avrà la questione, man mano che procederà il suo sviluppo.

VERBALE

ALLEGATO II

Gardone Riviera, 13 settembre 1941.

Le Commissioni di armistizio italiana e tedesca hanno concordato durante le riunioni tenute in Gardone Riviera dal 9 al 13 settembre 1941, le seguenti direttive per la prosecuzione delle trattative militari con il governo francese.

l) Le trattative militari fondamentali col governo francese interrotte dal luglio 1941, devono essere riprese alla condizione che la iniziativa per la riapertura delle trattative stesse provenga da parte francese. Le trattative devono limitarsi alle questioni militari. Per ora è esclusa ogni trattazione di questioni politiche.

2) n protocollo di Parigi del 27-28 maggio 1941 costituisce la base delle trattative militari. Però, nello stabilire gli accordi militari con la Francia, occorre tenere presente che attualmente non è desiderabile, per la condotta della guerra da parte delle potenze dell'Asse, l'accendersi di un conflitto armato tra Francia ed Inghilterra.

Pertanto le richieste al governo francese, che nella loro realizzazione fossero presumibilmente atte a provocare tale conflitto, debbono essere sospese.

Poiché l'avviamento dei rifornimenti in Libia via Tunisia potrebbe avere eventualmente tali conseguenze, la richiesta delle basi tunisine è da rinviarsi ad un tempo successivo. Per contro occorre chiedere sin d'ora al governo francese l'approntamento per i rifornimenti via Tunisia, di quei mezzi che non comportano attività di organi dell'Asse in territorio francese. Analogamente possono essere richeste al governo francese altre prestazioni che non siano tali da esercitare una diretta influenza sui rapporti FranciaInghilterra.

3) Le Commissioni di armistizio italiana e tedesca riconoscono la nceessità del rafforzamento e della modernizzazione delle forze armate francesi in Africa, se si vuole esigere dal governo francese che esso difenda con successo l'Impero coloniale africano contro attacchi inglesi od americani.

Per le concessioni da farsi al governo francese a questo scopo, valgono i seguenti principi generali:

a) A.O.F.:

Il rafforzamento delle forze armate dell'A.O.F. è d'importanza preminente, data la minaccia anglo-americana che grava su quel territorio e considerato che sono ivi da escludersi soccorsi da parte delle forze militari dell'Asse.

Occorre quindi non soltanto autorizzare rinforzi, ma anche sollecitare perchè si realizzino.

Si riconosce giustificata una certa motorizzazione delle forze armate dell'A.O.F., tenendo conto dell'estensione del territorio da difendere e di eventuali azioni di forze francesi contro possedimenti inglesi dell'Africa Occidentale.

Occorre quindi autorizzarne la esecuzione nel quadro delle possibilità (situazione del materiale automobilistico e dei carburanti); ma occorre altresì tener conto del poo;;sibile pericolo che potrebbe derivarne al sud libico finché non si sia dimostrato il contegro leale di queste truppe.

La situazione dell'approvvigionamento e del rifornimento dell'A.O.F. richiede un particolare riguardo, anche in relazione alla possibilità della interruzione dei collegamenti marittimi. Per poter mantenere, in questo caso, un limitato rifornimento è importante il miglioramento dei collegamenti attraverso il Sahara (piste, basi aree).

Nelle trattative coi francesi occorre esaminare in modo opportuno questi punti di vista.

b) A.F.N.:

Nel decidere sulle richieste francesi per il rafforzamento delle forze armate Nord Africane è necessaria una certa cautela, fino a quando i rapporti politici delle potenze dell'Asse con la Francia non abbiano raggiunto un ulteriore chiarimento e sino a quando il contegno delle autorità locali (personalità preminenti) non giustifichino una maggiore fiducia.

Per queste ragioni è previsto in linea generale un rafforzamento quantitativo delle forze armate nord-africane limitatamente alle armi difensive fisse. Invece è previsto un miglioramento qualitativo delle forze armate attualmente disponibili ed un miglioramento della situazione di approvvigionamento delle stesse.

Le concessioni saranno ripartite convenientemente nello spazio, nel senso di concedere poco o nulla in Tunisia, qualche rinforzo in Algeria e maggiori rinforzi in Marocco. Potranno tuttavia essere predisposti in Madrepatria ulteriori rinforzi da ten€'rsi

pronti per l'invio in Nord Africa soltanto se e quando sarà ritenuto necessario.

4) Le trattative col governo francese devono essere condotte in modo che le prestazioni che si esigono dai francesi e le concessioni delle potenze dell'Asse siano tenute in un rapporto di interdipendenza, nella natura e nel tempo. Conseguentemente prestazioni e concessioni debbono essere scaglionate in determinati stadi, cosicché le concessioni relative ad un nuovo stadio entrino in vigore soltanto dopo che le prestazioni del governo francese corrispondenti allo stadio precedente, siano state eseguite in modo soddisfacente.

Si prevedono per ora quattro stadi. Per i primi tre è stato stabilito un programma di trattative definito. Al termine del terzo stadio gli apprestamenti da prendersi, da parte francese, per il rifornimento via Tunisia debbono essere pervenuti ad un punto tale che sia possibile l'avviamento pratico di questi rifornimenti nel più breve termine, qualora si possa realizzarli. Le concessioni previste per il quarto stadio non sono invece vincolate

nel tempo, poiché questo stadio raccoglie, di massima, tutte le concessioni che dipendono

dallo sviluppo dei rapporti politici con la Francia e della situazione bellica, oppure la

cui eseguibilità richiede lungo tempo, non ancora appre;;.zabile.

L'autorizzazione per queste ultime concessioni dipende pertanto da ulteriori decisioni

delle Commissioni di armistizio italiana e tedesca. Si fa riserva, però, di riportare, in

caso di bisogno, ed al seguito di discussoni con la parte francese e d nuovi accordi fra

le Commissioni stesse, nel secondo e nel terzo stadio qualche concessione prevista per il

quarto stadio. Si è convenuto che la commissione italiana di armistizio collocherà l'auto

rizzazione a sbloccare materiali nei depositi sotto il suo controllo, e soggetti a consegna

a senso dell'art. X, a trattative finanziarie in corso con la Francia e che intanto, sino a

conclusione delle trattative, potranno essere anticipate le concessioni per lo sbloccamento

di materiali occorrenti ai rinforzi contemplati nel primo stadio.

5) Le richieste francesi la cui esecuzione richieda fabbricazione di nuovo materiale

bellico, devono essere, per principio, riservate al quarto stadio. Indipendentemente da ciò

occorre autorizzare già nel primo stadio l'avviamento delle fabbricazioni, dato il lungo

periodo di tempo necessario per realizzarle. I materiali bellici di nuova fabbricazione

dovranno però essere accantonati, provvisoriamente, nella Metropoli sotto controllo ita

liano e tedesco, riservandone lo sbloccamento per l'impiego ad apposite decisioni subor

dinatamente alle concessioni per la costituzione delle corrispondenti unità. La complessiva

fabbricazione di nuovi materiali bellici francesi verrà autorizzata nel quadro del pro

gramma franco-tedesco di armamenti. L'autorizzazione dipende dall'accoglimento dei

desiderata tedeschi in questo campo, da parte del governo francese.

Un inserimento dell'Italia nel programma d'armamenti verrà esaminato a parte.

GJ In relazione alle concessioni militari da farsi al governo francese, l'esecuzione del controllo, da parte di entrambe le Commissioni di armistizio nell'Africa francese, acquista sempre più una particolare importanza.

Il controllo stesso deve essere tale che Germania e Italia acquisiscano un quadro chiaro dell'organizzazione, del valore bellico e dell'impiego delle forze armate francesi e che sia garantito da parte francese l'utilizzazione di quelle concessioni in modo leale all'Asse. Nel quadro dell'attività di questo controllo debbono anche essere create le premesse per una eventuale ulteriore collaborazione militare successiva con la Francia.

Al raggiungimento di tale scopo che tende dunque a migliorare le possibilità di osservazione sulla situazione nord-africana, si dovrà stabilire un organo di collegamento tedesco-italiano presso il Comando del ger..erale Weygand. L'esecuzione delle concessioni del secondo stadio sarà subordinata a questa condizione.

Circa la costituzione di quest'organo misto nuove intese interverranno tra le Commissioni italiana e tedesca. Per l'A.O.F., in considerazione delle conseguenze politiche che ne possono derivare, si rinuncia fino a nuovo avviso a stabilire controllo in detto territorio.

7) Negli allegati sono dettagliatamente elencati:

al!. l) Prestazioni da richiedere al governo francese;

ali. 2) Concessioni alla Francia-Esercito;

ali. 3) Concessioni alla Francia-Marina;

ali. 4) Concessioni alla Francia-Aeronautica;

ali. 5) Concessioni alla Francia-Armamenti;

ali. 6) Concessioni alla Francia-Prigionieri di guerra (1).

Nuove richieste francesi tendenti al rafforzamento od al miglioramento delle forz.e armate francesi non verranno trattate singolarmente, ma verranno inserite nel precedente programma.

8) Le previste trattative con il governo francese verranno condotte in comune delle Commissioni italiana e tedesca. La presidenza e la direzione delle riunioni verranno tenute dalla commissione tedesca di armistizio. Qualora le riunioni avessero luogo in territorio italiano la presidenza verrà tenuta dalla parte italiana. Prima delle riunioni le due commissioni si assicureranno della perfetta concordanza sulle questioni da trattare.

9) L'entrata in vigore definitiva delle direttive che precedono è subordinata all'approvazione dei Comandi Supremi italiano e tedesco.

Per la Commissione italiana Per la Commissione tedesca di Armistizio di Armistizio IL SEGRETARIO GENERALE: IL CAPO DI STATO MAGGIORE:

f.to Gen. Fernando Gelich f.to Col. s. M. Bohme

(1) Non pubblicato.

(l) Non pubtlicato.

(l) Non pubblicato.

(l) Gli allegati non si pubblicano.

576

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9213/292 R. Shanghai, 18 settembre 1941, ore 5 (per. ore 10,30 del 22).

Notizie da Washington circa tacita intesa per inazione reciproca nel Pacifico che sarebbe stata raggiunta in questi giorni tra Stati Uniti e Giappone ha provocato profonda impressione a Chung King e Nanchino.

Per Chung King essa costituisce una nuova disillusione che si aggiunge a quella del silenz,io che nelle sue recenti dichiarazioni Roosevelt ha serbato per quanto riguarda Cina.

Per Nanchino essa abbina a quella della disfatta sovietica la speranza di un indebolimento di Chang Kai Shek per diminuzione e forse cessazione degli aiuti dagli Stati Uniti d'America, i soli che gli rimangono: fattori questi su cui Wang Ching Wei basa tutti i suoi piani.

Interessante notare che questa Ambasciata Giappone pur rilevando che un accordo tra Washington e Tokio è ben difficile da raggiungere data completa divergenza dei rispettivi punti di vista, non esclude possibilità di una tregua che lascerebbe tuttavia sussistere possibilità di radicali cambiamenti.

E neanche completamente esclude la voce che si è diffusa a Shanghai sulle suaccennate notizie da Washington di un prossimo accordo tra Tokio ChungKing e Nanchino, rilevando che Chang Kai Shek potrebbe essere costretto a ricercare un tale accordo se veramente Stati Uniti e Tokio trovassero un modus vivendi o se i sovieti dovessero crollare.

Comunicato Tokio.

42 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

577

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9113/812 R. Sofia, 18 settembre 1941, ore 20,40 (per. ore 6,55 del 19).

Mio telegramma n. 808 (1).

Ho veduto oggi questo Ministro degli Affari Esteri.

Si conferma impressione che non (dico non) si verrà alla rottura tra

Mosca Sofia a seguito recente scambio di note. Molotov ha ricevuto Mini

stro Bulgaria, al quale ha fatto presente che il Governo sovietico considera

insufficienti argomenti Bulgaria ma conversazione si è svolta in tono calmo

che non fa prevedere colpo di scena. A richiesta questo Ministro Bulgaria,

Molotov si è mostrato pronto ritirare da Sofia un segretario questa Lega

zione ritenuto indesiderabile.

Aggiungo che Ministro Affari Esteri nel riferirmi quanto precede, mi ha

fatto impressione essere piuttosto contento nel non vedere giungere alle estreme

conseguenze tensione Russia Bulgaria. Ad ogni modo, per aggiungere la forza

dei fatti alla nota, Bulgaria, consegna domani al Ministro sovietico un appunto

protesta relativo al recente episodio 6 paracadusti sovietici nella Dobrugia.

578

IL MINISTRO A BANKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 9195/146 R. Bangkok, 20 settembre 1941, ore 12,10 (per. ore 11 del 21).

Mio telegramma n. 136 (2). Ambasciatore del Giappone Tsubokami qui giunto di recente in occasione primi contatti avuti con me mi ha detto che sua azione, inquadrandosi negli attuali orientamenti politica generale Tokio, si concentrerà sulla necessità risolvere misure blocco anglo-americano.

Missione Tsubokami sarà quindi indirizzata verso accaparramento risorse Siam nella misura almeno esigenze minime; ciò -egli ha aggiunto -anche col proposito di evitare finché possibile occupazione militare che egli giudica non scevra pericoli sia a causa stato d'animo malfido di questo paese sia a causa totale mancanza di un'efficace difesa frontiera sud, il che permetterebbe agli inglesi occupare contemporaneamente a loro volta senza difficoltà zone meridionali che sono quelle più ricche stagno e gomma.

Intenzione Tsubokami usare qui «maniera dolce» viene tuttavia ad urtarsi difficoltà inerenti situazione Siam il quale non può oltre certi limiti favorire economicamente Giappone senza incorrere ostilità anglo-americane.

Da queste premesse appare che Missione nuovo Ambasciatore non sarà facile e che linea di condotta che eggli avrebbe intenzione tenere potrà subire mutamento anche sostanziale secondo sviluppi locali e generali.

(l) -T. 9102/808 R. del 17 settembre, ore 20,10, non pubblicato: riferiva circa le voci di una prossima rottura diplomatica tra la Bulgaria e l'U.R.S.S. (2) -Non rinvenuto.
579

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 34200/1716 R. Berlino, 22 settembre 1941, ore 14,10.

Personale per Eccellenza Alfieri (1).

Anche in relazione a quanto diffondono certe agenzie straniere mi permetto segnalarvi ad ogni buon fine che in questo momento stanno anche qui nuovamente circolando numerose notizie sensazionali sull'Italia e intenzioni che le si attribuiscono. Naturalmente consueto senso. Al solito pace separata con ricordi del 14, cattiva situazione alimentare con ricatti alla Germania sospensione spedizione, frutta verdura ecc.

580

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 34190/272 P. R. Roma, 22 settembre 1941 (per. il 22).

Come ho già comunicato (2), l'Ambasciatore Taylor si è recato ieri dal Papa in udienza di congedo e partirà oggi da Roma per rientrare in America. Egli si è recato da Sua Santità con la moglie, e la visita ha avuto un carattere puramente protocollare.

La visita non ha quindi avuto nessun interesse di carattere politico e rilevo anzi che il Cardinale Maglione non si è affatto mosso da Casoria, dove si trova in vacanza, per rivedere il rappresentante rooseveltiano.

581

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, COSMELLI

TELESPR. 11917/3402. Berlino, 22 settembre 1941.

TELESPR. 11317/3402. Berlino, 22 settembre 1941.

Richiamo l'attenzione di codesto R. Ministero sul rapporto, qui allegato in copia, redatto dall'Ufficio Sindacale italiano di collegamento col Fronte Tedesco del Lavoro, circa il trattamento subito da alcuni lavoratori italiani internati per punizione in un cosiddetto campo di disciplina.

Il R. console generale in Amburgo è stato pregato di svolgere d'urgenza le più accurate indagini sull'argomento riferendone a questa Ambasciata.

Non appena verranno confermati i risultati dell'inchiesta questa Amba

sciata interesserà il l'vfinistero degli Esteri alla questione sia con riguardo al trattamento subito, sia con riguardo alla questione generale di questi «campi di disciplina» e la loro utilizzazione per i lavoratori italiani.

Passi analoghi saranno compiuti presso l'Arbeitestront e il Ministero del Lavoro.

ALLEGATO

IL CAPO DELL'UFFICIO SINDACALE ITALIANO DI COLLEGAMENTO COL FRONTE TEDESCO DEL LAVORO, CECCHI, AL COMMISSARIO PER LE MIGRAZIONI E LA COLONIZZAZIONE, LOMBRASSA

R. 35977. Berlino, 17 settembre 1941.

Richiamiamo la Vostra attenzione su una questione molto importante relativa a

provvedimenti disciplinari a carico dei lavoratori italiani.

I lavoratori che si rendono colpevoli di reati in genere vengono dalla Polizia tedesca

arrestati e deferiti alle autorità giudicanti e su questo punto nulla vi è da obiettare, es

sendo giusto che i nostri lavoratori, se mancano, vengano colpiti. Sarebbe però necessario

che di tutti gli arresti fossero a conoscenza le nostre Delegazioni. Esse dovrebbero essere

avvertite dai RR. Consolati a cui la segnalazione dell'arresto dovrebbe essere fatta dagli

organi di polizia in conformità al disposto dello scambio di note avvenuto a Roma fra

il R. Ministero degli Affari Esteri e l'Ambasciata Germanica (31 ottobre 1935-10 gen

naio 1936). Secondo esso veniva infatti assicurata la comunicazione degli arresti dei con

nazionali ai RR. Consolati competenti. Al proposito abbiamo recentemente richiamato

l'attenzione dei nostri organi periferici perchè si tengano a contatto con i RR. Consolati

al fine di avere le notizie del caso.

Ma un fatto, più grave, al di fuori della legge, e quindi da maggiore difficoltà nella conoscenza, nell'accertamento e nel controllo e che per la sua essenza e portata tocca profondamente il nostro senso di giustizia latina e intacca la dignità stessa di Nazioni civili, è la esistenza in parecchie località della Germania di campi di concentramento o di disciplina nei quali, su semplici denuncie delle ditte, o anche di capi-squadra, vengono inviati i lavoratori, indipendentemente dalla nazionalità, colpevoli di indisciplina, abbandono del posto di lavoro, pigrizia nel lavoro stesso, tentativo di irregolare rimpatrio ecc.

I lavoratori sono condannati a periodi di permanenza che vanno da quindici a quaranta-quarantacinque giorni senza la minima possibilità di difesa senza, naturalmente, che i nostri organi periferici siano informati della cosa.

Proteste dei delegati presso gli organi di Polizia o da DAF non hanno avuto alcun esito in quanto si risponde che lo stesso trattamento viene usato ai lavoratori tedeschi.

Si riferiscono qui di seguito alcuni episodi comunicatici dalla V Delegazione di Watenstedt, verificatesi nel campo di disciplina di Hallendorf (Campo 21). A detto campo i lavoratori, dopo essere stati fotografati, dopo avere subito tutti i rilievi antropometrici ed essere diventati dei numeri, vestiti da galeotti, sono soggetti ai lavori forzati per oltre 16 ore al giorno. Ogni sosta nel lavoro viene punita con legnate e fustigazioni e contro i lavoratori vengono aizzati dei feroci cani da guardia che a morsi li riducono in condizioni pietose. Lavoratori ammalati che richiedevano la visita medica sono stati bastonati a sangue tanto da essere ridotti in condizioni da dover subire lunghi periodi di degenza all'ospedale.

Il Vice Delegato di Watenstedt alcuni giorni fa, dopo insistenze e proteste, ha ottenuto dal campo della Polizia di Braunschweig di vedere i lavoratori italiani detenuti nel campo 21 (in numero di 12) riuscendo a parlare con loro nell'ufficio della Polizia di Hallendorf e a dimostrare al funzionario della Polizia quale sia la situazione e le condizioni di quei disgraziati. Lo stesso funzionario della Polzia non ha potuto nascondere il suo senso di indignazione. Infatti i nostri lavoratori erano in condizioni pietose per le legnate e i maltrattamenti subiti ed avevano inoltre le gambe ridotte a piaghe sangui

nolente per i morsi dei cani loro aizzati contro dai guardiani. C'erano degli ammalati e dei febbricitanti costretti ciònonostante ad un lavoro superiore alle possibilità anche di una persona in condizioni normali.

Di fronte a queste constatazioni il Capo della Polizia non ha potuto fare a meno d'intervenire personalmente procedendo alla eliminazione dei cani, al ricovero nell'infermeria degli ammalati e dando assciurazione che avrebbe provveduto per eliminare tutti i maltrattamenti e gli abusi e castigando coloro che se ne erano resi colpevoli.

Inoltre è stata accettata la richiesta del V. Delegato di essere informato di ogni invio al campo di disciplina per poter opportunamente intervenire.

Informiamo di quanto sopra codesto Ufficio perchè voglia venire incontro con gli opportuni provvedimenti, e voglia indicare quale debba essere la linea di codotta da seguire

(l) -Alfieri era in congedo a Roma. (2) -Con T. 33968/271 P.R. del 19 settembre 1941, non pubblicato.
582

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 9276/732 R. Madrid, 23 settembre 1941, ore 21 (per. ore 17 del 24).

Opposizione contro Serrano si è in questi giorni singolarmente rafforzata con unione a elementi militari che lo avversano di alcuni gruppi falangisti fra cui, a quanto si dice, quelli capeggiati da Miguel Primo De Rivera e dello stesso Segretario del Partito Arrese.

Appunti che si fanno a Serrano sono sempre i medesimi, ossia accentramento dei poteri, mancanza duttilità, scarso o nessun seguito nel Paese. A questo si aggiungono l'attuale troppo acre campagna di stampa contro S.U.A e Inghilterra, perdurare crisi importazione materie prime e viveri nonché crescente difficoltà nei circoli finanziari in cui, dopo inclusione in essi antiche cooperative, domina clero che è anti-nazista nella quasi totalità e che incolpa Serrano di voler guerra a fianco Germania. La situazione si presenta piuttosto seria dato che Generalissimo mantiene atteggiamento assai riservato.

Ambasciatore di Germania pur continuando affermare che Serrano è unica persona Spagna degna di fiducia già sarebbe incline considerarne sostituzione con elemento militare per esempio con Aranda. In proposito mi ha ripetuto che egli non interverrà minimamente in eventuale crisi interna per fatto che Ribbentrop non ha modificato istruzioni impartitegli a suo tempo (miei telegrammi 379 e 384) (1).

Serrano, come ho potuto personalmente constatare, si mantiene sereno e considera con grande calma situazione che si viene formando. Stamane, in lunga conversazione in cui mi ha confermato ripresa di ostilità contro di lui, ha aggiunto sorridendo che questa è probabilmente la volta in cui realizzerà antico sogno recarsi Italia quale Ambasciatore (mio telegramma per corriere 0103) (2).

(l) -Non rinvc·nutl. (2) -T. per corriere 8535/0103 R. del 25 agosto, non pubblicato, con il quale Lequio comunicava avergli detto Serrano, tra il serio e il faceto, che avrebbe desiderato occupare lui stesso la sede vacante dell'ambasciata di Spagna a Roma.
583

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 9275/553 R. Budapest, 23 settembre 1941, ore 21,55 (per. ore 17,15 del 24).

Miei telegrammi per corriere 0339 e 0340 (1).

Reggente Horthy che ho visto replicatamente questi ultimi giorni, si è meco espresso con crescente ottimismo circa sviluppi campagna Russia. Questi corrisponderebbero previsioni comunicategli occasione suo recente incontro con Fuehrer, circa cui vari accenni fattimi da Reggente Horthy concorrono confermare quanto ho già riferito in merito incontro stesso. Reggente attribuisce successo geniale talento militare personale Hitler ed a scelta suoi collaboratori di cui mi ha altamente elogiato competenza ed energia. Può essere interessante sua osservazione non trovare sostanziale mutamento spirito e morale tradizionali elemento direttivo tecnico militare da quelli ... (2).

Particolare ammirazione ha destato la parte organizzativa, specie riattamenti stradali territorio russo, costruzione doppia linea ferroviaria scartamento ordinario europeo fino a Smolensk, predisposizione ottimi baraccamenti acquartieramenti invernali. Qualche preoccupazione sembra invece nutrire per aspetto sanitario in seguito epidemia peste manifestatasi Odessa.

Mi ha ripetuto che Hitler è sicuro vittoria e gli ha dichiarato che sarà conseguita con massima economia effettivi: così non un uomo più del necessario sarebbe sacrificato per accelerare caduta zone accerchiate, per cui inevitabile resa preferisce affidarsi tempo occorrente. A sua volta ultimi sviluppi confermano, come mi ha detto, prossimo crollo militare sovietico, a suo modo di vedere già preannunziato da indubbi indizi scompaginamento. A crollo militare pare ritenere possa accompagnarsi crollo politico.

Comunque sembra considerare già assicurati elementi fondamentali della vittoria, cui, per accenno fattomi, non escluderebbe possa forse anche seguire fase terminale guerra, per impotenza militare avversari anglo-sassoni e fallimento premesse blocco.

584

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. S. N. D. 37565/471 P.R. Roma, 23 settembre 1941, ore 23,15.

Questo Addetto Militare tedesco ha comunicato l'ordine del Ftlhrer al Maresciallo List, comandante delle Forze Armate del Sud-est, di reprimere il movimento insurrezionale fino alla linea di demarcazione tra l'occupazione germanica e quella italiana. Invio per corriere il testo dell'ordine del Ftlhrer.

Il Duce ha disposto che il Comando della 2a Armata sia pronto a passare dall'attuale fascia litoranea fino alla linea di demarcazione predetta, già occupata dalle truppe italiane, in modo da prendere contatto con i tedeschi.

Vogliate informare codesto Governo che in conformità agli accordi predetti tra il nostro Comando e quello tedesco procederemo, quando le circostanze lo richiederanno, alla rioccupazione della zona sopraindicata, dandone comunicazione a codesto Governo (1).

(1) -Vedi DD. 562 e 572. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Gruppo indecifrato ».
585

IL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 23 settembre 1941.

Da parte francese la prima << nota verbale » del Presidente Vacca Maggiolini all'Ammiraglio Duplat ed i colloqui intervenuti fra i predetti sono state intese come un'apertura italiana per l'inizio di trattative più ampie di quelle che comporta il regime armistiziale. Anche dopo la seconda « nota verbale » del Presidente Vacca Maggiolini nella quale si riportavano le eventuali discussioni nel campo armistiziale, si è continuato a Vichy a voler attribuire alle future conversazioni un carattere almeno in parte extra armistiziale.

Per la solita via fiduciaria mi è stato fatto conoscere che fra il Maresciallo e il Vice Presidente del Consiglio aveva avuto luogo uno scambio di vedute sull'impostazione da darsi a questa <<diversa fase" dei rapporti itala-francesi. Mi si è detto poi che se da parte italiana fosse stato formulato un invito sia pur vago da parte dell'Eccellenza il Ministro all'Ammiraglio Darlan (come fu fatto dalla Germania allorché il Vice Presidente del Consiglio fu ricevuto dal Fiihrer) questi sarebbe stato felice di recarsi a Roma o in altra località italiana per tale colloquio che eventualmente avrebbe potuto vertere su i seguenti argomenti:

a) situazione degli italiani in Francia e nell'Impero;

b) passaggi di viveri dalla Tunisia alla Libia;

c) richiesta di dieci miliardi di lire;

d) creazione a Vichy di un Segretariato Generale per gli Affari Italiani dipendente dalla Vice Presidenza del Consiglio, impostato in maniera analoga a quella del Segretariato Generale per gli Affari Germanici creato dopo Monto ire.

Nelle conversazioni invece non si sarebbe trattato delle questioni territoriali dato che «nemmeno con il FO.hrer l'Ammiraglio Darlan aveva parlato delle questioni territoriali interessanti la Germania"·

Il colloquio dovrebbe essere mantenuto segreto. Qualora da parte italiana non si volesse almeno per il momento addivenire ad un incontro fra l'Eccellenza il Ministro e il Vice Presidente del Consi

(l} Per la risposta di Casertano vedi D. 587.

glio ministro per gli Affari Esteri Darlan, mi è stato domandato se si ritenesse possibile che il Capo di Gabinetto Ministro Anfuso potesse incontrarsi pure segretamente, con l'Ammiraglio Darlan in qualche località della Francia.

Ho risposto al Fiduciario che avrei riferito verbalmente a Roma lP. sue comunicazioni alle quali davo semplicemente carattere di «sondaggio » dato che non ritenevo di avere poteri per trattare questioni di carattere politico così importanti (1).

586

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9340/1420 R. Washington, 25 settembre 1941, ore 19,40 (per. ore 9,30 del 26).

Telegramma Ministeriale 669 (2).

Voci di un incontro Roosevelt-Konoye hanno qui circolato subito dopo invio noto messaggio. Tali voci attribuite a fonte giapponese ed anche raccolte da qualche giornale vennero per altro lasciate subito cadere.

Ho comunque avvicinato questo ambasciatore giapponese per conoscere quale consistenza eventualmente avesse notizia radio diffusa da San Francisco circa un progettato incontro Konoye-Roosevelt ma mi è stato escluso che esso sia per essere concordato e che iniziativa del genere sia mai stata presa da Tokio.

Pur non disponendo altri elementi di giudizio concreti sembrami tuttavia sia da ritenere che una tale eventualità potrebbe verificarsi soltanto se e quando fosse virtualmente raggiunto fra i due paesi un accordo di ampia portata che invece tutto lascierebbe escludere allo stato delle cose.

A senso di sollievo determinato da messaggio Konoye (a cui forse non era estranea propaganda interventista che si sforza sempre spostare attenzione del paese da Pacifico ad Atlantico) è subentrato senso di preoccupazione, registrato soprattutto in riviste politiche più serie quali Foreign Aftairs e Asia, che riportano al riguardo opinioni più autorevoli specialisti problemi Estremo Oriente. Tali esperti, tutti naturalmente filo cinesi, non solo deprecano per ragioni di principio eventualità di una « Monaco orientale » ma anche soltanto possibilità di un accordo che attenuasse pressione economica esercitata da

S.U.A. in corrispettivo di una promessa nipponica di desistere da ulteriore espansione in sud Pacifico. Si osserva al riguardo che mentre da un lato tale promessa sarebbe nell'attuale momento priva di ogni valore e non libererebbe flotta americana Pacifico, dall'altro il semplice raggiungimento di un parziale accordo nippo-americano potrebbe (soprattutto se coincidesse con crollo sovietico) seriamente indebolire resistenza cinese.

Tale opinione sembra rispecchiare idee Segretario Generale degli Affari Esteri, che mentre continuano conversazioni in corso nella speranza « ravvedimento » nipponico è animato da una mal celata diffidenza circa promessa che il Giappone possa essere indotto a fare nel momento attuale solo al fine di prendere respiro e di guadagnare tempo. Stessa sincerità atteggiamento conciliativo preso da Nomura è qui oggetto di dubbio.

Il dire che S.U.A. non sembrano attualmente disposti a transigere è, se non formale ripudio del Tripartito, formale impegno nipponico di non attaccare Siberia orientale. Ma che tale richiesta possa essere, oggi come oggi, accolta da Tokio, S.U.A. non sembrano farsi eccessive illusioni rendendosi conto parallelismo fra atteggiamento giapponese e andamento conflitto tra Asse ed U.R.S.S.

(l) -Il presente documento è vistato da Mussollni. (2) -È la ritrasm!ssione a Wash!ngton e Berlino del T. 9135/609 R. da Tokio del 19 settembre, non pubblJCato, con il quale Indelll comunicava la smentita di Toyoda delle voci, circolanti a Tokio, di un eventuale incontro in mare tra Konoye e Roosevelt.
587

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 9326/524 R. Zagabria, 25 settembre 1941, ore 22,30 (per. ore 11,40 del 26).

Ho dato comunicazione a questo Ministro Affari Esteri del contenuto telegramma di V. E. n. 471 (1).

Mi riprometto fare analoga comunicazione al Poglavnik (2).

Lorkovic ha accolto notizia con sorpresa ma anche con senso di sollievo, dato situazione interna, particolarmente per accrescimento aggressività nuclei ribelli Bosnia, aveva determinato qui serie preoccupazioni.

Considerato motivi interni, che hanno suggerito anche alla Germania invio due altre divisioni (mio telegramma odierno 523) (3) alle quali certamente seguiranno altre forze destinate in Croazia, esprimo avviso, che, per ovvie ragioni nostro prestigio, sia opportuno impiegare nella rioccupazione intera zona demarcazione e eventualmente nelle località minacciate fuori detta zona forze superiori a quelle attualmente a disposizione del Comando 2a Armata.

588

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 37858/1566 P. R. Roma, 26 settembre 1941, ore 2.

Personale per Alfieri.

In relazione al documentato rapporto di codesta Ambasciata n. 3402 del 22 corrente (4) ti informo che ho convocato stamane Von Mackensen e, nel

dargli personalmente dettagliata conoscenza di quanto è avvenuto nel campo di disciplina di Hallendorf, ho attirato tutta la sua più seria attenzione sulla gravità dei fatti riferiti e sulle profonde ripercussioni che tali avvenimenti sono destinati ad avere in Italia quando -come è inevitabile -essi saranno qui conosciuti.

Da parte tua vorrai continuare a seguire con la massima vigilanza la situazione dei nostri lavoratori riferendomi personalmente al riguardo. Al passo da me compiuto presso Mackensen ho dato carattere di iniziativa personale (1).

(l) -Vedi D. 584. (2) -Vedi D. 592 (3) -T. u. s. n. d. 9139/523, delle ore 15,20, non pubblicato. (4) -Vedl D. 581.
589

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 34782/1737 P.R. Berlino, 26 settembre 1941, ore 19,30.

Per Eccellenza Ciano.

Telegramma ministeriale 1566 (2).

Appena rientrato in sede ho ordinato predisporre una Nota con nuovi elementi circa inconvenienti lamentati onde farne oggetto di comunicazione al Ministro Ribbentrop sia pure a titolo personale.

Eccellenza Luther che per incarico del suo Ministro si è precedentemente occupato della situazione mi invia oggi una lettera in cui riconosce fondate mie passate lamentele, giustificandole a causa della guerra, e assicura che sarebbe stato provveduto.

Approfitto di questa coincidenza per presentare energica relazione a Ribbentrop che si dice verrà a Berlino oggi per presenziare cerimonia Patto Tripartito.

590

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N, D. PER TELESCR. 9352/1739 R. Berlino, 26 settembre 1941, ore 21.

Al ricevimento d'oggi al Circolo della Stampa Estera per il Tripartito il Ministro von Ribbentrop si è lungamente intrattenuto con me. Argomento della conversazione è stato lo svolgimento delle operazioni militari sulle quali ha tenuto a confermare la sua certezza sull'ulteriore favorevole svolgimento. Mi ha detto constargli in modo preciso che vi sono segni di disgregamento nell'esercito sovietico e che la resistenza delle truppe russe è diminuita. Ha messo in rilievo che i recenti successi sono stati conseguiti secondo il preciso programma stabilito, volendo con ciò far capire che i tedeschi dominano la situazione.

Rivedrò domani von Ribbentrop il quale si è molto compiaciuto di saperVi ritornato al posto di lavoro manifestando il desiderio di tenere con Voi stretti contatti.

(l) -Per la risposta di Alfieri vedi D. 589. (2) -Vedi D. 588.
591

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T, S. N. D. PER TELESCR. 9354/1740 R. Berlino, 26 settembre 1941, ore 21.

Il Sottosegretario Luther al quale ho fatto oggi, in occasione del ricevimento per il Tripartito al Circolo della Stampa Estera, un anticipo della precisa conversazione che mi riservavo di aver con Ribbentrop al riguardo (l), mi ha pregato di non parlarne per ora al Ministero degli Affari Esteri perché desiderava prima personalmente [rendersi] conto della effettiva gravità dei fatti denunziati. Ho conventuo che se i fatti risultassero esatti essi hanno una effettiva gravità e mi ha dichiarato che saranno presi seri provvedimenti. Mi riservo di ulteriori comunicazioni (2).

592

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 34820/591 P. R. Zagabria, 26 settembre 1941, ore 21,45 (per. ore 0,40 del 27).

Mio telegramma n. 524 (3). Stamane ho fatto al Poglavnik comunicazione relativa contenuto telegramma di V. E. 471 {4).

Egli mi ha detto che già Ministro di Germania lo aveva intrattenuto in merito e che erasi quindi recato Belgrado per accordarsi con Generale Bohme. Circa dettagli azione rastrellamento contro insorti Ministro di Germania, che ho visto oggi, mi ha a grandi linee confermato quanto aveva formato oggetto delle comunicazioni del Generale Glaise Hohstenau a questo Capo Missione Militare Italiana (miei telegrammi 523 {5) e 529) (6). Trattandosi di operazioni che si effettueranno in zone confinanti da Nord e da Ovest al Montenegro mi permetto di richiamare l'attenzione sulla situazione in cui verranno a trovarsi i nostri· presidi in quella regione specialmente nel Sangiaccato, dove presumibilmente cercheranno riparo i ribelli attaccati dalle truppe tedesche.

Tanto dal colloquio col Poglavnik quanto dal colloquio con questo Ministro di Germania non sono risultati elementi circa contatti fra 2a armata e truppe tedesche della linea di demarcazione.

(l) -Vedl D. 589. (2) -Vedl D. 597. (3) -Vedl D. 587. (4) -Vedl D. 584. (5) -Vedl D. 587, nota 3. (6) -T. s. n. d. 9349/529 R. del 26 settembre, ore 18,10, non pubblicato.
593

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 11574/3479. Berlino, 26 settembre 1941.

A tre mesi dell'inizio della campagna contro la Russia sovietica, dopo dodici settimane di combattimenti di estrema violenza, attraverso le quali le linee maestre delle concezioni strategiche tedesche sono alcune volte sembrate ondeggianti e confuse, si sono in questi giorni,. quasi alla vigilia dell'inverno, verificati tre fatti che, investendo di nuova luce gli avvenimenti in sviluppo, permettono di fare alcune precisazioni sulla situazione al fronte orientale. Alludo alla caduta di Kiev; alla pubblicazione della prima lista di perdite subite dalle forze armate tedesche; all'imminente riunione a Mosca di una conferenza anglo-sovietica-americana per decidere sugli aiuti da fornire all'U.R.S.S.

Il momento e il modo con cui tali fatti si sono verificati rivestono infatti un'importanza del tutto singolare, per cui mentre da un Iato l'uno sembra essere destinato ad esercitare una decisiva influenza sul corso delle operazioni, gli altri forniscono un prezioso elemento per giudicare del loro stato attuale e del futuro loro andamento.

L'idea di una Campagna contro la Russia sovietica sembra essere sorta nella mente del Fiihrer nella tarda estate del 1940 proprio mentre stava per iniziarsi la tanto attesa azione contro la Gran Bretagna. Assai più che il fallimento dell'offensiva aerea tedesca contro l'isola, si ha motivo per credere che il rivelarsi dei sempre crescenti appetiti sovietici nei Balcani, il graduale irrigidimento del Kremlino nei riguardi del Reich ed i preparativi dell'esercito rosso abbiano indotto l'Alto Comando tedesco a rivedere i suoi piani ed a posporre l'esecuzione del progetto di sbarco in Inghilterra alla liquidazione della Russia sovietica che si andava palesando, sul continente, l'ultimo ma assai pericoloso nemico.

Tipica guerra fra due imperialismi ideologici, quella fra Russia e Germania non poteva mirare ad altro scopo che al fatale annientamento di uno dei due avversari, annientamento che, in base alle prove fornite dall'esercito rosso in Finlandia, alle notizie sulla precaria situazione interna e sulla deficiente attrezzatura industriale dell'U.R.S.S., i tedeschi speravano poter rapidamente ottenere, sbaragliando le forze armate e provocando nell'apparato economico-governativo moscovita uno stato di cose tale da rendere inevitabile il crollo dello Stato sovietico nel giro di poche settimane.

Per comprendere taluni ulteriori sviluppi della campagna, occorre a questo punto osservare come il piano tedesco, contrariamente a quanto comunemente si riteneva, fosse in realtà ispirato non già a quello napoleonico, di una marcia cioè su Mosca allo scopo di sconfiggere l'esercito nemico e dettar pace all'avversario battuto, bensì a quello preparato per gli eserciti germanici dal noto colonnello Hoffmann nel 1917, piano che mirava a penetrare in Russia da tre punti differenti: a nord, al centro ed al sud, con Io scopo precipuo di provocare, attraverso la sconfitta militare, il crollo del Governo nemico per sostituirsi ad esso e disporre delle risorse del paese russo e di quelle della Ucraina in modo particolare.

Nel caso attuale il piano tedesco prevedeva tre gruppi di eserciti che, penetrando dai paesi baltici, dalla Russia bianca e dalla Bucovina avrebbero dovuto con una serie di manovre avvolgenti, scardinare lo schieramento sovietico e spezzarne le forze, portando le bandiere del Terzo Reich, il più rapidamente possibile, a Pietroburgo, a Mosca ed a Kiev, donde, caduto il regime bolscevico, si sarebbe iniziata, senza più gravi ulteriori difficoltà, l'occupazione del territorio russo fino ad una linea corrente dagli Urali al Caspio e alla frontiera caucasica con la Persia e la Turchia. Il governo di Stalin, si supponeva, non avrebbe potuto resistere ad una simile prova neppure rifugiandosi in fondo alla Siberia od al Turchestan.

Come l'atteso crollo delle forze politiche e militari sovietiche non si sia verificato, e come il potenziale bellico e lo spirito delle popolazioni russe si sia r,ivelato ben diverso dall'atteso e ormai noto, ma di un elemento che non sempre viene rilevato occorre tener conto in quanto costituisce a mio parere la chiave della situazione militare attuale ed è destinato forse ad esercitare una grande influenza sulle operazioni future. Questo elemento è dato dall'errata valutazione del piano tedesco fatta dall'alto comando sovietico.

Questi, per tradizione scolastica ereditata dallo Stato maggiore zarista, conosce la campagna napoleonica alla perfezione ed ha costantemente adeguato i propri piani alle ipotesi strategiche a tale campagna connesse.

Certo che l'avversario intendesse ripetere la manovra del 1812, col vantaggio della velocità dei mezzi motorizzati, il comando rosso è rimasto, fino ai primi di settembre, fermo in tali convinzioni.

Ciò, fra l'altro, serve a spiegare perché al Maresciallo Timochenko abbia concentrato il nucleo principale delle sue forze lungo le tappe delle direttrici di marcia napoleoniche: Smolensk, Wiasma, Borondinò, Mosca, allo scopo di difendere la capitale attirando il nemico sempre più lontano dalle sue basi, su una serie di linee munitissime contro le quali effettivamente l'esercito germanico è andato a cozzare senza riuscire a raccogliere l'atteso folgorante suc

cesso.

Di fronte al rallentamento della marcia tedesca in Ucraina e nel settore nord, il comando russo vieppiù convinto che il principale obiettivo germanico restasse l'occupazione di Mosca, decide di accrescere ulteriormente la forza del gruppo centrale di eserciti sottraendo a tale scopo notevoli mezzi agli eserciti di Budienny e di Voroscilov.

Ai primi di settembre gli eserciti tedeschi si trovano contenuti, ed in parte contrattaccati, lungo la linea Lago Ilmen-Jelnia-Briansk, mentre lentamente avanzano nel sud incontrando forte resistenza.

Ovunque i sovietici combattono palesando forte spirito aggressivo e la disponibilità di grandi riserve di armi e carri armati.

Il Comando germanico di fronte alla necessità di un successo clamoroso getta allora tutte le forze disponibili, ed in particolare quelle dell'aviazione, nel settore di Pietroburgo e riesce a circondare la città e si prepara ad espugnarla ad ogni costo.

È in questo momento che si verifica l'avvenimento di Kiev.

Le forze germaniche. da tre mesi costrette a subire· la contromanovra del

l'avversario che non riescono ad agganciare ed ad avvolgere, hanno ad un

tratto la sensazione che la loro vecchia tattica stia questa volta per riuscire. I

gruppi di esercito usciti dalle teste di ponte al di là del Dnieper, riescono a com

piere la loro congiunzione. I sovietici, chiusi nella sacca, non giungono a libe

rarsi dalla stretta e sono in gran parte annientati dagli Stukas accorsi da Pietro

burga. Il Comando sovietico perde il controllo delle unità, indi fugge abban

donandole al loro destino. Il crollo tanto atteso si è alla fine, in un punto

almeno, veramente verificato: Kiev, alle cui porte le forze corazzate germa

niche erano giunte alla metà di luglio, viene occupata il 19 settembre senza

colpo ferire.

Questa vittoria veramente grandiosa è stata dall'Alto Comando germanico sottoposta alla più attenta analisi per scoprire se in essa si rivelassero elementi di importanza strategica ben più utile, ai fini generali, di quelli offerti dal semplice successo tattico.

La sconfitta degli eserciti russi nel settore di Kiev, esso si è chiesto, è stata dovuta al fatto che il Maresciallo Budienny, delineatesi la manovra tedesca, ha arretrata la massima parte delle artiglierie costringendo cosi le unità rimaste in linea a lottare con armi ineguali; oppure la catastrofe è stata provocata da una crisi serpeggiante in tutto l'esercito sovietico ed ormai prossima a raggiungere il suo acme ?

I pareri sono a questo proposito, in Germania, piuttosto discordi.

Da un lato sono riaffiorate in questi ambienti politici ed in quelli dello Stato Maggiore le speranze di poter giungere, con pochi ulteriori colpi, alla rapida soluzione un tempo prevista ed al conseguimento del programma massimo prima dell'inizio dell'inverno. Non pochi si dichiarano tuttavia scettici di fronte a tale convinzione ritenendo che la crisi di una parte dell'esercito sovietico non può giustificare troppo grandi speranze sulla esistenza di uno stato di crisi generale nell'esercito rosso e pensano che ormai occorre prepararsi a trascorrere l'inverno sulle posizioni raggiunte, fino alla ripresa, che potrà aver luogo nella primavera del 1942.

Comunque, a quanto mi viene riferito, è stato deciso di compiere un ultimo tentativo su vasta scala per sondare le residue possibilità di resistenza dello esercito rosso.

Nel settore nord l'attacco su Pietroburgo, nella misura ed ai fini previsti prima della caduta di Kiev, è stato fermato o per lo meno molto rallentato.

La città è circondata e la sua caduta inevitabile.

Appare quindi superfluo sprecare per un successo di prestigio troppi uomini e mezzi, una parte dei quali si è preferito anzi avviare al fronte sud. Nel settore centrale si svilupperà il nuovo attacco sulla capitale. Dall'estrema destra dello schieramento tedesco i corpi corazzati di Gude

rian e von Kleist (gli unici cioè su cui la Wehrmacht può oggi efficacemente contare) inizieranno nella regione Konotop un vasto movimento aggirante sulla direttrice Kursk-Mosca puntando sulla capitale.

Contemporaneamente a questa azione principale le forze del sud marciano su Karkow e Rostov cercando di avvolgere, scendendo lungo il Donez e il Don, i corpi sovietici attualmente raccolti nel Donbass dove, com'è noto, si trova una dei principali (per non dire il principale) centro carbonifero di industria bellica dell'U.R.S.S. Una parte delle forze del sud punta inoltre sulla Crimea la cui occupazione, con la conseguente caduta di Sebastopoli, porterebbe alla totale liberazione del Mar Nero dalla flotta sovietica.

Occorre riconoscere che negli ambienti dello Stato Maggiore germanico si mostra una giustificata reticenza a formulare previsioni favorevoli al completo successo di questo piano.

La manovra dei corpi von Kleist e Guderian, che avrebbe dovuto avere come punto di partenza almeno la zona di Briansk assai più a settentrione, è giudicata a raggio troppo vasto per poter effettivamente esercitare un peso decisivo sullo schieramento russo a difesa della capitale. Essa si basa essenzialmente sul presupposto che sia ora possibile contare sulla eventualità di un crollo in un qualche altro importante gruppo di eserciti nemici. Più probabile si ritiene un suo successo puramente parziale.

Qualora l'ipotesi massima non dovesse realizzarsi, l'azione sul fronte sud verrebbe intensificata al massimo per giungere il più rapidamente possibile a Rostov. Dai risultati di questa azione si giudicherà se sia conveniente continuare l'attacco al di là del Don, nella regione del Kuban fino al Caspio. Questa azione, se coronata di successo, offrirebbe all'esercito tedesco l'incalcolabile vantaggio di spezzare il collegamento fra le forze sovietiche da quelle britanniche operanti in Persia, impedendo all'U.R.S.S. l'afflusso dei rifornimenti.

Si prevede in conclusione che, qualora l'auspicato cedimento non dovesse verificarsi, alle soglie del grande inverno russo, la situazione debba stabilizzarsi su un fronte che partendo dall'est di Pietroburgo (la cui caduta è scontata) passando per Smolensk e Karkow giunga a Rostov ed eventualmente, nella migliore delle ipotesi, fino ad Astrakan sul Volga. Dietro a quella migliore linea l'esercito tedesco attenderebbe fiducioso la fine di un inverno che non sarà certo troppo facile a trascorrere.

In base ai recenti dati sulle perdite subite dalle forze germaniche nel primi due mesi di lotta viene osservato quanto segue:

Questi dati sembrano, secondo l'opinione corrente, approssimarsi al vero per circa il 100% in meno. Ciò malgrado, pur facendo scendere a C'irca un milione le perdite tedesche di vite umane fra morti, feriti e dispersi, alla fine di settembre la cifra non appare eccessivamente elevata. Assai maggiori sono certo per l'esercito germanico l'usura e le perdite di mezzi meccanizzatl e corazzati. Va tuttavia notato come il recupero e la riparazione di tali mezzi avvenga con celerità notevole sia grazie all'addestramento del personale specializzato, sia per l'impianto di vaste officine da campo nelle vicinanze immediate del fronte. Ciò facendo astrazione dalla capacità produttiva dell'industria bellica tedesca che continua a lavorare a ritmo pieno ed intenso.

Le perdite russe appaiono per contro veramente gravissime. Si aggiunga che i sovieti sono nell'impossibilità di recuperare la massima parte dei mezzi perduti, che vengono a trovarsi nel territorio occupato dall'avversario, men

tre sono constatate l'impreparazione del personale e le difficoltà tecniche nel

riattamento dei mezzi avariati.

Nell'attuale momento le forze corazzate delle due parti hanno in conclu

sione subito perdite molto rilevanti. Il vantaggio tuttavia, ed abbastanza sen

sibile, rimane indubbiamente ai tedeschi.

Con la perdita della zona industriale di Pietroburgo, del bacino del Dniepr

e di quella probabile ed imminente del Donbass; con la perdita della zona

agricola più ricca di tutta l'Unione sovietica, l'Ucraina, l'economia russa ha

ricevuto un colpo durissimo che -a quanto viene quì ritenuto -ne sminuisce

il potenziale di almeno il 50 %.

È noto come il governo sovietico abbia da tempo provveduto a trasferire

una larga parte della propria industria pesante nella regione degli Urali ed a

bonificare a scopi agricoli le steppe del Transvolga.

Ci si può tuttavia porre la seguente domanda: l'industria sovietica, che lavorando per anni al massimo delle proprie possibilità è riuscita a malapena ad assicurare una produzione sufficiente al tempo di pace, sarà in grado di far fronte ai pressanti bisogni di una guerra moderna soprattutto dopo che è stata privata delle principali fonti di rifornimento delle materie prime?

La risposta è per lo meno dubitiva.

Un elemento decisivo di giudizio sulla effettiva capacità attuale di resistenza sovietica si ritiene a Berlino debba essere fornito dall'imminente conferenza anglo-sovietica-americana di Mosca.

Il governo sovietico chiede, com'è noto, ai suoi alleati inglesi ed agli amici americani l'invio di soccorsi di materiale, sopratutto carri armati. È evidente che a Mosca gli esperti americani ed inglesi subordineranno l'accettazione delle richieste russe al raggiungimento della convinzione che l'esercito rosso rappresenti oggi ancora un elemento seriamente efficiente.

Se America ed Inghilterra decideranno cioè di inviare ai sovietici i desiderati carri armati (si pensa che mille unità presentino un minimo indispensabile ai fini utili), ciò vorrà significare che la Russia sembra capace di prolungare ancora molto la propria resistenza.

Una platonica manifestazione di solidarietà antitedesca che uscisse dalla conferenza che sta per riunirsi, vorrebbe per contro significare che la Russia sovietica è considerata condannata in modo irrimediabile.

In conclusione le prospettive generali sulla situazione al fronte orientale possono considerarsi, in base a quanto sopra, indubbiamente favorevoli ai tedeschi.

In una situazione strategica che rimanga immutata e senza che il sorgere di un nuovo fronte assorbisca forze germaniche allontanandole dal settore orientale, si pensa che l'esercito e l'aviazione germanica, dopo la pausa invernale, saranno in grado di riprendere in primavera, se è necessario, un'offensiva con la possibilità di infliggere ai russi irreparabili perdite, portandoli a quella sconfitta definitiva che gli attuali larghi margini di resistenza e gli imponenti stocks di materiali bellici, accumulati nel giro di molti anni, hanno finora impedito di verificarsi (1).

(l) n presente documento reca il visto di Mussollnl.

594

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 9411/631 R. Tokio, 27 settembre 1941, ore 8 (per. ore 2,15 del 28).

Da informazioni confidenziali avute presso questo Ministero Affari Esteri risulterebbe che negoziati nippo-americani sono, almeno per il momento arenati. Sembra che mandato iniziale di Konoye sia quello di prospettare, in un primo tempo, soltanto in modo molto generico i punti di una possibile intesa, riservando ad un progettato incontro con Roosevelt una precisazione maggiore di argomenti e di situazioni. Nel frattempo si sperava qui giungere ad ottenere una maggiore condiscendenza americana nei riguardi della pressione economica contro il Giappone. Dipartimento di Stato a Washington avrebbe invece dimostrato precisa intenzione di approfondire senz'altro in via preliminare, principalmente questioni in discussione, sfruttando, come era da attendersi, momento particolarmente favorevole.

Tra l'altro, in prima linea, avrebbe chiesto evacuazione completa truppe nipponiche d'occupazione in Cina.

Posizione assunta da Washington sarebbe di tanta intransigenza da lasciare scarsa speranza che accenno programma Konoye possa per ora essere realizzato.

595

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 9399/1751 R. Berlino, 27 settembre 1941, ore 17.

Riassumo contenuto conversazione avuta stamane con Ambasciatore del

Giappone Oshima.

0 ) Patto Tripartito. In Giappone si è tenuto dare massimo risalto ricor

renza firma Tripartito, non solo per dimostrare mondo anglo-sassone che Giap

pone continua considerare tale Patto come base principale sua politica estera

ma per dimostrare a quella parte ambienti governativi che sarebbero propensi

ad un compromesso con americani, che la massa giapponese non approva loro

intenzionale propaganda sovversiva ed è sempre più aderente politica nuovo

ordine giapponese per Estremo Oriente. Nonostante infatti vi sia indubbia

mente a Tokio ambiente politico favorevole al compromesso con mondo anglo

sassone, la massa del popolo giapponese va sempre più orientandosi in senso

contrario. Le due tendenze stanno fronteggiandosi, ma siccome l'una ha solo

un programma contingente (accordo con S.U.A.) e l'altro invece, basato sulle

aspirazioni più profonde di tutta la gran massa popolare (estromissione dal

l'Estremo Oriente degli anglo-sassoni e dei bolscevichi), è fatale che alla fine

il definitivo prevalga sul contingente.

43 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

2°) Situazione sulla Manica. Oshima ha fatto ultimamente una visita di dodici giorni nella Francia occupata recandosi sui porti della Manica e visitando tutte le installazioni preparate dai tedeschi in quelle zone. Egli ha detto di escludere in modo assoluto qualsiasi possibilità di sbarco da parte inglesi, possibilità che propaganda anglo-sassone sta, in questi ultimi tempi, usando come mezzo per convincere Giappone che dopo tutto posizione Germania in occidente è ben lontana dall'essere una sinecura. Anzi da quanto poi, egli ha visto ha tratto opinione che sbarco in Inghilterra da parte tedesca stia sempre in programma e continui essere attivamente preparato.

J•) Circa operazioni militari in Russia Oshima espresso parere che annientamento forze sovietiche avvenute nella sacca di Kiev dovrebbe facilitare assai marcia verso Mosca. Occupazione zona industriale di Leningrado, di Mosca e bacino del Donez rappresenterebbe perdita per i sovieti dei 5/6 della loro produzione bellica, e alla fine agosto durante sua visita gran quartiere generale FUhrer il Maresciallo Keitel gli ha detto che in complesso contava, prima dell'inizio dell'inverno, di occupare le tre zone in questione.

4°) Estremo Oriente. Circa possibili future operazioni militari in Estremo Oriente Oshima ha dichiarato inevitabile gli sembrava un giorno o l'altro una azione nipponica contro Singapore, e che la . . . . (l) in Estremo Oriente è inferiore di numero e di potenza a quella Giappone. Oshima spera potere nuovamente recarsi in Italia in ottobre e di rivedere il Duce del quale conserva il più entusiastico ricordo.

596

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9510/0141 R. Berlino, 27 settembre 1941 (per. il 1° ottobre).

Telegramma per corriere di V. E. n. 36241 P. R. del 13 corrente (2).

Voci relative a tendenze contrarie ad una guerra contro Russia che sarebbero esistite negli ambienti dell'Alto Comando germanico, sono effettivamente circolate con insistenza fin dai primi giorni del conflitto, ed anrhe nell'imminenza del suo scoppio.

Al momento del trasferimento della l • Flotta aerea dal fronte della Manica al fronte orientale e cioè verso la metà di giugno, il Comandante di tale Unità Maresciallo Kesserling, congedandosi dall'utficiale di collegamento italiano ebbe a dirgli che come soldato avrebbe naturalmente compiuto fino in fondo il suo dovere ma che doveva confessare di non comprendere bene i motivi di una guerra contro la Russia.

Contrari a tale campagna, secondo notizie in seguito pervenute si sarebbero dimostrati oltre al Generale von Falkenhausen lo stesso Maresciallo Goe

ring. Astrazione fatta dai nomi delle personalità cui tali opimoni vengono at

tribuite si ha ragione di ritenere le notizie fondate.

L'incerta situazione nel settore centrale del fronte ai primi dell'agosto scorso e le fortissime perdite subite dai tedeschi in uomini e materiali avevano provocato nell'Alto Comando una inevitabile crisi favorendo il sorgere di accuse rivolte da esso ai suoi organi informativi che non avevano tempestivamente segnalato l'enorme quantità di materiale di cui disponevano i russi. È probabile che talune delle persone attaccate, cercando di difendersi, abbia divulgato supposti pareri contrari alla campagna manifestati fin dal momento ln cui essa stava per essere decisa.

L'attuale favorevole corso delle operazioni ha naturalmente fatto passare in seconda linea ogni eventuale critica alla campagna intrapresa contro la Russia.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Indecifrabile». (2) -Vedi D. 557.
597

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. ·n. PER TELESCR. 9437/1756 R. Berlino, 28 settembre 1941, ore 16.

Personale per il Ministro Ciano.

Ho avuto una lunga conversazione con von Ribbentrop che si è svolta su questi due argomenti principali:

0 ) Trattamento operai italiani: Gli ho parlato chiaro e preciso, ripetendogli le conseguenze negative che può aver sui rapporti itala-tedeschi il prolungarsi di questa delicata situazione. Poiché il Sottoseg,retario di Stato Luther aveva comunicato a Von Ribbentrop che da una prima rapida inchiesta gli ultimi episodi di Hallendorf erano risultati di molto minore gravità, ho fatto su ciò le mie riserve ed ho fermamente dichiarato a Rlbbentrop essere tale questione una questione di principio che non potevo assolutamente ammettere: che cioè gli operai italiani fossero inviati in campi cosiddetti di disciplina. Von Ribbentrop dopo aver cercato di svalutare la cosa ha finito per riconoscere legittima la mia pregiudiziale ed ha dato istruzioni a Luther di accordarsi con Heydrich aflìnché i casi di indisciplina vengano esaminati da un organizzatore italiano e da uno tedesco, opportunamente scelti per eventuali provvedimenti che dovranno al massimo estendersi al rimpatrio del colpevole.

Ho quindi vivamente richiamato l'attenzione di Ribbentrop su episodi di proibizione a donne tedesche di lasciarsi avvicinare da lavoratori italiani (sembra anche per timori di contagi malattie veneree). Ribbentrop ha ancora una volta cercato di svalutare la cosa dicendo che tali «stupidi ordini anacronistici provengono da alcuni piccoli gerarchi del partito che vantandosi di esser nazional-socialisti al 500% pretendono di essere soli depositari e custodi dello spirito della rivoluzione». Ha aggiunto che Fuehrer li considera come esaltati e mi ha formalmente assicurato che saranno impartite precise disposizioni per l'eliminazione degli inconvenienti che gli ho segnalato. Ciò nondimeno seguito a rimanere molto pessimista su questa delicata situazione perché cause che ne determinano gravità sono complesse e non potranno essere eliminate che molto lentamente. È necessario che Lombrassa abbia rapide possibilità di efficace intervento.

2°) Sviluppo operazioni: Ribbentrop mi ha fatto una lunga e dettagliata

illustrazione dei recenti successi tenendo a mettere in rilievo che essi sono

il risultato del personale intervento del Fuehrer e del metodo « scientifico » pre

parazione di tutti i più piccoli particolare. Ha completato che risulta ormai

incontestabile invincibilità dell'esercito tedesco che ha avuto ragione di ogni

ostacolo e di ogni difficoltà e contro cui si sono infranti tutti gli sforzi e potenti

contrattacchi armate sovietiche.

«Ora -Von Ribbentrop ha detto, -che siamo arrivati a questi grandiosi

risultati e che possiamo piacevolmente parlare, potremo riconoscere che abbiamo

attraversato periodi particolarmente duri e difficili».

Ha inoltre confermato che prima dell'inverno Germania avrà certamente

occupato e conquistato tutta quella parte che è maggiormente importante per

rifornimenti e che entro questo anno Russia sotto l'aspetto militare non esi

sterà più.

Ho cercato (di introdurre) altri argomenti quali Francia e Turchia, ma egli

mi ha risposto che non sono problemi di attualità in quanto bisogna fare una

cosa alla volta aggiungendo che ora è essenziale abbattere Russia.

Von Ribbentrop, prima di rientrare al suo Quartiere Generale, si reca per

tre o quattro giorni alla caccia (1).

598

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9447/180 -181 -182 R. Helsinki, 28 settembre 1941, ore 19,1~ (per. ore 6,30 del 29).

Ministro degli Affari Esteri mi ha confermato ciò che mi risulta in verità già da atteggiamento stampa locale, cioè che risposta sarà negativa. Essa non sarà trasmessa mediante medesimo tramite scelto da Inghilterra cioè da locale Legazione di Norvegia, ma attraverso governo svedese.

Ministro degli Affari Esteri ha soggiunto che è stata discussa opportunità

-o meno rispondere passo inglese e che è prevalsa soluzione affermativa. Risposta sarà fornita primi giorni prossima settimana. Sarà moderata nella forma ma ferma nella sostanza. In nota inglese non si accenna a come stampa internazionale ha affermato, che passo inglese è stato preceduto da conver

sazioni con governo sovietico. Inghilterra non fa alcun accenno a relazioni russo-finlandesi, ma a quelle finno-inglesi, promettendo, nel caso in cui Finlandia aderisca sua richiesta, dimenticare gesto non amichevole «espulsione » del Ministro d'Inghilterra da Helsinki e « studiare » in primo luogo ripristino buone relazioni tra i due paesi ed alleggerimento blocco.

lo -Mostrare U.R.S.S. di fare qualche cosa nel suo interesse nel campo diplomatico non potendo agire se non assai scarsamente in quello militare;

2° -Cercare ottenere in particolare che ferrovia Hurmanak possa essere salvata. Progresso truppe finlandesi ha già interrotta linea in due zone SvisPusnus. Avanzata verso Petroskoi minaccia una nuova interruzione.

Ministro degli Affari Esteri ha insistito soprattutto su tentativo inglese di destare sospetti con suo recente gesto negli Stati dell'Asse circa attitudine Finlandia. Egli mi ha ripetuto noti argomenti circa impossibilità concludere pace separata con URSS, circa necessità conquistare intera Carella per raggiungere indispensabile sicurezza confini e per liberare popolazione finlandese che vive colà. Ha accentuato ripetutamente incomprensione inglese e contraddizioni atteggiamento suo Governo, che ha riassunto nel seguente modo:

l o Fino a quando relazioni diplomatiche non furono interrotte, Inghilterra non contestò Finlandia diritto guerra difensiva contro U.R.S.S. Ora invece affermo di non poter distinguere fra fini particolari guerra Finlandia e sua partecipazione effettiva a guerra europea;

2° Blocco inglese fu effettuato 14 giugno, cioè prima scoppio ostilità contro URSS, e fu giustificato dal timore che truppe tedesche stazionanti Finlandia potessero avvantaggiarsi rifornimenti inglesi. In recente nota Governo inglese promette studiare possibilità alleggerire blocco soltanto su truppe finlandesi si astengono invadere territorio russo, senza pensare più a truppe tedesche che continuano stazionare in Finlandia;

3° Ai fini agosto inghilterra mantenne relazioni diplomatiche con Finlandia nonostante presenza truppe tedesche su territorio finlandese. In questa nota inglese si dichiara invece impossibilità ripresa buone relazioni sino a che truppe tedesche non abbandoneranno Finlandia.

Affari Esteri si è mostrato molto riservato al riguardo pur affermando trattarsi atti ed incidenti a carattere sporadico.

Come effetti pratici minaccia inglese considerare Finlandia come stato nemico Ministro degli Affari Esteri ammette soltanto possibilità bombardamento aereo con aeroplani provenienti dall'Inghilterra o da isole vicine Petsamo. Egli esclude almeno per lungo tempo tentativo di sbarco inglese nord Norvegia in vista notevoli forze armate tedesche colà ammassate. Ha voluto aggiungere che anche Svezia farebbe buona guardia frontiera in caso di tentativo violazione sua neutralità da parte inglese.

(180) Nota inglese alla Finlandia chiede che truppe finlandesi non solo si sostengano del far progressi su Russia vera e propria ma che si ritirino entro i limiti confini 1939.

(l) -Il presente telegramma reca il visto di Mussolini.

(181) Ministro degli Affari Esteri ritiene che nuove pressioni Governo inglese siano state determinate da seguenti motivi:

(182) Rinnovato tentativo porre fine ostilità tra Finlandia ed URSS, tenta anche mettere Governo in difficile situazione nei riguardi popolazione ormai stanca continuare guerre dopo raggiunti obbiettivi nazionali. Ministro degli Affari Esteri spiega tale tentativo con incomprensione inglese circa fermezza carattere popolazione. Egli contesta impossibilità paese affrontare nuovi sacrifici se necessario. Alcuni atti presunto sabotaggio contro unità navali tedesche di cui miei rapporti 346 e 347 del 28 corrente (l) e incidenti talvolta gravi fra truppe tedesche e popolazione fanno pensare persistente attività anglocomuniste in questo paese per creare atmosfera antitedesca. Ministro degli

(l) Non pubblicati.

599

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP (l)

L. P. 1/3922. Roma, 28 settembre 1941.

Le Vostre amichevoli parole (2) mi sono giunte assai gradite nel momento in cui ho ripreso il mio la v oro a Palazzo Chigi.

Fui molto dolente di non aver potuto rivedervi nello scorso agosto, ma ho seguito con particolare interesse lo sviluppo degli avvenimenti in queste ultime settimane e con viva ammirazione le vittorie e le imprese delle forze armate germaniche nella lotta antibolscevica.

Sarei anch'io moUo lieto di incontrarmi con Voi non appena Voi lo riterrete opportuno ed in quella città della Germania che vi sarà più conveniente. Esistono alcune questioni delle quali potremo utilmente parlare cogliendo l'occasione per avere, dopo parecchio tempo dalle nostre ultime conversazioni, un proficuo scambio di vedute.

Nell'attesa di stringerVi personalmente la mano, vogliate ricevere. caro Ribbentrop, i miei rinnovati amichevoli saluti.

600

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 9453/1762 R. Berlino, 29 settembre 1941, ore 17,30 (per. ore 18,35).

Prego far pervenire d'urgenza alla Eccellenza Lombrassa seguente comunicazione: «Mi riferisco alla nostra conversazione telefonica per riassumere qui di seguito alcune mie considerazioni circa il progettato Decreto.

Anzitutto una considerazione pregiudiziale. Nel corso di un lungo colloqu1o avuto con Ribbentrop (l) gli ho lungamente esposto gli inconvenienti che si erano verificati (arresto di nostri lavoratori e loro invio in campi di disciplina), attenendone assicurazione che avrebbe immediatamente interessato gli organi competenti per i necessari accertamenti e perché i fatti lamentati vengano a cessare.

In queste conslderazlonl ml sembra non opportuno riaprire all'indomani stesso la discussione con Ribbentrop, ma piuttosto attendere di vedere quale seguito concreto verranno ad avere le disposizioni da lui impartite.

Venendo ora ad esaminare il progetto di decreto rilevo, in linea di diritto:

a) Non ritengo che il decreto possa prescindere da un previo accordo col Governo germanico. Si tratta infatti di introdurre una specie di regime capitolare, sottraendo i nostri lavoratori alla legislazione ed alla giurisdizione germanica, ed occorre tenere presenti le gravi obiezioni di principio che potrebbero essere sollevate da parte tedesca. È evidente peraltro che il decreto stesso intanto avrebbe utilità in quanto valga ad indurre le autorità germaniche a rinunziare a perseguire i nostri lavoratori: altrimenti essi verrebbero a essere giudicati e condannati due volte.

Lo stesso articolo 2 del progettato decreto implica inoltre un accordo in quanto è previsto che debba essere l'Azienda germanica a denunziare le infrazioni al Console.

b) Occorrerebbe anziutto accertare che le mancanze (e relative sanzioni) previste dalla nostra legge sulla mobilitazione civile siano in tutto o in parte corrispondenti a quelle previste dalla legislazione di guerra germanica. È infatti da contemplare la possibilità che la legge germanica consideri infrazioni perseguibili delle mancanze che non sono invece previste dalla legge italiana

c) Altra questione sorge: quale verrebbe ad essere, ad esempio, la situazione dei lavoratori i quali sono trattenuti di autorità in Germania dai datori di lavoro dopo scaduti termini del contratto volontario da loro firmato?

A prescindere da simili ed altri problemi di ordine giuridico, si accenna ad alcune gravi difficoltà di carattere pratico:

a) da parte di chi ed in quale maniera dovrebbero essere tradotti alla frontiera i lavoratori ritenuti colpevoli dal «Comitato»?

b) cosa avverrebbe dal denunziato nel periodo che va dalla denunzia al deliberato del Comitato?

c) Come esplica il Comitato la sua funzione di istruttoria per ottenere testimonianze, sopraluoghi, eccetera?

d) Come potrebbe una procedura così relativamente complessa e lunga far fronte alle mancanze di carattere lievi e contingenti che necessitano e per le quali è sufficiente intervento immediato?

Ho voluto semplicemente richiamare la tua attenzione su alcune difficoltà più evidenti cui potrebbe dar luogo applicazione del decreto progettato. Ne consegue per me impossibilità di dare senz'altro una risposta conclusiva.

Ritengo inoltre necessario aver preventive conversazioni con autorità tedesche allo scopo di evitare eventuali reazioni e di garantire che, per quanto è possibile, il provvedimento, se deciso, non trovi ostacoli nella sua applicazione>>.

(l) -Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, c!t., pp. 676-677. (2) -Il 25 settembre Ribbentrop aveva inviato a Ciano il seguente telegramma: <<Cordiali ringraziamenti per il Vostro telegramma. Vedo con piacere dallo stesso che Voi, caro Ciano, V! siete completamente ristabilito. Spero che ancora una volta ci potremo personalmente vedere e parlare».

(l) Vedi D. 597.

601

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. s. N. D. 38413/1582 P. R. Roma, 29 settembre 1941, ore 19.

Telespresso 11616/865 del 19 corrente Consolato Generale Francoforte (1). Non è ritenuto opportuno trasferimento Italia Principe Michele di Montenegro.

Principe Michele ha espresso Maestà Regina Imperatrice desiderio ottenere trasferimento dalla Germania a Parigi dove riceverebbe cure cui abbisogna da proprio suocero dottore o, in via subordinata, in località di clima più temperato (2). Soddisfazione a tale richiesta sarebbe gradita a Loro Maestà.

Fregasi svolgere possibile interessamento presso Autorità germaniche (3).

602

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 11670. Berlino, 29 settembre 1941.

Si è fatto il possibile, da parte dei dirigenti tedeschi, per far scivolare

senza forti scosse la popolazione nel terzo anno di guerra. Commenti di stampa

moderati, un pò di bilancio, nessuna promessa. È stato molto notato anche il

fatto che il Ftihrer, diversamente degli altri anni, questa volta non ha inau

gurato con un discorso, che si sarebbe potuto radiotrasmettere dal Quartier

Generale, l'attività dell'Opera di assistenza invernale. Egli si è limitato a un

problema, e da questa domenica già incominciano a girare 1 volonterosi con i

bussolotti dove piovono i soldini per la Winterhilje.

Ancora non vi è traccia, tuttavia, dell'inizio della stagione più dura, per

la popolazione, da superare. La clemenza delle presenti giornate d'autunno,

cui arride un magnifico sole, aiuta anzi molto a conservare nel livello consueto

la «Stimmung ».

Tale livello non è migliorato né peggiorato. Le vittorie sul fronte orientale sono state sì accolte con un senso di sollievo, come la consolante conferma della supremazia militare germanica, ma non con un senso di entusiasmo. Ed anzi, per quanto ormai lo straniero che risiede a Berlino si sia abituato a ciò, deve egli pur sempre notare come le notizie di successi riassunti in cifre astronomiche di bottino e di prigionieri producano su di lui una impressione maggiore che non sui cittadini tedeschi.

Nei circoli ufficiosi non vi è più, tuttavia, la baldanzosa sicurezza di cui si faceva sfoggio sino ad alcuni mesi fa, sino all'inizio cioè della campagna sul fronte orientale. La convinzione della vittoria finale è espressa piuttosto con ragionamenti per absurdum. Si dice: quando avremo sconfitto e organizzata per la produzione a nostro vantaggio la Russia, risolta cioè la questione alimentare che cosa potranno farci gli inglesi, in un'Europa che noi controlliamo e da cui non ci possono più derivare sorprese? Vi è così, in questo modo di ragionare, una predominanza dell'elemento difensivo. La vittoria totale e assoluta, al cento per cento, che assicuri una egemonia europea con riflessi di primato mondiale, è sperata ormai soltanto da coloro che sottovalutano il fattore americano. Ma sono la minoranza. Gli altri, i più, ritengono che l'intervento americano non potrà abbattere la Germania e influire decisamente sulla sua parte in Europa, ma che in tutti i casi esso servirà a contenderle i frutti dello sforzo gigantesco che essa ha compiuto e continua a compiere. E c'è una sorda irritazione in questo riconoscimento che, comunque vadano le cose, anche perdendo l'Inghilterra, l'America guadagnerà. Tutto ciò accentua, nel popolo, i confronti con l'andamento della passata guerra mondiale, e sono tali confronti a ingenerare da una parte la sua titubanza nell'accettare con ottiminsmo ogni annuncio di ulteriori vittorie, ma dall'altra anche la coscienza di dover resistere e aderire con disciplina alla situazione. Perché i dirigenti nazisti hanno sempre predicato, che la guerra mondiale è stata perduta non per colpa dell'esercito, ma per il crollo del fronte interno.

Non si possono percepire, in questo, sintomi di ribellione, o di inquietudine. E anche il lieve rilassamento che qui e là si può notare non supera davvero l'inevitabile logorio spirituale e materiale di due anni di guerra.

Nel quadro dell'odierna vita tedesca è sorto un elemento nuovo e spiacevole con il contrassegno imposto agli ebrei (tre milioni c mezzo nel Reich, compresi Protettorato e Governatorato generale: 300.000 in Germania, di cui il maggior contingente a Berlino). Spiacevole, perché nell'aspetto della strada tedesca si inserisce il miserevole spettaco!o di questi << giallostellati » che quasi la ostentano e che, denutriti e male in arnese, fanno un duro contrasto e offendono la vista. I cittadini tedeschi si domandano perché proprio ora sia stato preso il provvedimento: la sua efficacia propagandistica è per lo meno dubbia. O, piuttosto, controproducente.

Nelle zone occupate lo stato d'animo delle popolazioni continua a non dare affatto segni di miglioramento. Ho già avuto occasione di segnalare come il latente malcontento sia andato diffondendosi, dando anche luogo a manifestazioni che hanno reso necessari e severi provvedimenti da parte delle autorità occupanti. Allo stato di eccezione proclamato in Norvegia, alle fucila

zioni di ostaggi a Parigi ed a Belgrado, segue oggi la sensazionale notizia dell'arresto per alto tradimento del Presidente del Consiglio del Protettorato di Boemia e Moravia, Ing. Elias che sarà prossimamente giudicato da questo Tribunale Straordinario del Popolo.

È questo il primo provvedimento preso dal trentaseienne Heydrich, il «braccio destro » di Himmler per tutte le questioni di alta polizia, a sole ventiquattro ore dalla sua nomina a sostituto del Barone von Neurath nella carica di Protettore in Praga.

La sostituzione, comunicata al pubblico ieri nelle seconde pagine, è stata motivata con le cagionevoli condizioni di salute di von Neurath e con la necessità assoluta di una «più attività » del Protettore in tempo di guerra.

In questi ambienti ufficiali ci si è mostrati riservatissimi al riguardo; ma l'aver affermato -come ieri è stato fatto -che la decisione è stata presa onde far fronte all'attività di «alcuni elementi irresponsabili cechi», proverebbe che la salute di von Neurath ha ben poco a vedere con il provvedimento.

Fra coloro cui la situazione del Protettorato è meglio nota si dice che von Neurath è stato allontanato perché uomo di vecchia Germania, troppo debole

o non disposto ad adottare durissimi sistemi di governo. Da oltre un anno la sua opera sarebbe stata sottoposta a numerose critiche da parte dei più radicali circoli del Partito, che nel Protettorato avevano un esponente di tutta fiducia nella persona del Segretario di Stato Frank -i cechi lo chiamano il «Bluthund » -messo al fianco di Neurath fin dalla fine della repubblica cecoslovacca.

La sostituzione ora avvenuta dimostrerebbe che la corrente facente capo al Frank ed intenzionata a por fine con qualsiasi mezzo alle larvate opposizioni ed agli ostruzionismi dei cechi avrebbe ora preso il sopravvento -probabilmente a seguito di peggioramento della situazione interna in Boemia e Moravia -sull'altra corrente impersonata in Neurath ed in alcuni funzionari vecchio stile alle sue dipendenze e disposta ad adottare più moderate tendenze di governo (1).

(l) -Vedi D. 564, nota l. (2) -Questo capoverso riproduce quasi integralmente una comunicazione fatta a Ciano il 27 settembre 1941 dal Ministro della Rea! Casa. (3) -Alfieri rispose con T. 12007/3582 del 7 ottobre 1941 di aver sollecitamente interessato le competenti autorità germaniche.
603

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 35268/1774 P. R. Berlino, 30 settembre 1941, ore 14,30.

Per Eccellenza Ciano.

In questi alti circoli politici e militari continua a regnare la più viva soddisfazione per i successi realizzati in Russia e il più grande ottimismo circa ulteriore sviluppo operazioni. Oggi stesso ne ho avuto precisa e specifica conferma dal Capo della Stampa del Reich dottor Dietrich -come è noto

persona vicinissima al Fuehrer di cui gode la completa fiducia -H quale, riferendo evidentemente opinione dal Fuehrer stesso espressa, mi ha dichiarato che entro l'autunno le altre armate russe seguiranno la fine di quella di Budienny.

Avendo io amichevolmente e scherzosamente accennato che altre volte simili assicurazioni non erano state confermate dai fatti, Dietrich ha testualmente replicato: «Se entro cinque o sei settimane quello che oggi vi annunzio non sarà realizzato, vi autorizzo sin da ora a farmi dare del mentitore sulla stampa>>.

Dietrich si è molto rallegrato per i nostri successi e mi ha detto che il Fuehrer gli aveva personalmente dato istruzioni telefoniche di mettere le nostre vittorie in evidenza sulla stampa tedesca (1).

(l) Il presente rapporto reca il visto di Mussolinl.

604

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9499/754 R. Madrid, 30 settembre 1941, ore 23,40 (per. ore 7 del 1 o ottobre).

Questo Ambasciatore di Germania ha domandato a questo Ministro degli Affari Esteri se era a conoscenza impressione suscitata in Inghilterra da recenti sconfitte sovietiche. Serrano rispondeva che, secondo le notizie fornitegli da Ambasciatore Alba, tali sconfitte non avrebbero gran che commosso massa britannica; Russia è lontana e popolo inglese appare per ora soddisfatto di aver meno bombardamenti e maggiore quantità viveri.

Ambienti governativi inglesi sarebbero invece seriamente preoccupati ed ormai persuasi che eventuale vittoria britannica riuscirebbe di solo vantaggio per Stati Uniti d'America.

Interrogato da Alba, Eden avrebbe poi espresso sua certezza nella vittoria senza per altro sapere indicare modo risoluzione conflitto.

605

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9776/0107 R. Istambul, 30 settembre 1941 (per l'11 ottobre).

Ho avuto nei giorni scorsi ad Ankara una lunga conversazione con l'Ambasciatore di Turchia in Roma, Baydur. Egli mi ha intenzione di mettere a

profitto questa sua permanenza in patria per far riprendere le conversazioni di carattere economico e politico fra il Governo fascista ed il suo Governo. Vorrebbe che si iniziassero subito conversazioni di carattere economico, anche perché è stato prematurato, in tal senso, dal Senatore Giannini a Roma (notisi che l'autorevole Segretario Generale presso il Ministero degli Affari Esteri, signor Numan Menemencoglu, mi disse la stessa cosa il 25 corr. -mio telegramma n. 594 -) 0).

Ma è d'avviso che anche sul terreno politico le relazioni dei nostri due Paesi dovrebbero essere rafforzate, secondo il desiderio a suo tempo espressogli da V. E. (2).

A mia volta ho detto al collega Baydur che per quanto abile sia stata finora la politica seguita dalla Turchia, intesa sopratutto a rimanere fuori del conflitto, è evidente che tutto l'interesse della giovane Repubblica e la sua posizione geografica nel Mediterraneo le consigliano di stabilire più intimi contatti e rapporti con le potenze dell'Asse destinate a dare all'Europa il nuovo e definitivo assetto ed in particolare con l'Italia. Quanto prima la Turchia deciderà in tal senso tanto meglio sarà per essa.

Baydur ha promesso di venirmi a vedere dopo i suoi colloqui con il Presidente della Repubblica e di membri più autorevoli del Governo (3). I giornali odierni pubblicano la notizia che anche l'Ambasciatore turco a Berlino è stato chiamato ad Ankara per conferire.

(l) Il presente telegramma reca Il visto di Mussollnl.

606

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Berlino, 30 settembre 1941.

Circa la segnalazione riservata che Vi ho fatto in occasione della mia corsa a Roma (4), credo di poterVi dire che l'atmosfera si è già rischiarata.

Appena ritornato a Berlino ho preso rapidi efficaci contatti: e molto mi ha fatto giuoco di potere annunciare -opportunamente illustrandola -la Vostra partecipazione alla manifestazione di Roma in sede italo-germanica.

Nonostante la Vostra autorizzazione a presenziare tale cerimonia, non ritengo opportuno di assentarmi in questo momento da Berlino: anche perché desidero interessarmi subito, in posto, del Vostro discorso.

(l) -Con T. s. n. d. 9398/594 R. del 27 settembre, ore 14,40, non pubblicato, De Peppo aveva riferito quanto segue: << Menemencoglu che ho visto ieri mi ha detto che l'ambasciatore di Turchia in Roma essendo giunto ad Ankara egli lo convocherà al più presto possibile per esaminare con lui l'opportunità di iniziare con l'Italia trattative "intanto" di carattere commerciale». (2) -Vedi D. 278. (3) -Della successiva visita promessa da Baydur a De Peppo non vi è traccia nella corrispondenza telegrafica. (4) -Vedi CIANo, Diario, cit., alla data del 24 settembre.
607

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S. N. D. 9541/1455 R. Washington, 1° ottobre 1941, ore 1,52 (per. ore 7 del 2).

Mio telegramma 1368 (1).

Mi viene riferito che in ambienti Congresso risulterebbe che questo Ambasciatore di Spagna si sarebbe recato a Madrid ad istigazione questo Governo nel tentativo di indurre Franco a sondare ed a fare pressioni sul Duce per eventuale pace separata Italia.

Data attuale fase propagandistica caratterizzata da intimidazioni miste ad espressioni di indulgenza nei confronti dell'Italia ed in considerazione dei marcati sentimenti anglofili o americanofili del sig. Cardenas segnalo quanto precede per eventuale controllo.

Aggiungo ad ogni buon fine che Cardenas, nel farmi visita prima di partire, mi disse che sperava di conferire personalmente con Franco senza presenza Serrano Sufier nei cui confronti P.spresse giudizi che suonavano critica.

608

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 9539/644 R. Tokio, 1° ottobre 1941, ore 21 (per. ore 6,30 del 2).

Mio telegramma n. 631 (2).

Diffidenza e malcontento opinione pubblica, che intende essere ormai senza ulteriori indugi illuminata sull'argomento dei negoziati nipponici-americanl, si fanno sempre più forti.

Dato che ultime comunicazioni giunte da Washington due giorni or sono sarebbero tali da escludere possibilità di annunziare notizie soddisfacenti, Governo sembra deciso diramare prossimamente un comunicato destinato sostanzialmente a rassicurare circa fedeltà nei negoziati alle posizioni essenziali ed ormai tradizionali della politica giapponese, anche e sopratutto per quanto concerne suo programma asiatico.

Intanto situazione è tale che si comincia a parlare con molta insistenza e nei più vari ambienti della inevitabilità di una crisi del Gabinetto Konoye.

(l) -T. 9036/1368 R. del 15 settembre 1941, ore 14, non pubblicato; riferiva circa un colloquio con l'ambasciatore di Spagna a Washington sull'atteggiamento degli Stati Uniti. (2) -Vedi D. 594.
609

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9548/1456 R. Washington, 1° ottobre 1941, ore 21,41 (per. ore 13,30 del 2).

Visita Londra Taylor qui giunta del tutto inaspettata. Si ritiene che essa non fosse prevista nel programma del viaggio ma sia stata decisa quando Taylor era già a Lisbona sulla via del ritorno in seguito a pressante richiesta Governo britannico, che evidentemente ha desiderato spremere Taylor circa scopi e risultati sua missione e circa pensiero Vaticano e situazione in Italia.

Servizi propagandistici britannici hanno senza dubbio voluto sfruttare visita Taylor a Londra e suo incontro con Ministro Stati Uniti Dublino per affermare esistenza di un « piano di azione mondiale della Chiesa cattolica » lasciando intendere che tale piano avrebbe come premessa maggiore un allineamento del Vaticano a fianco delle democrazie e come premessa minore lo «sgretolamento del morale italiano». Uno dei vari corrispondenti londinesi della stampa americana, i quali sono ormai veicolo preferito dei servizi propagandistici britannici, è giunto ad affermare « coincidenza :.> fra presenza a Londra di Taylor e incursioni aeree britanniche sull'Italia del 28 settembre.

Scopo di tale artefatta ridda di speculazioni ed illazioni è quello di creare confusione ed incertezza fra i venti milioni di cattolici degli S.U.A. che costituiscono una delle maggiori componenti delle forze contrarie a politica interventista di Roosevelt: Londra e Washington si rendono infatti conto come tale atteggiamento del cattolicismo americano si sia irrigidito con partecipazione al conflitto europeo dell'URSS (alcuni circoli cattolici sono giunti a dichiarare che per i soldati americani di religione cattolica sarebbe stato «caso di coscienza» combattere in una guerra in cui S.U.A. fossero schierati a fianco dell'URSS) e si cerca ora di avallare la voce che il Pontefice abbia mostrato «comprensione» per collaborazione anglo-americano-sovietica ed «apprezzato» assicurazioni dategli da Taylor circa un intervento di Washington presso Mosca perché URSS garantisca piena libertà religiosa.

Tale voce è stata seguita da notizia di episodi che dovrebbero essere un sintomo di un «ravvedimento» sovietico quale ad esempio avvenuta riapertura di una sinagoga e di una chiesa cattolica polacca a Mosca, soppressione del periodico anti-religioso moscovita Senza Dio, presenza dell'Ambasciatore dell'URSS a Londra Maisky a Mosca per Genetliaco dell'ex-Re Pietro di Jugoslavia ed altre simili amenità.

Tali grottesche notizie sono state ieri coronate da una dichiarazione del Presidente Roosevelt il quale ha sostenuto in conferenza stampa che URSS accordava medesime libertà di culto e di coscienza accordate da S.U.A. citando a riprova articolo 124 Costituzione sovietica che pone su medesimo piano libertà di propaganda religiosa ed anti-religiosa. A tale riguardo mi permetto sottoporre opportunità che tale vasta manovra propagandistica e mistificazione del Presidente, che è da ritenere susciterà fra queste gerarchie religiose penosa impressione, vengano rilevate in articolo Geyda che presenti fra l'altro dichiarazioni Roosevelt come ridicola pretesa sostituirsi al Pontefice per fornire ad uso e consumo degli ambienti religiosi americani quella mancata « benedizione~ che qui forse si sperava strappare con missione Taylor mediante dichiarazione del Pontefice che proclamasse «giusta guerra:.) quella combattuta da coalizione anglo-americano-sovietica.

610

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 35994/0158 P.R. Bucarest, 1° ottobre 1941 (per. il 5).

Mihail Antonescu mi ha pregato di dire a V. E. che si è molto doluto del fatto che l'Incaricato d'Affari di Romania nel presentarVi il «Memoriale sul trattamento applicato dall'Ungheria alla popolazione romena dei territori ceduti coll'Arbitrato di Vienna) in data 15 settembre, abbia insistito sopratutto sulla conclusione che il Governo romeno trae dal fatto che il Governo magiaro col suo atteggiamento colpisce di caducità l'atto di Vienna in quanto non ne rispetterebbe -a suo avviso -le clausole.

Insistendo, come ha fatto presso di Voi sul punto della caducità il signor Camarachescu è andato al di là delle istruzioni del Governo romeno. Per questo fatto egli sarà richiamato.

«Il Conte Ciano -Ini ha detto con molta franchezza Mihail Antonescu forse penserà che abbiamo voluto esperimentare la reazione dei suoi nervi. Vi prego dirgli che non è così. Noi abbiamo voluto nel memoriale trarre una conclusione dei fatti esposti. Il Conte Ciano ha detto al signor Camarachescu con molta benevolenza che noi vogliamo «mettere il carro avanti ai buoi 1>. Questa risposta non ci dispiace, perché è stata cortese e perché noi siamo certi che l'Italia si convincerà un giorno di queste realtà:

l o -che un milione e quattrocentomila romeni non possono vivere nelle condizioni che sono loro create oggi dal regime ungherese;

2° -che il nuovo confine sorto a Vienna pone un pugnale nel cuore stesso della terra romena;

3° -che nessun Governo romeno potrà mai accettare come definitiva l'attuale frontiera transilvana per ragioni storiche, politiche, economiche, demografiche e per ragioni d'onore.

Voi vi renderete conto un giorno che la lotta delle razze è cominciata nel mondo, vi renderete conto dell'importanza che avrà la Romania nella vostra politica balcanica. Io non comprendo perché la Germania ci dà tante prove di comprensione e ci usa tanta attenzione, mentre a Roma l'atmosfera nei nostri confronti è sempre glaciale e non ci giunge mai un segno caldo di amicizia. Eppure oggi abbiamo dato prove concrete effettive nel campo politico, militare, economico, di adesione all'Asse, di totale concorso di tutte le forze del paese alla causa comune, e tanto il Conducator che io guardiamo a Roma con fiducia e con speranza.

Vi prego nel vostro interesse di non deludere la nostra attesa».

Ho risposto ad Antonescu quanto già gli avevo detto in altre analoghe occasioni e cioè che tanto il Duce che V. E. hanno dato già prove di comprensione della situazione romena e prove di simpatia all'attuale regime. Speravo ottenere che i rapporti fra Roma e Bucarest diventassero sempre p~ù caldi e fiduciosi, ma una politica proficua d'intesa tra i due paesi era un lavoro lento che non poteva improvvisarsi dopo venti anni di incomprensione. Certamente la situazione sarebbe migLorata. D'altra parte non ci si poteva chiedere di mollare l'Ungheria dopo tanti anni di fedeltà.

Qui il signor Antonescu mi ha interrotto per dimostrarmi fra l'altro come fosse necessario diffidare dell'Ungheria che già cominciava a battere freddo a Berlino per le prove di comprensione e di amicizia che il Fuehrer dava alla Romania.

Ma mi sembra superfluo esporre in dettaglio queste accuse. Prima di congedarmi ho detto al signor Antonescu che intanto come prova di amicizia immediata ci accordasse:

l o -i 150 mila quintali di grano che gli avevo chiesto come anticipo sulla fornitura totale 1941-42;

2° -la possibilità di acquisti immediati sul posto per il nostro corpo di spedizione;

3° -la parità della lingua italiana con la tedesca nelle scuole romene.

Antonescu ha annuito alle mie richieste. Quanto al grano mi ha pregato chiarirvi che il Governo romeno mette tutta la sua buona volontà per contentarci ma che i trasporti assorbiti tutti per la guerra e per buona parte dall'esercito tedesco frustrano i programmi di rifornimento nello stesso paese, tanto vero che anche a Bucarest sono successi incidenti davanti alle panetterie per deficienza di farina e a Costanza si distribuisce il pane tre volte alla settimana (il che è esatto).

Il signor Antonescu mi ha infine precisato che attendeva da Berlino a giorni Clodius per discutere del nuovo accordo economico tra i due paesi. Egli sperava ottenere che i tedeschi rinunziassero alle prime forniture di grano per poterle dare con precedenza a noi.

611

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 1° ottobre 1941.

Confermo di avere rimessa la tua lettera (l) a Ribbentrop. La lettera va benissimo anche perché essa rientra perfettamente nel quadro, nel tono e

nei riferimenti che, durante le conversazioni di questi giorni con Ribbentrop (e senza ti assicuro prendere nessuna iniziativa), avevo fatto nei tuoi riguardi allo scopo che ti ho illustrato e addolcisce la situazione, dirada l'atmosfera, riportandola allo stesso (o press'a poco) punto di prima.

Se tu seguiterai a darmi la tua fiducia, vedrai che io ti servirò nel migliore dei modi.

(l) Vedi D. 599.

612

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 33663/707 P.R. Berna, 2 ottobre 1941, ore 21,06 (per. ore 2,10 del 3).

Ho veduto oggi Pilet Golaz per chiedergli che (contrariamente a decisione presa lunedì da Consiglio Federale) la questione del prestito con le Banche e quella del conto due del clearing siano trattate separatamente e che per la prima si adoperi procedura molto sollecita. Gli ho domandato altresi di considerare le ragioni politiche che consigliano di mostrare coi fatti che si apprezzano gli eccezionali favori avuti dall'Italia durante la guerra: non potevasi dare questa prova se non conducendo trattative a una soluzione facile e rapida. Pilet mi ha detto che il Governo è favorevole alla conclusione delle due operazioni finanziarie con le quali tuttavia vorrebbe procurarsi qualche vantaggio. Alla mia insistenza perché le questioni siano trattate non con questa speculazione ma con spirito politico Pilet mi ha detto: « je me ferai demain votre avocat dans le Conseil Fédéral ».

Prego comunicare anche Ministero Scambi e Valute.

613

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9588/0125 R. Madrid, 2 ottobre 1941 (per. il 4).

Mio rapporto n. 2417 del 25 settembre (l) e mio telegramma 0123 del 29 settembre (2).

Situaz:one Serrano nei riguardi Caudillo sembrerebbe alquanto migliorata. Due cognati avrebbero avuto alcuni giorni orsono amichevole colloquio in cui Ministro Esteri avrebbe cercato spiegare sua condotta e Caudillo accettato spiegazioni.

Situazione Serrano permarrebbe invece immutata nei riguardi dei «militari» che seguitano avversalo. Da rilevare accesa campagna generale Espinosa de los

44 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

Monteros, ex Ambasciatore a Berlino, uno dei più accaniti oppositori del Ministro degli Esteri (mio 790/226 del 29 gennaio 1941 (l) e seguenti). Ciò nondimeno si spera evitare crisi e risolvere questioni di cui al succitato rapporto sui sindacati e sulla stampa.

614.

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9587/0127 R. Madrid, 2 ottobre 1941 (per. il 4).

Mio 0106 del 28 agosto u. s. (2).

Serrano mi ha detto che sinora Santo Padre non ha dato alcuna risposta sua preghiera far pervenire apostolica benedizione alla Divisione Azul. Egli ha oramai perduto speranza al riguardo e lamenta che atteggiamento Vaticano seguito lasciare perplesse collettività cattoliche Nord America nonché nazioni Sud America.

A tale proposito aggiungo che Consigliere Ambasciata Spagna presso Vaticano, qui di passaggio, mi ha confidato ritenere che Pontefice non sarebbe stato personalmente contrario accordare bened.zione richiesta. Tuttavia suoi immediati collaboratori ed in particolare Segreteria di Stato, ove, secondo predetto diplomatico, tendenze antinaziste avrebbero influenza, hanno fatto ostacolo tale apostolica concessione.

615.

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9591/0130 R. Madrid, 2 ottobre 1941 (per. il 4).

Mio telegramma n. 754 del 30 settembre u. s. (3).

Serrano è tornato «spontaneamente » parlarmi s~tuazione Inghilterra in seguito vittorie tedesche Russia. Egli ha sottolineato ancora una volta stato pressocché assoluta indifferenza della massa che vive in vera abbondanza per continui arrivi viveri, e per contro stato grande preoccupazione Governo che, pur mostrandosi sicuro vittoria finale, è perfettamente convinto non poter battere Asse sul Continente, mentre ha la persuasione che un'eventuale vittoria britannica andrebbe ad esclusivo vantaggio Stati Uniti. Serrano ha concluso che Germania potrebbe con ogni vantaggio offrire pace qualora, prima stagione invernale, r.portasse ancora qualche strepitoso successo e riuscisse rinsaldarsi su linea favorevole. A tale riguardo risulterebbe a Serrano che Santa Sede farebbe di tutto per persuadere Germania, sia per tramite Nunzio Berlino, sia per mezzo altre personalità amiche, che Vaticano non avversa affatto Hitler e che solo ne attende amichevole atteggiamento per intensificare suoi sforzi pace.

(l) -Non rinvenuto. (2) -T. s. n. d. per corriere 9502/0123 R. del 29 settembre, non pubblicato: riferiva circa 1 possibill svlluppl della crisi governativa spagnola. (l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 519. (3) -Vedi D. 604.
616

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 35858/0143 P. R. Berlino, 3 ottobre 1941 (per. il 4).

Mio telegramma 1756 del 28 settembre (1).

Come ancora ultimamente ho telegrafato, riferendo sul colloquio da me avuto con Ribbentrop, anche a proposito problemi concernenti lavoratori italiani in Germania, continuo, nonostante ampie assicurazioni datemi da parte tedesca, a rimanere seriamente preoccupato per delicata situazione che si è andata creando e sue eventuali ripercussioni e conseguenze.

Sugli aspetti complessi di tale situazione ho già più volte analiticamente e diffusamente riferito. Né è il caso quindi di ripetere una lunga serie di cose già dette. Desidero tuttavia accennare rapidamente ad alcuni punti principali della concatenazione tra cause ed effetti.

0 ) Deficienze degli arruolamenti dei lavoratori. Non solo è mancata qualsiasi seria selezione da parte nostra ma anzi è voce generale in Italia che in molti casi nostri Organi periferici hanno colto occasione degli arruolamenti per liberarsi di elementi meno desiderabili. Scarso conto è stato inoltre tenuto della qualificazione dei lavoratori ingaggiati per i compiti cui erano destinati.

2°) In parte dovute a manchevolezze degli Organi competenti italiani, le predette deficienze negli arruolamenti sono indubbiamente anche in parte da attribuire a carattere pressante delle richieste avanzate da autorità tedesche, evidentemente strette dalla assoluta necessità di provvedere in qualche modo riempire i vuoti lasciati nel fronte del lavoro conseguenza larghissimi richiami alle armi. Questa stessa urgenza è altresì stata una delle cause fondamentali gravissime deficienze riscontrate nella organizzazione Campi destinati nostri lavoratori e quindi motivo malumore questi ultimi.

3°) Severe restrizioni e limitazioni vigenti in Germania non solo in fatto viveri ma anche per riscaldamento, lenzuola, sapone, oggetti vestiario, tabacchi, alcoolici, ecc., hanno a loro volta fatto maggiormente provare ai nostri lavoratori i sacrifici inerenti loro vita e lontananza dal proprio Paese e dalle proprie famiglie. Simili restrizioni erano poi tanto più fortemente sentite in quanto raffrontate con situazione sopratutto in quel momento infinitamente migl~ore che lavoratori avevano lasciato in Italia.

4°) Apertura campagna in Russia e immenso sforzo che essa presenta su risorse Paese ha fatto passare in seconda linea tutti altri problemi, ancorché importanti e urgenti. Sotto questo aspetto anch'essa sta facendo, e ancor più farà sentire sua influenza negativa su situazione nostri lavoratori.

5°) A prescindere dai disagi materiali dei nostri lavoratori è indubbio che si è andata creando attorno a loro una atmosfera psicolog~ca non favorevole

che appesantisce la situazione. Reciproca incomprensione è alimentata poi da un diffuso malumore nei confronti operai italiani i quali -così si è sent_to qui ripetere -fanno di malavoglia e lamentandosi il lavoro ben più sicuro e rimunerativo dei loro camerati tedeschi i quali invece rischiano la vita sui campi di battaglia e persino in difesa stesso territor~o italiano. Ne conseguono atteggiamenti antipatici ed allo stesso tempo incontrollabili, che a loro volta non possono a meno provocare legittime reaziom nostri lavoratori.

6°) Nonostante la buona volontà degli organi centrali tedeschi è evidente difficoltà realizzare loro direttive nei confronti circa 300 mila lavoratori italiani, d~slocati nelle più varie località, e frazionati in innumerevoli nuclei. Qualsiasi ordine trova fataimente solo una parziale applicazione, e viene a mancare ad esso quella efficacia che invece era nell'animo dei dirigenti.

In relazione quanto precede rappresenta urgente e inderogabile necessità che Eccellenza Lombrassa, cui è stata ormai devoluta competenza per trasferimento e impiego nostra mano d'opera nel Reich, compia quanto prima possibile nuova visita Berlino per tenersi direttamente al corrente situazione e concretare ulteriormente in loco, con i camerati del fronte del lavoro possibili soluzioni varie questioni pendenti. Osservo incidentalmente che a tutt'oggi questa Ambasciata non ha ricevuto comunicazione degH accordi intervenuti lo scorso agosto fra Eccellenza Lombrassa e Fronte tedesco del Lavoro. Visita stessa, che dovrebbe naturalmente avere carattere strettamente privato, offrirebbe utile scambio idee su questo punto e mi permetterebbe di meglio valutare quale azione svolgere in sede politica per fianchegg are e integrare intese già intercorse tra Lombrassa e competenti organi germanici.

Si tratta, insomma, quanto più presto possibile di arginare una situazione che, indipendentemente ommai dalle cause che la hanno originata, bisogna guardare nella sua realtà.

(l) Vedi D. 597.

617

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9670/0115 R. Belgrado, 3 ottobre 1941 (per. il 7).

Mio telegramma per corr~ere n. 0111 in data 26 settembre u. s. (1).

Di seguito e a completamento successivi rapporti sui vari elementi situazione Serbia, ritengo che situazione stessa possa oggi essere riassunta nei seguenti punti:

Dopo ord_nanza germanica 16 settembre e conseguente cambiamento comando nessuna sistematica azione in grande stile è stata intrapresa, né vi è a tutt'oggi alcun indizio che possa farla attendere ad immediata scadenza. In ogni caso perdura fase attesa già segnalata.

In base ad informazioni confermate da questo R. Addetto Militare e da

nostri organi militari collegamento, una sola divisione organica di rinforzo è

giunta sinora in Serbia. Con truppe già in Serbia, equivalenti a due divisioni

non organiche, forze disponibili ammontano attualmente tre divis·oni circa.

Altre due divisioni che avrebbero dovuto giungere dalla Francia sono state

ritardate a causa situazione in quel settore, e non vi è notizia a tutt'ogg' loro

arrivo. Inoltre una certa quantità di truppe è stata inviata d'urgenza alle

Porte di Ferro per assicurare contro atti di sabotaggio navigabilità Danub'o.

Altre forze sono impegnate per assicurare collegamento ferroviario Belgrado

Nish. In conclusione Comando germanico non ha al momento truppe disponi

bili per azione di forza e di sistematico rastrellamento ribelli che ormai, per

generale ammissione e nonostante ogni eufemismo usato, formano fronte unico

nazionale.

È sempre più evidente che problema, per Alto Comando germanico è distribuzione di forze in tutti i settori cui deve provvedere a provvedimenti presi sinora sembrano indicare che per settore serbo giudichi per il momento conveniente, -e sino a quando non è naturalmente conosciuto -continuare con sistema in econom'a risparmiando truppe germaniche e valendosi anche mezzi locali. Principale sforzo è diretto a punti più urgenti quali ripresa Sabac, che fu un'altra volta sotto pressione ribelli, e sopratutto mantenimento grandi linee comunicazione attraverso Serbia, Danub'o e ferrovia Belgrado-Nish che significa linea comunicazione con Sofl.a-Salonicco-Atene. Per ovvie ragioni vi è sempre stata tendenza autorità occupazione far agire quanto più è possibile gli stessi serbi contro i ribelli. Si può presumere che non abbandoneranno tale sistema sino all'ultimo, e cioè sinché non vi siano eventualmente costrette.

Tra elementi sui quali Comando germanico evidentemente conta per uso economico forze disponibili vi è innegabile m'glioramento, anche se di portata relativa, nella situazione, Gruppi ribelli non hanno saputo cogliere momento per loro indubbiamente favorevole. Loro azione, anche se vasta e diffusa in tutto il paese, ha mancato in momento estremamente critico di coesione e decisione. Attacco su Belgrado è fallito per defezione delle masse attaccanti prima ancora di essere iniziato. Fiancheggiamento di Kosta Pecanac Governo Nedié si viene affermando, e altri gruppi etnici si vengono or;entando verso vecchio capo. Viene confermato che reparti volontari e gendarmeria serbi si battono bene e riportano successi contro ribelli. In sostanza, situazione Governo Nedié appare migliorata considerevolmente -per ciò che questo può valere e durare -da una settimana a questa parte.

Belgrado è sempre relativamente tranquilla e vi è notevole concentramento forze germaniche nella città. Tuttavia un gendarme è stato ucciso ieri sulla pubblica via e popolazione attende severe rappresaglie.

Nella situazione che va sviluppandosi e può essere oggi esaminata, per varie cause, quale adesione cetnicl a Governo Nedié, successi truppe germaniche, efficace azione volontari e gendarmeria serbi, appelli dai serbi in Bosnia Erzegovina, timore spedizione punitiva tedesca, vi sono crescenti notizie per ora poco controllabili, di una tendenza dei ribelli all'esodo verso Bosnia Erzegovina e Montenegro. È appena necessario sottolineare quale importanza tale fenomeno può avere nei nostri riguardi, specie se dovesse affermarsi nel prossimo futuro.

(l) T. s. n. d. per corriere 9450/0111 R., non pubblicato.

618

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 11880/3551. Berlino, 3 ottobre 1941.

Uno dei motivi che giustificano e sostengono alcuni recenti atteggiamenti negativi di una certa parte della massa popolare tedesca nei nostri confronti sono indubbiamente rappresentati dai lavori per la costruzione del Vallo del Littorio che continuano lungo tutto il percorso della frontiera itala-tedesca.

Ogni cittadino germanico che abbia avuto occasione in questi ultimi tempi di recarsi in Italia (e questi cittadini assommano a diecine e diecine di migliaia) ha potuto de visu constatare l'esistenza di questi lavori, e, rientrato in patria ed aiutato forse un po' anche dalla sua fantasia e dal desiderio di sensazioni ha raccontato agli amici e conoscenti che l'Italia fortifica i confini, che l'Italia sta cingendosi di una corazza di cemento armato.

Tali voci, sparse ad arte, [una volta sfruttate dalla] propaganda nemica tendente a dimostrare [che l'Italia va] man mano facendosi matura per una pace separata, [non contribuiscono] certamente a rasserenare l'atmosfera dei [circoli] tedeschi, né ad eliminare i sospetti locali circa [una riserva] mentale italiana.

Riferendomi a quanto ebbi l'onore [di dire al Duce] sull'argomento, durante la Sua recente visita al Gran [Quartiere] Generale del Fuhrer, prego,

V. E. di voler fornirmi elementi e di darmi direttive affinché io possa utilmente controbattere le voci di cui sopra e l'uso che ne fa la propaganda avversaria (l).

619

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. N. (2). Berlino, 3 ottobre 1941.

Al nuovo Protettore di Boemia e Moravia non si può davvero muovere l'appunto di non agire presto e con decisione, e -come le S.S. di Praga col Segretario di Stato Frank alla testa rimproveravano al vecchio Neurath -di preferire l'essere amato all'essere temuto. Entro poche ore dalla sua nomina, Heydrlch ha proclamato lo stato di eccezione, arrestato il Presidente del Consiglio ceco e radunato il Tribunale straordinario del Popolo, che ha già sbrigativamente condannato a morte l'Elias, riconosciuto colpevole di favoreggiamento del nemico e di preparazione di alto tradimento.

Il regime S.S. dimostra di avere mano di ferro in guanto di ferro. L'Elias -afferma il comunicato ufficiale -non soltanto ha ammesso la sua colpa, ma ha anche dichiarato di esser fermamente convinto che per

ragioni geopolitiche, economiche e sociali, il popolo ceco non può avviarsi ad

un felice avvenire che sotto la protezione del grande Reich germanico. Ed ha

espresso da ultimo la speranza che la sua condanna possa contribuire a libe

rare finalmente il popolo ceco da errori ed illusioni, indirizzandolo sulla retta via.

Sembra di leggere -si è qui detto -uno dei comunicati della Pravda o delle Izvestija sui processi di Mosca degli scorsi anni, con le solite condanne a morte ed i soliti riconosc·menti, pentimenti e fervorini finali dei condannati.

Il caso Elias non è stato il solo in Boemia e decine e decine di altri «traditori» cechi hanno seguito la sorte del Presidente del Consiglio, avviandosi al plotone di esecuzione o alla forca, esplicitamente prevista per gli « elementi irresponsabili » dall'ordinanza proclamante lo stato di eccezione.

Mi risulta d'altra parte che i casi di Boemia sono alla lor volta destinati ad essere seguiti sempre più da analoghi giri di vite nei territori occupati. Se la situazione in Danimarca è discreta, se lo è pure nel Governatorato Generale di Polonia -e per quest'ultimo soltanto a· pr'ma vista ciò può sembrare strano quando si pensi al poliziesco regime di terrore ivi istituito fin dal settembre 1939 (ne sia d'esempio la triste fine di un giovane musicista nostro connazionale, or non è molto ucciso a rivoltellate per la strada, nell'annessa Litzmannstadt, da un poliziotto tedesco e ciò, senza che vi sia stato alterco, ma perché scambiato per un polacco. Per esercizio, quasi. Aggiungo che il poliziotto che «ha avuto la disgrazia» di scambiare un italiano per un polacco è stato condannato ad una pena di carcere; forse per punire la sua disattenzione. Se la vittima fosse stata polacca, mi ha riferito il fiduciario del nostro Fascio a Litzmannstadt, né processo né tanto meno condanna sarebbero seguiti al fatto) -se. ripeto, Danimarca e Polonia non destano eccessive preoccupazioni, altrimenti stanno le cose in Olanda, in Belgio, ancor più in Francia e in particolare in Norvegia e in Serbia. Ivi il lieve fermento di malumore serpeggiante tempo addietro, con manifestazioni a carattere platonico, con i fiori dai colori nazionali portati all'occhiello o con i V scritti sui muri, è man mano andato aggravandosi. La campagna di Russ,ia ha destato assopite speranze e facili paragoni -eccone uno di moda: Napoleone, iniziata la campagna il 23 di giugno, era il 6 settembre a Mosca ed è finito male; i tedeschi, partiti con un giorno di anticipo su di lui, non sono ancora nella capitale sovietica e dovrebbero finir peggio -e d'altra parte le privazioni sono di giorno in giorno aggravate, mentre di giorno in giorno ingigantisce lo spettro di un inverno di gelo e di fame.

Così, nelle zone occupate, dalla sincera ammirazione per la disciplina e il contegno del soldato in verde reseda (ma le S.S. e le S.A. sono state, a Praga per esempio, sin dall'inizio apertamente odiate) si è giunti poco alla volta alla rivoltellata tirata dietro un cantone su quello stesso soldato col naturale seguito di severi moniti delle autorità occupanti, di anticipato coprifuoco, di proclamazione di stato d'eccezione, di fucilazione di ostaggi. E alla rassegnata collaborazione nei campi e nelle officine fa ora contrasto un fiorire di atti di sabotaggio tale da indurre a serie riflessioni.

Il ricorso a severe misure poliziesche di ·rappresaglia da parte germanica sembra quindi inevitabile, in un periodo in cui il ritiro di buona parte delle truppe di occupazione per l'impiego sulle migliaia di chilometri sul fronte dell'URSS potrebbe aumentare l'ardire del ribelli sul fronte dei territori occupati. È lo stesso Ftihrer che evidentemente è entrato in questo ordine di idee, dopo aver sperato in tutta sincerità per qualche tempo che i popoli vinti al riconoscimento della definitiva sconfitta unissero ammirazione e quasi anche simpatia per il vincitore e collaborassero con lui senza risparmio, riscontra in ciò una delle caratteristiche particolari della psiche germanica. Anche il tedesco Jella strada, quello che brontola per i sacrifici dell'ora presente e ascolta di nascosto le radio nemiche, spesso si domanda perché il francese e il norvegese, dopo aver morso la polvere sotto i colpi dell'esercito del Terzo Reich, non solo non ammirino il vincitore, ma addirittura ancora lo combattano come loro è possibile.

La reazione germanica quindi, ripeto, sembra inevitabile. A tal proposito

ricordo che tempo addietro domandai a Ribbentrop e a Himmler se il malcon

tento delle regioni occupate non potesse eventualmente giungere a manife

stazioni gravi e pericolose. Sia l'uno che l'altro mi risposero essere una rivolta

oggi impossibile, perché la polizia o le truppe occupanti dispongono di mezzi

-aeroplani, carri armati, autoblinde -che in breve avrebbero ragione dei

rivoltosi. Non mancai di fare osservare, evitando naturalmente ogni tono po

lemico, che il prolungarsi di una situazione di malcontento, aumentato da

fame e freddo, potrebbe spingere agli atti più disperati e mi valsi di ciò per illu

strare il punto di vista del Duce circa l'opportunità di cominciare a dare sin

d'ora un assetto anche rudimentale e non definitivo all'Europa occupata onde

evitare l'aggravarsi di una anormale situazione di fermento oppositore.

Poiché in Germania -come mi diceva giorni fa un ambasciatore stra

niero, citando Machiavelli -si dovrebbe badare con cura di farsi temere in

modo da fuggir l'odio, pur se non acquistandosi l'amore.

(l) -Per la risposta di Ciano vedi D. 623. (2) -Alfieri ha scritto a penna l'oggetto: «Irrigidimento tedesco nelle zone occupate». Il documento è sottolineato a vlstato da Mussolinl.
620

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 9598/1793 R. Berlino, 4 ottobre 1941, ore 14,45.

Per Eccellenza Ciano.

Riassumo le prime impressioni del discorso del Ftihrer sul quale si era tenuto un silenzio ermetico, mascherandolo in un primo tempo con un annunziato discorso di Goebbels, ed in secondo tempo facendo sapere -due ore prima -che Hitler avrebbe parlato alla radio del fronte.

Discorso in complesso importante pronunciato in ambiente molto caldo con manifestazione di entusiasmo da parte immenso pubblico.

l) Dopo l'accenno, applaudito, alla «stretta intima amicizia personale » per il Duce, l'Italia è stata nominata una volta sola e sullo stesso tempo dell'Ungheria Romania Finlandia. (Ciò probabilmente darà modo alla propaganda inglese di essere sfruttato nel quadro della campagna che in vari settori essa sta attivamente svolgendo contro di noD.

2) Sicurezza della Vittoria contro la Russia.

3) Ha sentito il bisogno di giustificarsi di fronte al suo popolo:

a) per la mancata invasione dell'Inghilterra dello scorso anno; b) per non essere in grado mantenere la promessa di far finire la guerra entro l'anno 1941;

4) Ha promesso alla massa del popolo lavoratore che ritornerà dalla guerra «ancora più fanaticamente nazionalsocialista di quello che non ci sia andato». Questo evidentemente per rafforzare il morale delle classi operaie e contadini con la visione del futuro stato nazionalsocialista proletario.

5) Accenno ai desideri aggressivi di Molotov riguardo i Dardanelli, rivolto evidentemente alla Turchia; 6) Il discorso non contiene nessun preciso accenno alla fine della guerra

né alla sicurezza di vittoria totale.

Grandi elogi alle truppe, specialmente al fante.

Notevole l'insistenza con cui Hitler ha voluto dire che il giudizio su quanto

accade è riservato ai posteri.

Ripetuti richiami alla Divina Provvidenza e al Signore Iddio.

A Berlino la popolazione si è raccolta abbastanza numerosa attorno alle radio pubbliche.

621.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 35908/1802 R. Berlino, 4 ottobre 1941, ore 20,55.

Per Eccellenza Ciano.

Seguito ad occuparmi dei noti incidenti nell'ambiente operaio italiano (l) avendo conversazioni con Weizsacker e Luther a ciò delegati da von Ribbentrop. Mi consta che questi si è rammaricato che lamentati episodi siano stati portati a conoscenza di codesto Ministero prima che fossero opportunamente vagliati da una inchiesta che, secondo quanto nuovamente dichiara la parte tedesca, avrebbe dato risultati negativi. Ho già a mia disposizione serie argomentazioni e documentazione per controbbattere.

Tedeschi sono perfettamente d'accordo circa necessità venuta Lombrassa per risolvere subito problemi più urgenti.

622.

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9631/840 R. Atene, 5 ottobre 1941, ore 23,30 (per. ore 10 del 6).

Mio collega tedesco aveva in questi giorni nuovamente rappresentato gravissima situazione alimentare Grecia attirando attenzione Berlino circa pericolo

che essa presenta per ordine pubblico. Altenburg informami ora avergli suo Governo comunicato che in seguito grave difficoltà opposte da Turchia e Bulgaria per consegna cereali, ha dato istruzioni Ambasciata Roma di rappresentare

V. E. impossibilità provvedere invii grano, nonché di formulare proposta che comandanti militari provvedano direttamente sostentamento popolazione rispettive zone occupazione. A sua volta Generale Geloso mi comunica aver ricevuto telegramma col quale Comando Supremo lo interpella al riguardo.

A parte il fatto che Comando sussistenza XI Armata dispone solo grano necessario per sue truppe di occupazione per due settimane, e che quantitativo basterebbe d'altronde per quattro giorni al massimo per sola Atene-Pireo, credo superfluo attirare attenzione di V. E. sul fatto che secondo tale comunicazione dal Governo tedesco, cesserebbero da parte germanica tutti gli invii grano ivi compresi quelli pattuiti per mese in corso e non ancora spediti.

È noto d'altronde a codesto Ministero degli Affari Esteri che contingenti italiani della quota complessiva già del tutto insufficiente fino ad ora assegnata sono assorbite per massima parte da zona riservata e che pertanto Atene e Pireo contavano essenzialmente su contingente tedesco. D'altra parte zona occupazione tedesca comprendendo Macedonia che produce grano a Mililene e Creta che producono dell'olio di oliva basterebbe praticamente a se stessa e verrebbe così a cessare anche modeste domande che da dette zone pervengono attualmente alla capitale.

Non posso per parte mia che far nuovamente presente che situazione peggiora di giorno in giorno che, oltre a quanto ho detto con mio telegramma

n. 835 (l) anche nella giornata odierna mi sono segnalati da varie località chiari ulteriori sintomi di disagio irrequietezza fra le popolazioni per causa mancanza generi alimentari.

(l) Vec;ll D. 616.

623

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI (2)

L. 03987. Roma, 6 ottobre 1941.

Ho letto il tuo rapporto n. 11880/3551 del 3 corrente (3) relativo all'atteggiamento dell'opinione pubblica tedesca verso l'Italia ed in particolare alle ripercussioni, negative nei nostri riguardi, delle notizie circolanti in Germania sui lavori in corso del Vallo del Littorio.

In relazione a quanto hai in proposito riferito non ho bisogno di dirti che le preoccupazioni segnalate -le quali ritengo non possono essere sorte che in amb:enti non responsabili -non hanno alcun serio fondamento poiché nessun lavoro di carattere eccezionale viene compiuto in questi tempi sulla frontiera italo-tedesca.

Ti posso convalidare questa mia affermazione portando alla tua conoscenza alcuni dati che potrai far conoscere costà qualora se ne presentasse l'occasione e l'opportunità.

Su di un complesso di 22.791 operai che lavorano attualmente al Vallo del Littorio lungo tutti i nostri confini, appena 2.510 sono impiegati a queste opere nella Provincia di Bolzano (1). L'esiguità della cifra dimostra per se stessa come tali lavori abbiano in questo settore un caratte,re assolutamente normale (2).

(l) Non rinvenuto.

(2) Ed. In G. CrANn, L'Europa verso la catastrofe, clt., p. 677.

(3) Vedi D. 6111.

624

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9693/1479 R. Washington, 7 ottobre 1941, ore 18,38 (per. ore 7,15 dell'B). Mio telegramma n. 1461

Ritorno S.U.A. di Taylor ha offerto alla stampa occasione per nuove illazioni e congetture circa atteggiamento Vaticano nel conflitto europeo giunte fino al punto di dare come possibile non solo una ripresa di relazioni tra la Santa Sede e l'URSS, ma addirittura (secondo una corrispondenza di ieri al New York Ttmes da Hyde Park, ove il Presidente si è recato per week-end) di un «intervento del Pontefice nel tentativo indurre Italia ad una pace separata».

Circa nota dichiarazione Roosevelt sulla libertà religiosa in URSS è da segnalare come penosa impressione suscitata dalle sue parole è aumentata in seguito alle dichiarazioni fatte da portavoce sovietico a Mosca ai corrispondenti americani.

Ebreo Lozovski infatti (al momento stesso in cui si annunziava che Harriman era stato incaricato di far conoscere a Mosca a nome del Presidente Roosevelt interesse che gli S.U.A. portavano a restaurazione in Russia libertà di culto e di coscienza) ha in sostanza dichiarato che URSS non contempla di modificare propria politica religiosa.

«Alla data del 20 corrente. risultavano occupati, nell'esecuzione di opere di fortlficazlon" alla frontiera alpina, 22.741 operai, In confronto del [ ... ] rilevati il giorno 13.

I medesimi operai erano ripartiti, nelle varie provincie, nella misura di:

3.000 nella provincia di Aosta;

1.350 -nella provincia di Belluno; 2.510 -nella provincia di Bolzano;

2.708 nella provincia di Cuneo; 81 nella provincia d! Fiume;

4.027 nella provincia di Gorizia;

1.657 nella provincia di Imperia;

1.570 nella provincia di Torino;

5.818 nella provincia di Udine; 20 nella provincia di Zara ».

Dichiarazioni queste che hanno suscitato nuove vivissime proteste da parte degli ambienti religiosi americani in genere e cattolici in particolare di fronte alle quali interventisti tentano d1 giustificarsi insistendo sulla necessità di considerare «realisticamente » situazione e cioè che quello che interessa S.U.A. è sconfitta germanica e che pertanto Paese deve superare riluttanze ideologiche e vedere nella Russia sovietica soltanto una utile alleata così come nel 1917 autocratica Russa zarista.

(3).

(l) Queste cifre sono desunte dal seguente appunto che Lombrassa aveva Inviato a Mussollnl Il 26 settembre 1941:

(2) -Per la risposta d! Alfieri vedi D. 467. (3) -T. 9651/1461 R. del 3 ottobre, ore 9,05, non pubblicato, riferiva fra l'altro, che la Casa Bianca aveva ritenuto opportuno emettere un ·comunicato tendente a rettificare e limitare la portata delle dichiarazioni d! Roosevelt circa la libertà religiosa In U.R.S.S., vedi D. 609.
625

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9808/037 R. Helsinki, 7 ottobre 1941 (per. il 12).

Il 6 ottobre Governo finlandese ha rimesso a quelJo svedese risposta noto, recente passo inglese Cl). Giorno succesivo ne è stata data notizia alla stampa.

Risposta finlandese non contiene nuove argomentazioni. È moderata nel tono. Si limita sobria esposizione fatti, costituenti atteggiamento aggressivo URSS. Nega esistenza impegni politici per il fatto che non combatte da sola ed esprime per tale ragione sua gratitudine, senza tuttavia menzionare esplicitamente Germania. Nega legittimità atteggiamento inglese nei riguardi Finlandia per il solo mot'ivo che essa non combatte da sola. A parte ciò, evita ogni espressione diretta contro Inghilterra, anzi riafferma, per quanto riguarda Finlandia, desiderio continuare mantenere relazioni pacifiche. Forse, perciò, non è stato risposto a tutti i punti promemoria inglese.

Nel medesimo tempo Governo pubblica, insieme con la risposta, testo nota, direttagli da Governo norvegese Londra. Essa fu rimessa contemporaneamente promemoria inglese da Ministro Norvegia. Finora, né in Finlandia, né, per quanto risulta, in Inghilterra se ne era parlato.

Scambio note non sembra rivestire grande importanza. Appello solidarietà nordica viene accolto per avvenire, ma Governo finnico esprime speranza che popolo norvegese mostri spirito comprensione per guerra contro URSS combattuta non solo nell'interesse Finlandia, ma tutti Paesi Nord.

Invio con telespresso a parte (2) i testi delle note in parola, scambiate con il Governo inglese e con quello norvegese di Londra.

626

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9738/072 R. Zagabria, 8 ottobre 1941 (per. il 10).

Ho avuto col Ministro dell'Interno, Dott. Artukovié, un interessante colloquio, nel corso del quale egli mi ha fatto dichiarazioni sulla posiz'ione politica

di alcuni componenti del Governo di PAVELIÉ e sull'organizzazione interna del Regime.

Come è noto, il Ministro Artukovié ha una sua posizione singolare nel Governo, nettamente contrapposta a quella del Maresciallo Kvaternik, e intorno a lui si orienta un gruppo di Ministri che sono fautori dell'opportunità di una politica accentrata e autoritaria, con tendenza ad opporsi ai tentativi di far rivivere le tradizioni austro-ungariche e ad accedere alle richieste germaniche.

Sinora questo gruppo di Ministri non ha esercitato una influenza notevole, sia perché è mancata un'azione concorde, sia perché il Dr. Artukovié è per carattere disciplinato e alieno dagli intrighi.

Da qualche tempo, invece, sotto la pressione degli avvenimenti, e di fronte all'affermarsi dell'ingerenza del Ma·resciallo Kvaternik neg'li affari di Governo, il Ministro Artukovié e i colleghi che condividono le sue vedute, mostrano di voler agire diversamente.

Queste intenzioni mi sono state confermate e precisate nella conversazione di ieri egli mi ha detto:

«Due fatti sono emersi chiaramente in questi sei mesi di regime, e cioè la necessità per noi croati di non allontanarci dalla politica di amicizia con l'Italia, anzi di accentuarla sempre più, applicando e sviluppando i trattati che furono firmati a Roma nel maggio scorso; il pericolo che rinasca e si affermi una qualunque corrente che voglia ricondurre la Croazia Indipendente verso Vienna o verso Belgrado o verso Budapest. Tutti gli uomini politici onesti della nuova Croazia, anche se non ancora hanno ravvisato questo pericolo, la pensano come me. L'orientamento della Croazia per salvaguardare la propria indipendenza, deve essere verso Roma. Per questo fu concluso il Trattato di garanzia con l'Italia. Per questo offriamo la Corona dei nostri Re al Capo della Casa di Savoia».

A questo punto il Ministro Artukovié si è jntrattenuto a parlarmi genericamente dell'esercito croato, dei suoi capi, dei quadri degli ufficiali e non ha esitato a dirmi il suo pensiero, deplorando che sinora poco o nulla si era fatto per organizzare seriamente l'esercito, la qual cosa era dovuta non soltanto a una certa incapacità tecnica, ma sopratutto alla influenza che sul Maresciallo Kvaternik e i suoi luogotenenti ese·rcitano alcuni consiglieri germanici, provenienti dall'esercito austnaco, mandati a Zagabria con compiti ben precisati.

«Parallelamente con la parte negativa avuta nell'organizzazione militare, noi ci siamo accorti che vi è una tendenza ad accentrare la direzione e il comando delle forze armate, compresa la milizia ustascia, la gendarmeria e la polizia. Da un lato si mantengono in stato di esiguità e di imperfetta efficienza le due prime, dall'altro si cerca di sottrarre al mio controllo di Ministro degli Interni la polizia propriamente detta.

«Col giovane Kvaternik, figlio del Maresciallo e Capo della Polizia, io ho avuto scambi di vedute ben chiari e debbo ritenerlo sincero per quel che mi ha detto, disapprovando alcune idee di suo padre, che anche secondo lui, vivrebbe troppo di ricordi militari e imperiali e si lascerebbe perciò condurre dai suoi vecchi camerati di un tempo verso una linea d'azione le cui conseguenze egli stesso non vede. Malgrado questo però-ha aggiunto il Dr. Artukovié-rimane sempre n fatto che Kvaternik, Capo della Pot!izia, non ha autorità sufficiente per neutralizzare le influenze che vengono esercitate sul padre. Si pone quindi il problema di limitare il potere dello stesso Capo della Polizia o di sostituirlo in tale carica».

Il Ministro Artukovié non si fa troppe illusioni sulla possibilità di una prossima sostituzione del Capo della Polizia. Ma egli mostra di volersi adoperare perché il Poglavnik si decida a provvedere in tal senso. Mi sono reso conto che egli non è disposto a lasciare al giovane Kvaternik l'autonomia che questi è riuscito a ottenere sinora, sottraendosi al suo controllo, sicché allo stato attuale tutte le forze armate sono infeudate a una famiglia e dipendono praticamente da essa.

La collaborazione militare con l'Italia sta a cuore al Ministro Artukovié. Egli non ha esitato a far cenno al contributo che la presenza della II Armata in territorio croato, pur attraverso qualche incidente e malinteso, dà alla sicurezza dello Stato e del Poglavnik.

Circa un programma di immediata attuazione per l'interno, allo scopo di fronteggiare eventuali pericoli, egli ha detto:

« È possibile riuscire a dare alla gendarmeria una struttura e uno sviluppo tali da farne uno strumento valido per ogni evenienza, conferendole anche funzioni informative e di controllo; elevarne il prestigio, sull'esempio dei vostri Carabinieri Reali; assicurarne la direzione e i quadri nelle armi di fidati e scelti elementi paveliciani; stabilire infine che, la gendarmeria sia esclusivamente ed effettivamente, sopratutto per l'impiego, a disposizione del Ministero dell'Interno >>.

La collaborazione di elementi dell'Arma dei Carabinieri Reali per attuare quanto egli ha in animo riuscirebbe molto gradita (già sono state da parte nostra avviate tratta1Jive al riguardo), ed egli si ripromette di trarre da questa collaborazione argomento per rafforzare la sua tesi della necessità di dare allo Stato croato una garanzia contro i nemici interni e contro le competizioni di uomini e di gruppi.

Tutto U discorso dell'Artukovié era improntato a un senso di serietà e di responsabilità, consapevolezza -nell'attuale situazione -dei suoi doveri di Ministro e di uomo devoto al Pog'lavnik.

(l) -Vedi D. 598. (2) -Non pubblicato.
627

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9805/0136 R. Madrid, 8 ottobre 1941 (per. il 12).

Mio telegramma n. 754 (1). Ho avuto da Serrano ulteriori notizie circa la situazione interna inglese pervenutegli da Ambasciatore in Londra, Duca d'Alba.

Mentre comunico per debito d'ufficio tali segnalazioni, prego voler tenere particolarmente presente nota mentalità Ambasciatore Mba, sul quale ho varie volte avuto occasione di riferire.

Secondo dispacci Alba situazione è caratterizzata come segue:

Notasi qualche miglioramento rispetto battaglia Atlantico e approvvigionamenti per aumentati arrivi materiale dall'America e per razionamento carne e burro. Tuttavia aumentato razionamento alcuni generi recentemente annunziato da Primo Ministro fa contrasto con riduzione altri prodotti, come petrolio e uova. Circa petrolio nelle ultime settimane, secondo Alba, sono state ricostituite riserve che erano considerevolmente diminuite in seguito affondamenti piroscafi e bombardamenti contro depositi. Per uova riduzione è dovuta scarsità produzione inglese e inesistenza riserve.

Conferenza Mosca, dopo lenta e difficile preparazione, avrebbe dato rapidamente pratici risultati e si crede a Londra che aiuto anglosassone potrà essere considerevole e rapido. Fino a poche settimane or sono, osserva Alba, si temeva fulmineo crollo sovietico, ora, per contro, molti pensano che URSS potrà resistere fino primavera. Fra costoro vi sarebbe, non solo Eden, ma qualche membro del Governo.

Alba ignora ragioni tale cambiamento opinione perché, pur essendo ultimamente alquanto migliorato servizio informazioni di operazioni militari in Russia, tuttavia Governo sovietico seguita nascondere suoi movimenti. Cosl, ad esempio, è sintomatico fatto che Autorità russe abbiano vietato ingresso una commissione militare inglese in una fabbrica ove si costruiscono aeroplani con brevetto inglese.

Manifestazioni ottimismo circa esito finale lotta sono però, sempre secondo Alba, frenate a proposito dal Governo britannico, il quale continua allarmare pubblico con spettro invasioni, ricordando funeste conseguenze che ebbe per Inghilterra eccessiva fiducia primo periodo conflitto.

(l) Vedl D. 604.

628

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 36477/1827 P. R. Berlino, 9 ottobre 1941, ore 12 (per. ore 13).

R~ssumo la situazione al Fronte Orientale al settimo giorno dall'inizio della nuova grande offensiva tedesca.

Nel settore centrale due grandi sacche sono state costituite nei settori di Viasna e Brinski. Nell'intervallo di esse marciano grosse unità tedesche. Per quanto si possa attualmente giudicare, sembra che la direzione sia Mosca.

Contrariamente a quanto per ragioni propagandistiche è stato ieri annunziato con il comunicato straordinario, l'Alto Comando germanico non è ancora riuscito a stabilire l'entità delle forze sovietiche rimaste rinchiuse nelle due sacche per cui non può per il momento formulare un giudizio preciso sugli effettivi risultati e sulle conseguenze di questa manovra.

Risulta per altro che i combattimenti, per quanto violenti hanno avuto piuttosto il carattere di scontri con forze di retroguardia e che l'Aeronautica non ha segnalato movimenti di unità russe di rincalzo.

Ciò sembrerebbe confermare l'ipotesi di coloro i quali ritengono che Timochenko, tempestivamente ritiratosi, attenda 1 tedeschi fermo su una nuova linea presso Mosca.

Notevole importanza viene attribuita da parte germanica all'inaspettata mossa di un gruppo di unità russe che sembra al comando dello stesso Stalin muovano da Tula verso sud-ovest. Qualora tale azione effettivamente venisse dal russi tentata si offrirebbero alle forze tedesche ottime possibilità di sfruttamento strategico.

n comando germanico considera in questo momento di maggiore portata i successi raggiunti sul fronte meridionale dove il gruppo von Kleist, raggiungendo d'un balzo Marinpol, ha chiuso in una vasta sacca almeno 15 divisioni sovietiche. L'occupazione del bacino del Donez fino a Rostov è cons:derata ormai scontata.

Le notizie di questo grandioso successo divulgate nel corso del.la giornata di ieri hanno suscitato nel pubblico forte impressione.

Mentre per altro nei circoli politici si parla della caduta di Mosca come di cosa ormai prossima e si sostiene che la campagna di Russia stia per finire con il crollo improvviso dell'esercito sovietico, gli ambienti militari si mostrano più riservati e dichiarano che i risultati sino ad ora raggiunti, per quanto molto importanti, non permettono ancora di considerare distrutte le forze avversarie (1).

629

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 36472/1831 P. R. Berlino, 9 ottobre 1941, ore 14 (per. ore 14,45).

l o -Il Ministro Ribbentrop ha preso molto a cuore questo problema (2) e mi ha formalmente proposto di tenere uno stretto collegamento fra un funzionario del suo Ministero ed uno di questa Ambasciata allo scopo di vagliare e possibilmente eliminare gli inconvenienti e le lamentele che quotidianamente arrivano all'Ambasciata. Ho subito accettato anche perché ciò potrà facilitare il (compito) di Lombrassa della venuta del quale, da me urgentemente richiesta, non ho alcuna notizia.

2° -Ritengo indispensabile che sia finalmente attuata la seguente direttiva da me impartita da parecchio tempo addietro che però non ha mai trovato pratica attuazione per le numerose interferenze e conflitti di competenza. Nessun treno di lavoratori deve ulteriormente partire dall'Italia per la Germania finché io personalmente non abbia dato specifica comunicazione che il campo destinato ad ospitare i lavoratori in arrivo non sia corrispondente in tutto alle normali condizioni di vita ed agli impegni assunti dai camerati tedeschi.

3° -Prego far presente superiori la opportunità che non sia tenuto calcolo di informazioni pervenute direttamente circa episodi ed inconvenienti senza che prima gli organi responsabili abbiano eseguito le necessarie indagini e controlli.

È innegabile che inconvenienti esistono: ma è ormai provato che tali inconvenienti sono rappresentati e denunziati con una esagerazione che trova giustificazione nella nota e complessa situazione psicologica creatasi nell'ambiente dominato operai italiani.

4o -Il provvedimento relativo alla mobilitazione civile dei lavoratori residenti in German:a è qui in principio bene accetto. Bisogna, come ho già fatto presente, che per renderlo efficace ed operante ci si metta d'accordo con le organizzazioni del lavoro tedesco. Per quanto e per le ragioni che ho esposte in altri miei telegrammi è urgente che Lombrassa venga, avendo a sua disposizione rapide ed efficaci poss:bilità di quadri per affidare a fascisti la direzione responsabile dei campi.

630.

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9729/267 R. Belgrado, 9 ottobre 1941, ore 16 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 265 odierno (1).

Prima impressione ricostruzione Governo Nedié è sino ad ora in Belgrado indifferenza quasi generale popolazione. Esso costituisce primo rimaneggiamento compagine Governo preannunziato da Benzler (mio telegramma per corriere n. 091 in data 8 settembre scorso) (2) e si è colto occasione atteggiamento di alcuni elementi più tiepidi verso Germania in relazione operazioni nella Macava, per allontanarli. Stesso Ministro di Germania mi ha detto che altro ritocco seguirà a breve scadenza (probabilmente altri M:nistri). Tali elementi concorrono confermare intenti di concentrare attualmente nelle mani del Generale Nedié maggiori poteri e maggiori autorità personale di Governo per azione concomitante a quella autorità occupazione e s:no a che queste ultime (anche in relazione forze militari germaniche disponibili) riterranno a tale scopo di mantenerlo al potere.

631.

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9803/0138 R. Madrid, 9 ottobre 1941 (per. il 12).

Mio telegramma per corriere n. 0126 del 2 corrente (3). Udienza Weddel dal Caudillo ha avuto luogo ieri. Serrano me ne ha dato immediato resoconto.

\

Prima recarsi residenza Generalissimo, Ambasciatore America passava da Ministro Esteri per prendere contatto con lui e presentarsi in seguito assieme da Franco. Nel corso colloquio Serrano trovava modo categoricamente affermare che Asse non aveva finora esercitato alcuna pressione perché Spagna partecipasse conflitto ma che se America avesse seguitato sue angherie e suoi soprusi Spagna sarebbe entrata guerra. Al che Ambasciatore non dava risposta.

Più tardi, davanti Caudillo, Weddel, prendendo spunto da parole Serrano, domandava se fosse vero che Spagna pensasse entrare guerra. Ministro Esteri chiedendo Caudillo permesso chiarire suo pensiero, ripeteva parola per parola quanto aveva detto ossia che se America avesse seguitato attuale politica Spagna sarebbe stata senz'altro costretta guerra. Franco confermava dichiarazioni Serrano e asseriva essere questa sua esatta opinione.

Weddel allora, senza troppo mostrare suo risentimento, cambiava tono affermando che America sarebbe stata lieta otirire Spagna prestito dollari a buone condizioni.

Generalissimo, pur ringraziando per offerta, rispondeva che richieste Spagna erano ben più modeste e che essa si sarebbe accontentata benzina e materie prime per cui Gran Bretagna aveva dato navi certe.

Weddel, nel prendere congedo, prometteva di fare presenti desiderata Spagna e Washington.

632.

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 9802/0139 R. Madrid, 9 ottobre 1941 (per. il 12).

Mio 0125 e precedenti (1).

Serrano, che ho visto stramane, mi ha detto aver avuto un <<colloquio drammatico» con Caudillo cui egli ha recato prove di una congiura che Generale Aranda starebbe organizzando per rovesciare non solo lui Serrano ma anche stesso Capo dello Stato. Ministro Esteri ha in tale occasione nuovamente difeso presso Franco sua politica interna ed estera sottolineando, in relazione a quest'ultimo come sorte Regime e stesso Generalissimo sia strettamente legata a vittoria Asse. Secondo Serrano, Franco si sarebbe questa volta lasciato convincere a sostenerlo.

Mentre mi trovavo presso Serrano, Ambasciatore a Berlino Mayalde telefonava annunciando odierno grandioso successo tedesco in Russia. Serrano ne prendeva spunto per affermare: «Io solo sono nel vero; fatti mi danno quotidianamente ragione continuerò rimanere il più forte».

Da dichiarazioni fattomi da Serrano parrebbe dunque potersi dedurre che egli sia riuscito superare ancora una volta una di quelle crisi, ormai ricorrenti, provocato da sua scarsa popolarità e dall'opposizione dei militari, crisi che presentano sempre notevoli incognite dato noto carattere indeciso di Franco e necessità in cui questi si trova (mio rapporto 7449/2417 del 25 settembre) (2) basare sua politica su Falange e su Esercito.

Sviluppo avvenimenti prossimi giorni dirà se tale deduzione sia o meno fondata.

Meritevole di essere segnalato quanto dettomi da Stohrer il quale, commentando con me posizione Serrano, affermava che non vede come questi possa continuare reggersi con solo, e non del tutto sicuro, appoggio di Franco. A tale proposito Ambasciatore Germania aggiungeva che per Reich, tutto considerato, non ha grande importanza che vi sia in Spagna un Governo composto di militari o falangisti, dato che linea politica estera Spagna non potrebbe comunque essere variata.

(l) -Il presente telegramma reca il visto di Mussollnl. (2) -Si riferisce al problema del lavoratori ltallanl in Germania. (l) -T. 9708/265 R. dell'8 ottobre, ore 18,30: riferiva circa la ricostruzione del governo Serbo. (2) -Vedi D. 544. (3) -T. per corriere 9586/026 R. del 2 ottobre, non pubblicato, con il quale Lequio riferiva essersi Serrano indotto a ricevere l'ambasciatore degli Stati Uniti, Weddell.

639 45 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII -

(l) -Vedi D. 613. (2) -Non rinvenuto.
633

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9756/663 R. Tokio, 10 ottobre 1941, ore 7 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 644 (1).

Da fonte confidenziale viene riferito che Dipartimento di Stato, su richiesta Giappone, ha meso per iscritto in questi ultimi giorni punti sui quali Washington non intenderebbe transigere per un accordo generale con Tokio. Stando alle informazioni fornitemi -non controllate e non controllabili per il momento data perdurante riserva mantenuta da questo Governo sull'argomento -tali punti sarebbero in linea generale; evacuazione Cina ed Indocina da parte truppe giapponesi; impegno di Tokio di non svolgere ulteriori operazioni militari né verso il sud né verso nord. Contropartita americana consisterebbe in: larghezze finanziarie e ripresa normali relazioni economiche.

Sembra che questo Governo stia attualmente ponderando se e come sia il caso replicare a tale comunicazione americana. Appare peraltro assai probabile che una replica vi sarà; anche e specialmente per eludere responsabilità e conseguenze di una rottura delle conversazioni nipponiche americane, che potrebbe fare il giuoco di Washington. Tempo stesso avvenimenti militari nell'U.R.S.S. pongono sempre più in prima linea posizioni russe Ìlil Estremo Oriente e possibilità esse possano offrire terreno ad iniziative concordate fra Mosca e Washington per minacciare Giappone. E ciò mentre si intensifica pressione anglo-americana nel settore Thailandia.

634.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 9744/1840 R. Berlino, 10 ottobre 1941, ore 14,30.

Per Eccellenza Ciano.

In raffronto con l'estrema cautela di cui il Governo tedesco ha dato prova nelle precedenti consimili occasioni, non ha mancato di destare particolare interesse la mancata precipitazione con cui sono stati questa volta in forma solenne annunziati al pubblico i risultati dell'offensiva sul fronte orientale.

Il giorno 8 corrente mentre le due sacche di Wjasma e di Briansk erano appena saldate né conoscevano entità forze nemiche rimaste rinchiuse né loro possibili reazioni, due comunicati straordinari annunziavano la vittoriosa conclusione di una «battaglia decisiva». Annunzio era seguito dall'inno nazionale come è consuetudine in occasione della lettura dei soli bollettini diramati al termine di una campagna.

Come ho comunicato nelle mie segnalazioni stampa, ieri nel pomeriggio il Capo Ufficio Stampa del Reich Dietrich faceva ai giornalisti una dichiarazione annunziando che, con fine degli eserciti di Timochenko raggiunta nelle recenti battaglie, la campagna di Russia era vittoriosamente terminata. È indubbio che se forze russe del settore centrale sono state circondate e battute con una rapidità che ha del miracoloso, la campagna sul fronte orientale può effettivamente dirsi terminata. Ciò che interessa rilevare è il diverso comportamento dei militari tedeschi i quali affermano che battaglia è ancora in corso per quanto favorevolmente avviata a quella dei dirigenti politici i quali si sforzano di dare l'impressione che ormai il fronte russo più non esiste.

A parte l'indubbio senso di sollievo che si prova in questi ambienti responsabili per inaspettato favorevole sviluppo di una campagna che, fino venti giorni or sono sembrava dovesse assumere il preoccupante aspetto di una guerra di logoramento, si ritiene in genere a Berlino che due possono essere i motivi fondamentali di tale precipitazione nell'annunz:are la vittoria. Anzitutto e sopratutto il desiderio di liberare il paese, alle soglie dell'inverno, dal pensiero di questa campagna che stava effettivamente diventando un incubo, e di preparalo alle perdite subite. Tali perdite, in confronto a quelle che ormai il pubblico tedesco era abituato a subire, debbono considerarsi piuttosto dure.

In secondo luogo, a quanto mi viene segnalato da p·ù parti. l'intenzione di esercitare sul Giappone una pressione indiretta per indurlo ad un'azione antirussa, sia pure in articulo martis.

Nel campo militare frattanto continua lo sfruttamento del successo. Sembra siasi ora potuto accertare che nella sacca di Br:ansk siano chiusi 350.000 uomini. Nulla risulta sino a questo momento circa la sacca di Wjasma dove la resistenza delle forze russe rinchiuse va rapidamente scemando (1).

(l) Vedi D. 608.

635

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 9767/720 R. Berna, 10 ottobre 1941, ore 15,56 (per. ore 23,35).

Riferimento mio telegramma n. 707 (2). Ho veduto Pilet Golaz soltanto oggi perché assente. Afferma che il Consiglio Federale ha preoccupaz:oni d'ordine interno (pericolo d'inflazione, oppo

stzwne alla sua politica, ecc.) e internazionali (reazioni inglesi di crediti concessi alla Germania) e è impressionato dalla vistosità della somma da noi richiesta. Somma che aggiunta ai crediti precedenti sarebb~ molto superiore a quella proporzione coi crediti germanici che sulla base proporzionale degli scambi giudicava opportuna. Consiglio federale ha stimato di non poter concederci più di cento cinquanta milioni (prestito bancario c conto n. 2 messi assieme) perché con ciò avremmo la metà (cioè 425 contro ottocentocinquanta) di quanto hanno dato alla Germania. Ho dichiarato tale base di misura inaccettabile per noi. Pilet ammette che questa cifra non può essere portata molto più vicino alle nostre richieste ritiene però necessario iniziare trattative nel corso delle quali l'avvicinamento si opererebbe come già coi tedeschi. Consiglio Federale essendo costretto a dare sua garanzia alle Banche ritiene di non potere trattare separatamente prestito bancario e anticipazione conto due. Tratterebbe separatamente e rapidamente prestito bancario anche nella misura da noi richiesta se dessimo oro in garanzia. Apprezza al giusto valore consideraz'oni fattegli presente e ne tiene conto ma stima non dover dare impressione subirle per non essere accusato di lesa neutralità dall'Inghilterra. Pilet desidera che Masi venga a Berna: assicura trattative non andranno per le lunghe anzi si dice certo che potranno essere concluse pr·ma della metà novembre prossimo ed è altrettanto certo che lo faranno con soddisfazione reciproca.

Circa viaggio dell'Ecc. Ministro Riccardi Consiglio Federale mi assicura ne ha preso conoscenza con piacere e che i Consiglieri Federali Wetter e Stampfli saranno lieti incontrarlo quando riterrà opportuno venire qui.

(l) -Il presente telegramma reca il visto di Mussolinl. (2) -Vedl D. 612.
636

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. 9775/880 R. Sofia, 10 ottobre 1941, ore 20,05 (per. ore 7 dell'11).

Mio telegramma n. 878/85 (1).

Trattativa economica italo-bulgara appare giunta a favorevole conclusione.

Accordo sarà firmato con ogni probabilità domani sabato a mezzogiorno da dall'Oglio e da Governatore civile della Banca nazionale bu~gare Gounev capo delegazione Bulgaria. Contemporaneamente verrà firmato dal M'nistro degli Affari Esteri Popoff, tornato appositamente a Sofia, e da me accordo tariffaria per tessuti e filati che per noi ha notevole importanza e che costituisce qui un precedente non avendolo nemmeno i tedeschi. Immagino che per domani avrò ricevuto pieni poteri telegrafici richiesti col mio telegramma n. 873 (2) e conto quindi senz'altro firmare.

Trattativa italo-bulgara, sulla quale mi riservo riferire per corriere ha egregiamente servito a riprendere molte fila che sembravano disperse o dimenticate e rimette in cammino scambi commerciali tra i due paesi su basi per quanto è possibile solide in quanto considera volume quattro volte superiore a quello precedente. Accordo inoltre avrà buone ripercussioni anche nel campo generale dei rapporti italo-bulgari negli attuali momenti.

(l) -T. 36586/878 P.R. del 9 ottobre, ore 24, non pubblicato, con il quale Magistrati confermava l'« Imminente rimessa conclusione trattative». (2) -T. 36480/873 P.ft. del 9 ottobr!', ore 13,30. non pubblicato.
637

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9831/0121 R. Belgrado, 10 ottobre 1941 (per. il 13).

Mio telegramma per corriere n. 0117 del 2 corr. (1). Situazione in Serbia può considerarsi nel complesso tuttora stazionaria. Possono essere rilevati seguenti elementi:

Sono affluite alcune altre truppe germaniche in scarso numero, ma non sono ancora giunti, benché siano sempre preannunciati da Legazione di Germania e da comandi tedeschi, rinforzi che consentano azione in grande stile.

Ultimate operazioni nella Macka, non sono in corso altre operazioni importanti. Ieri anzi Comando germanico ha ritirato presidi zone Cacak e Urice affinché non vengano sopraffatti. Tale provvedimento lascia maggiormente scoperta zona a contatto con la Bosnia.

Comando germanico ha comunicato a nostro Ufficiale collegamento che è rimasto privo comunicazioni zona Mitroviza, e lo ha pregato di domandare notizie a nostra autorità in Priestina;

Ministro Germania mi ha confermato in conversazione odierna che principale intento germanico « per H momento » è di «mantenere sgombri centri minerari e linee comunicazione».

Risulta dalla stessa conversazione che autorità personale Nedié si viene rafforzando (come autorità di governo, non certo come seguito tra la popolazione) e che reparti volontari a gendarmeria hanno dato <<miglior prova di quanto si potesse sperare». Del pari azione fiancheggiatrice certo sui generis di Kosta Pecanac, continua ad essere soddisfacente.

Dato molto interessante rivelato da Benzler è che lotta anticomunista con

dotta da Ljotiç è risultata molto efficace. Benché anche gli abbia scarso se

guito politico, con elementi di cui dispone ha organizzato azione assai ener

gica ed oggi è uomo più odiato da comunisti in Serbia, e in continuo pericolo.

Dispone di vari alloggi in Belgrado e cambia dimora ogni notte.

Situazione Belgrado continua ad essere relativamente tranquilla, benché non manchino di notte attentati isolati e colpi d'arma da fuoco. Stesso Ministro di Germania calcola che non vi siano nella città meno di 20 mila comu

nisti. Solo circa un migliaio disporrebbe tuttavia di armi. Visibili preparativi sono in atto per difesa sedi comandi, uffici, edifici pubblici, ecc. e per organizzazione centri resistenza. Presidio germanico città viene giudicato sufficiente da autorità occupazione.

Da vari giorni circolano notizie ripresa attività ribelli 'in Montenegro. A richiesta Comando Militare Serbia Ufficiale collegamento ha ottenuto e comunicato esatte notizie rtpresa attentati isolati ed energica repressione.

Da ieri sera circolano in Belgrado notizie insistenti azione imminente e già in corso da parte nostre truppe in Croazia e si parla anche occupazione Zagabr>ia. Notizie provengono anche da ambienti giornalistici germanici.

(1) T. per corriere 9671/0117 R., non pubblicato, riferiva circa due conversazioni con Il ministro di Germania sulla situazione di frontiera Serbia e Montenegro.

638

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 9786/1852 R. Berlino, 11 ottobre 1941, ore 21,15.

Sembra ora accertato che nelle sacche di Wjasma e di Briansk si trovino effettivamente rinchiuse dalle 50 alle 60 divisioni sovietiche, ossia la quasi totalità delle forze di cui disponeva il Maresciallo Timocl1enko. Un numero limitato di unità di riserve e organizzazioni comuniste mobilitate, con scarsa artiglieria, cercano ora, [a prezzo] di duri combattimenti, di contrastare il passo alle divisioni tedesche che marciano sulla capitale. Le forze germaniche fortemente ostacolate dal maltempo hanno dovuto notevolmente rallentare contrastata marcia e si trovano attestate, a circa 150 chilometri dalla capitale fra Medin e Gjatzk. Contemporaneamente si delinea una manovra dell'ala sinistra tedesca particolarmente minacciosa per russi in direzione di Twer (Kalinin). Negli ambienti dell'alto comando germanico si manifesta oggi un senso di maggiore sicurezza sulla possibilità di concludere a brevlssima scadenza, sempre che le condizioni meteorologiche non continuino ad essere proibitive, la lotta sul fronte di Mosca, e quindi pratica su tutto fronte orientale. A permettere la formulazione di tale ottimistico punto di vista hanno concorso: la constatazione dell'importanza delle forze nemiche rimaste accerchiate; i sintomi sempre più palesi della disgregazione milita. re e politka russa; la notizia che si ritiene esatta dell'imminente trasporto della capitale da Mosca a Stalingrad sul Volga. Il fatto che il Governo russo intenda recarsi non già in Serbia dove avrebbe potuto organizzare una resistenza almeno sotto forma di guerriglia, ma in una regione prossima al Caucaso ed alla Persia induce a pensare che esso consideri definitivamente persa la partita e si prepari ad abbandonare ad una data non lontana il paese (1).

(l) Il presente telegramma reca il visto di Mussollnl.

639

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 9845/1857 R. Berlino, 13 ottobre 1941, ore 21.

In occasione di una lunga e amichevole conversazione con Himmler ho segnalato la situazione particolarmente delicata creatasi nei riguardi dei nostri lavoratori a causa dei lamentati frequenti maltrattamenti da parte della polizia tedesca e delle gravi ripercussioni che ciò hanno avuto nell'opinione pubblica italiana: Himmler ha osservato prima di tutto che tali episodi «non devono ritenersi sintomatici» ha aggiunto che soprattutto nei confronti di elementi italiani politicamente sospetti non desiderabili perché fautori ufficiali di propaganda antinazista e propaganda antifascista la polizia si trova costretta a intervenire con la necessaria energia ed ha concluso proponendo che d'ora in avanti l'Ambasciata sarà immediatamente messa al corrente degli eventuali arresti di lavoratori italiani.

Considero tale provvedimento interessante e di ciò se ne servirà Lombrassa in occasione della sua imminente venuta a Berlino.

640

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 9847/1862 R. Berlino, 13 ottobre 1941, ore 21,30.

Per Eccellenza Ciano.

Situazione fronte orientale è caratterizzata dal vasto generale movimento di avanzata forze tedesche dal Lago Ilmen al Mare d'Azof.

La puntata su Twer, di cui al mio telegramma n. 1852 (1), si conferma effettivamente minacciosa mentre divisioni finora arrestate a sud del lago Ilmen marciano ora esse pure verso quella città. Si delinea di conseguenza la formazione di una nuova sacca a nord ovest di Mosca.

Sembra che la Capitale non verrà, almeno in un primo tempo, direttamente attaccata, ma aggirata a nord e a sud con movimenti a vasto raggio. Parimenti sta per essere aggirata Kharkow, nel cui settore ha pur (continuato) con rapido ritmo l'avanzata tedesca.

Nell'estremo sud i tedeschi sono alle porte di Taganrog e minacciano direttamente Rostov. La loro azione è facilitata dal fatto che il sovrastante bacino del Donez è praticamente sgombero di truppe nemiche.

Le forze sovietiche che Alto Comando tedesco calcola attualmente circa 50

divisioni di cui 30 al fronte centrale e 20 in Ucraina, battono in piena ritirata

cercando sfuggire accerchiamento. Oltre queste forze Governo sovietico dispone dell'esercito di Leningrado e soprattutto dell'armata di Estremo Oriente forte e bene armata ma che per il momento non risulta in movimento verso l'Europa.

Per quanto più nessuno dubiti a Berlino imminente completa vittoria tedesca sulla Russia tanto negli amb:enti politici quanto in quelli militari si prevede con un certo disappunto che rastrellamento superstiti unità sovietiche, e il presidio e la polizia dell'immenso territorio occupato, assorbirà alla Germania delle forze parecchio superiori a quelle un tempo prestabilito (1).

(l) Vedi D. 638.

641

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

L. RISERVATA ALLA PERSONA (2). Roma, 13 ottobre 1941.

Mi è stato riferito, in via strettamente confidenziale, che un funzionario di codesta Ambasciata è venuto a conoscenza del seguente episodio. In occasione del recente viaggio del Duce in Germania, uno dei tedeschi presenti alla visita avrebbe pronunciato, riferendosi al Duce, la seguente frase:

«Ecco il nostro Gauleiter per l'Italia».

Ti prego di voler accertare con la maggiore riservatezza possibile se e quale fondamento abbia questa segnalaz:one, sulla cui gravità è inutile che io attiri la tua attenzione. M'interesserà poi anche conoscere il tuo pensiero circa la rispondenza che simile frase può avere nello stato d'animo esistente costà nei nostri riguardi (3).

642

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 13 ottobre 1941.

Il Principe Bismarck telefona che il Governo tedesco ha ricevuto una comunicazione dalla sua Legazione in Kabul, secondo la quale il Governo afghano ha chiesto alle Legazioni di Germania e d'Italia l'evacuazione delle rispettive collettività.

Bismarck ha aggiunto di avere ricevuto istruzioni di prendere contatto col Governo italiano per adottare un medes·mo atteggiamento di fronte a tali richieste.

Il Governo tedesco ritiene elle non si possa evidentemente sottrarsi alle richieste afghane e che bisognerà predisporre la evacuazione di quelle collettività. Esso richiederà però non solamente la garanzia delle Autovità afghane per il libero passaggio dei cittadini tedeschi e per il rimborso dei danni subiti in tale occasione, ma esigerà altresì una formale garanzia da parte delle Autorità britanniche e confida che da parte italiana si vorrà adottare il medesimo atteggiamento.

Ho risposto a Bismarck che fino a questo momento non ci era giunta nessuna notizia dalla nostra Legazione in Kabul. Non appena essa perverrà si prenderanno contatti con l'Ambasciata di Germania per concordare la procedura da seguire.

Bismarck ha inoltre asserito che fino a questo momento il Governo afghano non ha chiesto il ritiro delle Rappresentanze diplomatiche tedesche (1).

(l) -Il presente telegramma reca Il visto di Mussolini. (2) -Il documento è molto deteriorato. Il testo delle due prime frasi è stato ricostruito sulle tracce dell'impressione che il dattiloscritto ha lasciato sull'ultima pagina del documento che lo precedeva nel fascicolo. (3) -In risposta Alfieri telegrafò da Koenigsberg il 17 ottobre, ore 11,23, quanto segue: «Ieri sera in partenza da Berlino ho ricevuto la tua lettera. Salvo ulteriori precisazioni che ti farò al mio ritorno in sede posso fin d'ora escludere fermamente quanto mi scrivi». Non risulta che abbia inviato per iscritto ulteriori precisazioni.
643

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9857/1510 R. Washington, 14 ottobre 1941, ore 11,10 (per. ore 22).

Giornali odierni riportano risposta che Ambasciatore Phillips ha dato ai giornalisti scendendo da aeroplano al suo arrivo New York. Ambasciatore ha detto: «In Italia esistono relazioni amichevoli fra italiani e amer·icani. Durante mio soggiorno in Italia e specialmente ultimo anno ho avuto sempre trattamento massima cortesia da parte Governo e popolo italiano».

Aggiungo che parlava anche a nome intero personale Ambasciata che è aumentato da 24 a 133 persone dato maggiore lavoro dovendo Ambasciata tutelare interessi inglesi, francesi ecc. Phillips, che ha rifiutato di rispondere a domanda circa presenza truppe tedesche in Italia, ha detto anche di non aver mai sentito parlare a Roma di pace.

644

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9879/1513 R. Washington, 14 oUobre 1941, ore 14 (per. ore 9 del 15).

Mio telegramma n. 1420 (2).

Parallelamente a sviluppo avanzata tedesca in Russia si sono qui acuite preoccupazioni per atteggiamento giapponese che si teme possa trarre da rovesci russi incoraggiamento per assicurare sua politica espansionistica partico

larmente in provincie marittime Russia asiatica. Tuttavia suggestione apparsa

in questi giorni su stampa londinese per una garanzia anglo-americana su tali

province che permettesse ad U.R.S.S. d'impiegare contro Asse parte delle forze

attualmente in Estremo Oriente, è stata accolta con marcata freddezza in que

sti ambienti politici.

Ci si rende infatti conto non solo delle difficoltà di rendere effettiva una

simile garanzia ma anche dell'opportunità di esporre a distruzione forze sovie

tiche della Russia asiatica nel tentativo, che appare ormai del tutto disperato,

di arrestare avanzata tedesca.

Non vi è dubbio che in previsione di un crollo del fronte occidentale sovie

tico S.U.A. stanno considerando mantenimento in vita nella Russia asiatica

di almeno un moncone di governo che possa assolvere la medesima funzione

che, nel sistema anti-giapponese del Pacifico, assolvono governi di Chung King

e quello di Batavia ed è soprattutto sotto tale aspetto che nell'attuale critica

situa:llione va considerato impegno di aiutare U.R.S.S. rinnovato ieri pubbli

camente da Roosevelt.

Ma se (anche a giudicare dalla dichiarazione fatta a Singapore da comandante forze britanniche Estremo Oriente Sir Robert Brooke Popham, reduce da Manilla e da Batavia, circa una cooperazione delle forze aeree americane, inglesi ed olandesi del Pacifico) tutto lascia ritenere che S.U.A. abbiano in qualche modo aderito ad un piano di cooperazione per difesa aeronavale di Singapore e delle Indie olandesi contro un attacco giapponese, non sembra invece che S.U.A. abbiano preso alcun impegno nel caso di un attacco giapponese contro U.R.S.S.

Circa stad1o conversazioni tra Washington e Tokio segnalo all'E. V. che Ammiraglio Nomura che ho visto ieri mi ha detto che esse sono ormai da considerare giunte a punto morto ma che per altro egli non ritiene conflitto fra

S.U.A. e Giappone probabile anche se esso sia possibile data grave tensione fra i due Paesi.

Alla mia domanda se S.U.A. avessero concretato loro richiesta per giungere ad un accordo con il Giappone. Nomura mi ha risposto negativamente affermando che risposta di Roosevelt a messaggio Konoye è stata molto vaga e che qui ci si limita a chiedere solo genericamente «che guerra tra Giappone e Cina abbia termine». Avendo da parte mia insistito chiedendogli che cosa S.U.A. avessero da parte loro offerto, Nomura ha risposto che «S.U.A. non hanno mai offerto nulla né sembrano rendersi conto delle esigenze economiche del Giappone che viene così posto da Washington nella necessità di cercare in Indoci.na ed altrove quanto ad esso necessità ».

In complesso ho trovato Nomura molto più deciso e fiducioso che in ultimo colloquio avuto con lui (mio telegramma n. 1294) (1), egli infatti mentre ha insistito su concetto che il Giappone non può sottostare al blocco economico cui è soggetto, mi ha pure espresso ottim'smo circa situazione europea affermando di aver motivo di credere che l'U.R.S.S. sarà indotta, qualora le vengano accordate condizioni accettabili, a concludere pace; ciò che potrebbe indurre anche Gran Bretagna a fare altrettanto.

Come suo personale apprezzamento del contributo che Stati Uniti possono apportare a Gran Bretagna e ad U.R S.S. Ammiraglio Nomura si è espresso con notevole scett'cismo affermando che egli ritiene che tale contributo non potrebbe andare al di là della fornitura materiale di guerra poiché egli non comprende come e dove S.U.A. potrebbero intervenire contro Asse con un corpo di spedizione.

(l) -Un'annotazione marginale dice: «VIsto dal Duce». (2) -Vedi D. 586.

(l) Vedi D. 522.

645

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37159/1870 P. R. Berlino, 14 ottobre 1941, ore 21.

Onde facilitare e rendere più agevoìi le trattative che condurrà Lombrassa durante il suo soggiorno a Berlino con le competenti autor:tà tedesche, ho fatto oggi una lunga visita al dr. Ley e gli ho esposto gli ultimi sviluppi della situazione nei riguardi degli operai italiani che lavorano in Germania. Durante la lunga visita sono state passate in rivista tutte le questioni generali che hanno bisogno di essere risolte e ciò ha servito anche a smussare eventuali suscettibilità che potessero essere sorte presso il fronte del lavoro, per le trattative dirette che ho iniziato tempo addietro con von Ribbentrop (l) e con il Ministero degli Affari Esteri per la questione degli operai italiani.

Il Dr. Ley alla fine della visita mi ha rinnovato le più ampie assicurazioni relative al trattamento dei nostri lavoratori occupati in questo Paese.

646

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 12204. Berlino, 14 ottobre 1941.

Ho fatto oggi visita a Funk e, sebbene la sua salute lasci alquanto a desiderare per disturbi diabetici e un braccio tempo addietro accidentato di tanto in tanto gli dolga, l'ho trovato in forma e sollevato. Alle mie felicitazioni per i recenti successi delle armi tedesche, ha r:sposto essere questi giunti al momento buono per liberarlo da gravi preoccupazioni e che la liquidazione della Russia gli servirà innanzitutto e soprattutto per ottenere de! petrolio. «Liquidata la Russia -ha aggiunto -la guerra dovrebbe per la Gran Bretagna divenire un'assurdità. Ho ancora una certa fiducia nel buon senso umano e spero che gli inglesi non ne siano talmente privi da non tirare le conseguenze della nuova situazione creatasi nel continente>>.

Questo è oggi in Germania il motivo di ogni conversazione e tutti, dirigenti e popolo, esprimono la stessa speranza. A chi rileva che una guerra lunga ormai non dovrebbe spaventare, i più rispondono che la guerra finirà presto perché per gli avversari il pro:ungarla sarebbe un « Unsinn », una assurdità. Il che dimostra un notevole cambiamento nel modo di pensare dei tedeschi: -un anno fa si diceva qui, e tra gli altri me lo disse proprio lo stesso Funk, che il conflitto sarebbe finito con una completa sconfitta di un'Inghilterra invasa e ridotta a un cumulo dì macerie, o con una pace senza condizioni imposta al nemico piegato sulle ginocchia. E allora, si osservava, che potrà mai fare l'America?

A dodici mesi di distanza anche le vittorie di Russia non inducono più a uscire da un certo riserbo, quanto si osservava a proposito dell'America si osserva a proposito della Gran Bretagna e al pensiero di una pace imposta con le armi all'inglese, senza che questi avesse da dire alcunché al riguardo, è subentrato quello di una pace dipendente dal <<buon senso» e da una iniziativa sia pure di rinuncia, di quello stesso inglese, posto di fronte ad un fine irraggiungibile.

Per quanto riguarda il problema alimentare, Funk ha detto di aver fiducia che la collaborazione itala-tedesca riesca a risolverlo in maniera soddisfacente. Sl è detto alquanto preoccupato per la situazione nei paesi occupati, in particolare nel Belgio ed ha osservato che, se aeroplani e carri armati riuscirebbero eventualmente ad imbrigliare tentativi di rivolta, non riuscirebbero però a sfamare le popolazioni. «I prezzi aumentano -ha aggiunto -la moneta si svaluta e serve sempre a meno, po:ché mancano le merci da comperare e, se nei paesi occupati non si mangerà, non si lavorerà nemmeno, mentre ci occorre proprio che in tutta l'Europa si lavori, e molto ». Ha rilevato la grande importanza del problema dei prestiti e si è detto convinto che uno Stato autoritario possa risolverlì purché non si tema di affrontare con la massima decisione tutte le misure necessarie, disponendo di un'adeguata organizzazione, riuscendo ad agire sulla psicologia delle massi!. Ha ricordato con compiacimento di avere esposto al Duce le sue idee, nel viaggio compiuto in Italia nel 1939, e come il Duce << questa così grande geniale personalità» allora lo avesse approvato.

Funk si rallegra molto per l'imminente viaggio a Roma, in particolare perché gli sarà data la possibilità di chiarire in una conferenza le sue idee sulla futura organizzazione economica dell'Europa. « Mi risulta -ha detto che alcuni industriali e finanzieri italiani, come d'altra parte anche alcuni loro colleghi tedeschi, hanno un sacro terrore dei miei programmi. Sarei lieto di poterli convincere che soltanto in una superata economia liberale una grande nostra vittoria potrebbe in qualche maniera non contribuire alla maggiore prosperità dell'alleata Italia. Io Vi do invece la formale assicurazione che nella futura Europa, così come io la intendo, al benessere economico della Germania non potrà non corrispondere, anzi sarà necessario complemento quello dell'Italia » (1).

647.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 12216. Berlino, 14 ottobre 1941.

Ringrazio per gli elementi che avete voluto comunicarmi con la lettera del 6 corrente n. 3987 (l) e non mancherò certamente di valermi dei medesimi in modo utile ed opportuno come se ne presenti l'occasione, che indubbiamente non mancherà.

È senza dubbio significativo che solo il 10% della mano d'opera totale impiegata nella costruzione del Vallo del Littorio lungo tutti indistintamente i nostri confini, lavori attualmente alle opere esistenti nella provincia di Bolzano, ciò che dimostra la normalità di tali lavori in questa zona.

Tuttavia, come V. E. comprenderà, la sensibilità delle masse in una materia così delicata va oltre il significato, sia pure per sé eloquente, delle cifre. Ed evidentemente il significato antigermanico [più] generalmente attribuito al cosiddetto Vallo del Littorio proviene non tanto da quel maggiore o minore numero di lavori che venga [eseguito] più specificatamente nella provinc~a di Bolzano, quanto dalla circostanza che a [tali grandi opere di fortificazione sulla] nostra frontiera viene attribuita una funzione difensiva nella stessa Italia. Ed infatti forse questo [pensiero espresso] da fonte italiana, e che come ho avuto occasione di rammentare non è ignoto ai tedeschi, soprattutto alla massa dei tedeschi che viene in Italia o ha rapporti con l'Italia [è ciò che] contribuisce maggiormente all'impressione di una punta antitedesca nei nostri progetti di fortificazione.

Desideravo fornire queste precisazioni, anche per meglio illuminare lo stato d'animo qui prevalente ed individuarne le cause che, ripeto, sono complesse e non tutte eliminabili sia pure con dimostrazione di cifre, data la loro natura prevalentemente psicologica e politica.

Pertanto pregherei di farmi sapere quale risposta io possa dare o comunque come debba condurmi di fronte a garbate ma eloquenti richieste circa le cause per cui l'alleata Italia predispone una difesa delle proprie frontiere che, per quanto evidentemente in sé ovvia e pienamente legittima, tuttavia, in considerazione della presente situazione politica e militare in Eurc pa e dello squilibrio di forze esistente, non può apparire nella mente dei profani e in parte anche in quella dei tecnici, che riferirsi all'ipotesi di un pericolo proveniente dalla Germania (2).

(l) Vedi D. 597.

(l) Il presente docum<>nto reca il visto di Mussollni.

648

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 40629/1671 P. R. Roma, 15 ottobre 1941, ore 19,10.

Come già comunicatovi Eccellenza Lombrassa sarà Berlino mercoledì 15 corrente ore 10,45.

P·regovi tener presente che questione istituzione campi « rieducazione » operai italiani non (dico non) deve essere trattata per via s:ndacale ma deve formare oggetto vostri passi presso Governo del Reich che escludano nel modo più assoluto istituzioni di campo del genere. Governo italiano infatti non potrebbe mai consentire che altri giudichino e provvedano circa educazione rieducazione propri liberi cittadini. Operai italiani che non rispondano sia tecnicamente sia moralmente condizioni richieste per lavoro in Germania devono dalle autortà del Reich essere segnalati solo per loro rimpatrio. Responsabili fatti gravi verranno puniti al loro rientro nel Regno secondo leggi italiane. Possono consentirsi «campi di raccolta» per smistamento operai non in regola per l'espatlio o che abbandonano lavoro. Anche per tali campi però gestione amministrativa e disciplinare deve essere affidata ad autorità sindacali italiane e non alla Gestapo (1).

(l) -Vedi D. 623. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussollni. Non è stata rinvenuta alcùna risposta.
649

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 9941/485 R. Buenos Aires, 15 ottobre 1941, ore 21,25 (per. ore 10 del 16). Mio 420

Recentemente hanno avuto luogo qui altre riunioni fra Ministro degli Affari Esteri, Ministro della Guerra e Ministro della Marina circa acquisti Argentina in relazione offerte Governo degli S.U.A. Con reiterate riserve di segretezza uno dei tre Ministri mi ha detto:

0 ) Nelle riunioni sono stati designati due ufficiali superiori da inviare Stati Uniti per decidere circa quantità materiale bellico che quel Governo può e vuole fornire; loro partenza non è così imminente come è stato annunziato da alcuni giornali perché vogliamo acquistare armamenti di cui abbiamo bisogno e non quelli che Stati Uniti vogliono darci.

2°) In virtù della legge di « prestiti e affitto » Stati Uniti vorrebbero soprattutto fornire armi di cui -secondo loro -abbiamo bisogno per organizzare nostra difesa in caso di aggress:one tedesca, secondo un piano di difesa continentale da essi studiato e prestabilito. Noi, che crediamo poco verosimile ipotesi aggressione tedesca, vogliamo invece acquistare quegli armamenti dei quali giudichiamo di aver bisogno, in conformità piani da noi studiati e prestabiliti ed in relazione alle ultime leggi votate dal nostro Congresso. Stiamo pertanto rivedendo tali piani ed in base ad essi daremo istruzioni nostri ufficiali che andranno S.U.A.

3°) A mia richiesta ha confermato decisioni Governo argentino (mio telegramma n. 420) di pagare «a contanti» materiale eventualmente acquistato.

(2). (l) -Per la risposta di Alfieri vedi D. 696. (2) -Vedi D. 561.
650

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 9894/569 R. Zagabria, 15 ottobre 1941, ore 24 (per. ore 11 del 16).

Risulta che questa notte è stato tratto in arresto Macek e condotto in località a oltre cento chilometri da Zagabria.

Motivi dell'arresto sarebbero provati contatti che Macek avrebbe avuto recentemente con emissari Presidente del Consiglio dei Ministri serbo Generale Nedié e anche con emissari tedeschi.

Fonte ufficiale, pur confermando la notizia dell'arresto di Macek, cerca di attribuire al fatto scarsa importanza, affermando che lo scopo sarebbe stato di allontanarlo dalla sua residenza di campagna (Kopilec) di venti chilometri da Zagabria.

Voci attendibili, ma non controllate. danno all'arresto carattere gravità, motivandolo -oltre che pei contatti avut,i con emissari Nedié -anche per i rapporti che intratteneva con elementi Governo PAVELIÉ.

651

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, E AL MINISTRO DELLA CULTURA POPOLARE, PAVOLINI

TELESPR. 2999/1293. Roma, 15 ottobre 1941 (per. il 17).

Le notizie pubblicate ieri sera dalla Tribuna circa l'atteggiamento dei cattolici americani nella questione della guerra si prestano a qualche commento.

E' notevole anzitutto l'"ntervento dell'Arcivescovo di New York Mons. Spellmann all'adunata dei Cavalieri di Colombo nel « Columbus Day» e il suo discorso nel quale ha esaltato Colombo e --come dice il giornale -ha aspramente criticato l'azione delle forze fomentatrici di odio che perseguono scopi bellicisti.

Mons. Spellmann -oltre ad occupare quel posto di prim'ordine nella gerarchia americana che è la sede di New York -ha profonda conoscenza e consuetudine degli ambienti della Curia avendo dimorato in Roma una quindicina di anni come assistente della rappresentanza dei Cavalieri di Colombo, stabilita a Roma durante il pontificato di Benedetto XV.

Anzi è stato proprio Mons. Spellmann che, alla fine del 1939, ebbe parte nell'avviamento e svolgimento delle pratiche che condussero il Presidente Roosevelt a inviare l'Ambasciatore Taylor come suo personale rappresentante presso il Pontefice. E' per questo che Mons. Spellmann era considerato come uno dei Vescovi più favorevoli a Roosevelt. Se dunque egli ha parlato, come riferisce la Tribuna, è segno che anche egli si è reso conto di quella evoluzione della politica degli Stati Uniti che presentata al Papa circa due anni fa come desiderosa e pronta a svolgere opera di pace e di mediazione, ha finito poi per tramutarsi di fatto in belligerante.

L'altra testimonianza notevole riportata dalla Tribuna è quella dell'Ar

civescovo di Cincinnati Mc Nicholas il quale davanti ad un uditorio di 50 mila

persone, ha fatto una carica a fondo contro il boscevismo e i suoi sistemi e

possibili camuffamenti. Anche questo fatto è particolarmente notevole perché

l'Arcivescovo Mc Nicholas, domenicano, ha egli pure lunga familiarità con Roma,

avendo passato qui molti anni come assistente per l'America della Curia gene

ralizia del suo Ordine.

Del resto, le opinioni dell'Arcivescovo di Cincinnati contrarie all'intervento

degli Stati Uniti in guerra erano già ben conosciute. E' interessante però rile

vare in questo suo discorso come l'estensione della guerra dell'Asse alla Russia

abbia offerto all'opposizione cattolica degli Stati Uniti un efficace rafforza

mento. Anzi, questo discorso di Mons. Mc Nicholas dimostra che le manovre

tendenti a far comparire -attraverso la recentissima missione Taylor -il Va

ticano come connivente od almeno acquiescente alle pretese speranze di un

cambiamento nella politica religiosa sovietica, non hanno avuto alcuna presa

sulla opinione dei cattolici americani.

Che anzi posso nell'occasione assicurare V. E. che, da parte della Segreteria di Stato e del Cardinale Maglione personalmente, non si è mancato di parlare a suo tempo a Taylor, in fatto di situazione religiosa in Russia, molto chiaro.

652

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 12287. Berlino, 15 ottobre 1941.

È interessante di seguire, nel pieno dei successi militari tedeschi ciò che contemporaneamente si svolge in alcuni altri settori relativamente alle possibilità di una pace.

Venerdì scorso, quasi rispondendo ad una parola d'ordine, una parte della stampa madrilena ha pubblicato una serie di articoli, aventi tutti più o meno lo stesso contenuto e redatti sullo stesso tono, e con le stesse argomentazioni.

Si tratta di articoli, nei quali, prendendo lo spunto dalle dichiarazioni del Dott. Dietrich, alcuni dei principali quotidiani della capitale spagnola (Ya, Madrid, ABC ed altri) rivolgono una specie di appello ai belligeranti atfinché si trovi una soluzione del conflitto.

Secondo questi giornali, con la sconfitta del bolscevismo è stato, grazie all'esercito tedesco, liquidato un grande nemico dell'Europa e della civiltà. Perché non si cerca sul cadavere del maggiore e più terribile pericolo che abbia minacciato il nostro continente negli ultimi secoli d~ trovare un minimo di solidarietà europea necessaria per addivenire ad una pace che possa salvare la nostra civiltà dalla distruzione cui sarebbe fatalmente condannata da una guerra di esaurimento?

Scrive l'ABC: La vittoria tedesca sui Sovieti ben più che rappresentare la sconfitta di un alleato dell'Inghilterra, rappresenta invece la vittoria sulla barbarie asiatica conseguita da un popolo che appartiene alla stessa civiltà millenaria di cui fa parte anche la Gran Bretagna.

46 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

In un suo rapporto sull'argomento, il rappresentante a Madrid dell'Agenzia tedesca Transocean dice che tutto questo ha destato vivo .interesse e curiosità nei circoli esteri di Madrid. Tanto più che in questi ultimi giorni è arrivato nella capitale spagnola il Duca d'Alba, Ambasciatore di Spagna a Londra, mentre Sir Samuel Hoare, Ambasciatore di Gran Bretagna a Madrid, si preparava a partire quasi contemporaneamente per l'Inghilterra.

«Sono questi avvenimenti da mettersi in correlazione con la campagna

di stampa? " si domanda la Transocean, la quale sostiene il punto di vista

che, se dietro agli articoli dei giornali madrileni ci dovesse veramente essere

qualcuno, questo qualcuno non potrebbe essere che l'Inghilterra, poiché, dopo

le recenti dichiarazioni del Fiihrer, è da escludersi in via assoluta che la Ger

mania possa fare anche delle larvate proposte di pace.

Però, sulla stampa spagnola, l'Ambasciata del Reich presso Franco eser

cita indubbiamente una certa influenza. Oltre a questo, uno dei giornali che

ha pubblicato articoli di fondo sull'argomento «Pace » è proprio il quotidiano

Madrid, le cui casse sono state sempre rifornite da denaro tedesco. Quindi?...

Nei giornali tedeschi del 14 ottobre si pubblica un comunicato DNB, in

cui il Governo del Reich smentisce nel modo più vivace e più assoluto tutte

le notizie diramate all'estero dei pretesi passi germanici per la pace, dichia

rando che tali notizie sono da considerarsi come assolutamente tendenziose

e prive di alcun fondamento.

Contemporaneamente però il quotidiano argentino El Pampero, notoria

mente pagato dalla Germania, riprende gli argomenti dei giornali spagnoli e

vi aggiunge del suo nella stessa direzione.

Al Ministero degli Esteri persona di solito bene informata pur facendo conoscere che si sono richiamati a dovere i giornali spagnoli, e che si è provvisto a dare una lavata di «nach gutem alten preoussischen Brauch » al corrispondente berlinese di El Pampero -aggiungeva -che mai e poi mai il Fiihrer si lascerà andare a fare altre proposte ufficiali di pace, ma che, certamente se un giorno, tra qualche tempo, in altro occasione ... si dovesse vedere in Germania l'opportunità di un passo simile, è certo che si ricorrerebbe ad un mezzo diverso da quello di una dichiarazione in piena Reichstag, e questo mezzo potrebbe appunto essere rappresentato dalla stampa di certi paesi neutrali.

In compenso questa manovra, che trova indubbiamente le sue origini in qualche ufficio della Wilhelmstrasse, può avere due scopi: il primo, quello di lanciare nel mondo voci di tentativi di pace cercando poi di convincere gli Stati Uniti che i tentativi sono di fonte inglese e che quindi Londra cerca di fare per proprio conto e di nascosto da Washington, oppure si fa dire alla stampa spagnola quello che si desidera venga detto agli europei e specialmente agli ,inglesi dopo la sconfitta sovietica, ci si affretta a negare nel modo più preciso e più indignato la paternità di tal parole, e si resta però in attesa delle reazioni britanniche, ufficiali o no.

E tutto questo proprio nel momento in cui i recenti sviluppi della situazione bellica hanno provocato da parte di autorevoli quotidiani londinesi (come il liberale News Chronicle e il laburista Daily Herald) una campagna contro il governo, e quindi contro Churchill, simbolo della guerra ad oltranza.

Trasmissioni radio americane e giornali svedesi, riportando notizie londinesi, dicevano alcuni giorni fa che, se veramente la Russia dovesse cadere, sono da attendersi per lo meno dei mutamenti nella composizione del gabinetto inglese.

Alcuni alti funzionari di questo Ministero Esteri affermano confidenzialmente che va bene distruggere l'Inghilterra, ma bisogna poi pensare a sostituirla nell'Europa e nel mondo. Inoltre notizie recenti giunte a questo Auswartiges Amt da Londra dicono come vada sempre più in Gran Bretagna diffondendosi la sensazione che, sconfitti i soviet, venga a mancare per l'Inghilterra qualsiasi possibilità di vincere la guerra nello spazio di uno od al massimo due anni, e cioè in un lasso di tempo da permettere ad una vittoria di essere anche una vittoria inglese, e non, come avverrebbe se la guerra si protraesse «ad indefinitum », solo una vittoria americana.

Inoltre, dicono qui, è indubbio che la Germania, in cui dovesse avere in mano l'enorme territorio della Russia europea con le sue inesauribili ricchezze e le sue enormi possibilità di tutti i generi, potrebbe anche permettersl il lusso di andare incontro a certi desiderata inglesi. Russia e Francia potrebbero fare le spese di un eventuale accordo.

Significativa è anche a questo proposito la smentita pubblicata dalla stampa tedesca del 12 ottobre alle asserzioni del giornale americano Daily Mirror circa la presunta conclusione di un accordo Fiihrer-Darlan a spese dell'Italia.

Smentite del genere avrebbero avuto maggior ragione di essere pubblicate durante i primi mesi dell'anno in corso, epoca in cui il clima euforico ed idillico che ha caratterizzato gli eventi della fallita politica di Montoire fra Francia e Germania è stato ampiamente sfruttato dalla propaganda avversaria sia a mezzo radio che a mezzo stampa per dare l'impressione che veramente, in quei giorni, si pensasse da parte tedesca ad un mutamento di corso nei confronti dell'Italia ed a favore della Francia.

Ricordo all'epoca di avere accennato all'Ufficio Stampa di questo Ministero Esteri all'opportunità che ci sarebbe forse stata a che da parte germanica si smentissero le voci in corso che per tranquillizzare l'opinione pubblica italiana che ne era venuta a conoscenza ma le mie parole sono state lasciate cadere nel vuoto.

Da quell'epoca ad oggi sono successe evidentemente molte cose e l'idillio franco-tedesco, specie dopo il 22 giugno, ha subito le più radicali trasformazioni; in ogni modo considero interessante il fatto che, mentre alcuni mesi fa si è assolutamente sentito il bisogno di smentire le numerosissime voci di accordi a nostre spese, oggi, invece, un'unica notizia data da un unico giornale sia stata immediatamente sfruttata per pubblicare una recisa smentita nella quale tra l'altro si dice: «Questa notizia è falsa dal principio alla fine. Essa è stata inventata evidentemente per far fare alla Germania nei confronti dell'Italia la figura dell'alleato disonesto».

Concludendo e riassumendo: pur non dando ai fatti descritti eccessiva importanza o significato, essi costituiscono indubbiamente un sintomo della possibilità che la fine della campagna di Russia possa non solamente rappresentare un altro grande passo compiuto dalla Wehrmacht germanica sulla via della totale vittoria militare, (come ufficiaìmente si è qui tenuto a far credere), ma possa forse anche segnare l'inizio di una chiarificazione nell'atmosfera europea.

653

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR. S.N.D. 9968/1527 R. Washington, 16 ottobre 1941, ore 9,05 (per. ore 13 del 17).

Ambasciatore Phillips, ricevuto ieri da Presidente Roosevelt con cui intrattenutosi lungamente, interrogato dai giornalisti dopo colloquio si è astenuto dal fare qualsiasi dichiarazione.

In corrispondenze da Washington viena per altro affermato che Ambasciatore Phillips avrebbe riferito essere morale italiani oltremodo basso rafforzando così speranza Washington possibilità pace separata Italia.

Da parte mia ho ragione di ritenere che Phillips abbia effettivamente descritto a Presidente ed a Dipartimento di Stato situazione italiana a fosche tinte poiché in una conversazione che ho avuto con lui iersera egli si è soffermato su gravi difficoltà alimentari italiane asserendo che esse sarebbero vivamente sentite da popolazione cui morale si sarebbe, in questi ultimi due mesi, andato rapidamente deteriorando in modo da far dubitare che difficoltà periodo invernale possano essere superate. Come particolarmente dura egli ha descritto assoluta mancanza grassi che « rende impossibile a massaie preparare pochi cibi ancora ottenibili » secondo Phillips gravità situazione alimentare sarebbe da attribuirsi in parte a scarsità raccolti ed a tardivo razionamento ma principalmente ad esportazione di generi alimentari in Germania. Ha aggiunto che fiducia masse nel Duce è sempre assoluta ma che esisterebbe diffuso malcontento verso elementi politici dirigenti.

Se effettivamente Phillips -data sua visione situazione italiana si illuda circa possibilità di una pace separata Italia e se egli si sia qui espresso in tal senso, non sono peraltro in grado dire benché un riflesso di una simile idea mi sia sembrato scorgere in una sua vaga allusione a quello che sarebbe situazione Italia nel dopo-guerra. A tale riguardo egli mi ha detto infatti, che «né Germania né Gran Bretagna vincitrici saranno in grado ed avranno interesse di sollevare Italia da inevitabile crisi dopo guerra cosicché essa dovrebbe curare di assicurarsi appoggio di un grande paese».

Segnalo infine che avendogli chiesto quali ulteriori sviluppi egli ritenesse potesse avere conflitto dopo crollo URSS, Phillips mi ha detto di prevedere attacco Asse su Gibilterra consenziente Spagna e che tale sua previsione egli avrebbe ragione di ritenere fondata anche in base dichiarazioni da lui raccolte direttamente a Roma.

Phillips il quale ha tenuto ad esprimermi suo più vivo apprezzamento per cortesissimo trattamento sempre riservatogli costì conterebbe far ritorno in Italia fra un mese.

654

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 9920/1884 R. Berlino, 16 ottobre 1941, ore 18.

Operazioni al fronte orientale fortemente ostacolate dal maltempo procedono ora con ritmo notevolmente allentato.

Le forze a sud del Lago Ilmen e quelle del settore di Kharkov che avevano nei giorni scorsi iniziato l'avanzata sono rimaste bloccate dalle pessime condizioni del terreno.

La sacca di Viazma è stata completamente eliminata: l'operazione si è conclusa in uno spaventoso massacro di soldati sovietici. È in corso l'eliminazione della sacca di Brijansk dove le forze russe rinchiuse resistono ora accanitamente.

Si delinea ormai chiaramente l'investimento di Mosca che -come annunziato col telegramma n. 1862 (l) -non verrà direttamente attaccata ma circondata. Le truppe germaniche, forzato l'ultimo ostacolo del fiume Oka, trovansi attualmente stringentisi a 70-100 km. dalla capitale fra Tver-Mojaisk e Malojaroslavec.

Nell'estremità sud le forze tedesche, girata Taganrog, sono in marcia su Rostov. Opinione pubblica tedesca non dimostra particolare interesse ai brillanti successi (2).

655

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 9997/0144 R. Madrid, 16 ottobre 1941 (per. il 19).

Mio telegramma per corriere n. 0140 del 9 corrente (3).

Come ho comunicato col suindicato telegramma per corriere trovasi in Madrid, in congedo, il Duca d'Alba, Ambasciatore di Spagna a Londra.

Serrano nel parlarmi stamane di detto Ambasciatore mi diceva che per quanto egli non lo ritenga molto intelligente, la Spagna, nel momento attuale, non potrebbe avere migliore rappresentante nella Gran Bretagna. Mezzo inglese di nascita, con un nome storico, imparentato con gran parte dell'aristocrazia britannica, notoriamente fìloinglese, il Duca d'Alba trova tutte le porte aperte, non desta alcun sospetto ed è pertanto in grado di fornire ottime informazioni, ciò che, secondo Serrano, non potrebbe fare né un funzionario di carriera, né un falangista.

Il Ministro degli Esteri mi ha poi riferito una conversazione che Churchill ha avuto con Alba la vigilia della partenza di questi per la Spagna, conversa

zione sconnessa, priva di ordine logico, in cui tutti gli argomenti sono trattati alla rinfusa, ma dalla quale possono trarsi i seguenti elementi:

-La guerra sarà lunga: l'Inghilterra avrà il suo pieno armamento nel 1945 e sarà allora che essa, unitamente agli Stati Uniti, riuscirà a battere l'Asse;

-L'Inghilterra ha ora circa 750.000 soldati nel Medio Oriente che sbarrano all'Asse la via di Suez;

-Il soldato tedesco è il primo soldato del mondo, il soldato inglese l'ultimo, ciò nondimento il cittodino inglese ha una resistenza morale infinitamente superiore a quella del cittadino tedesco: si ripeterà dunque quanto accadde nel 1918, il collasso della Germania avverrà all'interno;

-Egli, Churchill, odia Hitler a cui non piacciono né vino, né donne, né cavalli: preferisce Goering che è umano e col quale probabilmente finirà per intendersi;

-L'Italia è al collasso: la fine della guerra la troverà disfatta;

-La Francia non merita alcun riguardo: l'Inghilterra cercherà di ristabilirvi la monarchia che meglio può assicurare i buoni rapporti tra i due paesi;

-:-L'Inghilterra darà il Marocco francese alla Spagna;

-Ma la Spagna deve ben guardarsi dal permettere all'esercito tedesco di attraversare il suo territorio per muovere contro Gibilterra; se lo facesse dovrebbe sopportare le conseguenze di una tremenda guerra;

-L'Inghilterra non ha più alcun interesse per le ricchezze minerarie della Spagna; essa intende solo scambiare le sue cipolle contro gli aranci dell'Aragona e dell'Andalusia ...

656.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9965/679 R. Tokio, 17 ottobre 1941, ore 8,41 (per. ore 20).

Circa crisi di Gabinetto Konoye mi riferisco in particolare mio telegramma n. 644 del l o corrente (1). Crisi è stata precipitata da forze armate che hanno voluto, di fronte al generale malcontento del Paese, separare propria responsabilità da quella di Konoye e della sua clientela, ingolfati in una politica dimostratasi fallimentare proprio nel momento cruciale della situazione giapponese. Incarico nuovo Gabinetto dato al Generale Tojo, finora Ministro della Guerra, è quindi logico sviluppo circostanze ed apparirebbe particolarmente significativo. D'altra parte pone circoli militari alla prova del fuoco.

{l) Vedi D. 608.

(l) -Vedi D. 640. (2) -Il documento è vistato da Mussollni. (3) -Non pubblicato.
657

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 37608/1909 P.R. Berlino, 18 ottobre 1941, ore 14.

Per Eccellenza Ciano.

Durante la visita che ho fatto al Ministro Von Ribbentrop al suo Quartiere Generale egli si è molto rallegrato del prossimo incontro e del piacere di averti suo ospite.

Ora egli attende di sapere se la data proposta del giorno 25 riesce di tuo gradimento.

658

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER TELESCR. 37620/1914 P.R. Berlino, 18 ottobre 1941, ore 17.

Per l'Eccellenza il Ministro.

Una lunghissima conversazione che ho avuto col Ministro Ribbentrop al suo Quartiere Generale si è divisa in tre parti:

1°) nella prima parte egli ha illustrato la portata dei recenti grandiosi successi militari in forza del quali si può considerare che la campagna contro la Russia -come egli mi aveva preannunziato in precedente conversazione -si può ritenere praticamente e vittoriosamente liquidata con la distruzione dell'armata sovietica e con l'acquisto alla Germania delle zone economicamente più importanti.

Durante l'inverno non potrà essere formato un fronte conti:nuo da parte delle truppe sovietiche che sono ormai in sfacelo. Si potranno avere dei tentativi isolati di resistenza su alcuni settori che non avranno però particolare importanza.

La liquidazione della Russia, indipendentemente dalle conseguenze di carattere politico nell'interno del popolo russo, conseguenze che ancora non si possono prevedere, toglie di mezzo l'alleato su cui l'Inghilterra faceva maggior affidamento.

Nei confronti dell'America von Ribbentrop ritiene che gli aiuti che essa si propone o si proponesse di inviare alla Russia saranno in gran parte intercettati dalla Germania la quale ha già preso tutte le disposizioni al riguardo.

Nei confronti del Giappone Ribbentrop è convinto che il suo atteggiamento sarà sempre più favorevole all'Asse specie dopo il recente cambiamento di Governo.

Nei riguardi dell'Inghilterra egli ha dichiarato che la Germania conformemente al suo piano potrà distrarre dal fronte russo gran parte delle sue forze per concentrarle contro l'Inghilterra ed ha rilevato a questo proposito che il potenziale aereo dell'Asse, delle potenze ad esso aderenti e dei paesi vinti è superiore alle possibilità di produz:one dell'Inghilterra e dell'America unite Insieme.

Con la precedente illustrazione che è stata particolarmente dettagliata e che ha avuto frequenti e simpatici riferimenti all'Asse Ribbentrop ha tenuto a mettere in evidenza l'assoluta corrispondenza fra le previsioni a suo tempo indicate e la vittoriosa realtà dei fatti;

2°) nella seconda parte della conversazione il Ministro Ribbentrop ha trattato ampiamente la situazione degli operai italiani in Germania.

Dopo essersi doluto che tale situazione fosse stata a suo parere drammatizzata anche da questa Ambasciata -cosa che tanto più appariva in contrasto con l'atteggiamento sereno e fiducioso di Roma, come a lui risultava da un'ottimistica relazione fatta da Capoferri al Duce e di cui egli era a conoscenza -il Ministro von Ribbentrop mi ha dato comunicazione di un lungo appunto in cui si precisano i risultati della investigazione molto severa da lui ordinata e concernente sopratutto la proibizione alle donne tedesche di lasciarsi avvicinare dagli operai italiani. I commenti e illustrazioni da lui fatti a tale appunto, che deve essere stato già tracciato a codesto Ministero dall'Ambasciata di Germania a Roma, sono stati precisi e fermi ed egli ha lasciato giustamente intendere che si attende di conoscere i provvedimenti presi nei confronti del responsabile di questa incresciosa situazione.

Per parte mia riterrei opportuno che se le cose risultano come sono state prospettate da parte tedesca, venissero adottate misure esemplari. Si tratta di andare fino in fondo, deferendo ciò ad una sola competenza.

Il Fuhrer che ha voluto essere personalmente informato del complesso della situazione ha intanto ordinato che d'ora in poi nessun operaio italiano sia inviato nei campi di educazione stabilendo che i lavoratori comunque colpevoli di indisciplina siano senz'altro rinviati in Italia;

3°) nella terza parte della conversazione ho ritenuto di richiamare attenzione del Ministro su alcune zone grigie dell'opinione pubblica tedesca dell'Italia e sulla inslstenza di certe mormorazioni che vanno sempre più estendendosi e che dal basso salgono verso un piano più alto, pur constatando -ho subito dichiarato -che circoli politici responsabili germanici mantengono attitudine molto corretti.

Fra le indicazioni che ho fatto a modo di esempio ho anche accennato alla complessiva situazione dell'Alto Adige ed alla diffusa convinzione tedesca che quella regione ritorni alla Germania. Reazione Ribbentrop è stata pronta e molto vivace: egli ha dichiarato con fermezza che tutto ciò rientra nell'atmosfera creata da pettegolezzi provenienti da gente irresponsabile o a tentativi della propaganda inglese che è particolarmente viva ed operante. A questo proposito Ribbentrop ha detto di aver visto copia di una disposizione della propaganda inglese pervenuta da serio informatore contenente direttive concentramenti forze ed espedienti propaganda contro nostro paese per provo·· care complicazioni fra l'Italia e Germania. Ribbentrop è assolutamente del parere che queste voci mormorazioni e pettegolezzi non debbano essere minimamente raccolte.

Gli ho osservato che io non avevo inteso farmi portavoce di pettegolezzi, ma avevo ritenuto necessario infonnarlo su una situazione che a lungo andare può diventare delicata ed aver riflesso su rapporti politici tra i due paesi. Al che egli mi ha detto che a suo avviso tali indicazioni non debbono dare motivo a smentite o comunque a reazioni di sorta perché ciò facendo si rischierebbe di ottenere effetto contrario. Ha concluso affermando ancora una volta che strettezza legame e destino dei due paesi e amicizia due Capi è tale affrontare ridicole manovre della propaganda ostile.

Durante colazione che è seguita alla lunga conversazione Ribbentrop, parlando imminenza anniversario della Rivoluzione Fascista, ha ricordato campagna antibolscevica iniziata dal Duce fin da allora (1).

659

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. N. D. 9989/543 R. Kabul, 18 ottobre 1941, ore 18 (per. ore 21).

Noto amico mi ha chiesto consiglio linea di condotta che i suoi amici debbono seguire ed in che senso superare influenza Assemblea.

Gli ho premesso che si tratta questione puramente Afghanistan. Asse ha forze sufficienti per vincere guerra da solo ed anche se Afghanistan cedesse su tutta la linea e Paese fosse occupato dagli Inglesi, questo non cambierebbe in nulla sorte della guerra. Gli afghani debbono quindi regolare loro linea di condotta tenendo conto loro interessi e loro onore. Noi possiamo restituire Afghanistan sua indipendenza ma non suo onore.

Mi ha risposto che lui, suoi amici e grande maggioranza afghani vogliono mantenersi degni loro tradizioni. Anche se non fossero in grado fermare Primo Ministro sulla via delle capitolazioni, essi sono fermamente decisi abbandonare tutto e mettersi alla testa movimento popolare e combattere inglesi dove e come possono.

Gli ho detto che in questo caso prima cosa è guadagnare tempo: oggi come oggi noi non potremmo fare per loro altro che mantenere qualche contatto aereo e dare loro quello che è possibile dare per questa via.

Assemblea dovrebbe quindi adottare risoluzione sulle linee altero risentimento (mio telegramma n. 404) (2) ossia dichiarare Afghanistan intende mantenere sua neutralità, che vuole buoni rapporti con i suoi vicini, è sempre pronto a risolvere ogni questione in via amichevole ed a trattare ma non è disposto cedere di fronte richieste lesive suo onore e indipendenza, in più specifici punti RU cui Afghanistan non è disposto cedere e cioè:

1°) chiusura Legazioni Asse;

2°) transito truppe e materiale da guerra attraverso Afghanistan:

3°) occupazione anche solamente parziale e temporanea suo territorio.

Ho aggiunto -ed egli è del mio stesso parere che gli inglesi se non hanno del tutto perduto la testa, non dovrebbero nelle attuali condizioni voler impelagare forti contingenti truppe in un'avventura Afghanistan. È quindi probabile che non chiederebbero che quel che sanno di poter ottenere.

Si è dichiarato completamente d'accordo con me e mi ha pregato di preparare un progetto di dichiarazione che egli ed i suoi amici farebbero approvare dall'Assemblea.

Salvo istruzioni in contrario di V. E. che se del caso dovrebbero pervenirmi non più tardi 23 corrente, le preparerò sulle linee di cui sopra.

Cerch:o isolamento intorno R. Legazione si sta rompendo: salvo ordini in contrario di V. E. mi riservo quindi tener analogo linguaggio con personalità che eventualmente mi avvicinassero.

Sempre salvo ordini contrari prossima volta che vedrò noto amico, mi propongo dirgli che il R. Governo apprezza suoi sentimenti e sua attività e ne terrà conto in avenire, che bisogna pur qualche volta avere una parola di riconoscimento per chi lavora per noi (1).

(l) -Il presente documento è vistato da Mussol!ni. (2) -T. 8452/404 R. del 25 agosto. ore 17,30, non pubblicato; riferiva il discorso del Re riaffermante la neutralità dell'Afghanistan.
660

IL RAPPRESENTANTE A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONF ALONIERI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

R. R. 10627. Lione, 18 ottobre 1941 {per. il 21).

Mio telegramma per corriere n. 107 e telegramma filo n. 49 del 16 ottobre (2).

La ripresa dei contatti franco-germanici suscita naturalmente tutta una serie di voci sia presso gli ambienti ufficiali che presso la popolazione della zona Hbera.

Come ebbi l'onore di riferire telegraficamente, a Vichy vi è parecchia euforia per l'andamento attuale delle conversazioni e si insiste per affermare che esse sono e saranno ancora più nell'avvenire immediato di larga portata. A quanto si dice l'Ambasciatore Abetz ed i suoi collaboratori nelle conversazioni con gli esponenti francesi lasciano intendere che il Fiihrer è convinto non solo della lealtà del Maresciallo Pétain, ma anche dell'efficacia ai fini della collaborazione dell'opera dell'Ammiraglio Darlan, è disposto a mostrare molta comprensione ne'i riguardi della Francia e pensa che essa debba avere un posto operante di primo piano nell'ordine europeo. Che tali idee sono condivise da gran parte dell'opinione pubblica tedesca e per suffragare tali affermazioni essi citano il passo del discorso del Ftihrer del 3 ottobre dedicato alla legione francese contro il bolscevismo ed ai «frenetici applausi » tributati dall'uditorio.

Ma siccome anche in Germania e specialmente fra i militari vi sono molte persone autorevoli le quali nutrendo sentimenti di rancore atavici e

preoccupati da ragioni strategiche vorrebbero che la Francia fosse ridotta una potenza secondaria, per questo vi è la necessità che da parte francese si venga incontro all'opera dei rappresentanti politici del Reich a Parigi per far sì che il Fiihrer mantenga le proprie favorevoli disposizioni.

Vichy quindi dovrà appoggiare in ogni modo i progetti di collaborazione economica franco-germanica elaborati dalle commissioni tecniche dei due paesi e tale collaborazione non dovrà limitarsi come nel passato alla zona occupata, ma dovrà venire estesa in tutti i campi possibili anche nella zona libera. Inoltre il Governo di Vichy dovrà impegnarsi a fondo nella campagna contro il comunismo e contro le vecchie cricche legate agli ambienti massonici ed ebraici, inserendo anche nei vari settori politici delle persone che godono della fiducia germanica. Come prima contropartita da parte tedesca si è messo in valore il fatto che esaudendo un voto da un lungo tempo formulato dal governo di Vichy i suoi Ministri sono stati autorizzati a stabilire ed effettuare programmi di visite nei dipartimenti della zona occupata, compresi quelli della zona interdetta, per svolgere opera di distensione politica e di riorganizzazione amministrativa.

Secondo quanto si afferma nella capitale provvisoria, gli ambienti dell'Ambasciatore Abetz tengono anche a far rilevare che per fornire i mezzi necessari a valorizzare il nuovo tentativo di collaborazione franco-germanico la quale potrebbe raggiungere mete finora insperate, fu per iniziativa degli stessi ambienti varato il progetto dello scambio delle due missioni a Vichy e a Berlino e l'apertura degli Uffici Consolari (mio telegramma per corriere n. 107 del 16 ottobre). Tale ripresa delle relazioni diplomatico-consolari è stata posta poi per opera del Ministero delle Informazioni (dipendente dalla Vice Presidenza del Consiglio) in mostra come un grande successo francese e si lascia intendere che esse sostituiranno quelle armistiziali, almeno per quanto non riguarda le clausole militari. Naturalmente non si è fatto parola che i nuovi consoli saranno del genere di quelli inviati nei paesi sottoposti a regime capitolare, perché nominati senza exequatur.

Gli stessi ambienti si attribuiscono il merito di avere ottenuto che le autorità militari fissassero al 25 ottobre il termine della consegna delle armi in zona occupata per attenuare l'applicazione della legge marziale che era stata molto duramente iniziata durante l'assenza dell'Ambasciatore Abetz.

L'Ammiraglio Darlan ha molto abilmente sfruttato le predette disposizioni germaniche a vantaggio della propria situazione personale. Pare che anche egli abbia messo in evidenza presso il Maresciallo, per suffragare il suo successo politico, il fatto che da parte germanica si era rinunciato a tenere in riserva Lavai; a tale argomento il Capo dello Stato che nutre ancora un sentimento di rancore vivissimo per l'ex Vice Presidente del Consiglio, è sempre particolarmente sensibile.

Una delle frasi poi diffuse dai caldeggiatori dell'opera del Vice Presidente del Consiglio è la seguente: << per opera di Abetz e di Darlan si è riusciti ad ottenere che il Ftihrer comprendesse che il Maresciallo Pétain non potrà mai essere considerato alla stregua del Presidente Hàcha. E il Ftihrer ha dato ordine ai militari che erano di parere contrario di attenersi alle nuove direttive».

Difficile è per il momento di giudicare quali possono essere le reazioni dell'opinione pubblica francese a questo secondo tentativo di riavvicinamento franco-germanico, sulla riuscita del quale Darlan ha puntato tutto il suo avvenire di uomo politico. Certo si è che se l'influenza del Vice Presidente del Consiglio è aumentata grandemente specialmente nella capitale provvisoria, la sua popolarità nel paese, anche dopo il gesto di Nizza da molti definito un'atto di coraggio, non si è accresciuta in proporz:one. L'opinione pubblica permane disorientata e la più gran parte di essa vede con diffidenza i nuovi tentativi di collaborazione convinta che sl tratterà sempre di quella intercorrente fra il cavallo e il cava1iere.

(l) -Per la risposta di Ciano, vedi D. 705. (2) -Non pubblicati.
661

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 10008/577 R. Zagabria, 19 ottobre 1941, ore 1,50 (per. ore 13).

Poglavnik mi ha ieri chiamato per interessarmi in merito alcuni argomenti relativi nostra occupazione militare entro linea demarcazione. Egli mi ha detto: «Allontanamento ustasci dalla zona costituisce nuovo doloroso argomento che rende difficile se non impossibile per me che sono fondatore e capo del Regime ustascia di considerare come amichevole un provvedimento dell'autorità militare italiana che non può essere accolto favorevolmente dal mio Governo e che da tutti i miei più vicini e fedeli seguaci viene considerato grave e impolitico.

Vi prego far conoscere all'Eccellenza il Ministro Ciano che per evitare che un simile provvedimento, già praticato nella zona demilitarizzata, venisse esteso alla linea di demarcazione, ho emanato un proclama invitando la popolazione ribelle a fare ritorno nei rispettivi villaggi e promettendo la ricostruzione delle loro case. Con tale invito ho creduto mostrarmi disposto contribuire alla pacificazione ed alla normalizzazione per la quale l'esercito italiano ha oggi esteso la sua occupazione. Prego perciò di voler evitare che gli ustascia vengano allontanati proprio nel momento che io invito gli elementi avversi al Regime a convivere pacificamente con gli ustascia ».

Poglavnik si è quindi riferito a recenti comunicazioni date dal Comando della Seconda Armata al Commissario amministrativo croato circa procedura per portare a conoscenza popolazioni civili disposizioni del Comando stesso nella zona di demarcazione. Egli mi ha detto: «Nomina del Commissario amministrativo presso il Comando 2• Armata venne da me proposta e accolta dal Duce per la zona demilitarizzata. Vi prego far conoscere all'Eccellenza il Ministro Ciano che il Commissario amministrativo croato non può avere giurisdizione fuori della zona demilitarizzata e che perciò tutte le comunicazioni alle autorità locali ed alle popolazioni nella zona demarcazione devono essere fatte dal Governo croato per il tramite del Ministro dell'Interno».

662

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10017/686 R. Tokio, 19 ottobre 1941, ore 13 (per. ore 17,30).

Mio telegramma n. 679 (1).

Prime dichiarazioni fatte dal generale Tojo sono state marcatamente limitate e modeste, a confronto delle affermate intenzioni pienamente pacifiche del nuovo Governo. Egli ha voluto evidentemente tagliare corto e subito alle interpretazioni alle quali non poteva non lare luogo nel momento attuale assunzione al potere del rappresentante dell'esercito. Con Tojo, promosso per giunta generale d'armata e mantenuto con provvedimento eccezionale in servizio attivo contrariamente alla consuetudine, è l'esercito stesso a cui si è voluto addossare piena ed ostensibile responsabilità di soddisfare aspettative ed esigenze i cui elementi di difficoltà non possono variare con un semplice mutamento di Gabinetto. In questo appunto consiste, sopratutto dal punto di vista interno, il pericolo futuro della recente crisi. Opinione pubblica ha accolto nuovo Governo con fiducia nella notoria onestà e ponderatezza dell'uomo ma senza eccessivo entusiasmo. Sono assai scarsi commenti sui nomi dei nuovi Ministri che sono in genere figure di secondo piano.

663

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 10022/579 R. Zagabria, 19 ottobre 1941, ore 18,10 (per. ore 22,15).

Secondo ulteriori notizie raccolte in merito all'arresto di Macek (2) risulta che egli venne arrestato dalla polizia ustascia perché nelle ultime settimane erano emerse rlsultanze a carico seguenti elementi macekiani: Belasc, ex comandante milizia zarista Macekiana; Jakobovic, ex direttore del giornale macekiano Hrvatska Beuvine; Janvicovié ex presidente delle cooperative rurali. Detti elementi, che non avevano aderito con gli altri capi partito rurale al movimento ustascia e che intrattenevano tuttora rapporti col Macek, risultarono essere oggetto di pressioni dall'estero per svolgimento attività tendente rovesciamento Governo PAVELIÉ. Predetti sono tutti stati arrestati.

Poglavnik mi ha confermato versione ufficiale data alla stampa estera sull'arresto Macek, senza insistere però sul motivo dei contatti avuti dai macekiani con Intelligence Service. Ciò confermerebbe quanto già ho riferito nel mio primo telegramma sull'azione di emissari presidente serbo Nedié e emissari tedeschi.

667 Attualmente si mantiene segreta la località nella quale Macek si trove

rebbe in arresto. Mentre corrono voci circa suo allontanamento dalla Croazia e

si parla di Graz dove egli sarebbe stato condotto, fonte ufficiale assicura che

egli non è stato incarcerato ma internato in una villa sotto vigilanza della poli

zia ustascia.

La moglie di Macek è sempre in stato di libertà in questa capitale. Essa

si è rivolta, attraverso il suo avvocato Dottor Markulin, a questa Legazione e

alla Legazione di Germania, chiedendo interessamento a favore del marito.

Della richiesta, a titolo di informazione ho accennato al Poglavnik.

Prego V. E. farmi conoscere, per mia norma, se un interessamento debba

essere svolto (1).

(l) -Vedi D. 656. (2) -Vedi D. 650.
664

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 12477. Berlino, 19 ottobre 1941 (per. il 23).

La notizia del giornale americano Daily Mirror riguardante la presunta

conclusione di un patto Fiihrer-Darlan a spese dell'Italia, notizia energica

mente smentita dalla stampa tedesca del 12 ottobre, trova probabilmente la

sua origine nella effettivamente avvenuta conclusione di trattative franco

tedesche in questi ultimi giorni.

Nonostante le risposte vaghe e negative date da questo Ministero Esteri, sta il fatto che il Console Generale Krug von Nidda che finora aveva presieduto l'ufficio collegamento fra Auswartiges Amt e Wehrmacht, è stato nominato rappresentante del Reich a Vichy. Non si tratta qui, dicono alla Wilhelmstrasse, dell'istituzione di un'Ambasciata o di una Legazione ma semplicemente di un ufficio distaccato a Vichy della Rappresentanza diplomatica tedesca a Parigi. In sostanza Krug von Nidda verrà diretto da Parigi e non da Berlino.

Egli monterà un ufficio abbastanza grande ed ha chiesto ed ottenuto un Consigliere di Legazione, due altri funzionari e probabilmente un addetto stampa.

Inoltre contemporaneamente si parla dell'istituzione di Consolati tedeschi nella Francia non occupata.

Avendo chiesto se si tratti di veri e propri consolati o non solamente di Uffici distaccati della Commissione per l'Armistizio si è risposto che ancora nulla è stato fissato circa la denominazione.

In ogni modo ad Algeri è stato nominato Console Generale il Signor Pfeiffer già Console Generale tedesco a Tirana.

È stato detto che si era scelto proprio lui perché persona grata agli italiani, con i quali ha tenuto sempre ottimi rapporti sia durante il suo soggiorno in Albania, che durante il tempo che ha passato a Roma presso l'Ambasciata di Germania nella nostra Capitale.

Ad laterem gli verrà messo come vi.ce console il funzionario Schawarzmann, nipote della signora von Ribbentrop il quale finora si occupava dell'Ufficio Politico Francia presso questo Auswartiges Amt, e fungeva in certo qual modo di collegamento fra Ribbentrop e Abetz.

La stampa svizzera di questa ultima settimana, e specialmente il Journal de Genève in sue corrispondenze da Berlino, si mostravano molto ottimisti sui risultati delle trattative franco-tedesche in corso in questi ultimi giorni.

Dalla visita di Darlan a Parigi, la Francia si riprometteva evidentemente qualche risultato sostanziale. Erano corse voci di uno scambio di messaggi tra il Fuhrer e Pétain per l'anniversario di Montoire, si era perfino parlato di preparativi nell'Ambasciata di Francia a Berlino per ricevervi l'Ambasciatore De Brinon, incaricato della rappresentanza diplomatica francese presso il Reich.

Come doccia gelata su tanto ottimismo è piombata negli ambienti di Vichy la smentita DNB del 12 ottobre, circa presunti accordi Fuhrer-Darlan a spese dell'Italia.

A ciò aggiungasi l'incolore ritorno da Parigi dell'Ammiraglio Darlan, avvenuto ieri venerdì e le dichiarazioni che la stampa svizzera filo-francese si è affrettata a dare (in contraddizione con le notizie di pochi giorni prima) che non erano da aspettarsi risultati sensazionali dal viaggio a Parigi, dove l'Ammkaglio si era recato unicamente per trattarvi questioni amministrative interne.

In conclusione i pourparlers franco tedeschi di questi ultimi giorni, a cui la Wilhelmstrasse non vuol dare altro carattere che quello normale per due paesi viventi in regime di armistizio, dovrebbero aver portato a quanto mi consta ai seguenti risultati:

l. -Da parte francese si è accolta la domanda tedesca di destinare alcuni porti della Tunisia e dell'Algeria allo sbarco delle truppe dell'Asse dirette in Libia. (Si assicura che il colonnello Mancinel1i, Capo della Delegazione Italiana presso la Commissione per l'Armistizio in Wiesbaden ne è informato).

2. -Concessione da parte tedesca, come dicevo più sopra, all'apertura di uffici « a c,arattere » diplomatico e consolare nei territori della Francia occupata e probabilmente apertura di una speciale rappresentanza «a carattere» diplomatico a Berlino.

Il fatto che il primo posto immediatamente destinato ad essere ricoperto sia Algeri è significativo per quel che riguarda appunto il diritto di passaggio concesso alle truppe dell'Asse sul territorio dell'Africa francese.

Altra conferma la si potrebbe trovare nel fatto che il Generale Weygand è arrivato improvvisamente in volo a Vichy, e nelle voci circolanti circa la sua possibile sostituzione con il Generale Dentz difensore della Siria, noto per amare appassionatamente gli inglesi.

Circa De Brinon la sua venuta a Berlino non è stata confermata ma nemmeno smentita, quindi essa resta nel campo delle cose possibili.

In quanto all'atmosfera regnante nei rapporti franco-tedeschi credo interessante segnalare le reazioni locali agli sviluppi del processo di Riom contro gli ex dirigenti del Governo e della politica francese.

Da parte tedesca si pensava che questo processo sarebbe stato il processo ai metodi demo-giudaico-plutocratici che hanno portato la Francia alla rovina, e ci si era già preparati a sfruttarlo propagandisticamente, dicendo al mondo:

«vedete quello che la stessa Francia. madre della democrazia pensa della sua

figlia primogenita! >>.

Invece nulla di tutto questo.

Infatti sia il discorso pronunciato alla radio il giorno 16 sera dal Maresciallo

Pétain, ma in particolar modo le requisitorie pronunciate dal Pubblico Ministro

contro Daladier, Blum, Cot, Gamelin, ecc. ben lontani dal contenere la con

danna dei sistemi democratici, contengono invece la promulgazione di gravis

simi sanzioni contro coloro i quali essendo stati protagonisti di tali sistemi,

non sono stati capaci di procurare ai Paesi i mezzi materiali necessari per

assicurare il trionfo dei sistemi stessi. Come non si condannano coloro che

mercè una politica irresponsabile e criminosa hanno portato la Francia alla

guerra contro la Germania, ma coloro che non hanno saputo dare alla Francia

le armi e i quadri necessari per vincere il Reich.

Tutto ciò ha provocato negli ambienti di questo Ministero Esteri vivissimo senso di irritazione, tanto che si è creduto opportuno chiedere direttamente il parere del Ministro von Ribbentrop sulla «forma» da dare al radio-discorso Pétain prima di farlo pubblicare dalla stampa.

Un buon informatore di questo Ministero ha detto: <<Tanto negli ambienti militari, quanto negli ambienti politici germanici, la sfiducia e l'irritazione contro la Francia vanno crescendo. Le fluttuazioni dell'opinione pubblica francese, e non solo dell'opinione pubblica, a seconda che le operazioni in Russia vanno bene o ristagnano, ci ha dato la misura, dal 22 giugno ad oggi, della sincerità della collaborazione di molti ambienti francesi.

Però data la situazione africana abbiamo ancora bisogno di loro ed è necessario trattarli coi dovuti riguardi».

665.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP

L. Berlino, 19 ottobre 1941.

Nell'esprimerVi i miei ringraziamenti per le cortesie che sempre mi usate in occasione delle visite che ho l'onore di farVi al Vostro Quartiere generale (1), desidero dirVi quanto io sia stato contento per la prova di amicizia e di fiducia datami nel mettermi al corrente della Vostra riservata informazione.

Nonostante che la mia amicizia verso la Germania e la mia dedizione al Ftihrer abbiano una data molto lontana e non sospetta e siano state collaudate in momenti difficili, e possano quindi facilmente trionfare su intrighi e pettegolezzi, è per me e per il mio lavoro, di tranquillità e di conforto il sapere che

Voi, con la Vostra [ ...] (l) e per Vostra personale convinzione, non ritenete di prendere in considerazione -fermando su di esse la Vostra attenzione -informazione che, sia pure riferite a Voi in buona fede, possono avere ragioni ed origini non sempre chiare.

Di ciò, ripeto, io Vi sono molto grato.

Richiamandomi, ora a queìla sincerità e franchezza che Voi stesso avete molto simpaticamente messo alla base dei nostri rapporti di lavoro, permettetemi di dirVi che mi ha un poco sorpreso il Vostro accenno all'opportunità di non drammatizzare le situazioni, con particolare riferimento ad alcuni episodi concernenti i lavoratori italiani. Secondo il mio sentimento naturale, ed in attuazione di un mio antico sistema di lavoro, io cerco sempre di sdrammatizzare le cose, riportandole alla loro normale valutazione.

Nel caso specifico, ritengo preciso dovere di Ambasciatore cercare di addolcire ed attenuare, per quanto più possibile, tali situaizoni.

Ma questa mia precisa linea di condotta ha dei limiti facilmente comp,rensibili: nel senso che il mio costante ottimismo e il mio fermo proposito -dal quale non mi allontano mai -di adoperarmi in tal modo affinché i rapporti fra i nostri due Paesi siano i migliori e più amichevoli (credo che tutti, in Italia ed in Germania, sono di ciò convinti) non può però arrivare al punto di farmi chiudere gli occhi di fronte a situazioni che mi sono unanimemente e insistentemente segnalate. Per esempio, è un fatto innegabile che -anche facendo astrazione dagli episodi di cui si discute in questi giorni -la Stimmung degli operai italiani in Germania è pesante ed ha reazioni negative in Italia.

Allo stesso modo, io non posso nascondere a me stesso (anche se sono molto discreto nel riferire ciò a Roma) che, come tutti i Consoli italiani mi hanno concordemente dichiarato, il sentimento del popolo tedesco preso nella sua generalità non è, in questo momento, buono per l'Italia.

Sono d'accordo con Voi che tutto ciò non ha, in definitiva, molta importanza perché in Germania ed in Italia l'opinione pubblica la fanno il Fiihrer ed il Duce, e perché la stampa germanica e tutti i politici responsabili tedeschi hanno un contegno assolutamente corretto ed amichevole.

Ma io ho creduto di dovere, in coscienza, attirare su di ciò la Vostra attenzione affinché Voi, nella Vostra sensibilità politica e nella Vostra comprensione di Ministro degli Esteri e con le possibilità che avete a disposizione, possiate controllare, anche a mio tranquillità, la fondatezza o meno delle mie segnalazioni. Vi prego, comunque, di tener presente il chiaro sentimento dal quale io sono stato ispirato nel fare ciò; anche perchè in materia cosi delicata ed importante, io preferisco rammaricarmi di averVi fatto una segnalaz:one forse non troppo esatta piuttosto che pentirmi di non averVi fatto una segnalazione necessaria (2).

47 -Documenti cllplomatici -Serie IX-Vol. VII

666.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 10027/1918 R. Berlino, 20 ottobre 1941, ore 11 (per. ore 11,30).

Per Eccellenza Ciano.

L'offensiva germanica al Fronte Orientale attraversa in questo momento una fase di particolare difficoltà. Le condizioni metereologiche non accennano a migliorare rallentando o addirittura arrestando i movimenti delle unità in taluni settori.

Lungo la linea Tver-Mojaisk Malojaroslavec le forze germaniche si sono urtate ad un sistema di fortificazioni permanenti che le superstiti divisioni sovietiche difendono ora con disperato accanimento.

Ciò malgrado le operazioni non hanno sosta. Nel settore centrale le fanterie vanno assestandosi per l'ulteriore attacco contro la Capitale sulla cui caduta sembra non nutrirsi in questi ambienti competenti il minimo dubbio. Nel Sud si è iniziato il rastrellamento del bacino del Donez e prosegue l'azione contro Rostov (1).

667.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 41339/1696 P. R. Roma, 20 ottobre 1941, ore 17,30.

Nel Vostro telegramma 1914 del 18 corr. (2) viene riferito che il Ministro von Ribbentrop è a conoscenza della relazione -da lui definita «ottimistica» -che Capoferri ha fatto al Duce sulla situazione dei nostri lavoratori in Germania.

Non risultando chiaro come Ribbentrop possa avere conoscenza di una relazione riservata destinata al Duce, pregoVi di voler accertare e far conoscere in qual modo e ad opera di chi ciò sia avvenuto. Gradirò sollecito riscontro (3).

668.

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 10113/0149 R. Madrid, 20 ottobre 1941 (per. il 23).

Mio telegramma per corriere n. 0144 del 16 corrente e precedenti (4).

Con ogni riserva comunico, quali mi sono state riferite, alcune dichiarazioni che Ambasciatore di Spagna a Londra, Duca d'Alba, avrebbe fatto in questi

giorni a Madrid nel corso conversazione privata in casa del Duca Medinaceli.

«A Londra si pensa che, terminata attuale offensiva tedesca con occupazione Mosca, Germania potrebbe tentare qualche sondaggio per giungere sospensione ostilità. In questo caso Gran Bretagna non lascerebbe cadere eventuali proposte e sarebbe disposta abbandonare Russia al suo destino lasciando Reich occupi intera Ucraina e pozzi petroliferi Caucaso. Come contropartita Inghilterra conserverebbe suo Impero e così dovrebbe essere per Olanda e Belgio.

Italia perderebbe Abissinia contro larghi compensi nei Balcani, oltre annessione tutta la Dalmazia e altri territori appartenenti Grecia. Questione Tunisia resterebbe da discutersi. A tale riguardo Italia potrebbe ottenere territori Algeria al confine con Tripolitania. Spagna, in considerazione sua neutralità, potrebbe avere compensi in Marocco».

669.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 350/622 R. Roma, 21 ottobre 1941, ore 1,30.

È intendimento nostro e tedesco proporre a codesto Governo prolungamento Patto Anti-Comintern, che, come è noto, scade il 25 novembre prossimo.

Iniziativa potrebbe agevolmente concretarsi mediante protocollo uniforme che dovrebbe essere firmato da tutte le sei Potenze che partecipano al Patto. Precisamente dall'Italia, Germania, Giappone, Spagna, Ungheria, Manciukuò.

La firma del Protocollo potrebbe avere luogo a Berlino, ove il Patto venne concluso cinque anni fa.

Parrebbe altresì opportuno che Italia, Germania e Giappone propongano congiuntamente aì Governi spagnuolo, ungherese e francese l'adesione al Protocollo stesso.

Fate in proposito una comunicazione verbale a codesto Governo, d'accordo con codesto Ambasciatore di Germania che ha istruzioni analoghe.

È superfluo sottolineare l'importanza e il significato dell'iniziativa: la decisione cioè del gruppo di Stati Anticomintern di manetnere nettamente e fermamente anche per l'avvenire loro posizione anticomunista.

Telegrafate esito Vostri passi (1).

670.

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10095/323 R. Shanghai, 21 ottobre 1941, ore 4,45 (per. ore 7 del 22).

Quella perplessità del Governo di Washington per una azione nel Pacifico che, come ho riferito, era chiaramente rispecchiata dai circoli diplomatici con

solari e bancari americam m Cina, diventa ansiosa preoccupazione a seguito della drastica soluzione della crisi di Governo giapponese. Le Autorità consolari prendono le ultime misure per la protezione dei sudditi e degli interessi americani. La bandiera mercantile americana sparisce dal mare della Cina.

I suddetti circoli diplomatici a Shanghai non esitano ad ammettere che il controllo del paese praticamente assunto dall'esercito giapponese attraverso il suo esponente Generale Tojo sia dovuto:

1o -all'imminenza del crollo russo giudicato su documentazione precisa, e quindi alla necessità di essere prontissimi per una azione contro la Russia concordata con l'Asse Roma-Berlino;

2° -al fallimento delle conversazioni tra Tokio Washington che l'esercito aveva permesso alla marina (Toyoda e Nomura) di condurre più che altro per dare ad essa una soddisfazione e per meglio avvicinarla attraverso un insuccesso previsto agli scopi del Patto Tripartito.

I soliti ottimisti americani e giapponesi perdono fiducia dinanzi al significato evidente della nomina di Tojo e Togo; legato il primo al noto programma del Kuangtung, conoscitore perfetto il secondo dell'ingranaggio politico bolscevico.

A Nanchino Wang Ching Wei trae dal nuovo Gabinetto giapponese nuova fiducia e più viva speranza di una pressione decisiva su Ciung King.

Nel nord Cina le alte autorità militari giapponesi considerano nuovo Gabinetto come un Gabinetto di guerra che dovrà realizzare il Tripartito e decidere quella azione contro la Russia che considerano ormai inevitabile. Dinanzi al vitale interesse della nazione l'atteggiamento degli S.U.A., pur pesante per le svariate congegnerie, è considerato come fattore decisivo: si propende tuttavia a ritenere che attanagliato da contrastanti problemi Washington sarà costretto a rimanere inattivo anche di fronte ad una azione militare giapponese contro la Russia.

(l) Non risulta, dall'esame della corrispondenza telegrafica, che Ciano abbia risposto.

(l) Vedi D. 658.

(l) -Parole Illeggibili. (2) -Per la risposta di Ribbentrop, vedi D. 712. (l) -Il presente tE-legramma reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 658. (3) -Alfieri rispose con T. s.n.d. 38010/1924 P.R. del 21 ottobre, ore 20,30, quanto segue: << Riservatamente ho potuto accertare che informazioni relative rapporto Capoferri provengono da ambasciata di Germania ». (4) -Vedi DD. 627 e 655.

(l) Per la risposta di Indelli vedi D. 679.

671

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10085/1546 R. Washington, 21 ottobre 1941, ore 21,32 (per. ore 9,35 del 2).

Mio telegramma n. 1536 (1).

Che allarmismo della settimana scorsa circa pericolo imminente rottura fra Stati Uniti e Giappone mirasse soprattutto influire su composizione e su atteggiamento Gabinetto Tojo, sembrerebbe confermato dall'ostentato senso di sollievo con il quale formazione Gabinetto stesso è stata qui accolta.

Pur rilevando che Gabinetto Tojo segna ascesa al potere di esponenti del militarismo nipponico, gran parte della stampa, su evidente ispirazione Dipartimento di Stato, giudica che il nuovo Governo giapponese è meno estremista

di quanto potevasi temere, giungendo ad affermare che esisterebbe maggiore possibilità di raggiungere un accordo fra Stati Uniti e Giappone negoziando con un Gabinetto militare, quale quello del generale Tojo, che non con un Gabinetto civile quale quello di Konoye «che non avrebbe mai avuto forza imporsi ad ambienti militari».

Tale ottimismo di marca ufficiale è evidentemente ispirato al desiderio d'incoraggiare Tojo a non lasciare andare conversazioni iniziate da Konoye e questo non tanto allo scopo di giungere ad un accordo, che qui si ritiene oggi più che mai irraggiungibile, quanto nell'intento di rinviare ancora per quanto possibile crisi settore Estremo Oriente essendo questo Governo sempre più convinto che tempo lavora contro Giappone e che sviluppi conflitto europeo dominino completamente situazione Pacifico.

(l) T. 9991/1536 R. del 17 ottobre, ore 11,35, non pubblicato: riferiva circa i riflessi ne~ll Stati Uniti della crisi di governo giapponese.

672

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. CIANO

T. PER CORRIERE 10144/0167 R. Bucarest, 21 ottobre 1941 (per. il 24).

Come ho già avuto l'onore di portare di mano in mano a conoscenza della

E. V.. la presa di Odessa è stata messa, attraverso manifestazioni di vario genere, nel maggior rilievo da parte di questo Governo. Nei primissimi giorni si è rivolto ogni sforzo a metterne in risalto il valore militare e strategico; si è infatti data larga pubblicità e sono stati dedicati larghi commenti specialmente al telegramma del Ftihrer al Conducator ed a quello a Sua Maestà nel quale ultimo si parla << della rinnovata vittoria dell'esercito romeno che, con la conquista di Odessa, entrerà nella storia come un grande fatto d'armi». In tal senso si esprimevano sia gli organi ufficiali sia quelli di propaganda romeni.

In un secondo tempo si è parlato invece, specialmente negli ambienti politici ed ufficiali, dell'importanza fondamentale della presa di Odessa come elemento base atto a rafforzare definitivamente la posizione personale del Generale Antonescu e del Regime. È noto infatti a V. E. che il prolungamento della guerra oltre il Nistro e le gravi perdite subite dall'esercito nel territorio dell'URSS costituiva il motivo dominante dei partiti di opposizione ai Governo. Lo stesso Vice Presidente del Consiglio parlando con me di tale argomento si mostrava molto soddisfatto dicendomi fra l'altro che la vittoria dell'esercito romeno aveva confermato a lui stesso ed alla coscienza di molti romeni che la strada finora battuta era la buona.

Attualmente si è passati ad un terzo modo di considerare 1a caduta di Od essa; tale vittoria, si dice, costituisce esclusivamente un titolo per andare incontro all'avvenire con maggior fiducia poiché essa non può significare la fine della lotta. Secondo le direttive del Maresciallo i romeni non debbono dimenticare fino a che piena giustizia non sarà stata fatta. Mi viene da varie fonti segnalato, ed io stesso ne ho avuta in parte la conferma, che in termini analoghi si esprimono molti degli uomini politici più in vista. Anche Mihai e Antonescu mi ha parlato più o meno nello stesso modo. Egli infatti dopo avermi, di sua iniziativa, lungamente parlato delle aspirazioni romene nel senso noto a V. E. ed avermi detto di confidare nell'aiuto dell'E. V. al momento in cui saranno presi in considerazione i problemi inerenti al nuovo aspetto europeo, non ha mancato di accennare che i territori attualmente occupati in URSS possono essere al momento opportuno scambiati, almeno in parte, con altri che stanno maggiormente a cuore al popolo romeno.

673

IL CAPO DI GABINETI'O, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 22 ottobre 1941.

Il Mufti, che è segretamente a Roma dall'H corrente, desidera -quale Capo dell'Organizzazione segreta «Nazione araba » con ramificazioni in tutti i paesi arabi -concretare con le Potenze dell'Asse il lavoro da svolgere per combattere il comune nemico l'Inghilterra, alla sola condizione che esse riconoscano in massima l'unione, l'indipendenza e la sovranftà di uno Stato arabo a tipo fascista, comprendente Iraq, Siria, Palestina e Transgiordania.

Il Governo tedesco ha inviato il Mufti e Gailani (ex primo Ministro dell'Iraq che trovasi ad Istambul) a recarsi a Berlino. Il Mufti ha manifestato l'intenzione di partire per Berlino entro la fine della corrente settimana per precedervi Gailani, prendere insieme con lui contatti generici con il Governo tedesco e ritornare in Italia portando seco Ga1lani per gettare le basi concrete della collaborazione tra gli arabi e l'Asse.

Il Mufti appare elemento di eccezionale importanza per lo sviluppo della nostra politica nei riguardi dei paesi arabi: sembrerebbe particolarmente opportuno -oltre che sfruttarne la riconoscenza per essere egli stato da noi salvato coltivare l'amicizia che dimostra per l'Italia ed il Fascismo e la comprensione che ha dichiarato di avere per la situazione di preminenza riservata all'Italia nel Medio Oriente.

In relazione, si prospetta l'opportunità:

0 ) che sla accolto H desiderio manifestato dal Mufti di essere ricevuto da Voi, Duce, e dall'Eccellenza Ciano per stabilire una intesa generica con l'Italia prima di recarsi a Berlino;

2°) che si dia pubblica notizia della presenza del Mufti in Italia (è bene infatti, in relazione al prossimo viaggio del Mufti a Berlino, che l'Italia annunci per prima la sua presenza in Europa e in territorio italiano, in modo che la gratitudine del mondo arabo venga a noi);

3°) che sia fatto sapere al Mufti che il Governo italiano è in massima d'accordo -secondo la sua intenzione di costituire a Roma il « Centro Nazionale per i Paesi arabi del Medio Oriente »; di assisterlo in conseguenza, e di mettere a tale scopo a sua disposizione una sede adatta a Roma o nelle vicinanze (Preferibilmente una Villa, ad esempio, vma Falconieri a Frascati);

4°) di stanziare per le spese relative alla costituzione del Centro una somma, che potrebbe essere di un milione; 5°) che il Mufti sia accompagnato a Berlino da un funzionario (Mellini) in grado di assisterlo.

674.

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10204/038 R. Helsinki, 22 ottobre 1941 (per. il 27).

Miei telegrammi filo 180, 181 e 182 (1).

Governo inglese non ha finora replicato a risposta finlandese (2) circa nota pressione astenersi combattere oltre vecchi confini 1939 sotto pena essere considerato come un esperto nemico.

Governo inglese si è limitato a far pervenire per il tramite del Ministro degli Stati Uniti le seguenti osservazioni:

0 ) Non è vero che il Governo inglese -contrariamente a quanto è stato asserito -abbia dovuto trasmettere il suo promemoria del 28 settembre u.s. per il tramite della Norvegia perché il Governo americano aveva rifiutato la sua mediazione. È vero, soltanto, che il Governo norvegese di Londra si era a ciò spontaneamente offerto;

2°) non è vero che il promemoria predetto fu determinato dal desiderio inglese di preparare una giustificazione ad un attacco contro la Finlandia. Il Governo inglese aveva voluto soltanto indicare il cammino da seguire per evitare le conseguenze pericolose, che la presente linea di condotta del Governo finlandese potrebbe importare.

Il Ministro degli Esteri ha risposto verbalmente al Ministro degli Stati Uniti che né il Governo, né la stampa, né la radio finlandese hanno accennato ad un rifiuto americano di servire da tramite per il passo inglese.

Il Signor Witting ha smentito, del pari, che il suo Governo abbia attribuito a quello inglese mire aggressive contro la Finlandia. Egli ha osservato che nella risposta, fornita all'Inghilterra, non vi è neppure un'allusione a tale sospetto.

675.

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10232/0635 R. Sofia, 22 ottobre 1941 (per. il 28).

La visita del Presidente del Consiglio, Filoff a Budapest e l'entrata in vigore dell'Accordo culturale bulgaro-magiaro verranno ora seguiti da alcune manifestazioni atte a dare maggiore vita ai rapporti tra i due Paesi. Cosi si annunzia

una prossima visita a Sofia del Sindaco di Budapest ed il non lontano arrivo in Bulgaria dell'orchestra sinfonica ungherese e di un gruppo di artisti dell'Opera della capitale magiara.

Di queste manifestazioni dell'amicizia bulgaro-ungherese e del loro significato, questa Legazione di Rumenia si mostra naturalmente poco soddisfatta e sembra farsi eco di un certo malcontento che la visita di Filoff a Budapest appare avere suscitato, come del resto non era difficile prevedere, a Bucarest.

Ed anche il mio collega croato si è mostrato un poco allarmato della circostanza che una nuova Rivista, di recente apparsa a Sofia e che sembra in buona parte dedicata a porre in rilievo i rapporti bulgaro-magiari, abbia, poco prima della partenza di Filoff per Budapest, pubblicato un articolo sull'« Ungheria integrale » nel quale si faceva accenno a talune aspirazioni ungheresi su territori oggi croati.

(l) -Vedi D. 598. (2) -Vedi D. 625.
676

IL DffiETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI. AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 23 ottobre 1941.

l. -Dai contatti avuti col Mufti (l) si può così riassumere il pensiero suo, di Gailani ex Presidente del Consiglio dell'Iraq e degli altri Capi dell'« Organizzazione araba» riguardo all'azione futura del Mufti e dell'« Organizzazione araba » e riguardo alle aspirazioni del mondo arabo:

a) costituzione di uno Stato arabo unitario comprendente l'Iraq, la Siria, la Palestina, la Transgiordania («Mezza Luna fertile»);

b) impegno formale da parte delle Potenze dell'Asse di riconoscere l'indipendenza di questo Stato: indipendenza piena e completa «non all'inglese»;

c) impegno da parte del Mufti e dell'Organizzazione araba di collaborare con le Potenze dell'Asse, in un pr:mo tempo per combattere con la propaganda, con atti di sabotaggio ecc. l'Inghilterra, in un secondo tempo mediante accordi commerciali, concessioni economiche ecc. ecc.

La richiesta dì cui alla lettera b), quella dell'indipendenza, appare fondamentale sia nelle dichiarazioni del Mufti, sia da tutte le informazioni in nostro possesso. Il Mufti reclama l'indipendenza pei quattro Paesi anzidetti: non sono inclusi nelle sue richieste gli arabi dall'Egitto al Marocco.

Nel pensiero del Mufti e dell'Organizzazione araba i tre punti suddetti, specie il secondo, dovrebbero risultare possibilmente da Accordi bilaterali tra Asse e Organizzazione araba. L'esperienza fatta con gli inglesi durante la guerra del 1914-18 di semplici dichiarazioni, poi non mantenute, induce l'Organizzazione araba a richiedere atti più formali e solenni.

2. -Nell'azione sistematica da noi svolta da anni a favore degli arabi, gli impegni assunti d'accordo anche con la Germania hanno avuto carattere gene

0) Il Gran Mufti fu ricevuto da Mussollni il 23 ottobre.

rico (Dichiarazione radio-itala-tedesca del 5 dicembre 1940; lettera Weiszacker dell'aprile 1940) (1).

Le richieste del Mufti e dell'Organizzazione araba (quali risultano anche da tutte le informazioni in nostro possesso) sono molto precise; e non parrebbe possibile esimersi nelle circostanze attuali dal venire incontro in massima ai desideri del Mufti, senza creare nel mondo arabo, che ha finora guardato con fiducia a:lle Potenze dell'Asse, uno stato di confusione, e ingenerare verso le Potenze stesse dubbi e diffidenze a tutto vantaggio degli inglesi, che vedrebbero diminuita automaticamente la resistenza e la lotta che il mondo arabo oppone loro. Mentre d'altro canto sono evidenti le grandi possibilità insite in una collaborazione attiva degli Arabi con le Potenze dell'Asse ai fini della guerra. Giova ricordare a questo proposito l'azione da essi svolta a favore degli inglesi contro la Turchia e la Germania nella precedente guerra e più di recente le grosse difficoltà create all'Inghilterra con la rivolta palestinese culminata nel 1936 e tuttora in atto.

Quanto agli specifici interessi italiani, oltre agli acordi commercia!li, concessioni economiche ecc. che il Mufti s'impegna finora ad offrire come contropartita pel riconoscimento dell'indipendenza, essi potrebbero essere tutelati da posizioni strategiche da procurarsi in zone circostanti al futuro Stato arabo unitario, quali Golfo persico (Barein), Penisola del Sinay (Akaba), Ade, Cipro ecc. piuttosto che da diritti di presidio od altri privilegi militari del futuro Stato che, intaccandone la sovranità, non potrebbero essere accettati dal Mufti.

3. --D'accordo in larga massima su quanto precede, sarebbe poi, nel pensiero del Mufti, da studiare col Mufti stesso e con Gailani, ex Presidente del Governo irackeno, le modalità dell'accordo da stabilire. 4. --Per l'esattezza dell'esposizione occorre ricordare anche che il Mufti, oltre all'indipendenza, richiede pure 11 riconoscimento dell'integrità dell'Iraq, della Siria, della Palestina e della Transgiordania, pur dichiarandosi disposto ad addivenire ad intese -per ora non ben specificate -per quanto r1guarda i Luoghi Santi e, in genere, per le popolazioni cristiane (Libanesi, Maroniti ecc.); ed è evidentemente questo uno dei punti più importanti da chiarire nelle trattative per un accordo.
677

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. PER CORRIERE 10235/0132 R. Belgrado, 23 ottobre 1941 (per. il 28).

Mio telegramma per corriere n. 0131 in data 30 corrente (2).

Situazione Serbia espostami da Ministro di Germania in data 20 corrente, presenta a tutt'oggi, come dato di fatto, più importante conosciuto variante che truppe germaniche operanti dalla Macke hanno già raggiunto Krupanj. Tale fatto ha indubbia importanza sia per profondità raggiunta nel focolaio più importante di ribellione, sia per direzione di manovra che potrebbe indicare.

Ma sostanzialmente situazione deve essere ormai considerata radicalmente mutata, almeno potenzialmente. Ripetutamente è stato sottolineato che anche dopo ordinanza del FUhrer 16 settembre (D di stroncare ribellione in Serbla a qualunque costo e con ogni mezzo, che punto cruciale rimase per Comando germanico, e per oltre un mese, che non aveva, ed era ben lontano dall'avere forze adeguate allo scopo. Ragioni ritardo vanno evidentemente ricercate sia nella necessità per Comando germanico di distribuzione di forze su tutto lo scacchiere come in quelle imposte da campagna in Russia. Comunque, nonostante urgenti e ripetute domande Comando Militare Serbia, invio rinforzi fu ancora ritardato di un mese. Comando dovette continuare a far fronte situazione con mezzi e forze disponibili. Alcuni provvedimenti cui ricorse, furono particolarmente gravi e gravissimo fra essi quello di ritirare presidi germanici in tutto il paese dai punti non essenziali e da quelli in cui minacciavano di essere sopraffatti. Situazione precipitò in misura senza precedenti nella seconda decade di ottobre.

Improvvisamente sul finire di tale decade e va notato mentre in argomento venivano date a nostri organi ufficiali di collegamento come da questa Legazione di Germania notizie in proposito molto vaghe e pochissime aderenti alla realtà (sia che Comando germanico fosse tempestivamente informato o no) gli ingenti rinforzi tante volte richiesti, improvvisamente cominciarono ad affluire a Belgrado.

Allargando per un istante esame da avvenimenti Serbia propriamente detta a quelli zone limitrofe -tuttavia così intimamente legate fra di loro -sorge una immediata domanda. Nonostante indiscutibile gravità situazione in Serbia, ha in qualche modo contribuito ad accelerare i tempi, nell'invio dei rinforzi germanici, movimento da parte nostre truppe per occupazione seconda zona in Croazia fino a linea demarcazione itala-germanica?

Risposta a tale quesito non può evidentemente essere data di qui in base a dati controllati. Ma da esame di tutti quelli disponibili, per quanto prevalentemente indiretti, risposta appare affermativa. Praticamente solo punto in contrasto -anche se nettissimo -tra esposizione fattami da Ministro di Germania sulla situazione e dichiarazioni Generale Btihme è che primo mi ha affermato che Serbia occidentale (e cioè zona a contatto con Bosnia orientale) non hfl interesse e che situazione si sistemera automaticamente con l'Inverno, mentre secondo ha affermato che appunto in tal zona si trova nemico principale che intende prontamente schiacciare. È indubbio che tra conversazione Benzler e dichiarazioni Bohme rinforzi ingenti continuavano ad affluire e sorgevano quindi possibilità militari sino a tre o quattro gwrm prima mesistenti. Ma vienf' anche fatto di pensare che Benzler, che deve occuparsi di più ampi problemi. ed è già piuttosto incline ad essere per Io meno assai vago e cauto nella sua esposizione diluita in un costante ottimismo, si preoccupasse di lati o conseguenze della questione che Generale Bohme, nel suo più circoscritto compito militare potrebbe anche non avere.

Comunque quando Generale Bohme afferma oggi che considera punto critico situazione in Serbia come già superato, non può evidentemente riferirsi se non in minima parte a risultati pratici già raggiunti, ma piuttosto al fatto che ormai ritiene di avere forze sufficienti per evitare mosse disastrose dei ribelli, per tenere grandi vie comunicazione e centri industriali già minacciati da vicino, per

allontanare minaccia dalla stessa capitale e infine -continuando ad affluire truppe e mezzi adeguati -per sviluppare separate az'oni in corso in operazioni a carattere decisivo contro ribelli.

Generale Bohme ha anche affermato di ritenere che fra tre settimane situazione in Serbia sarà ristabilita. Mentre tale previsione data personalità da cui proviene, presenta interesse che non è necessario sottolineare, conviene anche lasciare a chi dispone nell'azione di Comando dei maggiori dati sulla situazione, intera responsabilità di tale scadenza.

Circa piano operativo germanico, dalle informazioni provenienti da diversa fonte può essere attualmente indicato quanto segue:

-alla pressione nord-sud lungo la Drina concorrerebbe pressione da oriente a occidente partendo da sbarramento Kraljevo, risalendo corso Morava occidentale. Queste sarebbero direttive principali delle operazioni. Ritengo di dover ancora una volta sottolineare, in accordo con R. Addetto Militare, come sia da prevedere che sviluppo tali operazioni accentui gravitazione ribelli sulla Bosnia Orientale e sulle frontiere del Montenegro e dell'Albania.

Tale eventualità è stata prospettata anche da stesso Generale Bohme. Azione concorrerebbe anche ad alleggerire e allontanare pressione ribelli dalla stessa città di Belgrado. Gravità minaccia sulla capitale per molte settimane e particolarmente nella seconda decade di ottobre è posta in luce da commenti ambienti militari germanici sulle operazioni. Essi indicano che si tratta in primo tempo non di impedire qualsiasi attacco su Belgrado ma di eliminare pericolo attacco in forze. Un alto ufficiale ha definito situazione con frase particolarmente pittoresca: «Se dobbiamo difendere la casa, vogliamo difenderla almeno dal giardino, e non stando già sul tetto ».

-Nella Serbia nord-orientale agirebbe prevalentemente gendarmeria e volontari serbi che dovrebbero però essere appoggiati da mezzi adeguati.

Infine è da segnalare che Comando Militare procede con massimo rigore. È stato stabilito fra l'altro (diretta informazione da questa Legazione di Germania) che per ogni soldato germanico ucciso anche se in combattimento, saranno fucilati 100 ribelli, e per ogni gendarme o volontario serbo 50. Tale sistema è già stato applicato alla ripresa di Kraljevo ove furono fucilati oltre 2.000 ribelli, e ier1 in Belgrado ove ne furono fucilati circa 1.000.

Infine dopo i duri combattimenti attorno a Krusevac, i fucilati ammontarono a 4.000.

(l) -Non pubblicati. (2) -Non rinvenuto.

(l) Vedi D. 617.

678

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10291/0648 R. Sofia, 23 ottobre 1941 (per. il 30).

Mio telegramma per corriere n. 8635 (1). Il nervosismo rumeno, al quale si è, anche in termini minori, unito un nervosismo croato circa la sostanza delle conversazioni Filoff-Bardossy di Buda

pest, non è naturalmente sfuggito al Governo bulgaro il quale ha già dato istruzioni ai propri Rappresentanti a Bucarest ed a Zagabria di confermare a quei Governi come la visita del Presidente Filoff in Ungheria, pur servendo a porre in luce gli ottimi rapporti bulgaro-magiari, non abbia portato, come non doveva portare, a nessuna nuova situazione e tanto meno alla conclusione di Accordi più o meno segreti tra i due Paesi.

Altrettanto verrà ora ripetuto al mio collega croato, Zidovec, il quale ha chiesto oggi di vedere lo stesso Presidente Filoff per fargli presente talune preoccupazioni del suo Governo.

Altro argomento che il Governo di Sofia utilmente usa per dimostrare come esso segue nei confronti di tutti gli Stati dell'Europa orientale una politica di amichevoli intese è che, subito dopo il ritorno di FHoff da Budapest, è stato qui firmato l'Accordo culturale tra la Bulgaria e la Slovacchia, Paese slavo che non è certamente in intimità di rapporti con l'Ungheria.

Ad ogni modo questi nervosismi, particolarmente profondi a Bucarest, hanno dimostrato ancora una volta come in questi paesi, ad onda di tutti gli accordi e le alleanze e le cause comuni, sussistano tuttora gravi diffidenze e pesantiincomprensioni che renderanno sempre molto difficile un vero e sostanziale rasserenamento dell'atmosfera, e come, ad ogni stormire di fronda, si ridestino le assopite apprensioni ed i mal celati tradizionali astii e sospetti.

(l) Vedi D. 675.

679

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10157/704 R. Tokio, 24 ottobre 1941, ore 6,40 (per. ore 21).

Vostro 622 (1). Vedrò nei prossimi giorni Togo (2), che non ha ancora preso contatto con i rappresentanti diplomatici, e farò comunicaz:one prescrittaml.

Intanto informo che mi risulta come questione pmlungamento per cinque anni Patto Anticomintern era già stata esaminata da Toyoda e da Amau e come, al momento della crisi di Gabinetto era già pronto [telegramma istruzioni] ad Horikiri ed a Oshima perché ne facessero proposta a Roma ed a Berlino.

Nuovo Ministro degli Affari Esteri non si è ancora pronunciato in argomento.

680

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 10159/590 R. Zagabria, 24 ottobre 1941, ore 24 (per. ore 6,40 del 25). Seguito miei telegrammi 569-579 (3).

Risulta che Macek non trovasi più in stato di arresto, ma è custodito in una casa di campagna, dove sarebbe stato condotto alcuni giorni dopo l'arresto.

Notizie raccolte a fonte ufficiale confermano quanto precede, con tendenza anche smentire che siasi trattato sin da principio di arresto. Confermano altresì, precisando, che provvedimento verrebbe adottato unicamente per sottrarre Macek ad influenze interne ed esterne. Sulla località dove troverebbesi Macek sono stati dati ordini severissimi perché venga mantenuto più assoluto segreto. Essa è nota soltanto al Poglavnik, al M:nistro dell'Interno e al Capo della Polizia e a quattro ustasci guardie personali Poglavnik. Questi si sono impegnati sotto vincolo del giuramento a non renderla nota a chicchessia.

Si smentiscono le molte voci che si sono diffuse nei primi giorni dopo arresto, tra cui quella poco attendibile che allontanamento Macek dalla sua dimora costituisce una pressione esercitata su lui per indurlo a compiere atto di adesione al Governo di PAVELIÉ. Viene pure da fonte ufficiale dichiarata destituita di fondamento la voce secondo la quale Macek sarebbe stato sotto sicura scorta tradotto al confine sloveno e, affidato ai tedeschi, troverebbesi ora a Graz.

(l) -Vedi D. 669. (2) -Vedi D. 695. (3) -Vedi DD. 650 e 663.
681

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. (1). Berlino, 24 ottobre 1941.

Premessa.

La situazione politica militare è attualmente dominata dagli sviluppi della campagna di Russia, sviluppi che hanno assunto un nuovo aspetto con l'offensiva iniziata il 2 ottobre contro le armate del Maresciallo Timochenko.

Tale offensiva mirava a due scopi di carattere militare il primo, politico 11 secondo.

a) Scopo militare: annientare tutto quanto restava di valido nell'esercito russo, che si riteneva consistere nelle 60 divisioni di Timochenlm; eliminare prima dell'inverno il fronte orientale assicurandosi la disponibilità su altri fronti deHe forze terrestri ed aeree colà dal giugno impegnate.

b) Scopo politico: preparare le condizioni sufficienti per arrivare ad una soluzione di compromesso del conflitto e, qualora tale soluzione si fosse rivelata irraggiungibile, permettere una organizzazione europea, sotto l'egida tedesca, per resistere indefinitamente alla guerra.

Andamento e rzsultatt deltofJenstva.

L'operazione ·iniziatasi il 2 ottobre è stata lungamente preparata e predisposta con il concorso di formidabili mezzi meccanici corazzati ed aerei. Strategicamente mirava all'avvolgimento dei corpi di Timochenko che dovevano essere rinchiusi in due vaste tenaglie ed al contemporaneo sfruttamento del successo con

una rapida marcia su Mosca da parte del Corpo corazzato Guderian e di un

gruppo centrale di eserciti. Nel contempo le forze tedesce avrebbero dovuto ener

gicamente agire nel sud per raggiungere il Don.

Raggiunta pinamente la sorpresa ed operato con una rapidità miracolosa lo sfondamento del munitissimo fronte, le forze germaniche riuscivano ad accerchiare la massima parte delle forze dl Timochenko in due sacche a Briansk ed a Wiasma. Ritenute queste forze in piena dissoluzione la massa principale delle truppe tedesche procedeva oltre puntando su Mosca. Le truppe circondate rivelavano tuttavia poco a poco una crescente combattività che costringeva il Comandante germanico ad aumentare le Unità destinate ad annientarle. Gli ultimi giorni le battaglie furono cruentissime e terminarono con forti perdite dalle due parti.

Il gruppo corazzato Guderian sia per la rapidità eccessiva del suo spostamento iniziale, sia per l'inattesa resistenza incontrata, doveva fermarsi ad una cinquantina di chilometri da Orel raggiunta il terzo giorno deU'offensiva.

Il tempo [si] andava facendo frattanto sempre peggiore: alle gelate notturne che rassodavano il terreno seguiva il disgelo durante il giorno. Carriaggi e mezzi meccanizzati restavano per molti giorni immobilizzati.

Ragginuta tuttavia con forti puntate unaline a circa 100 chilometri in media da Mosca (Twer, Mojaisk, Maloiaroslavez) le forze tedesche si urtarono contro sbarramenti difensivi permanenti e contro l'inattesa resistenza di forze sovietiche in quantità ed armamento notevolmente superiore all'atteso.

Nel momento attuale l'offensiva su Mosca fra gravissime difficoltà procede lentamente, ma può dirsi sicuramente, verso la capitale, anche se il successo fulminante è tuttavia indubbiamente mancato ed accorreranno probabillmente assai più giorni che non si pensasse prima della conquista della città.

Nel Sud le forze tedesche hanno proceduto con l'appoggio delle forze alleate, alla conquista dell'Ucraina orientale e del bacino del Donez. Alle porte di Rostov esse notano oggi una improvvisa forte resistenza sovietica.

In conclusione, se vasti spazi territoriali molto importanti per il Reich sono stati conquistati e se il nucleo principale delle forze di Timochenko è stato distrutto, i risultati definitivi che si sperava raggiungere con l'offensiva non sono stati in sostanza -almeno si può prevedere -ottenuti e cioè:

l) lo spirito di resistenza russo che sembrava nei primi giorni dell'offensiva completamente spezzato va risorgendo e palesandosi, il che dimostra l'esistenza di una mano ferma capace ancora di tenere in pugno le masse, di organizzarle, sia pure relativamente e di farle combattere;

2) il fronte che si sperava annullare con l'offensiva o per lo meno rendere non più continuo è destinato invece a rimanere;

3) la lotta dovrà essere di conseguenza ripresa in primavera e dovrà portare molto dentro ancora nella Russia una parte importante delle forze tedesche (100 n:visioni almeno).

Sfruttamento dell'offensiva sul piano politico diplomatico.

L'opinione pubblica è rimasta colpita in Germania dalla premura, contraria ad ogni abitudine, con cui gli organi della propaganda hanno annunciato e

magnificato i successi. Particolare sorpresa, sia pure non disgiunta da vivo compiacimento, ha provocato la dichiarazione del Capo dell'Ufficio Stampa del Reich Dietrich il 9 ottobre, mentre non erano ancora distrutte le truppe rinchiuse nelle sacche di Wiasma e di Briansk, nel senso che la campagna di Russia poteva ormai considerarsi vittoriosamente terminata.

Questa azione propagandistica, che ha profondamente irritato lo Stato Maggiore tedesco, è stata motivata, a quanto si può arguire, da ragioni di carattere puramente diplomatico rispondenti ai fini che il Reich si propone raggiungere.

In questo momento la Stimmung dominante non solo fra il pubblico ma anche in ambienti responsabili tedeschi è il desiderio di giungere all'indomani della vittoria sulla Russia ad una pace di compromesso.

È interessante osservare come lo spirito aggressivo ed intransigente mostrato dai dirigenti tedeschi nei confronti della Gran Br,etagna e l'intenzione di volere ad ogni costo attaccare ed annientare gli Inglesi, stato d'animo che trovò i suoi momenti culminanti all'indomani della campagna di Francia e di Grecia, sia andato gradualmente attenuandosi per lasciare il posto ad uno stato d'animo che considera la guerra attuale come una dura necessità dalla quale occorre uscire al più presto se non si vogliono subire danni maggiori degli eventuali guadagni. Tale stato d'animo trasforma insensibilmente la primitiva aggressività in una tendenza alla difensiva. «Se non sarà possibile fare la pace -si afferma comunemente --ci chiuderemo in Europa e ci limiteremo a respingere gli attacchi degli altri».

Non che si pensi, anche lontanamente, negli ambienti responsabili alla possibilità di un insuccesso finale: e ciò soprattutto perché non si vede la possibilità di un successo altrui. Ma si è preoccupati dalla lunghezza della lotta che impone così gravi sacrifici, che costringe a modificare i piani fatti per una guerra di breve durata (la produzione areonautica, che non è aumentata dall'ottobre 1939 subisce in questi giorni una radicale disorganizzazione).

L'offensiva di Russia avrebbe dunque col suo successo dovuto creare le condizioni sufficienti per giungere ad un compromesso.

Certo la Germania tale compromesso apertamente non lo proporrà mai. La sua azione mira ad indurre gli avversari a pensare essi pure che l'attuale lotta è inutile e che è giunto il momento di intendersi.

Le ripetute fin qui trattative o proposte di pace sempre smentite, vengono considerate in questi ambienti diplomatici come effettivamente rispondenti ad altrettanti sondaggi discretamente eseguiti dalla Germania.

In realtà sui risultati finali di questi tentativi si è molto scettici. Si auspica caldamente il compromesso ma si comprende che esso non potrà riuscire: non se ne vedono le basi soprattutto perché per compromesso la Germania intenderebbe un puro e semplice riconoscimento dello statu quo continentale da parte della Gran Bretagna alla quale essa è disposta a riconoscere la preminenza dei diritti marittimi e l'integrità dell'Impero.

Di fronte aHa possibilità di non raggiungere tale auspicata soluzione l'opinione dominante in Germama si orienta nel senso di trasformare l'Europa in una grande fortezza assediata dall'interno della quale sia possibile prolungare indefinitamente la guerra contro la Gran Bretagna ponendosi sulla difensiva. Questo piano comporta naturalmente una radicale riorganizzaz:one economica europea ed una sistemazione politica entrambe concepite sotto la preminenza della Germania. <<L'Europa subirà la guerra inglese ma la subirà sotto il controllo tedesco perché è la Germania che, sia pure con il contributo delle forze alleate deve vincere la guerra»: questa è l'opinione che nella più parte degli ambienti tedeschi si sente apertamente formulare.

I negoziati più o meno palesi, attualmente in corso soprattutto con la Francia, con la Danimarca e con altri Stati europei mirano evidentemente a preparare il terreno per la realizzazione di questa ipotesi che sembra la più probabile.

682.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

T. S. N. D. 38535/1 P. R. (2). Quartier Generale del Fuhrer, 25 ottobre 1941, ore 18,15.

Questa mattina ha avuto luogo il colloquio con Fiihrer, che ho trovato in ottime condizioni fisiche e spirituali e molto favorevolmente orientato nei nostri riguardi. Vi invierò per corriere rapporto circa conversazione (3), di cui intanto riassumo per sommi capi elementi principali.

0 ) Operazioni militari contro la Russia hanno ottenuto risultati superiori ad ogni previsione. Leningrado non sarà oggetto ulteriori attacchi in attesa caduta città per mancanza alimenti. Mosc:t verrà investita e circondata non appena tempo migliorerà. Operazioni sud saranno sviluppate dopo ristabilite comunicazioni e costituiti depositi carburanti e munizioni.

2°) Offensiva aerea contro l'Inghilterra sarà ripresa tra uno o due mesi e battaglia Atlantico intensificata.

3°) Ho particolarmente intrattenuto Flihrer questione aumento nostra partecipazione militare alla lotta contro Russia ed Egli, in linea di massima, si è mostrato favorevole e sopratutto quando le operazioni si orienteranno verso il Caucaso e oltre.

4°) Rintelen sarà latore di una lettera 28 corrente (4) Fiihrer a Voi diretta, e giungerà a Roma mercoledì prossimo.

683.

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10298/0656 R. Sofia, 25 ottobre 1941 (per. il 30).

Questo Ministro degli Esteri, nell'accennarmi a talune nervosità del Governo rumeno circa la visita ungherese del Presidente del Consiglio Filoff (5)

(-4) La lettera recherà in realtà la data del 29. Vedi D. 693.

(mi risulta in proposito che da parte rumena si era in precedenza fatto com

prendere a Sofia come l'intensiftcazione dei rapporti bulgaro-magiari :tosse

«poco gradita~). mi ha ripetuto come, con l'esaurimento della questione deHa

Dobrugia, il Governo di Sofia consideri chiuso il periodo della rivalità bulgaro

rumena e ha aggiunto che la Bulgaria ha visto di molto buon occhio i successi

rumeni che hanno portato alla liberazione della Bessarabia, dove vivono nuclei

bulgari che potranno un giorno rientrare nelle frontiere della Bulgaria, ed

alla conquista di Odessa. Dichiarazione questa -aggiungo io -che credo

sincera in quanto Sofia vedrebbe naturalmente ed evidentemente con piacere

la Rumania orientarsi verso Nord ed abbandonare qualsiasi nuovo tentativo

verso Sud ossia oltre Danubio.

Aggiungo che, in vista appunto di quella nervosità rumena, il Governo di

Sofia ha messo alquanto in sordina la celebrazione del primo anniversario

della « liberazione » della Dobrugia. Così tutto si è limitato ai ricevimento da

parte di Re Boris ( il quale, occorre tenere presente, non si è ancora recato,

ad un anno di distanza, a visitare la nuova provincia) di una Delegazione

di Dobrugiani che gli hanno portato doni ed indirizzi di omaggio. Ed anche

il Governo si è astenuto dall'organizzare utllcialmente manifestazioni per l'oc

casione.

Circa la situazione delle minoranze rumene in Bulgaria ed in particolare

circa quelle dei gruppi aromeni (cuzovalacchi) di Macedonia, mi risulta che

questa Legazione di Rumania ha più volte cercato di prendere posizione per

assumerne in qualche modo la protezione.

Ma con successo relativo anche perché questi tentativi non sembrano incon

trare l'approvazione di questa Legazione del Reich.

(1) Il documento è intitolato: «Appunto per il ministro Ciano sulla situazione politico-militare al 24 ottobre 1941 ». Era stato preparato per la visita di Ciano al Quartiere Generale di Hitler, per la quale vedi DD. 682 e 686.

(l) Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., p. 678.

(2) -Minuta autografa. (3) -Vedi D. 686. (5) -Vedi D. 675.
684

IL SEGRETARIO DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, FRACASSJ AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 19801/AG. Torino, 25 ottobre 1941 (l).

Mi giunge ora dalla Presidenza un rapporto in data 21 ottobre diretto

dal Generale Vacca Magglolini al Comando Supremo (2) in merito a!lle con

dizioni pregiudiziali poste dalla CIAF alla Delegazione francese per la ripresa

delle trattative militari con la Francia.

Dalla predetta comunicazione rilevo per intanto:

l) che il governo germanico, pur riconoscendo l'utilità di aver posto la pregiudiziale della contropartita finanziaria per la rinuncia all'art. 10 non ritiene di poter differire la discussione del programma di riarmo francese per quanto s'i riferisce all'Africa occidentale francese. La C.T.A. aggiunge anzi che, a suo avviso, ai primi di novembre il terreno potrà essere sgomberato dalle questioni pregiudiziali, e sarà quindi probabile la ripresa delle trattative.

48 -Documenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

Poiché la questione dell'art. 10 non potrà essere risolta per tale data, è evidente che le pregiudiziali da noi poste vengono a perdere buona parte della loro efficacia.

2) Il Comando Supremo germanico conferma l'indispensabilità di giungere alla collaborazione colla Francia, anche dopo che sarà ultimata la campagna di Russia, motivandola con l'interesse per l'Asse di impedire uno sbarco anglo-americano a Dakar e Casablanca. Cerca quindi di dimostrare che le correnti collaborazionistiche in Francia sono in costante progresso. Su tale argomento mi riservo di riferire con rapporto a parte.

3) La riaffermazione da parte tedesca che la collaborazione con la Francia non comporterà alcuna «notevole » riduzione delle rivendicaz.ioni italiane.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

L. 25675/PR. Torino, 21 ottobre 1941.

Seguito foglio 25493/Pr. del 18 ottobre corr. (1).

n Col foglio in riferimento (pag. 3) avevo fatto presente che erano state comunicate alla C.T.A. ie condizioni pregiudiziali che la C.I.A.F. aveva posto alla D.F. per la ripresa delle trattative militari con la Francia e cioè:

l) La questione della contropartita finanziaria per la rinuncia all'art. 10. 2) La questione del grano tunisino in Libia. Con l'occasione avevo anche espresso alla C.T.A. l'opinione che convenisse andare molto cauti nelle concessioni ai francesi, se non vi fosse la certezza che il generale Weygand avrebbe ubbidito agli ordini ed alle direttive del Governo di Vichy conseguenti agli eventuali accordi che intervenissero nei previsti colloqui tra i Rappresentanti its.liani, tedeschi e francesi.

II) Relativamente ai tre precedenti punti, la C.T.A., tramite Delegazione Italiana Collegamento, ha ora comunicato quanto segue:

a) Prende atto della pregiudiziale l) e riconosce l'utilità del passo verso la D. F. come mezzo di pressione per indurre la parte francese a concludere le trattative per l'art. 10.

Qualora però le conversazioni militari dovessero aprirsi mentre quelle per l'art. 10 sono ancora in corso, ritiene che l'O.K.W. non potrebbe essere conseziente ad un ulteriore differimento della discussione dell'esecuzione di quella parte del programma di rinforzi francesi che si riferisce esclusivamente all'A.O.F. È giusto, da parte nostra osservare che ciò era già stato esplicitamente convenuto a Gardone, si tratta però di semplice conferma di un accordo già preso.

b) Proporrà al O.K.W. per quanto riguarda la pregiudiziale 2) trattandosi di un comune interesse italo tedesco, di intervenire presso la D.F. per chiedere l'immediata esecuzione degli impegni assunti.

c) Per quanto riguarda l'accenno alla personalità del Generale Weygand, la C.T.A. concorda circa l'estrema cautela che la sua presenza in A.F.N. impone nelle future trattative.

In proposito il Colonnello Bhome ha comunicato che l'Ammiraglio Darlan avrebbe l'intenzione di sostituire il Weygand col Generale Dentz.

Da parte tedesca si dubita peraltro della cosa in considerazione del grande prestigio di cui gode Weygand in Francia in ogni ambiente, compreso quello governativo.

Per quanto riguarda le previsioni nei riguardi delle trattative, il Col. Bohme suppone che la D. F. darà il proprio consenso circa il trasferimento della flottiglia di MAS e di dragamine tedeschi nel Mediterraneo. Più di.ffi.cile sarà forse l'ottenere la cessione a pagamento dei 20 obici per il corpo tedesco in Africa, ma la parte tedesca è decisa a ricorrere all'occorrenza ad efficaci misure di pressione ritenendo necessaria l'immediata disponibilità di tale materiale per le prossime operazioni sul fronte africano.

La C.T.A. ritiene inoltre che ai primi di novembre il terreno potrebbe essere sgomberato dalle questioni pregiudiziali e sarà quindi probabile la ripresa delle trattative.

Segnalazioni da Parigi indicano che le premure collaborazioniste da parte francese salgono di tono, con l'affermarsi della vittoria tedesca sul fronte russo. Non è facile giudicare della effettiva portata di questa corrente collaborazionista, perchè la posizione personale dell'Amm. Darlan è assai difficile, non solo nel paese ma in seno allo stesso Governo. Nell'intero Gabinetto, infatti, soltanto il Ministro dell'interno, Pucheu, il Ministro guardasigilli Barthélémy e il Ministro della Propaganda Marion, nonché il Sottosegretario Benoist-Méchin, assecondando apertamente le tendenze collaborazionaste del Capo del Governo, mentre tutti gli altri, compreso il Generale Hutzinger e il Generale Bergeret appartengono alle varie sfumature dell'« attesismo ». Non è da escludere però che, alla luce degli avvenimenti, gli stessi «attesisti» almeno i più obiettivi tra loro, reputino giunto il momento di prendere posizione.

Anche ultimata la campagna di Russia, l'O.K.W. ritiene sempre indispensabile assicurare una colloborazione francese che possa e voglia impedire agli anglo-americani di prendere piede a Dakar e a Casablanca.

Merita infine particolare rilievo un'affermazione del Col. Bohme che, in una recente visita all'O.K.W., ha ivi raccolto gli echi dell'ultimo convegno fra il Duce e il Flihrer. Da parte tedesca si è perfettamente edotti e, consenzienti, che l'eventuale collaborazione francese non comporterà alcuna «notevole» riduzione delle rivendicazioni italiane rispetto alla Francia. Alla richiesta di precisare che cosa si dovesse intendere per « notevole», l'Ufficiale tedesco ha risposto di non essere al corrente dei particolari, ma che si deve ritenere che nessuna delle note rivendicazioni territoriali verrà sacrificata.

Tanto comunico a titolo d'informazione.

(l) -Manca l'Indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi allegato.

(l) Non pubbllcato.

685

IL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. 10201/51 R. Lione, 26 ottobre 1941, ore 22,35 (per. ore 8 del 27).

Mi è stata consegnata una lettera al Duce redatta Vichy (dove è giunto per chiedere il consenso del Maresciallo) dal Capo del Nazional-socialismo francese, Eugenio Deloncle. In tale lettera ii predetto chiede l'onore di essere ricevuto dal Duce per sottoporgli un progetto di collaborazione fra il Fascismo, il nazional-socialismo ed il nazionalismo francese. Egli afferma anche che il Maresciallo ha incaricato di sottoporre al Duce alcuni «suggerimenti» concernenti particolarmente i rapporti italo-francesi nel quadro della ricostruzione europea. Mi si è lasciato inoltre intendere che sarebbero previste delle cessioni territoriali principalmente quella della Tunisia.

Riferisco progetto diffusamente per corriere in partenza stasera trasmettendo lettera e copia di un promemoria parimenti presentato (1). Mi adopero per indagare su effettiva ampiezza dell'incaricato che Deloncle avrebbe ricevuto (2).

686.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (3)

L. P. Dal treno, 26 ottobre 1941.

Aggiungo qualche particolare al telegramma che Vi ho spedito (4). L'incontro, sia col Fiihrer che con Ribbentrop, è stato molto cordiale. Si è tenuto, da parte loro, a marcare ogni specie di riguardo, e sia l'uno che l'altro hanno con grande insistenza chiesto di Voi e parlato di Voi.

Tutta la prima parte della conversazione -sono stato ininterrottamente con Hitler dalle 11 alle 16 -è stata dedicata dal Fiihrer ad una minuta descrizione delle operazioni contro la Russia, alla dimostrazione deUe ragioni per le quali questo Paese può oramai essere considerato fuori combattimento, alla prova dell'assoluta necessità della guerra antibolscevica, senza la quale l'avvenire dell'Asse sarebbe stato estremamente oscuro e minaccioso.

Quando Voi foste al Gran Quartiere Generale, Hitler Vi espose i suoi piani di guerra. Dopo di allora non Vi ha più scritto perché molte volte l'andamento del'l.a lotta è stato tale da farlo restare senza fiato per giorni interi. Lo farà tra breve -data la vittoriosa conclusione delle operazioni e della lettera sarà latore Rintelen al suo prossimo ritorno a Roma (5).

Perché la Russia deve ormai essere giudicata fuori del gioco? Prima di tutto in considerazione delle perdite in uomini e in materiali. Tra morti, feriti e prigionieri, si tratta di circa dieci milioni ,di soldati. Quasi interamente i:l corpo degli umciali; quasi interamente il corpo dei sottumciali. Ancora più imponenti le perdite di materiali e tali che per ora rendono molto difficile qualsiasi calcolo. Hitler ripete che se prima della campagna avesse avuto una sia pure pallida idea di quello che era l'armamento russo, forse non avrebbe osato agire come ha fatto.

Adesso è arduo dire a quanto ammontano le forze russe ancora in emcienza. Forse a sessanta o settanta divisioni. Le divisioni corazzate sono state decimate: pure esistendo ancora dei gruppi di carri da 52 e da 56 tonnellate, che per :le loro eccezionali caratteristiche possono dare molto filo da torcere in qualche zona.

Il programma militare, per sommi capi, è quello che ho indicato nel mio telegramma. Mantenere l'assedio della zona di Leningrado, senza però compiervi operazioni di grande rilievo, sia perché l'inverno si approssima con

tutti 1 suoi rigori, sia per lasciare che le possibilità di resistenza si affievoliscano per naturale consunzione. Investire Mosca, ove la resistenza è tuttora assai dura e ove le condizioni climatiche e del terreno ostacolano, senza però impedirlo, lo sviluppo della manovra. Continuare ad avanzare nel sud, e li la difficoltà principale non è rappresentata dal nemico, ma dalle comunicazioni malagevoli e dal tempo. Comunque molti progressi sono stati fatti nel rlattamento delle strade, delle linee ferroviarie e del ponti. Quando saranno stati costituiti i necessari depositi di munizioni, di viveri e di carburanti, potrà avere inizio un nuovo balzo ad Oriente d'importanza non minore di quello compiuto dopo l'azione di Kiew. Quindi tutte ·le forze del sud dovranno fare una conversione verso la zona del Caucaso e di li procedere per gli ulteriori sviluppi della guerra. In tali zone saranno incontrate le prime divisioni inglesi del Generale Wavell. Molto bene: questo è quanto il Ftihrer desidera per poter agganciare nuovamente gli inglesi sul Continente e per alleggerire la situazione mediterranea, poiché egli non esclude che i britannici, nell'impossibilità di far danno altrove, meditino di compiere qualche «porcheria» appunto in tale settore.

Cosa avviene frattanto in Russia, al di là del fronte, nelle retrovie? Non si hanno molte informazioni. Sembra che Stalin abbia deciso l'emigrazione di masse enormi di operai verso gli Urali e la Siberia per assicurarsi la produzione industriale necessaria al Paese in guerra. Hitler esclude che ciò abbia possibilità di successo. L'evacuazione di queste popolazioni operaie si svolge in condizioni disastrose, con scarsi mezzi di comunicazioni, sotto la sferza di un clima che non perdona. Se in questa campagna invernale, una delle Parti in lotta dovrà subire la sorte delle armate napoleoniche, non è certo la Germania che deve preoccuparsi di questa minaccia. Hitler nega la possibilità, per uno Stato nel quale tutto era estremamente centralizzato, nel qual-e «anche la distribuzione degli spazzolini da dentii, ammesso che i russi si fossero lavati i denti, era regolata dal Governo», nega la possibilità per uno Stato siffatto, di crearsi un nuovo centro di comando, a centinaia e centinaia di chilometri di distanza, e dopo aver subito il disastro militare più grande che la storia ricordi.

Del resto, anche in Inghilterra e in America si considera perduta la partita russa. Recenti informazioni di fonte britannica provano che gli inglesi e gli americani intendono, in futuro, avviare tutto il loro traffico di rifornimenti al porto di Arcangelo. Ma è noto che tra poche settimane il porto di Arcangelo sarà completamente gelato, e la sua scelta prova soltanto la scarsa volontà anglosassone di aiutare ulteriormente la Russia in una battaglia già sfavorevolmente decisa. D'altra parte gli armamenti delle democrazie che andassero eventualmente ai russi, verrebbero automaticamente sottratti al riarmo delle democrazie stesse. Bisogna inoltre aggiungere che per rimpiazzare il quantitativo di armi perduto dalla Russia, sono appena sufficienti cinque anni di lavoro dell'industria bellica anglo-americana. Immaginare che la Russia di oggi possa continuare la guerra è come immaginare che potesse farlo la Germania dopo aver perduto la Ruhr, l'Alta Slesia, il novantacinque per cento delle sue fabbriche d'armi, il sessanta per cento dei suoi mezzi di comunicazione.

Adesso rimane da affrontare il problema principale: quello della lotta all'Inghilterra. Ma questo è un problema che Hitler, per ora, si limita ad enunciare senza specificare né il modo né i termini dell'esecuzione. Ha soltanto detto che tra uno o due mesi le Isole britanniche conosceranno bombardamenti aerei di un peso infinitamente superiore a quelli del passato, mentre le lunghe notti invernali favoriranno la guerra dei sottomarini in Atlantico. Non si nasconde l'importanza e l'ampiezza dei futuri armamenti americani. Ma egli ritiene che siano diretti maggiormente ad assicurarsi una larga partecipazione all'eredità dell'Impero britannico, dopo che si sarà determinato il collasso, che non piuttosto ad evitare il collasso medesimo.

Poche parole ha detto sulla Francia, e cioè che i francesi sono tuttora in un'attesa che, nel fondo, non é amichevole per l'Asse, ed evitano di prendere qualsiasi atteggiamento prima di aver visto da quale parte penda alla fine la bilancia della guerra. Dopo Kiew, dopo le vittorie nella zona del centro, l'atteggiamento francese è diventato più cortese. Ma non c'è da farsi illusioni. II vero spirito della Francia è quello che fa pugnalare alle spalle gli ufficiali tedeschi nella zona di occupazione. Un serio interrogativo è rappresentato dalla condotta di Weygand nell'Impero francese. Ma non è da escludere che Weygand possa essere eliminato dal suo attuale comando in un breve giro di tempo.

Ho intrattenuto il Fiihrer sui tre argomenti per i quali Voi mi avevate dato particolari istruzioni, e precisamente la situazione degli operai italiani in Germania, 'la situazione interna e alimentare del Paese e la nostra partecipazione militare alla guerra in Russia.

Per quanto concerne gli operai, Hitler ha detto di rendersi conto delle

difficoltà che inevitabilmente sorgono allorché si sposta una così ingente massa

di uomini in zone tanto diverse per clima, costumi e abitudini da quelle di

provenienza degli operai. D'altra parte egli è d'avviso che non convenga dram

matizzare né sugli incidenti che si sono prodotti tra tedeschi e italiani, né

sulle mancanze commesse dagli operai. Si tratta, in generale, di episodi e

non bisogna sopratutto dimenticare che sia tra i nostri operai, sia nella po

polazione germanica esistono ancora elementi antifascisti e antinazisti che

hanno tutto l'interesse a creare motivi di disagio e diffidenza tra i due Paesi

alleati. Infine è d'accordo per il rimpatrio di tutti gli eJementi che si sono

rivelati refrattari ad ambientarsi e che sono più dannosi che produttivi.

Sulla situazione interna italiana, egli ha sempre respinto ogni voce disfat

tista, così come respinge le voci disfattiste che riguardano la situazione interna

tedesca. Dovunque esiste la lega dei chiacchieroni e dei brontoloni: è un'assc

ciazione internazionale, il cui numero di aderenti varia col variare degli eventi.

Anche in Germania non mancano coloro che si radunano ad un tavolo di

caffè o di salotto per dir male di tutto quello che avviene. Se le truppe avan

zano in Russia, dicono che è un'imprudenza mandarle cosi avanti in terri

torio nemico ove sono esposte alle peggiori sorprese. Se le truppe si fermano,

si fregano le mani contenti di poter constatare che questa volta l'ostacolo è

grosso e che non ci si fa ad andare avanti. Questi sono i soli elementi che in

Germania parlano male dell'Italia. Ma ciò ch'essi dicono non corrisponde a

quello che è il sentimento profondo delle grandi masse della popolazione, non corrisponde affatto al giudizio altissimo che del contributo italiano alla guerra dà il Fiihrer, e con lui l'intera classe dirigente tedesca.

Per quanto concerne infine una più larga partecipazione delle nostre forze armate alle operazioni in Russia ho trovato nel Fiihrer una immediata comprensione del Vostro desiderio. Egli ha detto che, specialmente dopo il passaggio del Caucaso, un largo intervento di forze italiane sarà utilissimo in territori nei quali il nostro soldato è più adatto a combattere che non il tedesco, per condizioni ambientali e di clima. Gli ho accennato anche alla possibilità d'inviare delle divisioni alpine per il forzamento del Caucaso, al che ha risposto: «so che si tratta di ottime Divisioni». Se il nostro Stato Maggiore prenderà un contatto in merito con i competenti organi germanici, non mi sembra che debbano incontrarsi ormai difficoltà o obiezioni.

Questi, Duce, sono gli elementi principali del lungo colloquio avuto col Fiihrer e che, ripeto, si è svolto in un'atmosfera di marcatissima cordialità. L'argomento -che per ora sembra dominare i pensieri di Hitler -è la liquidazione del conflitto con la Russia. Ed è qui che si può riscontrare qualche contraddizione in quello che dice. Poiché mentre da un ~ato afferma insistentemente che la partita sovietica è da considerarsi conclusa, dall'altro egli sottolinea continuamente le incessanti sorprese che questa guerra gli ha riservato. Sorprese d'ordine militare, poiché gli armamenti, l'addestramento delle truppe, la competenza degli Stati Maggiori si sono rivelati infinitamente superiori a qualsiasi previsione o informazione in suo possesso. Sorprese di ordine industriale, dato che di impianti nei quali lavoravano fino a 65 mila operai, si ignorava fino a pochi giorni or sono persino l'esistenza. Sorprese infine di ordine politico, poiché la condotta dei soldati in battaglia e lo stesso atteggiamento delle popolazioni nel Paese hanno rivelato un'adesione al regime molto più completa di quanto non fosse possibile prevedere.

Ora Hitler -e questo non lo dice ma si capisce dall'insistenza con la quale vuole persuadere gli altri e se stesso che la campagna è veramente conclusa -sembra domandarsi se questa serie di sorprese è proprio finita o se invece la vastissima zona che rimane sotto il controllo di Stalin non racchiuda ancora possibilità di resistenza e di lotta che per il momento non è dato di valutare.

Perché, se veramente ogni forza russa è infranta, si studia già ora il programma delle operazioni che dovranno essere compiute nel marzo prossimo per tagliare le ferrovie di Murmansk e di Arcangelo e togliere all'URSS queste vie di rifornimenti? E perché ci si limita ad investire le due grandi città --Mosca e Leningrado -e se ne rinvia l'occupazione, alla quale sarebbero connessi vantaggi di incalcolabile rilievo se non altro sotto un aspetto morale? Né sembra sufficiente giustificazione il fatto che le città siano insidiate da mine radiocomandate e che siano così piene di agguati da rendere pericoloso -come ha detto Hitler -persino << aprire il rubinetto dell'acqua o tirare la catena del gabinetto perché ciò di frequente -come avviene a Odessa provoca una esplosione>>.

Dopo il lungo colloquio che ho avuto col Fiihrer, l'impressione che ne riporto è che la Russia ha in realtà ricevuto una serie di formidabili colpi che

l'hanno messa al tappeto e che le hanno tolto ogni possibilità di iniziativa, ma che il vero knock aut debba ancora venire. Un fronte russo esisterà durante l'inverno, e non per modo di dire, ma tale da assorbire un grosso numero di divisioni germaniche, con tutti i problemi ch'esso comporta. Forse è questo il motivo principale per cui Hitler -a differenza, oggi, degli altri numerosi colloqui dal principio della guerra in poi -evita di fare anticipazioni sugli sviluppi futuri del conflitto. Allo stato degli atti egli non formula alcun programma, oppure, se lo ha formulato non lo enuncia.

In passato, abbiamo successivamente assistito al fiorire e al declinare di una serie di slogans, che nascono nella mente del Capo e vengono giù giù ripetuti fino dall'ultimo suo collaboratore. Abbiamo sentito parlare prima dello sbarco nell'Isola, poi degli attacchi aerei, poi della guerra sottomarina. Ora lo slogan in voga è quello della «solidarietà europea». L'Europa -ha detto il Fiihrer -più che una espressione geografica è una concezione culturale e morale. Nella guerra contro il bolscevismo si sono manifestati i primi segni di questa solidarietà del continente. Bisogna tenerne conto. Battuta la Russia, e sotto la guida della Germania nel nord e dell'Italia nel sud, l'Europa intera potrà organizzarsi politicamente ed economicamente, e costituire la grande unità destinata a sbarrare il passo al vero pericolo del domani, che è l'imperialismo americano. Questo è quanto espone il Fiihrer. Questo è quanto ripetono tutti coloro che gli sono vicini.

E poiché non è per loro il caso di cercare gli elementi più convincenti di questa solidarietà europea nei processi di Praga, nelle insurrezioni serbe o nelle revolverate di Nantes, ancora una volta l'interesse tedesco si volge in modo speciale verso l'Italia e verso di Voi. Ho già sottolineato la cordialità di questo incontro: aggiungo che non avevo fin qui mai trovato da parte tedesca un interessamento così vivo, premuroso, cameratesco alle nostre cose, né da molto tempo avevo più sentito il Fiihrer e Ribbentrop esp1imersi in termini tanto espliciti sull,mportanza della nostra partecipazione al conflitto e sul ruolo che l'Italia fascista giocherà nell'Europa di domani. E questo è l'attivo della situazione odierna.

(l) -Vedi D. 687. (2) -Il presente telegramma è vistato di Mussol1n1. (3) -Ed. in G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 679-686. (4) -Vedi D. 682. (5) -Vedi D. 693.
687

IL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. 10847. Lione, 26 ottobre 1941 (1).

Mio telegramma 51 pari data (2).

È venuto a vedermi il giornalista francese J. M. Tanturri latore di una lettera del capo del movimento social-rivoluzionario francese Eugenio Deloncle per il Duce.

Il Sig. Tanturri mi ha comunicato che il capo del movimento social-rlvoIUzionario, promotore della Legione dei Volontari francesi contro il bolscevismo, era giunto il 23 scorso a Vichy, dove aveva avuto l'autorizzazione dal Maresciallo Pétain di sollecitare un'udienza dal Duce, per sottoporGli un progetto di «patto tripartito » fra il Fascismo, il Nazionalsocialismo e il Nazionalismo francese, comportante la possibilità di un'intesa tra le tre grandi potenze occidentali. Il mio interlocutore ha aggiunto che il Maresciallo Pétain ha anche incaricato il sig. Deloncle di sottomettere al Duce «delle suggestioni interessanti in modo più particolare l'avvenire delle relazioni itala-francesi nel quadro della ricostruzione europea».

Per quanto riguarda il patto trlpartito, il Maresciallo e l'Ammiraglio Darlan ne conoscerebbero solamente le grandi linee, così pure le autorità germaniche parigine, dall'Ambasciatore Abetz ai capi militari dell'occupazione.

Il sig. Deloncle dovrebbe essere ricevuto dal Fiihrer prossimamente nella sua qualità di promotore della Legione dei Volontari francesi contro il bolscevismo e qualora ne avesse l'approvazione dal Duce, sottoporrebbe poi il progetto al Capo del Nazionalsocialismo.

Ho l'onore pertanto di trasmettere:

0 ) la lettera per il Duce del sig. Deloncle (l);

2°) una copia di appunto presentatomi, nel quale si espone un riassunto del contenuto del patto (2).

Il sig. Tanturri ha aggiunto che per ciò che si riferisce all'incarico avuto dal governo francese, menzionato del resto nella lettera al Duce, esso prevederebbe anche una specie di approvazione di principio di Vichy ad una proposta di Deloncle di cedere all'Italia la Tunisia nonché Gibuti. La Francia rinuncerebbe inoltre all'Alsazia, ad una parte della Lorena contro qualche compenso di territori belgi.

Per dimostrare effettivamente che Deloncle aveva ottenuto l'autorizzazione del governo francese di recarsi in Italia, il mio interlocutore mi ha presentato i passaporti con visto per l'Italia rilasciati a Parigi il 21 ottobre, dall'Ambasciatore de Brinon, intestati a Deloncle, ai due suoi collaboratori Tanturri e Della Torre.

Egli ha anche sottolineato che Deloncle aveva ottenuto di poter scegliere per il suo gesto la ricorrenza del 28 ottobre e che sperava che tale scelta venisse apprezzata dal Capo del Governo italiano.

Deloncle si tratterrà in questi giorni a Vichy in attesa delle decisioni del Duce.

Non ho avuto la possibilità, data la ristrettezza del tempo e la delicatezza estrema dell'argomento, di appurare l'effettiva consistenza dell'incarico, che il sig. Deloncle afferma di aver ricevuto dal Maresciallo.

È certo, che il Capo dello Stato francese nutre l'aspirazione di giungere ad un componimento coll'Italia e colla Germania. Anche il sondaggio relativo ad una visita dell'Ammiraglio Darlan a Roma (che fu oggetto dell'appunto del

23 settembre da me consegnato al Gabinetto dell'Eccellenza il Ministro) (l) fu, me ne risulta pienamente, promosso personalmente dal Maresciallo Pétain.

Quanto al convincimento del predetto essere necessario che la Francia faccia dei sacrif:ci territoriali pur di ottenere un posto onorevole nella ricostruzione europea, esso fu espresso parecchie volte a suo nome, dal capo della sua segreteria particolare dottor Ménétrel ed ebbi l'onore di riferirlo precedentemente. Ménétrel anche mi accennò più volte al concetto della «delimitazione spaziale » della collaborazione franco-germanica (Europa-Atlantico) e della collaborazione franco-italiana (Africa-Mediterraneo); tale concetto è ripreso nel patto che si aspirerebbe di sottoporre al Duce.

Inoltre, l'Ammiraglio Darlan ha avuto numerosi contatti specialmente in questo ultimo mese con gli esponenti dei partiti della Francia occupata e si dice che sarebbe intercorso una specie di accordo fra il medesimo e i predetti, posto sull'affidamento fornito, da una parte di valersi dei partiti parigini per la ricostruzione politica interna e dall'altra, di rinunciare definitivamente a chiedere alla Germania il ritorno di Lavai. Come è noto a codesto Ministero, Lavai si è ritirato a Chateaudun completamente sfiduciato e dichiara di non volersi più occupare di politica.

Può quindi effettivamente essere che il Maresciallo, visto che il sondaggio per la visita di Darlan non aveva avuto effetto, abbia approfittato dell'iniziativa del sig. Deloncle di chiedere l'udienza al Duce, per intrattenere a suo mezzo il Capo del Governo su argomenti attinenti particolarmente i futuri rapporti itala-francesi.

Il Maresciallo ha forse pensato che presso il Duce del Fascismo potrà trovare una porta socchiusa, il promotore della Legione dei Volontari francesi contro il bolscevismo, legione che ebbe l'onore di una menzione del Fiihrer nel suo ultimo discorso.

Altro elemento che tende a suffragare la possibilità che l'incarico affidato dal Maresciallo al sig. Deloncle abbia qualche consistenza, è che quest'ultimo gode la fiducia specialmente dei ministri Pucheu, Bouthillier, Marion e dei due capi del Gabinetto del Maresciallo, du Moulin de la Barthète e Ménétrel.

Mi adopero intanto per indagare con la massima circospezione sull'effettiva ampiezza della missione affidata dal Maresciallo al sig. Deloncle (2).

Ho pregato il sig. Tanturri di far conoscere a Vichy al suo capo che avrei trasmesso al Gabinetto dell'Eccellenza il Ministro la lettera indirizzata al Duce ed una copia del pro-memoria summenzionato (~).

<<Il R. Ministero sa da lungo tempo chi è Deloncle. Il suo emissario Ila anche accennato che esisterebbero da m~si contatti tra il Gabinetto del Ministro ed il predetto; mi ha pure dichiarato che dei contatti sono Intercorsi anche con il SIM e con Il suo rappresentante a Parigi Colonnello Beccatinl. Il progetto d'Intesa fra il fascismo, il Nazional Socialismo, ed il Nazionalismo francese ed i suoi eventuali sviluppi, secondo quanto ho creduto di sapere sarebbe concepito nello spirito del predetti contatti quindi non credo che sia mio compito quello di soffermarmic! ».

Non era Invece in grado di precisare «se effettivamente il Maresciallo abbia fornito uno specifico Incarico a Deloncle e se In tal caso di quale ampiezza>>.

AI.LEGATO I

IL CAPO DEL MOVIMENTO SOCIALE RIVOLUZIONARIO PER LA RIVOLUZIONE NAZIONALE, DELONCLE, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Vichy, 24 ottobre 1941.

J'ai mené depuis six ans, en France, une lutte acharnée contre les ennemis communs au Fascisme italien et au Nationalisme français.

Je suis persuadé que la reconstruction et la vie ultérieure de l'Europe sont intimement liées à la défaite définitive du Bolchevisme et de la plotucratie anglo-saxonne en Europe, ainsi qu'au développement des relations qui doivent s'établir, aujourd'hui, entre le Fascisme, le National-Socialisme et le Nationalisme Français.

C'est dans cet esprit, et comme Chef du Mouvement Social Révolutionnaire, pour la Révolution Nationale -qui est devenu le mouvement de syntése du Nationalisme Français -que j'ai été l'intiateur de la Légion des Volontaires Français contre le Bolchevisme. Par la suite j'ai été choisi pour en diriger le recrutement et l'organisation.

Je m'autorise donc de ces divers titres pour solliciter de Vous, Duce, l'honneur d'une audience avant mon très prochain depart pour le front russe.

Le Gouvernement du Maréchal Petain, informé de mes intentions, m'à chargé de vous soumettre certains suggestions intéressant plus particulièrement l'avenir des relations entre l'Italie et la France, dans le cadre de la reconstruction européenne. (l)

ALLEGATO II

Aide-Mémoire

Ayant obtenu le consentement du Gouvernement du Maréchal, M. Eugéne Deloncle à l'honneur de solliciter une audience du Duce pour examiner avec lui sur la base d'un pacte tripartite entre le fascisme italien et le nationalisme français les possibilités d'une entente entre les trois grandes puissances occidentales.

1. -Le projet du Pacte Tripartite répond à la nécessité de donner à la collaboration un contenu positif et, par là méme, une mission positive à la France et aux Français. 2. -Ce Pacte Tripartite établit le «fait» indiscutable qui conditionne l'unité des trois grands peuples de l'Occident par la collaboration militaire de la France avec l'Allemagne et l'Italie, c'est à dire, avant tout, une Unité de destinées.

Il surmonte les difficultés déterminées par le choc de deux impératifs: l'impératif allemand de maintenir une armée en France; l'impératif français de pouvoir agir, sur le plan intérieur surtout, en pleine indépendance. (&II)

Il met fin à la captivité d'un million et demi de soldats français en leur conférant en méme temps, l'honneur de participer à la guerre.

Il donne au Gouvernement Français l'opportunité de sortir de sa douteuse neutralité et de réagir avec toute l'énergie du pays contre la mainmise anglo-saxonne et gaulliste sur l'Afrique française: ce qui n'est pas seulement un acte de politique étrangére mais aussi un acte de politique intérieure effectivement révolutionnaire. ( & III) Cette formule représente, en outre, une garantie dont l'Axe ne pourrait se dispenser, dans les conditions actuelles.

Il établit en Orient, en Afrique du Nord, en Méditerranée et en Atlantique, un système de garantie tripartite qui, en plus d'une absolue sécurité, présente les avantages d'une nouvelle fraternité d'armes franco-italo-allemande pour la défense d'un espace vital commun. (&IV)

Il résout par anticipation les problémes posés par les différends franco-allemands et italo-français, pour certains territoires européens et africains, sur la base de deux principes politiques inédits: lo équilibre des nouveaux empires français, allemand et ita

lien, tels qu'ils résulteront après cette guerre; 2" d'élimitation spaciale de la collaboration franco-allemande (Eure, Atlantique) et de la collaboration franco-italienne (Afri1ue, Méditerranée). ( & IV)

3" Il assure, enfin, tout l'appui de l'Allemagne National-Socialiste et de l'Italie Franciste à la Révolution totalitaire française par cette prise de pouvoir qui est garantie au Nationalisme Révolutionnaire Français par la clause fonciére de tout le Pacte. (& II)

(l) -Manca l'indicttzione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 685, (l) -Vedi allegato I. (2) -Vedi allegato II. (l) -Vedi D. 585. (2) -Con successiva lettera ad Anfuso del 26 ottobre 1941, Confalonieri aggiungeva:

(3) Con T. s. n. d. 10226/52 R. del 27 ottobre, ore 18,55, Confalonler! comunicò di aver ricevuto una visita di Deloncle Il quale gli aveva <<confermato l'Incarico ricevuto dal governo francese che avrebbe colto l'occasione dell'eventuale udienza che il Duce gli concederebbe per abbordare se possibile a titolo ufficioso il problema generale delle relazioni !taio-francesi».

(l) Il documPnto è vistato da Mussolini.

688

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ES':L'ERI, CIANO

T. S. N. D. 10253/577 R. Kabul, 27 ottobre 1941, ore 19,45 (per. ore 14 del 28).

Mio telegramma n. 543 (1).

Non avendo ricevuto istruz:oni in contrario da V. E. ho consegnato al noto amico progetto risoluzione Assemblea e Vostro riconoscimento di cui è stato molto soddisfatto.

Mi ha fatto osservare che Grande Assemblea è occasione unica per opera propaganda in grande stile sulla frontiera. Molte tribù sono a cavallo fra i due Paesi: parecchi dei Capi più influenti approfittando situazione ambigua, verranno Kabul per fiutare l'aria e prendere contatti. Se opportunamente lavorati, torneranno laggiù come altrettanti ottimi propagandisti.

Quanto egli mi ha detto è evidenza stessa: chiave indipendenza dell'Afghanistan sono tribù della frontiera; il giorno in cui Inghilterra fosse peTsuasa che attaccando Afghanistan si metterà contro maggior parte frontiera, mai e poi mai si deciderà a fare qualche cosa di serio. Nelle attuali condizioni è difficile se non impossibile che noi ci mettiamo in contatto diretto con tutta questa gente; potremo fare qualche cosa qua e là ma azione di massa ci è impossibile: per i nostri amici è invece facile.

Per questo ci vogliono denari: non si tratta di finanziare rivolta: questa

gente è toccata direttamente nel suo onore e nell'interesse. Si tratta di distri

buire qua e là regali come testimonianza di amicizia e in avvenire di imbec

carli ed eccitarli ben bene.

Compartecipazione necessaria a questo proposito sarebbe equivalente 20.000

dollari.

Ho poca speranza, per esperienza passata, che Voi accogliate mia richie

sta: lo faccio per scrupolo di coscienza e per mia responsabilità.

A questo riguardo è mio dovere far presente:

0 ) Inglesi profondono milioni per guadagnare frontiera: Governo Afghanistan per paura o per altre ragioni fa ben poco; anche se lo facesse è troppo screditato per aver seguito realmente; solo propaganda, regali e promesse che siano appoggiati sul nostro prestigio possono bilanciare azione Inghilterra;

2°) se la frontiera capitolasse agli Inglessi, le vie dell'Afghanistan sarebbero per tre quarti" aperte;

3°) nulla si improvvisa qui: se un giorno avremo bisogno per nostre ragioni dell'assistenza della frontiera non potremo farlo senza che terreno sia stato opportunamente preparato; occasione come questa non si presenterà un'altra volta.

Osservo incidentalmente che nel marzo u.s. (informazioni Ciraolo) Micup era pronto spese iniziali 800.000 lire italiane per mandare qui missione Tucci per questo scopo, che, come noto, avevamo già in buona parte raggiunto. Ora si potrebbe far meglio con la metà della somma.

Ad ogni modo pregherei V. E. istruirmi per sapere cosa desiderate si faccia in Afghanistan.

Fatto che non mi avete impedito di far quello che ho proposto, come comprenderete, può essere variamente interpretato: ed è per me grave imbarazzo non sapere se quello che cerco di fare è conforme o meno alle istruzioni di V. E. Pregherei V. E. tener presente che da lunghi mesi non ho più né corriere, né giornali, né nulla che possa permettermi altrimenti orientarmi (1).

689.

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3141/1365. Roma, 27 ottobre 1941.

Mio telespr. n. 2352/1028 del 9 agosto u.s. (2).

La Civiltà Cattolica nel suo fascicolo della prima quindicina del corrente mese ha pubblicato un secondo articolo sul bolscevismo che fa seguito a quello dell'agosto scorso.

Trasmetto in allegato il fascicolo in questione rilevando però che questa volta della pubblicazione stessa si è fatta eco l'Osservatore Romano nel numero di domenica 26 corrente con l'articolo del quale trasmetto il ritaglio. In tal modo i concetti esposti nel massimo organo dottrinale della Chiesa hanno acquistato una diffusione ed una ufficialità che li fanno apparire come diretta emanazione della Santa Sede.

690.

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 10854/0P. Comando supremo, 28 ottobre 1941 (per. il 30).

Seguito a foglio 10688 del 21 settembre 1941 (3).

Facendo seguito al foglio in riferimento di questo Comando Supremo, si trasmette per opportuna conoscenza copia del foglio 25493 del 18 corrente della Commissione di Armistizio e del relativo allegato, che sostituisce l'Allegato 2° del verbale in data 13 settembre u.s., relativo alle direttive concordate a Gardone tra C.I.A.F. e C.T.A. per le trattative Asse-Francia.

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

R. 25493/P. R. Torino, 18 ottobre 1941.

La C.T.A. ha comunicato che anche l'O.K.. ha approvato, in massima, il verbale di Gardor,e (foglio 23566 Pr.) (l) precisando il suo punto di vista con le seguenti direttive:

a> mantenere la prosecuzione delle trattative con i francesi nel campo militare entro i limiti fissati dal protocollo di Parigi del maggio 1941 (foglio 16920 Pr.) (2);

b) far precedere all'attuazione delle richieste tedesche per la utilizzazione della base di Dakar le concessioni necessarie per assicurare una efficiente capacità difensiva francese (criterio analogo a quello seguito nella questione delle basi tunisine);

c) non far cenno nelle trattative con i francesi che le concessioni di rinforzi in

A.O.F. potrebbero servire per scopi offensivi contro possedimenti inglesi;

d) non costituire, per ora, l'organo di collegamento previsto presso il Comando del generale Weygand perché non appare possibile, nell'attuale situazione, che lo S.M. del gen. Weygand metta a disposizione di tale organo la documentazione militare occorrente per lo svolgimento della sua attività e per la ·considerazione che la creazione di questo organo costituirebbe un rafforzamento della posizione dello stesso Weygand quale «generale plenipotenziario del governo francese», rafforzamento che non è conveniente prima che sia chiarito senza equivoci il suo atteggiamento rispetto alle potenze dell'Asse;

e) togliere dal verbale le prestazioni francesi relative all'acquisto di venti obici per il corpo tedesco in Africa (primo stadio) e al trasferimento in Mediterraneo della flottiglia tedesca di MAS e dragamine (terzo stadio), ponendole entrambe, dato il loro carattere di particolare urgenza, come condizioni preliminari necessarie per la ripresa delle trattative con la Francia;

/) aggiungere al quarto stadio delle prestazioni francesi: « Predisposizioni per la utilizzazione del porto e degli impianti di Dakar, come base per le forze navali tedesche nell'Atlantico»;

g) essere cauti nel fare le concessioni di rafforzamento nel Nord Africa, rimandando le più importanti a stadi successivi, come risulta da un nuovo allegato 2 al verbale di Garbone che sostituisce quello precedente (vedasi qui annesso il nuovo ali. 2) (2).

L'O.K.W. si è riservato di comunicare:

-le sue decisioni in merito alle concessioni dei reparti dell'aeronautica e dell'artiglieria contraerea; -l'autorizzazione definitiva per le concessioni del quarto stadio a seconda dello sviluppo della situazione.

Poiché le citate direttive dell'O.K.W. rafforzano il punto di vista italiano (che non sempre i rappresentanti della C.T.A., più larghi nel fare concessioni alla Francia, avevano accolto) e sono in armonia con le direttive avute da codesto Comando Supremo, ho comunicato alla C.T.A. l'accordo della C.I.A.F. ai ritocchi da apportarsi al verbale.

Inoltre ho precisato che la C.I.A.F. aveva già posto alla Delegazione francese come condizioni pregiudiziali per la ripresa delle trattative con la Francia: -la questione della contropartita finanziaria per la rinuncia all'applicazione dell'art. X; -la questione del trasporto del grano tunisino in Libia.

Ho infine convenuto con la C.T.A. di non modificare il verbale di Gardone in modo da potere, a seconda dello sviluppo delle trattative e dell'evoluzione della situazione, prendere in considerazione eventuali adattamenti.

D'altra parte ho reso noto C.T.A. le direttive impartitemi da codesto Comando Supremo, di cui al foglio in riferimento, e precisamente:

-approvazione di massima degli accordi di Gardone;

-richiesta delle seguenti varianti al relativo verbale:

a) inserire tra le prestazioni francesi del secondo stadio: «Costruzione e completamento del tronco ferroviario Gabés -confine libico;

b) passare al primo stadio la consegna all'Itala dei due rimorchiatori « FURET III» e «ST. SHARLES »;

c) sostituire la prestazione n. 9 del primo stadio con la seguente: «Cessione gratuita di mitragliatrici cal. 8 tipo Hotch-Kiss complete di caricamenti, in numero da definire».

Per il momento non ho ritenuto di insistere sulla richiesta relativa alla consegna del 50 % dei combustibili liquidi da trasportare dalla Romania alla Francia, perché su di essa avevo già ripetutamente trattato nei precedenti colloqui di Monaco e di Gardone, senza esito favorevole, ma con riserva di tornare in argomento non appena la situazione fosse per consigliarlo; il che farò non appena possibile.

(1) Vedi D. 659.

(l) -Per la risposta di Ciano vedi D. 705. (2) -Vedi D. 467. (3) -Non pubblicato, ma per il verbale concordato a Gardone vedi D. 575, allegato Il.

(l) ALLEGATO

(l) -Vedi D. 575, allegato r. (2) -Non pubblicato.
691

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 10284/1968 R. BerUno, 29 ottobre 1941, ore 20,20.

Discorso Roosevelt (l) ha destato reazioni di vivacità senza precedenti. In conferenza giornalisti Capo Ufficio Stampa Estera si è espresso in termini se possibile anche più vibranti ed espliciti di quanto appaia da stessi giornali.

Dato che in questi giorni partono vari Segretari Ambasciata America e stesso Incaricato d'Affari è stato richiamato Washington era sorta in alcuni ambienti impressione di prossimi mutamenti sostanz~ali in rapporti con Germania. In realtà trasferimento funzionari minori risalgono a tempo addietro e sono di ordinaria quantità. Incaricato d'Affari parte ma viene sostituito da altro in eguale titolo che è stato già qui notificato e che si è recato a fare visita di cortesia a Incaricato d'Affari Germania a Washington. Si chiama Brandt ha grado Consigliere e fu a Ginevra in Comitato profughi politici.

Governo Germanico gli ha concesso necessario visto e lasciapassare.

Presso questo Ministero degli Affari Esteri si è propensi a non lasciare discorso senza reazione ufficiale (a parte stampa) almeno nella parte riguardante Sud America, data anche situazione rapporti abbastanza delicata già esistente con medesimi. Si pensa in sostanza di inviare a tutti gli Stati America spagnola nota di confutazione ridicolizzando affermazione Presidente S.U.A. su intenzioni ripartizione Germania continente Americano. Progetto sarà quanto prima sottoposto a Von Ribbentrop.

Per altro punto discorso Presidente che ha qui particolarmente indignato: questione religiosa, si vuole procedere con cautela per evidenti ragioni e come

V. E. avrà (saputo) da comunicazione Ufficio collegamento stampa sarebbe vivo desiderio che tale parte polemica anti-rooseveltiana venisse assunta particolarmente da Italia che si considera poter avere in argomento maggiore libertà linguaggio (1).

(l) Vedi D. 692.

692

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10305/1600 R. Washington, 29 ottobre 1941, ore 22,29 (per. ore 18 del 30).

Discorso Roosevelt in occasione celebrazione giornata Marina è stato qui in complesso giudicato come uno dei meno felici dei discorsi da lui pronunciati.

Raffrontato con quello dell'll settembre (2) discorso di ieri l'altro è apparso pronunciato ab irato e l'ira, marcata nella voce e nel volto di questo autocrate di solito ostentatamente sorridente, è apparsa tradire sia preoccupazioni per sviluppi guerra europea sia dispetto per difficoltà interne derivanti specialmente da conflitti lavoro acuitisi in questi giorni.

In sostanza il Presidente non ha aggiunto nulla di nuovo alle sue precedenti dichiarazioni pur affermando che guerra navale da lui dichiarata 11 settembre è ormai in atto.

Benché per sua intonazione discorso fosse evidentemente diretto incitare opinione pubblica toccando ancora una volta tre tasti fra i più sensibili della psicologia americana, e cioè libertà dei mari, sicurezza continentale e libertà religiosa, reazione strati popolazione intellettualmente più elevati ad affermazione che questo Governo è in possesso di un piano nazista per la distruzione delle Chiese e di un altro per rifacimento carta geografica America Latina è da prevedere negativa, dato che «sensazionali rivelazioni» non possono non essere anche qui riconosciute quale prodotto dei servizi propagandistici del Colonnello Donovan.

Circa piano religioso nazista è in particolare da notarsi che esso non ha neppure il pregio della novità poiché alcuni giorni fa il Christian Science Monitor ne ha fatto oggetto di una sua rivelazione asserendo che il piano era stato concepito da Rosenberg, aggiungendo per altro che non esistevano prove che esso avesse avuto approvazione ufficiale.

In merito poi al piano nazista per America Latina è da rilevare che ripetute accuse di interferenze totalitarie nel Centro e Sud America hanno finito con lo spuntarsi essendo ormai troppo palese loro carattere propagandistico specialmente dopo che stessi corrispondenti americani da Bogotà hanno smentito esistenza in Colombia di campi di aviazione tedeschi clandestini, costituenti potenziale minaccia contro il canale di Panama, solennemente denunziata da Roosevelt nel suo programmatico discorso anti-Asse dell'll settembre.

(l) -Per la risposta di Ciano vedi D. 710. (2) -Vedi D. 553.
693

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. (traduzione) (1). Quartiere Generale del Filhrer, 29 ottobre 1941 (2).

Vi scrivo questa lettera in un momento nel quale credo di poter assumere la responsabilità di dichiarare che la campagna all'est non soltanto è vinta, ma è anche -in sostanza -definitivamente decisa.

Quando ho avuto il piacere di poter salutare Voi ed il Vostro seguito nel mio Quartier Generale (3) Vi ho dato notizia delle operazioni progettate e di quelle che si trovavano in preparazione. Il Comando del Gruppo di Armate Russe del Sud, non rendendosi assolutamente conto della situazione, ha atteso fino a che da parte nostra sono state realizzate le premesse per la chiusura del grande arco intorno a Kiew. Questa battaglia ha condotto ad un risultato che ha superato anche la mia stessa aspettativa. Perché io contavo su un numero di prigionieri da 300 a 500 mila; in realtà, alla chiusura delle ultime operazioni di rastrellamento essi sono divenuti oltre 700 mila. Il successivo urto del gruppo corazzato Kleist per la formazione della testa di ponte attorno a Dnjepropetrowsk ha dato anche alle Vostre Divisioni, Duce, l'occasione di effettuare per la prima volta una propria e, soprattutto, vittoriosa operazione nel quadro di una grande battaglia di annientamento.

Come era previsto, l'attacco effettuato nel frattempo a sud del Dnjepr contro la Crimea ha attirato, come una calamita, gli ultimi resti dell'ala sinistra della armata di Budjenny fra il Dnjepr e Melitopol allo scopo di colpire in un momento di crisi la nostra 2a Armata con un attacco sui nostri collegamenti. Noi ci aspettavamo ciò. Il Gruppo corazzato Kleist, divenuto nuovamente libero dopo la costituzione della testa di ponte di Dnjepropetrowsk aveva sin dall'inizio l'ordine, in questa situazione, di attaccare ad est il tergo delle Divisioni russe che piano piano si riunivano e di portarla ad una nuova sconfitta in cooperazione con le truppe tedesche, rumene ed ungheresi operanti da ovest.

Il risultato di questa battaglia di accerchiamento fu un nuovo annientamento di circa 13 Divisioni sovietiche. L'operazione poté considerarsi conclusa all'alba dell'll ottobre. La mia Guardia del Corpo, un'altra Divisione S.S. nonché due Divisioni corazzate procedettero innanzi inseguendo il nemico nella direzione di Rostow.

Esse costituiscono la testa di forti formazioni che diventeranno pross:.mamente libere.

Il 2 ottobre è avvenuta la completa rottura del Gruppo di Armate di Timocenko. E ciò in tre punti, in una larghezza di fronte di oltre 500 kilometri. L'arma aerea, le forze corazzate e le formazioni motorizzate, ma soprattutto la fanteria hanno non soltanto confermato le loro qualità, ma hanno superato loro stesse. È stato possibile rinchiudere circa 75 Divisioni russe in tre sacche, ed

49 -Documentt diplomatici -Serle IX-Vol. VII

effettuare il loro totale annientamento. Da allora in poi forti formazioni mar

ciano su un ampio fronte contro Mosca.

Due ulteriori operazioni sono previste per l'annientamento delle divisioni

russe che si trovano ancora sul fronte nord. Io spero, che anche esse condur

ranno a grandi successi. Leningrado, Duce, non verrà attaccata, perché io non

penso a sacrificare un uomo di più di quanto non sia assolutamente necessario.

A parte ciò noi abbiamo fatto l'esperienza a Kiew e da ultimo ad Odessa, che i

russi hanno collocato su interi tratti di strada e soprattutto in tutti i più

importanti edifici mine che esplodono da sole dopo qualche tempo oppure ven

gono fatte esplodere a mezzo radio. Secondo le dichiarazioni dei russi, essi hanno

preparato per noi tanto nella regione di Leningrado che in quella di Mosca delle

particolari sorprese. Ora non si tratta di occupare delle città bensì di distrug

gere l'avversario. Leningrado e Mosca cadranno entrambe, senza che noi si sia

costretti ad introdurre nelle città stesse -e forse, quindi ,a sacrificare -un solo

uomo. I Finlandesi sono della medesima opinione e ciò è importante perché essi

tengono con le loro sole forze dal nord il fronte di accerchiamento contro Le

ningrado.

Del resto il bolscevismo sarà la vittima delle sue stesse mire traditrici per

ché soltanto la gigantesca concentrazione di tutti i suoi mezzi di attacco al

confine tedesco, come a quelli finlandese e -romeno, ha obbligato il Comando

russo a lottare dove la lotta era per noi la più favorevole. L'inimmaginabile am

mucchiamento del suo materiale da guerra per l'attacco contro di noi gli ha

impedito di arretrare in profondità per battersi soltanto a mille o duemila chi

lometri di distanza dal confine. Ad ogni modo ciò aggravava ancora la posizione

delle sue zone di materie prime come quella dei centri delle grandi industrie.

Complessivamente, in breve tempo, noi avremo già occupato o saremo comunque

già in grado di raggiungere il 70-90 per cento delle sue risorse industriali e di

materie prime. In tali circostanze, Duce, non credo di essere un profeta troppo

ant~cipatore se, quali che siano le decisioni di Stalin, dichiaro battuto l'impero

mondiale bolscevico.

Con ciò, Duce, viene distrutta l'unica ed ultima grande speranza continen

tale degli inglesi.

Che a Londra non si facciano su di ciò illusioni, è, appena da dubitare. Mi sembra perciò poss:bile che all'ultimo momento, sotto la pressione della pubblica opinione, venga tentata una qualche -sia pure stolta -offensiva di alleggerimento.

Partendo da questo concetto avevo già da prima considerato tutte le possibilità che restano ancora agli inglesi in un simile caso.

l) Azuto diretto alla Russia:

Esaminato dal lato materiale esso appare ridicolo e ad ogni modo, non troverebbe -in poche settimane -il modo di arrivare in sufficienti quantitat1vi colà dove dovrebbe essere usato.

Lo stesso sia detto anche per il cosidetto aiuto americano.

2) Aiuto di personale:

Non è da prenderlo in constderazione. In ogni modo noi saremo naturalmente lieti se l'Inghilterra vorrà inviare in Russia in un modo o in un altro alcune squadriglie di aeroplani. Tale aiuto verrebbe in breve tempo ad esaurirsi a causa delle difficoltà della situazione, della rigidezza dell'inverno russo e sopratutto per mancanza di regolari e sicuri rifornimenti.

3) Offensive di alleggerimento in qualsiasi altro settore:

a) Un attacco attraverso la Turchia. Considero tale eventualità come esclusa, data la prudente saggezza degli uomini responsabili di Ankara; esso sarebbe del resto senza alcuna prospettiva.

b) Un attacco attraverso il Caucaso.

Dal punto di vista militare, questo sarebbe particolarmente desiderabile. Le forze di cui l'Inghilterra sarebbe in grado di disporre, potrebbero essere soltanto modeste, a causa dello stato delle riserve. E poiché in questo caso esse dovrebbero battersi non con arabi, ma con truppe che sono le più preparate e sperimentate in combattimenti, la loro distruzione dovrebbe essere questione di poche settimane.

c) Uno sbarco, e cioè un tentativo di sbarco in Norvegia.

Ho lasciato in Norvegia fortissimi contingenti di truppe. La regione non è naturalmente quella che e,ra il 9 aprile 1939 (1). Batterie di grosso e grossissimo calibro sono state installate. I rifornimenti di generi alimentari, foraggio, e soprattutto di munizioni e combustibile sono assicurati per un anno intero. Se ciò nonostante gli inglesi dovessero mettervi in qualche modo piede, riterrei ciò cosa vantaggiosa, poiché essi vi si potrebbero mantenere soltanto con un continuo impiego di navi da trasporto e, a copertura delle stesse, con l'impiego di incrociatori, cacciatorpediniere, ecc. Non si farebbe che ripetere quanto avvenuto nel 1940, ma con la seguente differenza: allora avevamo un paio di miseri campi di aviazione. Questa volta invece vi sono oltre una cinquantina di aeroporti di prim'ordine con grandi piste di lancio sufficientemente sicuri anche contro eventuali attacchi dall'aria. In ogni modo ho fatto preparare per la Norvegia reparti corazzati che continuamente vengono rinforzati, onde potere, insieme con le altre unità motorizzate, attaccare fulmineamente là dove dovesse presentarsene la necessità. Osio, Christiansund, Bergen, Trondheim, Narvik, Tromsoe fino a Kirkens, ecc., sono del resto rese sicure con grosse e grossissime batterie e campi minati in modo che non potrei augurarmi di meglio che una simile impresa si avverasse. Dato il difettoso comando militare inglese -come già altre volte ho accennato -non è escluso che ciò si avveri.

d) Sbarco nell'Europa occidentale.

E cioè -dato che per gli stessi inglesi le coste tedesche non vanno prese in considerazione -uno sbarco in Danimarca, Olanda, Belgio o Francia Occidentale.

Anche un simile tentativo, non potrei in sostanza che augurarmelo. Su queste coste in tutti i punti più importanti sono state disseminate centinaia e centinaia d1 batterie e persino cannoni di calibro 40,6 cm. Aggiungasi una straordinaria posa di mine in tutto il territorio ed un sistema di apprestamenti difensivi che sono sufficienti ad opporre in caso di un simile tentativo una prima ed insormontabile resistenza. A prescindere da ciò ho lasciato in occidente, cioè soltanto in Francia, Olanda e Belgio, un totale di 45 D:visioni, che, in parte, appartengono alle migliori che noi possediamo. Si aggiungano due unità corazzate con materiale francese e due Divisioni corazzate con materiale tedesco. Indipendentemente da ciò cominciano già ad effettuarsi i primi trasporti da oriente verso occidente. Ciò non rappresenta alcun maggiore aggravio per il nostro sistema di trasporti poiché con tali trasporti noi inviamo al fronte orientale vettovagliamento e munizioni e ritiriamo le truppe.

Già fin da ora, come ho detto, si effettuano dal fronte orientale trasporti di contingenti per ferrovia parte per la Germania e parte direttamente verso occidente. Anche l'Arma Aerea comincia ad essere trasportata indietro. Io credo anche che già tra poche settimane passerà completamente agli inglesi la breve gioia di aver potuto gettare delle bombe su singole città tedesche senza aver subito una decupla ritorsione. E ciò prescindendo completamente dal fatto che viene costruito in sempre più grandi serie un nuovo tipo di bombard.ere il quale per capacità di portata, capacità di volo e celerità supera sicuramente tutto quello che gli inglesi hanno ritenuto possibile.

Inoltre snn fin da ora in corso trasporti anche di nuove Divisioni corazzate dallo stesso Reich verso la Francia e la Norvegia. Se gli inglesi volessero tentare di sbarcare in qualche punto dell'Europa occidentale, ciò li porterebbe ad una vera catastrofe, come è stato già sperimentato.

Tale sbarco, per le truppe che si trovano in occidente e che in vista di tale evenienza vengono giorno e notte sottoposte a speciali esercitazioni, costituirebbe persino, probabilmente, un certo sollievo. Infatti noi abbiamo in tali territori molti reggimenti ai quali è stata data sinora ben poca possibilità di mostrare il loro valore, come è avvenuto ad est.

Io non so quindi, Duce, se gli inglesi -sotto la loro del tutto trascurabile guida militare -tenteranno qualche cosa di simile, ma in ogni modo io ho con tutta la cura possibile preparato ogni cosa al riguardo.

e) Un attacco nel Mediterraneo contro le coste dell'Italia meridionale o della Sardegna o un attacco contro la Libia e la Cirenaica:

Io non credo che contro la Sardegna o la Sicilia si possa tentare p:ù di una semplice «dimostrazione», poiché anche nel caso che lo sbarco riuscisse al primo momento, ciò porterebbe ad una ingente distruzione del tonnellaggio inglese, il che in un breve tempo condurrebbe non solo alla fine di una tale azione, ma alla rovlna delle ultime possibil:ità di manovra, che l'Inghilterra ha ancora nel suo tonnellaggio.

Nel caso poi che si voglia prevedere che si cerchi di raggiungere uno scopo determinato con forze limitate, allora si dovrebbe prendere in considerazione come per le isole del Canale, dove noi siamo a ciò preparati -anche r;sola di Pantelleria nel Mediterraneo. Possibilità questa che si deve sempre tener d'occhio, come del pari un attacco contro la Corsica o la Sardegna.

In tali considerazioni, Duce, resta infine, soprattutto, la possibil:tà che si

cerchi ancora una volta, per prevenire i nostri attacchi, di effeUuare un'azione

contro la Libia e precisamente in via frontale sulla linea avanzata presso Sollum

sostenuta da un urto laterale proveniente da Tobruk. Quantunque negli ultimi

tempi si siano considerevolmente rinforzati, Duce, i Vostri effettiv~ e quelli del

Corpo Germanico Africano, io resto anche adesso personalmente dell'opinione

che deve essere fatto ancora di più per fare apparire come del tutto vano un

qualsiasi rafforzamento di questa minacoia.

Le vie per raggiungere ciò sono, a mio avviso, due:

l) massima sicurezza dei nostri trasporti.

2) ostacolare al massimo i rifornimenti del nemico.

Per quanto concerne il primo punto, Duce, io credo che si debba di tanto in tanto controllare nuovamente se è stato fatto tutto e che cosa si può ancora fare per assicurare nel miglior modo i nostri trasporti.

Per quanto mi concerne io ho ordinato che il X Corpo Aereo -e se necessario trascurando altri compiti -assuma in formaz·oni rinforzate la difesa di tutti i convogli marittimi dall'Italia e dalla Grecia, anzitutto di quelli che si dirigono verso Bengasi e Derna, ed eventualmente verso Bardia.

Anche la lotta contro i sommergibili dinanzi Bengasi e Derna deve ora costituire uno dei primi compiti del Corpo.

Poiché però accanto a tali compiti, occorre che anche l'Egeo sia assicurato contro infiltrazioni inglesi e contro i conseguenti sensibili perturbamenti delle nostre riserve vitali in tali acque, non è purtroppo possibile destinare permanentemente una parte del X Corpo Aereo per scortare i convogli marittimi tra l'Italia Meridionale -via Sicilia -e Tripoli.

Tuttavia ho ordinato che, nel caso di trasporti particolarmente importanti, il X Corpo Aereo sia, di volta in volta, messo anche a disposizione come scorta supplementare a detti convogli che seguiranno tale via.

Sono però convinto, che qui il compito principale possa essere assolto dalla stessa Arma aerea italiana e che si debba in modo particolare impedire che la aviazione inglese a Malta riprenda la sua attività su una scala più vasta. Io vedo perciò nel cercare di indebolire Malta e nell'assicurare la supremazia dell'aria e della navigazione due compiti egualmente importanti, che richiedono il massimo sforzo dell'Arma aerea italiana.

Ove fosse possibile l'ulteriore affrettamento e l'intensiftcazione dei lavori per la migliore utilizzazione dei porti di Bengasi e di Derna sarebbero molto opportuni per l'accorciamento delle vie terrestri e per il risparmio dei materiali di traffico che ne conseguirebbe. Sarebbe molto utile anche il valersi dell'aiuto di ferrovie da campo leggere e di rapida costruzione per l'avviamento di rifornimenti verso località più vicine al fronte. Io ho già sentito parlare di un simile desiderio. Mi rallegrerei molto della sua effettuazione e farò tutto il possibile, Duce, per porre a Vostra disposizione, per quanto possibile, il materiale occorrente.

Se per questo o altri simili compiti si constatasse una mancanza di forze lavorative, potrei senz'altro, Duce, porre a Vostra disposizione ulteriori forze tolte dalle grandi masse dei prigionieri russi attualmente a disposizione.

In quest'ordine di idee vorrei suggerire, nell'interesse di un sollecito rifornimento della Grecia e di Creta che sarebbe particolarmente desiderabile che potesse essere mandata avanti al più presto possibile la ricostruzione del ponte di Hralo presso Lamia che viene eseguita, in conformità degli accordi, dall'Esercito Italiano.

Per quanto si riferisce al punto 2) e cioè «ostacolare i rifornimenti nemici», ho inoltre ordinato di affrettare l'invio di sommergibili e di naviglio celere per appoggiare la Vostra lotta contro il traffico marittimo inglese, come pure ho

disposto l'impiego di una flottiglia di dragamine.

Inoltre io sono pronto, Duce, se siete d'accordo, ad inviare ulteriori forze dell'Arma aerea germanica, ed anche, anzitutto, cacciatori notturni a largo raggio in S~cilia od anche in Sardegna per portare un sollievo per i Vostri porti dell'Italia Meridionale con una neutralizzazione possibilmente totale di Malta e per contribuire ad assicurare i nostri convogli. Nel caso che, Duce, siate d'accordo in ciò, il Maresciallo del Reich si porrà in contatto con i Vostri uomini competenti.

A prescindere da ciò verranno assegnati al Corpo germanico africano per quanto lo consenta la situazione dei trasporti, cannoni anticarro particolarmente efficaci e di lunga portata, in parte su affusti corazzati semoventi, ma in parte anche per postazioni fisse. Io spero che allora ci riuscirà di porre a disposizione su tutto il fronte un tal numero di efficaci cannoni anticarro da 5 cm ed ancora più pesanti, che i futuri attacchi degli inglesi falliranno sin dall'inizio con le più gravi perdite di materiale.

Del pari tengo ad inviare al Corpo africano germanico -(per quanto sia possibile dal punto di v:sta trasporti) -una più grande riserva di carri armati III e IV. Infine debbono essere inviate ancora armi speciali per l'attacco contro Tobruck. Ma per ritornare ancora una volta sull'argomento, mi sembra che la cosa più importante sia di assicurare in Sicilia ed in genere nell'Italia Meridionale, mediante una forte concentrazione della Vostra Arma aerea, Duce, e anche l'appoggio di quella tedesca, non soltanto l'assoluta supremazia nell'aria, ma anche la protezione dei nostri propri trasporti e di contrastare con successo i tentativi nemici di un attacco e di sfondamento. Dovrebbe anche essere effettuata una sistematica collaborazione con i sommergibili per l'affamamento di Malta.

Faccio pervenire al Vostro esame, Duce, speciali proposte al riguardo.

Con l'occasione mi permetto di esprimerVi, Duce, le più cordiali felicitazioni per il grande successo dei Vostri aviatori, e dei Vostri combattenti speciali contro la marina inglese.

Sono stato assai dolente che ancora una volta la nave da battaglia Nelson non sia affondata. Disdetta dl soldati! Comunque, la nave sarà certo neutralizzata per molti mesi e quelle che sono state distrutte lo sono per sempre.

Se io con tutta obiettività considero, Duce, i successi degli ultimi tempi e valuto la situazione delle forze delle due parti tenendo conto di tutte le difficoltà economiche, mi sento sempre più rafforzato nella mia granitica persuasione che questa guerra è vinta.

Io non so che cosa pensino di fare gli inglesi, ma, secondo la tradizione, sarà

certo qualche cosa di insensato.

Ma qualsiasi cosa essi vogliano tentare, un fatto è deciso:

essi non hanno in Europa più alcuna Potenza continentale su cui potersi

appoggiare in avvenire;

la difesa dell'Europa e del Nord Africa è, dopo il collasso del loro ultimo aiuto continentale: la Russia, sin da ora assicurata dalle nostre forze comuni in qualsiasi circostanza.

E se Voi doveste, Duce, trovare in ciò qualche difficoltà, io Vi aiuterò in tutto ciò che sia umanamente possibile.

Io non conosco altro che la comune vittoria.

È del tutto indifferente che cosa possano fare l'Inghilterra o anche l'America, specialmente dal punto di vis,ta economico la nostra situazione non può affatto peggiorare e, a partire da un determinato momento, non può che diventare ancora migliore. Dal punto di vista militare, nessuno può spezzarci.

Consentitemi, Duce, mentre chiudo questa lettera, di ringraziarVi ancora in modo particolare per il cordiale telegramma che mi avete invia1to dopo la Vostra partenza (1).

(l) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. (2) -Questa lettera fu recapitata a Mussollnl dall'addetto militare tedesco a Roma, geo. Rlntelen, il 31 ottobre alle 19,45. (3) -Vedi DD. 503 e 511.

(l) Sic: si legga " 1940 ".

694

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10337/331 R. Tientsin, 30 ottobre 1941, ore 0,05 (per. ore 7 del 31).

Riassumo qui di seguito le impressioni tratte dalla mia visita del Nord Cina:

1a Penetrazione nipponica si è considerevolmente affermata. Immediati dintorni di Pechino, Tientsin e altri centri importanti sono bene presidiati da truppe, vie di comunicazione sono assai più sicure di quello che non fossero lo scorso anno; permane nelle campagne attività della guerriglia in modo limitato. Giapponesi lavorano alacremente alla costruzione di strade, ponti e caserme.

2° Stampa, cinematografi e attività propagandistica sono completamente in mano giapponese.

3° Nella sola Pechino vi sono oggi più di 100.000 giapponesi senza contare naturalmente le truppe del Presidio militare. La città sta lentamente prendendo un aspetto nipponico. Le autorità militari giapponesi hanno precedenza di diritto e di fatto sulle autorità civili cinesi. Si nota altresì una certa attività della Hsin Min Hui, partito del nuovo popolo cinese organizzato su linee fasciste sotto la presidenza di Wang I. Tang. Continua a vivacchiare, reliquato dei tempi che furono, il quartiere diplomatico con la relativa commissione amministrativa, la quale sancisce l'assurdità di eguali privilegi goduti a Pechino dalle Missioni accre

ditate presso Nanchino e di quelle accreditate presso Chung King. Decano del Corpo Diplomatico è Ambasciatore del Belgio.

4° Situazione economica si è aggravata. Per quanto il raccolto sia stato favorevole e non scarseggino ancora i generi alimentari, prezzi sono aumentati di circa il doppio mentre la moneta locale adeguatasi al dollaro del Manciukuo fa premio sul dollaro di Shanghai di circa il 2%. Scarsissimo ogni carburante. Commercio di importazione ed esportazione completamente fermo essendo tramontato quel principio della «porta aperta» che Giappone all'atto della occupazione del Nord Cina aveva lasciato intendere di voler mantenere. Locali ditte americane e ingìesi stanno liquidando loro interessi che vengono assorbiti da ditte giapponesi. Anche ditte tedesche si trovano in dimcoltà a causa della interruzione della ferrovia transi:beriana.

5° Di fatto tutta l'azione politica economica finanziaria nella Cina del Nord è diretta e strettamente controllata dal China Atfair Board organo giapponese che riceve istruzioni direttamente da Tokio e a capo del quale è un generale nipponico Tale azione come si rileva dà segni già evidenti, mira alla progressiva esclusione delle attività e degli interessi stranieri.

6° Dalle notizie che mi è stato possibile raccogliere nel Nord Cina circa conflitto in corso risulterebbe un indebolimento grave di Chung King. Situazione finanziaria ed economica sarebbe colà disperata con notevole ripercussione sulla popolazione e sulle truppe. Lo stesso Generale Okamura mi ha detto che in tutti i recenti incontri è stato constatato che truppe cinesi hanno perduto resistenza e mordente e cedono appena impegnate.

7° Nostre collettività si mantengono operose, fiduciose e disciplinate.

(l) Non rinvenuto.

695

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10311/712 R. Tokio, 30 ottobre 1941, ore 8,20 (per. ore 17).

Mio telegramma n. 704 (1).

Togo mi ha detto oggi che Consiglio dei Ministri si è pronunziato favorevolmente circa proposta nostra e tedesca per prolungamento per altri cinque anni del Patti Anticomintern. Questione verrà nei prossimi giorni sottoposta al Consiglio privato per la necessaria approvazione. Nel frattempo d'accordo con Ambasciatore di Germania concorderemo in dettagli con questo Ministero degli Affari Esteri modalità esecuzione. Sarebbe utile che mi fosse indicata sollecitamente formulazione che venisse ritenuta opportuna per protocollo da firmare a Berlino.

(l) Vedl D. G79.

696

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 39058/1971 P.R. Berlino, 30 ottobre 1941, ore 12.

Vostro 1671 del 15 corrente (1).

Da parte Autorità germaniche si assicura che lavoratori italiani colpevoli di violazione alla disciplina del lavoro non saranno più sottoposti a provvedimenti disciplinari nel Rekh, ma verrebbero segnalati alle Autorità consolari italiane, tramite organi sindacali, per il rimpatrio obbligatorio per essere puniti in Italia. Urgendo dare immediata applicazione a tale procedura e per dare alle Autorità tedesche la sensazione della sua elllcacia, prego comunicarmi quali punizioni verrebbero adottate nel Regno. In conseguenza questa R. Ambasciata potrebbe disporre che per ogni lavoratore da rimpatriare per motivi disciplinari, il R. Console rediga, dopo preventiva inchiesta, uno speciale rapporto che accompagnerà il lavoratore alla frontiera dove sarà preso in consegna dalle Autorità di Polizia per il di più a praticarsi in conformità alle istruzioni che dette Autorità riceveranno dai competenti organi del Regno. Prego comunicarmi se posso in tal senso dare assicurazione alle Autorità germaniche (2).

697

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DEL GOVERNO CROATO, PAVELIÉ

T. 355/S. N. R. (3) Roma, 30 ottobre 1941, ore 14.

Il vostro telegramma (4), caro Poglavnik, mi è giunto fra i molti particolarmente gradito perché voi durante molti anni aveve assistito -ospite amico e (5) dell'Italia fascista -allo sforzo vittorioso compiuto in ogni campo dal Regime sorto dalla Rivoluzione dell'ottobre 1922. Ho la certezza che sotto la vostra saggia e forte guida la nazione croata da voi chiamata a nuova Indipendenza terrà fede ai principi che ispirarono venti anni or sono il fascismo e che oggi sono difesi colle armi dagli eserciti dell'Asse e degli alleati, fra i quali la Croazia.

Accogliete, in questa ricorrenza, i miei sempre amichevoli e cordiali saluti.

«Nel diciannovesimo annuale della Marcia su Roma vi mando, Duce, in nome di tutto 11 popolo croato le più vive felicitazioni. La Rivoluzione delle Camicie Nere con la quale primo fra i primi levaste contro 11 vecchio mondo la bandiera dell'antibolscevismo ha un valore universale che la libera indipendente Nazione croata non dimenticherà mai. Senza di Voi e senza la rivoluzione fascista l'Italia e il Mediterraneo centri della comune gloriosa civiltà occidentale sarebbero stati sino da venti anni or sono sommersi dalla barbarie bolscevica e con essi ne sarebbe stato sommerso 11 mondo. Voi salvate l'Europa e l'umanità sino da allora e per questo la Marcia su Roma costituisce il patrimonio spirituale del popoli civili» .

(l) -Vedi D. 648. (2) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Ciano abbia risposto. (3) -Minuta autografa. (4) -In occasione del 19• anniversario della marcia su Roma, Pavellé aveva inviato il 28 ottobre, il seguente telegramma (T. 10269/s. n. R.):

(5) La parola «gradito», che qui seguiva, è stata cancellata con più tratti di penna da Mussolini. Di conseguenza, nel testo definitivo è stata omessa anche «e».

698

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S.N. Roma, 30 ottobre 1941.

Il Gran Mufti ha fatto rilevare la grande importanza che avrebbe nel mondo arabo il riconoscimento da parte dell'Italia del Governo Gailani quale legale rappresentante del popolo iracheno.

In tale senso si era espresso varie volte a Teheran e ad Instmbul anche Gailani coi nostri Rappresentanti, osservando come il non riconoscimento del suo Governo -che si è sacrificato nella lotta contro l'Inghilterra -faccia il giuoco della propaganda inglese.

II riconoscimento del Governo Gailani regolarizzerebbe la posizione di quest'ultimo anche nell'interesse dell'opera da svolgere contro l'Inghilterra nei Paesi del Vicino Oriente.

Qualora il suggerimento del Mufti incontri la Vostra approvazione, Eccellenza, si potrebbe informare la Germania della nostra intenzione. Successivamente, d'accordo con Berlino, si stabilirebbero il modo e l'annuncio pubblico di tale riconoscimento.

699

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

RELAZIONE. [Roma, 30 ottobre 1941].

Invitato dal Governo croato mi sono recato nei giorni 25, 26 e 27 corrente a Zagabria per firmare il Trattato che stabilisce la frontiera tra la Croazia e il Montenegro e per procedere ad uno scambio di vedute sui problemi che interessano la collaborazione itala-croata.

Trattato confinario tra il Montenegro e la Croazia.

Al momento della firma del Trattato confinario (l) il Poglavnik ha tenuto a dichiararmi che detto Trattato soddisfaceva pienamente il diritto del popolo croato. È bene ricordare al riguardo che in una lettera autografa del Poglavnik al Duce del 23 giugno scorso (2) venne chiesta la cessione della maggior parte del Sangiaccato di Novi Bazar. Poiché tutti gli elementi in nostro possesso concordavano nell'escludere ogni fondamento storico e giuridico di tale richiesta, il Duce nella sua risposta (3) al Poglavnik dichiarò di non poter aderire a tale domanda ed anzi

fece presente che il confine naturale avrebbe dovuto essere il corso della Drina. Fu poi deciso di comune accordo di rimanere sul confine del Montenegro anteriore alla guerra 1914-18. Tale è il principio consacrato dal Trattato confinario testé firmato, che però riserva la possibilità, in sede di delimitazione sul terreno, di migliorare tale tracciato con la soppressione di taluni salienti e rientranti. Il Poglavnik ha esplicitamente riconosciuto che il Sangiaccato di Novi Bazar non è mai stato territorio storico della Croazia e che perciò egli ha di buon grado aderito alla proposta conciliante del Duce. Ha solo chiesto che sia facilitato ai Croati ed ai Mussulmani residenti nel Sangiaccato di stabilirsi in Croazia. Gli ho risposto che Voi, Eccellenza gli avevate già dato assicurazione che non avremmo opposto alcuna difficoltà al passaggio in Croazia di tutti coloro che liberamente lo avessero chiesto. Mi ha allora accennato che la Croazia avrebbe avuto interesse di darci in cambio degli elementi serbi attualmente stabiliti in Croazia. Gli ho risposto che la questione era più delicata, giacché tal elementi non erano graditi da alcuno.

Situazione interna croata.

Il Poglavnik, che ha assistito alla firma, mi ha ricevuto altre tre volte. Egli ha tenuto a passare in rassegna i più importanti problemi di polltica internazionale ed estera nonché quelli economici. Ha tenuto a mettere in rilievo che i progressi conseguiti in questi sei mesi della Croazia nell'organizzazione del Paese sono stati veramente notevoli. La pace -egli mi ha detto -è stata ristabilita all'interno, meno che nella parte più orientale della Bosnia che risente il contraccolpo della situazione in Serbia, con la quale confina attraverso una frontiera aperta.

In particolare egli mi ha citato il caso della città di Zagabria dove esistono delle minoranze serbe, slovene ed ebraiche che assommano a varie decine di migliaia di persone. Tranne qualche incidente sporadico l'ordine è il più assoluto. È da osservare però a tale riguardo che la città è presieduta da forte unità ustasce e che è mantenuto il coprifuoco alle 10 di sera.

È evidente nel Poglavnik il compiacimento dell'opera compiuta. Mi è difficile dire, perchè troppi elementi mi sfuggono, quanto la sua visione ottimistica risponda effettivamente alla realtà. È comunque mia netta impressione che un processo di consolidamento è innegabile, come è evidente il senso di fiducia che il Poglavnik ha saputo ispirare negli ambienti a lui vicini e soprattutto negli uomini di Governo. È in costoro la sicurezza di chi sente di avere in mano il controllo della situazione.

Azione della Il Armataa

In questo miglioramento effettivo il merito principale spetta forse al Comando della seconda Armata, che in una buona metà della Croazia ha ristabilito l'ordine e avviato un rapido processo di pacificazione e di normalizzazione. Il contraccolpo si è fatto immediatamente sentire su tutto il resto della Croazia; è stata arrestata la corsa all'anarchia che minacciava di provacare la decomposizione dello Stato e si è ristabilita nell'opinione pubblica un senso di fiduciosa attesa e un più favorevole aprezzamento della situazione generale. Le atrocità sono cessate: il Governo domina le correnti oltranziste delle formazioni ustasce. Gli stessi movimenti ribelli sono stati circoscritti e praticamente limitati alla sola Bosnia Orientale. I colpi inferti alla Russia hanno abbattuto le speranze degli agitatori comunisti; l'afflusso di forze tedesche in Serbia e le notizie delle spietate repressioni ivi in corso hanno contribuito a deprimere le tendenze rivoluzionarie.

Critiche e diffidenze verso il Comando della Ila Armata.

Nonostante il contributo apportato dalla Seconda Armata al consolidamento interno della Croazia non v'è dubbio che la nostra occupazione dei territori croati è vista a Zagabria con estrema apprensione e che viene compiuto ogni sforzo per cercare di abbreviarne la durata e di attenuarne l'opera di controllo sulle popolazioni. Ciò spiega l'atmosfera di sospetto che si cerca di creare attorno ad ogni provvedimento, ad ogni atto della Seconda Armata e la tendenza ad ingrandire e qualche volta a falsamente interpretare manifestazioni di elementi irresponsabili ed episodi spesso di ben lieve importanza. Né è mancato il tentativo da parte del Ministro degli Affari Esteri, di sminuire a tal punto l'importanza dell"azione svolta dalla Ira Armata, fino a dichiararmi che la situazione attuale nei territori occupati è più grave di quella esistente prima della nostra occupazione: del che non mi è stato difficile dimostrare l'assurdità. Un apprezzamento più equo è stato pronunciato dal Poglavnik il quale si rende ben conto del servizio che gli stiamo rendendo. Ma anche egli risente l'atmosfera di diffidenza e di sospetto che si viene creando e la viva preoccupazione per il fatto che le popolazioni vengono fiduciose verso di noi e non nascondono il desiderio di vederci stabilmente rimanere. Ciò spiega perché il Poglavnik mi abbia dichiarato che l'« azione politica deUa Ira Armata è fallita e che l'opera di essa c'rea delle difficoltà alla sua stessa situazione personale>>. Qualunque siano le cause di questa situazione, è evidente che essa ha raggiunto uno stadio acuto e che è necessario alleggerirla. Il Poglavnik mi ha detto che si rendeva pienamente conto delle ragioni che ci avevano portato all'occupazione della seconda zona (zona demilitarizzata): non vedeva invece il motivo dell'occupazione della terza zona (fino alla linea di demarcazione). Gli ho risposto che il nostro movimento in avanti fino alla linea di demarcazione ci era stato chiesto con rinnovata insistenza dai tedeschi i quali ci avevano assicurato che in concomitanza alla nostra azione si sarebbe svolta la loro in senso inverso dalla Serbia. Una occupazione -ho detto al Poglavnik -non è fine a se stessa: il suo scopo è di risolvere una determinata situazione; nel caso attuale essa tende a liquidare gli ultimi centri di anarchia e a completare il processo di pacificazione da noi iniziato nella metà occidentale del territorio croato estendendo, se sarà possibile, la nostra azione fino al confine della Drina e cioè nella Bosnia Orientale. Trattative in tal senso sono in corso con i tedeschi perché ci sia lasciata libertà di movimento in tale settore. Il Poglavnik non ha sollevato obiezioni.

Circa le misure più opportune per disperdere l'atmosfera di sospetto che si è creata attorno al Comando della na Armata ho concretato con i Ministri croati e successivamente a Sussak, dove mi sono fermato sulla via del ritorno, col Comando della na Armata, una serie di intese che dovrebbero influire favorevolmente sulla situazione. Occorre, a mio avviso, prima di tutto, che il Comando della Seconda Armata sappia nettamente quali sono gli effettivi scopi della nostra occupazione e riceva precise direttive sulla politica da svolgere nei territori occupati. In secondo luogo si rendono necessari dei contatti frequenti ed amichevoli tra le nostre Autorità e quelle croate per sciogliere il gelo che oggi esiste tra le une e le altre. In tal senso si è concordato di agire ed il Poglavnik se ne è dichiarato soddisfatto.

Dopo un lungo colloquio avuto a Sussak col Generale De Blasio della Seconda Armata, questi si è recato subito a Zagabria e un telegramma del Ministro Casertano informa che le conversazioni avute dal Generale con le Autorità croate hanno avuto il più favorevole esito.

Costituzione di un partito unico.

Nell'intrattenermi sulla situazione interna, il Poglavnik ha tenuto a segnalarmi il successo della sua azione svolta a costituire un partito unico in Croazia. Egli è fiero di questo risultato giacché le dimcoltà che ha dovuto superare sono state veramente notevoli: in primo luogo nei 11iguardi dei tedeschi, che avevano incominciato ad organizzare un partito nazional-socialista da lui sciolto; in un secondo luogo verso i macekiani che, secondo quanto egli mi ha affermato, affluiscono ormai in misura sempre crescente nelle file del partito ustascia e vi apportano un fervore di fede e di inziativa che, nonostante qualche dimdenza da parte di elementi estremisti del Partito, egli è lieto di incoraggiare. Quello a cui il Poglavnik non ha accennato è il prezzo che egli ha dovuto pagare per l'assorbimento del Partito nazional-socialista: e cioè l'accettazione da parte sua di uno stato giuridico e politico della minoranza tedesca in Croazia che costituisce un vero e proprio stato nello stato. Questo fatto ha profondamente ferito molta parte dell'opinione pubblica che vede in esso uno dei più gravi pericoli per l'indipendenza del giovane Stato. Il Poglavnik non mi ha neppure

accennato alla sorte di Macek. Egli si è limitato a dirmi che aveva avuto le prove di una corrispondenza di Macek e degli elementi a lui più fidi con agenti inglesi.

Questione Serba.

PAVELIÉ è poi passato a parlarmi della popolazione serba in Croazia. È questo il problema cruciale dello Stato croato, dalla soluzione del quale dipende in massima parte l'avvenire della Croaz;ia. Il Poglavnik si rende pienamente conto che i serbi non rinunceranno mai a riprendere le posizioni perdute e a ridiscendere sull'Adriatico. Egli sa perciò di avere in noi un alleato naturale per opporsi a tale pericolo. La log,ica vorrebbe pertanto che nella soluzione di questo problema, che ci tocca tanto da vicino, egli procedesse in stretta intesa con noi Il problema è tanto più delicato in quanto che buona parte della opinione pubblica croata, a cominciare dagli ambienti maggiormente lavorati dalla propaganda di Macek, è di tendenza federalista e perciò in favore di un'intesa coi Serbi. Cessato il periodo delle atrocità, con le quali gli elementi più rozzi del mov:mento ustascia avevano creduto di risolvere il problema, mentre non hanno fatto che esacerbarlo, creando un solco di odi difficilmente colmabile, 11 Poglavnik ha rivolto tutte le sue speranze al movimento di conversione degli ortodossi al cattolicesimo.

Politica di conversione.

Egli fa di tale conversione il punto fondamentale del suo programma ed ha nella sua riuscita una fede cieca che non ammette obiezioni o remare. Il suo concetto è il seguente: la Chiesa ortodossa serba non è un organismo religioso ma politico; essa è la forza attiva della propaganda nazionalista serba. La maggior parte degli ortodossi in Croazia è di razza e di lingua croata. Per farli tornare nella compagine razziale e politica croata occorre toglierli dal controllo della Chiesa serba. In tal modo la Serbia sarà definitivamente eliminata dalle regioni che gravitano sull'Adriatico e dovrà rinunciare per sempre alla speranza di rimettervi piede. Il Poglavnik mi ha assicurato che il movimento di conversione assume proporzioni gigantesche: già 250 mila ortodossi sono passati nel grembo del cattolicismo. Come tutti i movimenti di masse, una volta iniziato, esso sta assumendo un ritmo travolgente. Egli mi ha dichiarato che nel giro di un anno il passaggio degli ortodossi alla Chiesa cattolica sarà un fatto generale e completo. Mi ha citato il caso del suo cappellano, un frate ustascia che viene a dirgli la messa la domenica e che nei rimanenti giorni della settimana va, armato di un crocefisso, a evangelizzare le masse. «Questa mattina -mi ha detto il Poglavnik -ho chiesto al cappellano: "Cosa hai fatto in questa settimana" Egli mi ha risposto: "Ho ottenuto 10 mila conversioni" ».

Ciò che è più sorprendente è che il Poglavnik è convinto -o per lo meno sembra esserlo -che questa corrente di conversione sia del tutto spontanea. «Vedete -egli mi ha detto -sono venuti da me in questi giorni dei gruppi di ortodossi provenienti dalla Serbia. Essi mi hanno chiesto di accoglierli nello Stato croato. Io ho aderito. Essi mi hanno detto che intendevano convertirsi al cattolicesimo. Ho risposto loro che io non li obbligavo a tale passo. Ma essi hanno insistdto dichiarando che intendevano rompere ogni rapporto col serbismo ».

La verità è che in molte parti del paese le popolazioni ortodosse, specialmente quelle a più diretto contatto con l'elemento croato, terrorizzate ed esauste per le atrocità che si sono abbattute su di esse, intendono rinunciare alla lotta e soprattutto intendono rispa11miare ai loro figli orrori di cui sono state spettatrici e assicurare loro un avvenire tranquillo.

È in ogni modo da escludersi che questo movJmento di conversione sia spontaneo: il che del resto ha per noi una importanza ben modesta. Il meccanismo di cui il Poglavnik si vale per premere sugli elementi ortodossi mi è stato da lui stesso spiegato in una successiva conversazione nella quale mi ha esposto le sue idee sull'elevazione al trono dell'Altezza Reale il Duca di Spoleto e sulla quale riferisco qui appresso.

Nel corso di tale conversazione ho chiesto al Poglavnik, parlando a titolo puramente personale, se non riteneva che al momento dell'elevazione al trono del Principe non fosse opportuno che il Sovrano promulgasse una Carta statutaria. Ho osservato che l'incoronazione del Re doveva evidentemente segnare il passaggio dalla fase rivoluzionaria a quella legale e che perciò, per consolidare l'opera di pacificazlone, avrebbe potuto considerarsi l'opportunità di garanzie da emanarsi dal Sovrano, quale Supremo esponente della concordia na

zionale, in modo da assicurarsi il consenso dell'intera popolazione. Ciò che io non ho detto al Poglavnik, ma che era alla base di tale mio concetto, era che in tal modo le garanzie da noi date con i bandi alle popolazioni dei territori occupati potessero essere sostituite dalla garanzia sovrana dandoci cosi la possibilità di scioglierei dagli impegni assunti. Il Poglavnik mi ha risposto che non poteva procedere per questa strada e ciò per la ragione seguente: «In Croazia -egli mi ha detto -la popolazione comprende due categorie: gli appartenenti allo Stato e i cittadini di pieno diritto. Appartengono alla prima categoria gli ebrei e .gli ortodossi. Per passare nella seconda categoria gli ortodossi devono convertirsi al cattolicesimo. Naturalmente ciò non è scritto in nessuna delle nostre leggi, ma è una situazione di fatto. Dobbiamo perciò lasciare aperta la porta a questo passaggio e quindi nessuna garanzia può essere data:..

È chiaro così che è con la negazione dei diritti civili e politici che si preme di fatto sulle popolazioni ortodosse per spingerle a convertirsi.

Questione della Dalmazia.

Il Poglavnik mi ha poi parlato con un senso di particolare ottimismo della questione dalmata. «Essa ha perduto della sua asprezza -egli mi ha detto -. Tra un anno -ha aggiunto -non se ne parlerà più e questo prova la bontà della soluzione concordata col Duce e la fondatezza del mio convincimento che ogni difficoltà sarebbe stata appianata. È evidente in queste dichiarazioni la influenza esercitata dalla visita del Governatore Ecc. Bastianini che ha lasciato in Zagabria la più favorevole impressione. Il programma concordato con il Poglavnik per la Dalmazia è il seguente: occorre che le popolazioni dalmate abbiano larghe possibilità di lavorare, di guadagnare, di elevare il loro livello di vita. Eliminate di fatto le frontiere politiche ed apportata in Dalmazia la prosperità, il malcontento cesserà di colpo. Per raggiungere tale fine, poiché la Dalmazia è povera, occorre industriaHzzarla, sfruttando le sue imponenti risorse idroelettriche che ammontano a circa due miliardi e mezzo di chilowattore nonché le immense disponibilità di bauxite e, soprattutto, aprendola alle ricche materie prime, forestaLi e minerarie della Bosnia e agli abbandonati approvvigionamenti dell'intera Croazia.

La Dalmazia dovrà cioè divenire lo sbocco della Croazia, secondo le precise direttive date dal Duce nel primo momento in cui egli impostò H problema dalmata. Questo programma è in pieno corso di attuazione. È stata concordata con i Croati la costituzione di una società itala-croata di ben 500 milioni. di lire di capitale di cui il 60 per cento italiano ed il 40 per cento croato, che rilevi tutti gli impianti della «Dalmatienne » e sfrutti le risorse idroelettriche e bauxitifere locali.

Durante il mio soggiorno a Zagabria un secondo passo è stato compiuto. Si è ottenuto dai croati la soppressione della linea doganale tra la Dalmazia e la Croazia, senza alcun controllo doganale da parte loro ma con un semplice organo misto itala-croato di registraz,ione statistica. La Dalmazia in tal modo potrà approvvigionarsi illimitatamente e vedere affluire senza alcun ostacolo le risorse dall'interno. Il Governo della Dalmazia, in virtù di tale accordo, si riserva il diritto di far conoscere, quando lo ritenga necessario e anche mese per mese, il fabbisogno delle popolazioni dalmate al Commissariato degli Approvvigionamenti croato. Il Poglavnik nel commentare tale accordo ha detto: «Il pane della Croazia è il pane della Dalmazia » ed i Ministri croati mi hanno assicurato che faranno un loro punto d'onore di approvvigionare la Dalmazia meglio delle Provincie croate.

Fabbrica di cellulosa di Dervar.

Ho chiesto al Poglavnik di voler riservare ai nostri enti la ricostruzione della fabbrica di cellulosa di Dervar, distrutta dai comunisti al momento della nostra occupazione. Era questa la più grande fabbrica di cellulosa in Europa e produceva circa 25 mila tonnellate di cellulosa nobile. Il Prefetto Testa mi assicura che coi nuovi impianti si potrebbero raggiungere quelle 75 mila tonnellate di cellulosa nobile (di abete e di faggio) che ci occorrono per saldare il fabbisogno nazionale. Ho fatto presente al Poglavnik che avevamo acquistato un diritto di precedenza su ogni altro per il sangue dei nostri caduti per riconquistare Dervar alla Croazia. Il Poglavnik ha acconsentito e ci siamo riservati di mettere a contatto la Snia Viscosa o altro Ente italiano col Ministro delle Finanze croato.

Carbone di legna.

Ho fatto presente al Poglavnik le difficoltà italiane per il carbone di legna. Egli mi ha formalmente promesso che darà immediate [struzioni al Ministero delle Foreste per creare nel più breve termine un'organizzazione di carbonaie, secondo i più moderni criteri tecnici, capace di sopperire all'intero fabbisogno del mercato italiano. Il Ministro Casertano riferirà sugli sviluppi di tale iniziativa.

Elevazione al trono dell'A.R. il Duca di Spoleto.

Il Poglavnik infine ha voluto espormi le sue idee sulla procedura che egli si propone di svolgere per l'elevazione al trono dell'Altezza Reale il Duca di Spoleto.

«L'Augusto Principe -egli mi ha detto testualmente -è già H nostro Re. La proclamazione è già avvenuta; non rimane che procedere all'intronizzazione e all'incoronazione». Ho chiesto precisazioni su ciò che egli intendeva per proclamazione, intronizzazione ed incoronazione. Egli mi ha risposto che, nella sua qualità di Capo dello Stato, accompagnato da rappresentanti delle varie classi sociali e delle più alte gerarchie dello Stato, egli era venuto a Roma, dopo che era stata ricostituita la storica corona di Zvonimiro, a chiedere alla Maestà del Re d'Italia, nella forma più ufficiale e pubblica, la designazione del Sovrano. Il Re d'Italia aveva risposto designando l'Altezza Reale il Duca di Spoleto, il quale aveva accettato. Il Poglavnik perciò considerava che lo scambio dei messaggi tra lui ed il Re d'Italia e l'accettazione del Principe al cospetto delle rappresentanze del popolo croato e delle alte Gerarchie dello Stato, costituivano la proclamazione del Re.

Per quanto riguarda l'intronizzazione egli avrebbe seguito l'antica procedura per l'elevazione al trono dei Re di Croazia. Secondo tale procedura il Re è investito dei poteri dal Saber che rappresenta gli << Stati » e gli «Ordini» del regno di Croazia. Per «Stati» si intendevano le classi: egli avrebbe pertanto considerato come «Stati» le categorie produttive e per esse i rappresentanti delle corporazioni. Per «Ordini» avrebbe considerato le Gerarchie del Partito Ustascia che sono a capo delle varie amministrazioni dello Stato.

Quanto all'incoronazione, essa avrebbe seguito l'antico rituale.

Il Poglavnik è poi sceso in dettagli sulle provvidenze in corso di attuazione per dotare il Sovrano di due residenze in Zagabria -una ufficiale e l'altra privata di una tenuta, di una villa, ecc. che avrebbe messo a sua disposizione.

Al momento di congedarmi il Poglavnik mi ha pregato di porgere al Duce i suoi ossequi ed i sensi della sua riconoscenza per quanto il Duce ha fatto per la Croazia e di portare a Voi, Eccellenza, i suoi più amichevoli saluti. Avendolo io ringraziato per la larghezza alla quale egli aveva voluto che si ispirassero gli accordi conclusi in quei giorni, il Poglavnik mi ha risposto; «Nel libro della Messa c'è una prima parola: Introibo. Questi accordi sono appena un inizio. Abbiamo ancora una lunga via da percorrere e la percorreremo per dimostrare all'Italia quanto le siamo riconoscenti di ciò che essa ha fatto per noi».

Gli accordi firmati con i Ministri croati riguardano i seguenti puntl:

a) Soppressione della linea doganale tra la Dalmazia e la Croazia. Viene a costituirsi in tal modo in Dalmazia una vera e propria unione doganale tra Dalmazia e Croazia. Essa è già una prima parziale approvazione dell'unione doganale tra la Croazia e l'Italia giacché attraverso la Dalmazia molte correnti di traffico potranno avviarsi in Croazia fuori clearing, specialmente per dare alla Dalmazia la possibilità di pagare senza esborso di lire gli approvvigionamenti e le materie prime che introita.

b) Fiume ottiene gli stessi contingenti che riceveva dalla Jugoslavia. Abbiamo fatto valere al riguardo che col protocollo finale degli accordi di Roma del 18 maggio l'Italia e la Croazia si erano impegnate a mantenere in vigore tutti gli accordi itala-jugoslavi che non erano esplicitamente abrogati. I Croati hanno accettato la nostra tesi e accolto negli accordi il principio dei contingenti per Fiume.

c) La 2a Armata sarà approvv!gionata in farina, carni e grassi secondo le possibilità del mercato croato: in misura illimitata, invece, per quanto riguarda legname da costruzione, carbone, foraggi, legumi, ortaggi. Il Governo croato apre un credito in kune per mettere in grado la 2a Armata di procedere a tali acquisti.

d) Il Governo croato assume a sue spese secondo modalità concretate l'approvvigionamento dei territori da noi occupati. Infine abbiamo accennato ai Croati la possibilità di riportare a Sussak il mercato del legname.

50 -Documenti diplomatici -Serle IX-VaL VII

Sono altresì in corso trattative per farci cedere extra clearing 100.000 q.li di granturco sul prossimo raccolto.

In complesso gli scambi di vedute dei giorni scorsi e gli accordi conclusi segnano un notevole passo avanti nella collaborazione politica ed economica fra i due Paesi.

(l) Il testo in Ministero degli Affari Esteri, Trattati e convenzioni tra l'Italia e gli altri Stati, cit., pp. 300-301.

(2) -Vedi D. 306. (3) -Vedi D. 332.
700

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10372/1609 R. Washington, 31 ottobre 1941, ore 10,50 (per. ore 22 del 1° novem bre). Mio telegramma n. 1600

Versione data da Ministero della Marina circostanze siluramento « Kearny » smentisce asserzione essere stato cacciatorpediniere americano «attaccato», su cui Presidente Roosevelt ha impostato suo discorso 27 corrente, cosi irrefutabilmente come versione ufficiale dell'incidente scorso al « Greer » smentì analoga asserzione su cui Presidente aveva impostato suo discorso dell'li settembre (mio telegramma n. 1520) (2).

Terzo comunicato dato ieri a stampa da Dicastero Marina su siluramento « Kearny » ha ammesso che nota 16-17 corrente cacciatorpediniere convogliava piroscafi mercantili di cui non viene specificata la nazionalità. Tale reticenza per altro lascia ritenere trattarsi di piroscafi inglesi, da e per l'Inghilterra, dato che ove si fosse trattato di piroscafi americani, da e per Irlanda, Ministero della Marina non avrebbe mancato di precisarlo.

Comunicato aggiunge che un altro convoglio (anche questo di nazionalità non precisata) fatto segno ad attacco sottomarini chiese aiuto al « Kearny >> che, staccatosi dal proprio convoglio, attaccava sottomarino con cariche di profondità. Solo dopo tale lancio vennero diretti contro « Kearny » tre siluri uno dei quali colpivalo.

Che Presidente Roosevelt abbia tenuto nei suoi discorsi dell'Il settembre (3) e del 27 corrente ad insistere sul concetto che navi da guerra americane erano state oggetto di «attacco» è facilmente comprensibile dati anche suoi indiscutibili 1mpegni elettorali che escludevano una partecipazione americana al conflitto «salvo in caso di attacco».

Fatto che Marina dopo qualche giorno precisi vere circostanze sulle quali incidenti si sono verificati può invece spiegarsi con la necessità che Governo sente, non appena Presidente ha sfruttato sue arbitrarie versioni ai suoi fini propagandistici, di mettersi in regola, almeno formalmente, di fronte al Congresso ed in particolare di fronte alla Commissione Senatoriale Affari Navali presieduta dal Senatore isolazionista Walsh.

no

Altra spiegazione può forse anche ritrovarsi nella necessità di far conoscere pubblico inglese apporto che forze navali americane vanno dando alla tutela dei trasporti fra Stati Uniti America e Inghilterra (fino a ieri non pubblicamente rivelata in quanto si era solo parlato di «pattugliamento acque considerate vitali per la difesa S.U.A. ») e alla caccia dei sommergibili tedeschi nel nord Atlantico. Si ha qui infatti sensazione che morale inglese, dopo massimo ottimismo che ha contrassegnato dall'inizio del conflitto con U.R.S.S. i mesi estivi «che era tornato tanto basso quanto in primavera dopo evacuazione Grecia e Creta. Anche dibattito parlamentare e stampa inglese pro e contro «invasione del Continente» avrebbe contribuito creare in Inghilterra sensazione impotenza e convinzione non solo di non poter vincere ma anche di non poter molto più a lungo durare senza piena partecipazione americana a conflitto.

Tale stato di animo viene ormai fatto da Londra senza pm ambagi presente a Washington e portavoce inglesi avrebbero adombrato possibilità che, ove Stati Uniti America non entrassero in guerra, Governo inglese potrebbe essere indotto ad una pace negoziata prima che Impero britannico venga minacciato in vicino e medio Oriente ed Inghilterra torni essere sottoposta ancora una volta a sistematici bombardamenti aerei.

Non vi è dubbio che problema rapporti anglo-americani è tornato essere tanto delicato quanto alla vigilia passaggio legge affitti e prestiti. Benché fondi stanziati all'uopo abbiano già superato complessivo ammontare di tutti i debiti precedentemente accesi dagli alleati in guerra mondiale, Londra appare tutt'altro che soddisfatta del contributo effettivo finora apportato da S.U.A. in base a tale legge e si rende conto come piena mobilitazione industrie americane non sia raggiungibile finché S.U.A. rimangano inflessibili formalmente in pace.

Presidente Roosevelt con suo discorso 27 corrente presentando norma di condotta come già in guerra, ha voluto evidentemente dare sollievo all'opinione pubblica inglese e al tempo stesso far fare a Paese sia pure solo psicologicamente, un altro passo avanti sulla via della piena partecipazione degli S.U.A. a conflitto che per altro rimane sempre subordinata dalla realtà situazione militare europea.

(1). (l) -Vedi D. 692. (2) -T. 9923/1520 R. del 15 ottobre, ore 20,05, non pubblicato, riferiva circa la deposizione dell'ammiraglio Stark di fronte alla commissione parlamentare per gli affari navali del Senato relativa all'azione svolta dal cacciatorpediniere «Greer ». (3) -Vedi D. 553.
701

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 10336/1978 R. Berlino, 31 ottobre 1941, ore 15.

Le operazioni conclusive dell'offensiva iniziata il 2 ottobre, procedono tuttora a causa del maltempo con lento ritmo.

La resistenza sovietica, per quanto relativamente forte, sembra costituire un ostacolo meno grave delle pessime condizioni del terreno non ancora stabilmente rassodato dal gelo ed in taluni settori è possibile procedere unicamente sulle strade a fondo artificiale e quindi solo lungo pochissime e ben difese direttrici.

Avanzata su Mosca procede di conseguenza con giustificata lentezza.

Ciò malgrado negli ambienti di questo Alto Comando la caduta della città, che si ritiene interamente minata, viene generalmente scontata per una data non molto lontana.

Nel centro le operazioni sono più attive e tutto il fronte tedesco avanza presumrbilmente per raggiungere linea del Don.

In Crimea le truppe germaniche, superata finalmente con sanguinose perdite la resistenza delle due divis-ioni russe che difendevano la penisola, avanzano ora in tutte le direzioni.

Si esprime opinione che Sebastopoli possa cadere entro due settimane.

Le forze corazzate di punta tedesche giunte davanti a Rostov hanno ora superata la grave crisi di carburante che le ha a lungo immobilizzate e, notevolmente rinforzate da artiglieria e fanteria, stanno per sferrare attacco alla città.

Dagli intensi preparativi in corso nelle retrovie del settore meridionale sembra potersi trarre impressione che raggiunta Rostov e occupato il Don, simultanea azione tedesca procederà oltre in direzione del Caspio per tagliare collegamenti fra le forze britanniche e quelle sovietiche e soprattutto per preparare durante inverno una solida base per le operazioni nel Caucaso previste per la prossima primavera (1).

702

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI

T. S. N. D. 42865/8 P. R. Roma, 31 ottobre 1941, ore 22.

Strettamente personale per Gonfalonieri. Decifri egli stesso.

Tuoi telegrammi e tuoi rapporti relativi Deloncle nonché lettera di quest'ultimo al Duce sono stati superiormente esaminati. Le istruzioni sono le seguenti «lasciar cadere». Pregoti assicurarmi telegraficamente (2).

703

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3194/1309. Roma, 31 ottobre 1941 (per. il 3 novembre).

Miei telespressi del 9 agosto n. 2352/1028 e n. 3141/365 del 27 ottobre (3). Ritorno sUgli articoli di Civiltà Cattolica contro il bolscevismo per metterne in evidenza qualche ulteriore ripercussione.

Come ho già detto, l'Osservatore Romano ha riprodotto un sunto simultaneo di ambedue gli articoli il 26 ottobre.

L'Avvenire di Roma riportò del primo articolo un lungo e completo sunto, e del secondo un largo brano, ambedue in prima pagina e nella massima evidenza. Altrettanto fece l'Avvenire d'Italia di Bologna, riproducendo gli articoli del confratello di Roma.

Il secondo articolo (quello sulla sopravvivenza religiosa) fu riprodotto integralmente dall'Eco di Bergamo in due puntate (21 e 22 ottobre).

Del resto, i giornali cattolici, impegnati a fondo nella polemica antisovietica sulla base del carattere ateistico del bolscevismo e ciò fin dal principio dell'estensione della guerra dell'Asse alla Russia, hanno riprodotto quegli articoli non tanto per impiantare una loro campagna, ma piuttosto come appoggio e autorevole illustrazione di quella che già era la loro tesi.

Cosi, per limitare! a questi ultimi giorni e per affinità di argomento più che per riflesso diretto, si possono segnalare un articolo dell'Avvenire di Bologna (23 ottobre) nel quale si polemizza con Roosevelt a proposito delle affermazioni di quest'ultimo sulla pretesa libertà religiosa in Russia, e un articolo dell'Italia di Milano, 28 ottobre, nel quale, sotto il titolo «il bolscevismo e la religione'>, è riprodotto, al centro della terza pagina, un largo brano di Ante PAVELIÉ, che descrive vivacemente la politica antireligiosa del bolscevismo.

Analogamente è da segnalare la Vita Nova del 19 ottobre, organo dell'Azione Cattolica della Diocesi di Agrigento che, in un articolo a più colonne in prima pagina, inveisce contro il bolscevismo nei termini più violenti, accusandolo di essere sovvenzionato « dall'oro ebraico '>.

Che anzi, si può dire che alla campagna antibolscevica abbia largamente partecipato tutta la stampa diocesana e parrocchiale. Se a questo si aggiunge il fatto, ormai constatato da mesi, della diminuzione dei sequestri spesso scesi a zero, si può concludere che, effettivamente, la stampa cattolica si può ormai considerare come pienamente in linea.

(l) -Il presente telegramma è vietato da Mussollnl. (2) -Con telegramma 39483/56 P. R. del 2 novembre 1941, Confalonleri rispondeva di aver «eseguito Istruzioni Impartitemi ». (3) -Vedi DD. 467 e 689.
704

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, DE ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 10977/081-082-083-084 R. Santiago, 31 ottobre 1941 (per. il 19 novembre).

Per riflesso tale stato di cose egli teme posizione Germania divenga sempre più difficile in tutta America, sia per reazione alle sue precedenti preponderanti attività non sempre misurate, sia perché Stati Uniti vogliono escluderla d.a commercio Sud America. In tale stato di cose da lui da tempo previsto Rossetti da tempo si adopera a ridare vita lega Stati A B C e accodarvi anche altri Stati allo scopo di arginare estensione conflitto e salvaguardare integrale sovranità più importanti Stati America latina. A tale scopo obbedisce prossima visita Aranha e viaggio che egli intende fare fra breve a Buenos Aires sotto il formale pretesto restituire visita fatta qua scorso anno da Cantilo. Rossetti, dopo i contatti avvenuti per via diplomatica, è sempre più convinto raggiungere accordo con Brasile, perché sa che Vargas condivide al riguardo suo punto di vista. Nella prossima visita a Buenos Aires egli spera dare corpo alla intesa politica, che già sta tramando con la cancelleria argentina, e soprattutto raggiungere accordo per addivenire ad immediato comune armamento stretto di Magellano per impedire che in caso conflitto Pacifico possa essere occupato da belligeranti.

Egli crede che inoltre sarebbe opportuno creare in Italia ambiente sempre più favorevole America del Sud e specialmente per stati A B C, dando alla stampa istruzioni al riguardo ed evitare soprattutto atteggiamento eccessivo qua sfruttato a nostro danno da Agenzia telegrafica nordamericana. A questo proposito mi ha detto che hanno prodotto pessima impressione alcuni articoli che sarebbero comparsi in Italia 12 ottobre e qui largamente diffusi e commentati da agenzia nordamericana nei quali contenevano attacchi a Cristoforo Colombo, mentre a suo avviso figura grande italiano dovrebbe servire per dare Italia posizione di privilegio in tutta America, come egli stesso ha dichiarato e fatto in occasione recente anniversario scoperta America (mio telegramma n. 239) (l); stima sarebbe altresì opportuno valorizzare in Italia opera questo Presidente della Repubblica nel campo politico e sociale e per mantenimento neutralità Cile, dato che Presidente è particolarmente sensibile a tali riconoscimenti ed elogi stranieri e dato che è necessario averlo a noi completamente favorevole affinché possa superare e soprattutto far superare

ai suoi collaboratori Governo fronte popoiare, ogni qualsiasi preconcetto che

possa aneora restare a nostro riguardo come conseguenza sua filiazione politica

ultra-democratica.

Rossetti ha terminato sua esposizione confermando che qualunque avveni

mento possa accadere e qualunque possano essere prossimi eventi, garantiva

che finché restava al governo non avrebbe fatto alcuna concessione militare

agli S.U.A. e all'Italia e agli italiani sarebbe stata sempre qui conservata im

mutata posizione attuale.

(081) Ministro Rossetti mi ha detto quanto segue con preghiera comunicarlo a V. E.: Situazione America del Sud innanzi possibile intervento Nord America e estensione conflitto Pacifico si fa ogni giorno più ardua e difficile perché Stati Sud America tutti più o meno assillati da grave crisi economica ed ormai tagliati fuori da ogni scambio con Europa ed Estremo Oriente, dipendono ogni giorno più da buon volere Stati Uniti. Per quanto particolarmente riguarda Oile che vive esclusivamente esportazioni suoi minerali e apporto capitali e merci da Europa, pressioni nordamericane si fanno sempre più forti e sempre più urgenti, mentre sue condizioni interne divengono sotto ogni rapporto più precarie, anche perché Stati Uniti non possono prescindere in caso di conflitto da produzioni minerarie e da sue posizioni strategiche.

(082) Ministro degli Affari Esteri Rossetti vuole porre al corrente V. E. piano politico che intende svolgere in attuali gravi circostanze non soltanto per cordiale benevolenza che V. E. gli ha sempre mostrato e per profonda sua devozione verso Italia, ma anche perché egli spera che V. E. vorrà compiacersi secondario. Egli è infatti convinto che mantenimento America meridionale lontana conflitto e formazione ragguardevole gruppo stati A B C per integrale tutela loro sovranità, se è assolutamente necessaria Cile, non può essere che di giovamento a Italia affinché, qualunque siano avvenimenti che si preparano in questo emisfero, possa mantenere immutata, e possa anzi incrementare per futuro, sua ragguardevole posizione morale e materiale.

(l) Non rinvenuto.

(083) Ho assicurato Rossetti che non avrei mancato trasmettere a V. E. sua conndenziale comunicazione ma che intanto potevo suffragare che da ripetute comunicazioni risulta che V. E. apprezza in modo particolare azione che egli svolge in favore pace continente americano e per tenerlo alieno imperialismo Nord America e sua azione per conservare al nostro paese ~ntatta sua posizione in Cile; che stampa italiana, su ordine di V. E., aveva più volte pubblicato articoli viva simpatia verso Cile e che quindi non meritavano speciale attenzione malevoli speculazioni agenzie nordamerl:cane; che in Italia esiste ambiente vive simpat,ie per l'America meridionale e specialmente stati A B C ove abbiamo tanto interesse materiale e morale; che avevo già in preparazione due articoli sull'opera Presidente che avrei mandato al più presto in Italia per loro pubblicazione ed eventuale diffusione radio.

(084) Posizione politica interna Rossetti, debole e precaria, si è adesso rafforzata per evidente appoggio Presidente della Repubblica e per sue franche dichiarazioni anticomuniste che gli hanno guadagnato favore elementi migliori paese. Compimento suo programma politico ed eventuale successo politica estera potrebbe,ro sicuramente dargli più larga e stabile posizione. Sua permanenza potere, data sua indistruttibile profonda simpatia per l'Italia, è pegno prezioso non solo per mantenimento questo settore americano e per esclusione imperialismo nordamericano, ma per conservazione ,altresì qua al nostro paese sicura ed immutata posizione. Se egli dovesse cadere e se salisse potere, su pressioni partito estremo al soldo S.U.A., Ministro estrema sinistra a noi ostile, vi sarebbe da temere che in breve Nord America sarebbe in grado assumere completo controllo Cile che come giustamente osserva Rossetti, per sua produzione e per le sue posizioni strategiche, vogliono con ogni mezzo costringere nel loro sistema politico.

705

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A KABUL, QUARONI

T. S. N. D. 42849/183 P. R. Roma, 1° novembre 1941, ore 1.

Sta bene progetto Assemblea sulle linee da Voi segnalate con telegramma

n. 543 (1). Conviene cioè che da parte Vostra sia svolta ogni cauta, opportuna azione affinché stato d'animo del Paese trovi in essa adeguata espressione. È

superfluo aggiungere che, nella fase attuale degli avvenimenti, prudenza da parte nostra è sopra tutto richiesta da ampie possibilit!l che sono tuttora in mani Primo Ministro e dall'appoggio datogli da parte britannica. Confermate noto amico nostro vivo apprezzamento per azione svolta, della quale serberemo buona memoria. Mi riservo rispondere Vostro 577 (1).

(l) Vedi D. 659.

706

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. 43079/1750 P. R. Roma, 2 novembre 1941, ore 22,30.

Secondo accordi presi con questa Ambasciata di Germania, Grande Mufti Palestina partirà da Roma per Berlino mercoledì mattina viaggiando in incognito con passaporto diplomatico italiano intestato a Carletti Alberto. Egli raccomanda massima segretezza su suo arrivo costà anche con suoi amici arabi.

È opportuno che un funzionario di codesta Ambasciata si rechi alla stazione ad incontrarlo.

Per quanto possa occorrere il Mufti si potrà appoggiare a codesta Ambasciata. Prego quindi accordargli ogni possibile assistenza e facilitare Mellini che lo accompagna.

707

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10708/040 R. Helsinki, 2 novembre 1941 (per. il 12).

Circa polemica, appassionante tuttora opmwne pubblica, formazione grande Finlandia, Ministro Esteri mi ha dichiarato, ancora una volta, che Paese non ho combattuto per realizzare mire imperialistiche, ma per raggiungere maigiore sicurezza confine verso U.R.S.S.

Liberazione Carelia, oltre che per ragioni sentimentali, era necessaria per ottenere raccorciamento l:inea frontiera, epperò meglio difendibile.

Annessione Estonia pe.r formazione grande Finlandia -ha osservato Signor Witting -racchiuderebbe, invece, in sé sicuro pericolo avvenire, data impossibilità dislocare colà truppe sufficienti per difenderla contro inevitabili aggressioni russe; sarebbe, pertanto, in contrasto con scopi e motivi intervento in guerra di questo Paese.

Tali considerazioni prevalgono su importanza che annessione Estonia potrebbe avere non da punto di vista accrescimento popolazione aut accrescimento territoriale, ma da punto di vista strategico, perché chiude imboccatura Golfo Finlandia.

(l) Vedi D. 688 ma la risposta non fu poi Inviata: vedi D. 766.

708

L'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, VENTURINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 10433/1015 R. Atene, 3 novembre 1941, ore 14,30 (per. ore 21).

Ministro delle Finanze e quello degli Approvvigionamenti, che ho visto ad un ricevimento in casa di Altenburg, mi hanno espresso loro viva ansia per imminenti decisioni Roma e Berlino circa spesa occupazione e piano rifornimenti alimentari Grecia e loro preoccupazione nell'eventualità che non vengano presi adeguati provvedimenti.

Ministro Karamanos mi ha poi detto riservatamento che è già pronta lettera dimissioni Governo ellenico qualora Germania e Italia non si impegnino rifornire Grecia dal minimo indispensabile per «non far la morte di fame».

709

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10595/086 R. Zagabria, 3 novembre 1941 (per. il 7).

La coincidenza dell'Annuale della Marcia su Roma con la firma del Trattato italo-croato per la determinazione del confini tra Croazia e Montenegro (l) ha dato alla stampa di Zagabria lo spunto per mettere in evidenza l'importanza della Rivoluzione Fascista come fattore determinante del nuovo ordine europeo. La cordialità dei rapporti dell'Italia con la Croazia viene salutata come una garanzia per l'avvenire del nuovo Stato. A parte rimetto i testi degli articoli e la documentazione stampa.

Regolate le frontiere con l'Italia e con la Germania, questi ambienti politici mostrano un rinnovato interesse per la definizione dei confini con l'Ungheria, e fanno appello all'amicizia italiana, a sostegno delle aspirazioni croate.

Il Trattato concluso per i confini orientali verso il Montenegro viene da tutti considerato equo. Si avverte un senso di soddisfazione, e si pone in rilievo l'atmosfera di chiarezza nella quale si sono svolte le conversazioni del Ministro Pietromarchi coi Ministri croati.

In particolar modo il Poglavnik, in tale circostanza, ha voluto confermare la sua devozione al Duce e il suo animo disposto a venire incontro alle esigenze della politica e dell'economia italiana.

Egli, dopo la partenza del Conte Pietromarchi, ha espresso ai suoi più vicini collaboratori, e ha ripetuto anche a me, la sua speranza che i rapporti tra i due Paesi, sul terreno pratico della collaborazione, trovino in tutti i settori lo stesso desiderio di intesa al quale è ispirato il Ministero degli Affari Esteri italiano.

A me personalmente il Poglavnik ha detto: «Ho dovuto spesso, nel corso delle ultime settimane, fare opera di persuasione fra i miei camerati e collaboratori

Cl) Vedi D. 699.

perché non pensassero che la politica italiana nei riguardi della Croazia avesse subito modificazioni in confronto di quella che era stata l'impostazione iniziale dei rapporti fra i due Paesi.

Sono molto lieto perciò quando, come nel caso attuale, la certezza che cerco di infondere negli altri viene confermata dall'atteggiamento schietto e dalla volontà di collaborazione manifestata nei recenti colloqui.

L'importanza di questo è evidente, se si pensa che non mancano anche in Croazia nuclei di resistenza alla mia politica di aperta amicizia verso l'Italia e uomini male intenzionati o restii».

710

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 361/1767 R. Roma, 4 novembre 1941, ore 18.

Subito dopo discorso Roosevelt (l) ho immediatamente preso l'iniziativa di dare istruzioni alle R. Ambasciate nell'America Latina (2) perché attirassero l'attenzione dei rispettivi Governi sulla falsità delle asserzioni del Presidente in merito ai presunti piani nazionalistici per la distruzione delle Chiese, e, sopratutto, per il rifacimento della carta geografica di quel Continente.

Per quel che riguarda quest'ultimo punto è stato ricordato che nel suo discorso antiasse dell'll settembre (3), lo stesso Roosevelt ha solennemente denunciato al mondo l'esistenza in Columbia di campi di aviazione tedeschi clandestini, costituenti potenziale minaccia contro il Canale di Panama. Qualche giorno dopo stessi corrispondenti americani a Bogotà dovevano smentire categoriacamente che tali campi esistessero.

È stato aggiunto che questa e le recenti presunte rivelazioni di Roosevelt sono evidentemente il prodotto dei servizi propagandistici del Colonnello Donovan; che lo stesso Roosevelt si è del resto trincerato dietro una comoda necessità di riservatezza, che maschera totale assenza di base delle sue asserzioni; che, infine, ben diversamente concludenti e positive sono le prove (come i recenti avvenimenti del Panama dimostrano) delle continue invadenze e interferenze nord americane nell'America Latina.

Per quanto concerne presunto piano per distruzione Chiese, si richiama attenzione su articoli che saranno pubblicati da Gayda -su istruzioni e dati di questo Ministero, ove fra l'altro, si ricorda che tale sedicente rivelazione non ha, fra l'altro, neppure il pregio della novità poiché alcuni giorni fa il Christian Science Monitor ne ha fatto oggetto di una sua particolare rivelazione, asserendo che il piano era stato concepito da Rosenberg, ma aggiungendo peraltro non esistere alcuna prova che esso avesse avuto approvazione ufficiale.

Comunicate quanto precede a codesto Governo, a descrizione dell'azione fiancheggiatrice svolta da parte nostra come complemento della smentita e dei passi compiuti al riguardo da parte germanica presso Governi latino-americani

(l) -Vedi D. 692. (2) -Le istruzioni furono date in realtà solo il 5 novembre. Vedi D. 514. (3) -Vedi D. 553.
711

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 10482/602 R. Kabul, 4 novembre 1941, ore 20,20 (per. ore 13 del 5).

Noto amico m'informa che questa Legazione d'Inghilterra ha inviato al Ministero Affari Esteri nota in cui conferma per iscritto che il Governo britannico non ha ulteriore richiesta da fare all'Afghanistan ed in particolare non ha intenzione chiedere facilitazioni per il passaggio truppe o materiale di guerra, né uso strade punti strategici o campi di aviazione. In seno al Consiglio dei Ministri ha osservato che nota non può considerarsi interamente soddisfacente, perché lascia punti importanti imprecisati: ha richiesto Ministero Affari Esteri chiedere inglesi nota ancora più specifica: questo Ministero Affari Esteri si mostra molto esitante insistere presso inglesi perché mettano punti sugli i.

Di questa nota Ministero Affar.! Esteri non ha fatto parola né a me né a Ministro Germania.

712

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, VON RIBBENTROP, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI (l)

L. Fronte Orientale, 4 novembre 1941.

Voi avete avuto la cortesia di scrivermi il 19 ottobre (2) e di toccare alcune questioni che già sono state oggetto di una conversazione tra noi due, da ultimo in occasione della Vostra presenza qui al Quarbier Generale del Fiihrer (3).

Ora, al mio ritorno da Schonhof, dove il soggiorno in Germania del Conte Ciano si è concluso con alcune ben riuscite giornate di caccia, non vorrei mancare di rispondere alla Vostra lettera. Nel ringraziare molto V. E. per l'aperta esposizione in essa contenuta, desidero anzitutto, dirVi che è stata per me cosa assolutamente naturale, informarVi confidenzialmente su un avvenimento che, anche se non gli si può attribuire soverchia importanza, avrebbe tuttavia potuto, persistendo, essere atto ad esercitare ripercussioni sulla comunicazione, finora cosi straordinariamente armonica, tra la Vostra Ambasciata ed il Ministero degli Affari Esteri del Reich. Credo però di poter essere sicuro trattarsi qui di un fenomeno transitorio che, mancando di giustificazione sostanziale non dovrebbe essere di durata.

Per quanto poi riguarda la questione degli operai italiani, alla quale V. E. ha nuovamente accennato, rilevo dalla Vostra lettera che la preghiera da me fattaVi in occasione della Vostra presenza al Quartier Generale che da parte

(31 Vedi D. 658.

dell'Ambasciata d'Italia tali questioni non vengano possibilmente drammatizzate, ha suscitato in Voi una certa sorpresa. Permettetemi, Eccellenza, di pregarVi a tal proposito di ramemntare che negli ultimi tempi mi avete ripetutamente detto della grande importanza di tale problema, espressamente delineando quanto necessario fosse che, nell'interesse della cooperazione tedesco-italiana, queste lagnanze dei lavoratori italiani fossero fatte cessare. Ho tratto da ciò allora anche la normale conseguenza di influire in ogni senso per un accomodamento delle circostanze e V. E. vorrà convenire che in tutta la questione io ed i miei collaboratori abbiamo sempre cercato di favorire in ogn~ senso il benessere dei lavoratori italiani che si trovano in Germania. Se tuttavia, a parte ciò, non ho dato ai piccoli conflitti verificatisi in tale situazione una importanza superiore a quella che loro competeva nel quadro della grande lotta che i nostri due paesi conducono in comune e nella stretta amicizia tra loro esistente, C'iò rispondeva ad una mia intima convinzione. Con particolare soddisfazione credo di poter rilevare ora dalla Vostra lettera, Signor Ambasciatore, che anche Voi condividete l'opinione che tali questioni debbono venir trattate soltanto corrispondentemente alla loro reale importanza.

Se ciò non di meno V. E. ritiene di poter rilevare nell'ulteriore corso della lettera che questo modo di considerare le cose deve aver i suoi limiti e che non è possibile chiudere gli occhi davanti a situazioni che deve considerare fatti innegabili, cioè a dire che lo stato d'animo degH italiani in Germania è depresso e che ciò ha ripercussioni negative in Italia, devo supporre che importanti motivi Vi hanno determinato a farlo. Ho voluto quindi parlare ancora una volta esaurientemente di tale problema per stabilire a quali cause risalga la situazione, da Voi osservata e considerata spiacevole, dei lavoratori italiani in Germania. Quale risultato di questo esame mi permetto di trasmetterVi qui unito un riassunto (l) di rapporti pervenuti agli UIDci centrali di Berlino dalle varie Autorità germaniche locali a proposito di casi svoltisi tra operai italiani in vari luoghi di lavoro in Germania. In base a questi rapporti e anche ad altre indagini da me esperite non posso fare a meno di constatare chiaramente che non è colpa tedesca se lo stato d'animo dei lavoratori italiani in Germania non è stato, come Vi fu riferito, buono. Da questi rapporti ed esempi sembra ineccepibilmente risultare che da una parte il rendimento dei lavoratori italiani è qua e là diminuito, mentre, dall'altra, quasi dovunque le loro pretese sono aumentate, e ciò spesso al di là del limiti di quanto la Germania anche con la mlgliore buona volontà è in grado di dare. Così ad esempio in molti casi le pretese dei lavoratori italiani oltrepassavano il livello di vita dell'operato tedesco, di modo che molte volte le Autorità tedesche non erano semplicemente in grado di soddisfare tali pretese. Sulla scorta di questi esempi potrete Voi stesso, Eccellenza, persuaderVl di quale sia la reale situazione. Vorrei poi aggiungere che l'accuratezza con la quale sono stati in tutti questi casi svolti i rilievi non potrebbe essere meglio illustrata che dal fatto che, ad esempio, nel caso di Flozerweg presso Linz citato al n. 6, sono intervenuti e si sono fatti riferire sulla reale situazione già esposta non soltanto il dott. Ley ed io, ma lo stesso Fll.hrer, di cui Linz, come è noto, è la città natale. Riassumendo, vorrei dire

che, tenuto conto del mater,iale a disposizione, sarebbe stato piuttosto il Ministero degli Affari Esteri del Reich ad avere motivo di rivolgersi a V. E. per l'eliminazione di certi inconvenienti presso i lavoratori italiani. Se le autorità tedesche non lo hanno fatto, ma hanno sempre cercato di regolare ed appianare le cose sul posto, ciò è avvenuto nella considerazione che da un lato casi del genere potevano ben verificarsi quando si impiegavano alcune centinaia di migliaia di lavoratori italiani arruolati in gran fretta, e che dall'altro non erano mai d'importanza tale da interessarne in genere i Governi dei due Paesi amici. Per l'avvenire credo e spero dunque che in seguito alla costituzione di un Ufficio per appianare tali questioni concordata tra il Ministero degli Affari Esteri del Reich e l'Ambasciata, potranno senz'altro venire appianati simili dissapori senza che si debbano per ciò disturbare le Autorità Supreme.

Nell'ulteriore corso della Vostra lettera Voi avete inoltre, Eccellenza, notato che, a parte la questione dei lavoratori, i sentimenti del popolo tedesco nei confronti dell'Italia non sono in generale buoni. Dicevate che preferivate quindi farmi questa comunica:z;ione, per non dovere una volta pentirVi di non avermela fatta. Mi comunicavate contemporaneamente che la Vostra opinione si basava sugli unanimi rapporti dei Consoli italiani. Per quanto io non possa constatare su quali esperienze i Consoli italiani in Germania credano di poter fondare il loro modo di vedere e per quanto dalle parole di V. E. io non veda chiaramente quale importanza attribuiate a tale questione, vorrei comunque, conoscendo esattamente lo stato d'animo del popolo tedesco, prendere da parte mia chiaramente posizione sulla questione come segue:

La Stimmung del popolo tedesco verso l'Italia non è cattiva, ma buona. Naturalmente ci sono tuttora anche in Germania elementi incorreggibili che non possono seguire la politica del Ftihrer. La stessa cosa accade però anche in Italia, dove possono esserci ancora elementi che non vogliono collaborare alla politica del Duce. Questi elementi sono costituiti da incorreggibili mormoratori, politici e uomini deboli che quanto meno svolgono un'attività positiva per lo Stato, tanto più chiacchierano e criticano, riportano ogni voce e ogni pettegolezzo, e cercano di svalutare ogni elemento positivo. Sono certo che V. E. sa che proprio questi elementi esistenti nei due Paesi hanno spesso relazioni gli uni con gli altri e si gettano la palla reciprocamente. È un fatto spiacevole che proprio questi elementi in quasi tutti i paesi abbiano relazioni particolarmente attive con le rappresentanze diplomatiche e consolari. Sperando di trovare qui delle persone che pensano come loro, diventano spesso, forse perfino contro la loro volontà, strumenti degli agenti anglo-americani che -come Voi sapete hanno fatto proprio delle rappresentanze dei paesi neutri un campo redditizio della loro attività propagandistica. Nel caso che, ciò che naturalmente non so, anche i Signori Consoli italiani si siano forse fatti influenzare nei loro rapporti all'Ambasciata da informazioni trattate in tali circoli e in tale atmosfera, ne deriverebbe veramente un quadro completamente falso dell'atteggiamento della Germania verso l'Italia. Il popolo tedesco pensa del tutto diversamente. Esso non ha tempo per tali chiacchiere; combatte, lavora e disprezza quel mondo di fannulloni e intriganti. È indubbiamente superfluo che io assicuri particolarmente V. E. che ho per l'Italia fascista le simpatie più vive che, ne sono per

suaso, sono reciproche. Se il popolo tedesco una qualche volta forse qualche

cosa è dispiaciuta, se questa o quella misura italiana non è stata subito coronata

da quel successo che era stato forse sperato, ciò mi sembra essere una prova

di quanto caldamente il popolo tedesco partecipi a tutto ciò che concerne l'Italia.

Come i:n passato, cosi in avvenire il popolo tedesco si rallegrerà in modo parti

colarmente sincero e cordiale di ogni successo italiano; sono sicuro che Voi,

Signor Ambasciatore, lo avete potuto constatare ripetutamente. Mi basta del

resto acennare al fatto che ciò è sempre avvenuto pubblicamente in tutti i cam

pi della stampa. Il popolo tedesco sa perfettamente che è unito al popolo italiano

per la vita e la morte in una lotta per l'esistenza ed è anch'esso pronto a

marciare con l'amico italiano fino alla fine come, secondo la storica parola del

Duce il popolo italiano è pronto a farlo con il popolo tedesco. E questa infine

-V. E. conosce la mia persuasione -sarà la più grande vittoria nella storia

dei nostri popoli !

Questa, Signor Ambasciatore, è la mia opinione sullo Stimmung del popolo tedesco verso l'Italia. Sono perciò anche persuaso che la flducia nell'Asse e nella sua volontà di vittoria dei veri patrioti tedeschi e italiani non potrà essere influenzata alla lunga dagli intrighi di qualche elemento oscuro e credo che noi, i collaboratori dei nostri due grandi Condottieri, abbiamo in prima linea il compito di indicare in ciò la via.

P. S. Sarei grato, se V. E. volesse dare comunicazione al Conte Ciano di tale mia opionione e del qui unito appunto sulla questione dei lavoratori italiani (1).

ALLEGATO

I LAVORATORI ITALIANI IN GERMANIA

Alla fine di settembre 1941 erano occupati in Germania all'incirca 272.000 lavoratori dell'artigianato italiano. La ripartizione regionale e professionale di tali forze lavoratrici nel territorio del Reich avviene essenzialmente in base a punti di vista di economia bellica e di impiego di lavoro. I lavoratori italiani sono occupati prevalentemente nei settori economici dell'edilizia, delle miniere, dell'industria dei mattoni e dei metalli.

Ancora all'inizio di questa guerra era possibile limitare l'impiego di lavoratori italiani a territori e distretti economici vasti e ben determinati. A quell'epoca i più grandi contingenti di lavoratori italiani erano occupati in primo luogo nelle officine Hermann Goring nei circondari di Brunswig e di Linz nonché nelle officine delle automobili popolari di Fallersleben e in alcune grandi aziende. La riunione dei lavoratori in grandi campi, connessa con questo impiego compatto, si rivelò utile da molti punti di vista. Anzitutto si offriva la possibilità di un rigido inquadramento aziendale e di un conL"rollo dei lavoratori ed inoltre le autorità tedesche responsabili potevano procedere all'assistenza prescritta mercé un concentramento delle loro forze. Tanto il rendimento lavorativo quanto il contegno dei lavoratori italiani non davano adito a rilievi.

Le sempre crescenti necessità dell'economia tedesca derivanti dalla guerra fecero sì che successivamente si dovesse addivenire ad una ripartizione sempre più frazionata delle forze lavorative non solo italiane, ma straniere in genere.

Già dopo il primo anno di guerra lavoratori stranieri erano occupati in un gran numero di aziende medie e piccole oltre che nelle sopraccitate grandi aziende e aziende

statali. Il crescente bisogno di lavoratori esteri da parte della industria tedesca doveva per forza di cose far si che:

I) Si riducessero le possibilità di scelta nel reclutamento all'estero.

2) Venissero in parte a mancare le condizioni particolarmente favorevoli connesse con l'impiego compatto di lavoratori.

Le competenti autorità interne tedesche hanno fatto, malgrado le crescenti difficoltà, tutto il possibile per assicurare in modo soddisfacente le condizioni di vita dei lavoratori italiani nel Reich. Specialmente il Fronte tedesco del Lavoro ha dedicato i suoi sforzi al costante sviluppo dell'assistenza sociale e culturale dei lavoratori italiani. Sia consentito a tal proposito di ricordare che i trasferimenti di salari dei lavoratori italiani in Germania nei primi nove mesi dell'anno 1941 hanno raggiunto RM 123.126.000. La quota di salario trasferita è quindi in media per ogni lavoratore italiano di RM 120 mensili. Il lavoro complessivo di assistenza di tutte le competenti autorità interne tetesche avviene sulla base dell'amicizia tedesco-italiana.

Secondo ogni apparenza, l'invio di forze lavorative dall'Italia meridionale, aumentato particolarmente a partire dalla primavera del 1941, ha avuto effetti sfavorevoli su tutto l'impiego dei lavoratori. Dai dati statistici di cui dispongono le autorità centrali tedesche risulta che il rendicont odegli italiani del settentrione e quello dei meridionali si differenziano notevolmente. Il rendimento medio delle forze lavorative dell'Italia settentrionale corrisponde a circa il 75-90 % del rendimento dei lavoratori tedeschi; il livello del rendimento scende negli operai meridionali al 50%, 40 % e al di sotto. Questa palese diminuzione del livello di rendimento non può avere le sue cause esclusivamente nella diversità delle condizioni di vita e di lavoro in Italia ed in Germania. Sembra invece che le misure di reclutamento urgenti e quindi a breve scadenza abbiano fatto sì che nella scelta delle forze lavorative in Italia non si sia potuta osservare la consueta accuratezza.

Le caratteristiche dello sviluppo osservato dalla primavera di quest'anno sono le seguenti:

l) aumentato rimpatrio di lavoratori italiani senza motivo;

2) rilassamento della disciplina lavorativa con tutte le spiacevoli conseguenze che ne derivano per la produzione.

Gli Uffici locali del Fronte Tedesco del lavoro, del Ministero del lavoro del Reich e della Polizia tedesca hanno seguito con preoccupazione questi fenomeni e non hanno mancato di richiamare l'attenzione delle competenti autorità italiane, soprattutto dei delegati della Confederazione, sulle difficoltà sorte. Gli Uffici tedeschi hanno ritrat.to spesso, ciò facendo, l'impressione che vari delegati locali della Confederazione considerano il loro compito non tanto come diretto ad appoggiare positivamente l'economia bellica tedesca per mezzo dell'impiego di lavoratori italiani, ma si lasciano piuttosto spesso guidare dal punto di vista di una pura salvaguardia di interessi su base sindacale.

(l) -Ed., parzialmente, In D. ALFIERI, Due dittatori di fronte, c!t., pp. 171-173. (2) -Vedi D. 665.

(l) Vedi allegato.

(l) Vedi DD. 729, 733, 737 e 738.

11

Accanto ai fenomeni che -come l'abbandono non motivato del posto di lavoro, il rimpatrio senza disdetta e la diminuzione generale del rendimento -hanno comunque influito soltanto indirettamente nello sviluppo di questa poco piacevole situazione sul processo di produzione, sono aumentate purtroppo negli ultimissimi tempi anche le lagnanze circa perturbamenti diretti della pace lavorativa nei più diversi campi e aziende per opera di certi gruppi di operai italiani o di singoli lavoratori.

Gli esempi tipici qui sotto elencati permettono di constatare di quale carattere siano stati questi pertubamenti diretti della pace lavorativa:

l) Il 23 marzo 1941 nel campo di Britz, Berlino, Buchower Chaussee, si presentò alla distribuzione del rancio un lavoratore italiano ubriaco e si lagnò della sua porzione di carne, che gli sembrava troppo piccola. Il Capo del campo, Langensiepen, ha pesato ln cucina, alla presenza dell'uomo e del cuoco italiano, la carne arrosto ed ha

constatato che pesava 75 grammi, corrispondenti. senza dubbio ad un peso di 100 grammi di carne cruda. Il lavoratore insultò il cuoco italiano Bertol e cominciò a far baccano in cucina. Il capo del campo, che si era allontanato, ritornò e invitò il lavoratore a calmarsi. Invece di obbedire a tale invito, l'italiano diede mano al coltello e aggredi il Langensiepen; questi gli strappò il coltello di mano e respinse l'aggressore Il fatto allarmò circa 50 italiani, che assediarono l'ufficio del campo da ambe due le parti, mandarono in frantumi a sassate i vetri delle finestre e forzarono inoltre una porta. I due capi del campo riuscirono ad avvertire tempestivamente per telefono il competente posto di polizia. A causa dell'aggressione i due capi del campo non poterono uscire dal loro ufficio. Soltanto al sopraggiungere di due agenti polizia ambedue saltarono fuori dalla finestra. Gli agenti riuscirono poi ad arrestare due capmioni, vale a dire i lavoratori Ciavoni e Baradella. Un reparto di soccorso di polizia poté essere fatto venire sul posto soltanto inviando dei mezzi perché gli italiani insorti avevano nel frattempo tagliato i fili del telefono.

2) L'8 giugno 1941 si doveva procedere nelle officine chimiche di Huls in Westfalia dove sono impiegate varie centinaia di lavoratori italiani, ad un trasferimento in altre baracche. Il trasferimento era giustificato dal fatto che 140 italiani erano rimpatriati ed erano cosi rimaste libere o occupate soltanto in parte da lavoratori. Una gran parte di italiani si rifiutò però, per ragioni di comodità, di aderire a tale richiesta, in modo che il trasloco dovette dapprima essere sospeso. La guardia Kendha, che trasmetteva l'ordine dell'azienda, fu aggredita da un gran numero di lavoratori italiani e minacciata di morte. Gli italiani insorti poterono essere calmati soltanto in seguito all'intervento del reparto di soccorso del Presidio di Polizia di Recklinghausen. Essi dichiararono allora di volersi uniformare alla disciplina del campo e di non provocare altri incidenti e dimostrazioni.

3) Il 21 giugno 1941 il fiduciario del campo italiano Tiniccolo entrò nella cucina della baracca alloggio nel campo comune di Rudow presso Berlino e protestò per l'insalata di patate preparata con maionese per i lavoratori italiani, asserendo che i lavoratori non potevano mangiare l'insalata preparata in tal modo. Quando, in seguit.o alle proteste del Tiniccolo, il capo contabile del campo voleva fare assaggiare l'insalata al personale di cucina presente, il Tiniccolo glielo impedì. Il capo del campo, nel frattempo chiamato, cercò di intervenire per accomodare le cose. Il Tiniccolo assunse un atteggiamento talmente prepotente che il capo del campo lo dovette mandare via dalla cucina. La discussione ad alta voce fu accompagnata dalla massa degli italiani con grida e con colpi sulle scodelle e sui piatti. Ne nacque un vero e proprio tumulto. Un componimento pacifico del dissidio non essendo più possibile, il capo del campo dovette chiamare la polizia per rimettere l'ordine. Al reparto di soccorso intervenuto fu opposta resistenza e il Tiniccolo respinse un poliziotto mentre il lavoratore italiano Banzi stracciò al collo l'uniforme di un altro. I due rivoltosi dovettero essere arrestati.

4) Il 2 luglio 1941 una parte degli italiani del campo Grenzhagen della ditta Daimler & Benzwerke assunse un atteggiamento minaccioso contro l'amministrazione del campo sia tedesca che italiana, perché, a loro dire, il burro distribuito era rancido e il salame guasto. Gli italiani gettarono parte di questi generi alimentari attraverso le finestre, rompendo alcuni vetri, e parte ne calpestarono sul pavimento. Da una indagine esperita risultò che i generi alimentari sui quali avevano trovato da ridire, erano sotto tutti i punti di vista senza difetti e che la cucina era diretta esclusivamente da personale italiano. Siccome gli italiani non erano d'accordo sui risultati della inchiesta fatta, circondarono i dirigenti tedeschi ed italiani del campo e li minacciarono di morte. Soltanto il trasferimento del caporione presso un'altra ditta fece ritornare la calma nel campo.

5) Il 22 luglio 1941, con l'inizio del turno notturno alle ore 17,30, 177 lavoratori italiani dell'industria dell'azienda di economia bellica «Mitteldeutsche Motorenwerke » a Lipsia si rifiutarono di riprendere il lavoro per ragioni completamente insignificanti. La direzione del campo delle «Mitteldeutsche Motorenwerke » si proponeva il 22 luglio 1941 alle ore 13, di trasferire 18 operai italiani in una baracca alloggio di nuova costruzione. A causa di difficoltà nelle forniture si poterono mettere gli elementi per

l'illuminazione elettrica, ancora mancanti, solamente il 26 luglio 1941. Per abitare nella baracca ciò era però insignificante, poiché tutti i 18 italiani dovevano lavorare, fino alla fine della settimana, durante il turno di lavoro notturno, e in conseguenza di ciò non avevano bisogno della luce elettrica.

Il cittadino italiano Antonio Actis Barone, avente la funzione di fiduciario tra l'azienda e il Fronte tedesco del Lavoro da una parte e la delegazione italiana dall'altra, invece di trattare con la direzione dell'azienda sugli elementi necessari per l'illuminazione, ha, come è risultato in modo sicuro dalle constatazioni fatte, dato ai suoi connnazionali l'ordine rigoroso di riprendere il lavoro solo in seguito a sua espressa disposizione. Solo su istruzioni del Consolato italiano in Lipsia, al quale nel frattempo un altro lavoratore italiano si era rivolto telefonicamente, circa la metà dei lavoratori italiani riprendeva il lavoro, dopo aver fatto sciopero dalle ore 15 fino alle 20,30. Il resto si lasciò persuadere a riprendere il lavoro solo alle ore 22,30. In tale giorno il vitto della cucina dell'azienda non fu richiesto dalla maggior parte degli italiani. La condotta di taluni operai italiani in quell'incidente dimostrò atteggiamenti prettamente sindacalisti o persino comunisti.

6) Il 3 agosto 1941 per la prima volta nel campo Flotzewerg presso Lim: venne distribuito vino italiano. Il dirigente del campo, per evitare irregolarità, ne assunse la sorveglianza e prese parte alla distribuzione. Tanto su istruzione del consigliere municipale, quanto anche in considerazione che negli ultimi tempi le forniture del Governo italiano erano avvenute qualche volta con ritardo, non fece mescere tutto il vino esistente. Dopo aver distribuito il vino per 6 ore e mezzo, dalle ore 13Y:! alle ore 20, chiuse la mescita. Alcuni degli operai del campo si sentirono da ciò danneggiati. Malgrado il divieto di mescita penetrarono nel locale, gridarono, gesticolarono e cercarono in modo agitato di ottenere per forza che la mescita continuasse. Quando il dirigente del campo spinse gli intrusi lentamente fuori dal locale uno dei principali agitatori lo attaccò c gli staccò il colletto e la cravatta. Quando una gran parte degli italiani si assembrò di nuovo davanti al suo ufficio emettendo delle grida come «Marceremo un giorno anche contro la Germania», il capo del campo si vide obbligato a chiamare in aiuto la polizia. Alla sua chiamata vennero due poliziotti. Nel frattenmpo, col sopraggiungere di nuovi elementi desiderosi di far baccano e che evidentemente avevano già consumato troppo alcool, il tumulto era cresciuto. Tra l'altro si minacciò di incendiare il campo. I poliziotti procedettero perciò al fermo dell'italiano che aveva assalito il capo del campo. Altri italiani cercarono di liberarlo più tardi e apposero strenua resistenza alla polizia. Riuscirono anche ad assembrarsi a centinaia e a gettarsi sui poliziotti e ad impedir loro di eseguire il loro dovere. Quando questi per difesa estrassero la pistola, la massa li fece oggetto di una nutrita sassaiola. Dopo di ciò i funzionari fecero uso della rivoltella. Dapprima furono tirati colpi di avvertimento, poi si sparò a palla, mirando in basso. In tutto furono tirati nove colpi. Furono feriti tre lavoratori italiani di cui uno successivamente mori. Nel frattempo era stato avvertito il reparto di soccorso che giunse poco dopo. Esso fu ricevuto con grida e strepiti. Dopo l'arresto di cinque caporioni degli italiani nel campo si fece finalmente calma. Molti italiani ragionevoli disapprovarono il comportamento dei loro connazionali.

7) Il 22 agosto 1941 1'80% circa di 287 lavoratori italiani della Ditta Heinkel a Rostock fece sciopero e impedì agli altri di lavorare. Per soffocare sul nascere eventuali maggiori ripercussioni sulla massa degli operai, gli scioperanti dovettero essere tratti dai letti dalla polizia. Essi motivarono il loro rifiuto di lavorare col fatto che non ricevevano abbastanza da mangiare e che non potevano lavorare nel sottosuolo con lo stomaco vuoto. Come già in casi precedenti, si riunirono anche questa volta nei locali comuni per dare con violenti incitamenti allo sciopero delle direttive per la loro ulteriore condotta e per l'abbandono del lavoro.

Si deve aggiungere che all'inizio il mangiare veniva preparato esclusivamente eta cuochi italiani. Se questi una volta la settimana -ciò che del resto è inevitabile dovevano fare una saporita minestra di pesce, accadeva che lavoratori italiani la buttavano nella sala da pranzo e la calpestavano con i piedi. se si dava del pesce, che era cucinato all'uso tedesco e preparato bene, lo inchiodavano al muro a scopo dimostrativo.

51 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

Per delle ragioni meschine si facevano delle lagnanze in gran parte solo allo scopo di interrompere inutilmente il lavoro e di realizzare delle ore libere.

È avvenuto che cadendo una leggera pioggia i lavoratori italiani si siano rifiutati di andare al loro luogo di lavoro, malgrado che le loro baracche si trovassero solo a poche centinaia di metri dalla officina di montaggio.

Si accusavano operai tedeschi di aver ricevuto in modo non autorizzato distribuzioni speciali di vino italiano, sigarette, ecc.; dalle indagini esperite è risultato che queste cose erano state vendute dagli italiani ai lavoratori tedeschi con prezzi da tre a cinque volte aumentati.

La pulizia nei campi lasciava spesso a desiderare. Spesso, con l'aiuto dei delegati italiani e della maggioranza onesta degli italiani, si dovette procedere contro gli elementi tendenti alla sporcizia.

8) Il 2 ottobre 1941 un treno di lavoratori delle Reichswerke Hermann Gè.iring a Braunschweig in partenza in congedo per l'Italia, fu inaspettatamente sottoposto a un controllo, perchè da qualche tempo erano stati constatati estesi furti di strumenti nei campi di lavoro. Nel bagaglio degli italiani che andavano in congedo furono trovate immense quantità di biancheria da letto, coperte di lana, trapani, mole di meriglio, filo conduttore, zinco, martelli, chiodi, tenaglie, lame da sega, lampadine, tubi di gomma, parti di gomma tagliate da trasportatori a nastro. Furono fermate circa 65 persone dei 650 partenti in congedo e dapprima escluse dalla partenza. Facendo il controllo sul marciapiede del binario della stazione dell'officina, venne trovata merce proveniente da furti, buttata via da lavoratori italiani.

Tutti questi casi dimostrarono che, dal mese di marzo di quest'anno circa fino al periodo più rec~nte, la disciplina di lavoro e di campo fra i lavoratori italiani si è sempre più rilassata.

713

IL GRAN MUFTI DI GERUSALEMME, MOHAMED AMIN EL HUSSEINI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Roma, 4 novembre 1941.

In occasione della mia determinazione di partire per Berlino, desidero porgere il mio più vivo ringraziamento per le cortesie e le accoglienze ricevute durante la mia permanenza a Roma ed il mio colloquio con Voi (l); in modo particolare per le preziose parole da Voi pronunziate a nome Vostro ed a nome del Governo e del Partito, circa l'idoneità della Nazione araba alla completa indipendenza ed a governarsi da sé, e all'accenno ai sacrifici da essa compiuti per raggiungere la meta; per la Vostra decisa intenzione di realizzare le aspirazioni degli arabi e la loro indipendenza con piena sovranità; per la Vostra promessa di aiuto politico e di forniture di armi a tale scopo, nonché dell'abolizione in Palestina del Focolare Nazionale ebraico; e per le altre Vostre preziose espressioni che hanno prodotto nell'animo mio la più grata impressione, rendendomi

l) che le due Potenze dell'Asse daranno ai Paesi arabi che soffrono attualmente sotto la dominazione o sotto l'occupazione britannica ogni possibile aiuto nella lotta per la loro liberazione;

Tali loro intenzioni saranno consacrate in un prossimo avvenire in un Patto solenne che sigillerà amicizia P la str~tta futura collaborazione delle Potenze dell'Asse»

tranquillo e completamente fiducioso, ed aumentando in me l'ammirazione per le Vostre alte quailità, ed il rispetto per la Vostra eccezionale personalità.

Io Vi assicuro, Eccellenza, che il Vostro valido aiuto ai Paesi arabi per la realizzazione delle loro aspirazioni e per il conseguimento dell'unità e della completa indipendenza con la piena sovranità, sarà accolto dagli Arabi -come merita -con molta gratitudine e con il più alto apprezzamento. Ed a suo tempo tutti noi faremo fino all'estremo limite del possibile per il consolidamento dei legami di amicizia e di collaborazione economica tra i due Governi dell'Asse ed i Paesi arabi, per il bene comune di ambo le parti; faremo pure il possibile per combattere gli accaparramenti economici e i progetti finanziari britannici, ebraici ed americani che tanto hanno nociuto agli interessi arabi. Così anche opereremo per il consolidamento delle relazioni economiche con le Potenze dell'Asse e per uno scambio reciproco delle risorse economiche, sempre per il bene di ambo le parti.

Mi è anche grato di assicurare Voi, Eccellenza, che i Luoghi Santi nel nostri Paesi sono stati sempre oggetto del nostro rispetto e continueranno ad esserlo anche in avvenire in modo assoluto; lo statu quo dei Luoghi Santi di tutti i r1ti, delle varie religioni e dottrine sarà mantenuto con ogni cura; sarà pure rispettato accuratamente tutto c'iò che riguarda la religione ed i luoghi di culto d[ tutte le religioni e riti, nonché 'il loro carattere sacro.

Per quanto concerne l'inclusione del Libano nello Stato Arabo, io Vi assicuro che noi consideriamo i libanesi, siano essi cristiani o mussulmani, di qualsiasi religione o rito, alla pari di tutti gli altri arabi; essi sono fratelli nostri, arabi come noi, con noi uniti nella lingua, nell'origine, nella residenza, negli interessi, negli usi e nelle tradizioni. Essi godranno di tutti l divitti spettanti agli arabi viventi in altre parti dei Paesi arabi; i loro beni, le loro credenze, i loro luoghi di culto, le loro tradizioni religiose e tutti gli altri loro interessi saranno scrupolosamente rispettati, senza discriminazione dagli altri loro fratelli arabi. Tale inclusione sarà loro sommamente proficua economicamente e moralmente; e mai ne riceveranno danno alcuno né dal punto di vista materiale né da quello morale.

Io sono sicuro che tutte le difficoltà che potranno eventualmente opporsi alla unità dei Paesi Arabi e alla loro stretta collaborazione con le Potenze dell'Asse, saranno eliminate con ogni facilità, grazie alle buone intenzioni esistenti presso le due Parti, unite in stretta e duratura alleanza.

(l) In occasione di tale colloquio, avvenuto il 1• novembre, !l Gran Mufti aveva presentato il seguente progetto di dichiarazione al paesi arabi: << Amln el Husseinl, Grande Muftl di Palestina ed uno dei più alti esponenti del movimento per l'indipendenza dei popoli arabi, ha avuto del franchi e cordiali scambi di vedute con !l Duce e con il Flihrer. In tali conversazioni gli è stato dichiarato:

(2) che le Potenze dell'Asse, venendo incontro alle aspirazioni degli Arabi, sono pronte a riconoscere la piena sovranità e la completa indipendenza dei Paesi Arabi del Vicino Oriente presentemente occupati o controllati dagli inglesi. Esse sono di conseguenza disposte a dare la loro adesione all'abolizione del Focolare Nazionale ebraico in Palestina.

714

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, A RIO DE JANEIRO, SOLA E A SANTIAGO, DE ROSSI

T. 362/c. R. Roma. 5 novembre 1941. ore 1,30.

Affermazioni Roosevelt essere in possesso di un piano nazista per la mstruzione delle Chiese e di un altro per il rifacimento carta geografica America Latina, sono evidentemente il prodotto di servizi propagandistici del Colonnello Donovan.

Per quel che riguarda America Latina occorrerà ricordare che nel suo discorso anti Asse dell'll settembre (1), lo stesso Roosevelt ha solennemente denunciato al mondo l'esistenza in Colombia di campi di aviazione tedeschi clandestini, costituenti potenziale minaccia contro il Canale di Panama.

Qualche giorno dopo stessi corrispondenti americani di Bogotà hanno dovuto smentire categoricamente che tali campi esistessero.

Richiesto dai giornalisti di dare una qualche prova delle sue nuove rivelazioni, Roosevelt si è del resto trincerato in una presunta necessità di riservatezza, che maschera evidentemente la totale assenza di base di quanto egli afferma.

Ben diversamente concludenti e positive sono le prove (come i recenti avvenimenti del Panama dimostrano) delle continue interferenze e invadenze nordamericane nell'America Latina.

Non sarà superfluo richiamare su ciò da parte Vostra l'attenzione di codesto Governo (2).

715

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10501/614 R. Budapest, 5 novembre 1941, ore 3,10 (per. ore 1,30 del 6).

Questo Ministro Germania mi informa aver ricevuto istruzioni compiere contemporaneamente a me e Ministro del Gia1ppone passi presso questo Governo circa rinnovo Patto anticomuni:sta.

Von Jagow, per svolgere passi in parola, attenderà quindi che io riceva da V. E. ordini che mi permetto sollecitare (3).

716

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10499/725 R. Tokio, 5 novembre 1941, ore 7,50 (per. ore 21,45).

In coincidenza con la replica tedesca al discorso di Roosevelt, del 27 ottobre, e con la constatata apertura ostilità navale in Atlantico, stampa locale ha con preordinata unanimità alzato di parecchi gradi tono suo linguaggio nei confronti dell'America. Contemporaneamente e nell'attesa della messa a punto che ormai generale Tojo è impegnato a fare dinanzi alla Dieta quanto alle esigenze categoriche della posizione nipponica in Asia Orientale, si fanno circolare voci di possibile rottura dei negoziati definitivi -o quanto meno -secondo si tiene a precisare da parte americana -con Washington e del conse

guente richiamo di Nomura. Si prospettano infine minacce di risoluzioni in forza in direzione della frontiera del Siam, che potrebbe effettuarsi sul tipo dell'azione del settembre 1940 per l'Indocina. Quale possa essere lo scopo di tutta questa manovra è abbastanza chiaro dagli accenni che questa stampa ripete con una ce·rta insistenza circa necessità per l'America, ora che sta per giocare il suo prestigio navale in Atlantico, di operare in modo da non correre rischi in Pacifico. Qui si continua ad avere convinzione che, suo malgrado, America non abbia attualmente né possibilità né convenienza affrontare conflitto con Giappone e si ritiene pertanto essere questo momento più opportuno per forzare situazione, rompere i temporeggiamenti equivoci nei quali da qualche tempo Washington sembra compiacersi ed esigere risoluzioni a rapida scadenza. È evidente che manovra non ha, sul momento, che scarse probabilità di successo.

(l) -Vedi D. 553 (2) -Rispose il solo De Rossi con T. per corriere 11154/086 R. del 14 novembre, comunicando che in Cile il discorso di Roosevelt era stato preso sul serio solo dalla stampa al soldo degli Stati Uniti. (3) -Le Istruzioni sollecitate furono Inviate con Il D. 725.
717

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 10485/2005 R. Berlino, 5 novembre 1941, ore 19,50.

Segreto per Ministro Ciano.

Secondo informazioni attendibili ma che non ho potuto finora, come le precedenti, controllare, sul fronte di Mosca, fra Twer e Serpuchow le truppe germaniche starebbero schierandosi per l'attacco finale contro la capitale sovietica.

Il terreno, ora gelato, permette finalmente il passaggio delle artiglierie e dei mezzi corazzati che vanno a rafforzare le linee finora solo debolmente guarnite.

Negli ambienti militari non ci si nasconde che lo sforzo per conquistare Mosca sarà ancora assai duro e si palesa un certo disappunto per il fatto che, per il raggiungimento di uno scopo considerato di carattere ormai puramente politico debbano distrarsi forze da quel fronte meridionale la cui importanza, nei quadri generali del conflitto, va di giorno in giorno crescendo.

Nei circoli politici germanici si attende per contro con vivo interesse e con una certa impazienza l'inizio delle operazioni su Mosca il cui successo coronando vittoriosamente l'offensiva iniziata il 2 ottobre, dovrebbe venire prontamente sfruttato sul terreno politico.

In tali ambienti si ritiene Infatti che la presa di Mosca, segnando il virtuale crollo del regime bolscevico, offrirà al Fuehrer l'occasione di proclamare ormai raggiunto quel «trionfo dell'Idea Nazionalsocialista » da lui Indicato nel discorso del 4 maggio scorso (l) come lo scopo di guerra per l'anno 1941 e di annunziare il raggiungimento delle condizioni necessarie per la creazione di un regime di solidarietà europea onde fronteggiare con tranquillità il nemico anglo-americano (2).

(l) -Vedi D. 70. (2) -Il presente telegramma reca Il visto di Mussolini.
718

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10546/200 R. Helsinki, 5 novembre 1941, ore 21,07 (per. ore 18,30 del 7).

Secondo quanto mi ha dichiarato Ministro degli Affari Esteri nota americana chiede ritiro truppe finlandesi entro confini anno 1939. Motivazione a base predetta richiesta è che guerra Finlandia contribuisce mettere in pericolo sicurezza americana perché essa rappresenta notevole aiuto a Potenze Asse. Nota americana non minaccia sanzioni concrete, ma in termini generici e vaghi afferma che passi sarebbero eventualmente disposti nei riguardi Finlandia, passi che Governo degli Stati Uniti deplora fin da ora.

Circa trattative pace con U.R.S.S. Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che nota americana non contiene alcun elemento nuovo oltre assaggi che furono fatti con Min;stro finlandese a Washington dopo incontro Atlantico Roosevelt-Churchill.

In tale occasione Ministro degli Affari Esteri americano dichiara che

U.R.S.S. sarebbe stata disposta concedere compensi territoriali ed accennò a zona Rangoe. Però ammise che il Governo bolscevico non aveva fatto alcuna dichiarazione preventiva in proposito, che si trattava opinione Governo americano, la quale non poteva perciò avere carattere impegnativo. In quanto Hangoe si osservò da parte della Finlandia che evacuazione russa non poteva rappresentare compenso territoriale, perché si tratta regione sempre appartenuta Finlandia, dovuta cedere in affitto in forza del Trattato di pace 1939.

Governo Finlandia non ha ancora risposto a nota americana, che reca data 27 ottobre. Risposta sarà più esauriente di quella fornita Inghilterra per meglio illustrare punto di vista e situazione Finlandia. Conversazioni e trattative sono tuttora in corso con Berlino.

Ministero degli Affari Esteri mi ha detto che secondo informazioni fin da ora in suo possesso non si dovrebbe aspettare a breve scadenza dichiarazione di guerra da parte dell'Inghilterra. Sembra prevalga per ora concetto poter speculare su pretesa stanchezza popolo finlandese, diminuito spirito combattivo entusiasmo truppe e su crescenti disagi stagione invernale. Nota americana è nuova prova tale speculazione.

719

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 10490/2007 R. Berlino, 5 novembre 1941, ore 21,10.

Segnalo il forte rilievo con cui sono stati accolti in Germania gli ultimi discorsi pronunziati dal Duce a Littoria (l) e sul Gianicolo (2). La stampa

ha dato ad essi risalto, nella opm10ne pubblica tedesca ha riscosso particolare attenzione la nota di pacata ma salda e sicura fermezza con cui il Duce ha sottolineato l'atteggiamento itaHano. Nella loro brevità i due discorsi sono qui tuttavia considerati altamente significativi: il primo perché mentre ancora infuria la guerra incide come un diritto solco nella politica interna l'idea sociale del Fascismo e ne traccia l'attuazione con misure pratiche a vantaggio della popolazione rurale; il secondo perché in un momento delicato e importante come il presente anche nei riguardi della Francia (basti ricordare la visita di de Brinon e la polemica internazionale sulla uccisione degli ostaggi) fa il punto alla situazione in modo placabilmente riservato e inequivocabile insieme.

Brevi cenni storici fatti seguire dai giornali tedeschi al discorso del Gianicolo ne hanno chiarito il senso anche a quei lettori che fossero stati immemori dei suoi riferimenti.

Per quanto strettamente riguarda la persona del Duce, devo ancora una volta segnalare la fortissima impressione che dalla visita a Lui hanno riportata coloro che sono stati recentemente ricevuti, come il Ministro Funk, il Ministro Plenipotenziario Clodius, la Signora Goebbels. Ciascuno di essi ha cercato di interpretare ed ha poi esaltato, nei discorsi con me, la personalità del Duce, mostrandosi sinceramente e vivamente ammirato della Sua gagliardia fisica e morale, per quanto riguarda l'attuale situazione bellica e polimca, della Sua dignità e precisione di giudizio.

(l) -Vedi B. MUSSO!.INI, Opera Omnia, vol. XXX c!t., pp. 127-129. (2) -lbid., p, 132.
720

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10548/727-728 R. Tokio, 6 novembre 1941, ore 19,15 (per. ore 21).

Kurusu è considerato diplomatico di valore, ha moglie americana ed è grande amico di Toga col quale ha oltretutto in comune qualche rancore nei riguardi di Matsuoka e di Oshima, che è stato un turbolento Addetto Militare dell'attuale Ministro degli Affari Esteri quando era Ambasciatore a Berlino.

Sembra anche che missione Kurusu sarebbe quella di puntellare, eventualmente di sostituire, Nomura che nell'attuale circostanza avrebbe manifestato qualche esitazione a rimanere al suo posto.

In sostanza Nomura e Kurusu, in base alle direttive che quest'ultimo reca da Tokio, dovrebbero esporre al Governo americano un piano chiaro e completo delle basi di un possibile accordo, prospettando la necessità di un'accettazione 1mmediata o l'ineluttabilità di una definitiva rottura, con tutte le conseguenze che comporterebbe libertà d'azione che Giappone riprenderebbe.

Quanto alla Cina i francesi « principi di Konoye ne regolarebbero futuri rapporti con Giappone, senza che questo ne pretenda monopoli economici, e tali rapporti dovrebbero essere concordati direttamente fra Tokio, Chung King e Nanchino, all'infuori di ogni ingerenza straniera.

America dovrebbe cessare aiuti a Chang Kai Shek e persuaderlo invece alla pace. Dell'eventualità di una azione verso il nord a Washington non si è preoccupati e per ovvie ragioni.

Le speranze che qui si hanno circa successo missione Kurusu non sono molte. A Washington si sa benissimo che ogni giorno che passa rafforza possibilità americana in Pacifico mentre parallelamente diminuiscono quelle nipponiche che sono strettamente limitate. Colle complesse azioni ,in corso -mio telegramma n. 725 (l) -si tenta quindi di stringere i panni addosso all'America mostrandosi pronti alle supreme decisioni. Non è detto per altro che questa sia effettivamente ultima parola Giappone. Kurusu dovrebbe giungere a Washington il 17 corrente.

(727) Decisione improvvisamente presa da Tojo di far partire per Washington e per via aerea Kurusu, ex Ambasciatore a Berlino, con missione di assistere Nomura nella fase che si afferma risolutiva dei negoziati nippo-americani, viene qui rappresentata come estrema risorsa cui Governo g'apponese ricorra affinché Governo americano, prima decidersi per il peggio, possa aver un quadro completo della situazione e delle intenzioni di Tokio per mezzo della stessa persona che è stata il più recente consulente di Konoye e di Toyoda fin dall'epoca del noto e sfortunato messaggio.

(728) Per quanto ho potuto sapere Giappone sarebbe disposto rinunciare a qualsiasi ulteriore sua azione verso il sud, qualora fosse tolto blocco economico e ristabilite sue normali relazioni economiche cogli Stati Uniti d'America, coi territori inglesi, colle Indie olandesi.

721

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10559/1657 R. Washington, 6 novembre 1941, ore 20,12 (per. ore 7,45 del 7).

Mio telegramma n. 1546 (2).

Notizia missione negli S.U.A. dell'ex Ambasciatore Kabure Kurusu, per quanto commentata ieri con marcato scetticismo da Segretario di Stato Hull, è stata qui accolta con palese soddisfazione anche in relazione alle apprensioni suscitate dall'imminente convocazione Dieta nipponica presentata tanto da questa Ambasciata del Giappone quanto dai corrispondenti dei giornali americani da Tokio come preludere a decisioni di estrema gravità qualora Stati Uniti mantenessero loro intransigente atteggiamento.

Tale ripresa delle conversazioni nlppo-americane, rimaste praticamente interrotte dopo caduta Gabinetto Konoye, inquadrarsi infatti in quella che appare essere ormai direttiva politica di Washington nei confronti di Tokio: assediare economicamente Giappone continuando peraltro a trattare nell'intento di esercitare la massima pressione su Governo Giapponese e al tempo stesso lasciargli, con il miraggio delle più larghe concezioni economiche, possibilità di mutare rotta «senza perdita di faccia).

Ma se circa attuale possibilità di un accordo di carattere generale fra i due Paesi che segni in sostanza r·inunzia del Giappone all'instaurazione del «nuovo ordine asiatico» non ci si fa in questi ambienti responsabili eccessiva illusione (sopratutto alla luce della campagna anti-americana della stampa nipponica e dei sette punti elencati 5 corrente dall'Japan Times come basilari per tale accordo) non si vuole d'altro canto escludere definitivamente la possibilità giungere ad un parziale modus vivendi, che possa indurre Giappone a segnare ancora passo.

Tale modus vivendi dovrebbe peraltro non spuntare arma economica con cui qui si ritiene poter avere in un futuro non remoto ragione del Giappone e specialmente non dare impressione all'interno e all'estero che Stati Uniti s1ano disposti ad una «Monaco orientale».

Possibilità di un negoziato rimane pertanto necessariamente contenuta limiti molto ristretti ed è probabile che Governo degli Stati Uniti possa essere indotto a qualche limitata concesssione non nel quadro di un formale accordo che possa apparire in contrasto con direttive sua politica Estremo Oriente, ma con gesti conciliativi «autonomi», così come avvenuto nel caso dell'avviamento a Arcangelsk anziché a Vladivostok dei rifornimenti bellici destinati U.R.S.S., ovvero indirettamente consentendo ad esempio a Giappone accesso mercati Indie Olandesi.

(l) -Vedi D. 716. (2) -Vedi D. 671.
722

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (l)

L. (2) Roma, 6 novembre 1941 (3).

Vi ringrazio cordialmente, Fiihrer, della lettera molto interessante che mi avete mandato (4) e mi affretto a risponderVi. Credo anch'io che il bolscevismo sia frantumato e incapace di una ripresa qualsiasi anche se riuscirà a costituire un « fronte » sugli Urali o più in là. Gli aiuti americani o inglesi non potranno cambiare il fatto compiuto: cioè l'annientamento del loro alleato bolscevico.

Prima di esaminare la particolare situazione militare nel Mediterraneo desidero esporVi alcune mie considerazioni.

a) È mia convinzione che l'America interverrà in guerra e in un secondo tempo anche con un corpo di spedizione che si stabilirà in Egitto. Ciò è logico. Sono in possesso di un telegramma intercettato dai miei Servizi ·in cui si prean

nuncia l'arrivo al Cairo della missione capitanata dal Generale Maxwell. Un'agenzia americana, l'Associated Press, afferma che fra gli scopi della missione è «quello di studiare le condizioni climatiche, igieniche, logistiche, in relazione col possibile invio di un corpo di spedizione americano in Africa. Tale missione si comporrebbe di parecchie centinaia di ufficiali e tecnici». È sempre più evidente che l'Impero britannico si difende o si distrugge in Egitto, spina dorsale dell'Impero britannico e cerniera fra tre continenti.

b) Data questa situazione, la carta che noi dobbiamo tentare di giocare è ancora e sempre la Turchia. L'ultimo discorso del Presidente della Repubblica non può essere piaciuto agli inglesi. È chiaro che col dominio del Mar Nero e la liquidazione della flotta bolscevica, la Turchia dovrà finalmente decidersi. È solo coll'alleanza o l'adesione della Turchia che nel 1942 -io penso -si può realizzare quella manovra a tenaglia destinata a liquidare le posizioni politiche e militari inglesi nel Medio Oriente. Ciò avrà conseguenze anche nell'Oriente lontano (l) e di immensa portata.

c) Battuta la Russia e quindi definitivamente espulsa dall'Europa, la guerra assumerà il suo carattere mediterraneo-orientale e richiederà mezzi imponenti. Ora !asciatemi dire, Fiihrer, che la forza di lavoro, l'attrezzatura industriale dell'Italia non è sufficientemente sfruttata. Noi lavoriamo -per difetto di materie prime -solo al 40-60 % delle nostre possibilità. Questo è un elemento negativo nella lotta dell'Asse.

d) L'utilizzazione al completo del nostro potenziale industriale ci permetterebbe di partecipare con forze maggiori alle operazioni di guerra. Noi abbiamo milioni di uomini, e non è giusto che l'Italia faccia una guerra che non è in proporzione colla sua potenzialità demografica. Voglio dirVi, Fiihrer, che il popolo italiano soffre di ciò. Il popolo italiano si rende conto delle difficoltà obiettive dovute alle enormi distanze dei fronti, ma è altrettanto vero che esso vuole dare un più irande contributo alla guerra. È il mezzo migliore per troncare le speculazioni nemiche sulla pace separata, ecc. ecc. Le Nazioni che oggi combattono al nostro fianco non possono reggere ad uno sforzo prolungato (2). La Germania non deve sopportare quasi totalmente i sacrifici più gravi: quelli del sangue. Non è più il tempo di partecipazioni parziali e quasi simboliche; per le operazioni che si delineano nel 1942, l'Italia ha il dovere e vorrei aggiungere il diritto di compiere uno sforzo maggiore. Mi permetto di credere che Voi, Fiihrer, ci darete la possibilità di farlo.

* • *

Sono pienamente d'accordo con Voi che è possibile qualche tentativo da parte inglese di realizzare un qualsiasi successo locale, specie allo scopo di propaganda lnterna. Da parte mia ho preso a questo riguardo tutte le precauzioni

fl) Le parole seguenti della frase sono state aggiunte da Mussolini nella minuta della

redazione definitiva.

necessarie per quanto concerne Pantelleria ed anche Lampedusa, che potrebbe essere per gli inglesi un obiettivo allettante, tenuto presente che vi stiamo costruendo una pista per aerei. Cosi ho provveduto per la Sicilia e per la Sardegna; in Sicilia le forze e i mezzi sono stati aumentati; in Sardegna le disposizioni relative alle truppe ed ai mezzi sono state perfezionate, come pure sono stati rinforzati in entrambe le isole i reparti aerei.

Anche l'ipotesi di uno sbarco al confine tunisino-libico è stata considerata e non state prese adeguate misure. Quanto alla zona di Biserta-Tun!si, considero che uno sbarco su detta zona non potrebbe essere compiuto se non col pieno benestare del Comando francese, poiché gli accessi sono potentemente difesi e vi è concentrata la parte maggiore della guarnigione tunisina. Se un tale sbarco dovesse avvenire, dovremmo allora prendere in considerazione un attacco contro la Tunisia delle forze inglesi unite a quelle del Nord Africa francese e ciò metterebbe in serio pericolo la nostra occupazione della Tripolitania, ove la guarnigione è scarsa, per avere noi dovuto concentrare il massimo dei mezzi e delle forze al fronte cirenaica. Un sufficiente rinforzo della Tripolitania è previsto e potrà essere attuato per la primavera prossima. Ciò dipende beninteso dal problema dei trasporti. Ritornerò subito su questo argomento al quale Voi stesso, Ftihrer, avete accennato nella Vostra lettera.

Di fronte alle voci persistenti di un possibile tentativo di sbarco degaullistico in Corsica sono state perfezionate le misure già predisposte da tempo. Questa ipotesi deve essere attentamente considerata, almeno a titolo precauzionale, tanto più che, alla segnalata presenza di mezzi speciali da sbarco a Gibilterra, si è aggiunta la notizia che il Generale de Gaulle porterebbe prossimamente il suo Quartier Generale a Gibilterra stessa. Le differenti segnalazioni parlano anche di un possibile sbarco nel Marocco; comunque per quanto concerne la Corsica ho disposto perché la massima offesa su eventuali convogli venga attuata con naviglio insidioso e con forti azioni aeree partenti dalla Sardegna, la cui aviazione potrebbe essere rinforzata da quella della Sicilia. Anche le truppe di sbarco con i relativi mezzi sono tenute pronte, ma io penso che allo sbarco non si debba addivenire se non in caso di estrema necessità, anche per le ripercussioni che un simile fatto avrebbe sul Nord Africa francese.

Questo complesso di misure precauzionali era del resto necessario per poter concentrare la nostra attenzione sul problema principale della Libia. Questo, come Voi Fiihrer avete acutamente prospettato, è essenzialmente un problema di trasporti. Occorre anzitutto poter disporre dei mezzi necessari per questi trasporti ed a questo riguardo posso comunicarVi che, al principio del nuovo anno, avremo disponibile un certo numero di navi veloci che ci permetteranno maggiore libertà di movimento e maggiore possibilità di manovrarle sulle rotte. Per ora siamo ancora costretti ad impiegare in massima parte navi della velocità di 8 miglia, e ciò vincola i nostri movimenti alla rotta ad ovest di Malta, che è esposta al massimo delle offese navali ed aeree nemiche. Quando si avranno i nuovi piroscafi, con velocità media di 16 miglia, si potrà adottare largamente la rotta di levante, più lontana dalla duplice offesa nemica e più propizia al movimento manovrato.

Ma è certo che nella presente fase della guerra il Comando inglese ha intensificato ed intensificherà sempre più l'offesa contro i nostri convogli impiegando sul mare oltre ai sommergibili, che sono in continuo aumento, anche navi di superficie. Quattro unità da guerra britanniche stazioneranno presentemente a Malta e ci sforziamo di colpirle col bombardamento aereo. Nello scorso aprile un attacco ad un nostro trasporto, fatto con navi di superficie, ha colato a picco l'intero convoglio. Risulta perciò la necessità che da ora in poi ai vari mezzi di protezione dei convogli si aggiunga una scorta navale potentemente rinforzata con incrociatori senza esclusione dell'impiego di qualche nave da battaglia. Il trasporto attraverso il Mediterraneo diventa così una vera e propria azione di guerra. Questa protezione fatta con formazioni navali importanti può essere potentemente integrata, ma non sostituita dalla protezione aerea. Si presenta perciò con importanza del tutto preminente il problema della nafta (l).

Per questo, Fiihrer, mi sono permesso di farVi pervenire, per tramite del Generale Von Rintelen, la segnalazione della nostra situazione e di richiedere il Vostro concorso senza del quale saremmo stati prima di fine novembre nell'impossibilità di proseguire gli stessi trasporti per la Libia. Senza il Vostro concorso, Fiihrer, ci saremmo trovati entro un mese completamente disarmati di fronte ad un nemico la cui aggressività ed i cui mezzi sono in continuo aumento. Perciò Vi esprimo il mio sentito ringraziamento per quanto avete voluto fare.

Il Generale Von Rintelen mi ha fatto pervenire la notizia che entro novembre riceveremo 66.000 tonnellate di nafta di cui 30.000 dalle riserve della marina germanica e 36.000 dalla Romania e che lo stesso invio sarà fatto per il mese di dicembre. Il Generale Von Rintelen ha offerto anche l'invio di alcuni vostri chimici per studiare la possibilità di rigenerare la nafta di deposito in fondo alle cisterne. Vi sono sommamente grato anche di questa disposizione, che ci permetterà di ricuperare una sensibile quantità di olio combustibile affrettando il risultato del lavoro che in questo campo già stiamo compiendo. Come bene avete ravvisato, Fiihrer, il problema della guerra nel Mediterraneo è un problema di nafta. Se riusciamo a superare questa congiuntura, che durerà certamente fino a primavera avanzata, quando cioè potremo ottenere maggiore disponibilità di questo prezioso elemento, ritengo che sull'esito finale della lotta nel Mediterraneo non vi possano essere dubbi.

Non occorre Vi assicuri, Fiihrer, che l'impiego di questa nafta, da riservarsi strettamente al consumi. delle Forze Armate, sarà fatto per cura e vigilanza

Ora, Il nostro consumo dal l o Gennaio al 31 Ottobre è stato di circa 90 mila tonnellate al mese e la differenza ha dovuto essere attinta alle nostre modeste riserve sono oggi ridotte a 90.000 tonnellate (dedotte le morchie), cosicché a fine novembre rimarremo praticamenteprivi di riserve. L'azione potrebbe essere proseguita soltanto coi sommerg!bil! ed l trasporti dovrebbero essere sospesi. È mio dovere, FUhrer, prospettarvl questa situazione nel momento In cui la situazione nel Mediterrano è strettamente dipendente dalla possibilità del nostri trasporti e dalla necessità della loro protezione. Questa protezione significa soprattutto consumo di nafta. Allo stato attuale delle cose no! cl troveremmo entro un mese completamente disarmati di fronte ad un nenoico la. cui aggressività ed i cui mezzi sono In continuo aumento>>.

del Comando Supremo, che di questa materia si occupa direttamente, con la più grande parsimonia e v-igilanza.

Quanto alla protezione aerea, Vi sono grato, Fiihrer, di quanto mi prospettate. Il xo C.A.T., rinforzato e destinato al preciso compito che Voi gli assegnate, renderà un servizio di decisiva efficacia nel Mediterraneo Orientale e In Cirenaica. Per quanto concerne il settore di movimento nell'Italia Meridionale, in Sicilia e in Tripolitania, l'aviazione italiana sta assolvendo questo compito in misura sempre più soddisfacente ed io ritengo che l'invio di un nuovo còrpo aereo tedesco nell'Italia Meridionale e nelle isole ci consentirà una schiacciante superiorità sull'avversario anche per quanto concerne la neutralizzazione d~ Malta. Vi sono grato dell'invio in Italia del valoroso maresciallo Kesselring, che ho avuto il piacere di conoscere al fronte orientale e che molti dei nostri aviatori conoscono, non solo di fama, ma anche di persona, per averlo veduto all'opera al fronte occidentale.

Per quanto concerne l'aviazione italiana, Vi sono grato, Fiihrer, di aver sottolineato, con la vostra approvazione, il successo che essa ha recentemente riportato contro le forze navali ed aeree avversarie.

Aderendo al vostro invito dispongo senz'altro perché lo Stato Maggiore dell'Aeronautica si ponga in contrasto con il Maresciallo del Reich.

Per il naviglio da trasporto disporremo presto, come Vi ho detto, di un certo numero di navi veloci. Queste però hanno ancora una portata di 9-10.000 tonnellate, mentre è consigliabile disporre di un naviglio più leggero. Ho perciò provveduto perché si passi alla costruzione di navi di piccola portata, rinunciando ad una parte del programma per le navi maggiori non ancora impostate. Si tratta di navi la cui costruzione potrà essere iniziata in gennaio-febbraio; esse saranno costruite con criteri severamente economici e col minimo impiego di materiale speciale. Durata di costruzione circa sei mesi. Però il materiale disponibile a questo fine è estremamente scarso; non potremo allestire più di

50.000 tonnellate di naviglio. Un temporaneo aumento di materia prima da destinare esclusivamente a queste costruzioni, sarebbe, più che desiderato, assolutamente indispensabile.

L'utilizzazione dei porti e degli approdi in Libia è oggetto di continuo ed attento esame da parte degli organi competenti. L'Ammiraglio germanico addetto allo Stato Maggiore della Marina italiana segue questi studi e questi sforzi e vi partecipa direttamente. La costruzione di tronchi di ferrovie da campo leggere è allo studio da tempo, anche per proposta del Vostro Comando in Cirenaica, e siamo pronti a darvi corso, purché si p·ossa fare il trasporto del materiale occorrente, materiale che Voi, Fiihrer, mi dite cortesemente di mettere a nostra disposizione, del che io Vi ringrazio.

Vi sono assai grato, Fiihrer, di aver pensato di inviare al Corpo Africano Germanico nuove armi anticarro ed una maggiore riserva di carri armati III e IV. Sono stato informato che le armi anticarro verrebbero trasportate direttamente dalla Germania per via aerea. Per quanto concerne i carri, faremo ogni sforzo per affrettarne il trasporto via ma.re.

Anche per quanto riguarda il carbone siamo in disagio perché le poche riserve di cui potevamo disporre sono esaurite, mentre il deficiente arrivo della nafta impone di aumentare il consumo del combustibile solido. Ma, essendo ormai avviato a soluzione, grazie al vostro intervento, il problema della nafta, rimane per noi la necessità di ricevere mensilmente almeno l'intero fabbisogno

d.i carbone, stabilito in 1.050.000 tonnellate mensili, più un minimo di altre

150.000 tonnellate, secondo la richiesta che fu sempre prospettata, e che l Vostri orianl competenti non hanno potuto accogliere prima d'ora (l).

* * *

Prima di chiudere questa lettera, voglio darVi un quadro della situazione interna in Italia. So che, specialmente dopo la mia visita al Vostro Quartier Generale (2), visita il cui ricordo è incancellabile nel mio spirito, si sono diffuse --anche in Germania -molte voci non solo infondate ma semplicemente ridicole. La propaganda nemica ha dato ancora una volta un saggio della sua stupidità. I <<fatti» hanno una loro indiscutibile eloquenza ed i fatti dimostrano che le misure prese dal mio Governo in questi ultimi tempi hanno lasciato perfettamente tranquilla la totalità del popolo italiano. E le misure sono molto severe quando Voi pensiate che la razione base del pane è di 200 grammi al giorno, quella mensile di grassi grammi 400, quella della carne 400 grammi al mese, ma praticamente nulla in migliaia di comuni; 500 grammi al mese di zucchero, grammi 1.000 al mese di patate. Ma questo duro regime alimentare non mi preoccupa oltre misura (3). Il livello materiale di vita del popolo italiano è sempre stato più che modesto, né potrebbe essere altrimenti, quando ricordiate, Ftihrer, che in ogni chilometro quadrato di territorio italiano vivono 142 abitanti. Su questo campo dei consumi sono così tranquillo che ho annunciato che il tesseramento dei viveri continuerà anche dopo la guerra e diventerà permanente, in modo da armonizzare il consumo con la produzione.

Sul campo politico, il partito è in modo assoluto arbitro della situazione. Che in un Paese di ormai 46 milioni di abitanti ci siano alcune diecine di migliaia di avversari è più che comprensibile, ma questi rottami non contano praticamente nulla, non interessano la politica, ma solamente la Polizia.

Il popolo italiano, nelle sue masse consapevoli, segue con ammirazione le imprese delle Vostre Forze Armate, è convinto di marciare con la Germania durante la guerra e dopo, e, come Vi ho detto più sopra, desidera sopratutto di dare un più largo contributo a quella che sarà la vittoria comune.

Vogliate, Ftihrer, accogliere i sensi della mia cameratesca amicizia e fedeltà nella speranza di poterVi, non appena possibile, incontrare su territorio italiano.

(l) -Ed. in D. ALF'IERI, Due dittatori di fronte, cit., pp. 360-366. (2) -Oltre la stesura definitiva, qui pubblicata, esiste di questa lettera una prima redazione la quale presenta le varianti che saranno Indicate. La parte centrale della lettera, compresa tra gl! asterischi, riproduce una minuta, redatta dal Comando Supremo il 3 novembre 1941, dal titolo «Apprezzamento situazione strategica Mediterraneo». Mussolln! vi apportò solo correzioni d! forma nella prima redazione e, !n quella definitiva, le modifiche rese necessarie dalle comunicazioni fattegli da von Rintelen. (3) -Questa lettera fu recapitata da un corriere speciale del Gabinetto che giunse a Berlino il 7 novembre alle ore 16. Con T. 54726 dell'8 novembre ore 13 Alfieri riferì che essa era giuntain mattinata nelle mani di Hitler. (4) -Vedi D. 693.

(2) Frase aggiunta da Mussol!nl nella minuta della redazione definitiva.

(l) Nella prima redazione, al posto dei tre capoversi seguenti, figurava questo brano: «La nostra situazione in fatto di nafta, FUher, vi è certamente nota. Dal 10 Gennaio al 31 Ottobre del c.a. era stata concordata con la Germania una Importazione d! nafta dalla Romanlè di tonnellate 489.000; l'Importazione è stata d! 210.000 soltanto con una deficienza perciò d! 279.000 tonnellate. La media pertanto della nafta da no! ricevuta è stata di 21 mila tonnellate mensili; nel meae di ottobre la nafta spedita dalla Romania è stata Infatti di 21.000 tonnellate ed altrettante se ne prevedono per Novembre.

(l) -Questa parte della lettera si concludeva, nella prima redazione, con la seguente frase, poi soppressa nella stesura definitiva: «La questione del trasporto d! questa eccedenza può essere risolta, come l miei tecnici mi assicurano. Questi sono, FUhrer, i punti più sensibill della nostra economia bellica in 4uel!a parte di essa che incide nel modo più diretto ed immediato sul corso delle operazioni. Altri fabbisogni esistono altrettanto vltall ed urgenti, ma di questi si occupano gli organi competenti dei Comandi milltari e della nostra economia in collaborazione coi Vostri». (2) -Vedi DD. 503 e 511. (3) -Le parole «oltre misura» sono state aggiunte da Mussolini nella minuta della redazione definitiva.
723

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA

T. S. N. D. 43667/564 P. R. Roma, 7 novembre 1941, ore 1.

Vostro telespresso n. 4785/1881 del 28 corrente (1).

Ringraziate Mihail Antonescu per quanto egli Vi ha detto circa mia visita in codesta Capitale e comunicategli che sono lieto di accettare il cortese invito del Governo romeno.

In linea di massima -e mi riservo di precisare a suo tempo la data intenderei effettuare il viaggio in Romania verso la seconda metà di questo inverno.

Nell'occasione assicurate Antonescu che le sue parole verso il nostro Paese sono state qui molto apprezzate e che in Italia si segue con viva simpatia la ricostruzione morale e materiale della Romania sotto la forte guida del Maresciallo Antonescu.

724

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER TELESCR. 364/1781 R. Roma, 7 novembre 1941, ore 2.

Questa Ambasciata di Germania ha comunicato la proposta del Governo tedesco di procedere alla stipulazione di un Protocollo per il prolungamento del Patto Anticomintern. L'ambasciata di Germa:nia ha proposto in questa occasione che tale protocollo sia concluso anche con la partecipazione della Spagna, dell'Ungheria e del Manciukuò, e a tale scopo ci ha pregati di dare istruzioni ai nostri rappresentanti in quei tre paesi perché facciano un passo collettivo con i rappresentanti della Germania e del Giappone a Madrid, a Budapest e a Hsin King per rivolgere in ta,le senso un invito a quei tre Governi.

Ho risposto all'Ambasciata di Germania che siamo d'accordo ed ho impartito alla R. Ambasciata a Madrid ed alle RR. Legazioni a Budapest e a Hsin King le opportune istruzioni (2).

Il Governo tedesco ci ha anche fatto conoscere la sua intenzione di invitare la Romania, la Slovacchia, la Bulgaria e la Croazia ed eventualmente la Finlandia e la Danimarca ad aderire al Protocollo. Esso si è riservato di fare dei sondaggi in questo senso e di farci conoscere i risultati in vista di un invito collettivo da rivolgere anche a questi Stati.

Ho risposto che siamo d'accordo.

Infine l'Ambasciata di Germania ha comunicato il testo del Protocollo di Prolungamento ed ho risposto che siamo d'accordo tanto sul contenuto che sulla forma, come siamo d'accordo che esso venga redatto solamente in lingua tedesca e firmato in un solo originale.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Vedi D. 725.
725

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, E AI MINISTRI A BUDAPEST, TALAMO E A HSIN KING, NEYRONE

T. 365/c. R. Roma, 7 novembre 1941, ore 2.

Il Governo italiano, il Governo germanico e il Governo giapponese hanno deciso di comune accordo di prolungare per la durata di cinque anni a partire dal 25 novembre 1941 il Patto Anticomintern. È loro intendimento di invitare gli Stati che hanno aderito al Patto, e cioè la Spagna, l'Ungheria e il Manciukuò, ad associarsi a loro in questo atto di prolungamento del Patto.

Vogliate mettervi immediatamente in contatto con codesti rappresentanti della Germania e del Giappone e prendere accordi con loro per rivolgere verbalmente un invito collettivo a codesto Governo in tale senso. Vogliate anche pregare codesto Governo di una sollecita risposta, riservandovi una ulteriore comunicazione circa la forma dell'Atto di prolungamento del Patto e la data alla quale esso verrà concluso, comunicazione che verrà poi fatta a codesto Governo dal rappresentante tedesco (1).

726

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 40248/1086 P. R. Bucarest, 8 novembre 1941, ore 8, 21 (per. ore 7,30 del 9).

Telegramma di V. E. n. 564 (2). Ho detto al Conducator che accettate l'invito del Governo romeno e che verrete a Bucarest verso seconda metà dell'inverno. Il Maresciallo mi ha pregato di dirVi tutta la sua gioia per la Vostra decisione.

Mi ha d:chiarato che il Vostro viaggio avrà grande importanza ai fini delle relazioni amichevoli tra Italia e Romania e per tutto quanto concerne la situazione politico Sud-Est europeo... (3) soddisfattissimo delle espressioni che Vi siete compiaciuto rivolgergli e Vi prega gradire i sensi della sua viva gratitudine e di far pervenire al Duce i rinnovati sentimenti di ammirazione e di amicizia devota.

Eguali espressioni di calda simpatia, di amicizia e di gratitudine mi ha riconfermato Mihail Antonescu.

(l) -Per le risposte vedi rispettivamente DD. 736, 744, 735. (2) -Vedi D. 723. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Mancano 4 gruppi di cui è stata chiesta ripetizione».
727

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10598/1666 R. Washington, 8 novembre 1941, ore 10,10 (per. ore 12 del 9).

Annunzio apertura di credito da .parte degli Stati Uniti di un miliardo di dollari sul fondo affitti e prestiti per forniture belliche alla Russia ha rappresentato in certo modo risposta Roosevelt al discorso di Stalin qui interpretato come conferma decisione sovietica non desistere dalla lotta.

Scopo immediato tale annunzio (dato che effetti pratici non potrebbero essere avvertiti dall'esercito rosso prima almeno di un anno) sembra soprattutto quello di intimidire Finlandia.

È al riguardo da segnalare che Segretario di Stato Hull, nel rimuovere oggi sue pressioni per pace separata Finlandia, ha tenuto a .fare presente al Ministro finlandese che ~Stati Uniti sono disposti a spendere 75 miliardi di dollari per sconfiggere Hitler».

È da domandarsi peraltro quale effetto produrrà in opinione pubblica interna nuova importante elargizione. Ogni annunzio ed ogni discorso che Presidente fa per sollevare morale inglese o sovietico sembra aver ormai effetto deprimente su pubblico americano data la ridda dei miliardi e soprattutto la ridda delle ipocrisie e degli infingimenti che sono alla base della tecnica propagandistica rooseveltiana.

Così come raffronto fra discorsi Roosevelt dell'll settembre (l) e del 27 ottobre (2) con versione ufficiale della Marina su incidenti Greer e Kearny ha rivelato come Presidente non rifugga da veri e propri falsi, sua elargizione di un miliardo ad U.R.S.S. su fondo affitti e prestiti non può non illuminare americani ancora ragionanti, sulla concezione che Presidente ha della «difesa degli Stati Uniti e degli aiuti alla democrazia».

Senatori isolazionisti, che vanno combattendo una coraggiosa quanto vana battaglia contro revisione legge sulla neutralità, non hanno mancato ai fini del dibattito attualmente in corso di valersi di questa nuova violazione dello spirito con cui legge affitti e prestiti fu proposta formalmente da Governo e fu votata dal Congresso.

728.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 40146/2025 P. R. Berlino, 8 novembre 1941, ore 16.

Seguito mio 1971 del 30 ottobre (3). Informo che competenti Autorità germaniche hanno diramato ordine di rilasciare liberi tutti i lavoratori italiani che eventualmente si trovassero nei

52 -Dor-umenti diplomatici -Serle IX-Vol. VII

campi di punizione. Detti lavoratori saranno restituiti ai rispettivi campi di lavoro e in caso di rifiuto verrà disposto loro rimpatrio. Urge pertanto dare autorità stesse notizia dei provvedimenti cile verranno da parte nostra adottati per punizione lavoratori che ne risultassero meritevoli.

(l) -Vedi D. 553. (2) -Vedi D. 692. (3) -Vedi D. 696.
729

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 40157/2026 P. R. Berlino, 8 novembre 1941, ore 18,15.

Per Eccellenza il Ministro.

In relazione a segnalazioni fattegli durante varie conversazioni, il Ministro Ribbentrop mi invia un dettagliato rapporto dal quale risulta che la situazione degli operai italiani è fondamentalmente buona.

Ciò effettivamente trova riscontro nella realtà della situazione, essendosi in questi ultimi tempi verificata una forte distensione. Come è noto, per interessamento di Ribbentrop e per intervento del Fuehrer, operai italiani non sono più inviati nei cosiddetti campi di educazione.

Confermando il contenuto dei miei rapporti precedenti inviati a codesto Ministero, Ministro Ribbentrop tiene inoltre a ripetere con chiare amichevoli espressioni che lo stato d'animo del popolo tedesco verso quello italiano è assolutamente buono. Del che egli vivamente si compiace augurandosi una sempre più stretta intesa per la quale costantemente si è adoperato con convinzione e sincerità.

Mentre invio per corriere il rapporto che ho ricevuto da Ribbentrop (1), ritengo opportuno riferire subito questa segnalazione che, provenendo da cosl alta personalità, la quale gode di un indiscusso prestigio unanime ed ha in pieno la fiducia del Fuehrer, costituisce un'altra sicura garanzia della solidità dei rapporti fra i nostri due Paesi.

730

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 10595/2027 R. Berlino, 8 novembre 1941, ore 16.

Telegramma di V. E. n. 1781 (2). Questo Ministero Affari Esteri mi ha comunicato il testo del protocollo di rinnovo del Patto Anticomintern. Viene trasmesso per mezzo di Persona di fiducia e giungerà costà lunedi.

Come V. E. rileverà, vi è un articolo 3, che è stato proposto dal Governo giapponese ex novo. Le correzioni a matita sono apportate dal Governo tedesco per ragioni di lingua e di forma. L'espressione « werden ubermitteln » è sembrata troppo imperativa in confronto di quella che le è stata sostituita.

Punto fondamentale nuovo è la questione della lingua di redazione. Da parte del Giappone è stata elevata un'obiezione alla redazione di un solo testo in lingua tedesca, che malgrado ogni insistenza da parte di Berlino non è stata possibile superare.

La procedura dell'adesione con semplice comunicazione anziché con sottoscrizione di un atto solenne, di cui al medesimo articolo 3, è stato introdotto per venire incontro al Governo giapponese, per il quale la sottoscrizione di un vero e proprio nuovo Trattato comporta una lunga e meticolosa procedura interna di approvazione attraverso i vari stadi parlamentari di Consiglio di Stato, che si era dimostrata laboriosa e poco pratica.

Per quanto concerne il punto sopra accennato della lingua di redazione, si adotta il sistema delle tre lingue, tedesca, giapponese e italiana, pur esprimendo il timore che ciò sollevi obiezioni da parte della Spagna e forse di altri, con tutte le complicazioni che già in passato hanno importato molteplici redazioni di testi in lingue diverse, che debbono essere tutti controHrmati.

Ad ogni modo le trattative anche sui vari punti di dettaglio sono in corso e vengono riservate ulteriori comunicazioni. Come mi è stato oggi detto, per praticità, tutte le trattative vengono condotte e accentrate da Berlino (1).

(l) -Vedi D. 733. (2) -Vedi D. 724.
731

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10635/332 R. Shanghai, 8 novembre 1941, ore 17 (per. ore 9,35 del 10).

Ministro Consigliere Ambasciata del Giappone che ho veduto durante mia sosta a Nanchino ritornando Shanghai mi ha confermato voce corrente che nuovo Governo cinese è tuttora sconcertato in seguito avvento Gabinetto Tojo perché Wang Ching Wei riponeva in Konoye speranze e in quanto conseguente rafforzamento dell'autorità militare nipponica in Cina procurava indebolimento di Honda, tuttora il più sincero sostenitore della necessità di aumentare potere del Governo autonomo di Nanchino.

Hidaka (Honda è malato) ha prospettato a Wang Ching Wei le ferree necessità di guerra che obbligano Tokio all'attuale tempo d'arresto nell'avviamento del nuovo Governo cinese, ma non è riuscito a dissipare preoccupazioni.

Mentre in passato Hidaka condivideva avviso del suo capo diretto manifestando vivo ottimismo per sviluppi nuovo Governo, oggi lo considera soprat

tutto una base di partenza per trattative, un mezzo per salvare la faccia di Chung-King quando stremato si decidesse a venire a patti.

Per la prima volta ho tratto impressione che egli non ritiene impossibile quella mediazione dell'Asse che è nei desideri di questi circoli ed a preparare la quale, quando lo permettano le circostanze, von Ribbentrop manterrebbe qui funzionario di fiducia che è in diretta corrispondenza con lui.

Accennando con cautela alla situazione mondiale. Hidaka ha detto che Giappone si prepara per le più gravi evenienze. A differenza dei militari egli non definisce Gabinetto Tojo Gabinetto di guerra ma Gabinetto che fedele agli impegni prepara il Paese alla guerra, nulla tuttavia lasciando di intentato per evitarla.

Si sta riesaminando oggi tutta la situazione Cina e specialmente quella di Shanghai dove sono convenuti in questi giorni maggiori esponenti della diplomazia, dell'esercito e della marina nipponica.

Nel pensiero di Hidaka si farà di tutto perché situazione a Shanghai non precipiti, essendo interesse comune che Shanghai rimanga il più a lungo quale centro ancora aperto di informazione, di propaganda e talvolta anche di manovra.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) Con successivo T. per telescr. 10602/2032 R. delle ore 20, Alfieri comunicò ancora quanto segue: «M!o 2027 odierno. Data firma protocollo sarà certamente 25 corrente tenendo Comitato degli esperti che avvenga !n giorno anniversario conclusione. Circa località è probabile sia Berlino ma potrebbe anche essere altra città germanica>>.

732

IL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10633/57/9 R. Lione, 9 novembre 1941, ore 15,59 (per. ore 19).

Mio telegramma 53 (1).

Mi è stato confermato da fonte attendibile che da parte germanica vengono effettuate forti sollecitazioni per la sostituzione di Weygand. Darlan si sarebbe impegnato ad indurre il Maresciallo a tale passo. Il Capo dello Stato sarebbe inflessibilmente deciso a non aderire per le ragioni rese note nel mio telegramma in riferimento e con quello per corriere n. 31 dell'8 corrente (2).

Egl~ avrebbe fondato il suo convincimento anche sui rapporti inviatigli dal ministro Huntzinger durante la sua attuale ispezione in Africa che lo hanno nuovamente assicurato del lealismo del Delegato Generale e di quelli locali. Mi è stata data pure conferma del passo americano presso il Maresciallo a favore del mantenimento di Weygand (mio telegramma per corriere già menzionato). A Vichy si attribuisce poi particolare importanza all'imminente incontro a Parigi dell'Ammiraglio Darlan con le Autorità germaniche.

733.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. N. (l) Berlino, 9 novembre 1941.

Come risulta da miei numerosi rapporti in materia, è mia costante cura e

preoccupazione di seguire attentamente lo stato d'animo del popolo tedesco

verso l'Italia. Tale ricerca di individuazione, che compio valendomi di ogni

mezzo e stabilendo larghissimi contatti in tutti gli ambienti, riesce particolar

mente difficile in considerazione delle oscillazioni di questa opinione pubblica

oscillazioni che sono insite nella natura stessa di questo popolo e che ho già

avuto occasione di illustrare.

Pur essendo mia convinzione personale che tali oscillazioni dell'opinione

popolare -contro cui stanno le contrastanti esplicite dichiarazioni di assoluta

lealtà e solidarietà da parte dei responsabili del Governo, del Partito e delle

Forze Armate -non possano esercitare una influenza determinante sulle re

lazioni esistenti tra i due Paesi, tuttavia ho sempre cercato di intervenire in

tali zone grigie, anche perché considero ciò preciso dovere di un ambasciatore.

Tempo addietro (2), approfittando di una favorevole occasione, offertami dallo stesso Ministro von Ribbentrop durante una delle nostre conversazioni, ho ritenuto di accennargli a tali zone grigie dell'opinione pubblica, valendomi di alcune dnsistenti e serie segnalazioni che mi erano giunte da varie parti e che, senza sopravvalutarle, io non ritenevo di potere più a lungo ignorare.

Von Ribbentrop non ha, in quella occasione, dimostrato di dare molta importanza alla mia segnala~ione, ripetendomi le solite assicurazioni generiche. Senonché, egli è di recente inaspettatamente ritornato sull'argomento, inviandomi alcune precisazioni del seguente tenore (3):

Vorrei comunque, conoscendo esattamente lo stato d'animo del popolo tedesco, prendere da parte mia chiaramente posizione su questa questione come segue:

«La Stimmung del popolo tedesco verso l'Italia non è cattiva, ma buona. Naturalmente ci sono tuttora in Germania elementi incorreggibili, che non possono seguire la politica del Flihrer. La stessa cosa accade però anche in Italia, dove possono esserci ancora elementi che non vogliono collaborare alla politica del Duce. Questi elementi sono costituiti da incorreggibili mormoratori, politici e uomini deboli, che quanto meno svolgono una attività positiva per lo Stato, tanto più chiacchierano e criticano, riportano ogni voce e ogni pettegolezzo e cercano di svalutare ogni elemento positivo. Sono certo che V. E. sa che proprio questi elementi esistenti nei due paesi hanno spesso relazioni gli uni con gli altri e si gettano la palla reciprocamente. È un patto spiacevole che proprio questi elementi in quasi tutti i paesi abbiano relazioni particolarmente attive con le rappresentanze diplomatiche e consolari. Sperando di trovare qui delle persone che la pensano come loro, diventano spesso, forse perfino contro la loro volontà, strumento degli anglo-americani che -comè Voi sapete -hanno fatto proprio delle rappresentanze dei paesi neutri un campo redditizio della loro attività propagandistica. Nel caso che, ciò che naturalmente non so, anche i signori Consoli italiani si siano forse fatti influenzare nei loro rapporti all'Ambasciata da informazioni tratte in tali circoli e in tale atmosfera, ne deriverebbe veramente un quadro completamente falso dell'atteggiamento della Germania verso l'Italia.

Il popolo tedesco pensa del tutto diversamente. Esso non ha tempo per tali chiacchiere; combatte, lavora e disprezza questo mondo di fannulloni e intriganti. È indubbiamente superfluo che io assicuri particolarmente V.E. che ho per l'Italia fascista le simpatie più vive che, ne sono persuaso, sono reciproche. Se al popolo tedesco una qualche volta forse qualche cosa è dispiaciuta, se questa o quella misura italiana non è stata subito coronata da quel successo che era stato forse sperato, ciò mi sembra proprio una prova di quanto caldamente il popolo tedesco partecipi a tutto ciò che concerne l'Italia. Come in passato cosi in avvenire il popolo tedesco si rallegrerà in modo particolarmente sincero e cordiale, di ogni successo italiano; sono sicuro che Voi, signor Ambasciatore, lo avete potuto constatare ripetutamente. Mi basta del resto accennare al fatto che ciò è sempre avvenuto pubblicamente in tutti i campi della stampa. Il popolo tedesco sa perfettamente che è unito al popolo italiano per la vita e la morte in una lotta per l'esistenza ed è anch'esso pronto a marciare con l'amico italiano fino alla fine come, secondo la storica parola del Duce, il popolo italiano è pronto a farlo con il popolo tedesco. E questa infine -V.E. conosce la mia persuasione -sarà la comune più grande vittoria della storia dei nostri popoli l

Questa è la mia opinione sulla Stimmung del popolo tedesco verso l'Italia. Sono perciò anche persuaso che la fiducia nell'Asse e nella sua volontà di vittoria dei veri patrioti tedeschi e italiani non potrà essere influenzata alla lunga dagli intrighi di qualche elemento oscuro e credo che noi, i collaboratori dei nostri due grandi Condottieri, abbiano in prima linea il compito di indicare in ciò la via».

Nel prendere atto, per mio conto, con vivo compiacimento di così esplicite e lusinghiere dichiarazioni del Ministro von Ribbentrop, le quali sono una ripetizione di quanto ebbi a dirVi il Fiihrer recentemente (l) mi domando quali possano essere le ragioni che Io possano avere Indotto a tale esplicita dichiarazione; e mi domando anche se tutto ciò non sia in relazione alla necessità, qui in questo momento particolarmente sentita, di avere la stretta solidarietà dell'Italia fascista: necessità da Voi subito registrata nella Vostra recente visita e di cui si hanno manifest;i. importanti segni.

La formula che, in attuazione delle Vostre direttive, ho fin dal principio messo alla base della mia attività e che ho sempre qui fermamente illustrato e sostenuto: «L'Italia ha bisogno della Germania quanto la Germania ha bisogno dell'Italia~. trova un'altra volta rispondenza nel fatale sviluppo degli avvenimenti (2).

(l) -T. 10254/53 R. del 28 ottobre, ore 6, non pubblicato: in relazione alle voci di una sostituzione di Weygand con Deutz riferiva l'opinione diffusa in Francia che Pétain non si sarebbe lasciato indurre a «procedere ad un mutamento che non sarebbe ammesso dall'opinione pubblica e minaccerebbe anche l'unità dell'Impero>>. (2) -Non pubblicato. (l) -Vedi D. 738. (2) -Vedi D. 658. (3) -Vedi D. 712.
734

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONJ AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 10640/1018-1019-1020. Tirana, 10 novembre 1941, ore 5 (per. ore 1~ 15).

(1018) Telegramma per corriere n. 42816 (3). Ritengo giunto il momento di pregare V. E. voler autorizzare a comunicare al più presto Eccellenza Verlaci la sua nomina a Ministro di Stato. Dati i ser

(l} Vedi D. 686.

vizi da lui resi essa è a mio avviso la condizione preliminare per provvedere alla costituzione qui di un nuovo Governo. Tale provvedimento si impone per provvedere senza ulteriori indugi ad una esecuzione più decisa ed organica delle direttive impartitemi dal Duce e da

V. E. apertamente comunicate anche a Roma ai membri della delegazione albanese per le frontiere. Il rinnovo nel momento presente del Governo è inoltre divenuto urgente:

l) per la scarsa attitudine dimostrata dalla maggior parte dei membri dell'attuale Governo a contrastare efficacemente l'azione subdola di propaganda ostile che giunge da oltre frontiera, sopratutto per la via di Mitrovitza;

2) per attuare con maggiore energia e rapidità i provvedimenti richiesti dall'annessione dei nuovi territori. (1019) Affiderei Presidenza al Senatore Mustafà Kruja le cui qualità e il cui orientamento politico sono ben noti a V. E.

Egli è disposto ad accettare incarico.

Kruja assumerebbe, con la Presidenza, Ministero dell'Interno, avendovi collaboratore Consigliere Superiore Mark Gjonmarky, figlio del Senatore Marca Gjoni, quale Sottosegreta·rio di Stato. Gli altri suoi collaboratori, titolari dei Dicasteri, sarebbero: al Partito Kazazi, oggi Prefetto et Federale di Durazzo; alla Giustizia Emintoro, magistrato, attualmente Vice Presidente Consiglio Superiore Corporativo; alle Finanze Shuk Gurakuqi, notabile di Scutari ex deputato che gode di molto credito nello Scutarino e nell'intero Paese; all'Economia Fuad bey Dibra, personalità molto in vista delle terre redente; ai Lavori Pubblici Ilias Agushi, notabile influente del Kossovo attualmente Prefetto a Pristina.

Senatore Kruja e altri albanesi influenti mi hanno espresso desiderio che venga creato Ministero Cultura Popolare, dato lo sviluppo raggiunto dai servizi Stampa Propaganda e Turismo e data particolare sensibilità albanese a questo settore. Riterrei opportuno accogliere suggerimento, creando tale nuovo Dicastero e nominando titolare Demetrio Beratti Ministro Plenipotenziario, che avrebbe anche interim Istruzione.

(1020) Verrebbe inoltre nominato Ministro per Terre Redente con funzioni ispettive e di coordinamento nella persona di Tahir Shtylla, Ministro Plenipotenziario. Tutti membri del nuovo Governo che mi permetto proporre, in maggioranza giovani, hanno elevata cultura e sono noti per loro sentimenti nazionali.

... (l) ritengo d'altra parte convinti della necessità di procedere senza esitazioni sulla via tracciata dall'unione con Italia dei vantaggi che ne derivano aìl'Albania.

Con questi uomini, che hanno tutti largo seguito nel paese e alcuni dei quali rappresentano forze nuove e correnti dell'opinione pubblica che non aveva finora partecipato alle responsabilità governative si potrà comporre un Governo più forte ed autorevole, perché più aderente all'anima popolare e più diretto interprete delle sue aspirazioni.

Perciò dobbiamo attenderci di trovare in esso più acuta sensibilità alla dignità e all'interesse albanese. Ma lealtà e provata fedeltà del Senatore Kruja e degli uomini che dovranno collaborare con lui, loro profonda devozione al Sovrano, al Duce e a V. E. e loro ferma convinzione che tutela interessi albanesi deve avere suo limite nei superiori interessi comuni, sono sufficienti garanzie che nuovo Governo, se non sarà sempre, nelle questioni non essenziali per la solidità e lo sviluppo dell'unione, altrettanto facile a condurre quanto il precedente, svolgerà, sotto la mia guida, e secondo le direttive di V. E., opera volenterosa e proficua per il Paese. Lo ritengo inoltre più atto a rendere più largamente popolare l'idea dell'unione e a svolgere in profondità opera di educazione fascista delle masse.

Prego V. E. di voler far conoscere al più presto possibile se approva soluzione prospettata anche per quanto riguarda nomina Verlaci a Ministro Stato, affinché io possa procedere rapidamente. Qualche indiscrezione sui miei colloqui non è da escludere se la decisione dovesse tardare. Gabinetto Verlaci ne verrebbe menomato e potrebbe trovarsi in di:fficoltà per svolgimento suoi compitJ..

(2) -Il presente documento reca il visto di Mussolinl. (3) -Con T. per corriere 42816 P. R. del 31 ottobre. Ciano aveva comunicato a Jacomoni quanto segue: «Duce Ila approvato, In linea di massima, vostro programma circa nomina di albanesi a posti alte cariche pubbliche In Italia. Per nomina Verlacl a Ministro di Stato codesta Luogotenenza potrà fare pertanto relativa proposta non appena circostanza politica Intera albanese lo consiglino. Le proposte per l'Accademia d'Italia e Il Senato dovrebbero essere presentategradualmente».

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: «Indecifrabile».

735

IL MINISTRO A HSIN KING, NEYRONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10648/137 R. Hsin King, 10 novembre 1941, ore 6,30 (per. ore 19).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 365/C del 7 corrente (1).

Causa temporanea assenza Capo del Governo mancese e Ambasciatore del Giappone stamane mi sono recato assieme a questo Ministro di Germania ed a Consigliere Ambasciata del Giappone da questo Ministro Esteri al quale .abbiamo rivolto in forma non ufficiale l'invito collettivo nel senso indicato da

V. E. Ministro Esteri ha assicurato 12 corrente, al ritorno del Primo Ministro, gli darà comunicazione nostro invito collettivo in modo che a sua volta lo sottoponga per l'accettazione al Consiglio di Stato. Si prevede che tanto io, che i Rappresentanti Germania e Giappone 13 corrente potremo recarci in forma ufficiale dal Primo Ministro per presentazione collettiva 1nvito nostri tre Governi e che egli sarà in grado di comunicare subito ufficialmente accettazione Manciukuò.

Mentre mi riservo telegrafare dopo cerimonia ufficiale faccio presente ad ogni buon fine che a Rappresentanti Germania e Giappone non risulta che l'ulteriore comunicazione relativa a forma atto prolungamento e data nuovo patto debba essere fatta successivamente a questo Governo dal solo Ministro di Germania (2).

(l) -Vedi D. 725. (2) -Con successivo T. 10757/141 R. del 31 novembre, Neyrone comunicò di aver rivolto, !n forma ufficiale, insieme ai rappresentanti della Germania e del Giappone, l'invito collettivo, nel senso indicato da T. 365 C., al capo del governo mancese e che quest'ultimo aveva risposto di accettare «volentieri l'invito rivo!togli aderire atto prolungamento patto Ant!comintern ».
736

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10646/845 R. Madrid, 10 novembre 1941, ore 16,10 (per. ore 19).

Unitamente Incaricato d'Affari Germania e Ministro del Giappone fatto stamane comunicazione verbale di cui al telegramma circolare 365 (1).

Ministro Serrano Sufier ha risposto a titolo riservato e linea di principio che la Spagna aderirà Patto Anticomintern ma che risposta uff1ciale verrà fatta pervenire ufficialmente singole Rappresentanze domani, dopo che egli avrà conferito con Capo dello Stato (2).

737

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. N. (3). Berltno, 10 novembre 1941.

Circa quattro mesi addietro, sulla base di precise e numerosissime informazioni avute precedentemente da varie fonti autorevoli e serie (ricordo che Bruno di ritorno da un suo viaggio di servizio in Germania venne espressamente in Ambasciata per riferirmi le sue impressioni riportate attraverso contatti e conversazioni da lui avuti con gente nostra di lavoro) ritenni mio preciso dovere attirare l'attenzione del Ministro von Ribbentrop sulla situazione degli operai italiani.

In occasione di una delle visite periodiche al suo Quartier Generale (4) e durante una delle amichevoli conversazioni che sempre si svolgono atmosfera cameratesca, con garbo accennai alla situazione generale, prescindendo -dicevo -dai singoli episodi, ma preoccupandomi delle reazioni negative che a lungo andare tutto ciò avrebbe suscitato in Italia, sopratutto per il fatto che mi constava -moltissimi operai (quelli stessi che hanno sempre la possibilità di scrivere direttamente al Duce) scrivevano naturalmente alle loro famiglie, ai loro parenti e conoscenti.

Von Ribbentrop promise che se ne sarebbe subito interessato e mi chiese di preparare una elencazione specifica degli inconvenienti lamentati. Messomi, per suo incarico, in rapporto con il Sottosegretario Ltither, investito del compito di fare il collegamento fra questa Ambasciata, il dott. Ley e il Ministro Seldte, è cominciata una lunga investigazione per stabilire quanto ci fosse di vero negli episodi e nelle lamentele denunciate.

Questa procedura, se pur fatalmente lenta, dava buoni risultati. Infatti 11 Sottosegretario Llither, in una sua lettera del 30 settembre, mi scriveva:

A seguito della mia lettera del 25 agosto 1941 Vi posso comunicare oggi che le competenti autorità interne hanno nel frattempo minuziosamente visitato i campi indicati nella Vostra lettera del 16 agosto in vista delle singole osservazioni fatte.

«Dall'inchiesta sono risultate alcune mancanze dovute alla guerra. Gli organi competenti hanno però al più presto rimosse le mancanze risultate, oppure si adoperarono per fare anche in avvenire tutto il possibile per alloggiare gli operai italiani in modo soddisfacente ».

Mentre si svolgevano le ricerche per individuare le zone ed i punti più nevralgici a cui si stava ponendo rimedio, sono avvenuti alcuni gravi episodi di maltrattamento in seguito ai quali -mentre questa Ambasciata provvedeva subito a rigorosa inchiesta -è stato chiamato a Palazzo Chigi l'Ambasciatore von Mackensen (l).

Von Ribbentrop, un poco contrariato da questa procedura straordinaria (che ha avuto, per verità, i suoi salutari effetti) e trovandosi costretto ad informare di ciò il Flihrer, ha cominciato a dire che si era forse un po' drammatizzata la situazione mentre -a suo parere -sarebbe stato meglio dare ai singoli episodi una valutazione corrente (2). E poiché egli sostiene con molta insistenza le sue idee ed il suo punto di vista, da allora ha fatto iniziare una serie di investigazioni meticolose e severe in cui -come è naturale, data la difficoltà di un utile specifico contraddittorio o replica dalla parte italiana in causa -il risultato delle situazioni è quasi sempre favorevole ai tedeschi.

Rispondendo recentemente ad una delle mie precedenti segnalazioni (3) che io consideravo ormai largamente superata a seguito di interventi efficaci e radicali per i quali molto si è adoperato anche l'Eccellenza Lombrassa, il Ministro von Ribbentrop mi scrive (4):

« Ho voluto occuparmi ancora una volta esaurientemente di tale problema pt>r stabilire a quali cause risalga la situazione, da Voi osservata e considerata spiacevole, dei lavoratori italiani in Germania. Quale risultato di questo esame mi permetto di trasmettervi qui unito un riassunto di rapporti pervenuti agli Uffici centrali di Berlino dalle varie autorità germaniche locali a proposito di casi svoltisi con operai italiani in vari luoghi di lavoro in Germania. In base a questi rapporti ed anche ad altre indagini da me esperite, non posso fare a meno di constatare chiaramente che non è colpa tedesca se lo stato d'animo dei lavoratori italiani in Germania non è stato, come Vi fu riferito, buono. Da questi rapporti ed esempi mi sembra ineccepibile risultare che da una parte il rendimento dei lavoratori italiani è quà e là diminuito, mentre dall'altra quasi dovunque le loro pretese sono aumentate, e ciò spesso al di là dei limiti di quanto la Germania anche con la migliore buona volontà è in grado di dare. Così ad esempio in molti casi le pretese dei lavoratori italiani oltrepassavano il livello di vita dell'operaio tedesco, di modo che molte volte le autorità tedesche non erano semplicemente in grado di soddisfare tali pretese. Sulla scorta di questi esempi potrete Voi stesso, Eccellenza, persuadervi di quale sia la reale situazione. Vorrei poi aggiungere che la accuratezza con la quale sono stati in tutti questi casi svolti i rilievi non potrebbe essere meglio illustrato che dal fatto che, ad esempio, nel caso di Flozerweg presso Linz citatto al n. 6, sono intervenuti e si sono fatti riferire sulla situazione di fatto qui esposta non soltanto il dott. Ley ed io, ma lo stesso Ftihrer, di cui Linz, com'è noto, è la città, natale. Riassumendo, vorrei

dire che, tenuto conto del materiale a disposizione, sarebbe stato piuttosto il Ministero degli Esteri del Reich ad aver motivo di rivolgersi a V. E. per l'eliminazione di certi inconvenienti presso i lavoratori italiani. Se le autorità tedesche non lo han~to fatto, ma hanno sempre cercato di regolare ed appianare le cose sul posto, ciò è avvenuto nella considerazione che da un lato casi del genere potevano ben verificarsi quando si impiegavano centinaia di migliaia di lavoratori italiani arruolati in gran fretta, e che dall'altro non erano mai di importanza tale da interessarne in genere i Governi dei due paesi amici. Per l'avvenire credo e spero dunque che, in seguito alla costituzione di un ufficio per appianare tali questioni, concordata tra il Ministero degli Affari Esteri del Reich e l'Ambasciata, potranno senz'altro venire appianati simili dissapori senza che si debbano per ciò disturbare le Autorità Supreme ».

A sostegno delle sue convinzioni, il Ministro von Ribbentrop mi ha inviato l'unito ,rapporto (l) che ha un valore retrospettivo, che considero oramai superato e che pertanto non vi avrei trasmesso se von Ribbentrop non me ne avesse fatto specifica raccomandazione (2).

(l) -Vedi D. 725. (2) -Con successivo T. 10716/847 R. del 12 novembre. ore 12.15, Lequio comunicò quanto segue: «Questo ministro degli Affari Esteri mi comunica ufficialmente che Governo spagnolo aderisce proroga Patto Antlcom\nt.ern come .risulta dall'accordo e protocollo addizionale in data 25 novembre 1936 e dal protocollo del 6 novembre 1977 ». (3) -Vedi D. 738. (4) -Vedi D. 268. (l) -Vedi CIANo, Diario, cit., alla data del 25 settembre 11141. (2) -Vedi D. 658. (3) -Vedi D. 665. (4) -Vedi D. 712.
738

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 10 novembre 1941.

Lascio al tuo amichevole apprezzamento e giudizio di valerti o meno degli acclusi rapporti (3) contenenti le dichiarazioni di von Ribbentrop (specialmente quello di carattere politico); nel caso che me li ritorni è, naturalmente, come non fossero stati scritti.

Per conto mio non ne avrei fatto niente (e mi :sarei limitato al mio rapporto telegrafico) ( 4) se non avessi il dubbio et~e qualche notizia al riguardo possa essere giunta dall'Ambasciata di Germania.

Ribbentrop invitandomi a darne notizie a te (5) ha evidentemente tenuto che tu conoscessi e prendessi atto del suo così esplicito stato d'animo verso l'Italia. Mi domando se in questo suo desiderio non ci sia il nascosto pensiero di sollecitare anche da te uguali dichiarazioni verso la Germania.

Ad ogni modo ti sarò grato se tu, che vedi sempre le cose giuste, sempli[ficate e rimpiccoli]te, vorrai farmi sapere il tuo pensiero (6). È arrivato il comm. Marziale: sono veramente contento di avere un mezzo conveniente. E sulle «evasioni» hai avuto impressioni o notizie? Il fatto che qui si sia saputo che do ho fatto le mie indipendenti segnalazioni, penso abbia avuto buon effetto.

Ti sarei grato se dicessi a Filippo di far sapere ad Otto che io ho, come è vero, sempre segnalato l'interessamento di Ribbentrop sulla questione dei lavoratori.

A presto, allora (7).

(l) -Vedi D. 712, allegato. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (3) -Vedi DD. 733 e 737. (4) -Vedi D. 729. (5) -Vedi D. 712. (6) -Per la risposta di Ciano vedi D. 763. (7) -A questa lettera Alfieri aggiunse un biglietto che diceva: <<Prima di chiudere l rapportiho voluto leggerli un'altra volta. Salvo tuo avviso contrarlo lo non ne farei niente, ad ogni modo, ti sarò molto grato se mi terrai informato».
739

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 10674/2043 R. Berlino, 11 novembre 1941, ore 20.

Informo ad ogni l;>uon fine che Governo giapponese ha espresso il desiderio e l'avviso che convenga far aderire al Protocollo Anticomintern anche il Governo di Nanchino. Passi in questo senso sono già in corso, giusta procedura adottata che Berlino accentra trattative e sondaggi in proposito.

740

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 10675/2045 R. Berlino, 11 novembre 1941, ore 20,10.

Mellini Pance comunica quanto segue:

<<Ministro Grobba mi informa che Auswartiges Amt concorda con testo dichiarazione circa paesi arabi (l) pervenutogli anche attraverso codesta Ambasciata di Germania, Auswartiges Amt è favorevole però ad accettare quattro variazioni suggerite dal Gran Mufti e sono stato pregato di darne comunicazione a codesto Ministero per l'eventuale nulla asta. Le modificazioni proposte sono le seguenti:

1° -al primo periodo invece «movimento per l'indipenza dei popoli arabi) sostituire «movimento per l'indipenza dei paesi arabi».

2" -alla fine del paragrafo primo aggiungere: «e per la loro indipenza ».

3° -al paragrafo secondo dopo le parole <<controllati dagli inglesi>> aggiungere: «ed il loro diritto all'unità».

4° -alla fine dell'ultimo capoverso aggiungere la parole «indipendenti>>, Ove tali modiftcazioni venissero accettate dal R. Governo la dichiarazione sarebbe pronta per la pubblicazione che avrebbe luogo dopo presi accordi affinché essa avvenga contemporaneamente a Roma ed a Berlino».

Anche questo Ministero Esteri mi ha da parte sua messo al corrente in via generica di quanto precede, aggiungendo che per la procedura è opportuno risposta pervenga tramite questa Ambasciata. Da parte mia aggiungo che sarebbe conveniente per ragioni di carattere vario che risposta giungesse con massima rapidità possibile (2).

(l) -Vedi D. 713, nota l. (2) -Per la risposta di Ciano D. 755.
741

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO

T. 44290/582 P. R. Roma, 11 novembre 1941, ore 23,20.

In conformità intese stabilite con Ministro Lorkovié a Zagabria .riterremmo opportuna una riunione ad Abbazia sabato mattina 15 corrente tra rappresentanti Governo croato, rappresentanti 2a Armata, Voi e rappresentanti questo Ministero per chiarire situazione nei territori occupati.

Nella stessa occasione potrebbero concordarsi modalità per dare attuazione agli accordi economici di Zagabria, specialmente per quanto riguarda approvvigionamenti Dalmazia e 2a Armata.

Gradiremmo perciò che oltre Ministro Lorkovié si trovasse ad Abbazia anche Kosak.

Infine con Eccellenza Bulle è stato concordato di trovarsi ad Abbazia per la stessa data per accordarsi su progetto di Ente !taio-croato per Lavori pubblici. Tale progetto Vi verrà consegnato da Notar! che parte oggi Vi è già stato interessato Bulic che in massima è sembrato d'accordo. Converrà che Voi ne appoggiate azione presso codesto Governo per definitiva accettazione (1).

742

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S.N.D. PER CORRIERE 10786/0695 9. Sofia, 11 novembre 1941 (per. il 14).

Alcuni mesi or sono ebbi a segnalare (2) come gruppi industriali tedeschi avessero preso in esame la situazione della Bulgaria per considerare i mezzi migliori per «inquadrarla » nella organizzazione industriale del Reich.

Ora apprendo che, evidentemente per porre sul campo pratico quei programmi, un gruppo di industriali bulgari è stato inviato nel Reich, per la metà di novembre per una partita di caccia, nel corso della quale essi avranno occasione di incontrarsi con gli industr>iali tedeschi interessati alla industrializzazione della Bulgaria. Del gruppo fanno parte il Presidente dell'Associazione degli industriali bulgari, Ivan

T. Balanoff, ed il Presidente della Kreditbank di Sofia, Riascoff.

A quanto mi è dato comprendere i programmi ed i progetti tedeschi riguarderebbero particolarmente l'industria pesante e quella chimica mentre per quella tessile, secondo quanto qui si sente sussurrare, vi sarebbe alle viste un qualche accordo italo-tedesco perché in questo campo l'Italia abbia partecipare.

Aggiungo, in via riservata, che ho inteso parlare in questi giorni di progetti della nostra Montecatini, che sarebbe desiderosa di impiantarsi in Bulgaria per iniziare il suo lavoro nel campo dei concimi e forse, in seguito, argomento delicato data l'inevitabile concorrenza germanica, dell'acido solforico.

(1) -Per la risposta vedi D. 746. (2) -Verli serle IX, vol. VI, D. 576.
743

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 10801/093 R. Zagabria, 11 novembre 1941 (per. il 14).

Poglavnik, che già precedentemente mi aveva manifestato suo desiderio avere

V. E. suo ospite in Croazia non appena la situazione interna glielo avesse permesso, mi ha ora precisato che sarebbe sua intenzione di rivolgerVi formale invito a partire dal 15 dicembre prossimo. Egli lascerebbe a V. E. di fissare la data.

Ha agg,iunto che un incontro in Italia non potrebbe avere luogo così presto per diversi motivi, fra cui le sue condizioni di salute.

«I medici -mi ha detto -mi hanno prescritto un periodo di riposo, e dovrò, almeno in parte, obbedire alle loro prescrizioni. Limiterò il mio orario di lavoro e passerò i pomeriggi lontano dal mio umcio e da Zagabria, in una vicina località di campagna».

Sulle condizioni di salute del Poglavnik sono corse qui voci di apprensione smentite poi dall'essersi mostrato frequentemente in pubblico negli ultimi tempi in occasione di ricorrenze nazionali e dall'avere ricevuto rappresentanze di associazioni. Sta di fatto però che egli mostra una evidente stanchezza. Si è parlato di diabete, ma egli ha escluso di essere affetto da tale malattia.

Prego volermi far conoscere, per mia norma di condotta, se all'invito rivolto dal Poglavnik a V. E. può essere data una risposta di massima favorevole, salvo a concordare i particolari della visita e a stabilirne la data secondo gli impegni e le decisioni di V. E. (1).

744

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10731/620 R. Budapest, 12 novembre 1941, ore 14,45 (per. ore 21).

A telespresso di V. E. 365/C (2).

Con questo Ministro Germania e Giappone ho compiuto stamane passo comune presso il Presidente del Consiglio, secondo istruzioni telegramma suddetto di V. E.

Presidente del Consiglio, osservando che in previsione accadenza patto Anticomintern, già aveva inv1ato egli stesso istruzioni rappresentanti ungheresi Roma, Berlino Tokio per conoscere intendimento rispettivi governi, ha espresso immediatamente pronta adesione questo Governo, e dichiarato rimanere in attesa comunicazioni circa firma e data.

Ministro di Germania e Ministro del Giappone informano analogamente proprio Governo.

(l) -Vedi n. 788. (2) -Vedi D. 725.
745

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 10800/094 R. Zagabria, 12 novembre 1941 (per. il 13).

In queste ultime settimane si è venuta determinando, in conseguenza dei mutamenti veriftcatisi nella direzione di alcuni Ministeri, una situazione di fatto che in questi ambienti si vuoi considerare temporanea, ma la cui durata non è possibile prevedere, secondo la quale, all'accentramento da parte del Poglavnik, si è sostituito, via via, un accrescimento di poteri da parte di alcuni Ministri.

Il Maresciallo Kvaternik, Ministro delle Forze Armate, nella sua qualità di Presidente di un Comitato interministeriale economico, controfirma i decreti dei Ministeri delle Finanze, dell'Economia rurale (agricoltura), delle Foreste e Miniere, delle Corporazioni, dell'Industria e Commercio. A questo controllo si aggiunge quello delle Forze Armate per ragioni logistiche e militari conseguenti alle operazioni contro i ribelli.

Il Dr. Puk, Ministro della Giustizia, ha assunto con la soppressione del Ministro per la Legislazione, tutta la materia legislativa e, assomma quindi, in assenza di un parlamento, le funzioni di Guardasigilli e di Legislatore, alle dipendenze dirette del Poglavnik. Al Puk, per l'assenza temporanea del Ministro Dumandzié, che trovasi da parecchie settimane con poteri straordinari in Bosnia, è stato anche affidato l'interim del Ministero dell'Economia rurale. Dello stesso Puk mi risulta che il Poglavnik si vale non soltanto per la legislazione scolastica ma anche per la riorganizzazione del Ministero dell'Educazione Nazionale e per il rinnovamento dei quadri degli insegnanti.

Senza dubbio non è estranea a questa situazione la circostanza delle malferme condizioni di salute del Poglavnik, di cui al mio telegramma per corriere

n. 093 (l) in data di ieri.

Va rilevato però che la diminuita capacità accentratrice del Poglavnik ha prodotto nel volgere di poche settimane uno strano orientamento di questi ambienti politici che vedono come indice di debolezza il passaggio del potere dalle mani del Capo a quelle di pochi suoi collaboratori, i quali vengono ad assumere un'importanza sempre maggiore nel paese e sono in grado di dirigerne effettivamente la politica.

Si aggiunga che molte delle decisioni che il Poglavnik esita a prendere vengono senz'altro adottate dai suoi luogotenenti ed alcuni ordini che egli impartisce non trovano seguito o sono arbitrariamente eseguiti.

Un altro aspetto della situazione è il formarsi di gruppi dentro le file del movimento ustascia, come, per esempio, da una parte il gruppo che ha per esponente il Capo della Polizia e del controllo ustascia, Eugenio Kvaternik, che agisce in maniera autoritaria in materia di azione squadrista e di azione poliziesca insieme, ed il gruppo che ha per esponente il Capo delle formazioni giovanili (Universitarie comprese) Dr. Orsanié, elemento intransigente a sua volta, considerato

disposto a tutto e, quindi, pericoloso anche in previsione di eventuali rivolgimenti interni. A questo gruppo, secondo risult_anze che mi riservo di controllare, viene attribuita l'organizzazione di un irredentismo dalmata, alimentato da continuo affluire a Zagabria di elementi provenienti dalla fascia costiera, compresi i territori annessi all'Italia.

Mi riservo di riferire su questo ultimo argomento (l).

(l) Vedi D. 743.

746

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. S. N. D. 10766/621 R. Zagabria, 13 novembre 1941, ore 19,50 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. (2).

Mi risulta che Governo croato ha in animo avanzare richiesta a codesto Ministero, tramite Legazione croata, intesa ad ottenere che poteri civili nella zona demilitarizzata vengano ceduti entro breve termine dal Comando II Armata, e che cessi di funzionare Commissario Generale amministrativo croato, cui nomina venne concessa dal Duce nell'agosto scorso, aderendo alla domanda del Poglavnik.

Permettomi di far presente che non converrebbe dare accoglimento a tale richiesta, almeno finchè perdurino atteggiamenti negativi e temporeggiatori di carattere politico ed economico da me prospettati in diverse circostanze, e cioè:

l) tendenze irredentiste che queste autorità dal maggio scorso, malgrado miei ripetuti interventi, non hanno ritenuto doversi troncare;

2) rinvio attuazione programma concreto di collaborazione militare, cui ci dà diritto articolo 3 Trattato Garanzia e Alleanza, e che sino ad ora è stato contenuto in limiti quasi insignificanti, con la riserva mentale di darne ad altre Potenze la esclusività;

3) promesse fattemi e sino ad ora non mantenute, di consultarsi con l'Italia prima di emanare provvedimenti di legge, soprattutto quando siano attinenti alla materia costituzionale o limitino la sovranità dello Stato o si riflettano nel campo internazionale;

4) rinvio nell'aderire alle nostre proposte di collaborazione nel campo agricolo, forestale e minerario, nonché nell'accogliere (per il momento o sine die) nostri consiglieri esperti presso Ministeri tecnici allo scopo accelerare l'organizzazione dell'economia croata e dei servizi d'interesse pubblico;

5) insensibilità di questo Governo alla nostra economia e persino [alle richieste] di forniture alimentari giustificate dalle esigenze belliche.

Mi risulta che in questi ambienti economici si va dicendo che lo stesso accordo concluso alla fine dello scorso ottobre per approvvigionamento territori dalmati e fiumani non potrà avere applicazione integrale.

Pertanto, a mio subordinato avviso, ogni concessione che possa modificare attuale regime zona demilitarizzata dovrebbe essere subordinata alla esecuzione dei patti conclusi, ad una maggiore osservanza degli obblighi assunti e ad una più stretta collaborazione.

(l) -Non risulta che Casertano sia tornato In seguito sulla questione, (2) -Vedi D. 741.
747

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. R. 10817/967 R. Sofia, 13 novembre 1941, ore 21 (per. ore 14 del 14).

Mio collega tedesco ha ricevuto dal suo Governo telegramma con istruzioni presentire Governo bulgaro per adesione Bulgaria Patto Anticomintern.

Tale adesione come quella altri Stati europei, dovrebbe avvenire per giorno 25 novembre data alla quale alla scadenza dei cinque anni, patto stesso verrà rinnovato da originari firmatari.

Telegramma aggiunge che dopo primi contatti, dovrebbe essere presentato invito ufficia-le collettivo dei 3 rappresentanti Italia Germania Giappone. Mio callega ha visto oggi questo Ministro Esteri il quale gli ha dichiarato di non vedere nessuna difficoltà per adesione Bulgaria.

In tali condizioni prego telegrafare istruzioni (1).

748

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10765/207 R. Helsinki, 13 novembre 1941, ore 21,45 (per. ore 0,25 del 14).

Miei colleghi di Germania e Giappone hanno ricevuto istruzioni dai loro Governi fare passi collettivi con me presso il Governo Finlandese per invitarlo aderire Patto Anticomintern in occasione prossimo anniversario sua stipulazione.

Ministro di Germania ha già presentato [invito] Ministro degli Affari Esteri Finlandia che ha dichiarato essere in principio favorevole adesione ma che riservasi .risposta definitiva dopo aver discusso questione con membri del Governo.

Prego V. E. telegrafarmi istruzioni (1).

53 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VII

(l) Vedl D. 753.

749

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 10815/1027 R. Tirana, 14 novembre 1941, ore 1,40 (per. ore 7 ).

Telespresso di V. E. n. 1069 (1).

Ho comunicato al Presidente Verlaci sua nomina Ministro di Stato.

Gli ho confermato nello stesso tempo la necessità far posto nel Governo ad uomini nuovi e gli ho annunziato la decisione presa di procedere ad un completo rinnovamento della compagine ministeriale.

Gli ho detto che intendersi annunziare nei prossimi giorni con un comunicato sua nomina a Ministro di Stato e far seguire spazio distanza di qualche giorno annunzio sue dimissioni, in relazione con tale nomina, e costituzione nuovo Governo.

Presidente si è mostrato molto sensibile all'Alto riconoscimento. Egli gradirebbe che cambiamento Governo non venisse annunziato, possibilmente, prima del 28 novembre.

Si preoccupa che, avvenendo prima tale data, sua sostituzione venga messa in relazione con intenzione attribuita agitatori, dopo incidenti Coritza, di provocare nuovi incidenti il 28 corr., e interpretata nel senso che suo Gabinetto è ritenuto incapace mantenere ordine pubblico in tale occasione.

Non avrei difficoltà accogliere desiderio Verlaci procedendo, salvo ordini contrari V. E. alla costituzione e insediamento nuovo Governo nei giorni immediatamente successivi al 28 novembre.

Per assicurare a Verlaci, anche fuori del Governo, una posizione preminente in Albania, che ci permetta nello stesso tempo di continuare a valerci dell'opera sua, riterrei opportuno che gli venisse conferita la presidenza dell'Ente Generale che dovrebbe iniziare prossimamente la sua attività. Prego v. E. di farmi conoscere se mi autorizzi ad annunziargli, per il momento in cui lascierà il Governo, H nuovo incarico, che mi risulta gli riuscirebbe gradito.

Circa preoccupazioni per il 28 novembre confermo che con i provvedimenti presi e specialmente con l'arresto del gruppo Petrela è stato eliminato un pericoloso centro di agitazioni e assicuro che vengono prese tutte le misure necessarie per mantenimento ordine pubblico (2).

750.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCR. 10812/2063 R. Berlino, 14 novembre 1941, ore 19.

Questo Ministro degli Affari Esteri ha fatto conoscere che sondaggi circa adesione altri paesi al protocollo Anticomintern (3) procedono favorevolmente

Spagna, Ungheria, Romania e Bulgaria hanno dato risposta preliminare favorevole. A Bucarest e a Sofia è stata già fissata data del previsto passo collettivo italiano-tedesco-giapponese. Si attende fra uno o due giorni risposta Finlandia e Croazia. Danimarca non (dico non) è stata presentita finora, desiderandosi invitarla soltanto nel caso, peraltro ritenuto ormai quasi certo, che Finlandia aderisca.

Circa questione lingua mi risulta che sono in corso trattative con Madrid perché si desista da insistere per adozione anche spagnuola.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Ciano rispose con T. s. n. d. 45521/1096 R. del 20 novembre, ore 23, quanto segue: «Concordo con Vostra proposta di conferire a Verlaci presidenza Ente Generale !taio-albanese e Vi autorizzo a fargli analoga comunicazione». (3) -Vedi D. 730.
751

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10836/1104 R. Bucarest, 14 novembre 1941, ore 21,40 (per. ore 6,30 del 15).

Faccio seguito a:l mio telegramma n. 1098 (1). Ho compiuto stamane assieme ai Ministri di Germania e Giappone passo presso questo Governo perché aderisca Patto Anticomintern.

Governo romeno ha dato sua adesione che sarà confermata mediante firma protocollo a Berlino 25 novembre prossimo.

752

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 14 novembre 1941.

Mi hai detto di sospendere tutto per Parigi. E va benissimo. Ma sappi, però, che io mi ero limitato a parlame -in via del tutto amichevole -a Sandro e che sarei passato al principio dell'attuazione solamente dopo il tuo via.

Fino adesso, la cerimonia qui a Berlino resta fissata per il 25: dico fino adesso, perché -a quanto ho sentito accennare riservatamente (qui tutto è, naturalmente, riservatissimo) -non si è del tutto sicuri che la data prescelta possa rimanere, in considerazione che vi sono altri ministri degli esteri. Come immagini, terrei moltissimo che tu abitassi in Ambasciata, cioè alla villa del Wansee. Per molte ragioni. Io ci proverò: ma mi rendo conto che troverò resistenze; e d'altronde io non voglio in modo alcuno urtare la loro suscettibilità tanto più che l'occasione della tua venuta è particolarmente ufficiale: e qui si tiene molto a sottolineare la tua presenza. A proposito di ciò ti confermo che

si seguita a sentire 11 beneficio della tua visita (1). In via amichevole, accludo per te le copie dello scambio di lettere fra me e Ribbentrop (2): e ciò a scopo storico.

Mi sono subito servito del numero telefonico: ma [era] assente per due-tre giorni. Metto in nota l'udienza per quando verrai...

(l) T. u. 10754/1098 del 13 novembre, ore 13, non pubbUcato, con il quale Bova Scoppa aveva comunicato che. salvo ordini contrari, si sarebbe associato al passo collettivo del ministri di Germania, Giappone e Italia ·per Invitare Il governo romeno ad aderire al Patto Antlcomlntern.

753

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AI MINISTRI A BRATISLAVA, RONCALLI, A BUCAREST, BOVA SCOPPA, A COPENAGHEN, SAPUPPO, A HELSINKI, CICCONARDI, A SOFIA, MAGISTRATI E A ZAGABRIA, CASERTANO

T. 44702/C P. R. Roma, 15 novembre 1941, ore 2,30.

Governo del Reich ci ha informato che esso avrebbe presentito codesto Governo far conoscere se esso era disposto aderire a protocollo di proroga del Patto Anticomintern che sarà concluso prossimamente tra Italia, Germania e Giappone con la partecipazione della Spagna, dell'Ungheria e del Manciukuò.

Ove codesto Governo sia disposto favorevolmente, Italia, Germania e Giappone si sono accordate per rivolgergli verbalmente invito collettivo a dare sua adesione.

(Per Bucarest, Sofia, Helsinki). Prendete subito contatto con codesti rappresentanti della Germania e del Giappone e associatevi a loro nel rivolgere tale invito, quando codesto rappresentante della Germania vi avrà fatto conoscere risposta favorevole codesto Goveruu.

(Per Zagabria, Bratislava e Copenaghen). Prendete subito contatto con codesto rappresentante della Germama e accordateVI con lui per rivolgere tale invito anche a nome Governo giapponese, quando codesto Rappresentante della Germania vi avrà fatto conoscere risposta favorevole codesto Governo (3).

754

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10880/345 R. Shanghai, 15 novembre 1941, ore 6 (per. ore 7 del 16).

Ministro degli Affari Esteri mi ha confidato non facile situazione politica del suo Governo a causa ripercussioni in Cina delle crisi che Giappone attraversa. Honda convalescente rientra in Giappone per rimanervi, rinunziando ad

un compito per il quale diceva non bastargli le forze, effettivamente perché scoraggiato delle tante difficoltà frapposte dal Comando giapponese all'avviamento del suoi coraggiosi progetti nel riguardi Wang Chlng-Wei; sarà sostituito a Nanchino da un diplomatico di secondo plano che fu già Ambasciatore in Cina.

Wang Ching-Wel attendeva tuttavia con pazienza e fiducia momento in cui esercito giapponese avrebbe dovuto riconoscere tutta la importanza di Nanchino per realizzare quella pace effettiva con la Cina che avvenimenti in corso del confUtto mondiale impongono come una urgente necessità. Riteneva che prima o poi Giappone si sarebbe deciso a offrire nuove e più generose condizioni per una pace generale, che avrebbe forse potuto trattare quel capo militare che al momento opportuno avesse preso 11 posto di Chang Kal Shek.

Contatti segreti tra Nanchino e Ciung King continuavano tuttora.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) -Vedi DD. 682 e 686. (2) -Vedi DD. 665 e 712. (3) -Per le risposte vedi DD. 751, 759, 769, 770, 772. Non si è rinvenuta la risposta di Sapuppo.
755

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFmRI

T. S. N. D. 44788/1825 P. R. Roma, 15 novembre 1941, ore 8.

Vostro telegramma n. 2045 (1).

È stato fatto presente a questa Ambasciata tedesca quanto segue per comunicazione a codesto Governo. Nulla da osservare per la prima modifica. Seconda modifica. Per quanto riguarda i Paesi Arabi dominati dagli in

glesi si è sempre distinto tra Paesi Arabi del Vicino Oriente e gli « altri'> Paesi Arabi; e conviene continuare a mantenere questa distinzione. La dichiarazione riguarda essenzialmente i primi, pei quali è estremamente larga. Per gli « altri '> conviene limitarsi ad un impegno di aiuto per la loro liberazione dalla dominazione inglese, ma non parlare di indipendenza.

Quanto alla terza modifica, è stato chiesto che il Governo tedesco ci faccia conoscere se ha tenuto conto della ripercussione che l'aggiunta proposta avrà sul Governo turco. Non abbiamo nessuna obiezione contro il «diritto all'unità '> dei Paesi Arabi del Vicino Oriente, ma ci sembra che sarebbe impolitico dichiararci pubblicamente oggi per tale unità.

Niente da osservare circa la quarta modifica. A proposito infine della modifica proposta nel preambolo e comunicata per telefono, si è chiesto di farci sapere se il Governo tedesco preferisca tale modifica o non sia invece più conveniente attenersi alla redazione originale.

Fin qui la comunicazione fatta a questa Ambasciata tedesca per codesto Governo.

Nei nostri riguardi particolari sta il fatto che la dichiarazione era stata preparata d'accordo col Mufti in ripetuti scambi di idee e interamente accettata (2).

(1) -Vedi D. 740. (2) -Per la risposta di Alfieri vedi D. 760.
756

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 55938/799 P. G. Berna, 15 novembre 1941, ore 14,59 (per. ore 20,30).

Telegramma di V. E. n. 436 (1).

Non ne so nulla tutto essendo rimasto nelle mani del Ministero Scambi e Valute e da oltre un mese non essendovi più nessuna trattativa diretta né con note né con intervento rappresentanti di quel Ministero. Mia ultima informazione da Masi trasmessa per conoscenza Ministero Affari Esteri con telespresso 2733 del 7 corrente (2).

757

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 376/686 R. Roma, 16 novembre 1941, ore 1.

Qui di seguito trasmetto testo italiano del Protocollo di proroga del Patto Anticomintern:

«Il R. Governo Italiano, il Governo del Reich Germanico e H Governo Imperiale Giapponese come pure il Governo Reale Ungherese, il Governo Imperiale del Manciukuò e il Governo spagnolo.

riconoscendo che gli accordi internazionali da essi conclusi per combattere l'attività dell'Internazionale Comunista hanno dato i migliori risultati,

come pure nella persuas;one che i concordati interessi dei loro Paesi richiedano anche per l'avvenire la loro stretta collaborazione contro il comune nemico;

hanno deciso di prorogare la durata di validità dei detti accordi ed hanno

all'uopo convenuto quanto segue:

Articolo l o --Il Patto contro l'Internazionale comunista, che risulta dal

l'Accordo e dal Protocollo Complementare del 25 novembre 1936, e del Proto

collo del 6 novembre 1937, ed al quale hanno aderito l'Ungheria col Protocollo

del 24 febbraio 1939, il Manciukuò col Protocollo del 24 febbraio 1939 e la Spagna

col Protocollo del 27 marzo 1939, viene prorogato per cinque anni a decorrere

dal 25 novembre 1941.

Articolo 2° -Gli Stati che, in seguito ad invito del Regio Governo Italiano, del Governo del Reich Germanico e del Governo Imperiale Giapponese quall firmatari originari del Patto contro l'Internazionale Comunista, si propongono di aderire a questo Patto, trasmetteranno per iscritto le loro dichiarazioni di adesione al Governo del Reich Germanico, il quale dal canto suo darà

notizia agli altri Stati aderenti al Patto della ricezione di tale dichiarazione. L'adesione entra in vigore il giorno della ricezione della dichiarazione di adesione da parte del Governo del Reich Germanico.

Articolo go -Il presente Protocollo è redatto in lingua italiana, tedesca e giapponese, ed ogni testo vale come originale. Il Protocollo entra in vigore il giorno della sua firma.

Le Altre Parti contraenti si concerteranno tempestivamente prima della scadenza del termine di cinque anni previsto nell'articolo primo sui modi ulteriori della loro collaborazione.

In fede di che i sottoscritti, debitamente autorizzati dai loro Governi, hanno firmato il presente Protocollo e vi hanno apposto i loro sigilli. Fatto in sei esemplari a Berlino il 25 novembre 1941 XX M. F. corrispondente al giorno 25 dell'undicesimo mese del sedicesimo anno dell'Era Syowa 1>. Prego darne d'urgenza comunicazione a codesto Governo.

758.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI

T. 44879/268 P. R. Roma, 16 novembre 1941, ore 24.

Il R. Ambasciatore a Tokio ha telegrafato in data del 13 corr. quanto segue:

«Poiché in occasione della conversazione da me avuta al Ministero degli Affari Esteri mi si è dimostrato interesse a conoscere, anche in relazione col prossimo arrivo dell'Ambasciatore di Germania, la data di presentazione delle Credenziali da parte del R. Ambasciatore a Shanghai, sarei grato, per mia norma di linguaggio mi fosse eventualmente inviata qualche informazione al riguardo.

Gli è stato risposto in data odierna quanto segue:

«Ambasciatore italiano a Shanghai presenterà Lettere Credenziali contemporaneamente al suo collega tedesco. La cerimonia è stata differita da parte nostra a richiesta e d'intesa con la Germania'> (T. 44881/690 P. R.).

In seguito alla differita partenza del noto piroscafo giapponese, si gradirà conoscere se gli Ambasciatori di Nanchino a Roma e a Berlino abbiano provveduto altrimenti per raggiungere loro rispettive destinazioni (1).

759.

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10911/976 R. Sofia, 17 novembre 1941, ore 13 (per. ore 0,30 del 18).

Telegramma di V. E. n. 44701 (2) e miei telegrammi 967 (3) e 971 (4) oggi ho provveduto secondo le istruzioni ricevute compiere passo verbale presso

(ll Per la risposta di Tal!an! vedi D. 780.

questo Ministro degli Affari Esteri per invitare Bulgaria aderire al Patto Anticomintem 1n occasione prossima sua proroga. Parallelamente hanno agito miei colleghi Germania e Giappone.

Ministro degli Affari Esteri a nome suo Governo ha dichiarato che Bulgaria la quale da molti anni segue politica anticomunista ed ebbe già a reprimere più volte tentativo comunista è lieta dare sua adesione al Patto. Egli ha inoltre espresso speranza che prossima adesione di vari paesi europei possa dar luogo ad una manifestazione solidarietà europea a carattere anti-comunista. Ministro Affari Esteri ignora come lo ignoriamo per ora noi, dove come e quando dovrà avvenire cerimonia adesione.

(l) -Con T. s. n. d. 46415/436 P. G. del 14 novembre, ore 23, Ciano aveva telegrafato a Tamaro quanto segue: «Pregati farmi conoscere stato trattative noto prestito :o. (2) -Non rinvenuto. (2) -Vedi D. 753. (3) -Vedi D. 747. (4) -Non rinvenuto.
760

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 10896/2089 R. Berlino, 17 novembre 1941, ore 18.

Melllni Ponce comunica quanto segue: «Ho preso conoscenza del telegramma di V. E. 1825 (1). Il Mufti concorda nel rinunziare all'aggiunta circa " l'indipendenza " al paragrafo I0 , ma insiste per quanto riguarda "l'unità ". Il signor Woermann e Grobba stanno preparando in proposito un progetto di risposta per codesto Ministero. Oltre a ritenere che il silenzio sulla questione dell'unità diminuirebbe molto la forza della dichiarazione, specialmente dopo i recenti impegni come pure articolo circa l'indipendenza frontiera della Siria, del Libano e della Palestina, H Mufti comincia a temere che, differendo da quanto gli è stato promesso nei colloqui di Roma, qui a Berlino si cerchi il modo di non dargli assicurazione circa l'unità. Ciò egli ha creduto di poter scoprire dagli accenni fattigli da Woermann circa la Turchia. Egli teme infatti che la Germania -secondo i vecchi piani di von Papen -speri di poter attirare la Turchia nella sua orbita con concessioni, tra l'altro, di territori siriani. Il Ministro Grobba, me presente, gli ha inoltre detto di affrettarsi ad accettare la dichiarazione perché se i tentativi di riavvicinamento franco-tedeschi dovessero maturare, sarebbe difficile alla Germania far rinunziare la Francia alle sue ingerenze in Siria. La questione così per il Mufti da formale è diventata sostanziale. Aggiungo ad ogni buon fine che Grobba mi ha detto confidenzialmente che il Comando Supremo tedesco attribuisce grande importanza alla collaborazione degli arabi e che, ove venisse a conoscenza degli attuali indugi dell'Auswartiges Amt a soddisfame le aspirazioni, interverrebbe certamente presso il Filhrer a loro favore».

(l) Vedi D. 755.

761

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

r. 10907/862 R. Madrid, 17 novembre 1941, ore 20,55 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 847 (1).

Secondo le istruzioni di cui al vostro telegramma 365/C (2) questo Incaricato d'Affari Germania ha consegnato a Serrano Sufter progetto protocollo proroga Patto Anticomintern. Serrano ha fatto qualche osservazione circa lingue testo lamentando queste non siano fatte anche in spagnolo. Incaricato d'Affari fattogli presente impossibilità tecniche che, per note leggi giapponesi in materia, rendono nel momento presente impossibile redazione testi anche in spagnolo e ungherese.

Serrano Sufter promesso esaminare progetto protocollo e dare risposta definitiva entro oggi.

762

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, CAVALLERO

R. 27201/PR. Torino, 17 novembre 1941 (3).

Con mio foglio n. 27183 in pari data (4) ho trasmesso al Comando Supremo la cronaca degli avvenimenti relativi alla missione svolta in Francia per partecipare alle esequie del Generale Huntziger.

Con il presente foglio riferisco quanto m!. è stato detto dal Maresciallo Pétain nel colloquio che egli ha desiderato di avere con me, senza che io ne Io avessi richiesto, e dall'Ammiraglio Darlan in una conversazione occasionale.

Con l'Ammiraglio Darlan l'occasione di parlare si presentò a seguito dell'invito a colazione nella sua villa privata.

A colazione finita, passati in un salotto, io mi avvicinai al Generale Vogl con cui non avevo ancora avuto occasione di intrattenermi. Mentre sl parlava tra noi delle prossime conversazioni a tre a Wiesbaden (5) ci si appressò l'Ammiraglio Darlan ad offrirei sigari e sigarette e d'un tratto, dopo averci fatto cenno di accostarci a lui per poter parlare sottovoce, disse: «Vi informo che il Governo francese ha deciso di venire incontro ai Vostri desideri. Metteremo il Generale Weygand in condizioni tali -diminuendo i suoi poteri civill e nominando il Generale Dentz Comandante militare per l'Africa del Nord da costringerlo a chiedere il rimpatrio. Se non vi si decidesse, interverrà il Maresciallo. Del resto, io ritengo che il Weygand abbia tutto l'interesse a tornare

in Francia, per curarvi la sua eventuale successione al Maresciallo quando questi verrà a morire.

«Voi però dovete -perché possiamo tenere tranquilla la popolazione araba senza aver più bisogno delle spedizioni degli S.U.A. -inviarci zucchero, false cotonate e carburanti per macchine agricole».

Il Generale Vogl ha assicurato di prendere a cuore la questione. Io mi astenni da ogni risposta, non avendo istruzioni in merito (penso però che alla fornitura dello zucchero e delle cotonate -rayon -potrà concorrere anche l'Italia).

Poi rivolgendosi a me: «Voi dovete però in cambio sostituire l'Eccellenza Farina».

Gli risposi (ben lieto che la questione fosse già risolta senza dover cedere ad imposizioni o contrattazioni): «Ammiraglio, la cosa è già fatta; ho firmato ieri l'altro la lettera per il suo definitivo rimpatrio».

L'Ammiraglio Darlan se ne dimostrò molto lieto, e riprendendo il colloquio a tre disse: «Ora tocca a voi: occupate le Isole britanniche, scacciate l'Inghilterra dal Mediterraneo, spezzatene l'Impero in due e la guerra è finita». E qui accennò ad una sua atavica avversione contro l'Inghilterra.

Poi tornando a rivolgersi a me, in particolare: «Ho molto riflettuto sul problema navale che Vi interessa e credo che voi abbiate sbagliato sistema. Il rifornimento della Libia attraverso il Mediterraneo non va considerato un semplice problema logistico, ma un grosso problema strategico e tattico. Se fossi in voi io bombarderei duramente, incessantemente per tre o quattro giorni le basi aeree di Malta e dell'Egitto e poi inv~erei grossi convogli protetti da tutta la flotta. Certo, potrete avere anche così qualche dolorosa perdita, ma il grosso del convoglio passerà (l'ultima volta l'Inghilterra ha infatti subito perdite, ma è riuscita così a far passare diciannove navi del suo convoglio). Col metodo attuale voi subite ugualmente continue perdite parziali, che indeboliscono la vostra flotta, mentre non riuscite a passare.

«È errato -a mio parere -anche il vostro sistema di far seguire alle navi da trasporto le rotte lungo la costa tunisina. In questo modo esse non hanno vie di ritirata e sono infallantemente colpite o costrette ad arenarsi. Le r·Jtte d'alto mare sono meno pericolose».

Gli feci osservare che per la discussione gli mancavano probabilmente molti dati che invece possedeva l'Ammiragliato italiano: possibilità aviatorie nemiche e nostre, forte organizzazione dello spionaggio avversario ...

L'Ammiraglio Darlan mi interruppe per dire: «Sapete che forse troveremo in Francia le file dello spionaggio ai vostri danni? Ne ho buone speranze».

E poi prendendomi da parte ed allontanandomi dal Vogl mi disse: «Generale dobbiamo intenderei tra di noi. Il Maresciallo crede nella nuova Europa; io pure ci credo, ma occorrerebbe accordarsi tra noi. Sono sicuro che se io potessi parlare col Duce l'accordo sarebbe facilmente raggiunto. Ma io -vinto non posso chiedere il colloquio. Che Mussolini mi faccia sapere il suo desiderio di parlare con me ed io sarò felice d'incontrarlo >>.

E l'Ammiraglio si allontanò verso altri ospiti.

Il Maresciallo Pétain mi ha ricevuto nel suo studio in una forma che potrei

dire confidenziale. Egli è fisicamente ben portante e di spirito quasi giovanile a malgrado della veneranda età. Mi ha dapprima intrattenuto sul ricordi personali che lo legano all'Italia, alle sue missioni a Roma per assistere al matrimonio dell'Altezza Reale il Principe di Piemonte e per partecipare ai funerali del Maresciallo Diaz, ha ricordato con simpatia taluni dei nostri Capi della guerra mondiale coi quali aveva avuto relazioni di servizio e di amicizia, e specialmente si è fermato sui colloqui che ha avuto col Duce, di cui ha conservato il migliore ricordo.

Nella sua conversazione, fatta con parola calma ed armoniosa, biasimati gli errori commessi dalla Francia verso l'Italia, ha tenuto a porre in rilievo specialmente come egli si senta amico del nostro Paese e come sia «fatale ~ che Italia e Francia s'intendano. Ed ha sottolineato come questo riavvicinamento fra i due Paesi costituisca il suo vivissimo desiderio attuale.

Altre conversazioni sempre sul tono che la Francia desidera essere vivamente amica dell'Italia, sono state fatte da tutte le altre personalità francesi ai componenti della Delegazione andata a Vichy. È evidente che da parte francese erano state impartite precise direttive al riguardo, perché, dalle cortesie usate ai discorsi fatti, è stato un succedersi continuo di manifestazioni a pro della pacificazione e di dichiarazioni di riconoscenza pel gesto compiuto dalle Potenze dell'Asse in occasione della morte del Generale Huntziger.

Mentre mi intrattenevo col Maresciallo Pétain, il barone Confalonieri era a colloquio col signor Rochat, Segretario Generale del Ministero Esteri.

Il Rochat confermò pienamente i provvedimenti relativi al Generale Weygand e, tra altre cose di minor conto, informò che la visita a Nizza dell'Ammiraglio Darlan era stata fatta di sua iniziativa, contro il parere del Rochat stesso e senza preavvisame, fuorché all'ultimo momento, il Maresciallo.

La nostra Delegazione, che si atteneva alla consegna di non sbilanciarsi in alcun modo ed in alcun settore, ha tenuto il contegno più riservato possibile ascoltando, per dovere di cortesia, ma rispondendo solo in modo assai evasivo.

Naturalmente le alte personalità francesi con le quali la Delegazione italiana venne a contatto dissero tutto questo perché lo si sapesse nelle nostre alte sfere politiche; ed è questo il dovere che compio col presente foglio.

(l) -T. 10716/847 R. del 12 novembre, ore 12,15, per ore 14,30, non pubblicato. (2) -Vetll D. 725. (3) -Questo rapporto fu presentato personalmente a MussoUnl dal gen. Vacca MaggloUnlla sera del 18 novembre 1941 a Palazzo Venezia. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi DD. 784 e 838.
763

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO. ALFIERI

T. s. N. D. 379/1837 R. Roma, 18 novembre 1941, ore 1,45.

Le dichiarazioni fatteVi dal Ministro von Ribbentrop (l) circa lo stato d'animo delle grandi masse del popolo tedesco verso l'Italia sono state qui molto apprezzate. Vi prego di farne parola al Ministro degli Esteri, assicurandolo che altrettanto amichevole e fervido è il sentimento che si nutre in Italia verso l'alleata Germania.

(l) Vedi DD. 712, 733 e 738.

764

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI

T. 381/271 R. Roma, 18 novembre 1941, ore 21.

Governo giapponese ha informato che Governo Nanchino è pronto dare sua adesione a Protocollo di proroga del Patto Anticomintern che sarà stipulato prossimamente.

Prego mettervi subito in contatto con codesto Incaricato di Affari del Giappone e codesto Rappresentante della Germania per rivolgere collettivamente al Governo di Wang-Wei invito delle tre Potenze di aderire formalmente a detto Patto (1).

765

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10979/762 R. 'l'okio, 19 novembre 1941, ore 6.30 ,per. ore 18,40).

Mio telegramma n. 725 (2).

Impressione riassuntiva discorsi Tojo e Togo è che essi abbiano voluto lasciare ancora porta aperta largamente per eventuale compromesso con America evitando pregiudicare risultati conversazioni Kurusu con una formulazione troppo netta esigenze minime Giappone, la cui riaffermazione è stata infatti mantenuta in termini assai elastici. Nello stesso tempo, allo scopo esercitare effetto su opinione pubblica americana e cercare modificare convinzione radicata nelle sfere dirigenti di Washington di una divisione di tendenza nel popolo giapponese nei riguardi politica estera governo, dichiarazioni ufficiali sono state seguite da manifestazioni di stampa, violente risoluzioni parlamentari votate all'unanimità, interpellanze ed altro destinato dare impressione opinione pubblica concorde sia impaziente condotta circospetta governo e presa vigorosamente per una poH.tica più energica ed intransigente. Nel corso sedute straordinarie Dieta ogni sforzo è inoltre messo in atto per fare apparire paese pronto ogni emergenza nel campo militare navale economico finanziario.

È dubbio d'altra parte che tale manovra possa ottenere effetti desiderati a giudicare da prime notizie qui pervenute su ripercussioni discorsi in America.

(l) -Per la risposta di Tallanl vedi D. 779. (2) -Vedi D. 716.
766

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. N. J>. 11015/653 R. Kabul, 19 novembre 1941, ore 16 (per. ore 18,40).

Con risoluzione Grande Assemblea siamo riusciti:

l) mettere Primo Ministro nell'impossibilità fare inglesi ulteriori importanti concessioni;

2) annullare qualsiasi impegno avesse precedentemente assunto;

3) rendere ben chiaro agli inglesi che ogni altra richiesta significa la guerra.

Se per inglesi questione colonie non era che 11 primo passo bisogna che agiscano subito: fra un mese qui comincia inverno: in questo caso non vi è dubbio che gli afghani combatteranno come possono ma combatteranno.

Continua mistero su intenzioni inglesi: non si vede però per il momento traccia di preparazione sia morale che materiale alla guerra: dobbiamo quindi supporre che essi preferiscono lasciare tempo calmare entusiasmo nazionalista e adoperarsi per sgretolare resistenze con pressioni economiche, promesse lusinghe e corruzione per ricominciare più tardi possibilmente per vie traverse.

Di fronte a questa eventualità, che non bisogna sottovalutare, conseguenza logica vostre istruzioni di cui telegramma 183 (l) sarebbe che dovremmo fare il possibile per mantenere alta temperatura patriottica.

Due elementi da parte nostra intanto già lavorano in senso contrario:

l) silenzio sistematico Radio Roma e Berlino su decisioni Assemblea e su Afghanistan che come prevedevo con mio telegramma 575 (2), ha effetto demoralizzante su patrioti;

2) nostra decisione non spendere un soldo in Afghanistan: mancata risposta al mio telegramma n. 577 (3) ha fatto sui nostri am1ci disastrosa impressione.

Afghani hanno qualità meravigliosa: ultima assemblea ne è nuova prova; circa capi è opportuno invece fare molte riserve. Non crediate che i capi opposizione agiscano solo per scopi patriottici. Re, Ministro guerra agiscono per odio personale contro Primo Ministro: gli altri sono ambiziosi che vedendosi sbarrata dal Primo Ministro possibilità salire con appoggio inglesi giuocano carte Asse; capi religiosi cercano pescare nel torbido e carpire danaro da tutte le parti. Ognuno di essi vuole essere il primo e compagni di oggi sono nemici di domani.

In queste circostanze spezzare coalizione di oggi lasciando popolo senza guida e senza ingerenza Primo Ministro per inglesi non è certo impossibile.

Potete essere sicuri che continuerò fare tutto il possibile ma non so fino a che punto vi rendiate conto condizioni estremamente difficili in cui si svolge lavoro questa Legazione tagliata fuori con personale insufficiente, senza mezzi di fronte Governo ostile circondato da spie di almeno tre servizi confidenziali. Se nessun aiuto mi verrà da V. E. non posso certo garantire successo.

(l) -Vedi D. 705. (2) -Non pubbllcato. (3) -Vedi D. 688.
767

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 19 novembre 1941.

La Commissione Tedesca d'Armistizio ha fatto conoscere la richiesta francese di iniziare immediate trattative per il rafforzamento militare dell'Africa Occidentale francese motivandone l'urgenza con la necessità di rafforzare in tempo utile Dakar, di fronte al notevole concentramento di forze nemiche a Bathurst. I francesi, nel far presente quanto sopra, hanno testualmente detto che Dakar costituisce «per l'avversario» un obiettivo essenziale, e hanno sottolineato la grave responsabilità che si assumerebbe l'Italia rifiutando i mezzi di difesa per la A.O.F. chiesti dalla Francia.

La Commissione Tedesca d'Armistizio ha comunicato di riconoscere la fondatezza delle richieste francesi e di proporsi chiedere in cambio alla Francia le contropartite previste per il primo stadio degli Accordi di Gardone (l) (cessione di naviglio non francese alla Germania e all'Italia -noleggio piccoli piroscafi francesi per il rifornimento truppe tedesche in Libia -vendita rimorchiatori per Tripoli e Bengasi -cessione alla Germania e all'Italia di merci del Nord Africa da trasportare in Libia con gli autocarri tedeschi -consegna all'Italia di due rimorchiatori).

È stato deciso che un primo incontro a tre itala-germano-francese avrà luogo a Wiesbaden nella prossima settimana (2).

768

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO

T. U. S. N. D. PER TELESCR. 11008/2117 R. Berlino, 20 novembre 1941, ore 17.

Mio telegramma n. 2096 (3). Ieri mattina a questo Ministero degli Affari Esteri mi è stato detto che non si era ancora presa decisione circa nota dichiarazione per i paesi arabi.

Nel pomeriggio il Gran Mufti ha avuto un lungo colloquio con Woermann. Dopo questo colloquio il Ministro Grobba ha detto a Mellini Ponce che si era giunti ad un accordo ed ha pregato di comunicare a codesto Ministero degli Affari Esteri i termini di esso:

l) Al preambolo dopo le parole « e con il Fuhrer » continuare «e ne è risultata la seguente dichiarazione: »;

2) al paragrafo l abolire la parola «che» all'inizio ed il resto come nel progetto preparato a Roma;

3) al paragrafo 2 abolire la parola «che » all'inizio e dopo le parole « o comunque controllati dagli inglesi» aggiungere: «Nel caso in cui questi paesi decidessero di riunirsi tra loro in unità le Potenze dell'Asse non vi si opporranno. Le Potenze dell'Asse sono di conseguenza disposte » ecc. come nel testo precedentemente concordato.

Il Signor Grobba ha chiaramente precisato, presente il Mufti, che dava la sua approvazione in forma definitiva al testo così completato e ne raccomandava l'accettazione da parte dell'Italia. Il Mufti pure ha dichiarato di accettare tale testo rinunziando a chiedere altre modifiche.

Ove l'Italia concordi la dichiarazione potrà essere senz'altro pubblicata previo accordo per la contemporaneità della diramazione e controllo dei testi in arabo ed in tedesco che seguiranno per corriere.

È stato preso atto facendo riserva qualora l'Italia preferisse al paragrafo 2 precisare «paesi del Medio» anziché del «Vicino Oriente». Al che non sarebbero opposte difficoltà né dalla Germania (sebbene i1l termine geografico di « Medio Oriente ~ non esista nella lingua tedesca) né dal Mufti.

È stato chiesto riscontro possibilmente con cortese urgenza (1).

(l) -Vedi D. 575. (2) -Vedi D. 5 e 6 d! c. (3) -T. s. n. d. per telescr. 10949/2096 R. del 18 novembre, ore 20, non pubblicato: rl!erlva circa le trattative !n corso tra Il Muftl t Il Governo tedesco.
769

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11011/213-214 R. Helsinki, 20 novembre 1941, ore 19,38 (per. ore 23,20).

Dopo assaggi compiuti dal Ministro di Germania e risposta favorevole a lui fornita, mi sono recato oggi dal Ministro degli Affari Esteri con Colleghi tedesco e giapponese.

Abbiamo rivolto invito al Governo finlandese aderire Patto Anticomintern in occasione prossima proroga.

Ministro degli Affari Esteri ha risposto che il popolo finlandese ha sempre sentito avversione per il bolscevismo e che dal bolscevismo si è sentito sempre gravemente minacciato. Ritiene pertanto logica conseguenza adesione Finlandia al Patto Anticomintern. Ha concluso dichiarando che avrebbe messo al corrente Governo dell'invito rivoltogli ed avrebbe raccomandato adesione.

Già anteriormente questione era stata discussa da Comitato Affari Esteri cinque Ministri che si sono dichiarati unanimamente favorevoli accettazione invito. Anche Capi Partiti sono stati già informati. Qualche dubbio espresso circa conseguenze adesione Patto nei riguardi America Inghilterra è stato facilmente dissipato.

Ministro di Germania ha avvertito Ministro degli Affari Esteri che secondo istruzioni ricevute da suo Governo invito ed adesione Finlandia sono da considerarsi per ora strettamente conf'idenziruli.

Collega tedesco mi ha detto infine che nessuna istruzione gli è f.ino ad ora pervenuta per comunicazione da fare a questo Governo circa modalità sottoscrizione protocollo.

Ministro degli Affari Esteri ha concluso che ormai adesione Finlandia può considerarsi piena e definitiva. Collega tedesco si è riservato ulteriori comunicazioni circa data e luogo sottoscrizione Protocollo proroga Patto Anticomintern.

(213) Telegramma di V. E. n. 44702 (2).

(l) -Non risulta dall'esame della corrispondenza telegrafica che Ciano abbia risposto. (2) -Vedi D. 753. .

(214) Successivamente, nel pomeriggio, Ministro degli Affari Esteri ci ha convocati per dichiararci che il Presidente della Repubblica ha deciso di conferire al Ministro degli Affari Esteri pieni poteri per adozione misure considerate come necessarie per partecipazione Finlandia al lavoro internazionale concernente attività Comintern.

770

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. 11014/100 R. Bratislava, 20 novembre 1941, ore 20 (per. ore 7,30 del 21).

Questo Ministro di Germania ha ricevuto istruzioni dal suo Governo di compiere insieme a me anche a nome del Governo giapponese passo urgente presso questo Ministro degli Affari Esteri per adesione Slovacchia al Patto Anticomintern.

Risultando dalle predette istruzioni che tale passo collettivo è stato concordato fra i Governi interessati, ho aderito, data l'urgenza, alla richiesta del Collega tedesco di recarmi con lui da questo Ministro degli Affari Esteri nel pomeriggio di domani 21 corrente.

Gradirò in ogni modo urgente conferma.

771

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. CIANO

T. 11042/1743 R. Washington, 20 novem'hre 1941, ore 20,03 (per. ore 7,30 del 21).

Conversazioni con Kurusu, iniziatesi con due lunghi colloqui con Presidente Roosevelt e Segretario di Stato Hull. sono state sospese per dare modo ad inviato giapponese di riferire a Tokio e conoscerne reazioni.

Massimo riserbo sia da parte americana che giapponese viene mantenuto su colloqui che Hull ha dichiarato non essere finora usciti da fase esplorativa.

Si afferma tuttavia che Presidente e Segretario di Stato abbiano impostato problema rapporti nipponici americani nel quadro generale delle relazioni internazionali degli Stati Uniti d'America, insistendo su primaria importanza che Stati Uniti d'America annettono a conflitto europeo, su propria benevola disposizione nei confronti del Giappone e su intenzione americana di venirgli economicamente in aiuto qualora esso sganci sua politica da quella dell'Asse RomaBerlino e desista da ulteriori espansioni. Secondo taluni, aperture americane sarebbero andate tanto oltre da far balenare a Kurusu miraggio di un Giappone associato a Stati Uniti d'America nella realizzazione del nuovo ordine asiatico.

Per quanto Washington abbia sempre dubitato del funzionamento automatico dell'articolo tre del Tripartito, appare evidente sforzo Presidente indurre Giappone, se non a ripudiare esplicitamente Patto, almeno a svuotarlo di contenuto, nel tentativo infliggere a Asse sconfitta diplomatica anche se a spese, entro certi limiti, della Cina.

Circa tale impostazione è da rilevare che corrispondenti americani da Tokio interpretano discorso pronunciato alla Dieta da Ministro degli Affari Esteri Togo come implicante minaccia Giappone definire propri impegni militari con Asse in caso fallimento conversazioni in corso. Ove tale interpretazione sia esatta, giapponesi si sarebbero evidentemente resi conto del valore dell'articolo tre del Tripartito quale arma per riuscire a strappare a Washington un modus vivendi con concessioni di carattere economico.

Stampa americana ha assunto con l'inizio colloqui un atteggiamento di moderazione e di attesa. Stanziamento 269 milioni di dollari per Filippine su fondi suppletivi per bilancio militare richiesto da Governo e operante stesso arrivo di Kurusu viene peraltro sottolineato e presentato come indice che Stati Uniti d'America non considererebbero più in caso di conflitto nipponico-americano arretramento delle proprie posizioni alle Hawaii ma intenderebbero fare delle Filippine fulcro propria azione aereo-navale contro Giappone.

Circa stato d'animo del Presidente di fronte possibilità di un conflitto con Giappone mi è stato riferito che Giudice Corte Suprema Frankfurter persona molto intima di Roosevelt, ritiene che in un primo tempo Presidente (convinto schiacciante superiorità forze navali ed aeree americane) sarebbe stato tentato ad un intervento armato in Pacifico, ma che successivamente, per la capacità di resistenza mostrata da esercito e da regime sovietico, sarebbe stato indotto

54 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VII

anche a considerare che vittoria sovietica da lui auspicata in Europa avrebbe potuto finire col mettere in grave pericolo quegli stessi interessi americani nel Pacifico che egli oggi difende contro i:l Giappone, perché in tal modo una Russia sovietica vincitrice si sarebbe venuta a trovare di fronte ad una Cina indebolita da anni di lotta e da un Giappone sconfitto da Stati Uniti d'America.

772

L'INCARICATO D'AFFARI A ZAGABRIA, GIUSTINIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11012/637 R. Zagabria, 20 novembre 1941, ore 23 (per. ore 7 del 21).

Alla presenza di questo Ministro degli Affari Esteri, ministro di Germania ed io abbiamo chiesto verbalmente al Poglavnik ades:one Croazia Patto Anticomintern secondo le istruzioni di cui al telegramma di V. E. n. 44702 del 15 corrente (1). Poglavnik si è dichiarato ben lieto dare tale adesione. Per desiderio tedesco, la cosa ha per ora carattere riservato.

773

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. 11046/992 R. Sofia, 21 novembre 1941, ore 12,30 (per. ore 16,30).

Ho chiesto a questo Presidente del Consiglio che è ieri venuto alla R. Legazione se egli ritenesse possibile una rottura delle relazioni diplomatiche, per iniziativa sovietica, tra l'U.R.S.S. e la Bulgaria al momento, ormai imminente, dell'annunzio della adesione di Sofia al Patto Anticomintern.

Mi ha risposto negativamente e ha aggiunto che con ogni probabilità il Governo sovietico incasserà l'antisovietismo senza eccessive reazioni e si limiterà alle solite violente proteste dei suoi giornali e della sua radio.

Non converrebbe infatti alla Russia dare, con una rottura diplomatica, al suo popolo, l'impressione che ogni speranza sulla Bulgaria sia definitivamente perduta. Non è infatti mistero come hanno dimostrato gli interrogatori dei paracadutisti sovietici qui atterrati, che in Russia la propaganda ha fatto fino ad oggi credere al popolo che la Bulgaria sarebbe pronta per una rivoluzione destinata ad aiutare la causa di Mosca.

(l) D. 753.

774

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11055/101 R. Bratislava, 21 novembre 1941, ore 20,20 (per. ore 7 del 22).

Mio telegramma n. 100 (1).

Collega tedesco ed io abbiamo oggi trasmesso di persona anche a nome Governo giapponese invito per adesione Slovacchia Patto Anticomintern. Tuka ci ha comunicato accettazione Governo slovacco ed ha accolto invito recarsi Berlino per atto formale previsto 24 corrente.

775

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 14126. Berlino, 21 novembre 1941.

A complemento delle varie segnalazioni che già ho avuto l'onore di trasmettere sullo sviluppo delle operazioni militari in Russia, invio le seguenti note che non pretendono in modo alcuno di fare una diagnosi, ma si limitano a registrare l'attuale situazione:

Al momento di decidere la campagna di Russia e rinviare per questo a una più lontana scadenza l'operazione, che è pur sempre qui considerata decisiva dai tecnici, dello sbarco in Gran Bretagna, l'Alto Comando germanico -come ho altra volta avuto l'onore di far rilevare all'E. V. -concepiva l'operazione come diretta ad un triplice scopo militare, politico ed economico.

A parte lo scopo militare, che è in corso di attuazione, lo scopo politico doveva essere l'annientamento dell'unica potenza che sul continente fosse ancora in condizione di serratamente opporsi alle forze dell'Asse; ~o scopo economico, l'assicurarsi la disponibilità delle gigantesche risorse di materie prime dell'U.R.S.S..

Questa diversione, ritardando l'inizio delle operazioni contro la Gran Bretagna avrebbe tuttavia potuto accrescere il senso di disagio fra la popolazione tedesca che vedeva ancora aHontanarsi il termine della lotta. A Berlino anche in ambienti responsabili si andava infatti mormorando che «il colpo di cannone non sparato sull'Inghilterra doveva considerarsi perduto~. che «allontanandosi dalla Manica si faceva il gioco anglo-americano », mentre per la prima volta dallo scoppio della guerra taiuni generali si mostravano poco convinti della opportunità strategia della nuova campagna. L'opinione pubblica nemica, in Inghilterra e in America, avrebbe per contro potuto trarre dall'inizio dalle operazioni in Russia un profondo respiro di sollievo e riprendere speranze e coraggio.

Per ovviare a questi inconvenienti, per spiegare loro l'origine della campagna di Russia e dare ad essa una ragione che permettesse di farla valutare elemento positivo nel quadro generale dell'economia della guerra, sorse pertanto in Germania l'idea che al termine ritenuto vicino e vittorioso della campagna, dovesse annunciarsi la fine della guerra vera e propria ed il raggiungimento di una unità dell'Europa continentale sotto gli auspici dell'Asse, unità che ne avrebbe fatto una fortezza inaccessibile ad ogni tentativo di strangolamento avversario. Inghilterra ed America avrebbero potuto continuare indefinitamente la guerra. L'Europa, divenuta unità autarchica solidale, avrebbe continuato la propria libera vita.

Il rapido raggiungimento di tali scopi venne come è noto a mancare per l'inattesa resistenza sovietica, mentre le enormi difficoltà, palesatesi durante le battaglie del luglio e dell'agosto, ingenerarono il t:more che la guerra di Russia potesse stabilizzarsi per molti mesi provocando il prolungarsi delle operazioni durante tutto il prossimo anno.

L'offensiva di ottobre, ridestando le più rosee speranze, fece di nuovo balenare la possibilità di giungere in breve periodo al totale annientamento delle forze russe, aUa conquista di Mosca ed alla desiderata proclamazione che la lotta sul continente poteva considerarsi terminata e si dava inizio alla instaurazione del nuovo ordine politico ed economico europeo.

I risultati di questa offensiva, se pure non sono stati così completi e spettacolari come si poteva attendere e come da parte germanica si era troppo precipitosamente affermato, sono peraltro qui considerati definitivi. Si ritiene che la forza militare russa sia ormai spezzata, che le sia tolta ogni capacità offensiva e che il nucleo principale delle sue fonti di rifornimento sia stato catturato.

Anche se Mosca non dovesse cadere portando l'auspicato coronamento alla campagna, quest'ultima può effettivamente dirsi conclusa ed il problema russo, perdendo il carattere di lotta antibolscevica che aveva nel giugno 1941, assumerà nella primavera ventura un duplice aspetto:

l) aspetto principale: sviluppo delle operazioni nell'Oriente europeo con punto di partenza la regione Caucasica;

2) aspetto secondario: completamento delle vittorie nazionali con una vasta operazione per la eliminazione delle forze residue, prevista per gli inizi della primavera.

Questo favorevole bilancio dei risultati e l'impressione che occorresse dare all'opinione pubblica una qualche soddisfazione, hanno fatto riprendere agli organi responsabili tedeschi l'idea di annunciare se non H termine della lotta almeno l'avvento di un'epoca nuova, avvento che, non potendo per le operazioni in corso assumere il desiderato carattere di definitività viene presentato sotto l'aspetto di una istaurazione «progressiva» della nuova Europa.

Immediatamente dopo l'inizio della campagna è noto che H Ministro Rosenberg venne incaricato di provvedere alla eliminazione delle tracce del regime bolscevico ed al riassetto amministrativo dei territori che si andavano man mano occupando. Ne ho informato l'E. V. con telespresso n. 13894/3982 del 19 corrente (1), si è voluto ora annunciare ufficialmente la creazione di un vero e

proprio dicastero per le regioni ex sovietiche, che presiederà alla loro riorganizzazione, attraverso l'opera di due Commissariati del Reich i cui limiti territoriali vengono dichiarati provvisori in quanto suscettibili di «progressivi» aumenti con l'allontanarsi del fronte e la conquista di nuovi territori.

Il passaggio dei territori occupati, dal controllo militare alla amministrazione civile, rientra nella prassi normale del Governo germanico, dopo un periodo di tempo relativamente breve dall'occupazione. Ciò è avvenuto in Polonia con la creazione del Governatorato Generale; in Norvegia; in Olanda con la creazione dei Comm:ssari del Reich, ed ha luogo ora in Russia. Il fatto nuovo sta questa volta in ciò che l'istaurazione del cosiddetto regime Rosenberg avvenga allo scopo di «preparare i territori ex sovietici a diventare il campo di sfruttamento di quell'Europa che per la prima volta ha lottato unita contro il bolscevismo», e che in questa occasione si assista ad una serie di interessasanti manifestazioni di stampa nelle quali per la prima volta l'idea di questa nuova Europa appare abbastanza chiaramente formulata.

L'unità economica europea, scrivono infatti i commentatori, sta poco a poco uscendo dall'utopia e prendendo contorni ben definiti. Alle porte della Germania e dell'Europa, si sta costituendo un immenso spazio destinato a servire alla colonizzazione ed all'investimento delle eccedenze dell'attività economica continentale. La conquista dello spaz:o orientale ha permesso all'Europa di emanciparsi dagli altri continenti.

E questa conquista, scrive un importante organo berlinese «effettuata con le armi di tutta l'Europa», è stata permessa dal fatto che la lotta antibolscevica, il blocco antibritannico e l'ostilità dell'America hanno provocato per la prima volta il formarsi di una unità dell'Europa. La lotta antibolscevica, continua l'articolo, sta per terminare, il blocco britannico sarà vinto, ma l'ostilità dell'America potrà durare a lUngo. Per questo l'Europa deve restare ferma nella unità che ha ora raggiunto.

Naturalmente il centro del Continente -scrive un commentatore -è rappresentato dallo spazio economico tedesco dal quale si irradiano continuamente potenti energie nei paesi circostanti. Mediante tali energi·e i paesi europei saranno in grado di utilizzare con maggior profitto le proprie forze latenti e di sfruttare più utilmente 1e proprie riserve.

«La figura del nuovo continente europeo si sta fissando nei suoi lineamenti».

Si tratradiun processo di formazione che si svolge sotto la pressione delle necessità quotidiane e che si costruisce pezzo per pezzo. Il risultato sarà la creazione di un grandioso spazio economico continentale e da cui potrà liberamente svolgersi il movimento degli uomini, delle merci ed dei capitali.

È interessante rilevare come tutti i commenti escludano qualunque accenno alla sistemazione politica dell'Europa sottolineando che «si tratta per ora semplicemente di raggiungere l'organizzazione nel campo economico».

Dalla dichiarazione che l'organizzazione fissata per i territori ex sovietici occupati lascia impregiudicata la questione della futura loro sistemazione politica, alla affermazione dei vari articoli che la nuova sistemazione europea procede celermente senza essere ostacolata da nessuna teoria od idea preconcetta ed antiquata, appare chiara l'intenzione di evitare ogni accenno al problema

polltico europeo che potrebbe pregiudicare il mantenimento di quella soluzione del problema economico che si afferma raggiunto.

Unico accenno alle concezioni politiche che se anche taciute possono considerarsi dominanti, in relazione al nuovo regime di vita europea, parmi un articolo ieri pubblicato dall'ufficiosa National Zeitung dal significativo titolo; «Pax germanica~. Il crollo della vecchia Europa, scrive l'articolo, ha fatto tramontare la leggenda dell'incapacità tedesca di organizzare la vita propria e quella del mondo circostante. «Oggi si riconosce ormai che al popolo germanico spetti una missione comparabile a quella del più grandi imperi del mondo. I successi militari germanici hanno accresciuto il rispetto, la fiducia in ogni parola che venga dal Reich ed il vivo desiderio di collaborazione con la Germania nelle cui mani è la bandiera dell'avvenire. Dietro l'idea dell'ordine -scrive l'articolo sta d'altra parte la forza necessaria per far comprendere alle Potenze che il nuovo ordinamento non è affato un fenomeno passeggero ma un avvenimento di portata storica che i popoli preferiscono sempre l'ordine all'anarchia e se non sono stati capaci come hanno dimostrato, di crearsi un ordine proprio, riconoscendo quello tedesco consacrando di fatto la preminenza germanica sull'Europa~.

Riassumendo, la solidarietà europea sotto Ia direzione ed il controllo dell'Asse si sta attuando. Rimane ora da stabilire quale e quanta parte avrà in ciò l'Italia. Se si deve rispondere -e non vi è proprio ragione alcuna in senso contrario -a tutte le dichiarazioni ufficiali, l'Italia vi avrà parte adeguata (1).

(l) Vedi D. 770.

(l) Non rinvenuto.

776

IL MINISTRO A LISBONA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. R. 4011/1676. Lisbona, 21 novembre 1941 (per. il 28)

Ritengo di poter ormai segnalare con sufficiente certezza n fatto che sotto vari aspetti si va manifestando, di un sensibile peggioramento di clima politico in questo paese. Vi è stato senza dubbio, in queste ultime settimane, uno slittamento verso gli alleati.

Come si è verificato? Due fattori hanno agito: a) una maggior pressione da parte inglese; b) la situazione generale, politico-militare, come qui viene giudicata.

In una conversazione recentemente avuta da un collega di questo corpo diplomatico col nuovo Ministro Consigliere dell'Ambasciata d'Inghilterra, Sig. Balfour, questi ha osservato che «se, contrariamente a quanto si ritiene da alcuni, Ia Rappresentanza britannica ha sempre soddisfacentemente assolto il proprio compito in Portogallo, è vero però che « i nemici~ lavorano ancora troppo in questo paese». L'osservazione del Sig. Balfour si riporterebbe oltreché a qualche screzio che pare siasi verificato localmente tra i vari servizi inglesi, a quello che si vuole sia avvenuto a Londra e cioè una divergenza di opinioni

sulla condotta da tenere verso il Portogallo: da una parte H Foreign Office

che intenderebbe continuare qui la sua politica tradizionale col rispetto almeno

di certe forme, e d'altra parte lo Stato Maggiore britannico appoggiato da

Churchill che vorrebbe ormai, senza molti riguardi, forzare la mano sul Porto

gallo, secondo le esigenze dello stato di guerra europeo.

Da quanto oggi si può osservare, sarei tratto a credere che, se una scelta tra i due sistemi non è già stata fatta, la tendenza alla maniera forte stia per prevalere da parte inglese. È fuori dubbio che, col cambiamento anche di qualche agente ad hoc preposto, la propaganda inglese ha ultimamente sviluppato la sua attività portandola specialmente nel campo operaio ove cerca di determinare situazioni di irrequietezza che possono sempre essere sfruttate a scopi politici. Contemporaneamente si osserva un intenso lavorio di diplomatici e funzionari inglesi di ogni categoria tra le popolazioni della costa Atlantica: si organizzano incontri, feste, regate con distribuzioni di premi, aiuti ecc. a quei pescatori e a quella gente che viene altresì fornita di ogni materiale di propaganda non escluso, certamente, là dove è opportuno ... quello più persuasivo. Notasi poi come il controllo sul traffico dei porti portoghesi sia ormai sfacciatamente fatto dagli inglesi e supinamente subito da queste autorità. Ancora ieri un ufficiale della Sezione Internaz:onale della polizia portoghese, commentando tale sconcio, esclamava: «purtroppo non abbiamo nulla da fare! » Questo governo -e per tale intendesi tutta l'organizzazione statale e non, come alcuni pretenderebbero, la sola persona del Presidente del Consiglio -diventa sempre più pesante, più impacciato e cioè, nella trattazione anche degli affari ordinari, si sente ancor più di prima la sua prudenza e la sua paura di fare per gli altri quanto potrebbe non essere gradito e prestarsi a osservazioni da parte inglese. Nell'esperienza degli affari trattati da questa R. Legazione o comunque a sua conoscenza, tutto ciò risulta in piena luce, anche se, per non dire «abbiamo paura dell'Inghilterra» i funzionari portoghesi preferiscono rifugiarsi dietro lo schermo sempre più opaco della cosidetta neutralità integrale.

Da quanto mi risulta i servizi segreti della «Legione Portoghese>> si sarebbero preoccupati e avrebbero denunciato in alto loco le subdole attività dei propagandisti inglesi favoriti qualche volta dagli stessi funzionari dello Stato, e giorni or sono un ufficiale superiore dell'esercito molto noto e molto vicino al Sig. Salazar, mi diceva che « gli inglesi non risparmiano mezzi per creare turbamenti nell'opinione e nell'ordine pubblico del paese>>.

Da informazioni raccolte da questa R. Legazione, molto attiva risulta l'azione inglese anche fra le truppe dislocate negli arcipelaghi. In alcuni di quei reggimenti gli ufficiali apertamente favorirebbero e personalmente farebbero opera di propaganda anglo-americana. A questo punti mi viene da chiedermi ancora, come mi son chiesto fin dalla prima ora, quale possa essere in definitiva lo scopo di questi spostamenti dell'esercito portoghese ... ?

La stampa portoghese, per chiare e ripetute prove fornite, si sa cos'è. Meno abilmente, o se si vuole, più spregiudicatamente del governo fa il giuoco «nazionale», che è semplicemente quello di mettere la vela a seconda del vento, malcelando, però, la fretta e la gioia quando le buone aure sembrano spirare dal lato preferito. Occorre qui ripetere quello che certamente si sa, ma che è bene tener sempre presente. Per quanto concerne l'orientamento politico di questo popolo, esso rimane, per larghissime zone, anglo-demomassonico nonostante l'azione salazariana che più facili e più brillanti risultati ha potuto ottenere nelle cose materiali di questa nazione anziché nelle sfere spirituali di essa. Il tornaconto nazionale specialmente prevalendo e contemporaneamente permanendo la mentalità dei vecchi tempi, finanzieri, banchieri, armatori, industriali, universitari, politicanti, alti ufficiali delle forze armate e della burocrazia sono in maggioranza intimamente orientati ancor oggi verso l'Inghilterra e verso le potenze democratiche. E dunque la stessa figura e l'azione del Presidente del Consiglio vanno considerate in questo quadro che evidentemente non autorizza a conclusioni troppo facili e definitive.

Nell'ambiente come sopra descritto l'Inghilterra agisce, là dove non vale l'amore, nei modi suoi abituali ed in più oggi con altro mezzo molto efficace e iugulatorio, quello dei navicerte -ben noto -e dei contingentamenti, esercitando così, ove occorra, una pressione econom:ca molto persuasiva su questo paese. Dal lato politico si serve ancora di un'altra arma. Se nell'Angola e nel Mozambico si parla oggi insistentemente -come ho segnalato -di movimenti

o tendenze separatiste, non sono queste manifestazioni di marca britannica a scopo intimidatorio verso Lisbona?

Ma se questa è praticamente la situazione provocata qui e sfruttata dagli inglesi, quali altri fatti sono intervenuti a favorire quello che sarebbe un nuovo slittamento verso gli alleati?

Senza dubbio in questi ultimi mesi l'attenzione è stata tutta concentrata sulla campagna di Russia. Non è certo affar mio e mia competenza discutere su tale argomento. Quello che devo segnalare è che in questi ambienti -governativi e cittadini -si ritiene ormai che, contrariamente a quanto era prima apparso e da parte germanica si era affermato, la guerra contro i sovieti non è stata portata alla conclusione prevista e quel fronte rimarrà attivo, con l'accanita resistenza russa, durante l'inverno a tutto svantaggio, o per lo meno col mancato vantaggio calcolato dai tedeschi. Queste considerazioni sulle operazioni belliche al fronte orientale, dopo la quasi certezza che si era avuta di una decisiva avanzata e vittoria tedesca, hanno fatto rialzare qui le azioni degli alleati. Non dell'organizzazione europea, si pensa, potrà ora la Germania occuparsi allo scopo di fronteggiare economicamente e militarmente il blocco nemico, ma dovrà essa continuare a combattere duramente avendo di fronte tutti i rischi della situazione generale.

Se poi qui non si sconta un'imminente entrata in guerra degli Stati Uniti d'America, si tiene conto di questa guerra non dichiarata che l'America già conduce nel campo militare e diplomatico, e a proposito di quest'ultimo aspetto dell'azione rooseveltiana, molta attenzione attira l'atteggiamento del Sud America e specialmente quello del Brasile che avrebbe ormai scelta, volontariamente

o meno, la sua strada.

Se dopo quanto precede una previsione è lecito fare nei riguardi del Portogallo, credo si possa essa formulare nei termini seguenti: a) ostinata perseveranza a mantenere lo stato di neutralità per i motivi già altra volta prospettati ed anche perché questo popolo non ha nessuna voglia di battersi; b) se speciali contingenze dovessero imporlo, la neutralità sarà rotta a favore del belligerante decisamente più forte che questo popolo si augura, però, sia nel caso

il gruppo anglo-americano; c) dovendo eventualmente subire un atto di forza dell'Asse, in una situazione come questa considerata ancora incerta, il governo si sdoppierà.

Giorni or sono un ex-Ministro di Stato, molto vicino a Salazar osservava ad un amico che «un esercito portoghese (quello inviato negli arcipelaghi) è già al sicuro da una possibile occupazione tedesca del territorio metropolitano ». Non voglio attribuire alle parole dell'ex-Ministro il valore di una dichiarazione ufficiale e definitiva; però è venuto spesso anche a me di pensare a quel modo ... sebbene in contrasto con quello che pensa, o almeno dice di pensare, questa Legazione di Germania.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussollnl.

777

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11080/1133 R. Bucarest, 22 novembre 1941, ore 19,30 (per. ore 1 del 23).

Mihail Antonescu mi ha detto che malgrado la sua viva riluttanza recarsi Berlino (mio telegramma n. 1104) (l) Maresciallo gli aveva dato ordine di partire per trovarsi 25 corrente nella Capitale tedesca a firmare protocollo adesione Romania Patto Anticomintern.

Berlino aveva molto insistito rinnovando a varie riprese invito perché egli intervenisse cerimonia. «Evidentemente -mi ha precisato Antonescu -si spera con la mia presenza superare difficoltà che incontrano negoziati economici tra i due Paesi tuttavia non parto contento perché ad esempio ignoro assolutamente quale sia punto di vista italiano sui Balcani e non vorrei trovarmi a Berlino di fronte a formule già prefissate dal Governo tedesco te] mi dispiace che su tale questione Roma non mi abbla fatto conoscere nulla».

Ho risposto a Antonescu che egli non aveva mai posto un quesito cosi esplicito su questo punto ma ritenevo che se anche egli lo avesse posto V. E. non avrebbe potuto dargli risposta esauriente dato che problema della definitiva sistemazione Europa sud-orientale non poteva essere affrontato né ricondotto in formule mentre ancora durava la guerra.

Mihail Antonescu mi ha insistentemente chiesto se V. E. si sarebbe recata a Berlino in occasione della cerimonia del 25 corrente che vedrà adesione di numerosi stati al Patto Anticomintern facendomi comprendere che avrebbe avuto grande piacere di incontrarsi con voi.

Ho risposto di ignorarlo. Ho aggiunto che comunque se V. E. non fosse stato presente egli avrebbe potuto mantenere stretti contatti col nostro Ambasciatore.

Antonescu partirà stasera accompagnato da questo Ministro di Germania. Probabilmente per non passare dall'Ungheria farà la via più lunga di Leopoli. Ritengo che resterà assente una settimana.

(l) Vedi D. 751.

778

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 22 novembre 1941.

Oggi ho firmato con i francesi gli Accordi preparati nell'attuale sessione.

Per quanto concerne gli Accordi commerciali si sono adottati dei provvedimenti per l'integrale esecuzione degli scambi previsti per l'ultimo quadrimestre di quest'anno. Le trattative per gli scambi per il 1942 saranno riprese I'll dicembre.

Oltre ad altri Accordi di varia natura si è anche firmato:

1°) L'Accordo per le aziende francesi, nel quale ho dovuto adottare una clausola di riserva di indicare le aziende francesi che resteranno sotto sequestro e che concorderanno nella prossima sessione, dato che le amministrazioni italiane non sono ancora d'accordo sulle aziende che ci interessano ed il Ministero delle Corporazioni ha trasmesso una lista di 52 aziende su 140 per le quali vorrebbe conservare il sequestro. Non mi è sembrato possibile, anche per questo motivo, presentare la lista perché mi pare ridi.colo concedere con una mano e riprendere con l'altra.

2°) L'Accordo relativo all'art. X della Convenzione d'Armistizio. Ferme restando le percentuali stabilite ho ottenuto di elevare i due miliardi e mezzo a due mHiardi e 600 milioni, con un aumento di altri 33 milioni di franchi in oro, cosicché, nel complesso, la somma messa a nostra disposizione ritorna a complessivi 3 miliardi 400 milioni dei quali 800 milioni per i trasferimenti degli italiani, 135 milioni per le spese di occupazione, ecc., 416 milioni per l'acquisto di azioni e 832 milioni per l'acquisto di oro.

Per i rifornimenti della Libia il Presidente della Delegazione francese andrà espressamente in Algeria e Tunisia, prima della prossima sessione, per esaminare da vicino come possa darsi ad essi un impulso superiore a quello avviato con gli accordi attuali (1).

779

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11126/362 R. Shanghai, 23 novembre 1941, ore 0,06 (per. ore 7 del 24).

Vostro 271 (2). Alla richiesta formulatagli, tramite Ambasciatori, dai Governi di Italia, Germania e Giappone concernente adesione del Governo Nanchino a proroga Patto

Anticomintern quel Ministro degli Affari Esteri ha dato immediata risposta favorevole. Si è rimasti d'accordo che Governo cinese invierà direttamente a Berlino 25 corrente telegramma adesione, contemporaneamente comunicando notizia queste Ambasciate del Tripartito; subito dopo verrà diramato comunicato alla stampa.

Comunicato Tokio.

(l) -Il presente P. vistato da Mussol!n!. (2) -Vedi D. 764.
780

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11156/364 R. Shanghai, 24 novembre 1941, ore 6 (per. ore 7 del 25 ). Telegramma di V. E. 268 (1).

Sin da ora e per mia norma di condotta permettomi chiedere V. E. se negli scambi di vedute con il Ministro degli Affari Esteri tedesco circa presentazione lettere credenziali da parte Ambasciatori dell'Asse (data Impossibilità materiale contemporaneo accreditamento due Capi missione) sia stato tenuto conto delle circostanze per le quali il primo a presentare tali lettere dovrebbe essere l'Ambasciatore d'Italia.

È da considerare infatti che questi, a parte la sua lunga residenza in Cina, fu il primo ad annodare rapporti con Wang Ching-Wei ed il primo diplomatico dell'Asse a rimettergli personalmente il primo luglio scorso la nota telegrafica di riconoscimento.

InoUre e soprattutto è da considerare opportunità di non dare appiglio alla propaganda nemica la quale da mesi insiste con i più velenosi argomenti sul tema dell'asservimento di Roma a Berlino; ciò che parmi sia nell'interesse dei due Governi di evitare (2).

781

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11171/776 R. Tokio, 25 novembre 1941, ore 9,10 (per. ore 20).

Ho creduto opportuno ad ogni buon fine di richiamare amichevolmente attenzione di questo Governo sulla circostanza che, mentre a Washington si tengono ormai ufficialmente al corrente gli associati della coalizione A B C D circa negoziati in corso col Giappone e mentre per conseguenza informazioni precise sull'andamento degli stessi sono, in tal modo, diffuse largamente, Governo nipponico continua dal canto suo con assai discutibili opportunità per il futuro,

a circondare negoziati, dopo quasi tre mesi dalla loro ripresa, del più fitto mistero persino con i suoi alleati dell'Asse. Ho tenuto al corrente di tale mio passo questo ambasciatore di Germania il quale, a sua volta, lo appoggerà fermamente in questi giorni presso Toga e mi riservo di riferire circa il seguito che la cosa potrà avere. Ho impressione che il ritegno giapponese ad esporre apertamente a Roma e a Berlino basi e fasi delle trattative in corso sia dovuto in gran parte tanto al fatto che Kurusu deve aver avuto istruzioni molto elastiche, tali da costituirgli carta bianca per raggiungere ad ogni costo un accordo s~a pure di dubbio valore e di ancora più dubbia durata, quanto al fatto che è in discussione stesso Tripartito. Ma se è vero che Giappone ha ripetutamente, e per ultimo per bocca di Toga alla Dieta, accennato ad applicazione dell'articolo terzo «secondo le circostanze», il che ne in vaUda praticamente efficacia, è anche vero che a Tokio non sembra si abbia intenzione rinunziare formalmente documento che costituisca comunque un sicuro credito da far valere al momento opportuno verso gli Alleati. Intanto, malgrado qui si sia disposti, a quanto mi risulta, alle maggiori concessioni persino largamente punto principale e più dolente che è quello della situazione militare nipponica in Cina, garanzia pressoché unica della posizione politica-economica giapponese, a Washington si tiene duro e si forza la partita contando sull'effettivo desiderio di Tokio di evitare, per quanto è possibile, la guerra. A scopo di precauzione e di manovra intanto continuano qui con ritmo accelerato i preparativi militari e navali e si scoraggiano... (l) da fonte ufficiale volgendo all'ottimismo per mantenere e far apparire il Paese sotto pressione.

(l) -Vedl D. '158. (2) -Per la risposta vedi D. 802.
782

IL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI, HOST VENTURI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA. Roma, 25 novembre 1941.

Non appena pervenute le segnalazioni del Ministero degli Esteri relative all'approvvigionamento della Grecia, sono stati presi accordi con la Società Anonima Commerciale Itala-Greca (S.A.C.I.G.) per provvedere ai relativi trasporti. Sono state effettuate finora le seguenti assegnazioni di navi:

In viaggio Piroscafo «Carlo Zeno» tonn. 1.700 grano Motonave «Maria Gabriella» tonn. 321 farina -partita da Venezia il 24 novembre 1941 Piroscafo «Abbazia» tonn. tonn. tonn. 800 farina 750 granone 50 grano -il 24 novembre 1941 si trovava a Brindisi per carbonare

In partenza

Piroscafo «Audace» tonn. 1.885 farina Piroscafo « Arezzo ,. tonn. 1.150 farina tonn. 80 pasta tonn. 60 riso

Sotto carico

Piroscafo «Esterina » tonn. 1.450 farina Piroscafo « Carmela » tonn. 1.200 farina

Di prossima caricazione

Piroscafo « Città di Spezia » -A Brindisi dal 20 novembre, a Bari imbarcherà 600 tonn. di farina

Piroscafo « Merano » -A Venezia imbarcherà 1.300 tonn. di farina

È stato inoltre stabilito che sulle navi noleggiate dall'Amministrazione della Marina Mercantile che si recano in Grecia, venga data la precedenza su ogni altra merce per Amministrazioni civlli, all'imbarco di merci destinate agli approvvigionamenti di quel Paese.

Oggi sarà esaminato il problema generale di tutti gli approvvigionamenti e in tale occasione saranno adottate le misure necessarie per i rifornimenti della Grecia.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».

783

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11230/1786 R. Washington, 26 novembre 1941, ore 21,36 (per. ore 18,55 ~el :!1}.

Annunzio Presidente Roosevelt decisione invio missione vicino e medio Oriente ex ambasciatore Bullit viene qui interpretato come segno dell'importanza che questo Governo annette a piani cooperazione militare anglo-americani in tale settore.

Grande pubblicità data in questi giorni da stampa a «superiorità numerica e qualitativa materiale bellico americano» di cui forze britanniche disporrebbero in attuale offensiva Libia, nonché arrivo vicino e medio Oriente missioni militari americane guidate da generali Maxwell e Nhevler, hanno concentrato attenzione su problema afflusso mezzi bellici da S.U.A. verso attuale e potenziale teatro delle operazioni.

Alla luce risultati conseguiti finora da impiego materiale inviato in Egitto

(cui efficacia da imbarazzate ammissioni sembrerebbe non corrispondere primitive esaltazioni) è da domandarsi se missione Bullit non tradisca preoccupazioni Roosevelt per ripercussione che insuccessi britannici in Libia potrebbero avere su tutto il vicino e medio Oriente.

Sono al riguardo sintomatici accenni nella stampa a possibilità che Bullit si spinga fino a Angora per appoggiare azione diplomatica britannica in Turchia cui futuro atteggiamento viene messo in rapporto con sorti battaglia Marmarica.

784

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 26 novembre 1941.

Il Generale Vacca Maggiolini ha fatto conoscere (l) che l'Ammiraglio Darlan, nel corso dei recenti colloqui di Vichy, ha chiesto all'Ambasciatore Abetz le seguenti concessioni, onde consolidare la sua posizione di fronte all'opinione pubblica dopo l'allontanamento del Generale Weygand:

l) liberazione di contingenti dì prigionieri;

2) rinforzi militari per l'Africa occidentale e l'Africa francese del nord onde parare eventuali minaccie anglo-degaulliste;

3) trasferimento dell'ex Armata del Levante (13 mila uomini) dalla metropoli all'Africa del nord. La Commissione Tedesca d'Armistizio si è dichiarata disposta a fare le seguenti concessioni:

l) liberazione di 10 mila prigionieri indigeni dell'Africa del nord e dell'Africa occidentale francese, che dovranno essere subito congedati (tale misura avrà ripercusstoni favorevoli all'Asse negli ambienti indigeni);

2) liberazione di 5.500 marinai per 11 riarmo di alcune unità navali e soprattutto di batterie costiere;

3) trasferimento dell'Armata del Levante nei territori dell'Africa del nord, ad esclusione di quelli della Tunisia, come previsto negli accordi ìtalo-tedeschi di Gardone.

Il Comando Supremo italiano, interpellato al riguardo, ha dato il suo benestare.

Il 26 corrente avrà inizio a Wiesbaden una riunione italo-germano-francese per discutere le questioni inerenti al rafforzamento dell'Africa occidentale e dell'Africa francese del nord (2).

(l) -Con rapporto 22055/ AG. del 24 novembre 1941, non pubblicato. (2) -Vedi D. 838.
785

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11259/1789 R. Washington, 27 novembre 1941, ore 21,13 (per. ore 18 del 28).

Mio telegramma n. 1704 (1).

Dopo abrogazione strappata dal Presidente al Congresso di tutte sostanziali limitazioni legge sulla neutralità politica bellicista Roosevelt è sembrata segnare battuta d'arresto.

Questo Governo ha dovuto infatti concentrare sua attenzione su agitazioni operaie, che, culminate con vasto sciopero minatori guidati da Lewis, sono venute a turbare sempre più profondamente vita paese e va ora tentando trovare soluzione compromesso che non alieni a New Deal forze sindacali e al tempo stesso soddisfi esponenti tendenze conservatrici del partito democratico (rappresentate dai parlamentari degli Stati del Sud) che vanno ricattando Governo con minacce di non seguirlo su terreno politica estera ove non venga impedito che organizzazioni operaie e soprattutto C.I.O. sfruttino ai propri fini attuale congiuntura.

Non vi è peraltro dubbio che se e quando Presidente riterrà giunto il momento per un pieno intervento S.U.A. nel conflitto europeo egli saprà avere ragione di ogni opposizione interna anche impiegando a tale fine metodi in flagrante contrasto con politica di New Deal e con stessi cosiddetti principi democratici.

Prima peraltro di intraprendere una nuova mossa in politica estera Presidente sembra attendere esito conversazioni in corso con Giappone ed esito offensiva br,Uannica in Africa.

Tensione Pacifico riduce infatti apporto aeronavale che gli S.U.A. possono dare in Atlantico all'Inghilterra e che invece si vorrebbe sviluppare sempre maggiormente per difesa linea di comunicazione marittima mantenendo maggior possibile autonomia di azione, come dimostra fatto che una base aereo-navale americana nell'Irlanda del Nord è già da tempo in corso di allestimento a cura di tecnid e di maestranze americane.

Ma per quanto Governo americano al fine ottenere dal Congresso emendamenti legge sulla neutralità abbia fino ora insistito che aiuti che gli S.U.A. intendono apportare all'Inghilterra ed all'U.R.S.S. dovrebbero limitarsi solo a fornire materiale bel1ico ed a assicurare arrivo a destinazione, voce invio truppe americane in Africa o in Medio Oriente nella prossima primavera circola con insistenza senza che il Governo si preoccupi più di smentirla.

Invio truppe americane rin Africa o in Medio Oriente appare peraltro tuttora ben difficilmente giustificabile dinanzi opinione pubblica americana e comunque sempre subordinata a convinzione di facili successi. Ed è specialmente in relazione alla eventualità di una spedizione nell'Africa francese occidentale

che rimozione Weygand è giunta oltremodo sgradita, in quanto essa lascerebbe qui prevedere una resistenza tipo Sria che male si concilierebbe con la presentazione di un corpo di spedizione americano quale «esercito liberatore» e renderebbe impresa tutt'aUro che popolare anche se presentata sotto specioso pretesto tutela accesso Atlantico da Mediterraneo e difesa <<stretto di Dakar».

Comunque politica Roosevelt appare ancora quella di mantenere formalmente S.U.A. «in pace», spingere estremi limiti sua belligeranza di fatto, conducendo una guerra «a responsabilità limitata», mediante azioni coordinate possa sembrargli vantaggioso quanto possibilità di ritirarsi in buon ordine qualora vicende conflitto stesso lo convincessero dell'inevitabilità del crollo britannico.

Tale politica (di cui ultime manifestazioni sono occupazione Guyana Olandese ed estensione a «francesi liberi» della legge affitti e prest:ti), per quanto possa apparire equivoca tanto agli interventisti quanto agli isolazionisti, presenta agli occhi del Presidente vantaggi di notevole elasticità anche nei confronti di Londra ed è da ritenere che da essa egli non intende dipartirsi finché non sia certo di « vincere la pace » nonostante difficoltà che, in un paese a regime parlamentare, egli incontra nel condurre una guerra non d:chiarata.

(l) T. 10827/1704 R. del 13 novembre. non pubblicato; riferiva che la Camera del rappresentanti aveva approvato con 212 voti contro 184 l'abrogazione delle sezioni due e tre della legge sulla neutralità.

786

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

APPUNTO. Berlino, 24-27 novembre 1941.

La riunione di Berlino ha voluto essere la prima manifestazione di quella solidarietà europea, che la Germania esalta -da qualche tempo -come la più forte arma contro il blocco anglo-sassone. Non è facile dire adesso fino a qual punto la manifestazione è riusc,ita, ma il carattere anticomunista della riunione è stato, se non altro, il massimo comun denominatore dei presenti, anche se ciò non bastava a far tacere le discordie interne e non impediva, per esempio, a Bardossy, a Tuka e a Mihail Antonescu di intensificare con ogni interlocutore una cordiale campagna di reciproca denigrazione.

La Germania, nella persona di Ribbentrop prima e in quella del Fiihrer in un secondo tempo, si è avocata l'alta e assoluta direzione delle cose, né ciò è riuscito difficile perché tutti i presenti erano convinti appieno che non poteva andare in modo diverso. Anche in questa convinzione era naturalmente assai facile riconoscere distinte graduazioni di spontaneità: dall'entusiasmo cerimonioso del Presidente slovacco alla appena misurata correttezza del Ministro danese, tanto indifferente alle cose che ascoltava e diceva quanto H suo abito da cerimonia era diverso dalle uniformi delle S.S. Il che però non gli im

pediva di restare dov'era e di pensare che, in ultima analisi, avrebbe anche potuto andar peggio al suo Paese ed a lui.

Per l'Italia è stato riservato un trattamento speciale. Lascio a parte le cortes:e di carattere personale che sono state -come già in occasione del mio ultimo viaggio (l) -del tutto eccezionali: Ribbentrop adesso tiene a sottolineare l'esistenza di una amichevole intimità. Parlo soltanto in linea politica. Se dicessi che il p:ano sul quale siamo stati posti è quello stesso della Germania, direi cosa non vera, ma se lo equiparassi a quello degli altri paesi -Giappone compreso -farei cosa ingiusta. Verso di noi si sono marcati tutti i possibili riguardi, e non solo formali. Mentre Hitler e Ribbentrop, nei colloqui con me, hanno riaffermato molto chiaramente il nostro diritto alle rivendicazioni territoriali e politiche essi, anche in pubblico, hanno continuamentP. esaltato l'ItaUa e il Duce, e, per la prima volta, ho sentito parlare con slancio del valore militare italiano. L'« A~iete », la «Savona» e la «Trieste», in pochi giorni, ci hanno fatto più bene in Germania che non dieci anni di propaganda. I successi libici sono attribuiti a Rommel sotto l'aspetto strategico, ma in massima parte a noi sotto quello del combattimento, del sacrificio e del valore.

Serrano Sufier ha avuto due colloqui: uno con Ribbentrop e l'altro con Hitler. Ad ambedue è stata richiesta la mia presenza per sottolineare, come ha detto il Fiihrer, che tutto quanto concerne il Mediterraneo, rientra nella diretta zona di influenza dell'Italia e che niente può essere fatto senza la nostra decisione. In questi colloqui non sono state dette molte cose nuove, almeno per noi. Hitler e Ribbentrop hanno fatto lunghi esposti sulla situazione politica e militare dell'Asse, arrivando alle conclusioni note: la guC<rra è già decisa in nostro favore, potrà ancora essere lunga, sotto alcuni aspetti dura, ma sulla sua conclusione non esistono dubbi. Nessuna pressione è stata fatta per l'intervento della Spagna. Hitler ha recriminato di non aver potuto attaccare Gibilterra lo scorso inverno e ciò ha dato lo spunto a Serrano per dire tutte le difficoltà in cui si dibatte il suo Governo, insidiato com'è dai monarchici, dai militari sediziosi e dai rossi dormienti. Ha concluso che la Spagna interverrà perché non può farne a meno, ma che H lavoro di preparazione morale e materiale è ben lontano dall'essere compiuto. Il Fiihrer ha elogiato la Legione Azzurra, più a fior di labbra che con convinzione: pare che gli spagnoli siano valorosi ma indiscli.plinati e brontoloni. Adesso sono stati messi a riposo con una formula gentile: posizione difensiva.

L'atmosfera dei colloqUii spagnoli è stata cordiale ma non calda, benché meglio di prima. Serrano non ha ancora trovato il tono adatto per parlare coi tedeschi e non sembra nemmeno troppo preoccupato di cercarlo. Dice le cose con una brutalità che fa saltare sulla sedia. Uscendo, ha commentato: «No hay duda que este hombre es muy pesado porque tiene fuerza militar enorme. Pero no es muy interesante. El hombre de nuestra epoca no es él: està en Roma».

Con Ribbentrop ho parlato degli argomenti che attualmente 'interessano la nostro politica: Franc,ia, Croazia, Grecia, Albania. Gli ho detto del desiderio di Darlan di prendere un contatto con noi e Ribbentrop si è manifestato favo

( ll Vedi DD. 682 e 68G.

55 -Documenti diplomatici -Serle IX -Vol. VII

revole alla cosa subito ed anche dopo avere, come di consueto, sentito la parola del Fiihrer. Péta;in aveva di recente domandato di parlare con Hitler, ma questi ha rifiutato e sarà Goering ad andare in Francia fra breve. Comunque la diiDdenza verso la Francia è aumentata proporzionalmente alle delusioni subite: mentre qualche mese or sono si dava peso ad una ripresa di relazioni con i francesi, adesso Ribbentrop svaluta la portata di una loro eventuale collabora2lione. Non si crede alla sincerità di Vichy e anche il richiamo di Weygand è considerato soltanto un gesto di opportunità contingente sotto la pressione continua di Berlino. «Del resto -ha detto il Fiihrer -di Weygand in Francia ce ne sono tanti, e uno qualsiasi di loro potrebbe domani riprendere il ruolo del vecchio generale pensionato». Ribbentrop s.i è accorto che i francesi vogliono cambiare le carte in tavola e cercano dimenticare e far dimenticare di essere un paese vinto. Questo gioco non può essere loro permesso. Quindi, mentre Ribbentrop si manifesta favorevole ad un incontro con Darlan, ritiene che non si debba andare al di là di una semplice presa di contatto, senza nessun approfondimento di discussione politica. Chiede -e naturalmente l'ho assicurato in tal senso -di essere informato di quanto verrà detto nell'eventuale colloquio.

Gli ho parlato chiaro sulla Croazia. Egli ha subito risposto che da parte tedesca niente era cambiato rispetto agli accordi di Vienna Cl). La Croazia è e deve rimanere zona di influenza italiana. Non esclude che elementi tedeschi abbiano localmente lavorato in altra direzione, ma non sono persone comunque autorizzate ed agiscono senza e contro le istruzioni. Lui stesso è disposto a colpirli se sapremo darg1i indicazioni e prove. Già alcuni giorni or sono, avuto sentore di queste difficoltà, ha mandato a chiamare il Ministro tedesco a Zagabria per rinfrescargli la memoria, e durante il convegno di Berlino ha parlato con Lorkovié in un senso che non deve ammettere equivoci. Non so quale risultato avrà questo passo, ma devo dire che le dichiarazioni di Ribbentrop sono state fatte con impeto e spontaneità.

L'ho informato sulla situazione greca. Non ne sapeva un gran che e non mostrava un interesse attento ma anche per questa questione ha detto essere disposto a considerare con spirito di perfetta collaborazione tutte le proposte che verranno da parte nostra. Anche la Grecia è Lebensraum ital!iano.

Si era infine interessato per r,isolvere soddisfacentemente la questione di Mitrovitza, ma ne ignorava i particolari. Anche l'impostazione di questo problema deve attribuirsi all'iniziativa di qualche funz~onario o comandante locale e non è al Ministero degli Esteri tedesco che si può fare colpa dell'accaduto.

Il tono dei colloqui con Ribbentrop è stato cordialissimo ed improntato ad una aperta e rispettosa volontà di collaborazione con l'Italia.

Col Fiihrer, che ho trovato in ottima forma fisica, ho parlato in primo luogo della questione che più stata cuore al Duce: la nostra partecipazione alla guerra sul fronte russo. Hitler ha fatto una minuziosa esposizione della situazione militare che, nelle grandi linee, non differisce molto da quella che ascoltai in

occasione del viaggio al Quartier Generale. Inoltre, ha indicato gli obiettivi più vicini della guerra, e sono i seguenti:

l) Occupazione di Sebastopol.i, L'artiglieria pesante ha ultimato in questi giorni lo schieramento e sta per entrare in azione. La caduta di Sebastopoli non dovrebbe essere lontana. Con essa, cadrà anche ogni seria possibilità di ostruzionismo navale russo nel Mar Nero.

2) Proseguire l'offensiva nel sud fino a raggiungere H Volga ed occupare Stalingrad. Non si incontrano difficoltà militari di grande rilievo, ma i trasporti sono estremamente complessi perché le strade sono impraticabili, le ferrovie divelte e i ponti saltati. I ritardi sono dovuti soltanto alle preoccupazioni logistiche.

3) Accerchiamento e investimento di Mosca. Per quanto si siano trovate resistenze di ordine militare e ancora appaiano gruppi di mezzi corazzati di entità non trascurabile, pure l'investimento di Mosca avrebbe già avuto luogo se il clima fosse stato più favorevole. Adesso le operazioni continuano, ma non è possibile fare previsioni dato che gli ostacoli più seri sono opposti dalla natura.

4) Attacco a Leningrado. Anche in questa zona è il freddo che determina le più grosse difficoltà. La lotta comunque continua e anche quando le truppe germaniche dovranno prendere i quartieri d'inverno, non significherà sospensione delle operazioni. Su tutto il fronte verranno vibrati colpi duri e continui per impedire all'avversario qualsiasi tentativo di riorganizzazione, impresa che d'altro lato nessuna forza al mondo potrebbe realizzare.

5) Attacco al Caucaso, ed inizio della grande marcia ad Oriente, che attraverso l'Iran, l'Irak, la Siria e la Palestina dovrà condurre alla conquista di una delle posizioni chiave dell'impero britannico: l'Egitto.

In considerazione di questo programma, il Fuhrer dice che la presenza di divisioni corazzate italiane sul fronte russo non gli sembra necessaria né consigliabile, tanto più che i nostri carri abbisognano di munizioni differenti da quelli germanici e ciò complicherebbe i già complicati trasporti. Se l'Italia è in grado di apprestare nuove divisioni corazzate, potrebbe utilmente farle stazionare in Tripolitania, ove una minaccia francese non è tuttavia da escludere. Viceversa il Fuhrer accoglierebbe con favore la presenza di divisioni alpine nel settore sud del fronte russo.

Truppe alpine che sa essere ottime e che in collaborazione coi tedeschi e con le attuali forze italiane, per le quali ha ancora avuto parole di elogio, dovrebbero attaccare il Caucaso. Una volta superate le montagne ed iniziata l'azione in Oriente, la partecipazione italiana dovrà necessariamente assumere proporzioni di molto maggiore portata, soprattutto pe·rché la lotta sarà trasportata in un settore destinato a far parte dello spazio vitale italiano.

Questa è la più importante dichiarazione fattami dal Fuhrer. Per il resto mi ha parlato con grande entusiasmo della Libia e si ripromette un notevole effetto politico dall'andamento della battaglia, sia in Inghilterra che in America, contro la quale, adesso, rivolge espressioni ben più ostili e violente che contro la stessa Inghilterra.

Il tono del Fuhrer è stato amichevole e cameratesco. L'umore sereno, spesso gioviale.

Anche con Goering mi sono incontrato più volte. Ha offerto un ricevimento nella sua casa berlinese. Il protocollo è stato quello dei Sovrani: gli invitati, allineati nell'ingresso, hanno atteso il suo arrivo, annunciato ad alta voce da un cerimoniere.

In questo primo incontro la nostra conversazione è stata piuttosto generica. Viceversa in un secondo giorno, dopo avermi parlato di una questione che riferirò verbalmente (1), il Maresciallo Goering ha dato al colloquio un carattere veramente amichevole, come da parecchio tempo non avevo più in lui riscontrato. Gli elogi fatti delle forze militari italiane, specialmente di quelle della Libia, avevano tutta l'impronta del suo temperamento irruento e entusiasta. Poi ha parlato della Grecia e delle sue preoccupazioni per la fame cui quel paese sta andando incontro. Ma da parte tedesca -ha detto -non c'è niente da fare. Le difficoltà alimentari cominciano a farsi sentire in numerosi settori e se un po' di grano rimane libero preferisce darlo ai finlandesi che si battono bene e che la ti:rano verde. Pensa alla possibilità di fare appello al Prèsidente Roosevelt perché egli, che ha preso il ruolo di padrino dell'umanità, lasci passare qualche carico di grano sud-americano diretto ai greci. Se Roosevelt rifiuterà sarà sua la responsabilità di qualsiasi conseguenza. «D'altro lato -egli ha aggiunto -non possiamo preoccuparci oltre misura della fame dei greci. È una sciagura che colpirà oltre loro, molta gente. Nei campi dei prigionieri russi, dopo avere mangiato tutto il possibile, comprese le suole delle scarpe, hanno ormai cominciato a mangiarsi tra loro, e, quel che è più grave, hanno mangiato anche una sentinella tedesca. Quest'anno moriranno di fame in Russia da 20 a 30 milioni di persone. Forse è bene che sia così, perché certi popoli devono essere decimati. Ma anche se non lo fosse, non c'è niente da fare: è chiaro che se l'umanità è condannata a morire di fame, gli ultimi a morire saranno i nostri due popoli».

Mancavo da Berlino da quattordici mesi. Ho trovato la città notevolmente più stanca nel movimento e nel traffico. Si vedono per le strade molti più mutilati e molte meno uniformi del Partito. E si vedono anche pochi giovani. La folla non ha manifestato un particolare interesse alle cerimonie che hanno avuto luogo. La piazza della Cancelleria che in altre occasioni analoghe si riempiva di gente plaudente o almeno cur~osa, questa volta era quasi deserta. Parlando in giro, si sente che c'è ed è diffusa la noia della guerra, ma non si può dire che ci sia stanchezza e che meno ancora sia diminuita la fede nella vittoria. Il morale è alto, anche se mancano segni esteriori di entusiasmo. Ed è così che la prospettiva avanzata da Ribbentrop di una guerra che possa durare anche molti anni non è stata certo causa di allegria, ma non ha nemmeno preoccupato o scosso nessuna delle tante persone di varie classi e di differenti idee che in questi glorni mi è accaduto di avvicinare.

«D'aprés des informations reçues de façon discrète, la situation du Reichsmarschall est celle d'une personne mise enti~rement de còté; Il n'a aucune lnfluence réelle auprès de Son Exc. l6s Chef suprème du Gouvernement ». Vedi D. 816 allegato.

(l) Ed. !n G. CIANn, L'Europa verso la catastrofe, clt., pp. 686-693.

(l) Vedi serie IX, vol. VI, D. 967.

(l) Circa tale questione, ln un foglio datato 15 ottobre 1941 e firmato Goering si legge:

787

IL PLENIPOTENZIARIO D'ITALIA PER LA GRECIA, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 11285/0146 R. Atene, 27 novembre 1941 (per. il 29).

Da qualche tempo i rapporti tra questo Presidente del Consiglio ed il Ministro dell'Interno erano diventati difficili. Il Gen. Tsolakoglu rimproverava al Ministro Papadopulos di dimostrare poca capacità nella esplicazione delle sue funzioni, di orientare la sua attività di ministro prevalentemente sui suoi sentimenti antivenizelisti, e in particolare di mantenere atteggiamento ostile al Presidente del Consiglio.

D'altra parte il Ministro Papadopulos muoveva al Presidente del Consiglio accuse di inettitudine e di scarsa sincerità nei riguardi dell'Asse.

In questi giorni il Gen. Tsolakoglu ha richiesto ad Altenburg e a me l'autorizzazione di accogliere le dimissioni presentategli dal Papadopulos e di assumere -almeno in via provvisoria -i due portafogli dell'Interno e della Pubblica Sicurezza.

Constatata quindi (per parte mia d'accordo con il Gen. Geloso) l'impossibilità di continuare nella situazione creata dal dissidio esistente tra Tsolakoglu e Papadopulos. Altenburg ed io abbiamo acconsentito al rimaneggiamento proposto dal Presidente del Consiglio.

Il Gen. Tsolakoglu assume quindi, in data odierna, gli interim del Ministero dell'Interno e quello della Pubblica Sicurezza.

788

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 11323/096 R. Zagabria, 28 novembre 1941 (per. il 30).

Seguito mio telegramma per corriere n. 093 in data 11 corrente (1). Al mio ritorno dal viaggio di servizio a Roma, ho conferito col Poglavnik, che mi ha nuovamente intrattenuto circa il suo des:derio di incontrarsi con V. E.

Mi ha pregato di far presente che non vorrebbe che la data subisse rinvii oltre la prima metà di dicembre, anche perché si rende conto della difficoltà di stabilire l'epoca dell'incontro nel periodo delle feste di fine e principio d'anno.

Poiché le sue condizioni di salute sono ormai soddisfacenti, egli sarebbe pronto a recarsi in Italia, e propriamente in città vic~na alla frontiera, permettendogli i suoi impegni di essere assente da Zagabria per lo spazio di tre giorni, da scegliere a partire dal 6 dicembre s~no al 16. Lascia quindi a V. E. la scelta della data in questo lasso di tempo.

Mi ha detto infine di caldeggiare presso V. E. l'accoglimento del suo desiderio. Rimango in attesa delle decisioni al riguardo (1).

(l) Vedi D. 743.

789

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, [28 novembre 1941], notte (2).

Ti scrivo dalla casa del Wannsée che mi sembra triste e solitaria come non mai dopo così piacevoli ore trascorse in tua compagnia!

Dopo la tua partenza, ho fatto una riunione di tutti i funzionari d'ambasciata e -poi -dei giornalisti per sottolineare l'importanza della tua visita, secondo il motivo che ho accennato nell'accluso breve rapporto (3).

Ti prego di liquidare nel miglior modo e con la tua amicizia la faccenda Goering, aprendomi una porta amnché io possa parlare di ciò personalmente con lui.

A chiarire la situazione su questo antipatico terreno di pettegolezzi ci penserò poi io, parlando molto francamente con i più alti esponenti: perché bisogna si convincano che io non ho assolutamente né il tempo né la voglia dl occuparmi di tali cretinerie.

Se mi vogliono, bene; se non mi vogliono così come sono, tanti saluti; ed il buon e caro Galeazzo mi sistemerà altrimenti. Il 4-5-6 vado, cioè mi trovo a Vienna con Goebbels. Poi verso U 15 a Parigi: ed ho anzi oggi stesso rinviato una già fissata visita a Cracovia. Ti abbraccio, anche a nome di tutti gli amici!

P. S. Anche se Goering, sulla tua pronta e generosa e netta dichiarazione, mi ha messo fuori causa direttamente -bisogna che io riesca a togliergli ogni dubbio intimo.

-o a Trieste. Preferirei Venezia. Telegrafateml risposta Poglavulk ». Vedi D. 798 e nota l allo stesso.

Non so, naturalmente, che cosa gli scriverai.

Comunque, se tu gli volessi dire che, conoscendo i miei sentimenti verso di lui, lo preghi di darmi modo di chiarire la cosa; o comunque tu mi autorizzassi a considerarmi informato, prenderei io stesso l'iniziativa: e ciò sarebbe buona cosa (1).

(l) -Ciano rispose con T. s. n. d. 47000/627 P. R. del 1• dicembre, ore 24, quanto segue:«Comunicate al Poglavnik che mi proporrei di incontrarlo nei giorni 14 e 15 prossimo a Venezia (2) -La lettera è datata «venerdì notte». (3) -Non rinvenuto.
790

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA

L. R. 2631. Zagabria, 28 novembre 1941.

Rientrato a Zagabria e ripresi i contatti ufficiali e ufficiosi, desidero informarti, in relazione alla conversazione che avemmo a Roma, delle mie dirette impressioni, perché questa lettera serva di chiarimento a mio telegramma per corriere odierno n. 096 (2).

I0

-La situazione interna, pur non essendo peggiorata, presenta qualche incertezza in conseguenza di nuovi arresti operati nell'ultima settimana fra gli intellettuali croati. Si notano reazioni e si prevede come probabile una ripresa degli atti di sabotaggio che da due mesi non si erano più verificati in questa capitale.

La polizia croata, per la sostituzione di alcuni elementi direttivi, non mi sembra, malgrado le sue accentuate manifestazioni di forza, trovarsi adesso in efficienza tale da !asciarci completamente tranquilli.

Ho perciò voluto riesaminare con ogni scrupolo l'opportunità di dar corso

o meno all'invito rivolto dal Poglavnik all'Eccellenza il Ministro per la data del 15 dicembre, e debbo dirti, con la serietà e con l'affetto che tu conosci, che non credo che la visita a Zagabria possa aver luogo così presto, mancando le condizioni indispensabili per essere sicuri della riuscita secondo il mio desiderio.

Ho quindi provveduto, col necessario tatto e giocando coi tempi, a trattare col Poglavnik la quest:one in modo che la visita venga rinviata ad altra data. Egli ha intanto sollecitato un incontro in località vicina alla frontiera, lasciando all'Ecc. il Ministro, di scegliere la città che preferisce e di fissare il giorno a partire dal 6 dicembre p.v. sino al 16 dello stesso mese. I motivi della insistenza del Poglavnik a richiedere di incontrarsi con l'Ecc. il Ministro, sono di carattere soprattutto morale, dato che egli già negli ultimi mesi aveva fatto conoscere il suo desiderio di incontrarsi col Duce o col Conte Ciano. Ritengo però che egli abbia anche intenzione di parlargli della situazione in genere della Croazia e dei rapporti italo-croati.

Qualora avrò nuovi elementi da riferire, non mancherò di tornare nei prossimi giorni sull'argomento scrivendo ancora a te in via strettamente riservata (3).

(l) -Per la risposta di Ciano vedi D. 816. (2) -Vedi D. 788. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussollnl.
791

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11293/1805 R. Washington, 29 novembre 1941, ore 1,10 (per. ore 15,45). Mio telegramma n. 1743 0).

Conversazioni Kurusu, riprese il 21 corr., che avevano proseguito in atmosfera caratterizzata da alterno pessimismo e ottimismo, sono da ieri g:unte punto morto per improvviso irrigidirsi atteggiamento americano.

Nella ridda delle voci contraddittorie che corrono sulla reale portata conversazioni e sul punto al quale sarebbero giunte, sta di fatto che Segretario di Stato ha voluto chiudere la... (2) della fase esplorativa rimettendo a Kurusu memorandum che riafferma posizione intransigenza assunta da S.U.A. in Pacifico.

Indubbiamente azione Chung King su Washington durante tutto il corso conversazioni è stata pressante ed ha culminato avant'ieri con colloquio Ambasciatore di Cina e cognato Chang Kai Shek, Soong, con Presidente Roosevelt, che ha fatto seguito a due scambi di vedute con Hull avuti da Ambasciatore Hu Shih unitamente a rappresentanti diplomatici Gran Bretagna, Australia e Governo olandese in esilio.

È al riguardo sintomatico come dopo incontro Hu Shih e Soong con Roosevelt Dipartimento di Stato abbia tenuto a dare a stampa comunicato che posizione S.U.A. in conflitto cinese giapponese rimaneva immutato ed ai corrispondenti diplomatici imbeccata di riesumare note dichiarazioni Hull del 16 luglio 1937 sul conflitto stesso per escludere solennemente possibilità di una Monaco Orientale.

Conversazioni non sarebbero peraltro rotte ma solo, ancora una volta, sospese per lasciare modo a Kurusu conoscere reazione Tokio a memorandum Hull. Stati Uniti d'America sembrano voler infatti lasciare a Giappone l'onere di rompere negoziati o di scoprire propria mano con controproposte per un accordo limitato.

Clamori iniziati da stampa ieri su minaccia giapponese incombente Siam e su necessità che Giappone offra «prova propria buona fede» lascerebbe pensare che S.U.A. intendono chiedere tale «prova» in Indocina e che non si esclude ancora del tutto a Washington raggiungimento modus vivendi subordinato a ritiro truppe giapponesi da Indocina o per lo meno ad impegno di non inviarne delle altre, cosi da eliminare non solo minaccia a Siam e Malesia ma anche a via della Birmania che sembra qui ora considerata minaccia più attuale.

Secondo quanto mi ha detto oggi Ambasciatore Nomura, memorandum Hull non offrirebbe una formula di compromesso ma reiterebbe nota teorica posi

zione princ1p10 S.U.A. e cwe che soluzione Pacifico presuppone non solo rinunzia Giappone a ogni ulteriore espansione ma stesso ritiro truppe giapponesi da Cina e Indocina.

Ambasciatore del Giappone mi ha smentito notizia diffusa da stampa che in memorandum verrebbe posta come condizione accordo abbandono Tripartito da parte Giappone ma non vi è dubbio che tale condizione sia stata adombrata in fase preliminare conversazioni. Parimenti egli mi ha negato quanto stampa asserisce cioè, che memorandum conterrebbe promessa americana di concessioni economiche. Memorandum -mi ha detto Nomura -sarebbe stato tutt'altro che specifico al riguardo e si sarebbe limitato enunciare genericamente note idee liberoscambiste Hull.

Ambasciatore del Giappone che mi è sembrato molto pessimista su possibilità che conversazioni sbocchino ad un accordo sia pure soltanto parziale, ha concluso affermando che spetta ora a Tokio decidere, dopo esame memorandum, se rompere o continuare conversazioni, in quanto Kurusu è stato inviato senza precise direttive ma solo per ascoltare e riferire, aggiungendo non conoscere quale è attualmente opinione Tokio su s~tuazione internazionale ma di sapere che Giappone è in grado, con quello che importa da Cina o da Indocina. di poter affrontare rischi di una rottura piuttosto esser strangolato da S.U.A.

(l) -Vedi D. 771. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Gruppo Indecifrabile».
792

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 11290/2168 R. Berlino, 29 novembre 1941, ore 18,30.

Mellini Ponce prega comunicare quanto segue:

<<Iersera il Mufti è stato ricevuto dal Ministro Ribbentrop e dal Ftihrer. Non ho ancora visto il Mufti ma il signor Gailani (l) mi ha detto che il Ftihrer avrebbe dato le più formali assicurazioni circa l'indipendenza la sovranità e l'unità dei paesi arabi del vicino Oriente e avrebbe assicurato anche il Mufti che la Germania è disposta ad aiutare in ogni modo gli arabi a raggiungere le loro aspirazioni ma avrebbe fatto comprendere di non esser disposto a rilasciare per ora una dichiarazione in tal senso né pubblicamente né segretamente. Il signor Gailani che era piuttosto costernato mi ha detto che vedrà tra giorni Ribbentrop ed il Ftihrer e che intenderebbe dichiarare fermamente come, senza un impegno scritto magari segreto e magari personale, egli non si senta di iniziare l'auspicata collaborazione tra arabi e l'Asse per non aggravare le responsabilità in cui è già incorso spingendo l'Iraq alla lotta contro l'Inghilterra fidando sugli incoraggiamenti ricevuti specialmente dalla Germania>>.

(l) Con T. s. n. d. per telescr. 11036/2132 R. del 21 novembre, ore 19,30, Alfieri aveva riferito circa l'arrivo di Gailani a Berlino. aggiungendo che il governo tedesco desiderava tenere per qualche giorno sBgreta la notizia

793

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. PER TELESCR. 11289/2169 R. Berlino, 29 novembre, ore 21,05.

Alle ore 20 di oggi Weizsaecker ha desiderato parlare con me urgentemente allo scopo di informarmi per incarico del Ministro von Ribbentrop che ai primi della settimana prossima il Maresciallo Goering si recherà in Francia per incontrarsi con Maresciallo Pétain su richiesta di quest'ultimo che ha desiderato di avere tale colloquio da soldato a soldato. Essendo tale richiesta passata attraverso l'Alto Comando tedesco questo Ministero Esteri non conosce né la data né la precisa ragione dell'incontro. Von Ribbentrop tiene a fare sapere a'l Ministro Ciano che Maresciallo Goering non prenderà comunque nessuna decisione limitandosi a prendere atto delle comunicazioni di Pétain.

Ribbentrop assicura inoltre che il contenuto di tali conversazioni sarà subito trasmesso al Ministro Ciano onde egli possa informare il Duce (1). Naturalmente l'incontro ha carattere strettamente riservato (2).

794

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. UU. s. N. D. 11315/421-422 R. Belgrado, 30 novembre 1941, ore 0,25 (per. ore 8,15).

Per Gabinetto del Ministro.

Profittando termini molto generici usati da intermediario mi sono limitato a risposta interlocutoria che occorreva che conoscessi termini esatti questione per poter giudicare sua richiesta.

Vi [prego] telegrafare pertanto [le istruzioni] che giudicherete inpartirmi con cortese urgenza tenendo presente che permanenza Pecanac a Belgrado è prevista sino martedì prossimo (ripeto martedì prossimo).

Circa precedenti e presumibili scopi Pecanac mi riferisco ai miei telegrammi suddetti. Se può esservi evidente interesse a ... (2) circa nostra situa2lione militare ritengo che ve ne sia uno non meno evidente ad usare estrema cautela.

Intermediario ha fatto presente necessità grande riservatezza nelle trattative. Se esse debbono svolgersi in Belgrado tale riservatezza non (ripeto non) potrebbe evidentemente estendersi a Comando germanico· che anzi ritengo dovrei opportunamente informare.

Intermediario è un serbo fedelissimo all'Asse e particolarmente alla Germania che largamente se ne vale nelle circostanze attuali. Ho con lud da tempo relazioni cordialissime ma ho necessariamente tenuto presente particolarità sua figura e sua attività nella conversazione odierna (3).

(421) Kosta Pecanac che trovasi attualmente a Belgrado mi ha inviato persona di fiducia per informarmi che in base ad intese intervenute suoi cetnici già collaborano per lotta antibolscevica nella zona albanese di confine e che ha in corso trattative con Comando Italiano per estendere tale collaborazione a zone confine Montenegro. Mi ha infine fatto dire che trovandosi Belgrado desidererebbe concretare e definire queste ultime trattative con me o con ufficiale che io dovrei designare.

(l) -Vedi D. B30 (2) -Il presente documento reca Il visto dl Mussollnl. Ciano telegrafò !n risposta (T. s. n. d. 46915 P.R. d.el 30 novembre, ore 15,30) quanto segue: «Dite a von R!bbentrop che si è preso atto di quanto vi ha fatto conoscere circa l'incontro di Goering con Pétain e ringraziatelo per la cortese comunicazione>>.

(422) Dal canto mio ritengo dovere sottoporre seguenti dati: domanda odierna è evidentemente una replica di quella rivolta Comando 9a Armata di cui ai miei telegrammi n. 411 e 412 (1).

795

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11337/797-798 R. Tokio, 3fJ novembre 1941, ore 4,50 (per. ore 20,30). Mio telegramma 776 (4) .

Ho parlato oggi con Togo il quale mi aveva fatto sapere che mi avrebbe veduto volentieri. Mi ha detto che, pur non potendo ancora comunicarmi testo nota rimessa 26 corr. da Hull a Nomura e Kurusu, nota che è ancora oggt oggetto di esame discussione in Consiglio dei Ministri in vista di una replica, poteva dirmi, per informazione confidenziale, che personalmente la considerava assolutamente inaccettabile. Essa non contiene infatti proposte transazionalì ma una rigida esposizione di principii che tengono troppo scarsamente conto della situazione giapponese. I due punti di maggiore contrasto sono, come lo sono stati nel corso dei negoziati che hanno precéduto la rimessa della nota, Tripartito e questione cinese. Per quest'ultima vedute americane e nipponiche si mantengano assai lontane. Ma è soprattutto nei riguardi Tripartito che a Washington si dimostra la più assoluta intransigenza in quanto si vorrebbe togliere al patto ogni e qualunque efficacia e non solo nei riguardi dell'articolo 3 ma, conseguentemente ai principi sostenuti da Washington, in quello delle altre stipulazioni che concernono il nuovo ordine in Europa e in Asia.

sima rottura dei negoziati. Mi ha aggiunto che a Tokio si conta in tal caso sul pieno appoggio dei Governi alleati sulla base degli Impegni reciproci. Gli ho domandato quali informazioni egli avesse sulle effettive ed immediate intenzioni americane di affrontare un conflitto in Pacifico. Mi ha risposto che, per quanto esistano ancora correnti in contrario, marina americana preme fortemente per un'azione risolutiva in Pacifico e disposizioni navali in tal senso andrebbero intensificandosi.

Nonostante Togo sia assai poco comunicativo mi è sembrato senza dubbio realmente preoccupato per la gravità attuale della situaz:one politica e militare del paese. Appare ormai evidente errore inizialmente commesso col messaggio Konoye e continuato coll'invio di Kurusu a Washington, di impostare negoziati sulle divergenze fondamentaii fra i principi massimi di due egemonie difficilmente compatibili in Pacifico e pertanto non è tuttavia detto che non si trovi ancora una formula, anche in caso di rottura dei negoziati. per procrastinare situazioni definitive.

(797)

(798) Togo mi ha dichiarato che Giappone invece intende rimanere pienamente fedele al Tripartito e che ciò stante vede come molto probabile pros

(l) -T. 11237/411-412 R. del 27 novembre, ore 18, non pubblicato; riferiva circa la richiesta di Pecanac di collaborare con la divisione Pusteria nella lotta antibolscevica. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «due gruppi indecifrabili». (3) -Ciano rispose con T. s. n. d. 395/461 R. del 4 dicembre, ore 23,30, quanto segue: «Comando Supremo è contrario agli accordi proposti dal fiduciario di Kosta Pecanac. Quanto precede per Vostra informazione ed opportuna norma». (4) -Vedi D. 781.
796

IL GOVERNATORE MILITARE DEL MONTENEGRO, PIRZIO BIROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. R. S. N. D. 42783/1078 P. R. Cettigne, 1° dicembre 1941, ore 13 (per. ore 19).

Situazione interna Montenegro questo mese subito notevoli complicazioni di cui ho tenuto informato a mano a mano il Comando Supremo. Attività e consistenza nuclei ribelli è andata sempre più aumentando e opera sabotaggio contro principali linee di comunicazione si è andata intensificando. Trattasi evidentemente di una rinnovata tattica ribelli condotta certamente da persona e danaro venuto daH'esterno, che basandosi su incerta situazione .interna in Serbia ed in Croazia, cerca di sfruttare presente periodo di transizione (...) (l) prima dell'inizio (...) (l) nei nostri riguardi qualche successo, se non materiale per lo meno morale, ed esasperare a propvia vantaggio accentuato ed evidente nervosismo popolazione civile. Ad atti di sabotaggio e ad operazioni ribelli ho risposto e continueremo a rispondere con provvedimenti energici di rappresaglia e punitdvi. Credo però che sia giunto il momento di fare il punto della situazione e cercare di fronteggiarla in maniera decisiva ed unitaria. Prima di adottare provvedimenti di rigore assoluto e di repressione ad ogni costo della rivolta con metodi strettamente militari il che avrebbe ripercussioni e conseguenze anche su popolazione civile non direttamente responsabile arresti, fucilazioni di ostaggi, ecc. potrebbe essere tentata possibilità di sfruttare sentimenti di ostilità e di stanchezza di molti elementi sani del paese per coinvolgere nella responsabilità tali elementi e chiedere loro una collaborazione attiva nella repressione della rivolta. Per ottenere una simile collaborazione occorrerebbe però dare ad alcuni elementi responsabili una più o meno larvata respon

sabilità che essi del resto chiedono da molto tempo. Senza giungere a-lla formazione di un governo o di una consulta montenegrina soluzione da scartarsi ad ogni modo data la situazione generale e la cattiva esperienza fatta in proposito si potrebbe tentare la costituzione di un comitato per la pacificazione dle Montenegro formato da elementi fedlei, scelti nei vari disrtetti, che sarebbe possibile raccogliere. A tale comitato da riconoscere ufficiosamente dovrebbe essere data facoltà di riunirsi in Cettigne sotto la nostra nascosta sorveglianza, emanare proclama alla popolazione invitandola a raccogliersi nella lotta contro i ribelli comunisti ed antinazionali a fornire Autorità danaro ed armi per addivenire alla soffocazione della ribeHione più o meno in cooperazione, a seconda delle circostanze, con le truppe italiane. Una simile soluzione, ove attuabile, mentre non comprometterebbe ogni nostra futura decisione sull'avvenire del Montenegro ci permetterebbe di soddisfare in maniera indiretta il desiderio di questa gente di avere una voce anche se indiretta nella gestione delle cose del Paese, e permetterebbe una azione contro i ribelli condotta dai montenegrini con la stessa tattica e gU stessi mezzi dei ribelli, in regioni di difficile accesso a truppe regolari. Va notato che alcune nostre unità qui operanti hanno già formato con successo da vario tempo bande irregolari montenegrini per la sorveglianza dei ponti, azioni di rastrellamento con proprio inquadramento. Si verrebbe quindi ad allargare e direi quasi nazionalizzare un sistema che ha già dato buoni frutti. Non mi nascondo difficoltà di attuazione di un simile piano e non posso da ora garantire successo. Prima di iniziare qualsiasi tentativo del genere credo però mio dovere sottoporlo nelle sue linee generali per una preventiva approvazione di massima. Ove ne avessi la Vostra approvazione procederei con massima circospezione anche per non compromettere futuri sviluppi politici di sistemazione del paese, oltre che libertà di movimento per soluzione strettamente militare della situazione. Credo però che varrebbe la pena effettuare un simile tentativo che, se attuato con successo, potrebbe offrire una soluzione, anche se solo temporanea, del grave problema costitu:to dall'attuale situazione del Montenegro. Gradirei risposta telegrafica data urgenza adottare provvedimenti (l).

(l) Note dell'Ufficio Cifra: <<Manca>>.

797

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11369/801 R. Tokio, 1" dicembre 1941, ore 20,50 (per. ore 14,45 del 2).

Miei telegrammi 797-798 (2). Secondo informazioni confidenziali avute a questo Ministero degli Affari Esteri, intransigenza americana giungerebbe al punto pretendere immediata eva

il) Per la risposta di Ciano vedi D. 805.

cuazione Indocina quale pegno sincerità intenzioni Giappone, nonché ripudio Governo Nanchino e dkette trattative fra Tokio e Chung Ring, che Washington continuerebbe naturalmente a spalleggiare, per una sistemazione dei rapporti nippo-cinesi che presupporrebbe graduale evacuaz~one dell'esercito giapponese da tutto il territorio cinese.

Consiglio dei Ministri straordinario è stato convocato oggi allo scopo di esaminare collettivamente nota americana e stabilire rrisposta ed ulteriore azione giapponese. S€condo quanto mi consta, questo Governo ancora una volta inviterebbe Washington ricons~derare suo atteggiamento ed adeguare sue esigenze «alla realtà della situazione in Asia Orientale» cessando «dall'ostacolare nuovo ordine asiatico coll'imposizione di principi astratti non conformi alle presenti condizioni del mondo», secondo le espressioni usate ieri da Togo in banchetto celebrativo del primo anniversario della dichiarazione comune nippo-cinesemancese. Estremo tentativo di conciliazione renderebbe evidentemente ancora più esiguo per l'avvenire margine giuoco diplomatico e quasi impossibilità eventuale ritirata in caso rinnovato rifiuto americano, cosicché situazione è considerata molto grave e suscettibile di immediati ed irrimediabi:li peggioramenti. Al Ministero degli Affari Esteri mi si confidava che pur rendendosi conto del pericolo che costituisce per i'l Giappone l'affrontare una guerra nelle attuali condizioni, il fatale concatenamento delle circostanze può da un momento all'altro porlo nell'alternativa di osare o di dichiararsi vinto.

(2) Vedi D. 795.

798

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 11362/659 R. Zagabria, 1° dicembre 1941, ore 24 (per. ore 4,15 del 2).

Seguito mio telegramma per corriere 096 del 28 corrente (1).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha intrattenuto circa invito rivolto a V. E. dal Poglavnik sin dall'll novembre scorso (2) per avervi suo ospite in questa Capitale. Egli mi ha detto che durante il recente convegno Berlino ha avuto occasione rinnovarvi personalmente tale invito, ricevendo adesione invito per data 15 corrente.

Sono stato stamane chiamato dal Poglavnik che ha mostrato sua profonda soddisfazione e ha aggiunto: «questa soluzione risponde proprio al mio desiderio, e molto meglio dell'incontro in località vicina alla frontiera di cui l'altro giorno avevamo parlato, perché una visita ufficiale del Conte Ciano a Zagabria darà luogo ad una solenne consacrazione dell'amicizia itala-croata e mi per

metterà di mostrare a lui, che è un vecchio amico della causa croata, l'opera svolta nei sette mesi di vita dello Stato».

Il Poglavnik mi ha incaricato di farvi pervenire il suo ringraziamento e mi ha pregato di concordare col Ministro degli Affari Esteri il programma che vi verrà sottoposto nei prossimi giorni (1).

(l) -Vedi D. 788. (2) -Vedi D. 743.
799

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 11389/0161 R. Berlino, 1o dicembre 1941 (per. il 3).

Telegramma di questa R. Ambasciata n. 2168 (2).

Mellini prega comunicare quanto segue:

«Naturalmente la decisione del Ftihrer di soprassedere al rilascio delia nota dichiarazione ha avuto effetti deprimenti sul Gran Mufti. Non solo per le conseguenze che il prolungarsi della permanenza sua e di Gailani a Berlino ed a Roma senza alcun affidamento sulle intenzioni dell'Asse avrà nei Paesi Arabi dove la propaganda e le attività inglesi sono ora in piena attività, ma ancor più perché egli si domanda che cosa stia veramente dietro tale decisione.

Comunque egli accetta intanto che siano annunziati il suo colloquio a Roma con il Duce e quello a Berlino con il Ftihrer secondo la formula che sarà già pervenuta a codesto R. Ministero attraverso l'Ambasciata di Germania costà.

Gailani ha espresso poi il desiderio di ricevere una breve lettera del Ministro von Ribbentrop in cui lo si ringrazi, nella sua quaUtà di Primo Ministro, per quanto l'Iraq ha fatto nel maggio scorso e per l'atteggiamento che il popolo iracheno continua a tenere contro l'invasore ed in cui si riconosca che l'Iraq ha cosi dimostrato di essere maturo per la completa indipendenza.

Appena tale lettera fosse approvata, il Mufti e Gailani partirebbero per l'Italia.

Il Ministro Grobba mi ha detto che da due mesi ha avuto da'l suo Ministro l'autorizzazione a preparare un trattato ed accordi complementari tra la Germania e l'Iraq rappresentato da Gailani e che vi sta lavorando in collaborazione con i Ministeri interessati.

Egli ritiene che il suo Governo sia intenzionato a procedere senz'altro alla realizzazione di tali accordi e che in un protocollo annesso, da firmarsi anche

«Ministro sarebbe stato lieto di Incontrare Poglavnlk costi e mi aveva già dato Istruzioni telegrafarvi: In tal senso. Senonché suoi Impegni limitano talmente suo tempo che occorre incontro abbia luogo in Italia e precisamente Venezia data già stabilita. Vogliate fare presente costà quanto precede e telegrafare». Casertano telegrafò il 4 dicembre alle ore 22,20. quanto segue

(T. s. n. d. 43199/668 P. R.): « Poglavnik. cui ho fatto comunicazione di cui al telegramma n. 635 in data 3 corrente, mi ha detto che è pronto per incontrarsi con V. E. a Venezia tra Il 15 e 20 dicembre lasciando a Voi di fissare il giorno». E Ciano rispose (T. s.n.d. 47587/642 P. R. del 5 dicembre, ore 13,30): «VIsita resta fissata giorni 15 e 16 dicembre a Venezia. Riservomi comunicare dettagli Incontro ».

dal Mufti e da altri esponenti dei Paesi Arabi, potrebbe essere preveduta l'unione volontaria della Siria, del Libano, della Palestina e della Transgiordania all'Iraq con estensione degli accordi di cui sopra anche a tali Paesi. In detto protocollo potrebbero essere contemplate anche le questioni dei luoghi santi e dell'eventuale autonomia amministrativa del Libano».

(l) Rispose Pietromarchi con T. 47307/635 P. R. del 3 dicembre, ore 20, quanto segue:

(2) Vedi D. 792.

800

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 11390/0152 R. Belgrado, 1° dicembre 1941 (per. il 3).

Miei telegrammi n. 423 del 29 novembre u.s. (l) e 425 in data odierna (2).

Come segnalato con telegrammi in riferimento, secondo comunicazioni fatte da Generale Bohme a nostri nuclei collegamento operazioni contro ribelli nella zona di Usice, iniziate il 27 corrente hanno condotto ieri alla presa della città (con perdite relativamente leggere da parte germanica e catturando notevole quantità d'armi, tra cui artiglierie). Ieri sera reparti germanici avevano raggiunto Kremna, Ribnica al sud di Cajtnia, e Liubis. Proseguimento avanzata era prevista per stamane e contatto con nostre truppe in Montenegro imminente, probabilmente nella giornata di oggi. Nostri comandi sono stati tempestivamente preavvertiti.

Rioccupazione di Usice costituiva per Comando Germanico non soltanto una necessità strategica (Generale Bohme ha spesso insistito che in questa zona si trova «nemico principale») ma era anche imposta da ragioni di prestigio. Ribelli occupavano infatti tutta la regione dell'alta Morava, la controllavano indisturbati e vi avevano anzi costituito «Unione repubbliche sovietiche della Serbia ». Generale Bohme ha pertanto compiuto operazione non appena ha potuto disporre forze sufficienti.

Grosso modo operazione odierna, che continua e completa quella della Macva, ridà al Comando Germanico controllo larga fascia Serbia occidentale lungo la Drina, sino al confine con il Montenegro. Dati anche sistemi ribelli occorre però attendere completamento operazioni e rastrellamento che sarà effettuato, per poter giudicare estensione effettiva tale controllo, specie nei riguardi infiltrazioni e contatti ribelli tra Serbia occidentale e Bosnia orientale. Del pari non sono ancora esattamente note entità e direzione deflusso ribelli da zona combattimenti. Come noto direzioni previste erano Bosnia Orientale, Montenegro ed Albania. Non è da escludersi che molti cerchino anche rifugio nelle montagne del Kopaonik.

A parte tale zona Serbia orientale situazione rimane invariata nel restante del paese e specialmente seria al confine con l'Albania e con la Bulgaria.

Molto grave appare sempre situazione Novi Bazar. È particolarmente degno di rilievo che Generale Bohme, in conversazione di iel'li con ufficiale collegamento nostra 9a Armata ha escluso eventuarlità nostro concorso per disimpegnare tale località, manifestando proposito provvedere per conto proprio «anche per ragioni di prestigio ». Va anche notato ohe secondo una informazione odierna, Draza Mihajlovié (cui passaggio a Governo Nedié anche tale informazione ripete senza che ve ne sia per ora conferma ufficiale) si sarebbe diretto da Usice verso il Sud per occupare Novi Bazar. Occupazione avverrebbe in tal caso per conto Generale Nedié e Comando Germanico.

Quanto a Kosta Pecanac, suo desidel'\io di affermarsi sui nostri confini e possibilmente entro di essi, con i suoi cetnici sotto la veste di collaborare con noi nella lotta anticomunista, è stato già segnalato. A mio avviso sua azione come suoi veri intendimenti meritano di essere attentamente seguiti.

Su frontiera con Bulgaria situazione viene descritta da qualche giorno molto torbida, con attacchi e attentati da parte dei rlbelli. Bande bulgare rimarrebbero tuttora da parte e in attesa. Alcuni elementi parteciperebbero tuttavia attività ribelli serbi.

Secondo informazioni in possesso R. Addetto Militare, a Nish da qualche giorno sono affluite truppe bulgare. Si tratterebbe di una mezza divisione corazzata che servirebbe come riserva mobile della linea ferroviaria continuamente attaccata dai ribelli.

R. Addetto Militare è anche informato che è imminente visita a Belgrado sostituto Maresciallo List.

(l) -T. 11331/423-424 R. del 30 novembre, ore 7.20, non pubblicato. (2) -T. 11353/425 R. delle ore 17.43. non pubblicato.
801

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 3914/2001. Budapest, 1° dicembre 1941.

Al termine della mia m1ss1one in Ungheria (1), mi corre l'obbligo di sottoporre a V. E. il riassunto dell'attività svolta e degli obiettivi raggiunti, durante la mia gestione in questo Paese.

Mentre giungevo in sede alla fine del marzo del 1940, gli sviluppi della guerra, ·e in pl'limo luogo il nostJro intervento dal 10 giugno dello stesso anno, si accingevano a modificare taluni aspetti della tradizionale politica ltalo-magiara, nel quadro della nuova situazione danubiano-balcanica che si andava delineando. Si trattava quindi di conformare le nostre posizioni e i nostri interessi a tale nuova situazione.

La Germania vittoriosa in Polonia e in Francia, dalle posizioni recentemente acquisite verso il sudoriente europeo con l'annessione dell'Austria, andava determinando un nuovo equilibrio sudorientale, in cui l'Ungheria, posta a mezza strada fra H centro Europa e i più lontani obiettivi orientali, andava gradatamente peroendo parte di quei valori politici autonomi che avevano giocato nella

55 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VII

fase precedente della politica italiana e germanica. Occorreva pertanto, tenuto conto della maggior pressione tedesca provocata dagli stessi compiti della Germania in questo settore, e dall'altra parte dei nostri superiori crescenti interessi nel quadro complessivo della nostra attiva aUeanza di guerra, conciLare con tali esigenze H mantenimento od ove fosse possibile, l'accrescimento delle nostre posizioni in Ungheria.

Sotto l'aspetto politico tali posizioni ebbero una nuova affermaz·one con l'Arbitrato di Vienna, con il quale le Potenze dell'Asse intesero troncare la controversia ungaro-romena per Ia Transilvania, e nello stesso tempo esercitare entro i possibili limiti quella revisione territoriale che era parte de:l loro programma politico, ed elemento sostanziale del nuovo ordinamento danubianobalcanico. In tale circostanza, d'intesa con questo mio collega di Germania, preparai il progetto di massima della nuova ripartizione territoriale, che, in contrasto con altri progetti, fu prescelto a base della sentenza arbitrale. Come è noto all'E. V. la parte avuta dal'l'Italia nella decisione, non sfuggì all'attenzione e alla riconoscenza ungheresi.

Sempre nel quadro del nuovo ordinamento danubiano-balcanico, durante la fase delle tentate sistemazioni con la Jugoslavia, mi adoperai, dietro le istruzioni impartitemi in connessione con i costanti consigli di distensione da noi fino allo,ra dati alil'Ungheria, in favore del riavvicinamento ungaro-jugoslavo concretatosi nel Patto di amicizia e non aggressione dell'H dicembre dello scorso anno. E per contro, quando col colpo di Stato di Belgrado del 27 marzo ultimo, la Jugoslavia, passando alla parte avversaria, entrava in conflitto con le Potenze dell'Asse, ebbi a dover svolgere presso questo Governo azione intesa ad indurre l'Ungheria a rompere gli indugi e i vincoli del recente patto, e ad entrare, come accadde 1'11 aprile successivo, nel conflitto contro la Jugoslavia.

Altri passi ebbi indi a dover compiere, secondo le direttive impartitemi, presso questo Governo, all'atto del conflitto contro i Sovieti, allo scopo di promuovere, nonostante le note perplessità e riluttanze del Governo di Budapest, la partecipazione ungherese al conflitto stesso, verificatasi il 27 giugno ultimo.

In tutta questa rilevante fase politica, in cui l'ind1rizzo e l'az,ione ungherese si sono andati sempre più strettamente uniformando e vincolando a quelli delle Potenze dell'Asse, dall'adesione dell'Ungheria al Patto Tripartito il 19 novembre dello scorso anno, alla rottura dei rapporti diplomatici con l'Inghilterra 1'8 aprile ultimo, e alla summenzionata collaborazione militare, sono sempre stato in grado di procedere in pienissimo e cordiale accordo col mio collega di Germania e nondimeno, pur nel quadro della necessaria unità dell'azione e degli interessi gene~rali comuni, mi sono adoperato a mantenere integro ogni aspetto della nostra linea polit!ica nei particolari rapporti Italo-magiari.

Talvolta il comp~to ha presentato delle difficoltà per l'eventualità di non impossibili attriti e concorrenze locali con gli interessi germanici, in ampl,issimo sviluppo nel periodo corrispondente. E però tale eventualità è stata evitata, Ln nel campo economico, ove le difficoltà si annunciavano anche maggiori, e ove pur mantenendo l'atmosfera la più cordiale nei confronti tedeschi, è stato possibile di conservare e in parte di sviluppare le nostre posizioni.

La situazione economica, mutata anch'essa per le condizioni generali della guerra e per la conseguente chiusura di molti mercati, fra i quali l'Ungheria

veniva quindi a trovarsi una delle pochissime fonti ancora accessibili di rifornimento di prodotti indispensabili, presentava due principali e gravi problemi. Anzitutto la restrizione dei tradizionali scambi Italo-magiari, da una parte per la notevolissima diminuzione delle disponibilità agrarie ungheresi, in segu1to a due pessime annate successive ed alle aumentate necessità di scorte per gli approvvigionamenti interni e militari, dall'altra per la carenza di molte nostre contropartite, dipendente dalle esigenze della nostra economia di guerra. In secondo luogo le crescenti esigenze dell'economia di guerra e della penetrazione economica germaniche, accennanti sempre maggiormente a restringere i margini delle nostre possibilità economiche in questo Paese.

Si trattava dunque anzitutto di risoHevare e di potenziare le sorti dei nostri scambi. Ciò è stato fatto ottenendo dall'Ungheria, nonostante le avverse circostanze, la fornitura, massima fra quelle da noi conseguite aH'estero, di un milione di quintali di grano, l'aumento contingentale di 15 mila capi di bovini per l'esercizio in corso, la garanzia della consegna del 50 per cento delle future eccedenze esportabili di frumento della vecchia Ungheria, e molti altri prodotti fra cui in corso di stipulazione 200 mila quintali di granturco. Con ciò si è conseguito un rilevantissimo apporto ungherese principalmente alle maggiori necessità della nostra alimentazione nazionale, per cui il R. Governo ebbe ad esprimere, per mio tramite, al Governo di Budapest il suo particolare apprezzamento. Da parte nostra, oltre che con l'incremento e la m1gliore organizzazione dell'importazione dei nostri prodotti disponibili, si è :provveduto con le forniture di materiale aeronautico alle Forze Armate ungheresi, già concluse per 80 milioni di lire ed in corso di nuova stipulazione per 90 milioni di lire, con cui si è anche conseguito lo scopo di continuare e d'amplia,re il nostro intervento nel riarmo aeronautico ungherese, che, sotto la pressione di concorrenze aUrui, aveva subito un arresto.

Nei confronti della penetrazione economica straniera in Ungheria, che ci imponeva l'azione indispensabile a mantenere quantomeno le nostre posizioni profesionali, molto è stato fatto, nonostante la fortissima pressione degli interessi germanici, e più si sarebbe potuto fare se taluni nostri organismi economici avessero risposto con maggior prontezza e attività.

Per vincere la riluttanza ungherese ad un'ulteriore estensione delle concessioni ad interessi stranieri, quali su vasta scala già erano state conseguite

o si andavano ottenendo da parte tedesca, ritenni, d'accordo con gli organi direttivi della nostra economia, di impostare le nostre proposte su una base pienamente collaborativa, che, potenziando con i nostri gli interessi magiari, costituisse, nel tempo stesso, la migliore tutela di questi nei confronti di una diretta penetrazione altrui. Tale base venne qui compresa e volentieri accettata, addivenendosi altresì da parte nostra aHa determinazione di destinare l'ammontare del riscatto operato dall'Ungheria di quote dei propri buoni del Tesoro in possesso dell'Italia, a un cospicuo fondo di finanziamento di imprese in collaborazione itala-ungherese, amministrato da un apposito Comitato misto. Si sono potuti così principalmente promuovere gli accordi per l'industria del legno, destinati, con l'apporto ungherese, a potenziare i nostri interessi

forestali delle società « Latorica » e «Foresta», quelli per la creazione dell'industria Itala-Ungherese della cellulosa e suoi derivati, quelli per la costituzione

di società idroelettriche, a cui è stata interessata la società Italiana «Fiat », e donde ci deriverà un indiretto controllo su altre industrie ungheresi, quelli, ancora in corso di studio, per la produzione in coHaboraz:one di vernici e materie plastiche. Tale attività già indica la via per ulteriori sviluppi.

Oltre a ciò, e nella fiduciosa atmosfera in tal modo creata, è stato possibile dar vita ad altri interessi italiani: quale la « Sinda », società Italiana per la navigazione danubiana, che per la prima volta ha portato, con le proprie unità naviganti, la bandiera Italiana sul Danubio, e al cui mantenimento mi sono adoperato con esito favorevole, nonostante i dubbi e le esitazioni successivamente sopraggiunti nei dirigenti di essa; quali altresì la « Erdely », società itala-ungherese per l'industria degli olii minerali, e l'Artigianato Italiano, a cui ho dedicato particolare interessamento, ottenendo con opportuni accordi la possibilità di un'importazione annuale fino ad l milione di lire di nostri prodotti artigiani, che esposti in apposita casa di vendita nel miglior centro della capitale ungherese, concorreranno qui a diffondere il gusto del prodotto d'arte e di moda italiano.

Attento interessamento ho altresì dedicato al consolidamento degli interessi delle nostre Società assicurative, ed allo sviluppo di essi in rapporto all'estensione del territorio ungherese dopo le ,recenti annessioni, come allo sviluppo delle attività della nostra Banca ungaro-italiana, nella quale mi sono adoperato a concentrare i nostri servizi bancari in Ungheria.

Ultimo e forse più importante problema economico si presentava quello della nostra partecipazione alla produzione petrolifera ungherese, a cui ho dedicato tanto maggiore attività, che, nelle more di un conc,reto interessamento dei nostri organismi competenti, le dirette concessioni estrattive a compagnie germaniche, si erano andate, come tempestivamente segnalai, rapidamente ed ampiamente estendendo in Ungheria. Anche qui ho ritenuto di fondare le nostre richieste e proposte su un piano collaborativo, accolto dal Governo ungherese con le dichiarazioni scritte, che ho comunicate, e in base alle quali si sta ora trattando in fase esecutiva.

Il mancato tempestivo ed efficace intervento dei competenti nostri organismi interessati, non mi consenti invece di promuovere la partecipazione offertaci nello sfruttamento della bauxite ungherese e nella produzione dei semi oleosi, a cui si è peraltro indirizzata l'attività di compagnie tedesche. Nondimeno, ritengo che pur nel campo dell'economia, le nostre posizioni abbiano mantenuto l'efficienza che il momento consentiva, e che, per contro, nei limiti consentiti dalle circostanze, la buona volontà ungherese non sia mancata a favore delle nostre attività e delle nostre esigenze, anche nei riguardi delle forniture militari, che dalle ottomila peHicce destinate al nostro Corpo di spedizione in Russia, alla cessione di brevetti, di parti di ricambio per automezzi, di lubrificanti, bocche da fuoco, munizioni per le medesime, centrali di tiro contraereo «Gamma», attrezzature telemetriche, trentamila mine a piatto, duemilanovecento cavalli di rimonta, cento motori fuoribordo per truppe del genio, parti di motori d'aviazione, tubi di periscopio ecc., ci sono state largamente

concesse.

Assai rilevanti realizzazioni sono state raggiunte nel campo culturale, a

cui ho dedicato cure costanti, per il mantenimento del prestigio e della tradìzionale influenza della nostra cultura in Ungheda, anche nei confronti della crescente e ben organizzata pressione della cultura germanica. Ciò anzitutto, con lo sviluppo dell'insegnamento obbligatorio dell'Italiano nella scuola ungherese, esteso da 32 a 96 istituti medi di Ungheria, in seguito alle assidue premure da me fatte presso questo Governo, che si è altresì impegnato a completare col prossimo anno scolastico 1942/43, l'introduzione dell'insegnamento stesso oltre che in altri parificati, in tutti gli 80 istituti medi statali ungheresi; in secondo luogo con l'incremento e il più alto prestigio accademico conferito al nostro Istituto di Cultura, passato da 4 a 10 sezioni, da 160 a 295 corsi, da 4755 a 8189 studenti iscritti, da 40 mila a 100 mila lire annue di vendite di libri e pubblicazioni Italiane, e resosi promotore di importanti contatti e scambi culturali, anche nel campo musicale, di pubblicazioni, di collaborazioni e di traduzioni.

Occorre rriconoscere che tale attività ha incontrato rra comprensione e l'appoggio del Governo ungherese, da cui ho ottenuto, con deliberazione del 14 maggio ultimo, la donazione del palazzo dell'antico Parlamento ungherese da destinarsi a nuova sede dell'Istituto Italiano di Cultura di Budapest. Tale ampio immobile, di notevole importanza storica e artistica, sito al centro deUa capitale ungherese, e del valore approssimativo di non meno di 6 milioni di pengo, che secondo gli impegni assunti, ci sarà effettivamente consegnato nel maggio prossimo, riuscirà, dopo gli opportuni lavori di adattamento e l'arredamento, la più bella, forse, degna ed adatta fra le sedi europee dei nostri Istituti di Cultura.

Dal Governo ungherese ho altresì ottenuto !l'istituzione di tre nuove cattedre universitarie di materie Italiane, due nell'Università di Budapest, di Archeologia Romana e di Storia della Civiltà e dell'Economia Italiana, la prima affidata ad un cattedratico Italiano, e una nell'Università di Kolozsvàr, di lingua e Letteratura Italiana. Esse concorreranno validamente a diffondere la nostra cultura nel campo universitario.

Nella misura degli sviluppi delle nostre attività nel campo politico, economico, e culturale, ho ritenuto mio dovere di potenziare anche l'organizzazione, peraltro insumciente, della nostra collettività in Ungheria.

Anzitutto il Fascio, che ho trovato in condizioni economiche deficitarie, e in una sede assolutamente indecorosa. Dalla passività di 19.500 pengo, che ho trovata nella situazione dell'anno XVIII, ho portato gradualmente il Fascio all'attuale attività di 19.600 pengo. Con una più equa distribuzione delle oblazioni, e sollecitando un maggior concorso dei nostri maggiori enti industriali e commerciali operanti in Ungheria, ho provveduto ad aumentare le entrate, esclusi l contributi minlsteriali, dai 25.00 pengo dell'anno XVIII, al 52.600 pengo attuali. Così le spese di assistenza hanno potuto essere contemporaneamente aumentate da 8.900 a 22.700 pengo. Il Fascio, a proprie spese, ha potuto trasferirsi in una nuova sede degnissima, dotata di una grande sala di riunione, di cinematografo, di locali per il Dopolavoro, ove già sono state tenute, anche con la partecipazione di personalità nostre e straniere, importanti cerimonie ed adunate. È stato sviluppato il tesseramento nel campo femminile, e massimo i!1cremento è stato dato ai laboratori femminili del Fascio, che, riunendosi settimanalmente, hanno prodotto cospicue quantità di indumenti, destinati non solo all'assistenza invernale della parte meno abbiente di questa collettività, ma pure alle nostre truppe combattenti. Il Fascio, anche giovandosi di speciali fondi provvidamente posti a disposizione dalla Direzione Generale degli Italiani all'Estero, ha ottimamente provveduto all'assistenza delle nostre truppe in transito per H fronte russo, circa 80 mila uomini, a quella dei nostri treni ospedali provenienti dal fronte medesimo, e a quella dei connazionali rimpatriati dall'Iran. Nell'ordine dell'opportunità politica e locale, ho ritenuto infine conveniente indirizzarre la nostra organizzazione fascista a più frequenti ed utili contatti di cameratismo con l'organizzazione nazionalsocialista tedesca.

In secondo luogo, ho provveduto, su conformi autorizzazioni impartitemi da V. E., a costituire in Ungheria quella nostra organizzazione consolare che era mancata fin dagli inizi dei rapporti diplomatici Italo-magiari. Così, in luogo della insufficiente e men che modesta cancelleria consolare della R. Legazione, unico organo consolare in tutto il territorio ungherese, ho istituito in sede appropriata H Consolato autonomo di Budapest, testé elevato a Consolato Generale, e una rete consolare periferica di sei Agenzie, due già aperte, Kolozsvàr e Ujvidek, e quattro in corso di apertura, Debrecen, Szeged, Szabadka e Pècs.

Stimo che con tali provvidenze, la collettività italiana di Ungheria possa ritenersi oramai convenientemente inquadrata e assistita, mentre anche la Scuola italiana, in attesa che il problema, già da me impostato, del suo fondamentale riordinamento possa essere concretamente affrontato, è stata oggetto delle cure necessarie a consolidarne almeno i risultati finora conseguiti.

Il complesso dell'aumentata attività fin qui riassunta, necessariamente richiedeva un aumento del personale di prima categoria della R. Rappresentanza, talché l'Eccellenza Vostra, accogliendo le mie proposte al riguardo, ha consentito a portare il suddetto personale, a parte il Capo di Missione, da tre Segretari, di cui uno addetto allora alla Cancelleria Consolare, a quattro Segretari e un Console. Le circostanze e le possibilità del momento non hanno invece permesso di risolvere il problema della R. Sede, tuttora coHocata in un immobile di affitto insufficiente e, nonostante ogni possibile modifica e sistemazione da me apportatavi, molto inadatto: riterrei peraltro che il prossimo avvenire possa riservarci l'opportunità di provvedere all'acquisto di un immobile demaniale, nel quale possano essere concentrati tutti gli uffici della Rappresentanza diplomatica, e migliorate le condizioni della Rappresentanza stessa.

Ricordo infine per ultimo, perché non ne rimanga omessa la menzione, l'opera svolta, in seguito all'assunzione da parte del Governo ungherese della rappresentanza dei nostri interessi in Grecia, durante il nostro conflitto con quest'ultimo Stato, per la tutela, l'assistenza e finalmente il rimpatrio dei nostri connazionali, come per l'assistenza dei nostri prigionieri e internati, che ho assiduamente provveduto a curare, per il tramite di questo Governo, a mezzo del Ministro di Ungheria in Atene, la cui attività in quella circostanza non riscuoterà mai abbastanza il nostro elogio e la nostra gratitudine.

Mantenute, come ho descritto, e, dove possibile, consolidate ed estese le nostre posizioni politiche, economiche, culturali ed organizzative, stimerei che, nel corso della mia gestione, gli interessi Italiani in questo Paese, nonché una flessione, abbiano piuttosto segnato quel progresso che le condizioni generali del momento consentivano. Mi corre l'obbligo di soggiungere che da parte ungherese ho di massima incontrato, più che comprensione e buona volontà, il desiderio di vedere qui massimamente svilupparsi la nostra influenza in concorso con quella altrui, costituendo ciò, come per il passato, la miglior garanzia di equilibrio interno e internazionale di questo Paese. L'Ungheria sembra in questi anni attraversa,re una crisi di uomini, e, in connessione con questa, una crisi di orientamento di fronte alla necessità di coordinare le proprie strutture e la visione esatta del proprio avvenire alle mutate condizioni dell'Europa. Non crederei sia da dubitare che un Paese il quale, come questo, ha saputo conservare per secoli ,la propria identità storica ed etnica, non sappia sprig'onare le necessarie energie al momento opportuno. In situazione di chiave fra il bacino danubiano-balcanico e l'oriente, esso potrà, ritengo, in ogni tempo costituire un elemento politico di prim'ordine, quale che sia l'avvenire, direttamente interessante la nostra azione politica, e fortemente vincolato alle sorti di questa. Tale convinzione è peraltro qui comune, e la profonda comprensione e simpatia con cui, sia dai dirigenti del Governo, sia, come segnailai, da queHi dell'opposizione, viene seguita nella fase attuale anche la nostra politica adriatica e croata, sembrano esserne nuovo e non dubbio segno.

È mio dovere, infine, di porgere, subordinatamente, all'E. V., l'espressione della mia devota riconoscenza per la fiducia e il costante appoggio concessomi nell'espletamento della mia missione, e nel porre termine ad essa, rinnovo ancora una volta a V. E., la preghiera di voler accogliere gli atti della mia piena osservanza e del mio sincero ed affezionato ossequio.

(l) Con T. s. n. d. 44536/536 P. R. del 13 novembre, ore 12,45, Talamo era stato richiamato da Ciano al ministero.

802

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI

T. 47011/284 R. Roma, 2 dicembre 1941, ore 1.

Vostro 364 (1).

È stato, d'intesa coi tedeschi, stabilito che i due Ambasciatori avrebbero dovuto presentare credenziali alla stessa epoca. Naturalmente, data impossibilità materiale del contemporaneo accreditamento, nulla vieta che presentiate le Vostre appena avrete accertato che Vostro Collega tedesco è sul posto e si prepara a farlo.

803.

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11392/1157 R. Bucarest, 2 dicembre 1941, ore 2,20 (per. ore 11,30 del 3 J.

Governo britannico tramite questa Legazione S.U.A. ha fatto pervenire a questo Governo ultimatum col quale invita Romania sospendere ostilità contro

UR.S.S. «alleata dell'Inghilterra 1> e chiede una risposta scritta entro il 5 dicembre.

Mihail Antonescu mi ha detto sta preparando i termini della risposta nella quale dopo aver fatto un breve esame soltanto ieri delle relazioni tra Romania e la Gran Bretagna e dopo aver messo in rilievo che Governo britannico non ha fatto nulla per impedire che ,la Russia occupasse con la forza provincie Bucovina e Bessarabia respingerà ultimatum affermando che la Romania lotta non solo per la sua libertà ed indipendenza ma per ragioni imprescindibili di difesa della razza e della Nazione.

Antonescu mi ha precisato che Uiltimatum molto probabilmente implica desiderio da parte britannica di « tentare » bombardare zona petrolifera Ploiesti « impresa -egli mi ha detto -che non sarà punto facile.

Risposta romena sarà consegnata a questa Legazione d'America giovedì 4 dicembre. Mi riservo trasmetterne testo.

(l) Vedi D. 780.

804

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 11366/2186 R. Berlino, 2 dicembre 1941, ore 12,30.

Telegramma di questa Ambasciata 2168 (1).

Meilini Ponce prega comunicare quanto segue:

«Il 28 novembre u.s. il Mufti è stato ricevuto dal Fuehrer, accolto con gli onori militari e trattenuto a colloquio un'ora e mezza con grande cordialità. L'impressione personale riportata dal Mufti è stata ottima. Però il Fuehrer, dopo aver confermato che approvava e che avrebbe ap

poggiato fino rulla fine le aspirazioni degli arabi, ha affermato che non riteneva opportuno di rilasciare in questo momento una dichiarazione in tal senso prevalentemente per motivi carattere militare.

Ha insistito sul gioco che avrebbe la propaganda degaullista nel presentare l'adesione dell'Asse all'indipendenza della Siria come l'inizio dello smembramento deU'Impero francese.

Ha poi soggiunto che, fino a che le truppe tedesche non saranno al Caucaso è opportuno attendere anche perché non vi sarebbe modo di agire militarmente contro eventuali reazioni che la dichiarazione potrebbe provocare da parte inglese.

Alla Turchia non ha accennato.

Alla richiesta del Mufti se dichiarazione non potesse essere fatta e conservata segreta il Fuehrer ha risposto che sarebbe mato impossibile conservarla tale.

Ha poi rilevato come egli non fosse abituato a fare dichiarazioni del genere; che la sola fatta verba-lmente alla Finlandia l'aveva mantenuta e che gli arabi avrebbero potuto fidarsi dalla sua parola.

Dopo di che il Mufti non ha insistito ed ha concluso dicendo che le parole del Fuehrer, come quelle del Duce, erano per lui personalmente un grande conforto ed una grande garanzia.

Il contenuto del colloquio mi è stato riferito da;l Mufti e confermato poi punto per punto dal Ministro Grobba che era ad esso presente».

805.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL GOVERNATORE MILITARE DEL MONTENEGRO, PIRZIO BIROLI

T. S. N. D. 47136/331 P. R. Roma, 2 dicembre 1941, ore 24.

Vostro 1078 (1).

Vostre considerazioni sono state qui lette ed esaminate con speciale interesse. Non si ritiene tuttavia opportuno promuovere nell'attuale fase militare costituzione Comitato Montenegrino data l'opportunità di procedere con particolare cautela nella collaborazione con elementi montenegrini.

806.

IL MINISTRO A BRATISLAVA, RONCALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 11500/013 R. Bratislava, 2 dicembre 1941 (per. il 6).

Tuka mi ha confermato oggi quanto mi aveva qui detto ai suo arrivo a Bratislava da Berlino, avere cioè avuto onore e piacere incontrare V. E. ed avere molto apprezzato cortesia comprensione mostratagli. Tuka ha aggiunto non avere per ovvia discrezione (2) voluto far parola a V. E. della sua visita a Roma e di esserne 'l'imasto tanto più g,radevolmente sorpreso averne ricevuto cortese invito da V. E. Egli ha concluso voler trarre dai suoi incontri con V. E. miglioni auspici per sempre maggiore interesse benevolenza Governo fascista verso suo Paese.

807.

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 11531/0194 R. Bucarest, 2 dicembre 1941 (per. il 7).

Mihai:l Antonescu appena tornato da Berlino mi ha fatto chiamare per dirmi che desiderava mettere immediatamente al corrente V. E. della sua conver

sazione col Fiihrer. Premesso che le accoglienze ricevute lo avevano profondamente commosso perché tanto il Fiihrer che Goering e Ribbentrop avevano fatto caldissimi elogi del Conducator e dell'esercito romeno, Antonescu mi ha così riassunto il suo colloquio con Hitler. <Abbiamo fatto insieme -egli ha detto -esame generale della situazione politica europea. Ho precisato al Fiihrer la mia idea -che vi è nota -sull'importanza decisiva che avrà tl fattore razza nel mondo di domani. Ho sostenuto chiaramente e lealmente che le due grandi razze di domani intorno alle quali verterà l'equili:brio dell'Europa sono il germanesimo e la latinità, entrambe destinate a collaborare contro lo slavismo il quale -anche se schiacciato in Russia -non cesserà peraltro di costituire con sua lenta forza espansionista e corrosiva un pericolo per l'Europa. Su questo argomento il Fiihrer mi ha parlato per circa mezz'ora, dividendo in pieno la mia idea aggiungendo anzi che alla testa della latinità vi Na un uomo come il Duce e questo fatto dava alla mia tesi un valore non puramente teorico ma di attualità immediata. Vi dirò anche che ho accennato al Fiihrer il pericolo costituito dallo slavismo balcanico e l'ho trovato pienamente consenziente con me. Aggiungo che tanto il Fiihrer che Ribbentrop mi sono parsi molto freddi nei confronti della Bulgaria.

Naturalmente non ho detto al Fiihrer che per noi latini Ia necessità d'una politica d'intesa è anche una controgaranzia nei confronti del germanesimo; ma è chiaro che a ben guardare in quelle che saranno le forze biologiche dell'Europa di domani -sconfitto lo slavismo -le sole forze operanti che potranno assicurare un certo equilibrio saranno appunto il germanesimo e la latinità. So -ha aggiunto Antonescu -che su questo probiema della latinità a Roma si è freddi e scettici perché le vostre esperienze con la Francia sono troppo recenti e vi hanno deluso. Ma non dimenticate che l'Europa di domani non sarà più quella delle piccole lotte ideologiche e passionali di ieri -che la nuova gigantesca costruzione domanda nuove idee, nuovi principi e che se Roma non crede alla latinità noi romeni e con noi gli spagnoli, i portoghesi, i belgi e anche molti francesi vi credono e se oggi ana testa della latinità vi è un uomo come il Duce è una circostanza eccezionale forse senza precedenti nella storia e se la lasciassimo cadere saremmo proprio noi paesi latini a pagarne le conseguenze.

Io sono rimasto sorpreso dell'entusiasmo con cui il Fiihrer ha accettato e sposato anzi le miei 1dee e di come lui stesso abbia accennato al Duce come alla sola eccezionale figura che possa interpretare 'le forze le correnti e le idee della latinità. Se a Roma si riuscisse a superare quel giustificato scetticismo l'avvenire dell'Europa da questo punto di vista ci sembrerebbe assai migliore.

Il Fiihrer mi ha detto -riconfermando le sue vecchie idee -che in Russia vi sarà gran posto per tutti. Egli ha precisato -«perfino per i Belgi che soffocano nel loro stretto territorio». Quanto ai problema del Mar Nero che io considero « un'a.la del Mediterraneo » tanto U Filhrer che Ribbentrop mi hanno confermato che un ruolo di particolare importanza dovrà essere svolto dalla Rumania su quel mare. Sul problema del Mar Nero avrei desiderato parlare anche col Conte Ciano ma non ne ho avuto il tempo: lo farò quando egli verrà a Bucarest. Per quanto concerne i Balcani ho chiesto agli uomini di Stato tedeschi che ci sia data la possibilità di proteggere le nostre popolazioni romene senza fare questioni di frontiere. Per quel che riguarda invece la Transllvania ho sostenuto la tesi della impossibilità che si conservi la situazione creata dall'arbitrato del 1940 a Vienna.

Tanto il Fiihrer che Ribbentrop mi hanno fatto capire che questo problema andrà rivisto, non ora naturalmente. Più caloroso di tutti su questo punto è stato il Maresciallo Goering.

In conclusione sono soddisfatto del mio viagg:o. Esso mi ha servito a chiarire molti dei nostri punti di vista su quali spero avere la comprensione e l'appoggio del Duce e del Conte Ciano :».

(l) Vedi D. 792.

(l) -Vedi D. 796. (2) -Per i precedenti vedi serie IX, vol. VI, DD. 174 e 199.
808

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON L'AMBASCIATORE DEL GIAPPONE, HORIKffii (l)

VERBALE. Roma, 3 dicembre 1941.

Alle ore 11,30 il Duce, presente il Ministro Ciano, ha ricevuto l'Ambasciatore del Giappone il quale Gli ha dato lettura della seguente comunicazione:

«Su istruzioni del mio Governo, ho l'onore, Eccellenza, di informarVi del corso delle conversazioni nippo-americane, che hanno luogo dalla metà dello scorso aprile. Le conversa:llioni proseguono da circa sei mesi, mentre il Governo giapponese ha sempre strettamente osservato il Patto Tripartito che è diventato la base della nostra immutabile politica nazionale e si è proposto di impostare il problema del regolamento delle relazioni nippo-americane nello spirito e secondo le disposizioni del Tripartito con il risoluto atteggiamento di .impedire l'intervento americano nella guerra europea.

Di conseguenza, il Governo .attuale ha continuato le conversazioni sulla base della giustizia, preservando la dignità e l'esistenza de'l nostro Impero. Benché vi siano state alcune difficoltà tra le quali un acuto contrasto di opinioni è stato provocato dalla questione del ritiro delle truppe giapponesi dalla Cina e dall'Indocina francese, l'ostacolo fondamentale è dato, quando si consideri l'esperienza del passato, dalla concezione fondamentale e tradizionale degli Stati Uniti nella trattazione dei problemi internazionali, concezione che è risultata chiara dalle conversazioni anglo-americane dell'Atlantico. In altre parole, la vera rintenzione dell'America è di respingere ed ostacolare la ricostruzione del nuovo ordine in Asia ed in Europa da parte del Giappone, dell'Italia e della Germania, che è l'obiettivo del Tripartito, e l'America osa asserire che relazioni amichevoli fra il Giappone e l'America sarebbero impossibili fino a che il Giappone mantiene l'alleanza con l'Ita'lia e la Germania. Da questo punto di vista il Governo americano si è proposto di chiedere al Giappone di rinunciare al Tripartito. Come ciò, Eccellenza, è diventato chiaro nell'ultima fase di questi giorni, il Governo giapponese è stato costretto a riconoscere che le ulteriori conversazioni sarebbero inutili.

Cl) Ed. !n G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, c!t., pp. 694-697.

La proposta che è stata avanzata dal Governo Americano il 26 novembre ha mostrato più chiaramente il suo atteggiamento e specialmente il Governo americano ha posto la clausola «di consentire di non considerare in contrasto con qualsiasi Convenzione esistente fra uno dei due Governi ed un terzo Paese, per il mantenimento della pace in tutta la sfera del Pacifico, lo scopo fondamentale di questo accordo.

Ciò era inteso, secondo il loro proposito, a vincolare la nostra interpretazione degli obblighi imposti dal Tripartito e a costringere il Giappone ad astenersi dall'aiutare l'Italia e la Germania quando rAmedca entrasse nella guerra europea.

Anche con questa sola clausola, senza parlare di altre questioni, il Governo giapponese riconosce che la proposta americana non può essere assunta come base delle conversazioni.

Oltre ciò, è chiaro il fatto che il Governo americano, nel prosieguo delle conversazioni, ha condotto frequenti negoziati con la Gran Bretagna, l'Australia, l'Olanda e la Cina. Pertanto, può asserirsi che il Governo americano, insieme con i paesi anzidetti, considera il Giappone con la stessa ostilità con cui considera l'Itaria e la Germania ».

Dopo di che l'Ambasciatore ha aggiunto che lo scoppio di un conflitto tra il Giappone e gli Stati Uniti e conseguentemente la Gran Bretagna è da considerarsi ormai possibile e a scadenza immediata. In vista di ciò il Governo giapponese, invocando la relativa clausola del Tripartito chiede che la dichiarazione di guerra italiana sia immediatamente successiva. Chiede inoltre che venga firmato un Accordo [n base al quale i due Governi si impegnano a non concludere né armistizio né pace separata con gli Stati Uniti d'America né con l'Impero britannico. L'Ambasciatore aggiunge che contemporaneamente analoghe richieste sono state avanzate al Governo del Reich.

Il Duce risponde che la comunicazione giapponese non rappresenta per lui alcuna sorpresa avendo seguito da vicino l'andamento dei negoziati nippo-americani compiuti attraverso l'Ammiraglio Nomura e l'Ambasciatore Kurusu. Il nostro Ambasciatore a Washington, che ha seguito le conversazioni sul posto, lo ha confermato nella sua convinzione che i negoziati non potevano .arrivare a buon punto per l'intransigenza dimostrata dagli Stati Uniti e la volontà di Roosevelt di scatenare la guerra. Roosevelt non può accettare i principi politici del Giappone in quanto questo paese intende costituire un nuovo ordine in Asia e di questo ordine ha già posto le basi, mentre la _plutocrazia americana intende considerare l'Asia quale terreno di sfruttamento.

Il Duce, conoscendo la fierezza del popolo giapponese, è sempre stato convinto che tutti i tentativi compiuti dagli Stati Uniti per separare il Giappone dai Paesi del Tripartito, sarebbero rimasti infruttuosi. Ciò premesso il Duce dichiara:

«L'Italia farà tutto per contribuire militarmente al successo della battaglia che il Giappone si prepara ad iniziare contro gli Stati Uniti e l'Impero britannico e ciò soprattutto trattenendo in Mediterraneo il maggior numero possibile di unità navali britanniche. Attualmente un terzo circa delle forze navali inglesi è trattenuto in Mediterraneo dalle forze navali italiane ed è in corso di

costitumone un blocco di forze aero-navali Ualo-tedesche che obbligherà gli inglesi ad aumentare i loro contingenti navali in questo settore».

Il Duce si dichiara inoltre disposto a firmare H Patto ci:rca la non poss.ibilità d[ concludere armistimo o pace separata, ma su tale punto, come su quello della dichiarazione di guerra, intende consultarsi e sincronizzare la propria azione con quella del Governo del Reich. Comunque aggiunge che per quanto concerne l'Italia egli non ha alcuna obiezione ad una dichiarazione di guerra contro gli Stati Uniti dato che questo paese è già di fatto in conflitto con noi e anche nell'attuale battaglia della Marmarica sono stati fatti prigionieri alcuni ufficiali americani che si trovavano con le truppe britanniche (l).

809

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11437/732-733-734 R. Ankara, 3 dicembre 1941, ore 20,16 (per. ore 17,45 del 4).

A mia volta gli ho detto che in Italia la politica turca era seguita con interesse e comprensione, essendo intendimento del Governo fascista di evitare qualsiasi atto o gesto che potesse turbare il normale sviluppo delle nostre relazioni amichevoli. Perciò stesso sorprendevano in Italia alcune manifestazioni scorrette di parte della stampa turca e non tanto dei due o tre scalmanati e prezzolati pubblicisti ben conosciuti ma soprattutto quelle di organi ufficiosi come l'Ulus. Saracoglu mi ha fatto in proposito le più ampie dichiarazioni e promesse ed ho ragione di ritenere che, come le altre volte, esse non saranno che parzialmente mantenute, poiché l'oro inglese ha una forza persuasiva superiore a quella dei richiami governativi.

e comprensivo atteggiamento nei riguardi U.R.S.S. Il Governo turco con eguale cautela avrebbe fatto conoscere che una atmosfera di maggiore fiducia poteva crearsi:

l o -Sospendendo da parte russa tutti gli Hleciti atti di attività a fondo spionistico esercitato in Turchia anche a mezzo elementi fatti appositamente naufragare in porti turchi o penetrati nel territorio della Repubblica.

2° -Riprendendo le forniture combustibile liquido ormai completamente sospese da parte Russia. Il Governo turco ha tanto più insistito con l'Ambasciatore d'Inghilterra sulla seconda di queste richieste in quanto per mancate trattative da parte Romania, Turchia si trova effettivamente 1n condizioni di assoluta deficienza di petrolio e derivati.

Si sperava così poco in un esito positivo di tale sondaggio che quando furono avvistate 'le navi sovietiche in rotta verso Bosforo vennero immediatamente 'Prese tutte 1le disposizioni militari per respingere con la forza ogni eventuale tentativo di penetrazione nel Bosforo. Grande perciò fu la sorpresa che le navi sovietiche erano venute per sbarcare il loro carico di combustibile nei depositi delle Società petrolifere esercenti in Turchia.

Ho allora chiesto a Saracoglu se risultava che dette navi russe dopo aver compiuto le operazioni di scarico ripartivano non per H Mar Nero ma per l'Egeo. Egli mi ha risposto che a quanto pare risultava i comandanti petroHere attendevano ordini per il proseguimento del viaggio mentre la nave rompighiacci era già passata attraverso i Dardanelli. «All'imbocco Dardanelli --ha soggiunto Saracoglu -ci siete voi ed i tedeschi, catturatele ».

Ho posto allora a Saracoglu una nuova domanda. Dato che l'Inghilterra ha intenzioni incorporare tutta o quasi flotta mercantHe russa del Mar Nero, la generosa offerta di petrolio fatta dalla Russia alla Turchia non nasconde forse il proposito iniziare un mercato per successivo passaggio anche di navi da guerra truccate in mercantili o comunque per facilitare il passaggio delle altre naV'i. con un carattere puramente mercantile? Saracoglu mi ha risposto che prima di dare autorizzazione alle quattro navi sovietiche di entrare nel Bosforo egli ha voluto non solo accertarsi su documenti autentici che non fossero né navi da guerra né navi ausiliarie, ma in più ha preteso un documento col quale gli interessati dichiarano che le suddette navi non sono state mai iscritte come ausiliarie della Marina da Guerra. «Potete essere sicuro -ha soggiunto -che nessuna nave da guerra entrerà nelle acque turche se non per esservi internata e disarmata e che spareremo con tutti i nostri cannoni contro quelli che cercassero penetrarvi per forza».

Circa la campagna nell'Est Saracoglu mi ha detto che la perdita di Ro~tov è un incidente increscioso ma privo di conseguenze. Secondo lui i tedeschi volendo prendere Mosca a qualunque costo hanno prelevato truppe dall'ala sinistra e dall'ala destra del loro spiegamento, n che avrebbero portato come conseguenza i rinnovati tentativi da parte guarnigioni di Pietroburgo di rompere il cerchio e il momentaneo successo della contro-off,ensiva di Timochenko su Rostov. Sempre secondo Saracoglu Mosca è destinata durante questo stesso inverno a cedere o ad essere completamente accerchiata ed allora i tedeschi rilprenderanno il movimento verso il Caucaso. Dalla sua Ambasciata in U.R.S.S. egli ha ricevuto circa un mese fa informazioni che il morale deHe popolazioni era abbattutissimo; da qualche giorno si nota una certa ripresa, ma nel fondo si è convinti della inutilità deUa resistenza.

Circa organizzazione della nuova Europa gli ho detto per entrare in argomento che la stampa turca aveva avuto torto di svalutare l'importanza della recente riunione di Berlino. Questa invece doveva essere considerata non solo come una riaffermazione del Patto Anticomintern ma anche come l'atto costitutivo dell'ordine nuovo in Europa. L'adesione della Bulgaria e della Romania dovrebbe aprire gli occhi alla Turchia, in quanto non sarà possibile ad alcuna nazione europea di mantenersi estranea al travaglio dal quale sorgerà la nuova Europa. Saracogiu mi ha interrotto e mi ha chiesto se .io credo possibile che l'Europa si organizzi senza l'Inghilterra. Gli ho risposto nettamente che l'Impero inglese extra europeo sopravviverà nella misura e nella forma in cui gli americani lo vorranno; che nel Mediterraneo, dove l'Asse non ha ancora giuocato tutte le sue carte, la lotta è in atto per scacciare l'Inghilterra; ma che l'Europa è certo sarà al 100% organizzata al di fuori dell'Inghilterra e contro l'Inghilterra, dato che il primo elemento di solidarietà europea è determinato dal fatto che il blocco anglosassone minaccia e coinvolge per la seconda volta in due secoli non soltanto i belligeranti ma anche i neutrali e persino gli amici dell'Inghilterra in Europa.

Samcoglu vivamente interessato alla mia esposizione mi ha pregato di tenerlo al corrente anche con comunicazioni di carattere riservato di ogni elemento connesso con questo vasto problema.

(732) Saracoglu mi ha trattenuto stamane in cordiaUssimo colloquio durato più di un'ora. Dopo aver manifestato il suo vivo compiacimento di vedermi rientrato in Turchia mi ha chiesto notizie dell'Italia e di V. E. e mi ha espresso senso di ammirazione per la nostra .reazione bel'lica in Marmarica. Mi ha detto in proposito che quanto stiamo facendo era semplicemente meraviglioso e che il mordente italo-tedesco in quel settore ha sconvolto completamente i piani degJil. inglesi partiti all'attacco con grande sicumera e convinti di fare una passeggiata militare fino Tripoli.

(733) Ho chiesto a Saracoglu che cosa potesse e volesse dirmi in merito all'arrivo di navi sovietiche nelle acque turche. Saracog'lu mi ha dettagliatamente illustrato come già da tempo il Governo di Mosca tanto in conversazioni dirette con l'Ambasciata di Turchia in Russia quanto sopratutto per il tramite Ambasciata d'Inghilterra .in Angora abbia cautamente cercato conoscere se fosse possibile ed in qual modo indurre la Turchia a più amichevole

(l) Questo verbale fu trasmesso integralmente all'ambasciata a Berlino per «personale conoscenza di Alfieri» con T. s.n.d. 47298/1923 P. R. del 3 dicembre, ore 13,05.

(734) Siamo infine venuti a parlare della situazione militare nell'Est e deHa organizzazione della nuova Europa.

810

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 11457/0381 R. Budapest, 3 dicembre 1941 (per. il 5).

Ho visto stasera Presidente Consiglio al suo ritorno da Szombathely. Mi ha ripetuto sua viva soddisfazione per col~oquio avuto con V. E. (1) e per comprensione da V. E. dimostratagli particolari condizioni rapporti ungaro-romeni.

Mi ha detto che atmosfera incontrata in Germania nei confronti Ungheria è stata ottima e che nel suo colloquio col Fiihrer questi avrebbe egli espresso proprio apprezzamento per attitudine Ungheria nell'attuale fase suoi rapporti con Romania. Avevalo incoraggiato perseguire tale attitudine non solo dichiarandogli che questa era la meglio atta conciliare simpatia a questo paese ne~ quadro collaborazione generale europeo, ma assicumndolo nei confronti atteggiamenti controrevisionisti romeni ai quali ha consigliato non attribuire eccessiva importanza. Bardossy avrebbegli peraltro replicato assicurandolo volontà

ungherese evitare turbamenti collaborazione europea ma facendo riserve nei riguardi eventuali gesti romeni in Transilvania e soprattutto nei ~riguardi persecuzioni elemento magiaro in Romania.

Bardossy mi ha detto aver presi contatti anche con Lorkovié e Tuka. Col primo il colloquio non sarebbe stato ~improntato a troppe cordialità, avendo Ministro Esteri croato assunto, sembra, intonazione aggressiva circa problemi Murakoz nei riguardi del qua,le Bardossy avrebbegli rlconfermati diritti e intransigenze ungheresi, pur ritenendo, come mi ha detto, che problema sarebbe a suo avviso destinato attenuarsi di fronte future evidenti esigenze buoni rapporti ungaro-croati. Altro colloquio tra Presidente Consiglio Ungheria e Presidente Consiglio slovacco Tuka sarebbe stato improntato maggiore comprensione. A Presidente Consiglio slovacco Bardossy avrebbe rimproverato rappresaglie contro elementi magiari Slovacchia in seguito arresto elementi sovversivi slovacchi Banato, facendogli rilevare sproporzione e ingiustificatezza misure adottate, e facendogli comprendere, come già, a quanto mi ha detto lo stesso Bardossy, avrebbe preavvisato Roma e Berlino che, ove atmosfera non mutasse da parte Governo Bratislava, egli sarebbe costretto mutare richiamo quel Ministro Ungheria in rottura rapporti diplomatici. Presidente Tuka sarebbesi reso conto situazione, sì che, come mi ha dichiarato Presi:dente Consiglio ungherese, sarebbe già in corso una certa distensione. Con I romeni contatti Bardossy sarebbero stati nulli; appena cortesi con Michele Antonescu, addirittura scortesi con Davidescu. Bardossy aveva rilevato e fatto rilevare anche ai tedeschi, che avevanlo deplorato, inammissibile diffusione pubblicazioni propaganda antiungherese fatta nelle circostanze dal,la Delegazione romena.

Circa condotta generale conflitto Fflhrer avrebbe espresso a Presidente Consiglio ungherese sereno ottimismo e altamente elogiato eroico comportamento nostre truppe in Libia, che determinando arresto offensiva britannica concorrono giustificare ottimismo stesso.

Circa atmosfera riunione Berlino, Ribbentrop avrebbegli espresso convincimento possa implicare effettivo inizio spirito collaborazione europea.

811.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RR.S.N.D. PER CORRIERE 11456/0382 R. Budapest, 3 dicembre 1941 (per. il 5).

Mio telegramma per corriere odierno n. 0381 (l).

Nel menzionarmi colloqui avuti con V. E., Bardossy mi ha anche parlato idee scambiate circa viaggio E. V. in Ungheria. Mi ha detto V. E. avrebbegli espresso eventualità coHegare tale viaggio con altri da compiere a Bucarest, e anche forse con quello che riserverebbesi compiere Zagabria entro corrente

mese. E. V. avrebbe peraltro lasciato al presidente Bardossy, di considerare la cosa facendo poi conoscere suo avviso, del che egli manifestavamisi molto i:iconoscente.

Ora Bardossy, sciogliendo propria riserva, dopo aver riflettuto in proposito, e dato attuale delicatissimo stato relazioni ungaro-romene, chiedemi sottoporre V. E. eventualità che sua visita vivamente desiderata in Ungheria possa aver luogo, ove possibile prima, ma comunque indipendentemente da quella a Bucarest, se non anche, considerata brevità tempo e condizioni comunicazioni, da quella a Zagabria.

Mi ha espresso suo rincrescimento trovarsi forse con tali suggerimenti complicare progetti V. E. ma teme, nelle volgenti circostanze, ripercussioni opinioni sia Budapest che Bucarest contemporaneità visite stesse.

(l) Vedi D. 786.

(l) Vedi D. 810.

812

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.S.N.D. PER CORRIERE 11924/043 P. R. Copenaghen, 3 dicembre 1941 (per. il 7).

Mio telespresso N. 1945/490 in data odierna Cl).

Soffermandosi sul colloquio da lui avuto col Fiihrer Ministro Scavenius mi ha detto che in sostanza era stato un lungo interessante soliloquio di Hitler sulla situazione generale sia bellica che politica della Germania. Unico punto che indirettamente aveva toccato gli interessi danesi era stata la sua esplicita dichiarazione che la guerra contro la Russia era un compito esclusivamente germanico e che egli non desLderava maggior concorso di altri Stati oltre quello attuale inteso soprattutto a dar l'impressione di un fronte europeo antibolscevico. A questo proposito egli aveva aggiunto che Governo italiano si era generosamente offerto di aumentare il suo corpo di spedizione in Russia ma che egli aveva declinato l'offerta.

813

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. U. S. 28175 P. R. Torino, 3 dicembre 1941.

In base alle direttive impartitemi, a Roma, dall'Eccellenza il Ministro Ciano Conte di Cortellazzo ho convocato questa mattina l'ammiraglio Duplat capo della Delegazione francese di armistizio.

57 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. VII

Ho comunicato al detto ammiraglio che il Ministro degli Affari Esteri d'Italia, per de,lega del Duce Capo del Governo, accoglie la richiesta formulata da parte francese di incontrarsi con l'ammiraglio della flotta Darlan _vice presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri di Francia.

Ho altresì comunicato all'ammiraglio Duplat che l'incontro, salvo altri impegni all'ammiraglio Darlan, potrebbe aver luogo a Torino il 10 c.m..

L'ammiraglio Duplat mi ha ringraziato per la comunicazione che riferirà immediatamente al suo Governo e si è riservato di farmi avere una risposta circa la data prevista.

(l) Non rinvenuto.

814

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.UU.S.N.D. 11400/2205 R. Berlino, 4 dicembre 1941, ore 2.

Non mi è stato assolutamente possibile raccogliere sino ad ora alcuna reazione ufficiale al passo giapponese (l) che è stato tenuto assolutamente segreto.

Si è molto riservati.

H Ministro von Ribbentrop è subito partito per il Quartier Generale onde conferire col Fuehrer.

In linea generale posso dire che allo Auswartiges Amt si considera che la situazione è molto complessa e che occorrerà un esame a fondo di tutti i suoi aspetti e di tutte le sue conseguenze vicine e lontane. Si prevede pertanto che una decisione ed una risposta non si potranno avere prima di ventiquattro ore a partire da questa sera (2).

815

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIA..""l"O

T.UU.S.N.D. 11399/2206 R. Berlino, 4 dicembre 1941, ore 2.

Essendomi convinto che in sede tecnica la questione del carbone non faceva alcun passo avanti, soprattutto per note difficoltà dei trasporti, giorni fa ho attirato su ciò attenzione particolare del Ministro Ribbentrop facendo uno specifico riferimento alla richiesta delle 1500 tonnellate addizionali di cui alla lettera del Duca al Fuehrer (3).

Il Ministro Clodius mi fa sapere in questo momento che il Fuehrer ha deciso in senso favorevole. Clodius che ha già conferito con Kletnmann e con gli altri

competenti tedeschi, si propone di invitare da parte italiana Nobili onde poter

dare alla superiore decisione politica la più larga attuazione pratica.

Clodius con l'occasione, ma senza che ciò abbia alcuna relazione con quan

to precede, ha insistito afllnché sia accolta richiesta tedesca per invio mille

tonnellate frutta secca.

(l) -Vedi D. 808, nota l. (2) -Il presente telegramma reca il visto di Mussollnl. (3) -Vedi D. 722.
816

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

L. 1/4948. Roma, 4 dicembre 1941.

Ti trasmetto nel plico qui unito la mia lettera per 11 Maresciallo Goering, al quale ti prego di consegnarla personalmente (1).

Come d'intesa, potrai cogliere l'occasione per esprimerti col Maresciallo Goering nei termini più idonei ad allontanare dal suo animo ogni e qualsiasi dubbio.

Unisco copia della lettera per tua personale conoscenza.

ALLEGATO.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MARESCIALLO DEL REICH, GOERING

Roma, 4 dicembre 1941.

Non appena tornato a Roma ho voluto subito e personalmente interessarmi della questione di cui Voi mi avete parlato durante la permanenza a Berlino (2). Ho fatto compiere le più accurate indagini, non solo sui rapporti e sulle informazioni di carattere ufficiale pervenute dalle nostre autorità diplomatiche e consolari in Germania, ma anche su ogni informativa di carattere confidenziale, fiduciario e privato.

Dopo questo esame sono in grado di assicurarVi formalmente che niente, assolutamente niente di simile a quanto Vi è stato riferito, è stato mai scritto nei Vostri riguardi da persone responsabili italiane residenti in Germania. Al contrario, numerose sono state invece le segnalazioni circa la grande autorità che Vi deriva dall'altissima considerazione nella quale il Fiihrer ha sempre mostrato di tenere la Vostra Persona e la Vostra opera, e dalla unanime, indiscussa riconoscenza che il popolo tedesco ha per Voi che siete stato e siete, accanto al Ftihrer, il più insigne creatore di quella potenza e di quelle armi che hanno dato alla Germania la vittoria.

Naturalmente ho informato il Duce di quanto Voi mi avete detto. Sono adesso lieto di farVi sapere a Suo nome, che mai niente di simile era stato a Lui scritto o comunicato. Aggiungo che Egli non lo avrebbe neppure tollerato: Voi sapete quanto grande sia non solo la stima, ma anche la personale amicizia che il Duce nutre per Voi.

Gli ho detto della Vostra intenzione di compiere un viaggio in Italia nel prossimo gennaio. Egli ne è stato molto lieto e m'incarica di dirVi che desidera averVi Suo ospite personale.

Mentre Vi ripeto che sono stato lieto che al Vostra fiducia mi abbia permesso di chiarire un doloroso equivoco, che Vi ha turbato e che anche per me è stato causa di viva amarezza, colgo l'occasione per rinnovarVi, caro Reichsmarschall, i sensi della mia più cordiale amicizia.

(l) -Vedi D. 789. (2) -Vedi D. 786.
817

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 4 dicembre 1941.

Il Generale Vacca Maggiolini ha comunicato al Presidente della Delegazione Francese che il Comando Supremo Italiano ha deciso:

l) di restituire i prigionieri di guerra francesi attualmente in Italia;

2) di autorizzare H trasferimento in Nord Africa (Marocco e Algeria ma non Tunisia) delle forze francesi tornate dal Levante.

Lo ha informato inoltre delle seguenti decisioni dell'O.K.W.:

l) liberazione di tutti gli elementi della marina da guerra francese che si trovano ancora in prigionia in Germania;

2) liberazione di 10 mila prigionieri di guerra indigeni del Nord Africa e dell'A.O.F. che saranno scelti, di preferenza, tra gli agricoltori e i minatori. Questi non potranno essere riassunti nelle Forze Armate francesi ma dovranno tornare alle rispettive attività civili.

818

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 11523/0164 R. Madrid, 4 dicembre 1941 (per. il 7).

Ministro Serrano Sufier, rientrato ieri da Berlino, e che ho veduto stamane, mi ha detto essere rimasto impressionato per solennità data alla firma Atto proroga Patto Anticomintern (l) e per concordanza vedute e pensiero, espressa da tutti Ministri convenuti in quella Capitale, sulla necessità di condurre sino in fondo guerra antibolscevica e di dare una coesione politica ed economica al continente europeo sotto egida Asse.

Mi ha altresì espresso sua soddisfazione per essersi potuto intrattenere con Voi, Eccellenza, e per avere potuto ancora una volta constatare Vostri sentimenti amicizia nei suoi riguardi nonché comunanza ideali fra Italia e Spagna.

Serrano è venuto quindi a parlare della recente intervista Goering-Pétain (2) esprimendomi ancora una volta suoi timori per conseguenze che un riavvicinamento franco-tedesco potrebbe avere per le note rivendicazioni spagnole. A tale proposito ha soggiunto che -a suo parere -simpatia che Goering sa suscitare attorno a sé potrà forse influire sui francesi più e meglio delle argomentazioni di Ribbentrop e dello stesso Hitler.

Da ultimo riferisco che, secondo quanto mi ha detto questo mio collega Germania, si progetterebbe per prossimo gennaio un viaggio di Serrano al fronte russo per visitarvi Divisione Azzurra.

Stohrer mi ha anche riferito che nelle conversazioni da lui avute con ambienti militari Berlino, gli è stato confermato che Stato Maggiore tedesco non riterrebbe momento maturo per forzare Spagna entrare in guerra; e ciò anche in considerazione dei molti aiuti che occorrerebbe prestarle.

(l) -Vedi D. 786. (2) -Vedi D.D. 825 e 830.
819

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 43685/0159 P. R. Belgrado, 5 dicembre 1941 (per. il 9).

Per Gabinetto Eccellenza tl Ministro.

Vostro telegramma n. 461 in data odierna (1).

Kosta Pecanac ha lasciato Belgrado mercoledì scorso. Suo emissario che ho occasione di incontrare frequentemente, ha tenuto ad esprimermi a nome del capo cetnico, insistentemente e con molto calore, profonda ammirazione e riconoscenza per atteggiamento non solo di giustizia altamente umana che nostre truppe tengono nei territori occupati e al quale i serbi sono particolarmente sensibili.

Circa trattative qui proposte stesso emissario si è limitato farmi sapere che nel frattempo Kosta Pecanac aveva ricevuto notizia a Belgrado, tramite un suo ufficiale che erano stati raggiunti soddisfacenti accordi con Comando Divisione Pusteria, e che per il momento non vi era bisogno perfezionarli ulteriormente. Si proponeva riprendere questione se necessario in occasione di· un'altra sua visita a Belgrado.

Se tale eventualità dovesse verificarsi non mancherò uniformarmi istruzioni impartitemi telegramma sopracitato.

820

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 11921/047 R. Helsinki, 5 dicembre 1941 (per. tl 17).

Ministro Affari Esteri finlandese, in occasione visita a Berlino pe·r adesione patto Anticomintern, è stato .ricevuto dal Ftihrer.

Mio collega tedesco ha assistito colloquio. Secondo egli mi ha detto, il Fiihrer ha riassunto situazionP generale, fissando alcuni punti degni di maggiore rilievo:

l) guerra contro U.R.S.S. deve considerarsi definitivamente vinta dalla Germania. Se operazioni militari possono svolgersi più o meno rapidamente, ciò non dipende dalla forza di resistenza dell'esercito bolscevico, ma unicamente dalle condizioni climatiche;

2) politica russa, zarista o bolscevica, ha avuto sempre mire imperialistiche;

3) errore Inghilterra allearsi con U.R.S.S. è evidente. Se ipotesi, ormai sorpassata, vittoria bolscevica si fosse verificata, ciò avrebbe significato fine, distruzione Inghilterra stessa;

4) Stati Uniti verranno trovarsi di fronte grave crisi per aver investito maggioranza loro mezzi economici in produzione armamenti;

5) costituzione basi per sottomarini nel Mediterraneo, che si va estendendo anche su coste Grecia, rappresenta crescente pericolo per flotta inglese, operante in quel mare.

Il Fiihrer ha accennato, inoltre, a fenomeno disoccupazione e ad aumentata pressione ebraica negli Stati Uniti. Ha espresso suo compiacimento ammirazione per partecipazione Finlandia guerra, per comportamento suo esercito. Ha, infine, offerto ogni possibile aiuto per alleviare gravità situazione alimentare.

Ministero Affari Esteri finlandese ha fatto breve esposizione su situazione suo Paese. Signor Witting ha avuto, poi, due colloqui con Ministro Affari Esteri Reich.

(l) Vedi D. 794, nota 2.

821

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LIBERATI, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

L. R. U. 22941/ AG. Torino, 5 dicembre 1941.

In previsione del prossimi colloqui itala-francesi, ho ritenuto conveniente riassumere nei due appunti qui uniti, la questione delle basi tunisine e quelle relative alla tutela degli interessi italiani nella Francia metropolitana e nel Nord Africa (1).

ALLEGATO

APPUNTO

Torino, 5 dicembre 1941.

Come noto, la scorsa settimana ha avuto luogo a Wiesbaden una riunione preliminare fra il Segretario Generale della C.I.A.F., Generale Gelich, e il Segretario Generale della C.T.A., Generale Bohme, per concordare le richieste e le concessioni da fare ai francesi. :fu stato deciso, in linea di massima, di pa..'lsare senz'altro alla attuazione del primo stadio del piano di Gardone (riarmo A.O.F.) nonché di procedere pure, per quanto riguarda alcuni elementi del secondo stadio.

È stata pure discussa la questione essenziale della utilizzazione delle basi tunisine. In proposito la Delegazione Tedesca ha fatto presente che, ad avviso del O.K.W., tale questione è per ora prematura, in quanto il riarmo del Nord Africa Francese non è ancora sufficiente per garantirsi da una evenutale aggressione anglo-americana.

Alla data odierna si possono quindi fissare come segue i rispettivi punti di vista italiano, germanico e francese sulla questione delle basi tunisine:

t• Punto di vista italiano.

Il Comando Supremo e la C.I.A.F. sono d'avviso che la utilizzazione delle basi tunisine presenta, carattere di estrema urgenza, onde assicurare il rifornimento ai corpi di spedizione italiano e germanico attualmente duramente impegnati. Tale questione dovrebbe quindi essere affrontata in pieno nei prossimi colloqui itala-francesi.

2" Punto di 'Uista ge1·manico.

L'O.K.W. e la C.T.A. ritengono che la questione sia prematura per i motivi sopra esposti. Riconoscendo d'altra parte l'urgenza dell'invio di rifornimenti, l'O.K.W. ritiene che ad essi si possa provvedere utilizzando le rotte normali, cui verrebbe garantita una maggiore sicurezza mediante l'invio, da parte tedesca, di 400 apparecchi da bombardamento e da caccia in Italia, e di un maggior numero di sottomarini, di mas, dragamine, ecc., destinati a scortare i nostri convogli e a controbattere l'azione avversaria. Con tali apprestamenti verrebbe garantito un minimo di sicurezza ai nostri convogli e la utilizzazione delle basi tunisine potrebbe essere rinviata ad epoca più propizia.

3" Punto ài 11ista j1·ancese.

I francesi, con ogni probabilità si attendono che nel corso dei prossimi colloqui verrà loro richiesto per l'appunto l'utilizzazione delle basi nel Nord Africa. È da presumere che essi non sarebbero disposti a negoziare tale utilizzazione contro concessioni soltanto nel campo armistiziale, quali un riarmo anche sostanziale delle loro unità sia nella Francia metropolitana che nel Nord Africa. Essi sosterrebbero la tesi che concedere le basi nel N.A. equivarrebbe per la Francia, in pratica, schierarsi a ftanco delle Potenze dell'Asse contro l'Inghilterra e l'America. La Convenzione di Armistizio dovrebbe pertanto cadere ed essere sostituita da un vasto accordo di carattere politico-militare.

Fra le prime contropartite richieste, i francesi porrebbero come essenziali: il ritorno della capitale a Parigi; la limitazione della occupazione territoriale tedesca alla fascia costiera Atlantica, con conseguente spostamento dell'attuale linea di demarcazione; una sostanziale riduzione delle spese di occupazione tedesca attualmente sopportate dalla Francia (3-400 milioni di franchi giornalieri); rapida graduale restituzione dei prigionieri di guerra.

Nei riguardi dell'Italia, la Francia porrebbe probabilmente il problema politico delle note nostre rivendicazioni.

È evidente la necessità che, prima dei colloqui itala-francesi; si giunga ad un accordo di massima fra Italia e Germania sulla questione delle basi del Nord Africa Francese. La C.T.A. ha già fatto conoscere di non essere in grado, da parte sua, di deflettere dall'atteggiamento assunto, a meno che non riceva nuove istruzioni dall'O.K.W.

La Presidenza della C.I.A.F. ha informato di quanto precede il Comando Supremo Italiano e il Generale Vacca Maggiolini incontrerà il Generale Cavallero domenica prossima, 7 corrente, in Piemonte, e spera di avere, al più tardi lunedì mattina, istruzioni precise circa l'atteggiamento da tenere nei riguardi della Delegazione Francese.

Altra questione che potrà essere eventualmente sollevata è quella relativa alla istituzione di una R-appresentanza Diplomatica a Vichy. Come noto i tedeschi hanno inviato recentemente a Vichy il Consigliere di Legazione Krug von Nidda con Patenti di Console Generale, che è stato posto a capo di una «Missione Diplomatica» di una quarantina di persone. Hanno altresì disposto per l'invio di un Console Generale ad Algeri ed un altro a Casablanca. È prevista pure la istituzione, per il momento, di altri Consolati Generali a Lione e a Marsiglia.

Qualora si procedesse all'invio della predetta missione diplomatica italiana a Vichy, occorrerebbe stabilire quali delle funzioni e dei servizi attualmente disimpegnati dalla C.I.A.F. dovrebbero essere affidati a tale missione (p.e. Affari Generali, Scambi Commerciali e forse anche Affari Economici e Finanziari).

(l) Non pubblicato.

822

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11521/739 R. Ankara; 6 dicembre 1941, ore 14,44 (per. ore 7,45 d el 7). Mio telegramma n. 737 (1).

Menemencoglu che ho veduto iersera ha tenuto a darmi le seguenti delucidazioni sulle origini e la portata della dichiarazione americana concernente la Turchia.

Da più di un anno la Turchia riceveva, attraverso l'Inghilterra, materiale bellico dall'America che veniva regolarmente pagato. Ma gli invii erano ostacolati dal fatto che gli Stati Uniti danno la priorità nelle forniture agli Stati ammessi a beneficiare della Legge di affitti e prestiti. Si sono pertanto iniziate conversazioni ad Angora con questo ambasciatore degli Stati Uniti, il quale esigeva che Ia concessione dei benefici di detta legge alla Turchia fosse subordinata alla redazione di una dichiarazione comune. Il Governo turco assendosi rifiutato di sottoscrivere pubbliche dichiarazioni, la questione era rimasta in sospeso. Con molta probabilità -sempre secondo Menemencoglu -gli Stati Uniti si sono ora decisi a pubblicare la loro dichiarazione per bilanciare con un atto propagandistico lo scacco della Gran Bretagna in Libia. La dichiarazione, ha continuato Menemencoglu, è pertanto unilaterale e non modifica in nulla la situazione della Turchia, che resta pur sempre quello che e,ra: di alleanza con l'Inghilterra, di amicizia con l'Italia e con la Germania, di neutralità nel conflitto. La Turchia, fermamente decisa a procurarsi dovunque e comunque quanto le abbisogna per il suo potenziamento, accetta petrolio dai russi e forniture dall'America, mentre definisce con la Germania le modalità di esecuzione del recente accordo che contempla anche forniture di materiale

bellico. Ma la Turchia è anche fermamente decisa a servirsi di queste arml soltanto nel caso in cui si attentasse alla sua integrità territoriale. Essa non esiterebbe a fare la guerra all'Italia e alla Germania se l'Asse volesse servirsi del suo territorio per fini bellici o comunque impegnarla in azioni militari, ma la farebbe all'Inghilterra in analoghe circostanze. Menemencoglu mi ha precisato di avere detto all'Ambasciatore d'Inghilterra, quando questi gli annunziò l'inizio della campagna in Libia, che comunque volgessero le sorti di tale campagna il Governo turco non avrebbe menomamente modificato il suo atteggiamento ed avrebbe respinto con la più ferma decisione ogni pressione inglese.

Avendo chiesto a Menemencoglu quale fosse la contropartita data dalla Turchia agli U.S.A. egli mi ha risposto che la sola contropartita è costituita dall'effetto propagandistico della annunziata concessione, effetto destinato a dileguarsi nello spazio di pochi giorni. «Non solo non abbiamo dato nulla all'America -mi ha detto Menemencoglu -ma dal momento in cui gli U.S.A. hanno creduto opportuno di fare una dichiarazione ufficiale e pubblica, noi stessi li forzeremo a tenere fede ed a fornirci gratuitamente quanto prima ricevevamo contro pagamento».

Ho detto a Menemencoglu che avrei riferito a V. E. ,le sue dichiarazioni, pur non nascondendogli la mia personale impressione che nel giuoco dell'altalena si rischia di cadere quanto più ci si allontana dal punto di equi:librio.

(l) T. 11485/737 R. dee! 5 dicembre, ore 15, non pubblicato, con Il quale De Peppo riferiva circa la concessione alla Turchia da parte degli Stati Uniti di materiale da guerra difensivo.

823

IL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETRO MARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO (1). Roma, 6 dicembre 1941.

La questione più importante da discutere con la Francia e per la quale pendono tuttora trattative tra le Commissioni d'Armistizio tedesca e italiana, è quella dell'utilizzazione delle basi tunisine per i rifornimenti diretti alla Libia.

La questione fu soHevata dai Tedeschi nelle conversazioni che ebbero luogo a Parigi coi Francesi nel maggio-luglio u.s. (2). I Tedeschi richiesero la disponibilità del porto di Tunisi -ed eventualmente di altri porti della Tunisia e di naviglio francese per i rifornimenti del Corpo Tedesco in Libia. I francesi aderirono in linea di principio. Essi fecero però presente che in un primo tempo sarebbe stato necessario mantenere il più possibile segreta la collaborazione da parte francese alle Potenze dell'Asse per evitare immediate rappresaglie inglesi. Durante questa prima fase i trasporti e gli sbarchi avrebbero dovuto essere convenientemente mascherati. Fu pertanto considerata la possibilità di evitare che i rifornimenti giungessero su navi dell'Asse provenienti dai porti meridionali italiani. I francesi chiesero anche che venissero escluse dai rifor

nimenti trasportati in tal modo le armi e le munizioni che inoltre venissero adibite per tali trasporti navi francesi partenti da porti francesi della madrepatria. Dette navi avrebbero dovuto fare scalo a Biserta. Di qui le merci avrebbero proseguito per ferrovia fino a Gabes per continuare, per via ordinaria, su automezzi francesi fino al confine tripolino, dove avrebbe dovuto stabilirsi una stazione di carico e scarico.

In un secondo tempo, e cioè quando fosse divenuto impossibile mantenere il segreto sui trasporti, si sarebbe potuto organizzare il traffico diretto con navi dell'Asse da porti italiani alle basi tunisine dalle quali mediante navigazione costiera si sarebbero raggiunte le basi libiche.

Da queste preliminari intese non si è passato però ad alcun accordo concreto. I francesi infatti hanno cercato di far valere l'importanza del contributo che in tal modo portavano alla causa dell'Asse, sollevando la pretesa di ottenere, come contropartita dell'utilizzazione delle basi tunisine, la revisione totale dei rapporti Francia-Asse, compresa ,la questione delle rivendicazioni italiane. A parte ciò i tedeschi hanno ritenuto opportuno sospendere ogni trattativa sulla questione perché convinti che gli inglesi sarebbero venuti immediatamente a conoscere la collaborazione data dalla Francia ed avrebbero adottato subito misure offensive contro il Nord Africa nonché misure di blocco contro tutto il traffico francese. Ne sarebbe così derivata la paralisi totale del movimento marittimo tra Casablanca, il Nord Africa e la Francia, movimento che i tedeschi desiderano mantenere per quanto possibBe attivo. Soprattutto sarebbe stato impossibile evitare un'estensione del conflitto al Nord Africa Francese. La Commissione tedesca d'Armistizio ha perciò insistito perché la questione resti in sospeso.

Della questione si è riparlato durante la settimana scorsa, nella riunione tenutasi a Wiesbaden (l) fra il Generale Gelich della CIAF ed il GeneraiP. Bohme della CAT. La Delegazione tedesca ha insistito per la sospensiva, facendo presente che d'avviso del Comando Supremo tedesco la questione è prematura, giacché il riarmo del Nord Africa Francese non é ancora sufficiente a garantirne la sicurezza da un'eventuale aggressione anglo-americana. II Comando Supremo Tedesco ritiene che occorra continuare a servirsi delle rotte attuali, proteggendole efficacemente mediante l'invio dei 400 apparecchi da bombardamento e da caccia e l'impiego di sottomarini, mas, dragamine, ecc. La CIAF ha da parte sua sostenuto che l'utilizzazione delle basi tunisine presenta carattere di estrema urgenza. Essa ha chiesto nuove direttive al Generale Cavallero che si recherà a tale fine a Torino domani 7 corrente. Il Generale Cavallero tuttavia è d'avviso che non sia il caso di insistere sulla questione.

Si è risaputo d'altra parte che i Francesi si attendono che nei prossimi colloqui venga loro richiesta per l'appunto l'utilizzazione delle basi del Nord Africa. Sembra che essi non sarebbero alieni dal discutere la questione, ma non dietro concessioni nel campo armistiziale, bensi per ottenere la sostituzione della Convenzione di Armistizio con un vasto accordo di carattere politico-militare. Essi sostengono che la concessione delle basi del Nord Africa equivarrebbe per la Francia a schierarsi a fianco dell'Asse contro l'Inghilterra e l'America.

Le contropartite che essi chiederebbero sarebbero fra l'altro; il ritorno della capitale a Parigi; la limitazione dell'occupazione territoriale tedesca alla fascia costiera atlantica con il conseguente spostamento dell'attuale linea di demarcazione; una sostanziale riduzione delle spese di occupazione; la rapida restituzione dei prigionieri di guerra. Inoltre la Francia porrebbe il problema delle rivendicazioni italiane.

Nelle conversazioni di Wiesbaden sopraccennate sono stati discussi altri argomenti di particolare interesse. Poiché verso la metà di novembre i francesi avevano insistentemente richiesto di iniziare immediate trattative per il rafforzamento militare dell'Africa Occidentale Francese -motivandone l'urgenza con la necessità di rafforzare in tempo utile Dakar di fronte al notevole concentramento di forze nemiche a Batthurst -si è deciso, d'accordo tra le Commissioni d'Armistizio Tedesca e Italiana, di aderire a tali trattative e chiedere alla Francia una serie di concessioni, mantenendo i negoziati nel campo delle questioni strettamente militari. Tali trattative hanno avuto luogo il 27 novembre u.s. a Wiesbaden (l) in un incontro a tre italo-germano-francese. sulle seguenti questioni:

a) cessione da parte della Francia di 110 mila tonnellate di naviglio non francese. Di detto naviglio 73 mila tonnellate dovrebbero essere attribuite alla Germania e 37 mila all'Italia;

b) vendita di piccoli rimorchiatori per servizio portuale e loro trasferimento dai porti nord africani a Tripoli e Bengasi;

c) noleggio di piroscafi francesi di piccolo tonnellaggio.

In contropartita di tali prestazioni le due Commissioni di Armistizio Tedesca e Italiana si sono dichiarate disposte a dare parziale esecuzione alle richieste francesi per un rafforzamento militare dell'Africa Occidentale francese e soprattutto della base di Dakar. I Francesi annettono particolare interesse a tali concessioni. Essi hanno fatto presente a più riprese che Dakar costituisce l'obiettivo essenziale per l'avversario ed hanno sottolineato la grave responsabilità che le Potenze dell'Asse si assumerebbero qualora rifiutassero mezzi di difesa per l'Africa Occidentale francese. Aderendo a tali richieste, la Germania e l'Italia hanno già acconsentito al passaggio del Nord Africa (ad esclusione della Tunisia) dell'Armata del Levante (13 mila uomini). Inoltre esse sarebbero pronte ad aderire alle richieste francesi di motorizzare parzialmente 'l'esercito stanziato nell'Africa Occidentale, di aumentare le dotazioni di carri armati nonché la difesa anticarro ed antiaerea e di estendere in misura più ridotta tali concessioni anche alle forze stanziate nel Marocco e in Algeria.

Mentre tali trattative hanno avuto luogo tra le due Commissioni di Armistizio ed i Delegati francesi, è stata convocata a Roma la Delegazione economica francese per la conclusione di alcuni accordi per attivare gli scambi commerciali fra i due Paesi, per lo sbloccamento dei beni francesi in Italia, per la soppressione dell'art. X della Convenzione di Armistizio che prevedeva l'obbligo della consegna di armi all'Italia, e infine per il pagamento di due miliardi e

seicento milioni di franchi francesi di cui il 33 per cento in oro. t: prevista per il 10 corrente una nuova riunione per concretare il volume degli scambi commerciali per il 1942.

Una questione che potrebbe essere sollevata è quella relativa all'istituzione di una nostra rappresentanza diplomatica a Vichy. Come è noto i Tedeschi hanno inviato recentemente a Vichy il Consigliere di Legazione Krug von Nidda con patenti di Console Generale a capo di una « missione diplomatica » che comprende una quarantina di persone. Essi hanno anche disposto l'invio di un Console Generale ad Algeri e di un altro a Casablanca ed hanno previsto l'istituzione di un Consolato Generale a Lione e di un altro a Marsiglia.

Questioni minori rimaste in sospeso tra l'Italia e la Francia sono le seguenti:

l. -restituzione delle armi ai coloni italiani della Tunisia per proteggersi dalle minacce delle popolazioni indigene;

2. --restituzione delle ex-RR. Sedi Consolati. Alcune di esse furono occupate «de facto» all'inizio dell'Armistizio: ne restano però venticinque tra le quali interessano principalmente quelle di 'l'alone, Tolosa, Chambéry, Cannes, Montpellier, Bastia, Ajaccio, Rabat e Algeri; 3. --riapplicazione << de facto» agli italiani in Francia della Convenzione di stabilimento itala-francese del 3 giugno 1930 e della Convenzione 3 ottobre 1932 per evitare le doppie imposizioni fiscali, analogamente a quanto è stato ottenuto per il trattato di lavoro e di assistenza del 30 settembre 1919; 4. --parità di trattamento delle aziende industriali, commerciali, bancarie, assicurative e di trasporto con quelle francesi e regolamento delle questioni !iscafi italiani naufragati, e raccolte in territorio francese; 5. --assegnazione di materie prime alle ditte e agli artigiani italiani, nella stessa misura consentita a persone o ad aziende francesi, con particolare riguardo alle nostre ditte e agli artigiani italiani nel Nord Africa e più specialmente della Tunisia e del Marocco; 6. --restituzione delle merci di qualunque natura provenienti da piroscafi italiani nafragati, e raccolte in territorio francese; 7. --concessione dei permessi di circolazione agli italiani soprattutto in Tunisia, dell'Algeria e del Marocco senza eccessive formalità ed attese e per periodi sufficienti al disbrigo degli affari; 8. --cessazione delle vessazioni poliziesche ed amministrative verso gli Italiani della Tunisia e del Marocco (contravvenzioni seguite da fortissime multe per ogni infrazione anche lievissima e invii in residenza forzata); 9. --libertà di commercio e di alienazione dei beni immobili per gli Italiani del Marocco; 10. --mantenimento di tutte le concessioni di pesca in Tunisia (tonnare); 11. --autorizzazione per tutti gli Italiani del Nord Africa (e specialmente di Casablanca) di frequentare le Case d'Italia: 12. --ammissione e libera vendita dei quotidiani e settimanali italiani in Tunisia, Algeria e Marocco, o almeno dei principali tra essi; unificazione, con criteri di larghezza, delle ammissioni di nostri quotidiani e settimanali nei varii dipartimenti della Francia metropolitana.

In conclusione la sola questione importante è quella relativa all'utilizzazione delle basi tunisine. Su di essa i Tedeschi sostengono l'opportunità di non riprendere le trattative. Di fatto si cercherà in altro modo di incanalare qualche corrente di traffico mascherato verso tali basi, all'infuori di trattative ufficiali.

(l) -Il documento reca in testa la seguente indicazione: «Appunto preparato dal Min. Pletromarchl !n occasione del viag·gio dell'Ecc. n Ministro a Torino per incontrarsi con Darlan », ed è vietato da Mussollnl. (2) -Vedi D. 460, allegato.

(l) Vedi D. 821. allegato.

(l) Vedi D. 838.

824

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. S. N. D. PER CORRIERE 47863 P. R. Roma, 7 dicembre 1941, ore 11.

Vostro telegramma per corriere n. 0382 del 3 corrente (1).

Desiderio espressovi da Bardossy nei riguardi mia visita in Ungheria corrisponde a quanto in via di massima era stato già concordato a Berlino con lo stesso Bardossy.

Confermo che tale mio viaggio avrà luogo indipendentemente da altre visite e prima che io mi rechi in Romania.

825

IL DELEGATO A LIONE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, CONFALONIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. 43516/66 P. R. Lione, 7 dicembre 1941, ore 14,10 (per. ore 20).

Mi è stato confermato a Vichy che il principale argomento trattato nel colloquio che ha avuto luogo tra il Maresciallo Pétain ed il Maresciallo Goering a St. Florentin Vergigny (2) è stato quello delle possibilità di una vasta collaborazione fra l'economia francese e quella germanica nel quadro della nuova Europa.

Da parte francese si sarebbe dichiarato che vi era tutta la buona volontà per armonizzarsi con i programmi tedeschi ma che per attuare tale piano era necessario che fossero ridotti i prelevamenti germanici di materie prime e di prodotti semi lavorati che avevano ormai stremato il Paese.

Sarebbe stata anche richiesta la liberazione di un'altra importante aliquota di prigionieri scelta fra i lavoratori dell'industria.

Secondo quanto mi è stato lasciato intendere il Maresciallo Goering avrebbe fornito degli affidamenti al Capo dello Stato.

Subito dopo il ritorno a Vichy l'Ammiraglio Darlan è partito per Parigi ed ha avuto delle altre conversazioni con il Maresciallo Goering per approfondire gli argomenti trattati nelle grandi linee a St. Florentin.

Egli è tornato venerdì dichiarandosi con varie persone assai soddisfatto della comprensione dimostrata dal Maresciallo Goering.

(l) -Ved l D. 811. (2) -Vedi DD. 793 e 830.
826

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11576/807 R. Tokio, 7 dicembre 1941, ore 17 (per. ore 22,30). Mio telegramma 801 (2).

Mentre è ancora in partenza risposta nipponica a memorandum americano del 26 novembre, governo di Washington, con ultime dichiarazioni di Hull alla stampa e con richiesta di spiegazioni da parte Welles ad Ambasciatore del Giappone sugli scopi dei rinforzi militari in Indocina, tende ad appesantire mano su Tokio [che ritiene avere] responsabilità di eventuale peggioramento situazione Pacifico. Intransigenza americana è qui definita nelle sfere ufficiali e fatta commentare dalla stampa come intollerabile per la dignità e gli interessi giapponesi e deliberatamente provocatoria e quindi foriera di guerra. È palese d'altra parte imbarazzo Governo messo di fronte a decisioni cui potrebbe da un momento all'altro costringerlo una situazione che esso stesso ha creato con messaggio Konoye. Questo voleva... (3) piano manovre tendente portare America ad accettare, ed eventualmente ottenere concessioni sostanziali da esso in materia di tripartito, un vago compromesso di principio che lasciasse a Giappone libertà movimento per l'avvenire e possibilità intavolare intanto trattative economiche concrete tali da liberarlo da stretta sanzioni. America ha invece seguito Giappone nel suo stesso giuoco, presentandogli, dopo tre mesi di trattative durante i quali ha potuto consolidare fronte A B C D, una serie di punti estra per ora completamente opposti a quelli Konoye e che non lasciano al Giappone neanche possibilità contrapporre concrete proposte. E ciò mentre alla frontiera del Siam -destinato essere punto di incendio -si. ammassano truppe anglo-indiane con intenzioni non chiare, suscettibili di togliere al Giappone anche il beneficio iniziativa con conseguente pericolo dello sviluppo delle eventuali operazioni militari nel sud. In queste condizioni di cose indubbiamente assai gravi e tali poter portare a situazione senza uscita da un momento all'altro, a Tokio non si è persa ancora speranza poter ridurre all'ultima ora intransigenza americana. Si conta che Washington potrebbe essere indotto a maggiore ragionevolezza qualora fosse persuaso che Giappone è deciso sen

z'altro aprire ostilità senza lasciare agli anglo-americani scelta tempo e circostanze. Questo stesso Ministero degli Affari Esteri si è fatto centro di una campagna allarmista nei suoi contatti con diplomatici e con gli stessi alleati dell'Asse. Ritengo che si faccia calcolo soprattutto su noi, che siamo in più normali relazioni diplomatiche con Washington, per fare giungere colà, con più efficacia che da altre parti, eco del pericolo. A questo ordine di idee indubbiamente deve corrispondere passo compiuto a Roma dall'Ambasciatore del Giappone.

(l) (l) -Trasmesso via Pechino. (2) -Vedl D. 797. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca».
827

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11569/813 R. 'fokio, 8 dicembre 1941, ore 3,05 (per. ore 22).

Questo pomeriggio Ministro degli Affari Esteri mi ha fatto chiamare per comunicarmi personalmente inizio ostilità Giappone contro S.U.A. e Inghilterra, che Imperatore ha sanzionato con rescritto apparso verso mezzogiorno di oggi. Mi ha anche informato del successo delle prime operazioni compiute nelle prime ore delle ostilità sul vastissimo scacchiere di guerra. Mi ha detto che il Governo giapponese conta fermamente che Italia non tarderà mettersi a fianco del Giappone. Mi ha aggiunto che in questi ultimi giorni misure navali ed aeree americane estese fino all'area di Formosa e concentramento truppe britanniche alla frontiera della Malesia e della Birmania sono state tali da imporre iniziative nipponica. Gli ho domandato quale fosse atteggiamento del Governo di Bangkok di fronte duplice invasione del suo territorio da parte truppe inglesi e giapponesi, mi ha risposto che sul momento nulla risultava deciso, che erano in corso trattative con Bangkok che sembravano prendere piega favorevole. Quanto alla Russia, Governo giapponese ha comunicato a quello sovietico che intende rimanere pienamente fedele al patto di neutralità.

Questa prima giornata di guerra è stata caratterizzata da un ordine generale, una calma ed una serenità di spiriti che non possono non destare profonda ammirazione.

Mi riferisco ai nostri telegrammi Stefani Speciale ed alle comunicazioni radio agenzia Bomei per quanto concerne notiziario avvenimenti e testo documento pubblicato.

828

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 11554/2236 R. Berlino, 8 dicembre 1941, ore 20.

Secondo notizie raccolte stamane presso questo Alto Comando ordini sono stati impartiti ai Comandi dei tre gruppi dell'Esercito tedesco in Russia di sospendere ogni azione e predisporre le linee per lo sverno.

Tale decisione che implica l'abbandono di ogni proposito di conquistare Mosca e Pietroburgo e di rioccupare Rostov sarebbe stata adottata in vista difficoltà climatiche.

Si faceva stamane rilevare al Comando Supremo anche con vivo compiacimento l'impetuosa azione di due nostre divisioni che sul fronte meridionale svolgono una manovra offensiva coronata da successo (1).

829

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 11550/2237 R. Berlino, 8 dicembre 1941, ore 19,10.

Per Ministro Ciano (2).

Come avrete appreso dalla conversazione telefonica di iersera col Ministro von Ribbentrop la nuova situazione creata dalla decisione del Giappone trova qui generalmente accoglienze favorevoli e ottimistiche. Il Ministro Ribbentrop che ho visto nelle prime ore del pomeriggio di oggi mi ha detto che si riserva di farmi sapere oggi stesso o al più tardi domani la precisazione dell'atteggiamento della Germania sincronizzato con quello dell'Italia. Mi ha prevenuto circa la stesura di una formula comune per la quale io dovrei avere i pieni poteri (3).

830

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. S. N. D. PER TELESCR. 11551/2239 R. Berlino, 8 dicembre 1941, ore 19.

Per Ministro Ciano.

Circa convegno Goering-Pétain-Darlan (4) il Ministro von Ribbentrop mi ha detto che solamente oggi egli è stato messo al corrente del contenuto di tale incontro e mi ha dato lettura di un lungo rapporto telegrafico che sarà inviato all'Ambasciatore von Mackensen e di cui Vi sarà fatta comunicazione (5).

L'incontro in definitiva non ha concluso a nulla. Pétain ha presentato un lungo memoriale con numerose importanti richieste che Goering si è rifiutato di accettare e di presentare al Fuehrer.

La mancanza di una effettiva collaborazione da parte della Francia, l'inattività dei sottomarini francesi, la questione di Biserta e la difesa dell'Impero francese hanno costituito oggetto di discussione. Non è però escluso che competenti militari dell'una e dell'altra Parte si incontrino per discutere la questione di Biserta.

Dell'Italia non si è parlato (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussol!nl. (2) -Il presente telegramma reca il visto di Mussolinl. (3) -Vedi D. 841, nota l. (4) -Vedi DD. 793 e 825. (5) -Il testo di tale comunicazione non i> stato rinvenuto.
831

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11586/1843 R. Washington, 8 dicembre 1941, ore 21 (per. ore 12 del 9).

Inaspettato attacco Giappone basi isole Hawaii e Guam e dichiarazione Tokio circa esistenza stato di guerra con S.U.A. e Gran Bretagna hanno provocato a quanto può giudicarsi da prime reazioni stampa e radio costernazione Governo preso di sprovvista e senso disorientamento paese e ciò tanto più in quanto per mesi propaganda governativa aveva irriso potenza militare nipponica, vulnerabilità città e centri industriali giapponesi e esiguità sue risorse.

Presidente ha indetto per questa sera riunione Gabinetto e conservato esponenti parlamentari partiti democratico e repubblicano.

Prevedesi che in tale riunione Presidente sottoporrà messaggio che egli intende indirizzare Congresso convocato in seduta plenaria e straordinaria domani a mezzogiorno.

Mentre Ambasciata del Giappone preparasi a partire, Governo sta procedendo ad arresto cittadini giapponesi, ha sottoposto a misure di speciale vigilanza stabilimenti di produzione bellica ed ha istituito censura telegrafica.

Secondo notizie radio nave da battaglia West-Virginia è stata affondata da giapponesi che avrebbero inoltre danneggiato gravemente anche nave da battaglia Oklahoma e affondate due navi trasporto militari. Unica dichiarazione ufficiale è stata finora breve comunicato Casa Bianca circa attacco giapponese Hawaii. Tale comunicato ha seguito a brevissima distanza irata dichiarazione Dipartimento di Stato annunciante fallimento conversazioni nippo-americane nella quale si affermava che Segretario di Stato aveva dichiarato a Kurusu e Nomura che nota di risposte a suo memorandum del 26 novembre da essi oggi presentatogli era «documento pieno di infami falsità e distorsioni di tale enormità che egli finora non avrebbe neppure creduto immaginabile da parte di un qualsiasi governo di questo pianeta».

58 -Documenti diplomatic-i -Serle IX-Vol. VII

832.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11592/1852 R. Washington, 8 dicembre 1941, ore 21,01 (per. ore 18 del 9). Mio telegramma 1843 (1).

Presidente Roosevelt ha letto innanzi al Congresso suo messaggio con cui denunziata aggressione giapponese ed invitato congresso prendere atto esistenza stato di guerra tra Stati Uniti e Giappone.

Il Presidente ha ammesso gravità perdite iniziali e dichiarato che gli Stati Uniti d'America debbono non solo vincere guerra ma ridurre Giappone in condizioni «da non poter ripetere simile azione proditoria Y->.

Senato approvato immediatamente ad unanimità voti risoluzione con cui veniva constatato stato di guerra. Tale risoluzione veniva approvata successivamente anche da Camera dei Rappresentanti con 388 voti contro l (telegramma Stefani speciale 1164) quindi per quanto stampa filo-britannica abbia subito associata situazione venutasi a creare in Pacifico con situazione Atlantico Presidente Roosevelt, contrariamente a voci circolanti questa mattina, non ha menzionato il suo messaggio né Asse né Tripartito.

Soltanto nel tardo pomeriggio breve comunicato Casa Bianca ha accusato Germania aver contribuito incitare Giappone guerra con speranza interrompere afflusso aiuti a Gran Bretagna in base legge affitti e prestiti, aiuti che, secondo comunicato, Stati Uniti d'America intende continuare ad inviare come per il passato.

(l) Il presente telegramma reca il visto d! Mussollnl.

833

IL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11584/1171 R. Bucarest, 8 dicembre 1941, ore 22,30 (per. ore 7 del 9).

Mihail Antonescu mi ha detto che aveva aspettato a pubblicare nota di risposta al Governo britannico (l) per sincronizzarla a evento che egli attendeva: guerra nippo-anglo-americana.

Sua attesa che aveva impazientito un poco Maresciallo aveva avuto suoi frutti poiché coincidenza due avvenimenti aveva suscitato vivo entusiasmo in opinione pubblica.

Argomenti trattati in Nota basati su dati di fatto incontestabili, assenza ogni polemica e tono dignitoso avevano fatto impressione favorevolissima nel Paese.

Conducator avrebbe voluto porre in Nota come elemento base di risposta che Romania avrebbe cessato ostilità contro sovietici giorno in cui inglesi avrebbero cessato aiutare U.R.S.S.

Egli si era opposto includere tale frase perché avrebbe potuto dare luogo a cattive interpretazioni. Comunque Nota inglese, arida, ingiusta e provocatoria aveva alienato all'Inghilterra preventive simpatie di alcuni suoi superstiti proseliti. Aveva avuto notizia che Maniu e suoi seguaci approvavano incondizionatamente risposta data da Bucarest al Governo di Londra.

(l) Vedi D. 803.

834

IL MINISTRO A BANGKOK, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11604/174 R. Bangkok, 8 dicembre 1941, ore 23,45 (per. ore 12,30 del 9).

Questo Ministro degli Affari Esteri ha convocato oggi pomeriggio successivamente Rappresentanti esteri per far loro comunicazione verbale da trasmettere rispettivi Governi nei seguenti termini: Notte fra 7 e 8 corrente questa Ambasciata del Giappone si è messa in rapporto col Governo Thai per far presente che fallita per colpa anglo-americana possibilità mantenere pace Estremo Oriente, si vedeva costretto aprire ostilità contro Inghilterra e S.U.A.. Attacco contro possedimenti britannici imponeva passagg:o truppe nipponiche attraverso Siam. Truppe avevano ordine entrare Siam ore 2 e Ambasciata del Giappone chiedeva libero passaggio. Causa assenza Primo Ministro discussioni hanno dovuto essere posposte ore 7 stamane momento in cui truppe Thai che avevano già opposto resistenza armata hanno ricevuto ordine cessare temporaneamente fuoco. Negoziati si sono conclusi circa ore 12 con firma accordo sulle seguenti basi:

1°) Diritto passaggio truppe nipponiche territorio Thai (senza specificazione località); 2°) Impegno Governo Thai accordare truppe stesso ogni facilitazione necessaria;

3°) Impegno Giappone rispetto sovranità indipendenza e onore Siam. Ministro degli Affari Esteri ha concluso sua comunicazione dichiarando che Siam aveva dovuto cedere forza maggiore ma che non intendeva con ciò venire meno alla propria neutralità.

835

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, VACCA MAGGIOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Torino, 8 dicembre 1941.

Le presenti note, scritte alla vigilia del colloquio di Torino del 10 dicembre 1941 (1), mirano a mettere in luce le attuali relazioni tra Francia e Italia,

e la possibilità e convenienza di un loro ulteriore sviluppo, quali appaiono dall'osservatorio, sotto molti punti di vista eccellente, che io occupo quale Presidente della Commissione Italiana di armistizio con la Francia. A tale osservatorio sfuggono però -se non in quanto ne risulta attraverso i rapporti colla Commissione Tedesca di armistizio -relazioni ed accordi tra il Governo nostro e quello del Reich.

Non si può negare che in queste ultime settimane i rapporti fra Italia e Francia -finora caratterizzati da un glaciale freddezza, derivante da una parte dalle nostre mai smentite rivendicazioni, dall'altra, dall'ostentazione francese di ignorare che esiste oggi una Italia giovane, forte e risoluta -abbiano subito una notevole distensione, dovuta specialmente, occorre riconoscerlo, ad un mutato atteggiamento se non della Francia, almeno del suo Governo. Lo provano i seguenti fatti (esposti in ordine cronologico):

a) le accoglienze cortesi e quasi direi cordiali fatte, il 15 novembre u.s. a Vichy (1), alla Missione italiana da me presieduta e le frasi dette in tale occasione dal Maresciallo Pétain e dall'ammiraglio Darlan;

b) la defenestrazione del generale Weygand e la iniziata distruzione, almeno parziale, della sua opera tendente a fondere i tre possedimenti francesi dell'Africa del Nord in una salda unità politica, economica e militare;

c) la favorevole conclusione delle trattative economiche-finanziarie svoltesi a Roma sotto la presidenza del senatore Giannini (2);

d) il promettente inizio delle trattative a tre (Germania-Italia-Francia) che si stanno attualmente svolgendo a Wiesbaden (3) in un'atmosfera di reciproca comprensione;

e) questo stesso prossimo colloquio, richiesto dall'ammiraglio Darlan.

Quali le ragioni di tale mutamento nella politica del Governo di Vichy (mutamento al quale però l'opinione pubblica francese si mantiene ancora estranea)?

Ritengo che tali ragioni debbano ricercarsi in un duplice ordine di fatti e di considerazioni, e cioè:

l) la Francia non può più probabilmente continuare nella attuale situazione a~mistiziale, pena un suo forse irreparabile tracollo (circa un milione e mezzo di prigionieri; forte indennità giornaliera da pagare al Reich; territorio nazionale spezzata in due dalla linea di demarcazione; industrie e commerci fermi; vita sociale paralizzata, eccetera);

2) convinzione degli uomini di Vichy che l'Asse vincerà; che la Nuova Europa voluta dal Duce e dal Filhrer si costituirà e che l'attuale momento, nel quale la Francia può ancora offrire all'Asse un suo utile concorso nella lotta contro le potenze anglosassoni, sia l'ultimo a lei favorevole; a guerra finita la Francia sarebbe infatti alla mercè dei vincitori.

Quanto al primo punto, il Governo di Vichy è probabilmente disposto ad accettare, se la guerra tra l'Asse e l'Inghilterra si prolungasse, una sistemazione politica anche provvisoria, ma che liberi intanto la Francia da una situazione che non può più protrarsi. Ed è perciò altresì disposto a correre l'alea delle ostilità inglesi ed americane; tanto più vi è disposto in quanto esso crede, come ho accennato, alla vittoria dell'Asse.

Che questa convinzione sia sincera pare dimostrata, soprattutto, dall'eliminazione del generale Weygand: fatto specialmente significativo se si pensi alla popolarità ed al prestigio di cui il Weygand gode in Franc!a e nell'Impero ed alle ripercussioni che tale provvedimento doveva avere, ed ha effettivamente avuto, in Inghilterra e negli Stati Uniti d'America.

Non meno dubbio è però che la Francia dal suo avvicinamento all'Italia conta di ottenere grandi vantaggi e cioè, oltre alla cessazione dello stato armistiziale con noi e colla Germania, probabilmente anche:

a) la nostra rinuncia ad una parte almeno delle rivendicazioni, pur di ottenere l'utilizzazione delle basi tunisine e forse l'aiuto militare (specialmente navale) francese nella lotta entro il Mediterraneo;

b) più in generale, la conservazione ed il consolidamento, anche nella Nuova Europa, dell'Impero francese;

c) l'inizio di una cooperazione tra potenze mediterranee che potrebbe in avvenire controbilanciare il prepotere tedesco. Come può uscire la Francia dall'armistizio? Che cosa è disposta a dare per ottenere tale scopo, per lei vitale? Ecco due punti essenziali del problema.

La Convenzione d'armistizio ha, per quanto ci riguarda, già perso di fatto il suo valore in molte clausole e sempre più ne andrà perdendo, talché si può affermare che, da parte nostra, non sarebbe grave danno il rinunciarvi. Si tratta però di vedere, in linea di diritto ed in linea di pratica, che cosa vi si possa sostituire (per noi, militarmente parlando, una ben organizzata missione militare che controlli gli sviluppi e l'impiego delle forze francesi fino a pace generale conchiusa potrebbe forse essere sufficiente).

Ben diversa -conviene riconoscerlo -è la situazione armistiziale tra Francia e Germania. Quest'ultima infatti:

-occupa tuttora più di metà del territorio metropolitano francese, ivi compresa la capitale; ne sfrutta le risorse industriali e minerarie e ne utilizza la zona costiera atlantica e questo coincide anche coi nostri interessi -per la lotta contro l'Inghilterra;

-detiene un numero ingentissimo di prigionieri francesi, utili anche come lavoratori nel territorio del Reich;

--riscuote una forte indennità giornaliera.

Sarà la Germania disposta a sostituire l'armistizio colla Francia con «un nouvel instrument » come ebbe a chiedere il Governo di Vichy? Quali concessioni offrirebbe in ricambio la Francia?

Forse nel recente incontro di Saint Florentin (l) tra 11 ministro Goering, il maresciallo Pétain e l'ammiraglio Darlan questo argomento sarà stato trattato, forse l'imminente colloquio di Torino potrà gettare qualche luce su questo punto oscuro.

In argomento però occorre porsi altri due quesiti: la Germania che cosa vuole, in definitiva, ottenere dalla Francia? L'Italia mantiene integre tutte le sue ri vendicazioni?

Occorre subito qui affermare che esiste oggi un problema schiettamente militare di cui occorre tenere giusto conto.

Dalla lunga e dura battaglia che tuttora si combatte in Marmarica le forze italiana e tedesche -e specialmente quelle corazzate -usciranno, anche se vittoriose, assia logore ed in condizioni tali che se, come è possibile, nuove unità corazzate inglesi riprendessero a breve scadenza l'azione, la Libia intera potrebbe correre gravi pericoli. Ed è superfluo illustrare quali conseguenze, forse decisive, potrebbe avere, sull'esito stesso della guerra, la perdita della Libia.

Si presenta perciò indispensabile ed urgente ripristinare l'eiDcienza delle unità dell'Asse logoratesi in Marmarica e far affluire in Libia nuove unità corazzate e motorizzate. A ciò però pongono ostacolo, come è ben noto, le diiDcoltà gravissime che incontra il nostro tramco marittimo con Tripoli e con Bengasi e le condizioni stesse, assai menomate dalla guerra, dei due porti.

Ciò stante apparirebbe utilissimo ottenere dalla Francia l'uso delle basi tunisine per potervi iniziare, al più presto, lo sbarco giornaliero di materiali, derrate e carburante sino a raggiungere, possibilmente cinquemila tonnellate giornaliere.

Posto cosi il problema, sarebbe evidente la necessità di addivenire ad un accordo con la Francia. Tale accordo coinciderebbe però -ove si considerino i fatti a più lunga scadenza -con un evidente interesse esclusivamente francese, mentre, per l'opposto, ogni interesse italiano verrebbe meno se (vuoi per la rinuncia inglese a proseguire l'offensiva nella Marmarica, vuoi perché, nonostante ciò, la guerra fosse in definitiva vinta dall'Asse) dovessimo ,rinunciare oggi, senza una reale necessità, a qualcuna delle nostre rivendicazioni.

Pa,re perciò che, tutto considerato, convenga !imitarci, nel momento attuale, a chiedere ai Francesi:

a) la utilizzazione dei porti tunisini soltanto per una parte -che potrà andare via via crescendo -del tonnellaggio a noi occorrente, limitando inizialmente lo sbarco ai soli materiali (derrate, carburanti) non propriamente bellici;

b) una ancora maggior prontezza e condiscendenza, da parte francese, nelle trattative in corso a Wiesbaden, così da poterne affrettare le conclusioni, che ci permetteranno un più ampio uso dei porti stessi.

A parte tale particolare e limitato problema converrà forse -a mio personale parere -limitarsi, nel prossimo colloquio, a sentire quanto l'ammiraglio Darlan -visto che è stato lui a chiedere di «causer » con l'Italia -vorrà esporre e di prenderne buona nota.

Che se poi le circostanze portassero a discutere francamente ed a fondo tutto il problema delle relazioni franco-italiane -e sempre quando, beninteso, ciò ci sia consentito dai nostri accordi col Reich -sarebbe evidente interesse nostro (almeno sotto il punto di vista militare) porre così la questione:

a) occupazione immediata della Tunisia (ampliata per ragioni economiche, del territorio di Costantina) e della Corsica da parte dell'Italia che, naturalmente, ne assumerebbe anche senz'altro la difesa;

b) promessa alla Francia (conformemente a quanto il Duce mi ha esposto in un'udienza concessami il 15 agosto u.s.) {l) di cederle in contraccambio le provincie Vallone del Belgio, nonché l'ampliamento del suo impero coloniale ai danni dei possedimenti inglesi d'Africa e d'Asia (ignoro però se a questo progetto siano consenzienti i Tedeschi).

Per quanto riguarda Nizza, la questione, considerata sotto il solo punto di vista militare, potrebbe per ora restare impregiudicata, restando ad ogni modo ben ferma la necessità di una rettifica dell'antico confine, intesa ad assicurarci, per impellenti ragioni di difesa, il possesso dell'intero bacino idrografico della Roia e di tutta la dorsale che tale bacino limita ad occidente.

A completare l'esame del complesso problema occorre riconoscere che l'apertura delle ostilità tra Giappone e Stati Uniti vi aggiunge oggi nuove incognite. Si può infatti supporre che l'Inghilterra, alleggerita nei suoi compiti atlantici dall'aperto intervento americano, possa aumentare le sue forze nel Mediterraneo, ma è anche possibile che invece gli Stati Uniti siano costretti a concentrare gran parte dei loro mezzi nel Pacifico e ad attenuare perciò il loro attuale, notevole concorso alle operazioni di guerra inglesi.

È ad ogni modo probabile, che, quanto meno, la guerra del Pacifico allontani il pericolo, tanto temuto dai Tedeschi, di un attacco anglo-americano a Dakar; la stessa possibilità di ingenti aggressioni inglesi contro l'Africa francese del Nord, come conseguenza delle concessioni fatte all'Asse per i porti tuoisini, può ora essere messa in dubbio.

(l) Vedi D. 845.

(l) -Vedi D. 762. (2) -Vedi D. 778. (3) -Vedi D. 838.

(l) Vedi D. 830.

836

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.S.N.D. 43709/1853 P. R. Washington, 9 dicembre 1941, ore 12 (per. ore 16).

È venuto a vedermi Ambasciatore Phillips il quale mi ha annunciato sua prossima partenza per l'Italia chiedendomi espressamente che V. E. ne fosse informato. Mi ha espresso inoltre desiderio poter possibilmente ottenere al suo arrivo breve udienza dal Duce.

Circa conflitto con il Giappone Ambasciatore Phillips, che aveva visto stamane Presidente, mi ha detto che << S.U.A. sono decisi lottare anche 30 anni pur di schiacciare Giappone>>.

Circa rapporti con Asse mi ha aggiunto non ritenere che Washington avrebbe preso alcuna iniziativa e che comunque «qualsiasi decisione che potesse essere presa nei confronti della Germania non coinvolgerebbe necessariamente Italia ».

(l) Vedi D. 494, 502.

837

IL MINISTRO A HELSINKI, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11631/230 R. Helsinki, 9 dicembre 1941, ore 14,55 (per. ore 24).

Ministro Affari Esteri si è mostrato con me entusiasta ulteriore svolgersi avvenimenti internazionale per favorevole ripercussione che potranno avere su suo paese, per il fatto che essi rappresentano conferma bontà linea politica adottata dal suo Governo.

Minsitro Affari Esteri ha osservato in particolare che dichiarazione inglese stato guerra chiarisce situazione e mi ha detto che Presidente della Repubblica ha dal canto suo rilevato che ormai Governo ha mani libere. Con ciò egli ha voluto dire che Finlandia non deve più tener conto suscettibilità inglese e con ciò agire contro U.R.S.S. tenendo presente esclusivamente salvaguardia propri interessi.

Circa ripercussione interna Ministro Affari Esteri ha messo in rilievo che risposta all'Inghilterra è stata approvata all'unanimità da Comitato Affari Esteri Parlamento, cioè da tutti i Capi-partito. A ripetute prove moderazione Finlandia Inghilterra ha creduto rispondere con atto violenza. Non vi è ormai alcuno in Finlandia (ha detto Ministro Affari Esteri) che ritenga che il Governo potesse reagire in modo diverso da quello seguito di fronte nuova ingiustificata pressione inglese.

Ministro Affari Esteri non (dico non) si è dichiarato soddisfatto attitudine Svezia. È noto che essa, mentre ufficialmente ha dichiarato comprensione per situazione Finlandia, ha cercato esercitare tutta sua influenza per indurre Governo a trattato di pace separata. Essa avrebbe voluto evitare attuale gesto inglese. In tal senso si era adoperata a Londra ed a Washington. Da dichiarazione stato di guerra a Finlandia Svezia vede accentuato suo isolamento. Ministro Affari Esteri ha dichiarato che suo compito ora è sopratutto quello di fare intendere ragione alla Svezia. Egli non dubita che dirigenti di quel Paese si renderanno a poco a poco più chiaramente conto nuova situazione.

838

IL PRESIDENTE DELLA SOTTOCOMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA COMMISSIONE ITALIANA DI ARMISTIZIO CON LA FRANCIA, LBERATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Torino, 9 dicembre 1941.

In data 6 dicembre è pervenuto un rapporto dalla nostra Delegazione di Wiesbaden sugli ultimi colloqui a tre colà svoltisi.

In sostanza i francesi non hanno aderlto pienamente a nessuna delle richieste itala-tedesche, pur avendo fornito risposte e controproposte che consentono ulteriori discussioni.

Circa le navi da cedersi all'Asse, la Francia offre solo 44 mila tonnellate (richiesta 125 mila tonnellate) e chiede alla Germania di cederle l piroscafo a carbone. Rifiuta di consegnare all'Italia i due rimorchiatori richiestile. Per le merci da fornire alla Libia dall'A.F.N. la Francia ha chiesto di conoscere liste quantitative e qualitative e ha fatto presente che ad ogni cessione di viveri (per esempio grano tenero) dovrà corrispondere una analoga cessione alla Francia metropolitana di viveri di uguale valore nutritivo.

La Francia ha chiesto altresì forniture mensili di nafta per la sua flotta da guerra e commerciale e per ricostituire le scorte la rinuncia dell'Asse a prelevamenti sui futuri eventuali trasporti dì carburante per la Francia via marittima dai Porti del Mar Nero, la libertà di negoziare con gli S.U.A. per il traffico dall'America al Marocco e la facoltà di trasferire dal Mediterraneo all' Atlantico un tonnellaggio equivalente a quello da sbloccarsi negli Stati Uniti

Per un acceleramento delle consegne di autocarri in Nord Africa per l'eserd'America per il traffico America-Marocco. cito tedesco, la Francia ha dato assicurazioni, rilevando tuttavia che non si era ancora raggiunto un accordo con la Germania per le controprestazioni tedesche in n a tura.

Per le fabbricazioni belliche nella Francia libera per conto dell'Asse, la Francia si. è dichiarata disposta a darvi corso, purché esse non intralcino i suoi programmi di costruzione e la Germania fornisca le materie prime.

Vi è pure stata una dettagliata discussione sui mancati autoaffondamenti di navi francesi catturate dagli inglesi.

Le Delegazioni italiana e tedesca di Wiesbaden hanno concordato la lista definitiva delle note concessioni militari da accordare alla Francia in caso essa accetti le attuali richieste dell'Asse.

839

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11630/417 R. Rio de Janeiro, 10 dicembre 1941, ore 1 (per. ore 10,15).

Vargas ha fatto sapere a me ed all'Ambasciatore di Germania attraverso persona nostra amica quanto segue:

l) dichiarazione brasiliana di solidarietà con gli S.U.A. in occasione scoppto conflitto col Giappone ha valore puramente <<platonico»;

2) Brasile non intende prendere nessuna disposizione contro sudditi o interessi giapponesi e non farà luogo neanche alla rottura dei rapporti diplomatici con Tokio. Esso cioè non seguirà esempio delle Repubbliche da «operetta » (la espressione è di Vargas) del Centro e Sud America;

3) nell'eventualità fosse riconosciuta esistenza dello stato di guerra tra gli

S.U.A. e i Paesi dell'Asse, Brasile non farebbe nessuna nuova dichiarazione, intendendo aver fissato sua linea politica di generica simpatia verso gli S.U.A. con dichiarazione di cui al punto primo.

Nonostante tali tranquillizzanti assicurazioni è mio dovere insistere nel concetto che il Brasile se la guerra si prolungherà sarà fatalmente portato a confondere sua politica con quella degli S.U.A. sottostandone buona parte pretese, qualunque siano resistenze più o meno sincere e più o meno convinte di Vargas il quale non si rende conto che ormai non è più lui a tenere i fili della politica brasiliana che sono tirati da Washington. Concetto di solidarietà che per ora è fluido e a mio avviso destinato acquistare man mano una consistenza sempre più effettiva, cioè a noi sempre più sfavorevole.

Prego confrontare quanto sopra con mio telegramma 30 agosto 1939 n. 117 0) diretto codesto Ministero alla vigilia guerra in Europa.

840

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11660/818-819-820 R. Tokio, 10 dicembre 1941, ore 7,08 (per. ore 23,30).

Documenti pubblicati da Governo giapponese ed informazioni confidenziali avute al Ministero Affari Esteri mi permettono confermare ed integrare quanto ho telegrafato V. E. nel corso dell'ultima fase delle trattative nippoamericane e di maggiormente chiarire cause determinanti della guerra nel Pacifico.

Nell'impossibilità di giungere a quell'accordo definitivo e generale cui messaggio Konoye tendeva. Giappone aveva fermamente desiderato sino alla fine di novembre di poter ottenere almeno un regolamento provvisorio, che, lasciando impregiudicate grosse questioni principio, gli consentisse riattivare suoi traffici e gli riaprisse d'sponibilità materie prime, in attesa di futuri più favorevoli eventi.

Per ottenere cw, Giappone era disposto segnare temporaneamente passo nella sua espansione verso il Sud e, se non ad abbandonare formalmente Tripartito, che costituiva per esso ipoteca preziosa, a concedere certamente molto in materia di interpretazione delle sue clausole. Viaggio Kurusu e Nota giapponese del 20 novembre miravano a questo risultato minimo; e che su di esso si contasse molto è dimostrato anche dall'evidente disappunto, irritazione e senso di confusione ed umiliazione provocati dalla Nota americana del 26 novembre che non solo chiudeva porta ad ogni provvisorio compromesso ma poneva bruscamente Giappone dinanzi all'immediata alternativa di umiliarsi o di rivoltarsi.

Fu dato pertanto ordine eseguire contro America quella prima azione principale che americani si attendevano invece contro Singapore e che si riservavano controbattere con loro intervento successivo.

Al Ministero degli Affari Esteri si è tenuto a farmi rilevare che segreto tenuto anche nei riguardi degli Alleati è stato imposto dalle necessità del piano strategico adottato, ma anche riuscita dipendeva esclusivamente dall'attacco di sorpresa contro l'America.

È certo da aggiungere che ultima fase preparativi Giappone, sia nel campo diplomatico che militare, è stata condotta con maestria, energia, sangue freddo ammirevoli.

(818) Miei telegrammi 762, 776, 797, 801 e 807 (2).

(l) -Vedi serie VIII, D. 453. (2) -Vedi DD. 765, 781, 795, 797 c 826.

(819) Da quel momento uomini di Governo giapponesi furono convinti che nessuna possibilità vi fosse ormai più di continuare trattative a Washington e che S.U.A. fossero determinati profittare difficili condizioni isolamento strategico e limitato potenziale economico del Giappone per costringere questo Paese a rinunziare completamente e senza alcuna condizione al suo programma politico nell'Asia Orientale ed a staccarlo dagli Alleati europei. E furono pertanto date -probabilmente il l o dicembre, dopo Consiglio dei Ministri straordinario di cui al mio telegramma 801 -disposizioni per attuazione piano bellico già studiato nei minimi .particolari. Benché persistessero ancora in certi ambienti speranze di un estremo tentativo di accomodamento, elementi militari oltranzisti presero senz'altro sopravvento dopo 5 dicembre, quando pe·r la verità in seguito dichiarazione di Hull e richieste informazioni da parte americana circa movimento truppe giapponesi in Indocina, questo Governo fu indotto nella persuasione che S.U.A. -convinti che Giappone avrebbe rivolto esclusivamente sua azione verso il Sia m e la Malesia -si apprestavano a valersi della «aggressione '> giapponese per denunziarla dinanzi al mondo, galvanizzare opinione pubblica americana e portarla ad una guerra per l'inizio della quale essi avrebbero scelto momento e tattica più appropriati.

(820) Il 7 dicembre, invio di un messaggio del Presidente degli S.U.A. all'Imperatore, nel quale, seguendo sistema dei noti appelli rooseveltiani a Hitler alla vigilia azioni Cecoslovacchia e Polonia, si faceva appello al Tenno per resistere aggressione verso Siam affermando essa avrebbe scatenato guerra Pacifico, convinsero ancora di più questo Governo che gli S.U.A. volevano sbarrare ai giapponesi ogni onorevole via di uscita. In questa condizione, ambienti militari ma soprattutto Marina, hanno fatto valere loro avviso essere giunto ultimo momento agire, per utilizzare unico vantaggio relativo rimasto al Giappone nell'elemento sorpresa.

841

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. S. N. D. PER TELESCR. 48168/1975 P. R. Roma, 10 dicembre 1941, ore 11,30.

Personale per il R. Ambasciatore (1).

Per vostra riservata conoscenza vi trascrivo testo noto accordo quale risulta dopo ultime modifiche ed aggiunte concordate dai tre governi e comunicatemi stamani alle ore 2 da questo Ambasciatore di Germania:

«Nella irremovibile decisione di non deporre le armi finché non sia stata portata a vittoriosa fine la guerra comune contro gli Stati Uniti d'America e l'Inghilterra, il Governo Italiano, il Governo Germanico e il Governo Giapponese si sono accordati sulle seguenti clausole:

Articolo l.

L'Italia, la Germania e il Giappone condurranno in comune la guerra imposta loro dagli Stati Uniti d'America e dall'Inghilterra con tutti i mezzi a loro disposizione, fino alla fine vittoriosa.

Articolo 2.

L'Italia, la Germania e il Giappone si impegnano a non concludere né un armistizio né la pace sia con gli Stati Uniti d'America che con l'Inghilterra senza piena reciproca intesa.

Articolo 3.

L'Italia, la Germania e il Giappone, anche dopo la fine vittoriosa della guerra collaboreranno strettissimamente assieme, nel senso del Patto Tripartito da loro stipulato il 27 settembre 1940, allo scopo di raggiungere un giusto ordine nuovo.

Articolo 4.

II presente Accordo entra in vigore immediatamente all'atto della sua firma e resterà in vigore per tutta la durata del Patto Tripartito concluso il 27 settembre 1940.

Le Alte Parti contraenti si metteranno d'accordo al momento opportuno, prima della scadenza di detto termine, per stabilire le ulteriori modalità della loro collaborazione prevista nell'art. 3 del presente Accordo.

In fede di che ecc. ecc. (solita formula di chiusura) >>.

(l) Ciano aveva autorizzato fin dal 9 dicembre (T. s. n. d. 48042/1968 P. R., ore 11,45) Alfieri <<a fl~ma.re accordo Itala-tedesco-giapponese che vi sarà presentato da codesto Governo secondo Intese telefoniche tra me ed Ecc. Rlbbentrop ». Ma Alfieri aveva risposto poco dopo (T.s.n.d. 43707/2250 P.R., ore 18): «Poiché ho qui sentito dire che vi sono piccole modifiche noto accordo, chiedo se non si ritenga opportuno che io conosca preventivamente e con risoluta precisione il testo che devo firmare ».

842

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11647/418 R. Montevideo, 10 dicembre 1941, ore 12,25 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 417 (1).

In seduta agitata e scomposta iersera questa Camera dei Deputati lasciando cadere proposta circa dichiarazione di guerra al Giappone si è limitata a condannare: «Aggressione giapponese» votando mozione di adesione agli

S.U.A. di appoggio all'azione del Governo.

Anche Senato ha approvato iersera invio Telegramma Senato S.U.A. «condannando aggressione giapponese in nome principio giustizia diritto internazionale>>. Nel frattempo a questo Ministero degli Affari Esteri mi è stata confermata notizia dell'accettazione da parte questo Governo della proposta cilena per una prima riunione dei Ministri Esteri delle Nazioni amedcane che dovrebbe avere luogo tra qualche giorno probabilmente in Rio de Janeiro.

Ciò conferma impress:one che Uruguay si asterrà almeno per ora dal prendere iniziativa circa conflitto del Pacifico.

843

IL CAPO DI GABINETTO, LANZA D'AJETA, AL MINISTRO A BUCAREST, BOVA SCOPPA

T. U. S. N. D. 48170/635 P. R. Roma, 10 dicembre 1941, ore 15.

Vostro telegramma n. 1173 (2).

Il Maresciallo Antonescu ha fatto pervenire al Duce tramite questa Legazione di Romania una lettera (3) relativa agli sforzi che la Romania intende compiere per assicurare all'Italia le note forniture di nafta.

Vi trascrivo qui di seguito la risposta del Duce al Maresciallo Antonescu, che Vi prego di consegnare subito al Conducator:

«Maresciallo Antonescu -Bucarest.

Ricevo la Vostra comunicazione per quanto riguarda i rifornimenti di mazout romeno per l'Italia. Desidero telegrafarVi subito il mio ringraziamento. Questa manifestazione concreta di amicizia è da me e dai miei collaboratori

militari altamente apprezzata ed è destinata ad avere le migliori ripercussioni nei rapporti fra i nostri due Paesi. Colgo l'occasione per rinnovarVi la espressione della mia ammirazione per quanto hanno fatto le truppe romene da Voi fortemente e sagacemente comandate nella lotta contro il bolscevismo. Accogliete i miei saluti cordiali e amichevoli -Mussolini >>.

Pregasi assicurare regolare ricezione ed avvenuta consegna (1).

844.

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. U. S. N. D. 116569/682-683-684 R. Zagabria, 10 dicembre 1941, ore 24 (per. ore 6,35 dell'11).

Ho avuto modo rendermi conto da frequenti accenni di alcuni Ministri e dello stesso Poglavnik che la questione è senza dubbio al primo piano dell'interesse di questo Governo che, per riaffermare principio sovranità Stato croato, vorrebbe ottenere sopratutto restituzione poteri con conseguente alleggerimento nostre pressioni militari.

Quando mi sono stati ripetuti gli accenni di cui sopra, non ho mancato ricordare che assunzione poteri civili fu motivata da ragione superiore derivante dalla condotta della guerra e che estensione nostra occupazione ebbe luogo nell'interesse croato per stroncare ribelllone e svolgere opera pacificatrice.

Ho creduto doveroso riferire in merito perché non mi sembra che un rinnovo richiesta croata tendente ad ottenere restituzione dei poteri civili possa essere preso in considerazione.

Le istruzioni che ebbi a Roma dal Duce il 18 novembre scorso fissavano come base della nostra politica in Croazia mantenimento della occupazione integrale, poteri civili compresi, del territorio croato fino alle Dinariche (linea demilitarizzata).

l) dislocazione reparti armati milizia ustascia in determinate località che Comando Armata potrà precisare venendo incontro ai desideri croati. Prin

cipio collaborazione con Milizia ustascia venne già accolto in linea di massima nella riunione di Abbazia, ma questo Governo ne sollecitò applicazione ed eventuale estensione. E poiché Poglavnik ha fatto presente in più circostanze che vorrebbe vedere stabilita tra milizia fascista e milizia ustascia cooperazione anche carattere addestrativo e operativo, potremmo aderire attuando dislocazione combinata di reparti camicie nere e ustascia.

Mentre cosi si mostrerebbe comprensione da parte nostra, collaborazione tra Partito Fascista e Ustascia, favorita dalla presenza delle nostre truppe nella zona che a noi politicamente più interessa, entrerebbe nella fase concreta uscendo dalle generiche affermazioni che si sono avute finora.

Quanto ho sopra fatto presente nelle linee generali andrebbe precisato nei dettagli, dopo raggiunto accordo di massima.

(l) -Con T. 11621/417 R. del 9 dicembre ore 16,55. Bonarelli aveva comunicato quanto segue: «Apprendo che gruppo deputati estremisti preparerebbe&! sollecitare governo seduta d'oggi alla Camera dei Deputati a dichiarare guerra Giappone. Mi riservo telegrafare ulteriormente». (2) -Con T. 43630/1173 P. R. dell'S dicembre, ore 22,30. Bova Scoppa aveva comunicato quanto segue: «Antonescu mi ha confermato che sono state messe allo studio tutte le misure di restrizioni possibili per essere In grado di fornire alla nostra flotta quantltatlvo massimo combustibile che Romania potrà fornire. L'ho ringraziato In Vostr0 nome». (3) -Non rinvenuto.

(682) Tra gli argomenti che certamente Poglavnik si propone trattare nel prossimo incontro con V. E. vi saranno quelli della occupazione da parte 2a Armata della metà territorio nazionale croato, con particolare riguardo ai poteri civili che detiene Comando dell'Armata stessa.

(683) Almeno per tutto il periodo della guerra, considerando liberazione degli altri territori come un pegno dell'efficacia della nostra azione in questo Paese, nessun elemento nuovo è intervenuto a modificare la situazione nel breve lasso di tempo intercorso da tale data; permane anzi necessità dell'opera pacificatrice che secondo testimoni assolvono militari con l'esercizio poteri civili; permangono inoltre i motivi segnalati a suo tempo anche da me (telegramma 621 del 13 novembre) (2). Le concessioni che, a mio avviso potrebbero essere fatte qualora Poglavnik rinnovasse la richiesta, dovrebbero essere limitate al campo della collaborazione militare e di partito nella zona in questione e cioè:

(l) -Minuta autografa di Mussollnl la parte tra virgolette. (2) -Vedi D. 746.

(684) 2) Accoglimento richieste croate per l'invio in determinate località di gerarchi ustascia incaricati organizzare nuclei periferici e assegnazione altre località di fiduciari del Partito Nazionale Fascista che avranno il compito di collaborare coi gerarchi ustascia orientandone l'attività su modello organizzazione del P.N.F ..

845

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, DARLAN (l)

VERBALE. Torino, 10 dicembre 1941.

L'Ammiraglio Darlan ha cominciato con l'esprimere la sua soddisfazione per questo incontro che permette una ripresa di contatti tra l'Italia e la Francia dopo un lungo periodo di malintesi e di attriti dovuti unicamente «alla stupida politica dei governi francesi». Dichiara che egli non ha alcuna specifica questione da sottoporre ad esame in questa riunione: è però evidente che due popoli come l'italiano e il francese, che hanno insieme una quantità di questioni e di interessi da regolare e sviluppare, non possono continuare a voltarsi la schiena per un tempo infinito. Ripete quanto ha detto più volte e anche recentemente ai tedeschi, e cioè che la Francia si trova in una strana situazione, data l'esistenza di un armistizio che si sta già prolungando per una durata di gran lunga superiore alla durata della guerra medesima. Egli si rende conto che non è possibile addivenire fra la Francia e le Potenze dell'Asse ad una vera e propria pace, ma è altresì suo desiderio di uscire dalla situazione attuale che rende impossibile ogni ulteriore sviluppo della politica francese verso quella collaborazione che egli crede indispensabile per la Francia, ma altresì utile per la Germania e per l'Italia. Mi mette al corrente di quanto è stato detto nei recenti colloqui di Saint Florentin tra il Maresciallo Goering, il Maresciallo Pétain e lui stesso (2). La Germania solleva ancora numerose obiezioni sulla condotta del Governo di Vichy e forse non può rendersi conto di tutte le grandi diffi

coltà che il Governo di Vichy incontra per far capire all'opinione pubblica funcese le ragioni sostanziali e profonde di un cosi fondamentale capovolgimento della politica del paese. Quando la stampa italiana diceva che la Francia era «pourrie » aveva ragione: soltanto da quando l'Ammiraglio Darlan è diventato Capo del Governo ed ha cominciato a svolgere un'attiva azione politica, ha potuto vedere con precisione quanto fosse profonda la corruzione degli ambienti parlamentari e ministeriali del vecchio regime francese. Tutto ciò è stato spazzato dalla disfatta. Bisogna adesso accordare al Governo di Vichy un tempo sufficiente per ricostruire il nuovo mondo dirigente francese e riformare l'opinione pubblica.

L'Ammiraglio Darlan ha quindi fatto cenno alla questione dei porti tunisini come basi per il trasporto di materiali in Africa. Il trasporto di truppe è da escludere a priori. Egli teme che una qualsiasi concessione fatta in questo senso possa determinare un attacco inglese all'Impero coloniale francese e particolarmente a Dakar. Comunque, una contropartita importante dovrebbe essere concessa soprattutto per affrontare l'opinione pubblica, molto suscettibile su questo argomento. L'ho interrotto per dirgli che io non avevo né intenzione né istruzioni di trattare questo argomento, ma dato che egli ne aveva fatto cenno, gli facevo presente, pur lasciando alle Commissioni tecniche ogni eventuale discussione e negoziato in merito, l'importanza che ha per l'Italia e per l'Asse tale questione e l'importanza che essa ha ugualmente per la Francia, dato che la vittoria delle forze itala-tedesche in Libia tornerà anche a tutto vantaggio della Francia. Ciò rappresenta di per se stesso una non trascurabile contropartita.

L'Ammiraglio Darlan ha continuato la sua esposizione di carattere generale dichiarando che la Francia intende, <<dopo aver pagato i suoi debiti», prendere parte attiva alla ricostruzione del nuovo ordine europeo, che verrà evidentemente concertato sotto la direzione delle Potenze dell'Asse, ma che non potrà svilupparsi senza la collaborazione completa e sincera di tutti gli altri Paesi d'Europa. Nei confronti dell'Italia, la Francia ha soprattutto l'interesse di arrivare ad una soluzione definitiva del problema mediterraneo, che è sempre stato avvelenato dalla presenza degli inglesi. Verso l'Inghilterra si è espresso in termini durissimi e di particolare ostilità. Ha detto di non aver mai amato gli inglesi per ragioni ataviche, ma di odiarli profondamente dopo aver conosciuto la loro condotta nelle Fiandre. Anche se egli non fosse stato d'accordo col Maresciallo Pétain e non avesse aderito alla stipulazione di un armistizio, come fu fatto nel giugno del 1940, non avrebbe mai consegnato la flotta all'Inghilterra. Si sarebbe piuttosto ritirato nel Sud America o altrove tanto più che a bordo delle navi si trovavano 45 miliardi d'oro e ciò avrebbe permesso alla flotta francese di automantenersi per molti anni. Anche verso l'America manifesta il suo più profondo risentimento. Chiama Roosevelt un pa~zo e crede che, nello sviluppo delle operazioni tra America e Giappone, la prima sia destinata ad avere una serie di disfatte clamorose e deprimenti per il mondo anglosassone. Egli non ha esitato a definire al Maresciallo Pétain le forze armate americane quali soldati da operetta.

Per quanto cl riguarda egli ripete di non avere per il momento niente di specifico da trattare e di essere venuto a Torino senza documenti, memoran

dum ed altre cose' del genere. Desiderava che venisse rotto il ghiaccio e che si potesse trovare tra i due Paesi un modo di comunicare che non fosse soltanto quello della Commissione di Armistiz:o, la cui azione è ormai destinata a svolgersi per quanto concerne l'applicazione delle clausole armistiziali.

Mi sono limitato a prendere atto di quanto l'Ammiraglio Darlan aveva comunicato e ho ripetuto che anche da parte nostra si intendeva dare a questo incontro di Torino un valore soltanto di ripresa di contatti. Quanto al modo per continuare in prosieguo di tempo tali contatti, ero d'accordo con lui circa l'opportunità di stabilire una rappresentanza a Vichy salvo fissare in seguito, e naturalmente di pieno accordo coi tedeschi, il carattere e la forma di questa rappresentanza.

L'Ammiraglio Darlan ha detto che egli des1dera avere a Vichy un rappresentante italiano tanto più che i tedeschi hanno numerosi canali politici, eco· nomici e militari attraverso i quali vengono trattate le relazioni tra i due Paesi, mentre le relazioni fra l'Italia e la Franc:a da diciotto mesi a questa parte non passano che attraverso il canale della Commissione di Armistizio che non è il più indicato per le questioni politiche. Egli sarebbe lieto che l'Italia inviasse un Ambasciatore, ma qualora a Roma non si ritenesse opportuno inviare un personaggio di così elevato rango, egli accoglierà con piacere un nostro rappresentante sotto qualsiasi veste esso venga inviato.

Ho detto che in linea di massima la cosa veniva considerata favorevolmente e mi riservavo fargli conoscere le ulteriori decisioni italiane che, naturalmente, non potevano essere prese se non di pieno accordo coi tedeschi, dato che tutta l'azione politica italiana è improntata ad una intima, sincera ed assoluta collaborazione con la Germania. L'Ammiraglio Darlan ha tenuto a sottolineare le buone relazioni personali che lo legano al Flihrer, Goering e al Ministro von Ribbentrop, per i quali ha avuto parole di amicizia e di ammirazione.

Egli ha quindi avanzato la proposta di un eventuale incontro a tre -Darlan, Ciano, Ribbentrop -incontro che egli considera particolarmente utile poiché i molti problemi potrebbero in tal modo essere :.:,vviati a soluzione. Mi ha pregato di portare a conoscenza di von Ribbentrop questo suo suggerimento.

Questo, in breve, il riassunto del colloquio che ha avuto luogo a Torino con l'Ammiraglio Darlan, durante il quale sono stati sfiorati, ma soltanto a titolo di conversazione, altri argomenti, quali lo sviiuppo delle operazioni nel Pacifico, la situazione interna dei paesi balcanici, l'influenza del clero nella vita politica francese, etc. Darlan ha mostrato nei nostri confronti, ed anche nei confronti della Germania, una marcata cordialità: più che attraverso dichiarazioni dirette, lo ha fatto ripetendo ogni secondo momento il suo immutab:le odio per l'Inghilterra e la sua convinzione ed i suoi voti per la vittoria dell'Asse. Per quanto questa vittoria possa imporre alla Francia costosi sacrifici, le eviterà -egli ha detto -di diventare una colonia del mondo anglosassone, le eviterà il ritorno dei Blum, dei corruttori, degli ebrei e le permetterà di ricostruirsi una posizione onorevole nell'Europa di domani. Naturalmente non tutti i francesi si rendono ancora conto della bontà di questa sua politica ed è dura fatica farlo capire ai suoi molti oppositori. Egli spera che la buona volontà della Germania e dell'Italia possa facilitare il suo compito, che è di interesse comune, e questo è quanto, ne limiti del possibile, egli chiede alle Potenze dell'Asse.

59 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. VII

(l) Ed. In O. CIANO. L'Europa verso la catastrofe; clt., pp. 698-702.

(2) Vedi D. 830.

846

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

T. 48295/998 P.R. Roma, 11 dicembre 1941, ore 10,45.

Precedenza assoluta.

Astenetevi da qualsiasi contatto con codesto Dipartimento di Stato e non accettate alcuna comunicazione ufficiale dal Dipartimento di Stato stesso fino a nuove istruzioni che vi perverranno con successivo telegramma 0).

847

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

'l'. 48296/999 P.R. Roma, 11 dicembre 1941, ore 11,45.

Oggi alle ore italiane 14,30 comunicherò a questo Incaricato d'affari degli Stati Uniti che l'Italia si considera in stato di guerra con la Confederazione degli Stati Uniti dell'America del Nord.

Alle ore 15,30, e cioè un'ora dopo, recatevi al Dipartimento di Stato, cui comunicherete di essere stato informato ufficialmente di quanto precede e farete richiesta dei vostri passaporti.

Domandate che siano adottate le disposizioni necessarie per assicurare il ritorno Vostro e di tutto il personale di codesta Ambasciata in Europa, cercando di far comprendere nelle liste di coloro che rimpatrieranno con Voi, rappresentanti stampa, membri istituzioni italiane, insegnanti ecc. con la maggiore larghezza che Vi sarà possibile.

Assicurate la reciprocità. Vi sarà ulteriormente telegrafato d'urgenza a quale Potenza sarà affidata la protezione dei cittadini e interessi italiani in codesto Stato (2). Assicurate ricezione, anche in chiaro.

848

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A BUENOS AIRES, BOSCARELLI, A RIO DE JANEIRO, SOLA, A SANTIAGO, DE ROSSI E AL MINISTRO A LIMA, CAPANNI

T. 407/c R. Roma, 11 dicembre 1941, ore 19,45.

Ho oggi comunicato a questo Incaricato d'Affari degli Stati Uniti che l'Italia si considera, a partke dall'll corrente, in stato di guerra con la Confederazioni degli Stati Uniti dell'America del Nord.

Comunicate subito ufficialmente quanto precede a codesto Governo. Spiegate che l'atteggiamento di assoluta intransigenza adottato dagli Stati Uniti nei confronti nipponici, le continue, innumerevoli, gravissime provocazioni nord americane contro Potenze Asse; il cerchio di m'sure militari, navali, aeree, economiche organizzato dal Presidente Roosevelt ai nostri danni, hanno costretto le Potenze del Tripartito ad abbandonare l'atteggiamento di moderazione e di sopportazione sin qui pazientemente seguito.

Aggiungete che il Governo fascista tiene più che mai a confermare in questa occasione a codesto Governo i suoi sentimenti di assoluta lealtà e i suoi propositi di amicizia.

Il Continente latino-americano, mantenendo l'ortentamento di neutralità sino ad oggi tenuto, ha dinnanzi a sé un compito imponente e potrà a un certo momento esercitare, tenendosi estraneo a un conflitto che non lo riguarda, un'azione sempre più vasta e probabilmente decisiva per il conseguimento di quella pace con giustizia per cui l'Italia combatte e cui tutti i popoli aspirano.

Sottolineata che la presenza dell'Italia, in quanto Potenza cattolica e latina, nell'Asse e nel Tripartito dovrebbe essere per gli Stati latino-americani assoluta garanzia che nessun proposito meno che amichevole è nutrito contro di essi dalle tre Potenze alleate.

Svolgete infine, in collaborazione coi vostri colleghi tedeschi e giapponesi che hanno ricevuto istruzioni analoghe, ogni opportuna azione per controbattere avverse pressioni nordamericane e illustrare vantaggi mantenimento neutralità, il cui abbandono potrebbe d'altra parte condurre a rischi e pericoli gravi che né la Gran Bretagna né gli Stati Uniti, come le prime azioni di guerra dimostrano, non sono certamente in grado di scongiurare.

Date alla vostra conversazione, che farete a mio nome, tono e forma più che amichevoli, opportunamente toccando anche tutti quegli aspetti e argomenti che la situazione locale vi consigliano.

Telegrafato a Rio de Janeiro, Buenos Aires, Santiago, Lima (1).

(l) -Vedi D. 847. (2) -Con T. uu. 409/1003 R. delle ore 20,15, Ciano telegrafò, Infatti, quanto segue: «Protezione cittadini e Interessi Italiani In codesto Stato è stata da noi affidata Svizzera che ha accettato facendo riserva dell'assentimento governo Stati Uniti, Il quale peraltro ha, dal canto suo, chiesto atta Svizzera di assumere protezione Interessi nordamerlcanl In Italia. Vogliateprendere contatto riguardo con codesta Legazione svizzera assicurando ».
849

IL MINISTRO A STOCCOLMA, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11698/107 R. Stoccolma, 11 dicembre 1941, ore 21,20.

Ministro degli Affari Esteri con cui ho conferito oggi mi ha detto che Svezia intende continuare invio soccorsi alla Finlandia impegnandovi sue magg:ori possibilità. Tale programma sarà perseguito anche qualora Inghilterra ricorresse alle più forti pressioni per impedirle a:uti, ipotesi che tuttavia Ministro non ritiene doversi affacciare per ora. Signor Gunther mi ha dichiarato che il Governo svedese si propone mantenere ottime relazioni con l'Italia. Ho avuto

occasione per illustrargli punto di vista italiano in seguito intervento Giappone e nostra dichiarazione di guerra agli S.U.A.

Da varie fonti si rilevano ora qui aumentate preoccupazioni per nuova estensione conflitto vedendosi divenire ancora più difficile proseguimento neutralità. Accanto ad incognite di più lontana portata sorgono timori immediati circa ripercussioni su rifornimenti marittimi che, per quanto limitati, era stato finora possibile conservare d'oltre Atlantico.

(l) Identico telegramma (T. 408/C. R. delle ore 21) fu Inviato alle legazioni ad Assunzione, La Paz, Caracas, Bogotà e Qulto.

850

IL MINISTRO A ZAGABRIA, CASERTANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO

T. S. N. D. PER CORRIERE 11765/0102 R. Zagabria, 11 dicembre 1941 (per. il 13).

A seguito del mio telegramma n. 682 in data di ieri (1), riferisco in merito alle questioni che potranno formare oggetto di colloqui tra V.E. e il Poglavnik nel prossimo Convegno di Venezia.

Argomenti che saranno sicuramente trattati dal Poglavnik:

0 ) Rapporti itala-croati:

a) collaborazione fra milizia fascista e milizia ustascia e collaborazione di Partito nel territorio occupato dalle truppe italiane e particolarmente nella «zona demilitarizzata».

Ho motivo di ritenere che troverebbero accoglimento da parte del Poglavnik una nostra proposta per l'assegnazione di dirigenti del P.N.F. che affiancherebbero i capi dell'organizzazione giovanile ustascia nelle maggiori località della zona demilitarizzata;

b) forniture militari richieste dalla Croazia, come da elenchi in possesso di codesto Ministero;

c) in compensazione delle forniture militari, esportazione in Italia, fuori clearing, di carbone da legna, legname, bronzo e rame;

d) collaborazione industriale in Dalmazia;

e) insegnamento della lingua italiana nelle scuole medie croate e apertura di scuole italiane in Croazia;

f) collaborazione nel campo agricolo e forestale;

g) collaborazione nel campo sindacale e corporativo. In merito a questi ultimi due argomenti, faccio presente che, in recenti colloqui avuti col Poglavnik, ho riportato l'impressione che egli non sarebbe alieno dall'accogliere nostri esperti permanenti presso Ministeri Corporazioni e Agricoltura e Foreste.

2°) Questione monarchica:

Il Poglavnik si è reso conto della necessità di avere presso di sé un consigliere inviato dalla Corte di S.M. il Re Imperatore, d'accordo con V.E., per

coadiuvarlo nella soluzione delle quest:oni inerenti non soltanto alla preparazione dell'avvento monarchico ma anche alla legislazione costituzionale dello Stato.

Prevedo che egli esprimerà a V.E. tale suo desiderio.

Il consigliere « monarchico », secondo il Poglavnik, non dovrebbe essere un «politico» ma dovrebbe essere competente degli Statuti e del cerimoniale di Corte, ed essere in pari tempo versato in questioni giuridiche, per avere frequenti contatti col Ministro della Giustizia.

Argomenti che saranno probabilmente trattati:

0 ) Rapporti tedesco-croati:

Il Poglavnik intratterrà probabilmente V.E. sugli Statuti concernenti le minoranze tedesche in Croazia, anche per giustificare le concessioni fatte. La trattazione di tale argomento potrà facilmente portare a queUa, di fondamentale interesse, dei rapporlii tedesco-croati, con riguardo alla pressione che da parte germanica viene esercitata nel campo politico ed economico e, quindi, a parlare dello «spazio vitale italiano».

2°) Rapporti coi Paesi balcanici:

a) Croazia e Ungheria;

b) Croazia e Bulgaria;

c) Croazia-Rumenia-Slovacchia (con riguardo alle voci corse su un ritorno di tendenze piccolo-intesiste).

(l) Vedi D. 844.

851

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. Berlino, 11 dicembre 1941 (per. il 13).

L'entrata in guerra dell'Impero nipponico a fianco delle Potenze dell'Asse ha avuto la sua solenne sanzione con la cerimonia della firma dell'accordo itala-tedesco-giapponese che ha avuto luogo alle 11 di stamane (1).

Il collega giapponese, col quale mi sono subito rallegrato per i magnifici successi della marina nipponica (era stato poco prima confermato dalla inglese l'affondamento del Prince ot Wales e del Repulse) era profondamente commosso. La storica decisione del suo Governo rappresenta per lui il coronamento di una politica a favore della quale si è costantemente e tenacemente prodigato durante questi ultimi anni, superando --come è noto a V. E. -non lievi difficoltà. È quindi naturale che al suo entusiasmo si unisca un senso di vivissimo orgoglio personale.

In attesa che fossero predisposti i documenti da firmare, mi sono intrattenuto col Ministro von Ribbentrop, che era anch'esso visibilmente soddisfatto e di ottimo umore. Il discorso di Roosevelt, dal cui testo aveva appena preso visione è stato da lui definito <<molto debole>>. « Roosevelt -ha detto -è come un marinaio ubriaco che entra in un bar e fa il prepotente, finché non trova qualcuno che con un solo urtone lo fa ruzzolare per terra». Circa l'atteggiamento dei principali paesi sud-americani, ha espresso l'avviso che probabilmente resteranno neutrali. Von Ribbentrop ha tenuto simpaticamente a ricordare il giorno in cui, esattamente un anno e mezzo fa, aveva avuto l'onore di comunicargli a nome del Duce l'entrata in guerra dell'Italia.

Dopo qualche minuto abbiamo proceduto alla firma del testo tedesco dell'accordo, rinviando al pomeriggio quella dei testi italiano e giapponese, che l'Ufficio del Protocollo non aveva avuto il tempo di preparare.

La cerimonia del pomeriggio ha rivestito una maggiore solennità. Anziché aver luogo, come quella del mattino, nello studio del Ministro, si è svolta in una sala appositamente predisposta. Erano presenti il Sottosegretario di Stato Gaus, il Capo del Cerimoniale Barone von Dornberg, l'interprete Ministro Shmidt, diversi Segretari e gli aiutanti del Ministro degli Esteri del Reich. L'Ambasciatore Oshima ed io eravamo accompagnati da un Segretario.

Dopo la firma, il Ministro von Ribbentrop si è intrattenuto lungamente col mio collega giapponese e con me, esprimendo nuovamente la sua soddisfazione e mettendoci al corrente della procedura stabilita per la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti e per la pubblicazione dell'accordo italo-nippo-tedesco.

Dai colloqui di ieri ho tratto l'impressione che il Governo germanico abbia superato qualche lieve incertezza forse verificatasi in un primo tempo e consideri oramai in modo nettamente favorevole l'entrata in guerra del Giappone. La rottura definitiva e completa, anche dal punto di vista formale, con gli Stati Uniti, sembra largamente compensata dall'apporto di nuove imponenti forze nella lotta contro le democrazie anglosassoni, le quali ormai -attaccate al tempo stesso nei loro centri vitali mediterraneo-europei e in quelli estremoorientali -sono passate dalla posizione di assedianti a quella di assediate.

(l) Vedi D. 841.

<
APPENDICI
APPENDICE I AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al 1° giugno 1941)

AFGHANISTAN

Kabul -QuARONI Pietro, ministro plenipotenziario; ANZILOTTI Enrico, 1° segretario.

ARABO-SAUDIANO (Regno) Gedda -SILLITTI Luigi, ministro plenipotenziario; MocHI Marcello 1° segretario

ARGEN'l'INA

Buenos Ayres -BOSCARELLI Raffaele, ambasciatore; SERENA DI LAPIGIO Ottavio, consigliere; BARBARICH Alberto, lo segretario; SENSI Federico, 2° segretario.

BELGIO Bruxelle.~ -DELLA PORTA Francesco, consigliere, gerente per gli affari consolari.

BOEMIA e MORAVIA (Protettorato di) Praga -CARuso Casto, console generale; TRINCHIERI Alfredo, vice console.

BOLIVIA La Paz -MARIANI Luigi, ministro plenipotenziario.

BRASILE

Rio de Janeiro -SoLA Ugo, ambasciatore; GRAZZI Umberto, consigliere; ARRIGHI Ernesto, 1° segretario; ANTINORI Orazio, 2° segretario.

BULGARIA

Sofia -MAGISTRATI Massimo, ministro plenipotenziario; DANEO Silvio, 1° segretario; T ASSONI EsTENSE Alessandro, 2° segretario; THIENE Gian Giacomo, 3° segretario.

CILE

Santiago -DE ROSSI DEL LION NERO Pier Filippo, ambasciatore; MIGONE Bartolomeo, consigliere; NAVARRINI Guido, 1° segretario; GUASTONE BELCREDI Enrico, 2° segretario.

CINA

Pechino -TALIANI DE MARCHIO Francesco Maria, ambasciatore (l); STRANEO Carlo Alberto, consigliere; SPINELLI Pier Pasquale, l o segretario; PRUNAS Pasquale, 2° segretario.

COLOMBIA Bogotà -BERTELÈ Tommaso, ministro plenipotenziario.

COSTARICA

S. José -MENZINGER DI PREISENTHAL Enrico. ministro plenipotenziario.

CROAZIA

Zagabria -CASERTANO Raffaele, ministro plenipotenziario (dal 12 giugno 1941); GrusTINIANI Raimondo, primo segretario.

COBA

L'Avana -PERsrco Giovanni, ministro plenipotenziario; Rossr LONGHI Gastone, 1° segretario.

DANIMARCA

Copenaghen -SAPUPPO Giuseppe, ministro plenipotenziario; FERRETTI Raffaele, 1o segretario.

DOMINICANA (Repubblica) Ciudad Trujllo -PORTA Mario, ministro plenipotenziario (2).

EL SALVADOR (Repubblica di) San Salvador -BoMBIERr Enrico, ministro plenipotenziario (3).

EQUATORE Quito -ScADUTO MENDOLA Gioacchino, ministro p!enipotenziario.

(l) -Con residenza a Shanghai. (2) -Reaidente a Porto Principe. (3) -Residente a Ot,atema!a.

FINLANDIA

Helsinki -CICCONARDI Vincenzo, ministro plenipotenziario; SEGANTI Vittorio, l o segretario.

GERMANIA

Berlino -ALFIERI Dino, ambasciatore; CosMELLI Giuseppe, 1° consigliere; JANNELLI Pasquale, 2° consigliere; CASARDI Alberico, l o segretario; LANZA Michele, 2° segretario; EMO CAPODILISTA Gabriele, 3° segretario; LUCIOLLI Mario, 3° segretario; DEL TORSO Germanico, 4° segretario; FARINACCI Franco, 4° segretario; BoLLA Luigi, 5° segretario; BENAZ zo Agostino, 5° segretario; MARRAS Efisio, gene.rale di divisione, addetto militare; DE ANGELIS Carlo, capitano di vascello, addetto navale; TEuccr Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico.

GIAPPONE

Tokio -INDELLI Mario, ambasciatore; CoRTESE Paolo, consigliere; MAccHI DI CELLERE Pio, 1° segretario; BAISTROCCHI Ettore, 2° segretario; PIGNATTI MORANO DI CUSTOZA Girolamo, 3° segretario; SIMONETTI Diego, 4° segretario; BERTONI Guido, colonnello, addetto militare; PRELLI Giuseppe, capitano di vascello, addetto navale; BRUNETTI Nerio, tenente colonnello, addetto aeronautico.

GRECIA

Atene -GHIGI Pellegrino, plenipotenziario d'Italia per la Grecia; FoRNARI Giovanni, l o segretario.

GUATEMALA

Guatemala -BoMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario; Muzr FALCONI Filippo, 1o segretario.

HAITI

Porto Principe -PORTA Mario, ministro plenipotenziario.

HONDURAS

Tegucigalpa -BOMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario (1).

IRAN

Teheran -PETRuccr Luigi, ministro plenipotenziario; STRINGARI Vittorio, l'' segretario.

IRAQ

Baèdad -GABRIELLI Luigi, ministro plenipotenziario.

(l) Residente et Gt1atema1a.

IRLANDA

Dublino -BERARDIS Vincenzo, ministro plenipotenziario: MALASPINA Folchetto. lo segretario.

LUSSEMBURGO Lussemburgo -TAMBURINI Antonio, console generale.

MANCIUKUO

Hsin King -NEYRONE Luigi, ministro plenipotenziario; MussA Paolo Emilio, vice console.

MESSICO

Città del Messico -MARCHETTI DI MuRIAGLIO Alberto, ministro plenipotenziario; RoBERTI Guerino, 1° segretario.

NICARAGUA Managua -MENZINGER DI PREISENTHAL Enrico, ministro plenipotenziario (1).

NORVEGIA Oslo -MosCATO Nicolò, 1o segretario, gerente per gli affari consolari.

PAESI BASSI L'Aja -AMBROSETTI Gino, 1° segretario, gerente per gli affari consolari.

PANAMA

Panamà -SILENZI Renato, ministro plenipotenziari~t.

PARAGUAY Asunci6n -TONI Piero, ministro plenipotenziario.

PERU' Lima -CAPANNI Italo, ministro plenipotenziario; GARBACCIO Livio, 1° segretario.

PORTOGALLO

Lisbona -FRANSONI Francesco, ministro plenipotenziario (dal 1° ,luglio 1941); GIARDINI Renato, 1° segretario; GENTILE Benedetto, 2° segretario; MONICO Umberto, contrammiraglio, addetto navale.

(l) Residente a S. José di Costarica.

ROMANIA

Bucarest -BovA ScoPPA Renato, ministro plenipotenziario (dal 7 luglio 1U41); FORMENTINI Qmero, l 0 segretario; ALOISI DE LARDEREL Folco, 2° segretario; PIERANTONI Aldo, 3° segretario; VALFRÉ DI BONZO Corrado, colonnello, addetto militare.

SANTA SEDE

Roma -ATTOLICO S. E. Bernardo, ambasciatore; BABUSCIO Rizzo Francesco, consigliere; CATTANI Attilio, 1° segretario; SoRo Giovanni Vincenzo, 2° segretario.

SERBIA

Belgrado -MAMELI Francesco Giorgio, ministro plenipotenziario.

SLOVACCHIA

Bratislava -RONCALLI Guido, ministro plenipotenziario; NICHETTI Carlo, 1° segretario.

SPAGNA

Madrid -LEQUIO Francesco, ambasciatore; ZoPPI Vittorio, consigliere; VENTURINI Antonio, 1° segretario; CAVALLETTI Francesco, 2° segretario; MARCHIORI Carlo, 3° segretario; RICCARDI Pietro, colonnello, addetto militare; BoNA Aristotele, capitano di vascello, addetto navale; APPIGNANI Rocco, colonnello, addetto aeronautico.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -CoLONNA Ascanio, ambasciatore; Rossi LONGHI Alberto, primo consigliere; NONIS Alberto, secondo consigliere; CONTI Mario, 1° segretario; MAziO Aldo Maria, 2° segretario; INFANTE Adolfo, generale di brigata, addetto militare; LAis Alberto, ammiraglio di divisione, addetto navale; GAETA Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico.

SVEZIA

Stoccolma -RENZETTI Giuseppe, ministro plenipotenziario (dal 28 giugno 1941); SPALAZ z1 Giorgio, l o segretario.

SVIZZERA

Berna -TAMARO Attilio, ministro plenipotenziario; ScoLA CAMERINI Giovanni, l o segretario; MURARI DALLA CoRTE BRÀ Alessandro, 2° segretario; BocCHINI Marcello, 3° segretario; BIONDI MORRA Goffredo, 4° segretario.

THAILANDIA

Bangkok -CROLLA Guido, ministro plenipotenziario; BRUGNOLI Alberto, 1° segretario.

TURCHIA

Ankara -DE PEPPO Ottavio, ambasciatore; BERIO Alberto, consigliere; MELLINI PaNCE DE LEON Alberto, 1° segretario; D'AQUINO Alfonso, 2° segretario; ZAVATTARI Edmondo, tenente colonnello, addetto militare ed aeronautico; PoNTREMOLI Riccardo, capitano di vascello, addetto navale.

UNGHERIA

BUdapest -TALAMO ATENOLFI BRANCACCIO Giuseppe, ministro plenipotenziario; DEL BALZO DI PRESENZANO Giulio, 1° segretario; FARACE Ruggero, 2° segretario; FERRONE CAPANO Carlo, 3° segretario; VoLI Emiìio, tenente colonnello, addetto militare; RENZI UMBERTO, tenente colonnello, addetto aeronautico.

UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE SOCIALISTE

Mosca -Rosso Augusto, ambasciatore; ZAMBONI Guelfo, consigliere; AssETTATI Augusto, l0 segretario; FERRERO Andrea, 2° segretario; BOMBASSE! FRASCANI DE VETTOR Giorgio, 3° segretario; WIEL Giovanni, colonnello di artiglieria, addetto militare, navale e aeronautico.

URUGUAY

Montevideo -BONARELLI DI CASTELBOMPIANO Vittw·io Emanuele, ministro plenipotenziario; SILVESTRELLI Luigi, l o segretario.

VENEZUELA

Caracas -Dr GruRA Giovanni, ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al 1° giugno 1941)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

CIANO DI CoRTELLAzzo conte Galeazzo, ambasciatore.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI (l)

BENIN! S. E. Zenone, consigliere nazionale.

GABINETTO DEL MINISTRO

Coordinamento generale -Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti con la Real Casa, con la Presidenza del Consiglio e col P.N.F. -Relazioni del Ministro col Senato, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e col Corpo Diplomatico Udienze -Tribuna diplomatica.

Capo di Gabinetto: ANFUSO Filippo, ministro plenipotenziario di la classe.

~egretari: SETTI Giuseppe, console di 2a classe; DE FERRRRIIS SALZANO Carlo, console di 2a classe; MAJOLI Mario, console di 3" classe; DE NoVELLIS Gennaro, vice console di P classe; FARACE Alessandro, vice console di P classe, PoMPEI Gianfranco, vice console di 2a classe.

UFFICIO ARMISTIZIO-PACE

Capo Ufficio: PIETROMARCHI Luca, ministro plenipotenziario di 1a classe.

Segretari: GIUSTINIANI Raimondo, 1° segretario di legazione di 2a classe; THEODOLI Livio, console di 3a classe; CIRAOLO Giorgio, vice console di la classe, GHENZI Giovanni, vice console di la classe; PROFILI Mario, addetto consolare.

(l) Il sottosegretariato per gli affari albanesi fu soppresso !l 3 agosto 1941 ed al suo postofu Istituito l'ufficio Albauia alle dirette dipendenze del Gabinetto.

SEGRETERIA PARTICOLARE DEL MINISTRO

Capo della Segreteria: NATALI Umberto, console generale.

Segretari: MARIENI Alessandro, vice console di P classe; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, vice console di 2• classe; MoNDELLO Mario. vice console di 2• classe.

SEGRETERIA PARTICOLARE DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

Capo della Segreteria: SOARDI Carlo Andrea, l o segretario di legazione di 2" classe.

Segretari: MACCAFERRI Franco, vice console di 2• classe; TONCI OTTIERI Francesco, volontario diplomatico-consolare.

CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai RR. agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, Principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo del Cerimoniale: GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO Andrea, ministro plenipotenziario di la classe.

Capo Ufficio: PANSA Mario, 1° segretario di legazione di l" classe.

Segretari: SALLIER DE LA TOUR CORIO Paolo, 1° segretario di legazione di 2" classe; REVEDIN Giovanni, console di 2• classe; DALLA RosA PRATI Rolando, console di 2• classe; MANSI Stefano, vice console di l" classe; VARALDA Maurilio Guglielmo, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO PUBBLICAZIONI, ARCHIVI, BIBLIOTECA

Pubblicazioni -Archivio Storico (Archivio Generale) -Biblioteca

Capo Ufficio: ToscANI Angelo, ministro plenipotenziario di 1• classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO

Drettore generale: BuTI Gino. ambasciatore.

Vice Direttore generale: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, ministro plenipotenziario di 2• classe.

UFFICIO I

Belgio -Danimarca -Francia -Germania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Paesi Bassi -Polonia -Portogallo -Spagna -Stati Baltici Stati Scandinavi -Svizzera -Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste.

Capo Ufficio: CARISSIMO Agostino, consigliere di legazione.

Segretari: SERAFINI Giorgio, console di 2a classe; GASPARINI Carlo, vice console di 2a classe.

UFFICIO II

Bulgaria -Grecia -Jugoslavia -Romania -Slovacchia -Turchia Ungheria -Affari concernenti le Isole italiane dell'Egeo.

Capo Ufficio: ScAGLIONE Roberto, 1° segretario di legazione di 2a classe.

Segretari: PRATO Eugenio, console di 3a classe; CANCELLARlO n'ALENA Franco, vice console di 2a classe.

UFFICIO III

Mediterraneo -Paesi del Mediterraneo e del Mar Rosso -Africa Orientale Italiana.

Capo Ufficio: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, predetto.

UFFICIO IV

Affari con la Santa Sede.

Capo Ufficio: GuGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI Direttore generale: PRUNAS Renato, ministro plenipotenziario di 2a classe. Vice Direttore generale: ALESSANDRINI Adolfo, 1° segretario di legazione di 1a classe.

UFFICIO I

Africa (eccetto Paesi di competenza di altri Uffici).

Capo Ufficio: N. N. Segretario: TORTORICI Pietro Quirino, addetto consolare.

60 -Documenti dtplomattct -Serle IX -Vol. VII

UFFICIO II

Asia (eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici) -Oceania.

Capo Ufficio: ALESSANDRINI Adolfo, predetto. Segretario: BouNous Franco, vice console di la classe.

UFFICIO III

America del Nord.

Capo Ufficio: DE VERA D'ARAGONA D'ALVITO Carlo Alberto, lo segretario di legazione di la classe.

UFFlCIO IV

America Latina.

Capo Ufficio: N. N. Segretario: CIPPICO TRISTRAM Alvise, console di 2a classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI Direttore generale: VITETTI Leonardo, ministro plenipotenziario di la classe. Vice Direttore generale: VIDAU Luigi, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I

Istituzioni internazionali -Conferenze e congressi internazionali Coordinamento culturale.

Capo Ufficio: DE AsTis Giovanni, consigliere di legazione.

UFFICIO II

Coordinamento militare, navale ed aeronautica -Missioni militari Commis.~ione suprema di difesa -Materiali da guerra.

Capo Ufficio: GALLINA Vitale, console di 2a classe. Segretario: VoLPE Arrigo, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III

Trattati ed Atti.

Capo Ufficio: LANZARA Giuseppe, console generale di 2a classe. Segretario: TELESIO DI TORITTO Giuseppe, 1° segretario di legazione di 2a classe.

UFFICIO IV

Affari Riservati.

Capo Ufficio: VIDAU Luigi, predetto.

UFFICIO V Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali -Sche

dari -Rubriche -Pubblicazioni di carattere storico-diplomatico - Sezione geografica. Capo Ufficio: MONACO Adriano, consigliere di legazione.

Segretari: BIANCONI Alberto, console generale di 2a classe; WIEL Ferdinando, console di l a classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI Direttore generale: GIANNINI S.E. Amedeo, ambasciatore, presidente di sezione del Consiglio di Stato, senatore del Regno. Vice Direttore generale: CANTONI MARCA Antonio, ministro plenipotenziario di

classe.

UFFICIO I

Attan Generali -Comunicazioni aeree, terrestri e marittime -Fiere, Congressi, Esposizioni.

Capo Ufficio: MoscA Bernardo, consigliere di legazione. Segretario: VALAGUSSA Claudio, addetto consolare.

UFFICIO II

Commercio coi Paesi di Europa e del Mediterraneo.

Capo Ufficio: LA TERZA Pierluigi, 1° segretario di legazione di 18 classe. Segretario: Gozzi Gio.rgio, console di 2a classe.

UFFICIO III

Commercio Transoceanico.

Capo Ufficio: CANTONI MARCA Antonio, predetto. Segretario: TONCKER Lamberto, console di 28 classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO

Direttore generale: DE Cieco Attilio, ministro plenipotenziario di la classe, consigliere nazionale, segretario generale dei Fasci all'Estero.

Vice Direttore generale: RULLI Guglielmo, consigliere di legazione.

UFFICIO I

Case d'Italia -Dopolavoro all'Estero -Propaganda e Assistenza.

Capo Ufficio: MORGANTI Loffredo, console di 2a classe.

UFFICIO II

Scuole all'Estero -Attività culturali -Istituti di cultura.

Capo Ufficio: CAROSI Mario, console generale di 2a classe.

UFFICIO III

Lavoro Italiano all'Estero.

Capo Ufficio: GERBASI Francesco, ispettore generale capo dei servizi tecnici.

SERVIZIO AFFARI PRIVATI

Assistenza legale -Assistenza amministrativa e sociale -Danni di guerra e affari economici e valutari connessi -Consulenza giuridica -Legaltzzazioni.

Capo Servizio: MAcCOTTA Luigi, ministro plenipotenziario di l a classe. Segretario: VATTANI Mario, console di 2a classe.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E DELL'AMMINISTRAZIONE INTERNA Direttore generale: DEL DRAGO Marcello, consigliere di legazione. VIce Direttore generale: GaossARDI Antonio, console generale di P classe.

UFFICIO I

Personale di gruppo A delle carriere dipendenti dal Ministero Affari Esteri -Personale consolare di seconda categoria -Uffici diplomatici e consolari all'estero -Questioni che si riferiscono all'ordinamento del

Ministero e delle carriere diplomatica, consolare e degli interpreti Concorsi, nomine ed ammissioni commissioni di avanzamento, consigli, commissioni e comitati presso l'Amministrazione centrale -Addetti militari aeronautici, commerciali, per la stampa e loro uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Bollettini del personale -Passaporti diplomatici, di servizio e ordinari, libretti e richieste ferroviarie per il personale -Rapporti con il P.N.F., la M.V.S.N. e le amministrazioni dello Stato per quanto riguarda il personale dipendente dal Ministero degli Affari Esteri.

Capo Ufficio: CAPECE GALEOTA Giuseppe, 1° segretario di legazione di la classe

Segretari: P.AvERI FoNTANA Alberto, console di 2a classe; LEPRI Stanislao, console di 38 classe.

UFFICIO II

Personale dei gruppi B e C e personale subalterno delle carriere dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri, escluso il personale delle scuole italiane all'estero. Concorsi, nomine ed ammissioni -Commissioni di avanzamento e Consigli del Ministero, ed in genere tutte le questioni relative aua carriera e all'ordinamento del personale stesso Personale di ooni gruppo appartenente ad altre Amministrazioni e comandato presso il Ministero degli Affari Esteri -Personale avventizio in servizio presso l'amministrazione centrale e gli uffici dell'emigrazione nel Regno -Personale locale in servizio presso le RR. Rappresentanze diplomatiche e consolari.

Capo Ufficio: GRILLO Remigio, console di 28 classe.

UFFICIO III

Gestione di tutti gli stabili e locali adibiti ad uso dell'Amministrazione centrale e dei RR. Uffici all'estero -Acquisto, vendite, affitto, permuta, manutenzione ordinaria e straordinaria, miglioramento e arredamento Assicurazione, inventari e contratti -Locazione di immobili e localt per uso dei RR. Uffici.

Capo Ufficio: AssERETO Tommaso, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFlCIO IV

Servizi Amministrativi.

Capo Ufficio: MoNTESI Giuseppe, console generale di 28 classe.

UFFICIO V

Corrispondenza -Servizio Corrieri Diplomatici -Tipografia Riservata.

Capo Ufficio: GROSSARDI Antonio, predetto. Segretario: SIRCANA Leone, console di 2a classe.

UFFICIO VI

Cifra.

Capo Ufficio: PERVAN Edoardo, console generale di la classe. Segretario: ZECCHIN Guido, console di 2a classe.

SERVIZIO INTENDENZA

Ufficio del consegnatario -Deposito e distribuzione di cancelleria Stampati -Marche consolari e passaporti -Custodia della sede del Ministero e lavori di manutenzione -Automezzi e servizi telefonici

Magazzino.

Reggente: PATRIZI DI RIPACANDIDA Ernesto, console di 2a classe.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al 1° giugno 1941)

Afghanistan: Abdul SAMAD KHAN, ministro plenipotenziario; Abdul KADER KHAN, l o segretario.

Arabo Saudiano (Regno) N. N.

Argentina: Manuel E. MALBRAN, ambasciatore; Oscar ONETO AsTENGO, consigliere; Juan M. GARCIA MONTERO, 1° segretario.

Bolivia: Bailon MERCADO, ministro plenipotenziario; Guglielmo CÉSPEDES RIVERA, 1° segretario; José E. ANZE, generale, addetto militare.

Brasile: Pedro Leao VELLoso, ambasciatore (l); Carlos DE MONIZ GORDILHO, ministro plenipotenziario, incaricato d'affari a.i.; Luiz SPARANO, ministro consigliere; Edgard RANGEL DO MoNTE, 1° segretario; Ne:mesio DUTRA, 1° segretario.

Bulgaria: Detchko KARADJOV, ministro plenipotenziario; Anton KARANDJULOV, consigliere di legazione; Ivan ENTCHEV, 3° segretario; Strachimir VELTCHEV, colonnello di S. M., addetto militare, navale e aeronautico.

Cile: Ram6n BRIONES Luco, ambasciatore; Jorge BARRIGA ERRAZURIZ, consigliere; Raul INFANTE, 1° segretario.

Cina: Lmu VoN Tao, ambasciatore (l); Hsu DAU-LIN, consigliere, incaricato d'affari a.i.; TCHOU YIN, 1° segretario; YAO TING-CHEN, 1° segretario; FANG PAOTCHUNG, 2° segretario; TCHANG KIEN, 2° segretario; YOH LUN, 3° segretario; Lmu TsiEN, 3° segretario.

Colombia: Saturnino RESTREPO, incaricato d'affari a.i.

Croazia: S. PERIC, ministro plenipotenziario; A. SUJA, 1° consigliere; N. RousiNOVIC, 2° consigliere; A. NIZETEO, 1° segretario; J. ZAPPALORTO, 2° segretario; A. PETEK, 3° segretario.

(l} Non In sede.

Cuba: Enrique ZAYAS Y Rurz, mtnlstro plenipotenziario (l); Carlos TABERNILLA Y DoLz, consigliere, incaricato d'affari a.i.

Danimarca: Otto WADSTED, ministro plenipotenziario; Tage BuLL, consigliere di legazione; Hans BERTELSEN, segretario.

Dominicana (Repubblica): Telésforo R. CALDERON, ministro plenipotenziario.

El Salvador (Repubblica di): N.N.

Equatore: Luis Antonio PENA-HERRERA, ministro plenipotenziarlo.

Finlandia: Onni TALAS, ministro plenipotenziario; Oslavi SAIKKU, segretario; Kuno JANARMO, maggiore, addetto militare.

Germania; Hans Georg VON MACKENSEN, ambasciatore; Otto VON BISMARCK, ministro plenipotenziario; J ohann voN PLESSEN, ministro consigliere; Felix STRAUTZ, consigliere (l); Enno voN RINTELEN, generale di brigata, addetto militare; Werner LowrscH, capitano di vascello, addetto navale; Hilmar VON Bii'LOW, generale dell'Arma Aeronautica, addetto aeronautico.

Giappone: Zembei HORIKIRI, ambasciatore; Yoshiro ANno, consigliere; Kintaro MAsE, l o segretario; Moriakira SHIMIZU, colonnello di artiglieria, addetto militare ed aeronautico per l'esercito; Toyo MITUNOBU, capitano di fregata, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Guatemala: Generale Victor DuRAN MoLLINEDO, ministro plenipotenziario; J. Ramiro DURAN Y FIGUEROS, segretario.

Iran: Mostafa AnLE, ministro plenipotenziario; Gholam-Ali SAMSAMI, 1° segretario; Hossein-Alì HEDJAZI, 2° segretario.

Iraq: Salim ALAUSSY, incaricato d'affari (le relazioni diplomatiche furono rotte 1'8 giugno).

Irlanda: Michael MAc WHITE, ministro plenipotenziario.

Manciukuò: Lo CHEN PANG, ministro plenipotenziario; AKIO MrsHrRo, consigliere.

Messico: Manuel MAPLES ARcE, consigliere, incaricato d'affari a.i.; Francisco GONZALES GUERRERO, 2° segretario; Mario GARZA RAMOS, 3° segretario.

Monaco (Principato di): Fernando CouGET, min~stro plenipotenziario.

Nicaragua: Tomas Francisco MEDINA, ministro plenipotenziario.

(l) Non in sede.

Panama: Ernesto BRIN, ministro plenipotenziario; Rodrigo .ARosEMENA, segretario (1).

Paraguay: Nuncio DI PAOLA, segretario, incaricato d'affari a.i..

Perù: Luis F. LANATA Couov, 1° segretario, incaricato d'affari a. i.; Jorge VARGAS, generale di S. M., addetto militare; Riccardo GuzMAN MARQUINA, comandante, addetto aeronautico.

Portogallo: José LoBo D'AVILA LIMA, ministro plenipotenziario; Joao RODRIGUEZ AFFRA, segretario.

Romania: Basile GRIGORCEA, ministro plenipotenziario; Dimitrie BuzouGAN, consigllere di legazione; Mlhail CoRBULEANU, colonnello, addetto militare, navale e aeronautico,

Santa Sede: Francesco BoRGONGINI DucA, arcivescovo di Eraclea, nunzio apostolico; Giuseppe MISURACA, consigliere; Ambrogio MARCHIONI, segretario.

Slovacchia: Bohdan GALVANEK, ministro plenipotenziario; Anton SzNACZKY, tenente colonnello, addetto militare.

Spagna: Eduardo GROIZARD, ministro plenipotenziario, incaricato d'affari a.i.; Rafael FORNS, 1° segretario; Ramon PADILLA, 1° segretario; Emilio HARDISsoN, 2° segretario; Eduardo GASSET, 2° segretario; Manuel VILLEGAS, tenente colonnello di S.M., addetto militare; Alvaro ESPJNOSA DE LOS MONTEROS, capitano di vascello, addetto navale; Luis NAVARRO, tenente colonnello di aviazione, addetto aeronautico.

Stati Uniti d'America: William PHILLIPS, ambasciatore; George WADSWORTH, consigliere; Norman E. FISKE, tenente colonnello di S. M., addetto militare e ae,ronautico; L. N. McNAIR, capitano di vascello, addetto nava,le e aeronautico per la marina.

Svezia: Hans BEcK-FRIIs, ministro plenipotenziario; Torsten Ludwig HAMMARSTROM, consigliere; Harry Wester, maggiore di artiglieria, addetto militare e aeronautico.

Svizzera: Paul RuEGGER, ministro plenipotenziario; Louis H. MICHELI, consigliere; Bernard MALLET, 1° segretario; Arturo MARCIONELLI, 2° segretario; Charles DE WATTEVILLE, colonnello, addetto militare e aeronautico.

Thailanflia: Liang SIRI RAJMAITRI, mlnistro plenipotenziario; Xem DIBAKOMUDA, segretario; Mom SNIDVONGs SENI, colonnello di S. M., addetto militare, navale e aeronautico.

(l) Non In sede

Turchia: Hiiseyin RAGIP BAYDUR, ambasciatore; Nureddin PINAR, consigliere; Haydar GoRK, 1° segretario; Adnan KuRAL, 2° segretario; Sadun TEREM, 2° segretario.

Ungheria: Federico VILLANI, ministro pienipotenziario; Felice DE PoGRANYINAGI, consigliere; Vitèz Ladislao SzABÒ, colonnello di S. M. addetto militare e aeronautico.

Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste: Nicola GORELKIN, ambasciatore; Ivan PoTAPOV, rappresentante commerciale; Anatol KuLAJENKOV, 1° segretario; Nicola GORSKHOV, 2° segretario; Victor MAsuNov, colonnello, addetto militare ed aeronautico; Semen SLAVIN, capitano di fregata, addetto navale.

Uruguay: Federico GRUNWALDT CuESTAS, ministro plenipotenziario; Gilberto Caetano FABREGAT, segretario; Vicente MoRELLI, segretario.

Venezuela: Santiago KEY AYALA, ministro plenipotenziario (l); J. M. CASAS BRICENO, consigliere, incaricato d'affari a.i.

(l) Non In sede.